Sei sulla pagina 1di 160

- C E ^ p D^MEROTDI - ISi E

deflUniversit Cattolica del Sacro Cuore


Largo A. Gemelli, 1-1-20123 Milano
Comitato scientifico: Adriano Bausola
Carla Gallicet Calvetti
Alessandro Ghisalberti
Virgilio Melchiorre
Claudio Moreschini
Angelo Pupi
Giovanni Reale
Direttori: Adriano Bausola
Giovanni Reale
Collana: Temi metafisici e problemi del pensiero antico. Studi e testi
diretta da Giovanni Reale
segretari Roberto Radice
Giuseppe Girgenti
Il titolo originale dellopera quello italiano
Lautore ha utilizzato i due suoi seguenti saggi precedenti:
Platons Grundlegung der Euklidizitt der Geometrie, Philologus, 126
(1982), pp. 180-197
Zu Platons Philosophie der Zahlen und deren mathematischer und philo
sophischer Bedeutung, Theologie und Philosophie, 59 (1984), pp.
321-355
Prima edizione italiana: febbraio 1994.
1994 Vita e Pensiero - Largo A. Gemelli, 1- 20123 Milano
ISBN 88-343-0555-8
.
Oli non geometra non entri.
Motto che Platone avrebbe scritto allingresso
dellAccademia secondo una tradizione tardo-
antica.
Prefazione
con enorme orgoglio e piacere che ho accettato linvito del
prof. Giovanni Reale di pubblicare in italiano due saggi sulla fi
losofa della matematica di Platone.
Lorgoglio ed il piacere dipendono da tre ragioni.
La prima che il prof. Giovanni Reale uno dei colleghi in
temazionalmente pi noti e pi ammirati nel campo della filoso
fia antica. A lui non solo dobbiamo fondamentali lavori su quasi
tutte le fasi del pensiero antico dai presocratici al tardo platoni
smo, inclusi naturalmente Platone e Aristotele. A lui spetta il
merito di aver comunicato a una cerchia molto pi vasta di
quanto fosse quella raggiunta dai colleghi tedeschi il nuovo pa
radigma nella ricerca platonica, paradigma che da lui fu ap
profondito in maniera essenziale proprio grazie alla sua straordi
naria conoscenza della tradizione della metafsica e della cultura
greca. Il suo libro Per una nuova interpretazione di Platone
giustamente considerato un modello della saggistica filosofica,
un libro che combina il pi alto rigore scientifico a mirabili ca
pacit divulgative. Fa onore al prof. Reale, non meno che alla
nazione italiana, il fatto che questo libro in pochi anni sia stato
pubblicato undici volte! Che una persona tanto impegnata ab
bia trovato il tempo per occuparsi di questo mio volume, mi
onora profondamente; a lui e allottima traduttrice, la dott. Eli
sabetta Cattanei, che ha snellito con grazia italiana il pesante te
desco dei miei saggi, sono molto grato.
La seconda ragione ha a che fare con limportanza del nuovo
paradigma per la filosofia sistematica. Lungi da essere un dibat
tito solo di filologi eruditi su un problema spicciolo, la ricerca
dellinterpretazione corretta di Platone ha vaste implicazioni per
lautocomprensione della filosofa odierna. Se si riconosce che il
pi grande scrittore che la filosofia ha prodotto era un metafisi
co molto pi rigoroso di quanto numerose interpretazioni degli
ultimi decenni hanno voluto fare intendere, la rinuncia alla me
tafsica come dottrina dei principi diventa pi difficile. In pi,
se, come si tenta di dimostrare in questi saggi, lo sviluppo della
scienza esatta par excellence, della matematica, profondamente
legato al concetto di metafisica peculiare a Platone, il discorso
sulla compatibilit della metafsica con una cultura cos forte
mente dominata da categorie scientifiche come lo la nostra, as
sume una nuova dimensione. Almeno nei tempi di crisi delle
fondamenta della scienza, il contributo della metafsica rimane
essenziale.
Mi sia permesso di terminare nominando la terza ragione del
mio piacere, strettamente personale. Nato e cresciuto a Milano
da madre milanese e da padre tedesco che insegnava allUniver
sit Cattolica, indirizzato allo studio della scienza antica da mio
zio prof. Mario Geymonat e dal suo indimenticabile padre Lu
dovico, allievo a Ratisbona del prof. Imre Tth ed a Tubinga dei
prof. Konrad Gaiser e Hans Krmer, non posso non essere com
mosso di ritornare nella mia citt natale con questi miei saggi,
che tanto devono ai maestri appena nominati.
Ai miei genitori Carla e Johannes, alle sorelle Clara e Adria
na, alle zie e agli zi milanesi tutti pi o meno, dedico questo li
bro con affetto.
Essen, novembre 1993 Vittorio Hsle
Sommario
Introduzione di Giovanni Reale 11
Bibliografa ragionata delle pubblicazioni di Vittorio Hsle 19
PARTE PRIMA
PLATONE E I FONDAMENTI DELL ARITMETICA 33
I. Osservazioni introduttive.
Metodo, tema e piano dellindagine 35
. La filosofa della matematica di Platone. Aspetti generali 39
ITT La generazione dei numeri in Platone nel suo significato
storico 49
IV. La filosofia dei numeri di Platone nel suo significato
filosofico e matematico 69
PARTE SECONDA
PLATONE E I FONDAMENTI DELLA GEOMETRIA 99
I. Premessa. La geometria non euclidea e lAccademia
antica 101
. I passi non-euclidei nel Corpus aristotelicum 105
. Platone e la fondazione ontologica della geometria
euclidea 113
BIBLIOGRAFIA E INDICI 139
l . Indice delle opere espressamente citate o utilizzate 141
. Indice degli autori antichi e moderni citati 153
m . Indice analitico della materia trattata 157
Introduzione di Giovanni Reale
Questo libro che presento il ventesimo che questa collana
pubblica su Platone e sulla storia del Platonismo e dei suoi in
flussi (in particolare, il dodicesimo dedicato a Platone in manie
ra specifica) *, ed assai ricco di novit.
Il successo del nuovo paradigma nellinterpretazione di Pla
tone nelle sue varie articolazioni, indica chiaramente che era
giunto il momento di cercare di uscire dalle secche in cui il para
digma schleiermacheriano si era impelagato.
Credo opportuno ricordare al lettore alcuni particolari. I due
libri di Krmer hanno avuto ormai molte edizioni12; e cos anche
i due di Gaiser3. Lopera di Szlezak in terza edizione4. La mia
giunta alla undicesima edizione (ed e in corso di traduzione in
varie lingue)5. Gli stessi commentari ai maggiori dialoghi dialet-
1Si veda il catalogo delle opere pubblicate inserito nelle ultime pagine di que
sto volume. .
2H. Krmer, Platone e i fondamenti della metafisica. Saggtosulla teona det
principi e sulle dottrine non scritte di Platone con una raccolta dei documenti fon
damentali in edizione bilingue e bibliografia. Introduzione e traduzione di G.
Reale, Vita e Pensiero, Milano 1982; 1987; 1989; 1993; 1994. Idem, Dialettica *
definizione del Bene in Platone. Interpretazione e commentario storico-filosofico di
Repubblica VU 534 B 3-D 2. Introduzione di G. Reale, traduzione di E. Peroli,
Vita e Pensiero, Milano 1989l'2; 1993 3. .
3K. Gaiser, La metafisica della storia in Platone. Con un saggio sulla teoria det
principi e una raccolta in edizione bilingue det testi platonici sulla storia. Introdu
zione e traduzione di G. Reale, Vita e Pensiero, Milano 1988; 1991 2; ristampa
1992. Idem, Doro della sapienza. Sulla preghiera del filosofo a conclusione del Fe
dro di Platone. Introduzione e traduzione di G. Reale, Vita e Pensiero, Milano
1990; 1992 , , . .
4Th. A. Szlezak, Platone e la scrittura della filosofia. Analist dt struttura det
dialoghi della giovinezza e della maturit alla luce di un nuovo paradigma ermeneu
tico. Introduzione e traduzione di G. Reale, Vita e Pensiero, Milano 1988; 1989;
1992.
3G. Reale, Per una nuova interpretazione di Platone. Rilettura della metafisica
dei grandi dialoghi alla luce delle dottrine non scritte, CusL Milano 1984; Vita e
Pensiero, Milano 19873 **; 199110(stesura definitiva); 199311. gi uscita ledizione
121
tici finora pubblicati, pur essendo molto tecnici, sono stati ac
colti con grande favore: quello di Giancarlo Movia al Sofista
gi in seconda edizione*6 78; quelli di Maurizio Migliori al
Parmenide1e al Filebos stanno esaurendosi ed prevista una se
conda edizione gi nel corso di questanno9.
Certo, malgrado questi successi, sono ancora numerosi gli av
versari del nuovo paradigma nellinterpretazione di Platone. Ma
si tratta di quegli avversari che Thomas Kuhn, nel suo celebre li
bro La struttura delle rivoluzioni scientifiche, aveva caratterizzato
in modo esemplare come i nemici che sono tali per ragioni strut
turali dei nuovi paradigmi nellambito delle varie scienze. Si
tratta, precisamente, di quegli studiosi per lo pi non giovani,
legati per doppia mandata al paradigma nel quale si sono forma
ti, e quindi avversi a tutte quelle novit che ne mettono in crisi i
concetti e le strutture di base10.
In particolare, gli avversari del nuovo paradigma per linter
pretazione di Platone sono di due tipi molto diversi fra di loro.
Da un lato stanno i puri filologi, legati a certe forme di iper-
razionalismo di radici positivistiche. Secondo costoro, ci che
non si legge come espressamente detto nei dialoghi platonici,
non pu essere platonico. Quello che ci viene detto dalla tradi
zione indiretta sulle dottrine non scritte di Platone non illumina
e non chiarisce i dialoghi, ma li inquina e ne complica la com
prensione. Ovviamente, costoro non tengono nel ben che mini
tedesca (Editore Ferdinand Schningh, Paderborn 1993).
6G. Movia, Apparenze, essere e verit. Commentario storico-filosofico al Sofi
sta di Platone. Prefazione di H. Krmer, introduzione di G. Reale, Vita e Pensie
ro, Milano 1991; 1994.
7M. Migliori, Dialettica e Verit. Commentario filosofico al Parmenide di
Platone. Prefazione di H. Krmer, introduzione di G. Reale, Vita e Pensiero
1990.
8M. Migliori, L'uomo fra piacere, intelligenza e Bene. Commentario storico-fi
losofico al Pilebo di Platone. Introduzione di Th. A. Szlezak, Vita e Pensiero
Milano 1993.
9Unottima accoglienza hanno avuto anche i lavori di M. Erler, Il senso delle
aporie net dialoghi di Platone. Esercizi di avviamento al pensiero filosofico. Intro
duzione di G. Reale, traduzione di C. Mazzarelli, Vita e Pensiero, Milano 1991; e
di K. Albert, Sul concetto di filosofia in Platone. Edizione italiana a cura di P. Tra
verso, intr. di G. Reale, Vita e Pensiero, Milano 1991.
10Si veda quanto dico a questo proposito nei primi due capitoli del mio libro
Per una nuova interpretazione di Platone.
*V
mo conto la rivoluzione culturale, che allepoca di Platone giun
geva ormai al suo momento conclusivo, con la relativa tensione
dinamica fra i due poli opposti della oralit e della scrittura. Essi
sono convinti, in particolare, che il giudizio che si pu dare sulla
scrittura sia solamente quello che pu dare 1 uomo moderno,
che si formato appunto sulla base della cultura della scrittura.
Dal lato opposto stanno alcuni teoreti, i quali accettano come
valido ci che ad essi risulta vero secondo le categorie del loro
sistema, e quindi pensano che Platone non possa venir letto se
non nellottica del loro stesso sistema, con tutta una serie di con
seguenze che da questo derivano.
Molto interessante , poi, un certo gioco incrociato che alcu
ni hanno fatto.
Certi teoreti hanno rimosso le questioni delle dottrine non
scritte, giudicandole mere questioni filologiche e non filoso
fiche in senso stretto, o comunque assai poco significative nei
confronti della imponente testimonianza degli scritti. Oppure,
certi altri teoreti hanno affermato che, ammesso anche che le
dottrine non scritte abbiamo un fondamento storico, non sono
interessanti dal punto di vista speculativo, in quanto ci che da
esse si ricava nettamente inferiore a ci che si ricava dagli scrit
ti. In particolare, la dottrina dei principi sarebbe molto al di sot
to della teoria delle Idee, in cui solo si manifesta la vera grandez
za di Platone.
Alcuni filologi, allopposto, hanno affermato che chi rilegge
Platone in funzione delle dottrine non scritte, lo fa per ricavare
da lui elementi per una propria autocomprensione e autogiusti
ficazione.
Come pi volte ho avuto modo di precisare, prendendo posi
zione nei confronti di questi vari fraintendimenti, la rilettura di
Platone secondo il nuovo paradigma alternativo implica una fe
conda sinergia e mediazione sintetica di strumenti filologici e
strumenti squisitamente filosofici. In particolare, occorre ricu
perare quel circolo ermeneutico che ci faccia comprendere
quel diverso che peculiare di Platone rispetto a noi moderni
nei confronti della scrittura e dei modi di comunicazione della
conoscenza della verit, in tutta la loro portata.
In effetti, la comprensione delle dottrine non scritte getta
molta luce sugli scritti, rendendo comprensibili tutti quei punti
14
dei dialoghi in passato giudicati oscuri e problematici, e fa emer
gere dai dialoghi stessi insospettate ricchezze, come i libri di
Gaiser11, di Szlezk1112, di Erler13, di Mo via 14e di Migliori1516, oltre
al mio , dimostrano ud hunduntiatn. Inoltre, contro coloro che
hanno giudicato le dottrine non scritte un frutto della senilit di
Platone che si colloca quasi al di fuori della temperie della cultu-
ra greca, io ho dimostrato come, proprio al contrario, esse espri
mano in modo perfetto in chiave metafsica alcune delle cifre
emblematiche della cultura e dello spirito della grecit. Infine,
da rilevare che una adeguata comprensione delle dottrine non
scritte non cambia solo il modo di interpretare Platone, ma
levoluzione del pensiero greco in generale, e alcuni punti-chiave
del pensiero moderno, come Krmer ha dimostrato1718.
E che rapporto hanno le dottrine non scritte di Platone con
le scienze matematiche? Comportano consistenti guadagni inter
pretativi? Gi Gaiser aveva dimostrato la centralit che hanno le
scienze matematiche nel pensiero platonico1S. Ma su alcuni nessi
specifici delle dottrine non scritte con la matematica, rivisti in
ottica storica ad ampio raggio, si possono guadagnare ulteriori e
significativi risultati.
E proprio questo che Vittorio Hsle fa in questi due saggi,
che, per la loro coerenza e convergenza di risultati, formano un
vero e proprio libro unitario, di assai grande interesse.
Hsle figlio di madre italiana e di padre tedesco. Ha tra
scorso i suoi primi anni in Italia (suo padre ha insegnato lettera
tura tedesca allUniversit Cattolica di Milano e ha diretto il
Goethe Institut); ma si formato culturalmente nei licei e negli
mbiti universitari tedeschi.
La specifica formazione culturale di Hsle gli permette di
muoversi con competenza e sicurezza nella complessa area della
problematica che tratta in questo libro.
11Cfr. supra, nota 3.
12Cfr. supra, nota 4.
13Cfr. supra, nota 9.
14Cfr. supra, nota 6.
15Cfr. supra, note 7 e 8.
16Cfr. supra, nota 5.
17Cfr. Platone, parte terza .passim.
18K. Gaiser, Platons ungeschriebene Lehre, Stuttgart 1963; 1968 3, soprattutto
la prima parte, passim.
15
Nello studio della storia della matematica e delle scienze ha
avuto come maestri dapprima Ludovico Geymonat e il figlio
Mario (che ha sposato una sorella della madre di Hsle). Suc
cessivamente, a Ratisbona, ha studiato con Imre Tth, uno dei
maggiori conoscitori della problematica connessa con le geome
trie non-euclidee19 20.
Per quanto riguarda invece i suoi studi sul pensiero antico e
su Platone in particolare ha avuto come maestri a Tubinga Kon
rad Gaiser e Hans Krmer.
Gi il suo primo libro, dal titolo Wahrheit und Geschichte.
Studien zur Struktur der Philosophiegeschichte unter paradigmati-
scher Analyse der Entwicklung von Parmenides bis Platon20, lo
poneva in primo piano. In esso Hsle prendeva netta posizione
a favore del nuovo paradigma e ne mostrava la fecondit per
quanto concerne questa tematica.
