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Beatrice Motta

Dottoranda presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Padova


Tutore ch.mo prof. Enrico Berti

Il rapporto fra anima e corpo nei primi tre capitoli del


De natura hominis di Nemesio di Emesa

Relazione sullo stato della ricerca

La mia ricerca è rivolta ad un trattato di antropologia, il De natura hominis, unica opera, di cui si
abbia notizia, scritta da Nemesio, vescovo di Emesa intorno alla fine del IV secolo, e in particolare
ai primi tre capitoli di questo testo. In questi capitoli Nemesio intende di spiegare il rapporto fra
l’anima e il corpo: prima di affrontare specificatamente la questione al capitolo III, egli ritiene
necessario definire la natura e la missione dell’uomo in relazione all’intero creato (cap. I); e
discutere, in confronto con le altre teorie dell’epoca, della natura dell’anima (cap. II).

Perché il De natura hominis


Nel mio studio l’analisi approfondita della dottrina del rapporto anima-corpo è condotta secondo la
convinzione che questa dottrina apra una prospettiva ampia sull’opera di Nemesio e che dunque
permetta di considerare l’opportunità di una rivalutazione complessiva del De natura hominis.
La vicenda dell’opera di Nemesio, nel corso dei secoli, è stata segnata da un’alterna fortuna: periodi
di oblio sono stati seguiti da periodi di forte attenzione. Dall’inizio dell’epoca contemporanea non
c’è stato un vasto interesse verso l’opera di Nemesio e soprattutto fino alla metà del XX secolo tale
interesse è stato prevalentemente di carattere storico-filologico. L’opera di Nemesio presenta uno
straordinario compendio della cultura filosofica dell’epoca, contenente informazioni preziose,
altrove perdute, ed è considerata dunque un utilissimo mezzo di conoscenza del pensiero tardo-
antico. E’ esemplare a questo proposito il caso di Jaeger, autore della prima importante monografia
dedicata a Nemesio. Egli spiega di essersi imbattuto casualmente nell’opera di Nemesio nel corso
delle ricerche preparatorie per l’edizione critica delle opere di Gregorio di Nissa e di aver deciso di
studiare il De natura hominis prendendo in considerazione lo scritto solo come preziosa miniera di
notizie su alcune dottrine stoiche e neoplatoniche e, dunque, con l’esclusivo intento di individuarne

1
le fonti1 . L’analisi dell’opera di Nemesio in una prospettiva esclusivamente storico-filologica ha
indotto generalmente ad un giudizio negativo. Con giudizi molto severi si sono espressi Jaeger e
Skard2 , che sottolineano soprattutto la mancanza di originalità dell’opera di Nemesio. Negli ultimi
decenni del XX secolo l’opera è stata oggetto di un rinnovato interesse, che si è espresso nella
pubblicazione di una nuova eccellente edizione critica del testo ad opera di Morani3 , di una
traduzione inglese, accompagnata da una ricca introduzione e da un commento, ad opera di W.
Telfer4 e di due notevoli monografie, interessate all’opera per il suo valore intrinseco, scritte da A.
Siclari5 e da A. Kallis6 , che intendevano aprire la strada ad un diverso modo di considerare il De
natura hominis, ma che sono rimaste piuttosto isolate e senza ampio riscontro nell’ambito della
comunità scientifica. Il mio lavoro intende porsi nella prospettiva aperta da questi studi, che hanno
contestato apertamente la chiave di valutazione esclusivamente filologica, reputandola fuorviante e
incapace di cogliere il vero valore dell’opera7 , e che hanno sottolineato, al di là dell’eterogenea
considerazione di singoli aspetti o dottrine,alcuni tratti generali che caratterizzano lo scritto
nemesiano e che lo rendono interessante nel contesto del dibattito filosofico dell’epoca. Fra questi
ritengo importante ricordare:
ü L’opera di Nemesio occupa nella letteratura patristica un posto senza dubbio particolare: da
molti studiosi è considerata il primo vero e proprio trattato di antropologia scritto da un
cristiano8 e da parte di tutti si riconosce comunque in quest’opera il primo tentativo cristiano
di trattazione sistematica del problema antropologico considerato in sé stesso, svincolato
dall’esigenza di dare direttamente ragione del testo sacro, come nel commentario, o di
affrontare questioni dogmatiche a questo connesse.
ü Anzi, ciò che è davvero sorprendente, è che quest’opera, scritta da un vescovo cristiano,
proponga un’indagine antropologica in chiave esclusivamente filosofica. Nemesio si
richiama alle S. Scritture per trovare conferme, per verificare la corrispondenza della Parola

