Come noto agli specialisti, la ricezione dellopera di Agostino a Bi- sanzio, e in particolare del De Trinitate, presenta aspetti fortemente pro- blematici. Rispetto alla ricezione latina dellopera in questione, sicura- mente pi ricca e pi agevole da ricostruire in virt di una maggiore consistenza delle fonti tanto primarie quanto secondarie, quella bizantina appare ancora poco nota e segnata da una certa penuria di studi, tanto da un punto di vista storico-filologico, quanto da un punto di vista stretta- mente paleografico. Non senza un certo afflato ideologico, si spesso sostenuto da parte della storiografia pi marcatamente ortodossa ma anche da parte della storiografia moderna di lingua greca che la traduzione greca del testo in questione sarebbe giunta troppo tardi per esercitare una reale in- fluenza sul pensiero teologico tardo bizantino 1 . Ma la tesi per cui la tra- duzione planudea sarebbe lesito dello sforzo isolato di un umanista bizantino pone problemi maggiori di quelli che intende risolvere 2 . Infatti 1 Per un esempio tratto dalla prima tipologia menzionata si veda J. MEYEN- DORFF, The Mediterranean World in the Thirteenth Century, Theology: East and West, in The 17th International Byzantine Congress: Major Papers, Dumbarton Oaks/Georgetown University, Washington, D.C., August 3-8, 1986, New Rochelle, N.Y. 1986, pp. 669-682. Per alcuni esempi tra la storiografia greca contemporanea si veda B.N. TATAKIS, La philosophie byzantine, Fascicule supplmentaire No. II, in . BRHIER, Histoire de la philosophie, Paris 1949, 1959 (II ed.), pp. 231, 312-313. Sulla ricezione di Agostino nella tradizione cristiano-ortodossa moderna e contemporanea si veda M. JUGIE, Saint Augustine dans la littrature thologique de lglise russe, in chos dOrient 19 (1930), pp. 388-395; A. NICHOLS, The Reception of St. Augustine and His Work in the Byzantine-Slav Tradition, in Angelicum 64 (1987), pp. 437-452; H.M. BIEDERMANN, Augustinus in der neueren griechischen Theologie, in A. ZUMKELLER (hrsg.), Signum Pietatis, Festgabe fr C.P. Mayer zum 60. Geburstag, Wrzburg 1989, pp. 609-643; A. FRST, Augustinus im Orient, in Zeitschrift fr Kirchengeschichte 110 (1999), pp. 293-314. Sulla generale reti- cenza da parte di una certa storiografia ad accettare la possibilit di uneffettiva influenza del pensiero agostiniano sul pensiero teologico tardo-bizantino si veda anche M. TRIZIO, Un uomo sapiente ed apostolico. Agostino a Bisanzio. Gregorio Pala- mas lettore del De Trinitate, in Quaestio 6 (2006), pp. 131-189: 131-134 e 148-152. 2 Questa tesi si trova esplicitamente sostenuta in MEYENDORFF, The Mediterranean cit., p. 673: No real attempt was made, until the second half of the fourteenth cen- in tal modo si d per scontato che la traduzione redatta da Massimo Pla- nude (ca. 1260-1310) sia esclusivamente associabile allinteresse erudito dellautore per la letteratura latina, mentre invece la cosa appare tuttaltro che evidente, se si pensa al fatto che, nonostante siffatta traduzione rechi tracce evidenti della perizia del Planude, il De Trinitate resta unope- ra fondamentalmente teologica, difficilmente associabile immediatamen- te alle traduzioni, ad esempio, del Somnium Scipionis e del relativo com- mento di Macrobio 3 , del boeziano De consolatione philosophiae 4 o in ul- timo delle Metamorfosi di Ovidio 5 . Al contrario, tutto lascerebbe presagire tury, by any Greek theologians to get acquainted with the real substance of Latin theology and Latin intellectual methods. The Greek translation of Augustines De Tri- nitate by Maximus Planudes (d. 1310) remained the work of an isolated humanist, whose work was hardly ever used by Byzantine theologians. 3 MAXIMUS PLANUDES, Ovidii Nasonis Metamorphoseon Libri XV in linguam Grae- cam translati, ed. Ch. A. MEGAS - S. TZAMOS - A. KAKALI - I. TSAUSANIS, Tomus I, Libri I-V, Thessalonicae 1999, M. Tullii Ciceronis somnium Scipionis in Graecum translatum, edidit A. PAVANO, Roma 1992 (Bibliotheca Athena, 29). Ledizione di Pavano segue quella di Gigante del 1958 (MAXIMUS PLANUDES, Ciceronis Somnium Scipionis in Grae- cum a Maximo Planude translatum, Cum introd. app. crit. append. ed. M. GIGANTE, in Parola del Passato 13 [1958], pp. 173-194). Si veda anche M. GIGANTE, Massimo Planude interprete di Cicerone, in Atti del I Congresso di Studi Ciceroniani, Centro di Studi Cicero- niani, Roma 1961, pp. 206-225; A. PAVANO, Osservazioni sul Somnium Scipionis di Cicerone tradotto in greco da Massimo Planude, in Sileno 13 (1987), pp. 175-196; ID., Caratteri stilistici della traduzione planudea del Somnium Scipionis, in Sileno 14 (1988), pp. 157-169; G. SALANITRO, Sulle opere latine tradotte in greco dal XIII al XV secolo. Nuove prospettive di studio, in Sileno 14 (1988), pp. 69-71. 4 MAXIMUS PLANUDES, Boethii de philosophiae consolatione in linguam graecam trans- lati, ed. A. MEGAS, Thessalonica 1996 (-j j. 9). Per unedizione alternativa e pi recente si veda De consolatione philosophiae, Traduction grecque de Maxime Planude, edition critique du texte grec avec une introduction, le texte latin, les scholies et des index par M. PAPATHOMOPOULOS, Paris 1999 (Corpus Philosopho- rum Medii Aevi. Philosophi Byzantini, 9). Su questa traduzione planudea si veda M. GALDI, La traduzione planudea dei carmi di Boezio, in Saggi Boeziani, Pisa 1938, pp. 264- 277; A. PERTUSI, La fortuna di Boezio a Bisanzio, in Annuaire de lInstitute de Philologie et Histoire de lUniversit libre de Bruxelles 11 (1951), pp. 301-322; D. CEOLETTA, Planude traduttore di Boezio, in Scritti in onore di Caterina Vassalini, a cura di L. BARBESI,Verona 1974, pp. 157-164. 5 MAXIMUS PLANUDES, Ovidii Nasonis Metamorphoseon Libri XV in linguam Grae- cam translati, ed. MEGAS - TZAMOS - KAKALI - TSAUSANIS cit.; anche qui esiste una seconda edizione, per la quale si rinvia a uj j i j / j o , ed M. PAPATHOMOPOULOS - I. TSAVARE, Athens 2002. Su Planude traduttore di Ovidio si veda P.E. EASTERLING - E.J. KENNEY (edd.), Ovidiana graeca. Fragments of a Byzan- tine Version of Ovids Amatory Works, in Proceedings of the Cambridge Philological Society, Suppl. 1 (1965), pp. 3-85; C. BESANA, La traduzione greca medievale dei carmina Amatoria di Ovidio contenuta nel Cod. Neap. gr. II C 32, in Rivista di studi bizantini e neoellenici, 144 MICHELE TRIZIO che la traduzione del De trinitate sia collocabile allinterno della produ- zione giovanile di Massimo, probabilmente poco prima dellascesa al trono imperiale dellimperatore Andronico II Paleologo (11 dicembre 1282), il cui orientamento antiunionista avrebbe reso difficile il comple- tamento di una simile opera. Se poi accettiamo lipotesi del Kugeas, per cui Massimo sarebbe entrato in monastero solo dopo il 1283, si potrebbe anche ipotizzare che al tempo della traduzione del De Trinitate Massimo fosse ancora laico 6 . Se cos stanno le cose, il problema da porsi quale sia la valenza di siffatta traduzione in rapporto ad un eventuale coinvolgimento del Pla- nude nelle controversie teologiche del tempo. Massimo viene annoverato da due personaggi definibili come filolatini quali Demetrio Cidone e Bessarione tra le fila degli antiunionisti, a causa di alcuni scritti antilatini successivi alla traduzione dellopera agostiniana in questione 7 . Su questa base alcuni moderni hanno ritenuto di poter vedere nella comunque scarna produzione antilatina del Planude una sorta di ripensamento di quello che sarebbe stato invece un iniziale orientamente filolatino del- lautore 8 . Questa tesi, fondata sulla deduzione della latinofronia dellau- tore a partire dalla traduzione di unopera come il De Trinitate, non tiene conto del fatto che siffatta traduzione potrebbe essere stata redatta su richiesta dellimperatore Michele VIII, e che potrebbe anche non rispec- chiare unorientamento ideologico da parte del suo autore, senza dimen- ticare che la mole della produzione teologica planudea non affatto comparabile rispetto a quella di altri teologi del tempo come Giovanni Bekkos o Gregorio di Cipro, e che lo stesso Massimo sembra mostrarsi n.s. 2-3 (1965-1966), pp. 131-135; E.A. FISHER, Ovids Metamorphoses, Planudes and Ausonians, in Arktouros. Hellenic Studies Presented to Bernard M.W. Knox on the Occasion of his 65th Birthday, ed. by G.W. BOWERSOCK - W. BURKET - C.J. PUTNAM, Berlin 1979, pp. 440-446; ID., Planudes Greek Translation of Ovids Metamorphoses, New York 1990. 6 S. KUGEAS, Analekta Planudea, in Byzantinische Zeitschrift 18 (1909), pp. 110-113. 