Le novit che Hsle presenta nei saggi contenuti in questo
suo libro, come sopra ho gi detto, sono di grande rilievo.
LUno e la Diade indefinita, di cui trattavano in modo specifi
co le dottrine non scritte, in quanto sono da Platone considerati
principi primi e supremi, sono fondativi di tutta quanta la realt
senza eccezioni. Essi spiegano, pertanto, non solo la struttura
della realt e del cosmo, ma anche la struttura delletica, della
politica, e in particolare anche la struttura degli enti matematici
e quindi della scienza matematica21.
Per quanto concerne laritmetica, che viene trattata nel primo
saggio, Hsle giunge alle conclusioni che seguono. . . .
Platone ha tentato di dedurre i numeri partendo dai principi
(Uno-Diade; unit-pluralit). In questo modo egli ha cercato di
elaborare i principi della matematica, facendo pi di quanto ha
fatto poi lo stesso Euclide, il quale ha assiomatizzato la geome
tria e non laritmetica22.
Cos facendo, Platone ha anticipato alcuni moderm. Il nesso
19I. Tth, Das Parallelenproblem im Corpus Aristotelicum, Archiv of History
of Exact Sciences, 3 (1967), pp. 229-422. u u
20Lopera stata pubblicata nel 1984 presso 1Editrice Frommann-Holzboog,
Stuttgart-Bad Cannstatt, in una collana curata dallIstituto Italiano per gli Studi
Filosofici di Napoli, di cui Hsle stato borsista per un lungo periodo.
21Cfr. infra, parte prima, cap. Ill, S 4. (a).
22Cfr. infra, ivi, cap. Ili, passtm.
strutturale dualit-pluralit da lui stabilito si riscontra poi in
Leibniz e Brouwer. Inoltre, cercando di sviluppare la matemati
ca prescindendo da concetti geometrici, Platone si pone non so
lo al di sopra del suo tempo, ma anticipa, in un certo senso, al
cuni sviluppi moderni, come quelli di Peano e di Dedekind23.
In particolare, se considerato nellottica della filosofa della
matematica, la posizione di Platone sembra avere alcune tangen
ze con posizioni moderne. Da un lato, sembra avere alcuni nessi
con il logicismo, non per nel senso della logica formale, ma nel
senso della dialettica metafsica dei principi; dallaltro, di conse
guenza, sembra avere alcune tangenze con l intuizionismo di
Brouwer. Scrive Hsle: ... si potrebbe dunque dire che nel lo
gicismo e nellintuizionismo continuano ad agire separate le due
met della filosofia platonica della matematica: nel logicismo,
pi che altro, il suo aspetto formale; nellintuizionismo, pi che
altro, il suo aspetto materiale. Se poi ci si guarda intorno alla ri
cerca di una filosofa della matematica, in cui questi due aspetti
siano ancora uniti, occorre riportarsi alla filosofa della matema
tica di Hegel24.
Queste avanzate posizioni di Platone si impongono, nota H
sle, malgrado il fatto che Platone si sia attenuto allimportanza
ontologica e assiologica della decade, che lo legava al passato
(lemblematico numero dieci delle dita e la decade pitagorica)25.
Ancor pi incisivi e innovativi, per certi aspetti, i risultati del
secondo saggio sui fondamenti della geometria.
Hsle rileva come, sulla base delle ricerche condotte da Imre
Tth, risulta che Aristotele fosse a conoscenza del carattere as
siomatico del quinto postulato della geometria e che consideras
se la sua accettazione e la sua non-accettazione come frutto di
una libera scelta26.
Aristotele desumeva le sue conoscenze geometriche dallAc
cademia. Gli elementi non-euclidei che si ricavano dal Corpus
aristotelicum comprovano le incertezze che si nutrivano fra i
suoi contemporanei sul quinto postulato. Forse nella misura in
23Cfr. ivi, cap. IV.
24Ivi, p. 95.
23Cfr. ivi, cap. Ili, 4. (e).
26Oh:infra, parte seconda, capp. I-II.
17
cui lo introduce appunto come postulato, Euclide stesso lascia
intrawedere che in qualche modo si rendeva conto della sua in
dimostrabilit.
Alcuni matematici greci per uscire dalla incertezza si sono
probabilmente basati su una fondazione e giustificazione del po
stulato per intuizione. Platone ha seguito invece unaltra via.
Scrive Hsle: Sembra che il contributo di Platone, in questa
difficile congiuntura, sia invece quello di aver insistito su un
concetto di geometria rigoroso, che rinuncia allintuizione e che
in tale misura molto moderno, e di aver rimosso la crisi per
mezzo di una costruzione ontologica: la geometria euclidea,
quale geometria dellangolo retto la geometria vera27.
In effetti, nelle sue dottrine non scritte, Platone ha considera
to langolo retto come strutturalmente connesso con l Uno,
mentre gli angoli acuti e ottusi erano da lui strutturalmente con
nessi con la Diade indefinita. Proprio il ruolo determinante
dellangolo retto, che ha quel nesso strutturale con lUno (prin
cipio fondativo positivo) di cui si detto, garantisce alla geome
tria un valore veritativo28.
Forse stato proprio Platone, sulla base di questa sua fonda
zione filosofica della geometria, che ha arginato alcune tendenze
antieuclidee e ha dato un contributo determinante alla costru
zione del sistema euclideo29.
Secondo Hsle Platone fu, probabilmente, il primo pensatore
che nella storia del pensiero occidentale, ha compreso come la
matematica per la sua stessa natura non sia in grado di autofon-
darsi30.
La validit dei teoremi dipende dalla validit degli assiomi;
ma la validit degli assiomi pu essere dimostrata solamente su
un piano superiore, ossia portandosi sul piano metafisico, e pre
cisamente su quel piano su cui Platone si mosso appunto con
le sue dottrine non scritte.
Giovanni Reale
27Ivi, p. 136.
28Cfr. ivi, cap. Ili, 5.
29Cfr. ivi, S 6.
30Cfr. ivi, 4. (c).
Bibliografia ragionata delle pubblicazioni di Vittorio
Hsle
(aggiornata al 1993)
A. Libri
1. Wahrheit und Geschichte. Studien zur Struktur der Philo
sophiegeschichte unter paradigmatischer Analyse der Entwicklung
von Parmenides bis Platon, Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad
Cannstatt 1984.
H libro presenta una filosofa della storia della filosofa, che si ispira al
le Lezioni sulla storia della filosofia di Hegel, ma amplia limpostazio
ne hegeliana mediante linclusione di modelli ciclici. Come tesi princi
pale, si sostiene che la storia della filosofia occidentale strutturata in
cinque cicli, che mostrano fra di loro sorprendenti analogie: ad una fa
se (a) dogmatico-razionalista, segue (b) unimpostazione pi empirista,
che sfocia necessariamente (c) nello scetticismo; questultimo provoca
una critica che mira (d) alla rifondazione delletica; ogni ciclo finisce
(e) con una filosofia del tipo dellidealismo oggettivo. La tesi, che ar
ticolata a priori nella prima parte del libro e solamente abbozzata per i
cicli ulteriori nella terza, viene dimostrata estesamente nella seconda
parte, cio nella parte centrale del libro, per il primo ciclo che si esten
de da Parmenide a Platone: gli Eleati corrispondono alla prima fase
(a), Empedocle, Anassagora e gli Atomisti alla seconda (b), i Sofisti al
la terza (c), Socrate alla quarta (d), Platone alla quinta (e). Le interpre
tazioni di Socrate e di Platone contengono diverse novit filologiche.
In particolare, linterpretazione unitaria della filosofa dai Presocratici
a Platone rafforza il nuovo paradigma dellinterpretazione di Platone.
I contributi pi importanti del libro consistono nel criticare il relativi
smo storico e lidea di un progresso lineare della storia della filosofia,
e nellargomentare a favore dellidealismo oggettivo. Tutta lopera
dellautore dedicata ad un rinnovamento di questo tipo di filosofia. 2
2. Die Vollendung der Tragdie im Sptwerk des Sophokles.
sthetisch-historische Bemerkungen zur Struktur der attischen
Tragdie, Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Cannstatt 1984
(traduzione italiana: II compimento della tragedia nell'opera tarda
di Sofocle. Osservazioni storico-estetiche sulla scrittura della trage
dia attica, Bibliopolis, Napoli 1986).
Il volume cerca una logica nello sviluppo della tragedia greca da
Eschilo ad Euripide e Sofocle, e mostra un certo parallelismo fra que
sto sviluppo e quello della filosofa classica greca. importante luso
della categoria di intersoggettivit nellinterpretazione del tardo Sofo
cle.
3. In collaborazione con Ch. Lohr e W. Bchel: Raimundus
Lullus, Die neue Logik. Logica Nova, textkritisch hg. von Ch.
Lohr, bs. von V. Hsle und W. Bchel, mit einer Einfhrung
von V. Hsle, Felix Meiner Verlag, Hamburg 1985.
La lunga introduzione (pp. IX-LXXXII, LXXXVH-XCIV) descrive la
vita e il pensiero del filosofo catalano. Sono centrali le riflessioni sul
rapporto tra fede e ragione, sia nella filosofia medioevale in genere, sia
in Lullo in particolare. Il contributo di questultimo a favore di una
teologia razionale del cristianesimo si dimostra molto pi originale di
quanto si assuma comunemente.
4. Hegels System. Der Idealismus der Subjektivitt und das
Problem der Intersubjektivitt, 2 Bde., Felix Meiner Verlag,
Hamburg 1987; 19882.
Lanalisi completa di tutto il sistema hegeliano dedicata allo studio
della sua coerenza interna e della sua compatibilit con le scienze mo
derne. Il metodo critico adottato sempre quello della critica interna.
Come tesi fondamentale, si sostiene che il problema maggiore del si
stema hegeliano sta nella tensione fra la categoria della soggettivit,
che forma lasse centrale della sua prima philosophia, e la categoria
della intersoggettivit, che emerge poderosamente nella Realpbilo-
sophie. Di particolare importanza sono la ricostruzione della dialettica
hegeliana e della sua filosofa dello spirito oggettivo.
5. AA. W , Die Rechtsphilosophie des deutschen Idealismus, a
cura di V. Hsle, Felix Meiner Verlag, Hamburg 1989.
Sono gli atti di un convegno sulla filosofa del diritto dellidealismo te
desco, in particolare di Fichte, di Schelling e di Hegel.
pbBLICAZIofti

6. In collaborazione con Ch. Jermann: Giambattista Vico,


Prinzip einer neuen Wissenschaft ber die gemeinsame Natur der
Vlker, bs. von V. Hsle und Ch. Jermann und mit Textverwei
sen von Ch. Jermann, mit einer Einleitung von V. Hsle, 2 Bde.,
Felix Meiner Verlag, Hamburg 1990.
La monografa ( Vico und die Idee der Kulturwissenschaft, pp. XXXI-
CCXCIII), che introduce questa prima traduzione tedesca completa
del capolavoro vichiano, uno studio sulla vita di Vico e sulla struttu
ra della Scienza Nuova. Emerge lestrema originalit del tentativo vi
chiano di fondare su una metafsica di matrice platonica la scienza del
mondo civile o intersoggettivo.
7. La legittimit del politico, Guerini e Associati, Milano 1990
(traduzione italiana degli articoli citati infra, ai numeri 26 e 34).
H volume raccoglie due saggi dedicati ai tentativi di Machiavelli e di
Schmitt di riconoscere la parziale autonomia del politico.
8. Die Krise der Gegenwart und die Verantwortung der Philo
sophie. Traszendentalpragmatik, Letztbegrndung, Ethik, C. H.
Beck Verlag, Mnchen 1990.
Nella prima parte, lopera critica le correnti pi importanti della filo
sofa post-hegeliana (marxismo, scientismo, ermeneutica), e soprattut
to la loro incapacit di fondare letica. Si prende in considerazione la
pragmatica trascendentale di Karl Otto Apel come il tentativo pi am
bizioso di fondare rigorosamente unetica non naturalistica. Nella ter
za parte, si abbozza lidea di un idealismo oggettivo, in cui si integrino
il metodo fondativo della pragmatica trascendentale ed il suo interesse
per la categoria di intersoggettivit. Daltro canto, con unanalisi accu
rata, si dimostra che non sono valide le molteplici ricostruzioni della
famosa tesi wittgensteiniana sullimpossibilit di un linguaggio privato.
9. Hegel e la fondazione dellidealismo oggettivo, Guerini e Asso
ciati, Milano 1991 (traduzione italiana dellarticolo citato infra,
al n. 28, e testo delle lezioni italiane tenute sulla base del libro
citato supra, n. 4).
Contiene il saggio pi impegnativo di Hsle, ed il testo di lezioni di
vulgative su alcuni concetti del libro Hegels System.
22
10. Philosophie der kologischen Krise. Moskauer Vortrge, C.
H. Beck Verlag, Mnchen 1991 (traduzione italiana: Filosofia
della crisi ecologica, Einaudi, Torino 1992; traduzione russa:
Filosofija i ekologija, Nauka, Mosca 1993).
Lopera tratta dei presupposti storici ed intellettuali della crisi ecologi
ca e sviluppa le norme che a livello individuale, economico e politico
sono necessarie per arginarla.
11. Praktische Philosophie in der modernen Welt, C. H. Beck
Verlag, Mnchen 1992 (contiene i saggi citati infra, ai nn. 29,38,
40,44,45,50,51).
I saggi contenuti in questa raccolta vertono su due punti: da una par
te, sulla fondazione di unetica universalistica, che si appoggia su
Kant, per supera il suo formalismo; dallaltra parte, su diverse que
stioni di etica applicata concernenti il mondo moderno.
12. Genii filosofa novogo vremeni, Nauka, Mosca 1992.
In cinque lezioni, vengono trattate nel loro nesso storico e logico le
metafisiche di Cartesio, Spinoza, Kant, Fichte e Hegel. Il libro insiste
sulla categoria di progresso con intensit molto maggiore rispetto a
Wahrheit und Geschichte.
13.1 fondamenti dell'aritmetica e della geometria in Platone, Vita
e Pensiero, Milano 1994 (contiene la traduzione italiana dei sag
gi citati infra, ai nn. 14 e 16).
il volume che qui si presenta.
B. Saggi in riviste o miscellanee
14. Platons Grundlegung der Euklidizitt der Geometrie, Philo-
logus, 126 (1982), pp. 180-197.
il saggio qui tradotto come Parte seconda del libro. Si dimostra la
presenza in Platone di riflessioni sulla geometria non-eudidea. 15
15. In collaborazione con D. Wandschneider: Die Entuerung

der Idee zur Natur und ihre zeitliche Entfaltung als Geist bei
Hegel, Hegel Studien, 18 (1983), pp. 173-199.
Si affronta uno dei maggiori problemi propri di ogni forma di ideali
smo oggettivo: il problema del perch esista qualcosa al di fuori del
mondo ideale. Allinterno del sistema hegeliano viene proposta una
soluzione, secondo la quale la triade idea-natura-spirito si crea per
lapplicazione della struttura dialettica dellidea assoluta a se medesi
ma.
16. Zu Platons Philosophie der Zahlen und deren mathematischer
und philosophischer Bedeutung, Theologie und Philosophie,
59 (1984), pp. 321-355 (traduzione inglese in: Graduate
Faculty Philosophy Journal, 13 [1988], pp. 21-63).
il saggio qui tradotto come Parte prima del libro. Vi si analizza, sulla
base del nuovo paradigma, la filosofia dei numeri di Platone, e la si
mette in relazione con la moderna la filosofia della matematica, oltre
che con la moderna fondazione dellaritmetica.
17. Hegels "Naturphilosophie und Platons Timaios" - ein
Strukturvergleich, Philosophia Naturalis, 21 (1984), pp. 64-
100.
Si mostrano dettagliate analogie fra il Timeo di Platone e la Filosofia
della Natura di Hegel, che rafforzano la tesi del volume Wahrheit und
Geschichte sulla fondamentale affinit di Platone con Hegel.
18. La antropologia en Fichte, in: R. Sevilla (curatore), La
evolucin, elhombrey elhumano, Tbingen 1986, pp. 113-130.
Si fa notare come Fichte abbia anticipato le scoperte pi famose
dellantropologia moderna. Ispirandosi con ogni probabilit a Herder,
Fichte ha tentato di dedurre a priori le sue idee dal concetto di uomo. 19*****
19. Die Transzendentalpragmatik als Fichteanismus der
Intersubjektivitt, Zeitschrift fr philosophische Forschung,
40 (1986), pp. 235-252 (traduzione russa in: AA. VV.,
Duchovnost': tradicii i problemy, Ufa 1991, pp. 31-37; in: AA.