1
W.W. JAEGER, Nemesios von Emesa. Quellenforschungen zum Neuplatonismus und seinen Anfängen bei Posidonios,
Berlin 1914, pp.V, 1-3.
2
JAEGER, Nemesios cit., p.68; E.SKARD, s.v. Nemesios, in Realencyclopädie der Klassichen Altertumwissenchaft,
Supplement-Band VII, Leipzig 1940, coll.562-566, qui coll. 563-564.
3
NEMESII EMESENI De natura hominis edidit M.Morani, Leipzig 1987.
4
W.TELFER, Cyril of Jerusalem and Nemesius of Emesa, London-Philadelphia 1955.
5
A.SICLARI, L’antropologia di Nemesio di Emesa, Padova 1974.
6
A.KALLIS, Der Mensch im Kosmos. Das Weltbild Nemesios’ von Emesa, Münster 1978.
7
Kallis , nell’introduzione alla sua monografia su Nemesio, è molto netto nel condannare il metodo di analisi di Jaeger e
di Skard, che consta fondamentalmente nel ritrovare paralleli linguistici, come “un procedimento automatico e
improduttivo”, che di per sé conduce a letture semplicistiche o a fraintendimenti.
8
A sottolineare l’importanza e l’interesse del De natura hominis inteso come prima opera di antropologia sono stati
soprattutto Domanski (B.DOMANSKI, Die Psychologie des Nemesius, in Beiträge zur Geschichte des Mittelalters, III
(1), Münster 1900, pp. 1-168, qui p.XVI), Siclari (SICLARI, L’antropologia cit., pp. 7-8), Wyller (E.WYLLER, Die
Anthropologie des Nemesios von Emesa und die Alkibiades I-Tradition, “Symbolae Osloenses ”, XLIV (1969), pp.126-
145), Telfer (W. TELFER, The Birth of Christian Anthropology, “Journal of Theological Studies”, 1962, pp.347-354) e
Amand (D.AMAND, Fatalisme et liberté dans l’antiquité grecque, Louvain 1945, p.557).