7 BESSARION, Refutatio syllogismorum Maximi Planudae de Processione Spiritus Sancti contra Latinos: PG 161, coll. 309C-318D, in part. 312C (menzione della confutazione di Demetrio Cidone). Gli scritti antilatini del Planude sono sostanzialmente due; uno tramandato come o i i. inedito e preservato nel Vindob. theol. gr. 269, ff. 1r-77r, laltro noto solo tramite la sua confutazione redatta da Giorgio Metochita che, come indica il titolo stesso della confutazione redatta dal Meto- chita, doveva essere composto di tre parti; cf. GEORGIUS METOCHITA, Refutatio trium capitum a Maximo Planude Monacho editorum: PG 141, coll. 1276D-1305A. 8 Pensiamo per esempio a C. WENDEL, Planudes, Maximos, in Paulys Realenziklo- pdie, XX/2 (1950), coll. 2202-2254, 2204. RICEZIONE BIZANTINA DEL DE TRINITATE DI AGOSTINO 145 maggiormente incline a evitare un proprio diretto coinvolgimento in dispute teologiche, come sembrerebbe emergere dal suo epistolario 9 . Che poi una simile traduzione non possa essere considerata come un episodio isolato di ricezione bizantina di un testo latino lo si pu evin- cere da un rapido consulto dei manoscritti censiti dagli editori moderni contenenti la versione planudea del De Trinitate, da mettere in relazione con tutte le altre testimonianze manoscritte, come gli excerpta gi segna- lati da Rackl 10 . Il numero di questi testimoni di questopera di Agostino basterebbe di per s a mettere in radicale discussione la tesi del carattere isolato della traduzione greca del testo in questione. Uno studio paleogra- fico di queste testimonianze sicuramente permetterebbe di avere unim- magine pi chiara della reale consistenza della tradizione greca del De Trinitate. Ovviamente si tratta di un problema di importanza capitale, sul quale tuttavia non possiamo soffermarci in questa sede. Nel rimandare tuttavia lo studio della tradizione manoscritta della versione planudea del De Trinitate ad un futuro studio, ci permettiamo di far notare come le tracce di una presenza importante di questa traduzione siano evidenti 9 MAXIMUS PLANUDES, Ep. 112, 60-65; 114, 130-148 [Maximi Monachi Planudis Epistulae, edidit P.L.M. LEONE, Amsterdam 1991 (Classical and Byzantine Mono- graphs, 18)]. Sulla polemica antilatina a Bisanzio nella seconda met del secolo XIII si veda C.N. CONSTANTINIDES, Byzantine Scholars and the Union of Lyons (1274), in The Making of Byzantine History. Studies dedicated to Donald M. Nicol, ed. by R. BEATON - Ch. ROUCH, London 1993, pp. 86-93. 10 Cf. M. RACKL, Die griechischen Augustinusuebersetzung, in Miscellanea Francesco Ehrle. Scritti di storia e paleografia, I: Per la storia della teologia e della filosofia, Roma 1924 (Studi e testi, 37), pp. 1-38. Sulla storia della tradizione greca degli scritti patristici latini, con attenzione particolare per la figura di Massimo Planude, si segnalano inol- tre i fondamentali S. VALORIANI, Massimo Planude traduttore di S. Agostino, in Studi bizantini e neoellenici 5 (1953) ( = Atti dellVIII congresso internazionale di studi bizantini, vol. 1), p. 234; E. DEKKERS, Le traductions grecques des crits patristique latins, in Sacris erudiri 5 (1953), pp. 193-233, e W.O. SCHMITT, Lateinische Literatur in Byzanz. Die bersetzungen des Maximos Planudes und die moderne Forschung, in Jahrbuch der sterrei- chischen Byzantinistik 17 (1968), pp. 127-147; G. RIGOTTI, Massimo Planude traduttore del De Trinitate di Agostino, in La traduzione dei testi religiosi, a cura di C. MORESCHINI - G. MENESTRINA, Brescia 1994, pp. 185-196; ID., I Padri Latini a Bisanzio: traduzioni di Agostino nel sec. XIV, in Tradizioni patristiche nellUmanesimo. Atti del convegno (Isti- tuto Nazionale di Studi sul Rinascimento, Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze 6-8 feb- braio 1997), a cura di M. CORTESI - C. LEONARDI, Firenze 2000, pp. 273-282; E.A. FISHER, Planoudes, Holobolos, and the Motivation for Translation, in Greek, Roman, and Byzantine Studies 43 (2002), pp. 77-104; E.V. MALTESE, Massimo Planude interprete del De Trinitate di Agostino, in Padri greci e latini a confronto (secoli XIII-XV). Atti del convegno di studi della Societ Internazionale del Medioevo latino (SISMEL), Certosa del Galluzzo, Firenze, 19-20 ottobre 2001, a cura di M. CORTESI, Firenze 2004, pp. 207-219. 146 MICHELE TRIZIO allinterno di testi teologici tardo-bizantini gi editi. Queste tracce sono tali da permettere una prima ricostruzione dei temi e degli aspetti su cui lopera del Vescovo dIppona sembrerebbe aver esercitato un marcato influsso sulla letteratura teologica bizantina tra XIV e XV secolo. 1. Tra storiografia antica e moderna Come detto, la questione legata allimpatto della traduzione planudea del De Trinitate agostiniano non sembra essere stata affrontata sin dallini- zio sulla base di criteri esclusivamente filologici. Gi nel 1932 Jugie ave- va notato la somiglianza tra un passo dei Capita CL di Gregorio Palamas in cui lo Spirito Santo viene definito come lineffabile amore (r 0) tra Padre e Figlio con alcune indicazioni agostiniane e tomi- ste ricondotte rispettivamente alla versione planudea del De Trinitate ago- stiniano e alla traduzione greca della Summa contra Gentiles di Tommaso dAquino ad opera di Demetrio Cidone, traduzione terminata nel 1354 11 . Rispetto a questa intuzione di Jugie si assistito a numerose prese di posizione volte a rimarcare il carattere di mera somiglianza, e non di dipendenza testuale, tra il testo dei Capita CL e le fonti latine addotte come possibili fonti di questultimo 12 . Pi che la ricerca di eventuali riscontri filologico-testuali nel testo della traduzione planudea, allora edito solo parzialmente e che verr pubblicato nella forma di una moderna edi- zione critica solo nel 1996 13 , si cercato per lo pi di disancorare da 11 Cf. M. JUGIE, Palamas, in Dictionnaire de Thologie Catholique, XI (1932), coll. 1735-1776. Il passo in questione si trova in GREGORIUS PALAMAS, Capita CL, 36, 11- 15 [R.E. SINKEWICZ, Saint Gregory Palamas,The One Hundred and Fifty Chapters (dora in poi: Capita CL), Toronto 1988 (Studies and Texts, 83)]. Si segnala che lopera in questione anche edita in i u0 ouu, V, ed. P.K. CHRESTOU, Thessalonike 1992, pp. 82-256. Qui ci serviremo delledizione di Sinkewicz. 12 Si veda ad esempio J. MEYENDORFF, Introduction ltude de Grgoire Palamas, Paris 1959, p. 316; E. HUSSEY, The Palamite Trinitarian Models, in St. Vladimir Theologi- cal Quarterly 16 (1972), pp. 83-89; B. BOBRINSKOY, Le Mystre de la Trinit, Paris 1986, pp. 304-305. Da segnalare come invece Lossky abbia preso in maggiore considera- zione il riferimento alle fonti latine operato da Jugie per spiegare limmagine dello Spirito come amore ineffabile di Padre e Figlio, evidenziando la non tracciabilit di siffatta immagine nella letteratura patristica greca. Cf.V. LOSSKY, The Mystical Theology of Eastern Church, London 1957, p. 213. 13 Una prima edizione dei capitoli 17-19 del libro XV del De Trinitate risale al 1670 (Roma) ad opera dellArcudio. Essa si trova pubblicata in PG 147, coll. 1113A- 1130A: Interpretatio nonnullorum capitum S. Augustini ex decimo quinto De Trinitate, quae probant Spiritum Sanctum etiam ex Filio procedere. Il capitolo 1 del libro I si trova invece edito in RACKL, Die griechischen cit., pp. 12-13. Per ledizione critica integrale del De RICEZIONE BIZANTINA DEL DE TRINITATE DI AGOSTINO 147 eventuali fonti latine quei passi dei Capita CL che avevano suggerito a Jugie lipotesi di una loro derivazione agostiniano-tomista. A onor del vero un simile approccio non ha contraddistinto solo esponenti della cosiddetta storiografia ortodossa contemporanea, come nel caso di uno studioso del calibro del Meyendorff, che pure per altri motivi aveva defi- nito Palamas come uno dei pensatori per certi versi pi agostiniani tra i teologi bizantini 14 . Se questultimo infatti ha inteso riferire il passo in que- stione a Gregorio di Cipro ( 1290) e allidea per cui lo Spirito sareb- be uneterna rivelazione (r) o irradiazione (r) del Padre procedente dal Figlio 15 , lo stesso Sinkewicz, editore dei Capita CL e non assimilabile al Meyendorff per approccio e orientamento storiografico, si dimostrato almeno in un primo momento alquanto scettico rispetto alla possibilit di uninfluenza agostiniana sul testo dei Capita CL 16 . Sulla descrizione dello Spirito come amore ineffabile di Padre e Figlio rinvenibile nei Capita CL torneremo in seguito. Per il momento sar sufficiente ricordare come lipotesi del Meyendorff si scontri con la differenza terminologica tra il testo di Palamas e quello di Gregorio di Cipro, in cui il termine r per descrivere lo Spirito non compare mai, mentre non pu sfuggire come nei suoi trattati sulla processione dello Spirito Santo Palamas identifichi esplicitamente come latina una tesi ter- minologicamente vicina a quella espressa dallo stesso Gregorio di Cipro 17 . A complicare le cose un riferimento operato da Palamas in un Trinitate nella versione redatta da Massimo Planude (da ora solo i o) si veda MAXIMUS PLANUDES, Augoustinou Peri Triados Biblia pentekaideka, haper ek te s Latinon dialektou eis te n Hellada mete nenke Maximos ho Planoude s, ed. M. PAPATHOMOPOULOS - I. TZAVARI - G. RIGOTTI, Athens 1995 (Akadimia Athinon.Vivliothiki A. Manousi, 3). 14 Cf. J. MEYENDORFF, Introduction ltude de Gregoire Palamas, Paris 1959, p. 175. 15 Cf. J. MEYENDORFF, La procession du Saint Esprit chez les Pres Orientaux, in Russie et Chrtint 3-4 (1950), pp. 158-178: 177. Il riferimento a GREGORIUS II PATRIARCHA, Expositio Tomi Fidei contra Beccum, PG 142, col. 242BC e a ID., De proces- sione Spiritus Sancti, PG 142, coll. 275A-276D. Altri contributi in cui viene sostenuta la derivazione di Capita CL (36, 11-15) da Gregorio di Cipro sono V. LOSSKY, The Pro- cession of the Holy Spirit in Orthodox Triadology, in Eastern Churches Quarterly (Supple- mental Issue Concerning the Holy Spirit) 7 (1947-1948), pp. 31-53: 51. Sulla teologia di Gregorio di Cipro si veda limportante A. PAPADAKIS, Crisis in Byzantium. The Filioque Controversy in the Patriarchate of Gregory II of Cyprus (1283-1289), New York 1986. 16 Cf. SINKEWICZ, Saint Gregory Palamas cit., p. 9; 18; 25-24, dove Teolepto di Fila- delfia e Gregorio Sinaita sono individuati come possibili fonti alternative ad Agostino. Scetticismo al riguardo viene anche espresso in J. LISON, Lsprit comme amour selon Grgoire Palamas: une influence augustinienne?, in Studia Patristica 32 (1997), pp. 325-332. 