W., Fichte i konec XX veka, Ufa 1992, pp. 95-101; e anche in:
Filosofskaja i sociologiceskaja, mysl 2 (1992), pp. 72-93.
Si interpreta la pragmatica trascendentale come una trasformazione in
senso intersoggettivo del pensiero fchtiano, e si applicano al pensiero
di Apel alcune delle critiche hegeliane dirette a Fichte.
20. Eine unsittliche Sittlichkeit. Hegels Kritik an der indischen
Kultur, in: W. Kuhlmann (curatore), Moralitt und Sittlichkeit,
Frankfurt 1986, pp. 136-182.
Il saggio analizza tutti i passi di Hegel sulla cultura indiana, dimostra
la notevole conoscenza che egli ebbe di questa cultura, e difende una
buona parte della sua critica come critica razionale contro i rimproveri
di eurocentrismo.
21. Raum, Zeit und Bewegung, in: M. J. Petry (curatore), Hegel
und die Naturwissenschaften, Stuttgart-Bad Cannstatt 1987, pp.
247-292.
22. Pflanze und Tier, ibid., pp. 377-422.
Questi due saggi (21 e 22) costituiscono un commento sistematico alle
parti pi importanti della Filosofia della Natura di Hegel.
23. Die Stellung von Hegels Philosophie des objektiven Geistes in
seinem System und ihre Aporie, in: Ch. Jermann (curatore),
Anspruch und Leistung von Hegels Rechtsphilosophie, Stuttgart-
Bad Cannstatt 1987, pp. 11-53.
24. Das abstrakte Recht, ibid., pp. 55-99.
25. Der Staat, ibid., pp. 183-226.
Questi tre saggi (23, 24, 25) interpretano la posizione sistematica dei
Lineamenti di filosofia del diritto nel sistema di Hegel, e commentano
sistematicamente la prima e la terza parte dellopera. Insieme ai due
saggi precedenti, anche questi tre sono stati in gran parte integrati nel
volume Hegels System. 26**
26. Carl Schmitts Kritik an der Selbstaufhebung einer wertneutra
len Verfassung in Legalitt und Legitimitt, Deutsche
Vierteljahrsschrift, 61 (1987), pp. 3-36.
Viene dimostrata la grande originalit del famoso saggio di Schmitt
che anticipa lascesa legale di Hitler al potere. Si insiste sulla necessit
di limitare le revisioni legali alla costituzione, anche se simili limitazio
ni non possono essere legittimate, n in maniera consensuale, n su
base storicista. Sebbene la costituzione di Bonn risulti tecnicamente
superiore a quella di Weimar, poich ha colto le indicazioni di Sch
mitt, rimane in dubbio se lo spirito del nostro tempo sia veramente
congeniale ai presupposti etici della nuova costituzione.
27. Ha la filosofia ancora un compito storico?, La Provincia di
Napoli, 9 (1987), numero speciale 3-4: LIstituto Italiano per gli
Studi Filosofici e la Scuola di Studi Superiori in Napoli, pp. 153-
159.
Si tratta di un saggio occasionale in cui si auspica, per superare il rela
tivismo storico, la combinazione tra una fondazione ultima propria
della filosofa prima e una filosofia della storia.
28. Begrndungsfragen des objektiven Idealismus, in: AA. W . ,
Philosophie und Begrndung, a cura del Forum fr Philosophie
Bad Homburg, Frankfurt 1987, pp. 212-267.
Questo saggio, che teoreticamente il pi importante, tenta una fon
dazione ultima dellidealismo oggettivo. Si dimostra che esiste una co
noscenza incondizionata e che questa conoscenza incondizionata non
pu essere interpretata come conoscenza meramente soggettiva.
29. Moralische Reflexion und Institutionenzerfall. Zur Oialektik
von Aufklrung und Gegenaufklrung, in: Hegel-Jahrbuch
1987, pp. 108-116.
Il saggio analizza le contraddizioni e la dialettica fra illuminismo e
controillumismo due movimenti che dominano la filosofia e la poli
tica moderna , e mostra come riesca a svincolarsi dalloscillazione
fra sinistra e destra solo un pensiero che sia in grado si fondare
ultimativamente letica. 30***
30. giusta la ricerca sugli embrioni? Unintervista a V Hsle,
in: V. Lanfranchi e S. Favi (curatori), Figli della scienza, con in
troduzioni di G. Berlinguer e L. Violante, Roma 1988, pp. 189-
194.
Si critica la crescita esponenziale della razionalit strumentale a scapi
to di quella valutativa.
31. Tragweite und Grenzen der evolutionren Erkenntnistheorie,
Zeitschrift fr allgemeine Wissenschaftstheorie, 19 (1988),
pp. 348-377.
Si difende la pretesa dellepistemologia evoluzionistica di spiegare la
genesi della conoscenza umana, per si respinge come circolare il ten
tativo di risolvere in tale maniera il problema della validit. Si mostra
come lidealismo oggettivo costituisca lunica possibilit coerente di
combinare lapproccio genetico con quello trascendentale.
32. Versuch einer Standort- und Zielbestimmung fr Aufgaben der
geistig-politischen Fhrung, in: AA. W., Herausforderungen fr
die Politik, Mnchen 1989, pp. 41-63.
uno scritto redatto sotto invito della cancelleria, in cui si nominano i
compiti pi importanti di ima politica morale che la Repubblica Fede
rale chiamata a seguire.
33. Was darf und was soll der Staat bestrafen? berlegungen im
Anschlu an Fichtes und Hegels Straftheorien, in: V. Hsle (cura
tore), Oie Rechtsphilosophie des deutschen Idealismus, citato
supra, . 5.
Si pongono a confronto le risposte diverse che Fichte e Hegel hanno
dato alla questione relativa a ci che lo stato pu punire in maniera le
gittima. Nella parte sistematica, si sviluppa una teoria dettagliata su
questo problema.
34. Morality and Politics: Reflections on Machiavelli s Prince,
International Journal of Politics, Culture and Society, 3/1
(1989), pp. 51-69.
Gli argomenti di ordine morale del Principe di Machiavelli vengono
ricostruiti e valutati nella loro grandezza e nei loro limiti. 35**
35. Ober die Unmglichkeit einer naturalistischen Begrndung
der Ethik, Wiener Jahrbuch fr Philosophie, 22 (1990), pp.
13-29.
Si dimostra che ogni tentativo di fondare letica su base naturalistica
destinato a fallire, sebbene sia possibile tuia spiegazione naturalistica
della genesi del comportamento umano.
36. Recht und Geschichte bei Giambattista Vico, in: K. O. Apel-
R. Pozzo (curatori), Zur Rekonstruktion der praktischen
Philosophie. Gedenkschrift fr Karl-Heinz Ilting, Stuttgart-Bad
Cannstatt 1990, pp. 389-417.
Lo studio analizza il contributo di Vico a favore di una filosofa della
storia del diritto, e lo pone a confronto con i suoi predecessori e suc
cessori.
37. Platonism and Anti-Platonism tn Nicholas o f Cusa's Phil
osophy of Mathematics, Graduate Faculty Philosophy Journal,
13 (1990), pp. 79-112.
Si dimostra come molte idee della filosofia della matematica di Plato
ne (in parte delle dottrine non scritte) siano ancora presenti in Cu
sano, anche se egli le trascende mediante due concezioni originali: da
un lato, il concetto di infinito; e dallaltro lato, la teoria in virt della
quale luomo pu creare gli enti matematici.
38. The Greatness and Limits of Kants Practical Philosophy,
ibid., pp. 133-157 (traduzione tedesca in: K. Giel-R. Breuninger
[curatori], Wissenschaftsethik unter philosophischen Aspekten,
Ulm 1991, pp. 9-39).
Si tratta di unanalisi delletica kantiana, posta a confronto con le mag
giori teorie della successiva filosofia morale.
39. Natur und Naturwissenschaft in Vicos neuer Wissenschaft
vom Geist, in: R. Bubner-B. Gladigow-W. Haug (curatori), Oie
Trennung von Natur und Geist, Mnchen 1990, pp. 55-77.
Il saggio si occupa del concetto di natura e della relazione fra scienze
della natura e scienze ermeneutiche nella filosofia di Vico. 40*
40. Sein und Subjektivitt. Zur Metaphysik der kologischen
Krise, Prima Philosophie, 4 (1991), pp. 519-541.
Questo saggio indica unimportante cesura nella produzione del suo
autore: egli vi riconosce la necessit di integrare in un idealismo ogget
tivo alcuni momenti della teoria heideggeriana dellassoluto e della
storia, se si vuole capire la truce essenza del nostro secolo. Allo stesso
tempo, viene mostrata una certa continuit nello sviluppo dai primi
organismi allattuale crisi ecologica, che presuppone, nelluomo, una
peculiare unit di categorie organiche e spirituali.
4L Die Wiedervereinigung - Rckfall in die Politik der National
staaten oder ein Schritt zur berwindung der Trennung Europas?,
in: P. Braiding-W. Reese-Schfer (curatori), Universalismus,
Nationalismus und die neue Einheit der Deutschen, Frankfurt
1991, pp. 71-80.
uno scritto doccasione, ove si auspica che lunificazione tedesca
non porti ad un trionfo del nazionalismo, ma ad unintegrazione
dellEuropa orientale con quella occidentale.
42. Heideggers Philosophie der Technik, Wiener Jahrbuch fr
Philosophie, 23 (1991), pp. 37-53 (traduzione russa in: N. V.
MotroSilova et A. [curatori], Filosofia Martina Chaideggera i
sovremennost, Mosca 1991, pp. 138-154).
Vengono descritti tanto la genialit quanto i limiti della filosofa della
tecnica di Heidegger, che ha s un fondamento nella metafisica, ma
non ha uno sbocco etico.
43. Intersubjektivitt und Willensfreiheit in Fichtes Sittenlehre,
in: M. Kahlo-E. A. Wolff-R. Zaczyk (curatori), Fichtes Lehre
vom Rechtsverhltnis. Die Deduktion der 1-4 der Grundlage
des Naturrechts und ihre Stellung in der Rechtsphilosophie,
Frankfurt 1992, pp. 29-52.
Si dimostra come Fichte debba ricorrere alla teoria dellarmonia pre
stabilita per risolvere il problema della comunicazione intersoggettiva,
e come ci non sia compatibile con la sua accettazione del libero arbi
trio. 4 4*
44. Warum ist die Technik ein philosophisches Schlsselproblem
geworden?, in: K. Giel-R. Breuninger (curatori), Natur in der
Philosophie, Ulm 1992, pp. 35-51.

Vi si analizzano i presupposti antropologici e storici dellascesa della


tecnica, e le sue conseguenze etiche.
45. The Third World as a Philosophical Problem, Social Re
search, 59 (1992), pp. 227-262 (anche in: R. Fornet-
Betancourt, Diskursethik oder Befreiungsethik?, Aachen 1992,
pp. 122-151; traduzione tedesca in: J. P. Wils [curatore], Alibi
Wirtschaftsethik?, Tbingen 1992, pp. 63-79).
Alla considerazione della genesi storica del Terzo mondo come risulta
to dellasincronia delle diverse culture e della modernizzazione
dellEuropa, si unisce unanalisi dei doveri morali dellEuropa verso il
Terzo mondo, a livello individuale, economico e politico.
46. Kan Abraham reddes? Og: Kan Soren Kierkegaard reddes? Et
hegelsk oppgjor med Frygt og Bven, Norsk Filosofisk
Tidsskrift, 27 (1992), pp. 1-26.
Si presenta una metacritica hegeliana a Timore e Tremore di Kierke
gaard, con una nuova interpretazione del tentato sacrifcio di Isacco.
47. Die Idee der Hochschule angesichts der Herausforderungen
des 21. Jahrhunderts, in: AA. W., Hochschulen der Zukunft -
Erneuert oder zweite Wahl. Jahresversammlung 1992 der Hoch
schulrektorenkonferenz, Bonn 1992, pp. Al-12.
La crisi dellidea di universit viene spiegata nelle sue cause, e si pro
pongono alcune riforme radicali.
48. Hva er de sentrale forskjellene mellom den antikke og den
moderne filosofien?, Norsk Filosofisk Tidsskrift, 28 (1993),
pp. 1-20.
Con un certo atteggiamento autocritico nei confronti di Wahrheit und
Geschichte, lautore insiste sulle differenze fra metafsica, etica e filoso
fia politica antica e moderna, e tenta di dedurre le differenze dell'era
moderna dal principio della soggettivit. 49
49. Ethische Prinzipien der Friedenssicherung, Rechts-
philosophische Hefte, 2 (1993), pp. 39-58.
Si analizza, con categorie influenzate da Hobbes, Hegel e
Morgenthau, la logica delle lotte di potere e della guerra, e si difende
luso, in casi specifici, della violenza collettiva.
50. Zur Dialektik von strategischer und kommunikativer Rationa
litt, in: J. P. Wils (curatore), Orientierung durch Ethik? Eine
Zwischenbilanz, Paderborn 1993, pp. 11-35.
Le varie forme di razionalit strategica e comunicativa vengono analiz
zate, oltre che valutate secondo criteri morali.
C. Saggi in corso di pubblicazione
51. Versuch einer ethischen Bewertung des Kapitalismus, in: K.
Giel-R. Breuninger (curatori), Wirtschaftsethik, Ulm 1993.
Contiene una valutazione dei meriti e dei limiti delleconomia capitali
stica e unanalisi soprattutto dei presupposti etici della teoria neoclas
sica.
52. Ontologie und Ethik in Hans Jonas, in una miscellanea su
Jonas a cura di D. Bhler, Mnchen 1994.
il primo tentativo di dimostrare gli stretti nessi che sussistono tra la
biologia filosofica di J onas e la sua etica.
53. Individualny i kollektivny krizs samotozdestviennosti,
Voprosy flosofii, 15 (1994).
Vengono analizzate lessenza e le forme dellidentit individuale e col
lettiva, insieme alle corrispondenti crisi di identit.
54. In collaborazione con Mark Roche: Vico s Age of Heroes and
the Age of Men in John Fords Film The Man Who Shot Liberty
Valance, Clio 1994. Il
Il pi grande western della storia del cinema interpretato, median-
te categorie vicinane, come una visione straordinaria dellambivalenza
del progresso.
55. Macht und Moral (per una rivista specializzata).
Si dimostra la complementariet della valutazione morale del potere
(analizzato nelle sue varie forme) e dellinterpretazione sociale, anzi
cratologica, della morale.
D. Recensioni
56. Recensione a: O. D. Brauer, Dialektik der Zeit, Stuttgart-Bad
Cannstatt 1982, in: Philosophische Rundschau, 30 (1983), pp.
299-303.
57. Recensione a: Q. Lauer, Hegel's Concept of God, Albany
1982, in: Theologie und Philosophie, 59 (1984), pp. 109-111.
58. Recensione a: D. Wandschneider, Raum; Zeit, Relativitt,
Frankfurt 1982, ibid., 60 (1985), pp. 114-145.
59. Recensione a: D. Bhler, Rekonstruktive Pragmatik, Frank
furt 1985, in: Zeitschrift fr philosophische Forschung, 40
(1986), pp. 644-648.
60. Recensione a: W. Jaeschke, Die Religionsphilosophie Hegels,
Darmstadt 1983, in: Hegel-Studien, 21 (1986), pp. 244-246.
61. Recensione a: M. W Roche, Dynamic Stillness, Tbingen
1987, in: Germanistik, 1987, pp. 801-802.
62. R. Kany, Mnemosyne als Program, Tbingen 1987, in:
Comparano, 1 (1990), pp. 98-102.
63. F. von Kutschera, Vernunft und Glaube, Berlin-New York
1990, in: Wiener Jahrbuch fr Philosophie, 23 (1991), pp.
227-232.
E. Voci in dizionari
64. Voce: Anonym, Peri bypsous, in: F. Volpi-J. Nida Riimelin,
Lexikon der philosophischen Werke, Stuttgart 1988, p. 504.
65. Voce: K. O. Apel, Transformation der Philosophie, ibid., pp.
730-731.
E Articoli di contenuto scientifico comparsi su quotidiani
66. Verzweifelte Suche nach Sinn. Einblicke in die sowjetische
Philosophie der Gegenwart, sulla Frankfurter Allgemeine
Zeitung del 28/11/ 1990, n. 277, p. N4.