2
rivelata con le proprie tesi, ma non fonda sull’autorità della Scrittura la dimostrazione delle
proprie dottrine. W. Telfer, in particolare in un articolo pubblicato nel 19629 , mostra,
ripercorrendo sinteticamente il sorgere della dottrina antropologica cristiana dai primi germi
fino al De opificio hominis di Gregorio Nisseno (scritto almeno una decina d’anni prima10 ),
come l’opera di Nemesio possa essere considerata non solo il primo trattato cristiano di
antropologia, ma anche uno scritto dai tratti singolari. Il dato più immediatamente
sorprendente dell’opera è il suo carattere “markedly unecclesiastical”. Senza filtri
ideologici, pur all’interno di una visione cristiana dell’uomo e del reale, Nemesio analizza la
natura umana nelle sue componenti e nelle sue facoltà, poggiando la sua indagine anche su
un’analisi medico-scientifica dei processi fisiologici dell’organismo umano. Telfer ipotizza
che questo approccio, davvero singolare nel contesto della cultura cristiana antica, dipenda
dal fatto che Nemesio riutilizzi un trattato di antropologia da lui scritto precedentemente alla
sua conversione11 . Secondo Telfer, Nemesio avrebbe quindi concepito ( e realizzato, pur
morendo prima di una revisione definitiva e conclusiva dell’opera12 ) una trasformazione del
De natura hominis da antropologia pagana ad antropologia cristiana, in virtù del forte effetto
persuasivo e apologetico che un’opera di questo tipo avrebbe potuto avere su un pubblico
pagano, che sarebbe stato il vero interlocutore cui Nemesio intendeva rivolgersi.
E’ importante sottolineare che proprio questa lettura in chiave apologetica dell’opera di
Nemesio ha costituito la base della contestazione, da parte di alcuni studiosi (in particolare
Telfer, Wyller e Siclari), ad un approccio esclusivamente filologico, che attribuisce valore
ad un’opera secondo i criteri della fedeltà alle fonti e della presenza di dottrine inedite. Il
progetto di Nemesio sarebbe stato quello di partire dalle dottrine della tradizione filosofica
pagana per mostrare come la proposta cristiana rappresentasse una rilettura, portata alla
perfezione e al compimento, di alcune dottrine pagane. Wyller addirittura ipotizza che
l’opera di Nemesio sia una riscrittura della proposta filosofica anticristiana che l’imperatore
Giuliano, promotore qualche decennio prima di una restaurazione legislativa, ideologica e

9
W. TELFER, The Birth cit, pp.347-354.
10
Sulla data precisa di composizione dell’opera di Gregorio non c’è certezza. Laplace (GREGOIRE DE NYSSE, La
création de l’homme, introd. et trad. par J. Laplace et notes par J. Danielou, Paris 1944, p.5) ipotizzò il 379. A. Misago
più recentemente (A.MISAGO, La résurrection de l’homme selon Gregoire de Nysse, Roma 1979, pp.49, 51) ha
argomentato l’opportunità di situare la composizione dell’opera nel 382 o 383. Tuttavia la discussione, per le
implicazioni che questa questione ha nello stabilire la cronologia delle opere di Gregorio, è ancora aperta. Si veda ad
sempio E.CORSINI, L’harmonie du monde et l’homme microcosme, in Epektasis. Melanges patristiques offerts au
Cardinal J. Danielou, Paris 1972, pp. 455-462, qui p.457 n.11.
11
Nell’articolo sopra citato Telfer analizza anche due passi del De natura hominis che a suo avviso evidenziano una
aggiunta posteriore rispetto ad una stesura precedente, che sarebbe da collocarsi appunto prima della conversione di
Nemesio alla religione cristiana.
12
Tutti gli studiosi in genere, basandosi su alcune indicazioni e su rimandi interni all’opera, sono concordi nel ritenere
che Nemesio sia morto prima di avere compiuto una definitiva correzione del testo.

3
culturale del paganesimo, espone nell’orazione VI contro “quei cinici ignoranti” del suo
tempo, ai quali associa in modo particolare i cristiani, traditori dell’autentico messaggio
filosofico del cinismo classico.
ü Altro aspetto che ha indotto gli studiosi a guardare con interesse all’opera di Nemesio
riguarda il rapporto fra la concezione filosofica del vescovo di Emesa e la dottrina
peripatetica, che era stata accusata di essere immorale, fonte di eresie e dunque
violentemente condannata e ostracizzata (almeno ufficialmente) dall’ambiente culturale
cristiano dell’epoca13 . In un clima di fobia antieretica come quello della fine del IV secolo
non può non stupire la singolarità, nel contesto del pensiero cristiano antico, di alcune scelte
di Nemesio, il quale, pur tacitamente e in modo addirittura intenzionalmente celato,
riutilizza in ambito etico-antropologico elementi e dottrine tratti dalla filosofia
peripatetica14 .
Perché la dottrina del modo dell’unione anima-corpo
ü Studiare l’antropologia di Nemesio significa studiare e capire la sua dottrina del rapporto
anima-corpo: Nemesio stesso ritiene che questo problema costituisca il fulcro della sua
dottrina antropologica. Se i primi tre capitoli sono dedicati ad anticipare, presentare e
spiegare questa dottrina, il resto dell’opera è una dimostrazione analitica di come il rapporto
anima corpo si esplichi nelle varie facoltà psicofisiche dell’uomo.
ü Nel dibattito filosofico-teologico che si svolge in ambito cristiano alla fine del IV secolo il
problema di dare una spiegazione al rapporto fra una realtà corporea ed una intelligibile è
dominato dalla questione cristologica. Il problema antropologico è sollevato in modo
esplicito solo da Gregorio di Nissa in uno scritto composto circa un decennio prima
dell’opera di Nemesio, il De hominis opificio, che tuttavia non risolve né in modo chiaro né
in modo esplicito la questione. Il vescovo cristiano Nemesio, in un IV secolo dominato dalla
questione cristologica, affronta esplicitamente e propone per primo in ambito cristiano una
chiara soluzione al problema antropologico.