17 GREGORIUS PALAMAS, De processione spiritus sancti orationes duae, II, 17, 18-23 [i u0 ouu, I, ed. P.K. CHRESTOU, Tessalonica 1962, pp. 23- 148 MICHELE TRIZIO suo scritto contro Giovanni Bekkos (ca. 1230-1297) alla tesi di coloro i quali sostengono che lo Spirito Santo sarebbe la comunione e amore del Padre e del Figlio 18 . I problemi che si aprono di fronte a tali riferimenti sono diversi. In primis si pone un problema di cronologia: i Capita CL sono infatti data- bili attorno al 1349-1350 19 , mentre il testo redatto contro Bekkos, in cui sembra appunto esservi un riferimento ad una tesi simile a quella che aveva attratto lattenzione di Jugie, non databile con certezza, tanto che la data di composizione di tale scritto sembra spaziare dal 1335 al 1355, anche se gli studiosi sembrano propendere per questultima data 20 . La cosa ovviamente importante nella misura in cui permetterebbe di comprendere quando eventualmente Palamas potrebbe essere venuto a conoscenza di eventuali fonti latine di questa tesi. Certo il 1335 anche lanno in cui vengono composti i due scritti anti-latini del Palamas, e non pu non sfuggire come la ricostruzione della tesi latina qui conte- nuta sia molto pi generica rispetto alla tesi presente nello scritto contro Bekkos e presente anche nei Capita CL (36, 11-15), che di fatto presenta profonde similitudini con la descrizione agostiniana dello Spirito come esprimente una ineffabilis communio di Padre e Figlio 21 . Questo elemento, che parrebbe spostare il periodo in cui Palamas sarebbe entrato in con- tatto in maniera diretta con il testo di Agostino, vuoi direttamente tra- mite la traduzione planudea, vuoi per mezzo di un florilegio, come sug- 153]. Da segnalare un recente contributo di Polemis sullinfluenza della teologia di Niceforo Blemmida sulla teologia anti-latina del Palamas; cf. I.D. POLEMIS, Nikepho- ros Blemmydes and Gregorios Palamas, in Gregorio Palamas e oltre. Studi e documenti sulle controversie teologiche del XIV secolo bizantino, a cura di A. RIGO, Firenze 2005 (Orien- talia Venetiana, 16), pp. 179-189. 18 GREGORIUS PALAMAS, Refutatio inscriptionum Vecci, 2 (antepi.), 18-19 [i u0 ouu, I, pp. 161-175]. 19 Per tutte le ipotesi di datazione delle opere di Palamas seguiamo qui R.E. SINKEWICZ, Gregory Palamas, in La thologie byzantine et sa tradition, sous la direction de C.G. CONTICELLO - V. CONTICELLO, Turnhout 2002, pp. 131-188: 138-155 (II. Works) che segnaliamo anche per lottima ricostruzione della vita e dellopera del monaco athonita. 20 Ibid., p. 138. Per le prove filologiche e paleografiche in favore del 1355 (estate) come data di composizione del Contra Bekkos, si veda A. RIGO, La refutazione di Bes- sarione delle Antepigraphai di Gregorio Palamas, in Tradizioni patristiche nellumanesimo cit., pp. 283-294: 285-287, dove tra laltro si trovano menzionate e discusse tutte le principali ipotesi di datazione formulate da altri studiosi. 21 AURELIUS AUGUSTINUS, De Trinitate, XV, 19, 37 [Corpus Christianorum. Series Latina, La, Aurelii Augustini Opera, pars XVI, 2, cura et studio W.J. MOUNTAIN, auxi- liante Fr. GLORIE (dora in poi: CCSL), Turnholti 1968, p. 513, 139-143]. RICEZIONE BIZANTINA DEL DE TRINITATE DI AGOSTINO 149 gerito da Sinkewicz 22 , lascia aperto un secondo ordine di problemi, questa volta di natura filologica. Come vedremo in seguito sembra infatti esservi una dicotomia tra il termine r usato nei Capita CL per descri- vere lo Spirito come lamore di Padre e Figlio, e il termine 0o con cui il Planude traduce di norma il corrispondente termine latino amor. Una vera e propria svolta negli studi sulla questione si ha tra il 1996 e il 1997, quando due studiosi, Flogaus e Demetracopoulos, giungevano a scoprire in maniera simultanea ma indipendente la dipendenza testuale di ampie sezioni dei Capita CL di Palamas dal De Trinitate agostiniano nella versione greca redatta da Massimo Planude 23 . Dopo pi di 60 anni lintuizione di Jugie veniva confermata, dando vita ad ulteriori ricer- che 24 . Quel che sembra chiaramente emergere, a partire dal numero di temi e argomenti dei Capita CL che testimoniano dellinfluenza diretta dellopera agostiniana in questione, che un autore che dellanti-latino- fronia aveva fatto una bandiera non esita ad usare una fonte latina per costuire proprie autonome argomentazioni teologiche, mostrando al pro- posito, se vogliamo, molte meno preoccupazioni di alcuni interpreti moderni dello stesso Palamas 25 . A ben vedere questo assunto molto pi comprensibile se si pensa che, nonostante la scarsa conoscenza e circolazione dei testi agostiniani a 22 Cf. SINKEWICZ, Gregory Palamas cit., p. 164. 23 Cf. R. FLOGAUS, Der heimliche Blick nach Westen. Zur Rezeption von Augustinus De Trinitate durch Gregorios Palamas, in Jahrbuch der sterreichischen Byzantinistik 46 (1996), pp. 275-297; ID., Palamas and Barlaam Revisited: A Reassessment of East and West in the Hesychast Controversy of 14th Century Byzantium, in St.Vladimirs Theological Quar- terly 42/1 (1998), pp. 1-31; J.A. DEMETRACOPOULOS, :i i o u0. o ju c oc c i j j i, Athens 1997. Da segnalare anche il recente R. FLOGAUS, Inspiration-Exploitation-Distortion: The Use of St Augustine in the Hesychast Controversy, in Orthodox Readings of Augustine, ed. by G. DEMACOPOULOS - A. PAPANIKOLAU, New York 2008, pp. 63-80. Qui (pp. 66-67) lautore polemizza con Demetracopoulos rivendicando per s lesclusivit della sco- perta delle dipendenze testuali dei Capita CL dal De Trinitate di Agostino. Tuttavia, senza voler entrare nella polemica, ci limitiamo a segnalare come quella del carattere simultaneo e indipendente delle scoperte di questi due autori sia opinione oramai condivisa dalla maggior parte degli studiosi, come evidente in SINKEWICZ, Gregory Palamas cit., p. 163, mentre nella ricostruzione degli eventi riportata da Flogaus viene omesso come alla stessa conclusione sia giunta nel 2007 una commissione di indagine appositamente istruita dalla Alexander Von Humboldt Stiftung (Bonn). 24 Si veda ad esempio J. LSSL, Augustines On the Trinity in Gregory Palamas One Hundred and Fifty Chapters, in Augustine Studies 30 (1999), pp. 61-82; ID., Augustine in Byzantium, in Journal of Ecclesiastical History 51/2 (2000), pp. 267-295. Lo stesso Sin- kewicz ha poi preso atto della presenza di fonti agostiniane nei Capita CL; cf. SIN- KEWICZ, Gregory Palamas cit., pp. 163-164. 25 Cf. supra, nn. 1 e 14. 150 MICHELE TRIZIO Bisanzio, Agostino godeva indubbiamente di buona considerazione e reputazione tra i principali teologi bizantini 26 . Il caso pi interessante, perch sembra determinare in qualche modo le testimonianze successive e perch conferma al tempo stesso il riconoscimento dellautorit rap- presentata da Agostino, Fozio. Nel suo De Spiritus sancti mystagogiae, Fozio non esita a definire Agostino, e altri Padri latini come Ambrogio e Gerolamo, Padri della Chiesa, rimproverando ai teologi latini un uso erroneo di tali fonti 27 . Quello delluso erroneo di Agostino come fonte per il Filioque sembra divenire a partire da Fozio un vero e proprio luogo comune. Indipendentemente dalleffettiva conoscenza dei testi agostiniani ricorre in diversi autori il medesimo schema ripreso da Fozio, ossia il citare in serie tre autorit tra i Padri latini per denunciarne lutilizzo erroneo da parte dei sostenitori latini del Filioque. Fozio infatti citava Agostino, Ambrogio e Gerolamo, accettando di considerarli Padri, ma rifiutandone linterpretazione datane dai latini 28 . NellXI secolo Eustrazio di Nicea riproneva questo stesso schema, facendo i nomi di seguito di Agostino, Ambrogio e Ippolito e sostenendo limpossibilit di ricorrere a queste fonti per difendere il Filioque 29 , mentre nelle cosiddette Quaestio- nes in sacram scripturam di Michele Glycas ritroviamo ancora la stessa sequenza di autori citata da Fozio, indicati come fonti (impropriamente) usate dai latini 30 . Interessante infine il resoconto operato da Pachimere delle tesi di Bekkos, in cui lautore ricorda lerronea lettura che di Fozio avrebbe fatto Bekkos proprio in riferimento alle autorit latine (i soliti Agostino, Ambrogio e Gerolamo) prodotte dallo stesso Fozio 31 . Non deve stupire dunque di trovare la tesi della processione ex solo Patre attribuita direttamente ad Agostino, secondo una modalit per cui il 26 In questo senso si vedano gli insostituibili B. ALTANER, Augustinus in der grie- chischen Kirche bis auf Photius, in ID., Kleine patristiche Schriften, Berlin 1976, pp. 75-98; ID., Augustinus und die griechischen Patristik, in Revue Bndictine 62 (1952), pp. 201-213. Si veda anche TRIZIO, Un uomo sapiente ed apostolico cit., pp. 135-138. 27 Si veda ad esempio PHOTIUS, De Spiritus sancti mystagogia, PG 102, coll. 66 e 81. 28 Cf. ad esempio PHOTIUS, De Spiritus sancti mystagogia, PG 102, coll. 66, 68, 69; Epistulae et Amphilochia, PG 102, Ep. 291, 261-263. 29 EUSTRATIUS, Orationes, I (o o , o i l o u o 0 :, o o o l, :i i l o u o 0 :), p. 67, 8-12 [A. DEMETRAKOPOULOS, 'j j, 1, Leipzig 1866, pp. 47-71]. 30 MICHAEL GLYCAS, Quaestiones in sacram scripturam, 30, p. 341, 11-13 [S. EUSTRA- TIADES, j 0. / o oi j i j, Athens 1901]. 