67. Zu Tode geheuchelt. Auf dem Weg zur Reue - Eine Tagung
fragt nach den sowjetischen Lektionen, ibid., n. 233 del 7/10/
1992, p. N5.
G. Interviste per riviste scientifiche
68. Ahsoljutnyi racionalism i sovrernennt krizis, per Voposy
filosofii, 11 (1990), pp. 107-113.
Parte prima
Platone
e i fondamenti dellaritmetica
I. Osservazioni introduttive.
Metodo, tema e piano dellindagine
1. Il Platone italiano di Hans Krmer: l esoterica platonica fra
ricostruzione storica e valutazione filosofica
Il Fiatone italiano di Hans Krmer vuol essere un bilancio
intermedio nellambito della discussione sullesoterica platonica,
che ad oggi si protrae da pi di un quarto di secolo, e in effetti
rappresenta un contributo dietro al quale non dovrebbe esserci
pi ritorno1. Krmer vi ha stabilito, fra laltro, alcune prescrizio
ni di metodo che spesso, nella discussione durata fino ad ora, e a
suo danno, non sono state prese in considerazione. Ad esse ap
partiene il postulato, senzaltro triviale dal punto di vista erme
neutico, ma pi volte ripetuto da Krmer per la ragione indica
ta, in virt del quale si tengono nettamente distinti due proble
mi: da un lato, la questione storica, da risolversi sulla base delle
testimonianze dossografche, riguardante lesistenza e il conte
nuto di una dottrina di Platone riservata allAccademia; e
dallaltro lato, il problema di una valutazione sistematica di que
sti stessi contenuti. Krmer sostiene, a buon diritto, che la criti- 1
1H, Krmer, Platone e i fondamenti della metafisica, cit. Com noto, la di
scussione sullesoterica platonica fu suscitata dallo stesso Krmer (Arete bei
Platon und Aristoteles, Heidelberg 1959). K. Gaiser, Platons ungeschriebene
Lehre, cit., ha compiuto una raccolta ed unanalisi complessiva di tutte le testimo
nianze sulle platoniche dottrine non scritte ( ). Io stesso, nella
mia dissertazione Wahrheit und Geschichte, cit., pp. 372 ss., ho assunto per esteso
posizione sul problema della dottrina non scritta di Platone, e, precisamente, sia
sulle questioni filologiche della sua ricostruzione, sia su quelle filosofiche della
sua valutazione. Mi risparmio perci di precisare in questa sede i motivi detta
gliati per cui, globalmente, acconsento alla posizione tubinghese. I libri pi im
portanti scritti in seguito sul Platone esoterico sono: G. Reale, Per una nuova in
terpretazione..., cit.; Th. A. Szlezk, Platon und die Schriftlichkeit der Philosophie,
Berlin 1985, di cui si gi citata la traduzione italiana: Platone e la scrittura della
filosofia.
36
ca del contenuto filosofico di una simile dottrina non pu
avanzare alcuna pretesa di competenza nel risolvere le diffcili
domande storiche, che sono legate allinterpretazione delle testi
monianze; constatare che i pensieri di fondo dellesoterica plato
nica contraddicono la collocazione sistematica di chi le critica
di scarso aiuto per decidere sullautenticit della tradizione2.
Tuttavia, Krmer non intende in nessun modo escludere il se
condo passo della valutazione, di cui deve semplicemente resta
re chiaro che presuppone il primo, cio quello della ricostruzio
ne storica. Al contrario, proprio la terza parte del libro di
Krmer consiste nel tentativo, compiuto per la prima volta in
questa forma onnicomprensiva, di porre lesoterica platonica in
connessione con le principali correnti del pensiero filosofico
contemporaneo: la filosofa analitica, la filosofa trascendentale
di stampo kantiano o neo-kantiano, lidealismo hegeliano, la fe
nomenologia di Husserl e lontologia di Heidegger3. Krmer
inoltre contempla, quale scopo del suo libro, quello di dare im
pulso a lavori che vadano in questa direzione, ossia a studi che,
elevandosi sugli esiti accertati della ricostruzione storica, con
frontino i contenuti dottrinali delle dottrine non scritte con
concezioni moderne4.
2. Tema dellindagine: la dottrina platonica della generazione dei
numeri dallunit e dalla dualit nel suo senso storico e siste
matico
Il saggio che qui presento intende seguire questo impulso.
Pi precisamente, mi interessa la questione riguardante il senso
sistematico di un problema settoriale, in certa misura modesto,
che fu trattato nellesoterica platonica: alludo alla concezione
2Krmer, Platone..., pp. 132 s., 322 ss.
3Cfr. ivi, pp. 239-333.
4Si veda ivi, p. 13, e anche: K. von Fritz, Zur Frage der esoterischen Philo
sophie Platons, in: Id., Schriften zur griechischen Logtk, 2 voll., Stuttgart-Bad
Cannstatt 1978,1, pp. 215-227, spec. 219, n. 1, ove si segnala come cosa impor
tante e desiderata la valutazione filosofica delle ricostruzioni filologiche compiute
fino ad allora nel campo della filosofia esoterica di Platone sulla matematica.
37
platonica per cui i numeri sono generati dallunit e dalla dua
lit, e al pensiero, connesso a tale concezione, per cui la molte
plicit infinita viene ridotta alla dualit. Si vedr che la teoria
platonica, che al primo sguardo d limpressione di essere arcai
ca, trova ampie corrispondenze non solo nella filosofa della ma
tematica di Hegel, ma addirittura nelle riflessioni sui fondamenti
della matematica, che a partire dalla seconda met del secolo
scorso hanno condotto, in parte, ad una trasformazione della
matematica, e, per altra parte, hanno cercato di interpretare dal
punto di vista filosofico questa trasformazione: penso, da un la
to, allassiomatica dellaritmetica di Peano e, dallaltro lato, alle
riflessioni di Brouwer sul fenomeno matematico originario
della dualit.
3. Piano dellindagine: rimando alla questione sui fondamenti del
la geometria e articolazione dei problemi
Inoltre, il saggio che qui presento vuol essere complementare
ad un saggio precedente, in cui ho collegato la filosofia della
geometria di Platone con alcuni sviluppi moderni della stessa di
sciplina; perci, esso occupa la seconda parte di questo volume,
e vi far regolarmente riferimento3. Ora intendo, come prima
cosa, esporre alcuni aspetti generali della filosofa della matema
tica di Platone. Successivamente, intendo addentrarmi nelle te
stimonianze sulla concezione platonica della generazione dei nu
meri, e infine tentare di interpretare questa concezione nel suo
contenuto matematico e filosofico**6.
3V. Hsle, Platons Grundlegung der Euklidizitt der Geometrie, Philologus,
126 (1982), pp. 180-197, tradotto infra, Parte seconda,passim.
6Cfr. infra, rispettivamente, i punti II, III, IV.
. La filosofia della matematica di Platone.
Aspetti generali
1. La modernit di Platone filosofo della matematica
Il tentativo di porre in relazione la filosofa della matematica
di Platone con teorie moderne suscita, non arbitrariamente, una
cattiva impressione. E vero che oggi la fede ingenua nel pro
gresso lineare della filosofia non pi cos diffusa, al punto che
il desiderio di voler prendere sul serio un Hegel, ma anche un
Aristotele o un Platone, ponendosi entro una problematica pi
che meramente storica, incontra disapprovazione in linea di
principio. Tuttavia si pu dire che, tendenzialmente, quei rami
della filosofa che si intersecano in via diretta con le scienze par
ticolari, come ad esempio la filosofa della natura o la filosofia
della matematica, vengono ritenuti dabitudine superati, nella
misura in cui sono state superate le scienze che erano loro con
temporanee.
Pu darsi che in questidea vi sia qualcosa di vero; resta per
da considerare che una filosofia della natura che meriti questo
nome, e non si limiti ad esporre un riassunto in forma popolare
dei risultati scientifici del suo tempo, dispensata per ragioni lo
giche da una relativizzazione prodotta dal cambiamento delle
scienze empiriche, in quanto riflette su concetti che si collocano
anteriormente a queste ultime1.
Ma torniamo allidea di cui dicevamo: se anche vi qualcosa
di vero, ci pu semplicemente significare che le riflessioni pla-
1 Penso al concetto platonico di materia, che attraverso la fisica quantistica ha
conosciuto una significativa attualizzazione; si veda: W. Heisenberg, Physik und
Philosophie, Stuttgart 1959, pp. 51-60; Id., Oer Teil und das Ganze, Mnchen
1979, pp. 277-288; sul concetto platonico di materia fondamentale il lavoro di
D. J. Schulz, Das Problem der Materie in Platons Timaios, Bonn 1966. Ma penso
anche, ad esempio, al concetto aristotelico di teleologia, su cui si veda: W.
Kullmann, Die Teleologie in der aristotelischen Biologie, Heidelberg 1979.
40
toniche sulla matematica sono, con ogni verosimiglianza, di inte
resse oggettivo. Com noto, infatti, la matematica greca al tem
po di Platone ha conosciuto alcuni modi di porre i problemi
che, in parte, hanno avuto di nuovo seguito solo alla fine del se
colo scorso. Non mi riferisco principalmente al ricco materiale
che si trova negli Elementi di Euclide, come ad esempio, la trat
tazione degli irrazionali che risale a Teeteto, che ha luogo nel
decimo libro, o la teoria dei cinque corpi regolari, che compare
nel tredicesimo; mi riferisco, piuttosto, allestrema precisione
nel dimostrare, e allinteresse verso il problema dei fondamenti,
o, in una parola, alla tendenza assiomatica. Secondo Bertrand
Russell vi sono due direzioni nella ricerca matematica: da un la
to, quella consueta, costruttiva, la quale porta ad una compli
cazione che aumenta passo per passo; dallaltro lato, quella
che procede analiticamente verso unastrazione ed una sempli
cit logica sempre maggiori. Anzich domandare conti
nua Russell che cosa si possa definire o dedurre a partire
dalle assunzioni originarie, chiediamo, invece, quali concetti piu
generali o principi si possano trovare, che permettano di defini
re o dedurre il nostro punto di partenza. Seguire questa direzio
ne inversa caratterizza la filosofia della matematica di contro alla
matematica abituale2.
2. ha tendenza assiomatica dellAccademia
In Accademia, si prest particolare cura a studi orientati ap
punto in questa seconda direzione. Testimonianze in merito so-
2 B. Russell, Introduction to Mathematical Philosophy, London 1985 13, p. 1.
towards gradually increasing complexity; which ... proceeds, by analysing, to
greater and grater abstractness and logical simplicity; instead of asking what can
be defined and deduced from what is assumed to begin with, we ask instead what
more general ideas and principles can be found, in terms of which what was our
starting-point can be defined or deduced. It is the fact of pursuing this opposite
direction that characterises mathematical philosophy as opposed to ordinary
mathematics. Si confronti questo passo di Russell con Platone, Rep. 510 B 4 ss.
[Per garantire massima coerenza fra i testi originali di filosofi antichi e moderni
citati e lanalisi cui vengono sottoposti, anche la traduzione dei primi, discussa e
corretta insieme al Prof. Hsle, a cura della traduttrice. Nel tradurre i brani di
letteratura critica non italiana, si seguito lo stesso criterio. N. d. /.].
*11
, prima di tutto, la dottrina delle proporzioni di Eudosso nel
uinto libro degli Elementi di Euclide, che in quanto ad univer-
ilit ancora superiore alla teoria delle sezioni di Dedekind3, e,
secondo luogo, il fatto che in Accademia venne evidentemen-
; discussa la possibilit di una geometria non euclidea. Infatti,
oth ha scoperto nel Corpus Aristotelicum numerosi passi, che
ggi costituiscono proposizioni della geometria non euclidea4,
attraverso una accurata interpretazione, Tth riuscito a far
edere che questi passi sono relitti del tentativo di dimostrare
ndirettamente il postulato delle parallele; e appunto la com-
jrensione del necessario naufragio di questo tentativo ha pro
lotto, quale risultato finale, lintroduzione del postulato delle
sarallele, fra i postulati del primo libro di Euclide, come vero e
proprio assioma. La communis opinio, secondo la quale il
problema delle parallele nato da una mancanza di evidenza del
3II trattato classico di R. Dedekind, Stetigkeit und irrationale Gren, com
parso nel 1872, e ora si trova in: Id., Gesammelte mathematische Werke, Braun
schweig 1930-1932, voi. Ill, pp. 315-334. La sua originalit, che Dedekind ha di
feso ad esempio contro R. Lipschitz (si veda ivi, pp. 464-482, spec. 469 ss.), sta
nel restringersi ai numeri, e nellesplicita posizione dellesistenza, che Dedekind
indica con il termine tecnico creazione (Schpfung), dei numeri irrazionali. Eu
dosso, viceversa, elimina in maniera geniale proprio il problema dellesistenza. A
questo proposito, si vedano le argomentazioni, che colgono il nocciolo della que
stione, di G. Peano, Definitone de numros irrationale secundo Euclide, in: Id.,
Opere scelte, 3 voli., Roma 1957-1959, vol. Ili, pp. 385-388. Da un lato, Peano ri
manda alle corrispondenze che sussistono fra il libro V degli Elementi di Euclide
e Dedekind (ivi, p. 387: isto divisione es vocato sectione [Schnitt ab Dedekind
in 1872]); ma daltro lato, rileva a buona ragione: Quod non es scripto in Eu
clide, es existencia de irrationales (ivi, p. 388. Si badi che la lingua in cui scrive
Peano linterlingua da lui fondata, cio il latino sine flexione). Per, proprio
nella maggiore universalit della teoria eudossiana, si pu riconoscere una certa
superiorit rispetto a Dedekind; si veda: H. Hasse-H. Scholz, Die Grundlagen
krisis der griechischen Mathematik, Charlottenburg 1928, p. 24 s.; alle pp. 17 e
24, si fa inoltre rimando al fatto che Eudosso, diversamente da quanto faceva an
cora Dedekind, e 2250 anni prima di Hilbert, ha definito le sue proporzioni in
modo implicito. Su questo punto si veda infra. Parte seconda, III, 2.
4Cfr. I. Tth, Das Parallelenproblem im Corpus Aristotelicum,,., citato in pie
no accordo, ad esempio, da K. von Fritz, Der Orsprung der Wissenschaft bei den
Griechen, in: Id., Grundprobleme der Geschichte der antiken Wissenschaft, Berlin-
New York 1971, pp. 1-334, spec. 209 n. 435. Di Tth si veda anche: Geometria
more ethico, in: Y. Maeyama-W. Salzer (curatori), . Festschrift fur W.
Hrtner, Wiesbaden 1977, pp. 395-415.
postulato delle parallele, risulta in seguito alle precedenti argo
mentazioni storicamente insostenibile; al contrario: la necessit
di superare il problema delle parallele, che sussisteva gi, richie
se l introduzione del postulato delle parallele5. Io stesso, nel
saggio che occupa la seconda parte di questo volume, tento di
indicare, riallacciandomi ai lavori di Tth, che non solo in Ari
stotele, ma gi in Platone, si trovano passi che si possono spiega
re solo con la scoperta della possibilit matematica di una geo
metria non euclidea6.
3. Limpossibilit di un autofondazione della matematica e la pos
sibilit di una fondazione ultimativa come proprium della
filosofia.
Evidentemente, ci che in questa scoperta interessa dal punto
di vista filosofico che Platone sia il primo nella storia della filo
sofa a riconoscere l impossibilit, in linea di principio, per la
matematica, di autofondarsi in maniera ultimativa, in quanto il
criterio di coerenza formale permette la costruzione di sistemi
fra loro contrastanti. Oggi, questo pu apparire triviale. Ma si
ricordi, che lidea per cui la coerenza, in matematica, non garan
tisce affatto lunica possibile verit, sar assurda ancora per un
grande matematico e filosofo, quale fu Leibniz; per contro, la
matematica moderna, ma molto prima, appunto, anche Platone,
si trovano daccordo nellaccettare tale idea. Credo quindi che,
per quanto riguarda il suo significato filosofico, questa scoperta
non possa essere oggetto di una sopravvalutazione: in ultima
istanza, da essa risulta la lacunosit, in linea di principio, di ogni
forma di filosofia che si prenda a modello il metodo matemati
co.
5Tth, Geometria..., p. 399: Die communis opinio, das Parallelen
problem sei aus Mangel an Evidenz des Parallelenpostulats entstanden, erscheint
nach obigen Ausfhrungen historisch unhaltbar; im Gegenteil: die
Notwendigkeit der berwindung des bereits bestehenden Parallelenproblems
erforderte die Einfhrung des Parallelenpostulats.