13
Interventi classici sull’argomento sono stati A.J.FESTUGIERE, L’idéal religieux des Grecs et l’Evangile, Paris 1932,
pp 220- 263; J.DE GHELLINCK, Quelques appréciations de la dialectique et d’Aristote durant les conflits trinitaires
du IV siècle; “Revue d’histoire ecclésiastique”, XXVI (1930), pp.5-42; S.LILLA, s.v. Aristotelismo, in AA. VV.,
Dizionario patristico e di antichità cristiane, I, Casale Monferrato 1983, pp. 349-363. Si sono recentemente espressi
sull’argomento L.J.ELDERS, The Greek Christian authors and Aristotle, “Doctor Communis” 1990 (43), pp.26-57 e
D.T. RUNIA, Festugière revisited. Aristotle in the Greek Patres, “Vigiliae Christianae”, 1989 (43), pp. 1-34.
14
Sottolineano in generale questo atteggiamento di Nemesio Domanski (DOMANSKI, Die Psychologie cit. pp.XV-
XVI) e Valdenberg (V.VALDENBERG, La philosophie byzantine aux IV-V siècles, “Byzantion”, IV (1927-1928), pp.
236-268, in particolare pp.237-239). Io ho esaminato nello specifico il rapporto fra la dottrina della libertà morale di
Nemesio e la teoria del moto volontario nella filosofia peripatetica in B.MOTTA, La paternità scomoda. La presenza
dell’etica di Aristotele nella riflessione di Nemesio di Emesa sulla libertà morale, in Atti e memorie dell’Accademia
Galileiana di scienze, Lettere ed Arti, vol. CXXII (1999-2000), pp.37-62.