31 GEORGIUS PACHYMERES, i li (libri vii de Andronico Palaeologo), pp. 28, 21-29, 17 [Georgii Pachymeris de Michaele et Andronico Palaeologis libri tredecim, rec. I. BEKKER, II, Bonn 1835 (Corpus scriptorum historiae Byzantinae)]. RICEZIONE BIZANTINA DEL DE TRINITATE DI AGOSTINO 151 Vescovo di Ippona sembrerebbe venire disancorato dalluso che di questa fonte facevano i teologi latini. Per citare solo alcuni casi oltre a quelli di Eustrazio e Michele Glycas gi citati in precedenza si pu ricordare come questa strategia occorra in Demetrio Tornikes 32 e negli scritti anti- latini dellimperatore Teodoro II Ducas Lascaris ( 1258) 33 . Quello che ancora una volta degno di essere notato lattenzione alluso che della fonte agostiniana facevano i latini. Senza dilungarci troppo sulla testimo- nianza, comunque tarda, di Scolario, il quale nel suo Tractatus de processu Spiritus sancti I dedica lungo spazio alla questione 34 , potrebbe essere citato il caso rilevante del tomo sinodale del 1368 contenente il testo della con- danna del filolatino Procoro Cidone. Qui il nome di Agostino compare esplicitamente assieme allinterpretazione data da Procoro Cidone di un passo del I libro del De Trinitate in cui viene affrontato il celebre tema del vedere Cristo nel giorno del giudizio: mentre i buoni e i giusti vedranno Cristo nella sua divinit, i cattivi lo vedranno solo nella sua umanit 35 . In questo caso sembra emergere chiaramente come il problema non sia il fatto che Procoro abbia attinto direttamente da una fonte latina come Agostino, ma che limpiego di tale fonte risultasse erroneo, legato co- mera al tentativo di dimostrare il carattere creato della luce taborica 36 . 32 DEMETRIUS TORNICES, Epistulae, 32, p. 195, 9-12 [J. DARROUZS, Georges et Dmtrios Torniks, Lettres et Discours, Paris 1970 (Le Monde Byzantin), pp. 190-201; 336-353]. 33 THEODORUS II DUCAS LASCARIS, De processione Spiritus sancti, p. 177, 419-422 [C.Th. KRIKONES, c o i j i o, Thessalo- nica 1988 (Analecta Vlatadon, 49), pp. 161-182]. 34 Si veda ad esempio GENNADIUS SCHOLARIUS, Tractatus de processu Spiritus sancti I, 2: M. JUGIE - L. PETIT - X.A. SIDERIDES, Oeuvres compltes de Georges (Gennadios) Scholarios, vol. 2, Paris 1929, pp. 45-48. 35 Il testo contenuto in A. RIGO, Il Monte Athos e la controversia palamitica dal Concilio del 1351 al Tomo sinodale del 1368, in Gregorio Palamas e oltre cit., p. 120 (ll. 569- 572); il riferimento a De Trinitate I, 13, 28 e I, 13, 30 e a De essentia et operatione, VI, p. 264, 9-21 [M. CANDAL, in Orientalia Christiana Periodica 20 (1954), pp. 247-296]. 36 Ibid. Sullinterpretazione di questo riferimento ad Agostino da parte di Pro- coro e sulla sua condanna nel Sinodo del 1368 si veda J. LSSL, Palamite Soteriology in Augustinian Dress? Observations on Prochoros Kydones Writings and Translations of Works of Augustine, in Journal for Late Antique Religion and Culture 2 (2008), pp. 33-43. La tesi qui esposta dallautore, piuttosto radicale, di un palamismo di Procoro spiegabile su base ambientale, ricorrendo cio al principio per cui Procoro non poteva non essere palamita visto che la sua formazione sarebbe avvenuta in un contesto domi- nato dal Palamismo (il monte Athos?) desta diverse perplessit, che tuttavia per motivi di spazio e opportunit non possono essere sviluppate in questa sede. 152 MICHELE TRIZIO 2. Alcuni casi problematici Vi sono almeno due casi interessanti legati alla tradizione greca del De Trinitate che vale la pena esaminare, specie in virt dellimportanza che essi ricoprono per la ricostruzione della storia della ricezione della versione planudea di questopera. Trattasi del cosiddetto Ps.-Herennius e di una citazione attribuita al De Trinitate rinvenibile negli scritti anti- latini di Barlaam Calabro. 1. Come noto agli specialisti, lo Ps.-Herennius un testo che la tra- dizione manoscritta riporta come commento alla Metaphysica di Aristotele e che ingloba al suo interno estratti, tra gli altri, da Alessandro dAfrodi- sia e dai neoplatonici Proclo e Damascio, oltre a testi tardi, come evidente da alcuni passi riconducibili a Pachimere 37 . Nel 1989 Schrenk 38 propose uno studio del testo edito dal Mai sulla base di una collazione del Vat. gr. 1142 39 , e dallo stesso Schrenk confrontato con il Boz. Cim. 142 (Warszawa, BN. Zaklad Rekopisow), in cui venivano presentate le prove della presenza in questo testo della versione planudea del De Trinitate agostiniano. Infatti il capitolo 3. 6 dello Ps.-Herennius sembra proporre una critica dello scetticismo filosofico, fondato sullimpossibilita di dubi- tare ad infinitum, basato su estratti da due passi del De Trinitate, ossia XV, 7, 12 (74-77) e X, 10, 14 (32-36), mostrando un utilizzo della fonte ago- stiniana in questione piuttosto disinvolto e poco attento al contesto ori- ginario, come lo stesso Schrenk ricorda allorquando sostiene che lautore entirely ignores Augustines discussion of the philosophy of the mind 40 . Ci che rappresenta motivo di interesse non tuttavia il problema delle fonti di Ps.-Herennius 3. 6, in rapporto al quale la ricostruzione di Schrenk pare pi che convincente, quanto linterpretazione di questo passo dipendente dal De Trinitate alla luce della sua collocazione crono- logica e del suo contesto. La cosa acquisisce maggiore importanza se si pensa che quando Schrenk scopriva questa dipendenza testuale tra lo Ps.-Herennnius e la versione planudea dellopera agostiniana in que- 37 Sulle fonti dello Ps.-Herennius si veda E. HEITZ, Die angebliche Metaphysik des Herennios, in Sitzungsberichte der Knigl. Preussischen Akademie der Wissenschaften zu Berlin (1889), pp. 1167-1190. Si veda anche L.P. SCHRENK, Byzantine Evidence for Gale- ns On medical Experience, in Byzantinische Zeitschrift 82 (1989), pp. 251-257. 38 L.P. SCHRENK, Augustines De Trinitate in Byzantine Skepticism, in Greek, Roman, and Byzantine Studies 30 (1989), pp. 451-456. 39 Il riferimento a A. MAI, Classicorum auctorum e Vaticanis codicibus editorum t. IX, Roma 1837, pp. 513-593. 40 Cf. SCHRENK, Augustines De Trinitate cit., p. 454. RICEZIONE BIZANTINA DEL DE TRINITATE DI AGOSTINO 153 stione il problema del peso effettivo del De Trinitate allinterno della tra- dizione teologica tardo-bizantina non era ancora stato posto su basi fi- lologiche, e lo stesso Schrenk sembrava limitare i futuri sviluppi delle ricerche legate alla fortuna della traduzione planudea di questopera alla sola questione delle tendenze filosofiche di natura scettica nel pensiero tardo-bizantino 41 . Invece, come detto, circa dieci anni dopo questo arti- colo di Schrenk alcuni studi evidenziavano la pervasivit della presen- za della traduzione greca del De Trinitate redatta dal Planude in alcuni importanti teologi bizantini tra XIV e XV secolo 42 , e dunque da questo momento comprendere la collocazione esatta, innanzitutto cronologica, dello Ps.-Herennius diveniva essenziale per una serie di questioni di maggiore complessit di quelle prospettate dallo Schrenk nel 1989. Schrenk non esita a collocare lo Ps.-Herennius allinterno di quella che egli sembra descrivere come una discussione nel XIV secolo con- cerning skepticism 43 . Il problema che Schrenk sembra seguire lipotesi formulata da Guilland nel 1926 nella sua monografia su Niceforo Gre- gora ( ca. 1360) 44 , che a onor del vero sembra aver riscosso un discreto successo tra gli studiosi 45 , secondo cui il XIV secolo sarebbe caratteriz- zato da una sorta di revival scettico. Tale ipotesi nasce da uninterpreta- zione forzata di un passo delle Semeioseis Gnomikai (ch. 61) di Teodoro Metochita ( 1332), in cui Guilland vide un attacco ad un presunto movimento scettico o neo-scettico. Gi nel 1952 Beck giustamente ridi- mension di molto questa lettura, ricordando come in quel passo Meto- chita si limitava a suggerire una lettura del movimento scettico antico meno rigida e priva di preconcetti, come quello per cui gli scettici sareb- bero stati sterili polemisti 46 ; questa interpretazione stata mirabilmente sviluppata e rielaborata da Bydn, il quale in suo recente contributo, oltre a proporre unedizione critica di Semeiosis 61, ne descrive ottima- 41 Ibid., pp. 454-455. 42 Cf. supra, n. 23. 43 Cf. SCHRENK, Augustines De Trinitate cit., p. 455. 44 Cf. R. GUILLAND, Essai sur Nicphore Gregoras: lhomme et luvre, Paris 1926, pp. 206-207. 45 Si veda ad esempio D.M. NICOL, The Byzantine Church and Hellenic Learning in the Fourteenth Century, in G.J. CUMING, The Church and Academic Learning, Leiden 1969, pp. 23-57 (Studies in Church History, 5); C.B. SCHMITT, The Rediscovery of Ancient Skepticism in Modern Times, in M. BURNEYAT, The Skeptical Tradition, Berkeley 1983, pp. 225-251. 46 H.-G. BECK, Theodoros Metochites: Die Krise des byzantinischen Weltbildes im 14. Jahrhundert, Munich 1952, pp. 104-105. 154 MICHELE TRIZIO mente il contesto e la strategia argomentativa 47 . Il punto che nel col- locare lo Ps.-Herennius nellalveo di questo movimento neoscettico, Schrenk seguiva proprio linterpretazione di Guilland, anche se per il tra- mite di Schmitt 48 . Che negli scritti del Metochita e del Gregora esista un sentire in qualche modo scettico, ossia legato ad una certa sfiducia nel- la possibilit per lindividuo umano di cogliere forme stabili di verit, questo fuori discussione 49 . Tuttavia, ovvio che la nuova interpreta- zione di Semeiosis 61, contro quella proposta da Guilland, priva lo Ps.- Herennius 3. 6 del contesto su cui si reggeva interamente lipotesi di una sua collocazione allinterno del XIV secolo, e dunque costringe gli stu- diosi a guardare altrove per la ricostruzione delle prime tappe della rice- zione tardo-bizantina della traduzione greca del De Trinitate. Questo porta al secondo problema, ossia la datazione dello Ps.