6Cfr. infra, Parte seconda, III, dove si tratta di Rep. 509 D ss. e Crai. 436 D.
Certo, non per questo Platone diventato scettico. Platone
non in alcun modo dellidea che respingere il metodo matema
tico debba significare che, da quel momento in poi, qualunque
associazione diviene, per la filosofa, indifferentemente rilevante.
Al contrario, lunico metodo adeguato alla filosofa pu essere
solo un metodo che sia ancora pi rigoroso di quello della mate
matica: un metodo, cio, che da una parte rinunci come
questultimo ad appellarsi al dato empirico ed intuitivo, ma che
dallaltra parte abbia al centro, nella sua struttura logica, un
principio anipotetico ( )7, qualcosa che non sia pi
da definirsi come presupposto, poich ultimativamente fondan
te ed ultimativamente fondato. Come ho mostrato per esteso in
altra sede, questo fondamento al di l del quale non si pu pro
cedere , per Platone, il pensiero di pensiero che si fonda nel
pensiero dei Principi e delle Idee pi alte in modo riflessivo e, in
quanto autofondantesi, ultimativo8.
Questo non il luogo adatto per discutere la possibilit o ad
dirittura la necessit di un simile pensiero9. Qui mi interessa sol
tanto riconoscere il semplice fatto storico che il fondatore della
metafsica occidentale ha considerato, come proprium della filo
sofa, la possibilit di una fondazione ultimativa: una possibilit
che, a suo avviso, fondamentalmente negata anche alla mate
matica.
4. La matematica, origine e premessa della filosofia
Per Platone, per, la conoscenza matematica di tipo dianoeti
co ( ), con il suo ascendere oltre l esperienza sensibile,
costituisce una condizione di genesi ed un livello preparatorio
irrinunciabile per la conoscenza filosofica di tipo noetico ( ).
7Rep. 511 B.
8Cfr. Hsle, Wahrheit und Geschichte..., II, pp. 397 ss., ove si affrontano il
Teeteto (spec. 196 D-F, 199 D ss.), il Carmide (spec. 166 C, 169 A), un passo
delEutidemo (292 D-F), Rep. 582 D-F, e Poi. 304 B-F.
9 sorprendente con quanta pervicacia si mantenga come argomento princi
pale contro la possibilit di tale pensiero, sebbene la sua inconsistenza sia cos fa
cile a vedersi, U cosiddetto trilemma di Mnchhausen (e, cosa che spesso non
44
In effetti, da un punto di vista psicologico, il platonico pathos
della ragione non si pu comprendere senza lesperienza di ve
rit, clic la matematica ha evidentemente significato per lui. Il
famoso aneddoto, per cui allentrata dellAccademia si leggeva
la scritta Chi non geometra non entri ( ?
- ), rappresenta probabilmente una trovata successi
va10, ma si tratta di una trovata molto buona: il programma edu
cativo della Repubblica, ove si veda specialmente 536 D ss., le
corrisponde in pieno.
Fra l altro, anche solamente da questultimo passo della
Repubblica, risulta che, proprio secondo il modo in cui Platone
si autocomprese, la conoscenza della matematica a lui contem
poranea costituisce un presupposto indispensabile per com
prendere la sua filosofa.
Tale conoscenza stata incrementata in maniera decisiva ne
gli anni 20 e 30 di questo secolo da storici della matematica,
quali O. Tplitz, O. Becker e altri, ma al giorno doggi si co
stretti a sentirne la mancanza, in misura deplorevole, in numero
se posizioni filosofiche prese a favore di Platone. A buon diritto,
Hasse e Scholz, nella ricerca che abbiamo citato in precedenza,
potevano gi osservare quanto segue: se ancor oggi si preten
desse da un Platonico, quale precondizione di ogni dichiarato
professarsi a favore di Platone, il corso universitario di matema
tica, che Platone richiedeva per lammissione allAccademia, ...
il numero dei Platonici si restringerebbe in misura davvero note
vole11.
nota, questo trilemma non risale solo allEHenismo antico, ma fu gi dibattuto an
che nellAccademia platonica, in forma non raffinata; cfr. Hsle, Wahrheit und.
Geschichte..., p. 633 ss., 656 ss.). Infatti, dallargomento medesimo segue che es
so ha evidentemente un presupposto, pi precisamente, ha il presupposto per cui
vi solo un pensiero che procede a partire da assiomi non dimostrabili. Cos il
trilemma si riduce alla banale tautologia, sufficientemente familiare a tutti i soste
nitori della possibilit di una fondazione ultimativa, secondo la quale non vi
fondazione ultimativa, sulla base del presupposto che solo il pensiero assiomatico
sia possbile e che quindi non vi sia fondazione ultimativa. Tuttavia, bisogna rico
noscere come merito del trilemma il fatto che esso, se solo fosse oggetto di rifles
sione, sarebbe addirittura garante della possibilit di un pensiero privo di pre
supposti.
10Cfr. Gaiser, Platons..., p. 446 s.
11Hasse-Scholz, Die Grundlagenkrisis..., p. 4: wenn man von einem
5. Ontologizzazione della matematica anzich matematiziazinne
della filosofia
scorretto sottovalutare il significato della matematica per la
filosofia platonica. Eppure, le riflessioni di Platone, che abbia
mo appena citato dal paragone della linea, mostrano anche che
sarebbe altrettanto erroneo cogliere in Platone il primo pensato
re che volle costruire la filosofa sulla base della matematica. Si
possono dunque creare equivoci, ad esempio, quando Gaiser
parla di una universale matematizzazione del pensiero filosofi-
co da parte di Platone*12; in Platone, si deve pensare ad una on-
tologizzazione della matematica, molto di pi che ad una mate
matizzazione della ontologia. Per Platone, infatti, la matematica
non pu fondare lontologia, ma solo lontologia pu fondare la
matematica, anche se questultima, nel movimento dialettico
della via in su ( ), in grado di indirizzare ai principi
supremi.
Nella seconda parte di questo volume, cerco comunque di
mostrare che Platone si impegnato a rimuovere, appunto con
una soluzione ontologica, lesito matematicamente sconcertante
che molteplici geometrie sono possibili, se si accetta solo il crite
rio di coerenza. Secondo questa soluzione, la geometria euclidea
vera non sulla base di argomenti matematici, e neppure perch
sia pi intuitiva (anche prescindendo interamente dal fatto che
ci falso, un argomento del genere, per Platone, implichereb
be la perdita della scientificit della geometria); viceversa, la
geometria euclidea vera, perch langolo retto vi svolge il ruolo
Platoniker auch heute noch, als Vorbedingung jedes Bekenntnisses zu Plato, den
mathematischen Hochschulkurs verlangte, den Plato fr die Zulassung zur
Akademie gefordert hat, wrde die Zahl der Platoniker gar sehr zusammen
schrumpfen.
12 Gaiser, Platons..., p. 294: der universalen *Mathematisierung* des philo
sophischen Denkens. Analogamente, la decisa opposizione, che Krmer istituisce
tra la filosofa della matematica di Platone e quella di Hegel (si veda, ad esempio,
Platone..., p. 325 s.), corretta solo a numerose condizioni. In un certo senso, si
deve infatti dire che per Platone, non meno che per Hegel, la matematica non ha
valore filosofico (anche se, naturalmente, non antiflosofica). Su Platone ed
Hegel, si veda infra, IV, 2.
46
di misura13.
Ora, langolo retto, poich c un unico angolo che sia tale,
coordinato allUno (cv), cio al principio positivo della teoria
esoterica dei principi di Platone, mentre lillimitata molteplicit
di angoli acuti e ottusi rimanda al Grandc-c-Piccolo h t /
) 14, cio alla Diade ( ) scissa in un troppo-e-trop-
po poco15. La geometria euclidea pertanto, quale geometria del
principio ontologicamente superiore, chiamata ad essere la
geometria vera .
La fondazione di questa opzione non ci pu certo soddisfare
nel suo contenutol6. Quanto vi si trova per di grande e di mo
derno la decisa posizione contraria assunta verso i tentativi di
fondare la geometria a partire dallintuizione. Per di pi, a priori
non insensato cercare strutture che distinguano, nel senso di
unontologia dialettica, un sistema geometrico come superiore
13Com noto, nella geometria euclidea un triangolo ha la somma degli angoli
uguale a 180, nella geometria ellittica la ha maggiore di 180, e nella geometria
iperbolica minore di 180.
14Si veda la Test. 37 Gaiser (con Test, abbrevio i Testimonia sullinsegna
mento orale di Platone che si trovano in appendice al libro di Gaiser, Platons...).
Z. Markovi, Platons Theorie ber das Eine und die unbestimmte Zweiheit und
ihre Spuren in der griechischen Mathematik, in: O. Becker (curatore), Zur
Geschichte der griechischen Mathematik, Darmstadt 1965, pp. 308-318, ha trac
ciato gli sviluppi successivi di questo pensiero, ad esempio, in Aristotele, in Ero-
ne, e nei matematici neoplatonici come Teone, Giamblico, e Proclo. Io stesso mo
strer che questa concezione si trova ancora in Cusano e in Hegel (cfr. infra. Par
te seconda, III, 5). In maniera perfettamente analoga, Platone pone in parallelo le
linee rette, per via dellinfnitudine della loro lunghezza, con la Diade, e viceversa
le linee curve, per via della loro finitudine, con lUno in funzione di limite
('): cfr. Test. 38 Gaiser. Per ulteriori interpretazioni di strutture matemati
che, condotte a livello di teoria dei principi, cfr. Gaiser, Platons..., p. 54 ss.
13Si pu richiamare qui il fatto che i termini platonici per indicare il trop
po ed il troppo-poco, ossia e ( ), sono al
trimenti noti in contesto matematico, e precisamente come sezioni di sfera; fra di
esse, ha il proprio posto la parabola, in virt della quale E Klein ha denominato
la geometria euclidea geometria parabolica.
16Peraltro, in F. A. Taurinus, Theorie der Parallellinien, Kln 1825, si trova
un pensiero che in ultima istanza equivale ad essa. Taurinus, malgrado abbia ca
pito la possibilit matematica di una geometria iperbolica, opta a favore di quella
euclidea, e non tanto perch questultima sia pi intuitiva (ivi, p. 86), bens per il
fatto che la geometria iperbolica, per essere definita, richiede una costante da as
sumersi arbitrariamente, e quindi sono possibili infinitamente molti sistemi iper-
47
rispetto ad altri17. In ogni caso, si potr tener fermo, storicamen
te, che era desiderio di Platone fondare dal punto di vista di una
teoria dei principi gli assiomi della geometria: assiomi che la
geometria non discute ulteriormente, e deve per necessit porre
come non ulteriormente discutibili nel proprio ambito18.
botici, mentre ce una sola geometria euclidea {ivi, p. 89 ss.; i passi sono citati se
guendo O. Becker, Grundlagen der Mathematik in geschichtlicher Entwicklung,
Frankfurt 1975, p. 183 ss.).
17Cos D. Wandschneider, Raum, Zeit, Relativitt, Frankfurt 1982, p. 55 ss.
(cfr. anche p. 49 ss.), ha presentato recentemente alcuni argomenti di tipo ontolo
gico, e logico-dialettico, a favore della tridimensionalit dello spazio naturale, fa
cendo appoggio sulla filosofia della natura di Hegel, e distaccandosi da tutti i ten
tativi che, in tale contesto, ricorrono allintuizione. Mi sembrerebbe pienamente
sensato ricercare se, al di l del numero delle dimensioni (che per dire una trivia
lit non ha nulla a che fare con il carattere euclideo o non euclideo dello spazio),
non vi sia qualcosa da dire a partire dal concetto sulla struttura interna di que
sto spazio tridimensionale; penso a questo: se lo spazio ellittico (ed il nostro spa
zio fisico possibilmente ellittico) non sia da preferirsi a quello euclideo e iper
bolico per ragioni categoriali, ad esempio a causa della sua finitudine, cos come
a causa di determinate propriet di simmetria.
18W. Wieland, Platon und die Formen des Wissens, Gttingen 1982, p. 216,
nella sua interpretazione del paragone della linea, afferma: Il dialettico non ha il
compito di rendere sicure le ipotesi del matematico. (Der Dialektiker hat nicht
die Aufgabe, die Hypothese des Mathematikers zu sichern). Discutere questa
sua interpretazione sarebbe certo stimolante, se Wieland si fosse premurato di
trattare anche delle testimonianze sulla dottrina esoterica che indicano in unaltra
direzione (si veda supra, nota 14); ignorare non vale argomentare. Sul libro di
Wieland su Platone si veda ora la recensione critica di Krmer, in: Rivista di Fi
losofia Neoscolastica, 74 (1982), pp. 579-592. E evidente che Platone non ritie
ne gli assiomi matematici indimostrabili in linea di principio, ma solo per la mate
matica in se stessa (la congiunzione finch>[$] in Rep. 533 C 1lo dice chia
ramente). Inoltre, a Wieland sfugge la sostanziale continuit che in Platone sussi
ste fra le diverse facolt conoscitive: esse vengono fondate da quella di loro che,
di volta in volta, sovraordinata alle altre ( cos che la dianoia matematica viene
fondata dal nous filosofico), e si susseguono luna allaltra in modo non immedia
to. Le riflessioni che secondo Wieland contraddistinguono la filosofia anterior
mente alla matematica, sarebbero del tutto prive di interesse per la matematica in
quanto matematica; se esse costituissero ci che Platone si proponeva, resterebbe
enigmatico come mai Platone fu in grado di delineare il programma di una scien
za filosofica che unifica tutte le scienze. Diversamente da Wieland, anche W.
Burkert, Konstruktion und Seinsstruktur: Praxis und Platonismus in der grie
chischen Mathematik, Abhandlungen der Braunschweigischen Wissen-
schaflichen Gesellschaft, 34 (1982), pp. 125-141, spec. 132, ha posto recente
mente in risalto la pretesa della filosofia platonica di assicurare i fondamenti an
che dellaritmetica e della geometria, in quanto dottrina onnicomprensiva della
48
scienza (als umfassende Wissenschaftslehre, die Grundlagen auch der Arithmetik
und Geometrie zu sichern), e ha caratterizzato la filosofia platonica come me
tamatematica (platonische Philosophie als Meta-Mathematik). Tuttavia Burkert
dellidea che Platone non si sia dilungato ad indicare, come ci avvenisse
nel dettaglio e perch in questo modo venissero ottenuti risultati univoci (ivi, p.
133: auch nicht ansatzweise gezeigt, ... wie dies imeinzelnen sich ereignet und
wieso dabei eindeutige Ergebnisse gewonnen werden). In queste pagine tentia
mo di ricostruire, nei loro contenuti, le idee che Platone ebbe su questa fondazio
ne.
III. La generazione dei numeri in Platone nel suo
significato storico
1. Un programma d fondazione ontologica dei numeri naturali
Al tempo di Platone, laritmetica e la teoria del numero non
hanno conosciuto nessuna crisi dei fondamenti. La scienza ma
tematica che sta al centro del paragone della linea quindi evi
dentemente la geometria1. Ci nonostante, anche laritmetica
esige, secondo Platone, una fondazione: accanto alle tre specie
di angolo e alle figure geometriche vengono nominati i concetti
di pari e dispari, presupposti dalla matematica in quanto
aritmetica12.
Pi avanti, peraltro, cerco di provare che quelli che Platone
intende con il termine tecnico di presupposti ( .?) non
possono essere propriamente concetti; si tratta piuttosto di pro
posizioni, nelle quali viene affermata lesistenza delle entit cor
rispondenti a questi concetti3.
Ma che cosa deve presupporre, a livello di assiomi, laritmeti
ca? Se pensiamo alla forma che l aritmetica ha assunto oggi, i
suoi presupposti sono contenuti nei cosiddetti cinque assiomi
di Peano, che garantiscono lesistenza della serie dei numeri na
turali. In realt, il fatto che vi siano numeri naturali indimo
strabile con mezzi matematici; la loro esistenza pu essere posta
solo assiomaticamente4. In questo senso, si potrebbe dire che la
concezione platonica di generazione dei numeri non era intesa a
nientaltro, se non a fornire una fondazione filosofica dellesi
stenza dei numeri naturali.
1Si veda infra, Parte seconda, III, 4, (a), ove si rimanda a Rep. 510 B 3 ss., D
5 ss., 511 D 2 ss.
2Rep. 510 C ss.
3Cfr. infra. Parte seconda. III, 4, (c).