4
ü Nell’affrontare esplicitamente per primo in ambito cristiano il problema antropologico
Nemesio si confronta direttamente con i principali protagonisti dell’epoca del dibattito sulla
natura dell’anima e sui rapporti anima-corpo. Nemesio discute e analizza le tesi stoiche,
peripatetiche e di tradizione platonica, arrivando ad abbracciare una teoria che egli
attribuisce ad Ammonio e che dice di aver letto nei Symmikta Zetemata di Porfirio: la natura
degli intelligibili è tale da consentire loro di unirsi intimamente con le altre sostanze come in
una fusione, ma rimanendo puri e incorrotti come in una giustapposizione. Ciò che è
intelligibile, infatti, non può alterarsi, disperdersi, corrompersi, può solo essere o non essere.
Nemesio applica poi analogamente questa dottrina alla spiegazione dell’unione delle due
nature, umana e divina, in Cristo.
La posizione di Nemesio si rivela interessante per vari motivi:
- La testimonianza di Nemesio è la fonte quasi unica cha ha consentito la ricostruzione
dello zetema porfiriano sull’unione tra l’anima e il corpo15 . Questa dottrina di
Porfirio rappresenterebbe la soluzione più chiara ed esplicita elaborata dalla scuola
neoplatonica al problema del modo dell’unione anima-corpo.
- Nemesio si dimostra abile nell’integrare una dottrina pagana nell’antropologia
cristiana e addirittura nella cristologia;
- Nemesio, in un mondo cristiano antico che vive quasi con venerazione il rapporto
con Platone, mette esplicitamente in discussione l’adesione cristiana all’antropologia
platonica che interpreta il corpo come strumento dell’anima e si avvicina ad un
neoplatonismo che con grande forza e drammaticità vive il problema di dare ragione
dell’unità psicofisica; tramite questo, forse, Nemesio, consapevolmente e in modo
assolutamente inedito nel contesto dl pensiero cristiano antico, recupera elementi
della psicologia aristotelica. A sostenere questa tesi è H.A. Wolfson nell’importante
studio La filosofia dei Padri della Chiesa nel capitolo che illustra le spiegazioni
dell’incarnazione di Cristo16 . Wolfson, con un’analisi molto complessa e dettagliata
basata sui testi, dimostra che la maggior parte dei Padri per spiegare l’incarnazione
di Cristo, e in molti casi analogamente il rapporto anima-corpo, usa le concezioni
classiche di mescolanza reinterpretandole in chiave metafisica in quel modo che
trova in Nemesio l’espressione filosoficamente più rigorosa e chiara. Wolfson ritiene
che la trasformazione dei concetti di mescolanza operata da Porfirio, per essere poi
ripresa dai Padri, non sarebbe altro che una riproposizione, per di più consapevole,

15
I Symmikta Zetemata di Porfirio sono stati ricostruiti in una celebre edizione critica da Dörrie, che dà credito alla
testimonianza di Nemesio: H. DORRIE, Porphyrio’s “Symmikta Zetemata”, München, 1959.
16
H.A.WOLFSON, La filosofia dei Padri della Chiesa, trad. it. di L. Casolo Ginelli, Brescia 1978, pp.323-428.

5
come si rileverebbe dall’uso del termine sumplerosis, di un particolare aspetto della
mescolanza aristotelica, presente nel De generatione et corruptione di Aristotele e
poi nel De anima di Alessandro di Afrodisia, che a sua volta sarebbe
concettualmente connesso con la definizione di anima come entelechia del corpo.
Wolfson ritiene che anche Nemesio, che conosce il De anima di Alessandro almeno
nei passi in cui viene esaminato il rapporto fra la mescolanza e l’anima, sia
consapevole di utilizzare dei concetti di provenienza aristotelica e per di più connessi
con la definizione di anima come entelechia del corpo che egli ha severamente
condannato17 .Infatti Nemesio critica e condanna apertamente la dottrina peripatetica
dell’anima come entelechia , ma forse, con una scelta di prospettiva coraggiosa
e singolare nel contesto del pensiero cristiano antico di lingua greca, sa ripensare,
anche tramite la mediazione neoplatonica, alcuni aspetti della filosofia peripatetica
capaci di superare una visione antropologica dualistica.
Progetto complessivo di lavoro
analizzare la dottrina, espressa nei primi tre capitoli del De natura hominis, significa aprire
uno scorcio sull’antropologia di Nemesio e avere la possibilità di valutare la portata
filosofica del contributo di Nemesio. Come dicevo, soltanto negli ultimi decenni gli studi
su Nemesio hanno aperto una prospettiva di valutazione filosofica. Questi studi, che hanno
portato notevoli contributi interpretativi, indicavano una strada da percorrere e la necessità
di essere proseguiti. Tuttavia l’opera di Nemesio è rimasta di fatto sostanzialmente
ignorata. Secondo questa prospettiva si sviluppa il mio progetto complessivo di lavoro, che
si struttura come segue:
ü Traduzione dei capitoli I,II,III del De natura hominis, dove viene introdotta ed
esposta la teoria dell’unione dell’anima e del corpo e che costituiscono quasi un
quarto dell’intera opera. Ho ritenuto indispensabile approntare una nuova traduzione
del testo dal momento che nessuna delle traduzioni in lingua moderna esistenti le
traduzioni compiute nell’ultimo secolo sono quelle di W. Telfer in lingua inglese e
quella di M.Morani in lingua italiana18 ) ha posto attenzione ai significati filosofici del
testo. Ho scelto come edizione critica di riferimento quella curata da M.Morani per la
Biblioteca Teubneriana19 .