-Heren- nius. Se sicuramente possiamo dire con certezza che il testo ha avuto ori- gine dopo la traduzione planudea del De Trinitate (ca. 1281), molto meno si pu dire sul cosiddetto terminus ante quem della composizione dello Ps- Herennius. Il problema che i manoscritti pi antichi contenenti questo testo sono del secolo XVI, il che rende arduo, se non impossibile, datare con buona certezza lopera in questione 50 . In mancanza di punti fermi ci sembrerebbe imporre ancora una volta una riconsiderazione dellimpor- tanza dello Ps.-Herennius per la storia della ricezione tardo-bizantina della traduzione planudea del De Trinitate, per lo meno dal punto di vista del- lindividuazione dei primi casi di utilizzo di questa traduzione. 47 B. BYDN, To Every Argument there is a Counter-Argument:Theodore Metochites Defence of Scepticism (Semeiosis 61), in K. IERODIAKONOU, Byzantine Philosophy and its Ancient Sources, Oxford 2002, pp. 183-217 (il testo di Semeiosis 61 edito alle pagine 210-212, mentre si veda p. 215 per un elenco delle edizioni gi esistenti delle Semeio- seis Gnomikai). 48 Cf. SCHRENK, Augustines De Trinitate cit., p. 455, n. 9 (il contributo di Schmitt qui citato quello da noi ricordato alla n. 45 di questo articolo). 49 Si veda THEODORUS METOCHITES, 'o j i i, 10, 33-40 [I.D. POLE- MIS, o i. 'o j i i, Athens 1995 (i j i, 1)], dove lautore ricorda come questa forma di pessimismo, fondata sulla consapevolezza della caducit delluniverso sensibile, era piuttosto comune tra i pen- satori del suo tempo. Al tema della miseria della condizione umana Niceforo Gre- gora dedica invece un intero trattato, in cui ricorda come di fronte alla verit noi uomini saremmo, per citare Platone (Thaetetus 146a), come fanciulli intenti a gio- care a palla in una notte senza luna. Cf. NICEPHORUS GREGORAS, Antilogia, p. 484, 142-143 [P.A. LEONE, Nicephori Gregorae Antilogia et Solutiones quaestionum, in Byzantion 40 (1970), pp. 471-516]. 50 Per la ricostruzione della questione legata alla datazione delle testimonianze manoscritte si veda BYDN, Theodore Metochites Defence cit., pp. 200 n. 62, 201 n. 63. RICEZIONE BIZANTINA DEL DE TRINITATE DI AGOSTINO 155 2. Il secondo caso di cui intendiamo qui occuparci , come detto, quello di un riferimento al De Trinitate rinvenibile negli scritti anti-latini di Barlaam Calabro. Qui lautorit di Agostino viene citata (in particolare il libro XV del De Trinitate), assieme a diverse altre autorit greche (Dio- nigi, Gregorio il Teologo etc.), come fonte della tesi della processione ex solo Patre. La cosa non deve destare stupore, se vero, come detto in pre- cedenza, che Agostino era considerato sin dai tempi di Fozio unautorit patristica a tutti gli effetti meritevole di essere difesa dal presunto uso distorto fattone dai teologi latini. Il testo dice che Agostino affermerebbe non una volta, ma spesso, che lo Spirito Santo procede principalmente e propriamente dal Padre (0 0. 0o o 0 i i /i i r 0 ru) 51 . Nellapparato critico leditore rimanda diligentemente a De Trinitate XV, 17, 29 (CCSL, La, p. 503, 56-57: nec de quo genitum est verbum et de quo procedit principa- liter spiritus sanctus nisi deus pater). Lo stesso segnala tuttavia anche come nel testo del XV libro del De Trinitate non compaia mai lesatta formula riportata da Barlaam, ossia la formula per cui la processione avverrebbe i i ii dal Padre, cosa che porterebbe a pensare suggerisce altrove leditore ad una conoscenza del De Trinitate non tanto fondata sulla lettura diretta della traduzione planudea, quanto su di una versione latina cui Barlaam avrebbe avuto accesso durante la sua per- manenza in Italia e che poi avrebbe riformulato a memoria negli scritti anti-latini 52 . Vi tuttavia unipotesi alternativa, senza voler escludere a priori che la formula citata da Barlaam derivi da una sua conoscenza diretta di fonti latine. La differenza tra il testo di Barlaam e la traduzione planudea, che rende il principaliter di Agostino con 0u 53 , e non con il i 51 BARLAAM CALABER, Syntagma de processione Spiritus Sancti, ed. A. FYRIGOS, Bar- laam Calabro Opere contro i Latini, II, Citt del Vaticano 1998 (Studi e testi, 348), p. 44. 52 Cf. A. FYRIGOS, Quando Barlaam Calabro conobbe il concilio di Lione II (1274), Rivista di studi bizantini e neoellenici, n.s. 17-19 (1980-1982), pp. 247-265, 253, n. 23; ID., Considerazioni sulle Opere contro i Latini di Barlaam Calabro, in A. FYRIGOS (ed.), Bar- laam Calabro. Luomo, lopera, il pensiero. Atti del convergno internazionale Reggio Calabria- Seminara-Gerace 10-11-12 dicembre 1999, pp. 119-140, 120-121. Qui lautore sostiene che Barlaam attribuirebbe ad Agostino la tesi di una processione 0u i ii dal Padre. Tuttavia il testo di Barlaam leggermente diverso da quanto riportato da Fyrigos, in quanto nel Syntagma il monaco calabrese parla di processione i i ii. Una spiegazione del riferimento ad Agostino operato da Barlaam simile a quella data da Fyrigos si trova in FLOGAUS, Palamas and Barlaam cit., p. 12. 53 i o, XV, 17, 29, 933, 61. 156 MICHELE TRIZIO impiegato da Barlaam, si spiega a nostro parere con il fatto che la for- mula usata da Barlaam sembrerebbe essere conformata su di un passo di Teodoro II Ducas Lascaris, il quale nel suo De processione Spiritus sancti riporta usando le stesse parole rinvenibili in Barlaam, inclusa lattribu- zione ad Agostino, una formula secondo la quale lo Spirito Santo pro- cede principalmente dal Padre ( 0 i r 0 ru) 54 . Certo colpisce il riferimento preciso operato da Barlaam al XV libro del De Trinitate, mentre Teodoro II si riferisce solo genericamente ad Agostino. Ancora, manca in Teodoro il termine ii, che in Barlaam completa il i nella direzione di enfatizzare come il procedere dello Spirito spetti propriamente (cio a titolo di propriet essenziale) al Padre e che di fatto per sembra una semplice glossa a i. Ma la somiglianza tra le due formule pi che evidente, tale da lasciar propendere per una relazione tra le due nei termini di una dipen- denza luna dallaltra. Del resto linfluenza su Barlaam di scritti teologi- 54 Per il passo di Teodoro in questione cf. supra, n. 33. Leditore del testo (Kri- kones) rinvia qui a S. Aug. Serm. supp. 233 (ex anath. XVI Damasi Papae) [G. MORIN, Sancti Augustini sermones post Maurinos reperti, Roma 1930-31 (Miscellanea Agosti- niana, 1-2)].Viene fedelmente riportata da Krikones lindicazione presente nel moni- tum al testo della Confessio Fidei di papa Damaso edito nel volume 13 della Patrologia Latina, in cui viene ricordato come il XVI anatema (col. 362A) reciti una formula che condanna chi non dice che lo Spirito santo procede realmente e propriamente dal Padre (Spiritum sanctum de Patre esse vere ac proprie) e come questa formula venga ripresa da diversi Padri latini, tra cui lo stesso Agostino nel Serm. supp. 233. Il motivo per il quale leditore del De processione di Teodoro II rimanda a questo testo di Agostino e allanatema di papa Damaso che il testo della Confessio Fidei era di- sponibile in greco grazie a Teodoreto di Cirro (Historia Ecclesiastica, p. 300, 8-10, [ed. L. PARMENTIER - F. SCHEIDWEILER, Theodoret. Kirchengeschichte, Berlin 1954 2 (Die grie- chischen christlichen Schriftsteller, 44)]), in cui la formula di Damaso resa nel seguente modo: 0 0 r 0 i 0u i i. Tuttavia quella formula, come ovvio, da comprendere ancora una volta nella direzione di preservare lunit sostanziale della Trinit di fronte alle tendenze ariane, e per altro nulla lega quella formula ad Agostino nella letteratura patristica e bizantina, ancorata com a Damaso e alla versione greca della Confessio Fidei inserita da Teodoreto nella sua Historia Ecclesiastica. Non vi traccia che associ tale formula ad Agostino nean- che nelle testimonianze nella forma di florilegia menzionati e studiati da Altaner (cf. supra, n. 26), di cui tra laltro lo stesso Teodoreto in parte testimone nellEranistes (ed. G.H. ETTLINGER, Theodoret of Cyrus. Eranistes, Oxford 1975, p. 180, 10-26). Si ricorder infine come Marco Eugenico (in Testimonia Spiritum sanctum ex Patre proce- dere probantia, testimonium 72, in Marci Eugenici Metropolitae Ephesi opera anti-unionistica, edidit L. PETIT, X/2, Roma 1977, pp. 34-59) annoveri la formula riportata da Teo- doreto di Cirro tra le autorit a sostegno della tesi della processione ex solo Patre, attribuendola come ovvio che sia proprio a Damaso, e non ad Agostino o ad altri Padri latini. RICEZIONE BIZANTINA DEL DE TRINITATE DI AGOSTINO 157 ci antilatini posteriori allo scisma non un dato sorprendente: tale in- fluenza stata infatti registrata dallo stesso editore delle Opere contro i Latini 55 . Si ricorder anche come la stessa formula rinvenibile in Teodoro II si trovi ampiamente attestata in Scolario, inclusa la sua attribuzione ad Agostino, e la sua origine potrebbe essere in qualche modo ricondotta allo stesso Fozio 56 . Anche dopo la traduzione greca del De Trinitate redatta da Massimo Planude un autore come Barlaam, che pure avrebbe avuto interesse ad approfondire la conoscenza delle posizioni latine a partire da una lettura diretta delle stesse fonti latine, nella misura in cui egli era impegnato in trattative teologiche con messi latini, non sembra conoscere direttamente la traduzione del Planude e le stesse citazioni di Tommaso presenti nel- le Opere contro i latini sembrano essere derivate dalle reportationes fornite dagli stessi messi latini redatte per rendere noti ai delegati greci le prin- cipali posizioni teologiche latine 57 . Sembrerebbe che invece un primo caso di utilizzo coerente e diretto della traduzione planudea dellopera agostiniana in questione non risalga neanche a Gregorio Palamas e a i suoi Capita CL, probabilmente redatti tra il 1349 e il 1350, bens a Gre- gorio Acindino, alcuni anni prima, probabilmente tra la fine del 1342 e linizio del 1343 58 . 