4Astraggo qui dai tentativi di fondare laritmetica nella teoria degli insiemi,
dato che ci sposta solo il problema: gli assiomi della teoria degli insiemi non
possono essere dimostrati con mezzi matematici.
Ci comunque degno di nota anche dal punto di vista della
storia della matematica. Com noto, infatti, i tre libri aritmetici
degli Elementi di Euclide (VII-IX) conoscono definizioni, ma
non assiomi, diversamente dai libri geometrici, nel primo dei
quali alle definizioni, ad esempio del cerchio (I def. 5), seguono
postulati, che hanno il compito di porre al sicuro lesistenza del
la maggior parte delle costruzioni definite (nel caso del cerchio,
chiamato in causa il post. 3).
A fondamento di ci sta lidea, senzaltro giusta, per cui le
definizioni di per s non garantiscono ancora esistenza. Nel li
bro VII, invece, si cercheranno invano postulati5; e, com noto,
nella storia della matematica questa lacuna stata colmata solo
alla fine del secolo scorso, per mezzo di unassiomatizzazione
dellaritmetica. Tale assiomatizzazione manca ancora in Cartesio,
la cui geometria analitica aiut la tendenza ad aritmetizzare la
geometria a farsi breccia.
Ora, penso che il programma di Platone riguardante la ge
nerazione dei numeri volesse colmare questa lacuna; e se anche
la sua esecuzione, nella quale mi immeter subito, pu risultare
nel dettaglio insoddisfacente, tuttavia laver riconosciuto, circa
2200 anni prima di Dedekind e di Peano, la mancanza di una si
mile fondazione, rimane un guadagno portentoso6.
Certo, non va trascurata una differenza: Platone vuole di pi,
rispetto ai matematici moderni; infatti, gli assiomi che si richie
dono non devono solo essere stabiliti, ma devono essere dedotti
dalla teoria dei principi.
5Ancora nel commento al primo libro degli Elementi di Euclide di Proclo (G.
Friedlein, Proclt Diadocht In primum Euclidis Elementorum librum commentarti,
Lipsiae 1873, risi. Hildesheim 1967) si legge che i postulati sono qualcosa di spe
cificamente geometrico (p. 182, 1. 7:
), mentre le nozioni comuni ( ) sono presupposte
anche dallaritmetica. Gli assiomi presentati da Th. Heath, The thirteen Books of
Euclids Elements, 3 voll., New York 1956, vol. II, p. 294, come assiomi implicita
mente presupposti da Euclide per laritmetica, fra i quali ricordiamo ad esempio
lassioma sulla transitivit della relazione di misura, non garantiscono in alcun
modo lesistenza dei numeri naturali.
6Gi O. Tplitz, proprio in questo senso, anche se con alcune esitazioni, ha
richiamato lattenzione su tale stato di cose. Nel suo fondamentale saggio Das
Verhltnis von Mathematik und Ideenlehre bei Plato, Quellen und Studien zur
Geschichte der Mathematik, Astronomie und Physik, Abt. B, Vol. I (1929-
5r
2. Il autonomia dellaritmetica
Anche un ulteriore aspetto del tentativo platonico di fondare
laritmetica ricorda i moderni: la assoluta autonomia dellaritme
tica allinterno delle scienze matematiche. Com noto, anche
questa autonomia stata universalmente riconosciuta solo alla
fine del secolo scorso; loriginalit di Dedekind consiste proprio
nel rifiuto deciso di tutti i tentativi che, nella fondazione
dellaritmetica, o dellanalisi, si rifanno a rappresentazioni geo
metriche7. Questa tendenza si giustamente imposta nel vente
simo secolo; e che essa contraddica la concezione di Euclide ri
sulta chiaro gi in considerazione di un dato di fatto esteriore,
ossia che in Euclide i libri aritmetici (VII-IX con X, che tratta
dei valori irrazionali) si collocano fra quelli pianimetrici (I-VI) e
quelli stereometrici.
a) La priorit dellaritmetica rispetto alla geometria
A questo ordinamento euclideo si oppone quello platonico,
che si pu reperire nel settimo libro della Repubblica, special-
1931), pp. 3-33, ora in: Becker (curatore), Zur Geschichte der griechischen Mathe
matik..., pp. 45-75, spec. 73, si legge quanto segue: Infatti, quando Vieta e
Descartes hanno portato a termine lemancipazione dal modo geometrico di
esprimersi dei Greci, hanno trascurato di istituire un sistema di assiomi per gli
oggetti di calcolo secondo il modello degli assiomi geometrici dei Greci, e questo
passo, cio lassiomatizzazione dellaritmetica, stato compiuto solo al finire
del diciannovesimo secolo. (Als nmlich Vieta und Descartes die Loslsung von
der geometrischen Redeweise der Griechen vollzogen, haben sie es unterlassen,
fr die Rechendinge nach dem Muster der geometrischen Axiome der Griechen
ein Axiomensystem zu errichten, und diesen Schritt, die Axiomatisierung der
Arithmetik, hat erst das endende 19. J ahrhundert nachgeholt); e subito sotto
(ivi, p. 74) leggiamo: E possibile che sia stato ... proprio Platone a compiere
questa assiomatizzazione, e forse il programma sullessenza della ricerca matema
tica, esposto alla fine del VI libro della Repubblica, indica gi in questa direzione.
(Mglicherweise ist es ... Plato selbst, der diese Axiomatisierung vollzogen hat,
und vielleicht weist das am Ende von Buch VI des Staats aufgestellte Programm
ber das Wesen mathematischer Forschung bereits in diese Richtung). Manca
no tuttavia argomentazioni pi puntuali.
7 Questo il tenore dello scritto, che abbiamo gi citato, Stetigkeit und irratio
nale Gren..., come di quello del 1888 intitolato: Was sind und was sollen die
Zahlen?, ora in: Dedekind, Gesammelte mathematische Werke..., voi. I ll, pp.
335-391.
52
mente in 524 D ss. In questo passo, il quinquivio costituito,
nella seguente serie successiva, da aritmetica, geometria, stereo
metria, e dalle due scienze matematiche applicate astronomia
e armonica; laritmetica in prima posizione, poich nel concet
to di numero si manifesta nella maniera pi chiara la dialettica
dei principi. In generale, le entit geometriche per Platone sono
pi complesse di quelle aritmetiche. Ad esempio, nella relazione
di Alessandro sul trattato Sul Bene (ilepi ) tramanda
ta in Simplicio, si dice in modo inequivocabile che il numero
la prima entit matematica, mentre i punti sono unit determi
nate localmente: i punti sono unit dotate di posizione8.
In questa priorit dei numeri rispetto ai concetti fondamenta
li della geometria necessario cogliere, come abbiamo detto, la
stupefacente modernit di Platone. Con tale concezione infatti,
che ai suoi tempi fu quasi il solo a sostenere9, Platone si avvici
nato alla matematica contemporanea persino pi di Eudosso.
Naturalmente, anche Platone, come quasi tutta lepoca anti
ca, ha limitato il concetto di numero ai numeri naturali. Mo
strer tuttavia che, nella filosofa del numero di Platone, piutto
sto che nella restante matematica greca, si trova una certa ten
denza ad interpretare in senso non-geometrico gli stessi valori ir
razionali.
b) Linterpretazione non-geometrica dellirrazionale
Anche su questo punto Tplitz ha gi richiamato lattenzio
ne, senza essere stato, finora, sufficientemente recepito. Alla fine
del saggio che abbiamo gi citato, egli scrive a ragione che i ten
tativi, da parte di Taylor, di porre in connessione i valori irrazio
nali con la Diade indefinita (tentativi ai quali, peraltro, si rife
risce criticamente)10, dovrebbero avere un significato molto im
portante per la storia della matematica antica. Se vale simile te-
8Test. 23 b Gaiser: ' .
9In verit, anche lamico di Platone Archita considera laritmetica come pi
chiara, pi universale e pi scientifica della geometria: si veda H. Diels-W. Kranz,
Fragmente der Vorsokratiker, 3 voll., Berlin 1951-19526,47 B 4..
10Cfr. A. E. Taylor, Forms and Numbers. A study in Flatonic Metaphysics,
Mind, 35 (1926), pp. 419-440,36 (1927), pp. 12-33.
53
si leggiamo o anche solo la tendenza che si trova essa,
questo significa davvero molto per la matematica greca. Significa
che Platone aveva in mente di condurla in qualche modo al con
cetto odierno di numero, in una misura che non immediata
mente comprensibile a partire da Euclide; e inoltre significa che
Aristotele, con la sua battaglia contro di ci, ha spinto la mate
matica greca lontano da questa via11.
c) Il rifiuto di Aristotele
convincente che Tplitz ritenga Aristotele responsabile di
aver bloccato la concezione platonica, sebbene si possa pensare
anche ad Eudosso. Si tratta di una conseguenza del rifiuto da
parte di Aristotele, in linea di principio, della filosofa della ma
tematica di Platone: un rifiuto che per molti aspetti stato fata
le.
Ad esempio, nel programma di quantificazione delle qualit,
che Platone illustra nel Timeo, espresso nel suo nocciolo nien
te meno che il pensiero di fondo decisivo della moderna scienza
della natura1112: essa in debito rispetto ad una simile concezione,
tuttaltro che ovvia, di matematizzazione del mondo naturale,
non meno che rispetto ad una sperimentazione sistematica, che
comunque a Platone era ancora estranea13.
Ora, trasformando la successione platonica delle scienze
metafisica-matematica-fisica in metafisica-fsica-matemati
ca, Aristotele ha lasciato cadere, con la perdita di una certa au
tonomia della matematica, appunto questa possibilit di una
11Tplitz, Das Verhltnis..., p. 52 s.: Gilt diese These oder auch nur die in
ihr liegende Tendenz, so besagt dies allerdings sehr viel/r die griechische Mathe
matik. Es besagt, da Plato imBegriff war, sie in einem aus dem Euklid nicht
unmittelbar zu erkennenden Mae irgendwie zu dem heutigen Zahlbegriff
hinzufhren, und es besagt weiter, da Aristoteles mit seinem Kampf dagegen die
griechische Mathematik von diesem Wege abgedrngt hat.
12Cfr. Tim. 53 C ss.
13Cfr. ivi, 68 D. Non sarebbe difficile mostrare che a fondamento della mo
derna scienza naturale non sta in prima linea una forma irriflessa di empirismo,
ma, almeno in egual misura, una forma modificata di Platonismo. Qui si ricordi
soltanto che anche la richiesta rivoluzionaria, da parte di Cusano nell'Idiota de
staticis experimentis, di una quantificazione e metrificazione, ad esempio della
medicina e della chimica, era la richiesta di un Platonico. Per una interpretazione
matematizzazione della natura*14; e non si pu esprimere altro
giudizio se non che questa rinuncia, suggellata ad esempio in
Epicuro15, segna un passo indietro sulla via verso la scienza mo
derna.
evidente, per, che con questa subordinazione della mate
matica alla fisica si d unopzione a favore della geometria: sono
infatti corpi e grandezze, non numeri, che, in quanto dotati di
movimento, costituiscono loggetto della fisica16. Al contrario,
come abbiamo visto, in Platone laritmetica precede e domina la
geometria. La generazione dei numeri, pertanto, non pu ser
virsi di rappresentazioni geometriche.
d) Passaggio allanalisi delle fonti
Una volta che si sia riconosciuto che il disegno platonico di
generazione dei numeri non unastrusit, ma piuttosto rappre
senta una concezione che sorpassa la matematica dei tempi di
Platone, ci si pu immettere in quelle che concretamente erano
le sue idee. In primo luogo, intendo discutere i passi rilevanti
che si trovano nei dialoghi; come risulter chiaro, questi passi
non trattano della generazione dei numeri, bens della fonda
zione ontologica dei pi importanti predicati dei numeri. Plato
ne ha evidentemente riservato la concezione della generazione
dei numeri alla dottrina orale.
3. 1 passi dei dialoghi sulla fondazione del pan e dispari
a) Un passo della Repubblica
Abbiamo visto che in Repubblica, 510 C 3, sono presentati
della storia della scienza sullo sfondo del Platonismo, si veda ad esempio: C. F. v.
Weiszcker, Platonische Naturwissenschaft im Laufe der Geschichte, Gttingen
1971.
14Si veda, ad esempio, Metaph. K 7 di contro a E 1, e Metaph. 1092 b 15 ss.
15Si veda Hsle, Wahrheit und Geschichte..., p. 644 ss.
16Cfr. Oe cael. 268 a 1ss.: La scienza della natura, quasi per la sua massima
parte, risulta vertere sui corpi, sulle grandezze, sulle loro affezioni, e sui loro mo
vimenti ... ( -
? ? )
55
quali concetti fondamentali dellaritmetica, da fondarsi filosofi
camente, pari e dispari ( /); questi concet
ti, in armonia a quanto abbiamo osservato in precedenza, sono
nominati prima dei concetti fondamentali della geometria. Come
sa chiunque abbia soltanto tenuto in mano Euclide, sono ap
punto questi concetti che vengono usati con maggiore frequen
za, nellultimo libro di quelli dedicati alla teoria del numero, co
me predicati per la caratterizzazione dei diversi numeri naturali.
Questa aritmetica diadica antico-pitagorica17.
b) Un passo del Parmenide
Ora, nel Parmenide si trova un passo, che evidentemente si
accorda in modo splendido con il programma della Repubblica.
Nella seconda ipotesi del Parmenide, ove viene principalmente
171libri degli Elementi di Euclide sulla teoria del numero non raggiungono il
livello degli altri. Qui vogliamo ricordare, come particolarmente degne di nota, le
proposizioni IX 20 e IX 36. La proposizione IX 20 dimostra che vi una molte
plicit infinita di numeri primi: a partire da una quantit finita di numeri primi
P (pj, p2, ... p), si pu formare q = +1, ove q = 1(p), e quindi o esso stes
so primo, oppure rappresenta il prodotto di numeri primi non contenuti in P. La
proposizione IX 36 mostra che i numeri dalla struttura N =2l (2t+1- 1), ad
esempio i numeri 6, 28, 496, sono perfetti, cio sono la somma dei loro propri
divisori, se lespressione in parentesi prima: infatti, la somma di tutti i divisori
di N evidentemente (1+2*+...+2) (1+(2t+1 1), ossia (2t+1 1) -2t+1=2N).
Fra laltro, numerosi problemi direttamente associati a queste proposizioni sono,
ancor oggi, irrisolti: ad esempio, il problema se vi sia una molteplicit infinita an
che di numeri primi gemelli (pf, p2=Pi+2), oppure se valga in generale linversa
di IX 36. Per la precisione, Eulero ha dimostrato che i numeri pari perfetti hanno
necessariamente la suddetta struttura: la somma dei divisori di un numero pari
N =2 u, dove u un numero naturale dispari, il prodotto di 2t+1 l e della
somma dei divisori del fattore dispari, che nel seguito indicheremo con (u); ma
questo, s il numero perfetto, =2N, dunque (2t+1 1) a (u) =2t+1 u; ne se
gue che a (u) =a 2t+1e u =a ( 2t+1 1); quindi, ora u sicuramente divisibile
per mezzo di (2I+1 1) e per mezzo di a; ma la somma dei suoi divisori deve es
sere solo =a 2l+1, sicch a=l e 2t+1 1deve essere numero primo. Fino ad oggi
per ignoto se vi siano anche numeri dispari perfetti; si conoscono solo condi
zioni estremamente restrittive. Sui numeri perfetti, nel loro aspetto storico, si ve
da: O. Ore, Number Theory and its History, New York-Toronto-London 1948,
pp. 91-96, 359 a; per quanto riguarda il loro aspetto strettamente matematico, si
veda ad esempio: A. Scholz-B. Schoeneberg, Einfhrung in die Zahlentheorie,
Berlin-New York 1973, p. 29 s.
J G
illustrata la Diade, ossia il secondo principio dellesoterica di
Platone18, si procede in primo luogo a partire dalla determina
zione duale delluno che , la quale divenuta necessaria, dopo
che nella prima ipotesi si mostrata limpossibilit di un uno
completamente trascendente; e appunto, da questa dualit19,
Platone riesce ad ottenere una molteplicit infinita
( ... )20, per il fatto che ogni momento della deter
minazione duale si integra ripetutamente con il suo momento
opposto: infatti luno una parte e lessere una parte della de
terminazione da cui si partiti, ossia delluno che 21. In certa
misura, qui abbiamo un albero binario, dal quale potrebbero
essere generati tutti i numeri naturali; e tuttavia, il discorso non
verte su di essi gi qui, ma solo pi tardi, quando in un seconda
formulazione del problema, stranamente non mediata22, si pro
cede di nuovo a partire dalle due determinazioni delluno e
dellessere, alle quali viene aggiunta la terza categoria della di
versit, poich chiaramente ciascuna delle due determinazioni
diversa dallaltra23. Con ci otteniamo cos dice Platone i
numeri due e tre; e si ritiene che dalla loro moltiplicazione, ite
rata senza limite, risultino tutti i numeri. Alla domanda di Par
menide, se da questo procedimento rimanga fuori un qualche
numero (vale a dire: se vi sia un numero, che non venga genera
to attraverso di tale procedimento), Aristotele risponde no24.