17
NEM. EM. De nat. hom., II.
18
TELFER, Cyril cit.; NEMESIO di EMESA, La natura dell’uomo, trad. di M. Morani, Salerno 1982.
19
NEMESII EMESENI, De natura hominis, edidit M. Morani, cit.

6
ü Analisi del testo che ricostruisca la complessità delle dottrine presentate nei rapporti
con le fonti filosofiche, per mostrare i nuovi significati che esse assumono
nell’antropologia di Nemesio.
ü Verifica della tesi interpretativa di Wolfson.
ü Analisi del significato della teoria dell’unione tra l’anima e il corpo in relazione
all’intera antropologia di Nemesio.
Questi momenti della mia ricerca prevedono la contemporanea progressiva ricostruzione di due
aspetti fondamentali nella valutazione della dottrina di Nemesio:
ü Ricostruzione dettagliata e approfondita della riflessione tardo-antica sul tema in questione
in ambito pagano e cristiano, da cui emergano i rapporti di Nemesio con la cultura
dell’epoca e il peso che la riflessione di Nemesio ha nella formazione dei concetti filosofici
relativi alla natura dell’anima e in particolare all’unione tra l’anima e il corpo.
ü Ricostruzione del dibattito storiografico-critico sull’argomento e ricostruzione specifica
della riflessione storiografico-bibliografica su Nemesio che, al di là di poche importanti
monografie complessive, si trova spesso frammentata in articoli di periodici, voci di
dizionario e studi “indiretti” che sorgono dalla necessità di approfondire l’opera di Nemesio
per inquadrare in modo più completo aspetti o dottrine del pensiero tardo-antico o di altri
pensatori dell’epoca.
Stato della ricerca
ü Ho compiuto uno studio di tipo storico e storico-bibliografico dell’opera in generale e
dell’autore, come presentazione dell’opera e come introduzione ad un’analisi di tipo
filosofico, anche perché le indicazioni che emergono da questa indagine storica assumono
un certo peso ai fini della valutazione del testo. Ricerche dedicate ad aspetti storico-
filologici o che presentano l’opera proponendo interpretazioni o chiavi di lettura generali
sono state condotte da parte di vari studiosi che si sono espressi, oltre che nelle specifiche
monografie dedicate a Nemesio, in molti articoli di riviste, voci di dizionari, brevi saggi
presenti in miscellanee o nelle patrologie. Le mie ricerche si sono occupate di recuperare
questo materiale, di raccoglierlo dandogli una certa sistematicità, di mettere a confronto tesi
e ipotesi interpretative differenti. Inoltre ripercorrere, seppure sinteticamente, la vicenda
dell’opera è utile per recuperare la storia e la memoria di un testo che, se oggi è piuttosto
dimenticato, ha avuto un posto non trascurabile nella storia della cultura mediorientale e
occidentale.
In particolare la mia ricerca si è focalizzata sui seguenti aspetti:

7
o Ricostruzione e discussione delle ipotesi riguardanti la persona di Nemesio, la sua
formazione culturale, il suo ruolo all’interno della Chiesa e della società.
o Ricostruzione dell’ambiente storico e culturale di Emesa alla fine del IV secolo
o Discussione e confronto delle diverse ipotesi sulla cronologia dell’opera
o Ricostruzione sommaria della storia dell’opera e della sua presenza nella cultura di
tradizione latina, greca e orientale
o Considerazione della presenza dell’opera di Nemesio negli studi di epoca
contemporanea; discussione di diverse ipotesi interpretative dell’opera di Nemesio.
ü Mi sto attualmente occupando di studiare analiticamente e di approfondire il I capitolo del
De natura hominis. Si tratta di un capitolo piuttosto lungo e argomentato che si articola
attorno alle affermazioni basilari dell’antropocentrismo della creazione e della gradualità e
della continuità del creato, quest’ultima possibile grazie alla posizione mediana dell’uomo,
per arrivare a trattare poi della conseguente definibiltà della natura umana in ragione della
sua funzione nella creazione all’interno di una prospettiva provvidenzialistica cristiana. Il
capitolo I, per il grande interesse che riveste in relazione alle fonti, è la parte dell’opera di
Nemesio in assoluto più studiata. Grande impulso alla ricerca è stato dato dallo studio di
Jaeger che ha dedicato buona parte della sua monografia su Nemesio all’analisi delle fonti
del capitolo I. Altri studi importanti al proposito sono i tre saggi di Skard, quello di Wyller e
la corposa monografia di Kallis20 , quasi completamente rivolta all’analisi dei capp. I-III del
De natura hominis,che dà grande spazio all’analisi del capitolo I.
In particolare relativamente al cap.I sto considerando:
- La dottrina dell’uomo methorios del creato, dottrina che gli studi, che ho sopra
citato, in modo diverso mettono in relazione con la riflessione di Filone, di
Posidonio, di Origene e di Gregorio Nisseno. Ho preso in esame in modo dettagliato
la tesi di Jaeger, tesi che ha avuto ed in parte ha tuttora una grossa fortuna, che
sostiene esserci una dipendenza di Nemesio da Posidonio, tale da consentire di
ricostruire alcune importanti e altrimenti perdute dottrine posidoniane. Ho valutato
questa tesi anche in rapporto alle più recenti acquisizioni degli studi posidoniani.
- L’interpretazione di Nemesio dei versetti della Genesi che riguardano la creazione
dell’uomo e il peccato di Adamo in confronto con le interpretazioni di Origene e di

20
JAEGER, Nemesius cit; SKARD E., Nemesios und die Genesisexegese des Origenes, “Symbolae Osloenses”, XV-
XVI (1936), pp. 23-43; ID.,Nemesios und Galenos, “Symbolae Osloenses”, XVII (1937), pp.9-25; ID.,Galens Lehre
von tierischer und menschlicher Intelligenz, “Symbolae Osloenses”, XXII (1942), pp.40-48; WYLLER, Die
Antropologie cit.;KALLIS, Der Mensch cit.

8
Filone che, secondo le ipotesi, da molti accreditate, di Jaeger e Skard sarebbero le
fonti a cui l’Emeseno avrebbe attinto.
- La dottrina dell’uomo come collaboratore dell’opera divina e come colui che porta a
compimento la propria natura grazie alla libertà e che può riscattare tramite sé la
dimensione corporea. Sto cercando di valutare e di collocare questa dottrina di
Nemesio soprattutto in relazione alla tradizione teologica cristiana di area
antiochena.
L’accusa fondamentale che viene mossa a Nemesio è quella di essere un compilatore che
assembla un mosaico di dottrine già elaborate da altri. Nell’esaminare analiticamente le
dottrine che formano il cuore dell’antropologia di Nemesio, soprattutto tramite la
ricostruzione delle fonti e la loro collocazione nel contesto culturale e filosofico dell’epoca,
il mio scopo è quello di considerare se esse, come io credo, seppure di per sé non siano
sicuramente inedite, inserite all’interno della proposta antropologica di Nemesio, possano
delineare un’antropologia dai caratteri nel complesso originali e assumere nuovi significati,
capaci di dare un interessante contributo al dibattito filosofico dell’età tardo-antica.

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