3. Alcuni casi di lettura del De Trinitate: Gregorio Acindino e Gregorio Palamas La cosiddetta Refutatio Magna di Gregorio Acindino (ca. 1348), edita da Nadal Caellas, presenta diverse citazioni esplicite e non dal De Trini- tate, per altro diligentemente annotate dalleditore nellapparato critico. Non ci soffermeremo qui molto sulla Refutatio Magna in quanto tale n sulle citazioni esplicite di Agostino ivi contenute 59 . In generale sar suf- 55 Cf. FYRIGOS, Considerazioni cit., p. 123. 56 Per i passi di Fozio da cui la formula usata da Teodoro II poteva essere tran- quillamente ricavata (inclusa la loro attribuzione ai Padri latini) cf. supra, n. 28. I passi in cui Scolario attribuisce ad Agostino una formula identica a quella impiegata da Teodoro II Lascaris sono: Tractatus de processu Spiritus sancti I, 3, p. 144, 21-22; 4, p. 440, 16-17. 57 Cf. FYRIGOS, Considerazioni cit., p. 121. 58 Cf. J. NADAL CAELLAS, Gregorio Akndinos, in La thologie byzantine cit., pp. 189-314, 216. 59 Le citazioni esplicite sono GREGORIUS ACINDYNUS, Refutatio Magna, 2, 9, 33; 3, 15, 2; 3, 15, 35-39 [Gregorii Acindyni Refutationes duae operis Gregorii Palamae cui titu- lus dialogus inter Orthodoxum et Barlaamitam, nunc primum editae curante J. NADAL 158 MICHELE TRIZIO ficiente ricordare come Agostino venga usato da Acindino, assieme a numerose altre fonti greche, per confutare la tesi palamita del carattere increato delle energie provvidenziali, cosa che secondo Acindino avrebbe compromesso lunit divina 60 . Un passo merita una particolare attenzione, nella misura in cui esso sembrerebbe giustificare il riferimento ad Ago- stino sulla base di un assonanza apparente tra il De Trinitate e fonti greche. Qui Acindino cita De Trinitate VII, 3, 6 (CCSL, La, p. 254, 102-108 = i o,VII, 3, 6, p. 439, 106-111) in cui la consustanzialit di Padre, Figlio e Spirito Santo viene tematizzata a partire dai nomi di Luce e Sa- pienza 61 . Evidentemente Acindino, nel riprendere lindicazione agosti- niana secondo cui le tre Persone della Trinit non sarebbero tre luci distinte, bens una sola, sembra utilizzare il De Trinitate ancora una volta nella direzione di mostrare come le energie divine non rappresentino un qualcosa di separato dallessenza divina. Di questo passo agostiniano viene tra laltro rammentata la matrice antiariana, che viene per estesa anche, per usare la terminologia di Acindino, allempiet del Palamas 62 . Come vedremo lo stesso far Palamas quando nei Capita CL use- r lantiarianesimo e lantieunomianesimo di Agostino contro lo stesso Acindino. Quel che per il momento importa rilevare come questo stesso passo occorra altrove nella Refutatio Magna, questa volta attribuito al Teologo in contrapposizione alle dottrine empie del Teologo inno- vatore, evidentemente identificato con Palamas 63 . Leditore rimanda anche in questo caso ad Agostino, e precisamente allo stesso passo del De Trinitate prima menzionato (VII, 3, 6, CCSL, La, p. 254, 102-108). Il pro- blema che quello stesso passo riportato da Acindino (u o o j. u o l. u 0 . i u 0r) e ascritto ad CAELLAS (dora in poi: Refutatio Magna), Turnhout 1995 (Corpus Christianorum. Series Graeca, 31)]. Si veda anche la traduzione francese e il relativo studio della stessa opera da parte di Nadal Caellas: J. NADAL CAELLAS, La rsistance dAkindynos Grgoire Palamas, Enqute historique, avec traduction et commentaire de quatre traits dits rcemment; I: Traduction des quatre traits de la Rfutation du Dialogue entre un Orthodoxe et un Barlaamite de Grgoire Palamas; II: Commentaire historique, Leuven 2006 (Spicilegium Sacrum Lovanienese. tudes et Documents, 51). 60 Sulla dottrina palamita delle energie divine si veda SINKEWICZ, Gregory Pala- mas cit., pp. 161-164. Sulla critica di Acindino a Palamas, si veda NADAL CAELLAS, Gregorio Akndinos cit., pp. 228-253. 61 GREGORIUS ACINDYNUS, Refutatio Magna, 3, 15, 35-39. 62 Ibid., 3, 15, 42. 63 Ibid., 1, 27, 1-5. Su questa strategia argomentativa si veda TRIZIO, Un uomo sapiente ed apostolico cit., pp. 161-168. RICEZIONE BIZANTINA DEL DE TRINITATE DI AGOSTINO 159 Agostino compare in decine di altre testimonianze patristiche greche, nellambito del tentativo di impedire letture ariane di passi come Gv. 3, 19, 8, 12 e 12, 46 in cui ad essere definito Luce solo Cristo 64 . Tra lal- tro quel passo viene questa volta ascritto da Acindino al Teologo, che difficilmente pu non essere Gregorio Nazianzeno 65 , specie perch, come ricordato dallo stesso editore in apparato, il Teologo Gregorio di Nazianzeno viene citato da Acindino subito prima di questo passo sulla luce ascritto in apparato ad Agostino 66 . Non nasconderemo che, come detto, questa stessa formula occorre in importanti autori bizantini: in particolare uno sguardo alla produzione di Simeone il Nuovo Teologo rivela come quella formula occorra letteralmente in numerose sue opere. Nei suoi Inni, Simeone infatti riporta esattamente la stessa formula rin- venibile in Acindino, allorquando sostiene che Luce il Padre, Luce il Figlio e Luce lo Spirito Santo (u o j. u o l. u 0 0) 67 e, proprio come Acindino, Simeone ricorda come queste tre Luci siano alla fine una Luce sola (i u) 68 . Ancora: unoccorrenza di questa stessa formula, ancora una volta in una forma simile a quella riscontrata in Acindino, rinvenibile in un autore che ha vissuto la seconda fase della polemica antipalamita come Teodoro Dexio, che attri- buisce la citazione genericamente ad un altro autore di inni 69 . 64 Si veda ad esempio GREGORIUS NYSSENUS, Contra Eunomium, III, 10, 21, 12 [Gregorii Nysseni opera, ed. W. JAEGER, I/1 e II/2, Leiden 1960]; BASILIUS CAESARIEN- SIS, Epistulae, ep. 52, 2, 13 [Saint Basile. Lettres, Texte tabli et traduit par Y. COUR- TONNE, I, Paris 1957]; CYRILLUS ALEXANDRINUS, Thesaurus de sancta consubstantiali Tri- nitate, PG 75, col. 124. 65 E infatti un passo molto simile a quello attribuito in apparato ad Agostino occorre proprio in Gregorio il Teologo, pi precisamente in GREGORIUS NAZIANZE- NUS, De Spiritu sancto, 3, 9-14 [Gregor von Nazianz. Die fnf theologischen Reden, hrsg. von J. BARBEL, Dsseldorf 1963 (Testimonia: Schriften der altchristlichen Zeit, 3), pp. 218-276]. 66 GREGORIUS ACINDYNUS, Refutatio Magna, 1, 26, 23. 67 SYMEON NEOTHEOLOGUS, Hymni, 33, 1-12 [Symeon Neos Theologos, Hymnen, Einleitung und kritischer Text, hrsg. von A. KAMBYLIS, Berlin-New York 1976 (Sup- plementa Byzantina, 3)]. 68 SYMEON NEOTHEOLOGUS, Orationes ethicae, 10, 1, 518-520, [Symon le Nouveau Thologien, Traits thologiques et thiques, introduction, texte critique, traduction et notes par J. DARROUZS, I, Paris 1966 (Sources Chrtiennes, 122)]. 69 THEODORUS DEXIUS, Appellatio adversus Iohannem Cantacuzenum, p. 52, 10-12 [Theodori Dexii Opera Omnia, edidit I.D. POLEMIS, Turnhout 2003 (Corpus Christia- norum. Series Graeca, 55)]. Leditore del testo rimanda in apparato a Liturgica, II, 225, in i . I-VI, r `u, 1888-1901, a testimonianza anche della fre- quenza della formula in questione nella letteratura liturgica bizantina. 160 MICHELE TRIZIO Insomma, Agostino sembra comparire in questo caso come una delle fonti di una formula largamente diffusa nella letteratura teologica patri- stica e bizantina, e comune allo stesso Agostino evidentemente in virt del fatto che essa era impiegata come formula antiariana, nella direzione, cio, di difendere lunit sostanziale della Trinit tutta. Quello della con- vergenza tra motivi agostiniani e temi, formule ed espressioni rinvenibili nei Padri Greci allinterno della medesima prospettiva condivisa da Ago- stino, ossia la demolizione degli argomenti eretici di Ario e Eunomio, sembra caratterizzare anche la lettura e limpiego del De Trinitate da parte di Gregorio Palamas. In un nostro recente articolo abbiamo analiz- zato approfonditamente le principali evidenze testuali prodotte simulta- neamente da Demetracopoulos e Flogaus segnalando come quasi tutti i passi in cui sono presenti dipendenze dal De Trinitate nella versione redatta da Massimo Planude presentano convergenze e forti assonanze con analoghe formule presenti nella tradizione patristica greca 70 . Lob- biettivo non era tanto quello di escludere proprio in virt di questa con- vergenza la matrice agostiniana dei passi dei Capita CL da noi studiati, come tentato da altri studiosi in relazione allimmagine di Cap. 36 dello Spirito come amore ineffabile di Padre e Figlio 71 , quanto quello di con- fermare come proprio tale convergenza, assieme alla fama di autorit patristica indiscussa di cui, almeno a partire da Fozio, Agostino godeva presso i teologi bizantini, possa dare conto della presenza di Agostino nellopera di Palamas. Semmai a colpire lalta quantit di citazioni pre- senti nei Capita CL e in altre opere del monaco athonita 72 . Vediamo brevemente alcune di queste dipendenze testuali. 