Ora, evidentemente questo falso25; e non soltanto perch i
18Si vedano: Hsle, Wahrheit und Geschichte..., p. 461 ss.; inoltre, .
Krmer, Oer Ursprung der Geistmetaphysik, Amsterdam 1964,19672, p. 199; e M.
Suhr, Platons Kritik an den Eleaten, Hamburg 1969, p. 36 s.
19Cfr. Parm. 142 E 4 s.; 142 E 7 s.: ... sicch necessario che non vi sia
mai luno, poich diventa sempre due? (
).
20Parm. 143 A 2.
21Ivi, 142 E.
22Ivi, 143 A 4 ss.
23Ivi, 143 B 3ss.
24Ivi, 144 A 2 ss.
25La falsit di questa affermazione probabilmente il motivo per cui Krmer,
nella sua recensione collettiva Neues zum Streit um Platons Prinzipientheorie,
Philosophische Rundschau, 27 (1980), pp. 1-38, spec. p. 12, scrive a proposito
di questo passo: la deduzione della serie numerica non dogmaticamente co
gente, ma va intesa come argomentazione ad hoc (die Ableitung der Zahlenreihe
numeri primi non possono essere generati per moltiplicazione;
attraverso il procedimento platonico si producono piuttosto so
lo numeri dalla struttura: 2i-3k(con i, k e N).
Becker ha splendidamente risolto la difficolt che qui si pre
senta: secondo lui, in questo passo, a Platone interessa la gene
razione di tutte le qualit numeriche, e non quella di tutte le
quantit numeriche26; e appunto, i tipi principali di numero,
che nella matematica di allora erano oggetto di ricerca, riporta
no al criterio di suddivisione, per cui i fattori dei rispettivi nu
meri possono essere o solo pari, o solo dispari, o sia pari che di
spari.
Ora, il libro IX di Euclide si costituisce in gran parte di pro
posizioni, abbastanza semplici, su numeri dalla struttura rispet
tiva e sui loro rapporti reciproci; e Platone si riferisce evidente
mente ed in modo esplicito a questi tipi di numero27. Nel passo
in questione, dunque, egli intende generare questi tipi di nume
ro, e non tutti i numeri naturali. Che poi egli chiami il due e il
tre, rispettivamente, numero pari e numero dispari per eccel
lenza, comprensibile; infatti, il due e il tre costituiscono dav
vero, rispettivamente, il primo numero naturale pari ed il primo
numero naturale dispari, poich per lintera epoca antica, e an
che per lungo tempo oltre ad essa, luno non era considerato, in
generale, un numero28.
ist nicht dogmatisch verbindlich, sondern als ad-hoc Argumentation
aufzufassen). Vedremo, peraltro, che Platone qui non aveva affatto in mente la
deduzione della serie numerica.
26O. Becker, Die Lehre vom Geraden und Ungeraden im neunten Buch der
Euklidischen Elemente, Quellen und Studien zur Geschichte der Mathematik,
Astronomie und Physik, Abt. B, Bd. III, 1934, pp. 533-553, ora in: Id. (curato
re), Zur Geschichte der griechischen Mathematik..., pp. 125-145, spec. 142: auf
die Erzeugung smdicher Zahlqualitten, nicht smtlicher Zahlquantitten.
27Cfr. Farm. 143 E 7 s.: Facciamo allora che vi siano i pari volte pari, i dispa
ri volte dispari, i dispari volte pari, i pari volte dispari ( re apa -
? ?
?). ,. . ,_ , ,
28Si veda, ad esempio, Arist. Metaph. 1088 a 6. Cfr. anche Euclide, VII def.
11 e 13 ; alcune dimostrazioni vengono addotte in Euclide anche due volte: per i
numeri veri e propri e poi, separatamente, per luno (cfr. VII 9 e VII 15). Ancora
per Cusano, luno numero tanto quanto non numero; in altre parole, per lui
luno propriamente solo principio del numero: monas est et non est numerus,
sed principium numeri (Nicolai De Cusa, De principio. Ediderunt M. Feigl, H.
c) Pari e dispari e principi primi
Se si mettono insieme questo passo del Parmenide ed il para
gone della linea, emerge con chiarezza che Platone intendeva
dare una spiegazione del perch questi due predicati dei numeri
fossero di particolare significato nella teoria del numero: una
domanda alla quale, secondo lui, la matematica, che semplice-
mente si appropria di questi predicati, non risponde, n pu ri
spondere per ragioni di principio.
Platone si figurato una risposta a questa domanda evidente
mente nel senso per cui la dualit dei principi ('v - ?
6 ) si concretizza su piano aritmetico nella coppia pari-di
spari ( - )*29 30; secondo Platone, cio, questi
principi, in quanto struttura fondamentale di una ontologia
generalis, trovano la loro propria specifica applicazione in tutte
le sfere dellessere (in natura, nella storia, nelletica, nella politi
ca, ma anche sul piano delle entit matematiche50), e nellambito
dei predicati della teoria del numero trovano tale applicazione
appunto come pari e dispari.
Vaupel, P. Wilpert, Padova I960, cap. 32,1. 4). Solo con Pietro Ramo e Simone
Stevino, luno inizi ad essere considerato numero: cfr. H. Gericke, Geschichte
des Zahlbegriffs, Manheim-Wien-Zrich 1970, p. 29 ss..
29Sulla proporzione uno : diade =dispari : pari ( : ? = :
), si veda Arist. Phys. 203 a 10 ss. (=Test. 23 A Gaiser); cfr. anche Metaph.
986 a 23 ss., dove riportata anche la proporzione pitagorica uno : molteplicit =
quadrato : rettangolo ( : - = : ). Si consulti in
proposito Gaiser, Platons..., pp. 54 s., 94. decisiva per la prima associazione la
divisibilit dei numeri pari (che li rende espressione della Diade).
30Certo, un limite in linea di principio proprio dellimpostazione del sistema
platonico resta il fatto che essa non spiega propriamente il novum al livello di cia
scuna sfera di essere, ma in ultima istanza lo deve presupporre. Tuttavia, a partire
dalla teoria dei principi, Platone pu dire qualcosa sulle determinazioni interne
di queste sfere, sulla base del presupposto che vi sia, qualcosa come, ad esempio,
le entit matematiche o gli sviluppi storici. Krmer, Platone..., p. 164, ha di re
cente sottolineato questo aspetto con piena ragione: Si ha, dunque, un rapporto
di dipendenza unilaterale non rovesciabile, in cui, tuttavia, il piano pi alto offre
solamente condizioni necessarie, ma non anche sufficienti per il piano successivo.
Infatti, la diade di grande-e-piccolo gioca un ruolo di fondamento in tutti i piani
come principio materiale, per senza che la sua differenziazione venga ulterior
mente fondata; il novum categoriale rimane, quindi, non spiegato. Krmer di
stingue, in questo contesto, un procedimento regressivo ed un procedimento
derivativo (ivi, p. 162), e pensa in proposito ai metodi platonici della via in su
59
4. La dottrina non scritta sulla generazione dei numeri dai princi
pi
Tuttavia, come possiamo evincere specialmente dalle testimo
nianze sulla sua dottrina non scritta, lintento di Platone quello
di generare dai principi, oltre i predicati dei numeri, anche i nu
meri stessi31.
a) Principi e numeri, numeri matematici e numeri ideali
Da tali testimonianze risulta, in primo luogo, che i principi
generatori, ossia Uno ('v) e Diade indefinita ( ?
'?), in se stessi non sono ancora numeri32.
Questa osservazione in verit triviale: infatti, i principi di
un 'ontologia generalis, che fra laltro sono chiamati a fondare
anche letica, non possono identificarsi con entit speciali, quali
sono i numeri uno e due; ma lo si tenga comunque presente, per
evitare fraintendimenti diffusi.
Platone per di pi non distingue solo fra principi e numeri,
ma introduce i numeri ideali in un ambito che si colloca fra gli
uni e gli altri, quindi in una terza sfera.
Entro la gerarchia platonica dellessere, che consiste, sempli
ficando un po, in principi, Idee, entit matematiche e mondo
naturale, ai numeri ideali spetta un posto sul piano delle Idee,
mentre ai numeri matematici spetta un posto sul piano delle
realt matematiche ( )33.
( ) e della via in gi (?). Si veda in merito, ad esempio, il Test. 10
Gaiser e, naturalmente, Rep. 511 B s. La via in gi rimane, secondo Krmer
(ivi, p. 213), necessariamente lacunosa.
31Verosimilmente, Platone si figur la generazione dei numeri come una ge
nerazione mediata dai due predicati di numeri, che dovevano essere costituiti pri
ma dei singoli numeri, in quanto sono pi generali di essi ed inoltre sono solo
due, e scindono la serie dei numeri naturali in due classi completamente disgiun
te. In ogni caso, questo quanto d ad intendere il resoconto di Aristotele in
Metapb. 1091 a 23 ss. (=Test. 28 b Gaiser).
32Si veda Krmer, Platone..., p. 162; inoltre: R. Seide, Die mathematischen
Stellen bei Plutarch, Regensburg 1981 (Diss.), p. 97.
33Che in Platone gli enti matematici abbiano una posizione intermedia (fra i
principi e le Idee da un lato, e i sensibili dallaltro), testimoniato da Aristotele,
oltre che da altri: cfr. Metaph. 987 b 14 ss. =Test. 22 a Gaiser; Metaph. 1028 b 19
ss. =Test. 28 a Gaiser. Aristotele testimonia, allo stesso modo, che Platone ha di-
60
I principali caratteri distintivi dei numeri ideali sono due: con
essi non si possono compiere operazioni, dunque non possono
essere addizionati, sottratti, e cos via34; inoltre, giungono solo
fino alla decade35.
b) Duplice livello della generazione dei numeri
In secondo luogo, Platone si figurava, nel dettaglio, la genera
zione dei numeri ideali, e analogamente dei numeri matematici,
in modo tale che lUno-pricipio-primo costituisse il numero uno
(che non identico allUno!) quale principio di tutti i numeri, e
quindi in modo tale che tutti gli altri numeri venissero generati a
partire dal numero uno per mezzo di unazione sinergica
dellUno e della Diade indefinita36.
Qui vediamo due livelli, sui quali si pu parlare di principi
dei numeri.
Sul primo livello, ancora ontologico-generale, sono causa dei
numeri i principi logici di unit e molteplicit.
Sul secondo livello, una volta generato il numero uno, vengo
no generati i restanti numeri; qui sono principi il numero uno,
dunque non lUnit, bens il suo corrispettivo aritmetico, e la
Diade indefinita, aritmeticamente attiva.
stinto fra numeri matematici ed ideali: cfr. Metaph. 1080 a 12 ss. =Test. 59
Gaiser; Metaph. 1083 a 20 ss. =Test. 56 Gaiser; Metaph. 1086 a 2 ss. =Test. 57
Gaiser; Metaph. 1090 b 32 ss. =Test. 28 b Gaiser; si veda anche Siriano: G.
Kroll, Syriani in Aristotelis Metaphysica commentarla, Berolini 1902, rist. 1960, p.
159,1.33 ss. (-Test. 58 Gaiser). Mi sembra che non si possa pi giustamente du
bitare, specie dopo le ampie ricostruzioni di Gaiser, Platons..., p. 89 ss., che i ri
spettivi resoconti siano attendibili. Largomento di Platone a favore di una distin
zione categoriale fra entit matematiche da un lato, e Idee (anche delle entit ma
tematiche) dallaltro, consisteva nel fatto che vi pu essere solo una Idea del cer
chio, del numero 3, e cos via, mentre le operazioni matematiche di frequente
presuppongono lesistenza di pi cerchi matematici, di pi numeri matematici 3,
come ad esempio laddizione 3+3 (cfr. Metaph. 987 b 17 =Test. 22 a Gaiser; sul
la rilevanza dellargomento, si veda infra, IV, nota 10).
34 Per un esempio, cfr. Arist. Metaph. 1080 a 19 ss. (=Test. 59 Gaiser) e 1083
a 34 ss. (=Test. 56 Gaiser).
33Cfr. Arist. Phys. 206 b 32 s. (=Test. 24 Gaiser), non meno che Metaph.
1073 a 20 s. (=Test. 62 Gaiser) e 1084 a 12 ss., 25 ss. (=Test. 61 Gaiser).
36Cfr. Sesto Empirico, Adv. Math. X 276 s. (=Test. 32 Gaiser). Ledizione ca
nonica a cui si fa riferimento quella a cura di H. Mutschmann-J. Mau: Sexti
Empirici Opera, 3 voli., Lipsiae 1912-1952, III (1954,19612).
61
La distinzione fra i due piani importante. Si vedr che, ad
esempio, la concezione hegeliana della generazione dei numeri
corrisponde principalmente al primo livello di Platone, mentre,
al contrario, gli assiomi di Peano forniscono una risposta alla
domanda che si pone al secondo livello37.
c) Unit e Dualit al primo livello
Sul primo livello, la riflessione platonica si aggancia al fatto
che ciascun numero maggiore di uno costituisce ununit di
unit e molteplicit, in quanto, da una parte, consiste di molte
plici unit, ma daltra parte anchesso ununit38. Da principio
di molteplicit funge la Diade indefinita.
37In effetti, nella tradizione aritmetica neoplatonizzante abbiamo due diversi
tipi di definizione di numero, che corrispondono ai due livelli: una definizione si
riferisce ai principi ontologici deHUnit (v/) e della Molteplicit; laltra,
invece, alluno aritmetico come punto di partenza della serie numerica. Al primo
tipo appartiene ad esempio la definizione del numero come molteplicit limitata,
quale si trova, per esempio, in Nicomaco (R. Hoche, Nicomachi Geraseni Pytha-
gorei Introductions arithmeticae libri II, Lipsiae 1886,1,7, p. 13,1. 7) dove leggia
mo: il numero molteplicit definita ( ? ). Se
condo il commentario a Nicomaco di Giamblico (H. Pistelli, Iamblichi In Nico-
machiarithmeticam introductionem liber, Lipsiae 1894, p. 10,1. 17), questa defini
zione risale ad Eudosso; cfr. anche Arisi. Metaph. 1020 a 13. Al secondo tipo ap
partiene invece la definizione per cui il numero procede a partire dalluno, al mo
do di unaddizione iterata. Si veda, ad esempio, Teone di Smirne (E. Hiller, Theo-
nis Smyrnei Philosophi Platonici Expositio rerum mathematicarum ad legendum
Platonem utilium, Lipsiae 1878, p. 18,1. 3 ss.), ove si legge: il numero un com
posto di unit, ossia una progressione di molteplicit che comincia dallunit e
una regressione che termina allunit ( ,
*
); cfr. anche Proclo, In prim. Eucl., p. 6,1. 15 s. Friedlein, do
ve si dice: infatti il numero, cominciando dallunit, presenta un accrescimento
senza interruzione (
? ). Nella definizione di numero di Euclide, si trovano momen
ti di entrambi i tipi di definizione; nel libro VII, de/. 2, leggiamo: il numero la
molteplicit composta di unit ( t
).
38Cfr. G. Bhme, Zeit und Zahl. Studien zur Zeittheorie bet Platon, Aristoteles,
Leibniz und Kant, Frankfurt 1974, p. 130: Per dirla in breve, la funzione siste
matica del numero quella di operare la mediazione fra i due principi pi alti di
questa filosofia, cio lUno e la Diade indefinita, lo v e la . (Kurz
gesagt, ist es die systematische Funktion der Zahl, die Vermittlung zu leisten
62
Aristotele coglie proprio nella sostituzione della molteplicit
illimitata con la dualit una delle pi importanti innovazioni di
Platone nei confronti dei Pitagorici39.