1. In Cap. 125 Palamas riprende un passo del De Trinitate di Agostino (XV, 3, 6, CCSL, La, pp. 463, 21 - 464, 32 = i o, XV, 3, 6, p. 857, 23-35) in cui si trova enucleata la distinzione tra predicazioni secondo la sostanza e predicazioni secondo la categoria della relazione elaborata da Agostino al fine di rigettare largomento ariano legato allimpossibilit di predicare in maniera univoca pi predicazioni in rapporto ad un mede- simo soggetto 73 . La medesima distinzione tra i diversi tipi di predicazione 70 Cf. TRIZIO, Un uomo sapiente ed apostolico cit., pp. 153-186. 71 Cf. supra, nn. 15, 16 e 17. 72 Cf. FLOGAUS, Der heimliche cit., pp. 294-296, dove lautore segnala una dipen- denza dal De Trinitate in altre due opere di Palamas, ossia Homilia 16 e Ad Xenem monialem, che per sembra solo ispirato da Agostino. 73 GREGORIUS PALAMAS, Capita CL, 125, pp. 105, 23-106, 8. Cf. FLOGAUS, Der heimliche cit., pp. 281-282; DEMETRACOPOULOS, :i cit., pp. 186-187. RICEZIONE BIZANTINA DEL DE TRINITATE DI AGOSTINO 161 formulata da Palamas a partire dalla fonte agostiniana si ritrova in nume- rose altre fonti patristiche greche, per altro allinterno del medesimo con- testo che caratterizza la trattazione agostiniana di questo tema, ossia il rigetto dellargomento ariano prima menzionato. Basilio, per esempio, propone una formulazione delle diverse modalit predicative molto si- mile a quella agostiniana, dietro la quale ovviamente si cela leredit delle discussioni antiche e tardo-antiche sulle Categoriae di Aristotele 74 . Palamas impiega la distinzione agostiniana tra le diverse modalit predi- cative in chiave polemica nei confronti di Acindino. Il testo identifica la tesi attribuita ad Acindino dellidentit tra essenza ed energie con la tesi secondo cui tutte le predicazioni divine ne designerebbero univocamente la sostanza, che come detto era alla base delleresia di Ario e Eunomio. La risposta proprio ad un argomento presente nella Refutatio Magna di Acindino in cui largomento secondo cui tutti i nomi divini designereb- bero lessenza divina viene impiegato da Acindino nella prospettiva di preservare lunit divina compromessa dalla distinzione palamita tra es- senza ed energie in Dio 75 . Non da escludere che, visto il gi segnalato utilizzo del De Trinitate operato da Acindino, Palamas abbia proprio per questo inteso avvalersi per la prima volta del medesimo strumento, specie se si pensa che le polemiche tra i due contendenti sembrano svolgersi sulla base di esegesi e contro-esegesi di passi tratti dai testi dei Padri. 2. Simile a Cap. 125 loccorrenza di unaltra citazione del De Trini- tate presente in Cap. 127 76 , dove lautore riprende da De Trinitate V, 4, 5-5, 6 (CCSL, La, pp. 209, 1-211, 22 = i o, V, 4, 5-5, 6, pp. 349, 3-352, 24) una formulazione relativa allimpossibilit che lalternativa alle predicazioni secondo la sostanza siano le predicazioni di natura acciden- tale, nella misura in cui in Dio non vi sarebbe nulla di mutevole e dunque nulla di accidentale 77 . Sterminata la letteratura patristica greca in cui queste stesse indicazioni agostiniane occorrono 78 . Sar sufficiente se- 74 Si veda ad esempio BASILIUS CAESARIENSIS, Adversus Eunomium, I, 9, 8-11; I, 10, 1-48; I, 9, 30-38; II, 9, 11-18 [Basile de Csare, Contre Eunome. Suivi de Eunome, Apologie, introduction, traduction et notes de B. SESBO - G.-M. DE DURAND - L. DOUTRELEAU, Paris, I, livre 1, Paris 1982 (Sources Chrtiennes, 299)]. Cf. TRIZIO, Un uomo sapiente ed apostolico cit., pp. 154-157. 75 GREGORIUS ACINDYNUS, Refutatio Magna, I, 49-61. 76 GREGORIUS PALAMAS, Capita CL, 127, pp. 106, 31-107, 8. 77 Cf. FLOGAUS, Der heimliche cit., pp. 282-283; DEMETRACOPOULOS, :i cit., p. 187. 78 Si veda su tutti ATHANASIUS, De decretis Nicaenae synodi, 22, 1, 1-5, [Athanasius Werke, II/1, Die Apologien, Hrsg. im Auftrage der Kirchenvter-Kommission der 162 MICHELE TRIZIO gnalare lanaloga discussione presente nel Contra Eunomium di Gregorio di Nissa per ricordare come la traduzione greca del De Trinitate doveva restituire ad un autore come Palamas una terminologia e una serie di argomenti con i quali egli doveva avere gi una certa familiarit 79 . 3. In Cap. 133 Palamas cita De Trinitate V, 8, 9 (CCSL, La, pp. 215, 23- 216, 31 = i o,V, 8, 9, p. 363, 25-33) relativamente alla non predi- cabilit di Dio secondo le ultime sei categorie aristoteliche, tra cui anche quelle di dove e quando 80 . Anche su questo punto si potrebbe istituire un interessante parallelismo tra queste indicazioni agostiniane e un passo degli Ambigua di Massimo il Confessore, in cui lautore tratta proprio del- linapplicabilit a Dio di categorie come quelle di dove e quando, nella misura in cui Dio trascenderebbe queste dimensioni 81 . La stessa citazione da Agostino presente in Cap. 133 la si ritrova, come scoperto da Deme- tracopoulos, in uno scritto dello stesso Palamas contro Niceforo Gregora, in cui largomento ascritto, in un modo che testimonia della reputa- zione di cui Agostino godeva presso il monaco athonita, a un uomo sapiente e apostolico, definizione dietro cui si cela appunto Agostino, che tuttavia non viene mai menzionato da Palamas esplicitamente 82 . 4. In Cap. 35 si trova una classificazione di tipologie di logos volta a specificare secondo quale di queste tipologie sarebbe da concepire il logos interiore insito nellindividuo umano che recherebbe la traccia, limma- gine del Creatore e da cui scaturirebbe una forma di conoscenza intel- lettuale 83 . Il testo in questione riprende letteralmente De Trinitate XV, 11- Preussischen Akademie der Wissenschaften von H.-G. OPITZ, Berlin 1940, pp. 1-45]; ID., Orationes tres contra Arianos, PG 26, col. 88; ID. (spur.), Oratio quarta contra Aria- nos, 2, 11-13 [ed. A. STEGMANN, Die pseudoathanasianische IVte Rede gegen die Arianer als 'c o. Ein Apollinarisgut, Rottenburg 1917]; BASILIUS CAESARIENSIS (Pseudo), Adversus Eunomium, IV, PG 29, col. 684AB; CYRILLUS ALEXANDRINUS, De sancta Trinitate dialogi I-VII, II, 421, 14-27 [Cyrille dAlexandrie. Dialogues sur la Trinit, I-III, texte critique, traduction et notes par G.-M. DE DURAND, I, Paris 1976 (Sources Chrtiennes, 231)]. La definizione di accidente con cui ha inizio il passo di Cap. 127 ( r i 0) sembrerebbe avere un pre- cedente diretto in ANASTASIUS SINAITA, Viae dux, II, 4, 49, [Anastasii Sinatae Viae dux, cuius editionem curavit K.-H. UTHEMANN, Turnhout 1981 (Corpus Christianorum. Series Graeca, 8), p. 42]. Si veda anche TRIZIO, Un uomo sapiente ed apostolico cit., pp. 158-160. 79 GREGORIUS NYSSENUS, Contra Eunomium, I, 1, 370, 1-6. 80 GREGORIUS PALAMAS, Capita CL, 133, p. 110, 10-14. Cf. FLOGAUS, Der heimliche cit., p. 284; DEMETRACOPOULOS, :i cit., p. 191. 81 MAXIMUS CONFESSOR, Liber Ambiguorum, PG 91, col. 1180D. 82 Cf. DEMETRACOPOULOS, :i cit., pp. 191-192. 83 GREGORIUS PALAMAS, Capita CL, 35, pp. 53, 26-54, 6. RICEZIONE BIZANTINA DEL DE TRINITATE DI AGOSTINO 163 20 (CCSL, La, pp. 487, 16 - 488, 45 = i o, XV, 11, 20, pp. 901, 20-903, 49) 84 , dove Agostino distingue tra differenti tipi di verbum proprio nella direzione di descrivere la specificit e unicit del verbo interiore da cui scaturisce la nostra conoscenza, riprendendo in questo i termini di un dibattito antico e tardo-antico tra le principali scuole filosofiche 85 . La presenza in Palamas della discussione agostiniana del verbum/logos interiore in rapporto alle altre tipologie di logos (proferito, cogitativo etc.), ha originato, in maniera forse impropria, lidea che in Palamas vi sia un modello di tripartizione dellanima umana ad immagine della Trinit di stampo agostiniano, dove tale modello si fonda in realt sulle triadi di mens-notitia-amor/mens-verbum-amor 86 . Tuttavia, non si riscontrano in Pala- mas elementi tali da far pensare alla presenza di un simile modello nel- lopera del monaco athonita. Infatti, nelle Homiliae Palamas struttura una tripartizione dellanima umana ad immagine della Trinit (' i j o u) seguendo lo schema tradizionale attestato dalla letteratura teologica greca di 0--0 , sulla cui base egli arriva a sostenere la superiorit nellordine della deificazione degli uomini sugli angeli, in quanto questi ultimi sarebbero sprovvisti proprio del terzo termine della triade enucleata dal Palamas, ossia dello spirito vivificante che caratterizza solo luomo in quanto creato ad immagine di Dio 87 . Difficilmente questo modello immediatamente sovrapponibi- le a quello agostiniano di mens-notia-amor. Solo un passo dei Capita CL sembrerebbe suggerire per lo meno unanalogia tra la triade agostiniana e quella elaborata da Palamas. In Cap. 38, proprio nellambito della trat- tazione della differenza tra il caso degli angeli e quello degli esseri umani, Palamas definisce il terzo termine della sua triade, ossia lo spirito vivificante, come amore intellettuale ( r); questo potrebbe lasciar pensare ad un retroterra vagamente agostiniano, nella misura in cui la nozione di r sembrerebbe essere lesatto corrispondente di 84 Cf. FLOGAUS, Der heimliche cit., pp. 288-290; DEMETRACOPOULOS, :i cit., pp. 83-93. Si veda anche lanalisi di Cap. 35 svolta in TRIZIO, Un uomo sapiente ed apostolico cit., pp. 177-178. 85 Cf. J.-L. LABARRIRE, Logos endiathetos et logos prophorikos dans la polmi- que entre le Portique et la Nouvelle-Acadmie, in LAnimal dans lantiquit, d. par B. CASSIN - J.-L. LABARRIRE, sous la direction de G. ROMEYER DHERBEY, Paris 1997, pp. 259-279. 86 Cf. JUGIE, Palamas cit., coll. 1766-1767. 87 GREGORIUS PALAMAS, Homiliae, 60, ch. 4. [ed. P.K. CHRESTOU, i u0 0 o i, XI, i 'o o o u0, Tessalonica 1986 ( r j 'i, 79)]. Per gli antecedenti patristici e bizantini di questa formulazione si veda TRIZIO, Un uomo sapiente ed apostolico cit., p. 179 n. 158. 164 MICHELE TRIZIO quella di amor. Ma le cose non sono cos semplici, e anche se vero che il termine r come sinonimo del terzo termine della triade prima menzionata (0--0 ) compare raramente nella tradi- zione teologica di lingua greca, anche vero che una di queste rare occorrenze sembrerebbe trovarsi proprio nel maestro di Palamas, ossia Teolepto di Filadelfia, il quale in una delle sue Orazioni, ricorda come il Logos divino avrebbe inserito nellanima razionale anche una potenza affettiva o amorosa (j 0 r u), legata dallautore al tema della creazione delluomo ad immagine di Dio 88 . Il problema pi grande , in questo caso, ancora di ordine filologico, legato cio al fatto che il Planude tende a tradurre amor con 0o piut- tosto che con r. A complicare le cose la non uniformit della tra- duzione planudea, che comunque a fronte della prevalenza di 0o, almeno in un passo del De Trinitate (XV, 6, 10, CCSL, La, p. 472, 44-46 = i o, XV, 6, 10, p. 873, 45-47), per altro rilevante, rende amor con r, anche se la cosa potrebbe essere spiegabile a partire dalloccorrenza, immediatamente prima del termine amor, del termine caritas (reso qui con 0o), cosa che giustificherebbe lesigenza da parte del traduttore di differenziare i due termini nella resa greca. A ben vedere, lambiguit sembra sussistere nello stesso Palamas, visto che nel descrivere lo Spirito come frutto della comunanza tra Padre e Figlio egli usa tanto il termine r, come nei Capita CL, tanto il termine 0o, come nel Contra Bekkos 89 . Eppure, proprio Agostino sembra irrompere nuovamente sulla scena quando in Cap. 36 Palamas definisce lo Spirito come gioia eterna di Padre e Figlio (j i l0 u o 0 0 r), specificando che lo Spirito esprime lazione comune di Padre e Figlio nei termini di un uso (o j j) 90 . Questa definizione non compare in nessunaltra fonte patristica greca o bizantina e sembra al contrario riflettere De Trinitate VI, 10, 11 (CCSL, La, p. 242, 29-35), in cui i termini dilectio, delectatio, felicitas e beatitudo contribuiscono a conno- tare lappellativo qui riferito da Agostino allo Spirito Santo, espresso pro- prio dal termine usus tradotto dal Planude come j e riecheggiato nella formula o j j usata da Palamas. 88 THEOLEPTUS PHILADELPHIENSIS, Orationes monasticae, or. 23, 107 [ed. R.E. SIN- KEWICZ, Theoleptos of Philadelpheia. The Monastic Discourses, Toronto 1992 (Studies and Texts, 111)]. 89 Cf. supra, n. 22. 90 GREGORIUS PALAMAS, Capita CL, 36, p. 55, 8-15. Cf. FLOGAUS, Der heimliche cit., p. 291; DEMETRACOPOULOS, :i cit., p. 185. RICEZIONE BIZANTINA DEL DE TRINITATE DI AGOSTINO 165 5. La medesima difficolt a dire unultima parola definitiva sulla pre- senza di espressioni e motivi agostiniani nei Capita CL si riscontra ancora una volta in rapporto ad unaltra nozione chiave per Agostino, ossia quella di desiderio. Flogaus ha segnalato come il riferimento di Palamas in Cap. 37 a un insaziabile desiderio degli uomini per il conoscere (j ir u 0u 0 r) 91 possa riflettere De Trinitate IX, 12, 18 (CCSL, La, p. 310, 61-77), dove Agostino parla di un appetitus per la conoscenza. Flogaus ricorda tuttavia come il Planude renda appeti- tus con un termine diverso da quello usato dal Palamas, ossia con il ter- mine , anche se poi lo stesso studioso non sembra dedurre da questa circostanza le naturali conseguenze che sorgono da questa discre- panza. Infatti qui il punto di determinare su basi quanto pi filologica- mente stabili la dipendenza o meno di questo o quel passo di Palamas dal De Trinitate, piuttosto che evidenziare la presenza di motivi pi o meno vagamente agostiniani. Per questo il metodo comparativo, che si propone di vagliare la possibilit che certe espressioni occorrano anche in fonti greco-bizantine gi accessibili al Palamas, continua a dimostrarsi essen- ziale, specie di fronte a casi come quello della nozione di appetitus/ in cui sussiste discrepanza tra la traduzione planudea e leventuale corri- spondente in Palamas. Ad esempio, seguendo questo metodo si pu rile- vare come lesatta espressione occorrente in Palamas, ossia con il termine 0 r, desiderio insaziabile, occorra gi in altri testi bizan- tini, rendendo per lo meno arduo attribuire questa indicazione in maniera univoca ad una diretta influenza agostiniana 92 . Vi sono passi in Palamas la cui derivazione agostiniana certa, altri invece in cui essa solo probabile o comunque mediata dalla lettura per- sonale che di queste, come delle altri fonti patristiche e non, Palamas stesso sembra operare. Ci che sembra certo che la convergenza che spesso si registra tra passi in cui evidente e certa appare la dipendenza dal De Trinitate e altre fonti patristiche greche doveva aver reso il testo di Agostino familiare, anche in virt della fama di cui Agostino, indipen- dentemente dalla reale conoscenza dei suoi scritti, godeva presso gli ambienti teologici bizantini. Su questa base non si pu escludere che anche i passi in cui la dipendenza dal De Trinitate sembrerebbe meno certa dipendano proprio da questopera, anche se determinare la cosa 91 GREGORIUS PALAMAS, Capita CL, 37, p. 55, 16-22. Cf. FLOGAUS, Der heimliche cit., pp. 292-293. 92 Per i necessari riferimenti si veda TRIZIO, Un uomo sapiente ed apostolico cit., p. 185 n. 176. 166 MICHELE TRIZIO con certezza impresa ardua, e forse la risposta consiste proprio nel rimarcare il carattere personale e autonomo della lettura e della rielabo- razione delle indicazioni agostiniane presenti nel De Trinitate. Conclusioni La ricezione bizantina del De Trinitate si presenta di per se stessa come complessa. Lassonanza che sembra emergere tra le citazioni certe o probabili del De Trinitate nella teologia tardo-bizantina e motivi o formule gi disponibili nelle fonti greco-bizantine rende a volte arduo distinguere e individuare la specificit del contributo speculativo appor- tato da questa opera agostiniana. Daltra parte, proprio questa assonanza pu spiegare come mai limpiego del De Trinitate da parte di alcuni teo- logi bizantini, specie tra coloro i quali si fregiarono di un sentire anti-lati- frono, rappresenti un dato molto meno sorprendente di quanto emerso nella storiografia contemporanea. In questo senso interessante come una descrizione simile dellautorit di Agostino occorra tanto in un filo- latino come Demetrio Cidone, il quale definisce Agostino maestro di verit 93 , quanto in un autore come Palamas, che pur strenuamente anti- latino si riferisce ad Agostino come uomo santo e apostolico. Nonostante la provvisoriet dei risultati raggiunti nel presente con- tributo, in attesa del supporto di ulteriori studi paleografici sui testimoni manoscritti del De Trinitate agostiniano nella versione planudea, possibili prospettive per altre ricerche potrebbero coincidere con unanalisi del peso e dellinflusso di questa opera di Agostino su altri autori, come quel Nicola Cabasila ( post 1397) che nella sua De vita in Christo sembra gi riferirsi a numerose fonti latine, tra cui Tommaso, Anselmo e lo stesso Agostino 94 . La questione andrebbe poi allargata ed estesa allo studio della ricezione di altre opere agostiniane, come proposto da Demetracopoulos in un suo recente studio sulla ricezione bizantina dei Soliloquia pseudo- agostiniani 95 . Una simile operazione opportuna per chiarire quale sia 93 DEMETRIUS CYDONES, Epistulae, ep. 25, 29-30 [ed. R.-J. LOENERTZ, Dmtrius Cydons, Correspondance, Citt del Vaticano 1956 (Studi e testi, 186)]. 94 Su questo punto si veda ad esempio J. GOUILLARD, Lautoportrait dun sage au XIV e s., in Actes XIV Congrs International des tudes byzantines, Bucarest 1971, 11, Bucarest 1975, pp. 103-108. 95 Cf. J.A. DEMETRACOPOULOS, The Sitz im Leben of Demetrius Cydones Trans- lation of pseudo-Augustines Soliloquia. Remarks on a Recent Edition, in Quaestio 6 (2006), pp. 191-275. RICEZIONE BIZANTINA DEL DE TRINITATE DI AGOSTINO 167 la specificit della ricezione dellopera agostiniana nella teologia tardo- bizantina, rispetto per esempio alla ricezione delle opere di Tommaso dAquino. Sembra infatti abbastanza chiaro come limmagine di Agostino non sia associata direttamente alluso del sillogismo in teologia e ai pre- supposti sulla cui base, agli occhi dei bizantini, i latini pretendevano di strutturare indebitamente il discorso teologico su base speculativa a par- tire dai testi e dalle argomentazioni teologiche tomiste. Daltra parte, appare chiaro come la ricezione bizantina del De Trinitate sia stata age- volata e favorita dalla fama di cui Agostino godeva gi dai tempi di Fozio. Paradossalmente si potrebbe dire che la traduzione planudea di questopera non abbia segnato una vera rottura nella considerazione del- lautorit di Agostino, ma abbia permesso di tradurre, se ci concesso il gioco di parole, questa considerazione positiva nei termini di un utilizzo concreto di questa fonte allinterno dellermeneutica patristica attestata nelle opere dei diversi teologi tardo-bizantini, secondo modalit varie- gate di cui i casi di Acindino e Palamas sono solo i primi dei molti esempi che ancora attendono di essere studiati a fondo. MICHELE TRIZIO 168 MICHELE TRIZIO
Il Copista Del Digenis Akritas . Appunti Su Mani Anonime Salentine Dei Secoli XIII e XIV, in Bizantinistica. Rivista Di Studi Bizantini e Slavi, 7 (2005), Pp. 135-158.
La Maiuscola Greca Nelle Sottoscrizioni Dei Documenti Pugliesi, in Storie Di Cultura Scritta. Studi Per Francesco Magistrale, A Cura Di P. Fioretti, Spoleto 2012 (Collectanea, 28), Pp. 35-57.