Qui si fa chiaro, una volta di pi, perch la Diade indefinita
non possa essere identica al numero due: non infatti principio
solo del due, ma di tutti i numeri maggiori di uno; si manifesta
allinterno della serie numerica per la prima volta nel numero
due, nei confronti del quale possiede una particolare affinit: ma
non si manifesta soltanto in esso40. Occorre fra laltro distingue
re due dati di fatto, ossia che, da un lato, ci sono due principi, e,
dallaltro lato, il secondo principio anche principio di dualit;
ci sono dunque due dualit, che secondo Platone sono presup
posto del concetto di numero.
zwischen den beiden obersten Prinzipien dieser Philosophie, dem und der
? ?, dem Einen und der unbestimmten Zweiheit). Si veda soprattutto
ivi, pp. 130-144, con speciale riferimento a Platone, Filebo, 16 E ss., 24 E ss.
39Metapb. 987 b 25 s. (=Test. 22 a Gaiser): caratteristico (sai. di Plato
ne) aver ritenuto una diade il sostituto dellillimite in quanto uno, e rillimite co
stituito di grande e piccolo (t 6 u>? vo?
, , tout ).
40Cfr. . Oehler, Oer entmytologisierte Platon. Zur Lage der Platonforschung,
Zeitschrift fr philosophische Forschung, 19 (1965), pp. 393-420, contenuto
anche in: Id., Antike Philosophie und byzantinische Mittelalter, Mnchen 1969,
pp. 66-94, oltre che in: J . Wippern (curatore), Das Problem der ungeschriebenen
Lehre Platons, Darmstadt 1972, pp. 95-129, spec. 117: La dualit principio
della molteplicit. Il due il primo caso di moltitudine. Da esso tutte le altre mol
teplicit prendono inizio. Esso stesso, per, come numero due, gi fissato, deli
mitato. Esso stesso non procede verso unillimitata moltiplicazione. Perci Plato
ne non ha ritenuto questo, il numero due, principio della molteplicit, bens la
Diade indefinita. (Die Zweiheit ist Prinzip der Vielheit. Die Zwei ist der erste
Fall einer Menge. Mit ihr nehmen alle anderen Vielheiten ihren Anfang. Sie
selbst aber, als Zahl Zwei, ist bereits festgelegt, ist begrenzt. Sie selbst schreitet
nicht fort zu unbestimmter Vervielfltigung. Deshalb mache Platon nicht sie, die
Zahl Zwei, zum Prinzip der Vielheit, sondern die Unbestimmte Zweiheit). Una
posizione particolare del numero due si trova ancora in Cusano, De princ., cap.
31, 1. 14 s. Feigl-Vaupel-Wilpert. Essa viene fondata sulla base del fatto che il
due, in quanto madre della molteplicit, non n molteplicit n unit (dualita-
tem neque unitatem neque multitudinem). Si veda anche ivi, cap. 32,1.1 ss., ove
ha luogo un esplicito riferimento alla teoria dei principi di Platone.
63
d) Diairesi o dicotomia al secondo livello
Ora, al secondo livello si pone il problema della generazione
dei numeri a partire dal numero uno. Questa generazione non
fu concepita come una specie di addizione iterata, cosa che dal
punto di vista odierno sarebbe ovvia, ma almeno per i numeri
ideali fu concepita come una specie di diairesi duale, cio di
dicotomia.
Oggi non si pu pi stabilire con sicurezza quale aspetto essa
avesse nel dettaglio. Tuttavia, si possono accettare come sue illu
strazioni plausibili i tentativi di ricostruirla proposti da Stenzel41
e Becker42pi di mezzo secolo fa, che malgrado talune differen
ze nel dettaglio concordano nel richiamare nella propria struttu
ra di fondo, anche se sono meno semplici, i moderni alberi gra
fici.
Certo, questi tentativi restano lacunosi, in quanto tendono a
sorvolare sulla differenza fra numeri matematici e numeri ideali;
e per di pi, in essi rimane senza spiegazione il motivo per cui i
numeri ideali sono limitati alla Decade.
e) La Decade e la Tetrade
Che i numeri ideali fossero limitati nel loro numero, si pu
spiegare a mio avviso in virt della necessit che, per Platone, il
41Zahl und Gestalt bei Platon und Aristoteles, Leipzig-Berlin 1924, 19332, p.
30 ss.
42Die diairetische Erzeugung der platonischen Idealzahlen, Quellen und Stu
dien zur Geschichte der Mathematik, Astronomie und Physik, Abt. B, 1(1931),
pp. 464-501. Becker si riallaccia criticamente a Stenzel e, di contro a lui, produce
alcune precisazioni degne di nota. Becker ha ulteriormente articolato il suo pen
siero nella trattazione: Zum Problem der platonischen Idealzahlen (Eine Ketrakta-
tion), in: Id., Zwei Untersuchungen zur antiken Logik, Wiesbaden 1957 (=Klas
sisch-Philologische Studien, a cura di H. Herter e W. Schmidt, 17, pp. 1-22). In
questultimo saggio, Becker fra laltro si corregge riguardo al fatto che per illu
strare la generazione dei numeri verosimilmente fu usata, al posto di schemi a
forma di albero genealogico, una linea, per lo pi in posizione orizzontale, che
veniva divisa in segmenti in corrispondenza delle sottospecie di una specie {ivi,
p. 16). Becker, ivi, p. 8, spiega la difficile espressione di Metaph. 987 b 34,
, nel senso di eccetto i primi (due) numeri, cio luno e il due,
dando uninterpretazione che problematica, ma non impossibile. Tradurre nu
meri primi, infatti, non ha alcun senso dal punto di vista matematico.
campo dei numeri ideali consti di un numero finito di elementi,
in quanto si inserisce fra i due principi ed i numeri naturali di ti
po matematico, che si possono enumerare allinfinito.
Questo per non dice perch Platone si sia deciso proprio in
favore della Decade. Gaiser, nella sua proposta di ricostruzione,
ha tentato di chiarire appunto questo stato di cose43. Secondo
lui, nei numeri ideali di Platone prefigurata la struttura dimen
sionale del mondo; dato che lo sviluppo delle dimensioni com
pleto nella Tetrade (Unit-Lunghezza-Larghezza-Profondit)44,
la Tetrade, ovvero la Decade, che come somma dei primi quat
tro numeri era ritenuta gi dai Pitagorici numero perfetto45, do
veva essere contraddistinta, e lo era appunto come limite dei nu
meri ideali.
Questo argomento di Gaiser plausibile; ma con esso, la
contraddistinzione della Tetrade o Decade viene fondata solo
induttivamente, sulla via dialettica in su ( ): Platone
ha concluso ad una determinata strutturazione dei numeri ideali
a partire dal numero delle dimensioni fenomenologicamente da
to; invece, essa dovrebbe venir fondata anche deduttivamente, a
partire dai principi, e Platone non lo fa, anche perch una cosa
molto diffcile da fare.
Qui si impone inoltre la domanda sul perch Platone non ab
bia contraddistinto direttamente la Tetrade: non facile capire il
motivo per cui la sua somma debba ricoprire un certo ruolo
allinterno dei numeri ideali: se la Tetrade stessa non lo ricopre,
perch non lo dovrebbe ricoprire, per esempio, il suo prodotto?
La spiegazione che Gaiser ha fornito in merito , come egli stes-
34
43Cfr. Gaiser,Platons..., pp. 115 ss.
44Cfr. Sesto Empirico, Adv. Math. X 278 ss. (=Test. 32 Gaiser); e Gaiser,
Platons..., p. 44 ss. Si veda inoltre: P. Lang, De Speusippi Academici Script is, Bonn
1911, rist. Darmstadt 1965, Fr. 4 (=M. Isnardi Parente, Speusippo. Frammenti,
Napoli 1980, Fr. 122), che corrisponde a: V. De Falco, lamblichi Theologumena
arithmeticae, Lipsiae 1922, pp. 82,1. 10-85,1. 23.
45Naturalmente in un senso diverso da quello euclideo (su cui cfr. supra, nota
17). Si veda Th. Heath, A Manual of greek Mathematics, New York 1963, pp. 41-
43. Sulla contraddistinzione della decade in Filolao e Archita, cfr. Diels-Kranz,
Fragmente..., 44 B 11 e 47 B 5; su Filolao si veda: E. Frank, Plato und die
sogenannten Pythagoreer, Halle 1923, p. 309 ss. Questo argomento, secondo cui
la decade si contraddistingue in quanto somma dei primi quattro numeri, si trova
esplicitamente, anche se accanto ad altri argomenti, nel fr. 58 B 15 Diels-Kranz.
65
so ammette, problematica, dal punto di vista dei contenuti, non
meno che da quello filologico46. Mi sembra molto pi verosimi
le, che dietro la violenza del passaggio dalla tetrade alla decade
stia la volont di fondare il sistema numerico decadico47. Cer
to, il sistema decadico riporta al numero delle dita, che di na
tura contingente48; una delle parole greche per dire contare
ne , che letteralmente si dovrebbe tradurre cinquare:
quindi chiaro perch il cinque, o anche il dieci, potessero ri
sultare numeri di particolare importanza.
Da ci segue che noi, oggi, possiamo prendere atto di questa
contraddistinzione della decade con mero interesse storico.
Nondimeno, essa ha avuto la forza di produrre effetti: il tentati
vo forzato, da parte di Aristotele, di aumentare il numero delle
categorie dalle quattro unicamente importanti a dieci, pu con
ogni evidenza essere compreso solo sullo sfondo di questa con
traddistinzione ontologica della Decina, che risale allAccademia
di Platone e, ancora pi indietro, ai Pitagorici.
f) La Diade e lirrazionale
La Diade ( ' ) di Platone non solo responsabile della ge
nerazione dei numeri ideali e di quelli naturali a partire dallUno
(V): secondo Platone, la Diade, alla quale erano ricondotti en
tro il sistema accademico delle categorie i predicati di relazione
a due posti49, diviene sempre pi dominante nellarticolazione
dei rapporti, delle grandezze razionali e allo stesso tempo di
quelle irrazionali50, che com noto i Greci non consideravano
46Cfr. Gaiser, Platons..., pp. 119 ss., spec. 121.
47Cos sostiene, almeno, O. Becker in un contributo pi tardo, Versuch einer
neuen Interpretation der platonischen Ideenzahlen, Archiv fr Geschichte der
Philosophie, 45 (1963), pp. 119-124, comparso contemporaneamente al libro di
Gaiser.
48Si veda gi ps. Arist. Probi. 910 b 24 ss.
49Cfr. Ermodoro Fr. 7, in: M. Isnardi-Parente, Senocrate-Ermodoro. Fram
menti, Napoli 1982 (=Test. 31 Gaiser), e Sesto Empirico, Adv. Math. X 263 ss.
(=Test. 32 Gaiser), non meno che Diogene Laerzio, III, 104 s., 108 s., insieme a
Codex Marcianus 23,67,68 (=Test. 43 e 44 Gaiser).
50Cfr. Arist. Metaph. 1020 b 26 ss. (=Test. 35 Gaiser); Pappus (Ab 'Oth-
man al-Damashki), In decimum Euclidis Elementorum librum commentarla, I 9,
13; 71 s., 76 s. delledizione a cura di W. Thomson e G. J unge: The Commentary
of Pappus on Book X of Euclids Elements, Harvard Semitic Series 8, Cambridge
66
numeri. A prescindere da questultimo punto, la Diade ricorda
quindi il concetto di sezione di Dedekind; infatti, allo stesso mo
do della Diade, la sezione garantisce lesistenza di grandezze ir
razionali. Ma in aggiunta a ci interessante che gi in Platone,
grazie alla Diade, venga stabilita una certa continuit fra i nume
ri naturali e le grandezze, razionali ed irrazionali: una continuit
che com noto era estranea alla matematica antica, e che solo in
quella moderna ha ricevuto riconoscimento generale.
La teoria di Dedekind dei numeri irrazionali rappresenta
allinterno di questa evoluzione un preciso punto culminante.
Ma questa continuit implicita nel punto di vista di Platone,
secondo cui nel numero due gi in azione quel principio che
nei rapporti assolutamente irrazionali si sviluppa nel modo
pi puro*31.
La Diade di Platone si potrebbe dunque interpretare come
un prodromo del concetto di sezione di Dedekind nei seguenti
termini: in questultimo stato portato a concettualit ci che
nella prima si annunciava in maniera ancora molto astratta, pi
filosofica che matematica, vale a dire il pensiero per cui fra i nu
meri naturali e le altre grandezze non sussiste una profonda ce
sura, ma un nesso da cogliersi in modo puramente aritmetico32.
Mass.1930, rist. New York 1968 (=Test. 67 b Gaiser); Gaiser, Platons..., pp. 24
s.,71s., 143 s.
31Con Gaiser, ivi, pp. 24,71, intendo per rapporti assolutamente irraziona
li quei rapporti che non divengono commensurabili nemmeno se elevati alla ter
za potenza: alla potenza, cio, che associata al corporeo, dunque a quella che
per i Greci era lultima dimensione.
32Varrebbe la pena studiare nel dettaglio il nesso fra la Diade di Platone e il
concetto di sezione di Dedekind; ma qui ci non rientra nei nostri scopi. deci
sivo un fatto cui gi Taylor, Forms and Numbers..., si richiamato, ossia che lal
tro nome della Diade indefinita, cio Grande e Piccolo (-), si
adatta perfettamente allalgoritmo euclideo, con il quale vengono introdotti valo
ri irrazionali in maniera puramente aritmetica: infatti, due valori fra loro successi
vi di quoziente di numero della diagonale e di numero del lato (ove ln+i =ln+dn
e d +1=2l +d) sono alternativamente pi grandi e pi piccoli del preciso valo
re di 2. Ma i concetti di pi grande e pi piccolo hanno importanza anche nella
definizione di sezione di Dedekind. Fra laltro, gi Tplitz, Das Verhltnis..., p.
74 s., si richiamato ad un nesso fra la Diade platonica e la sezione di Dedekind.
In un altro punto, Tplitz pone giustamente laccento sul fatto che in Euclide V
sicurissimamente non si dice nulla del desiderio o della possibilit di generare
queste entit a partire dai numeri interi (ganz gewi nirgends etwas davon
erwhnt [ist], da man diese Wesenheiten aus den ganzen Zahlen erzeugen
mchte oder knnte) (ivi, p. 52); si potrebbe tuttavia aggiungere che in Platone
si trova comunque il pensiero di generare i numeri interi e i valori irrazionali da
gli stessi principi. Fra laltro, possibile che Platone si sia figurato il passaggio ai
valori irrazionali sulla scorta del modello delle dimensioni, come suppone Gaiser,
Platons..., pp. 24 s., 71 s., 143 s., bench non mi sembri necessario trarre lipotesi
di Gaiser da quanto si accerta dalle testimonianze. Le entit della dottrina eudos-
siana delle proporzioni comprendono, in ogni caso, realt sia aritmetiche, sia geo
metriche; e proprio in Platone, evidente la superiorit dellaritmetica rispetto
alla geometria. Solo nella testimonianza di Porfirio sulla divisione del cubito,
contenuta in Simplicio (H. Diels, Simplicii In Aristotelis Physicorum libros
commentala, Berolini 1882-1895, risi. 1954, p. 453,1. 31 =Test. 23 B Gaiser), si
procede chiaramente a partire da una rappresentazione geometrica, che poi viene
trasferita ai numeri.
IV. La filosofia dei numeri di Platone nel suo
significato filosofico e matematico
1. Il confronto con concezioni pi tarde
Per valutare criticamente la concezione platonica della gene
razione dei numeri dallUno e dalla Diade, si offre prima di tut
to la possibilit di indicare se idee simili si trovino anche in con
cezioni decisamente pi tarde, e perfino attuali. In effetti, inten
do mostrare che la maniera in cui si introducono nella matema
tica odierna i numeri naturali, cio la loro introduzione attraver
so gli assiomi di Peano, pu essere intesa come una articolazio
ne della concezione platonica, di una concezione, quindi, che
merita un posto significativo nella preistoria degli assiomi di
Peano1.
Di seguito discuter un altro problema, cio fino a che punto
sia possibile interpretare il sistema binario progettato da Leibniz
come un tardo erede del programma platonico di riduzione del
la molteplicit illimitata alla dualit12.
Ma oltre a queste corrispondenze nella matematica moderna
degno di nota il fatto che anche nella moderna filosofia della
matematica, e per la precisione in Brouwer, si trovino riflessioni
che, similmente a quelle di Platone, attribuiscono espressamente
al principio della dualit una funzione costitutiva per la mate
matica.
Certo, la filosofa della matematica di Brouwer nei suoi fon
damenti ontologici senzaltro opposta a quella platonica, anche
se materialmente possiede varie cose in comune con essa3. Inve
ce, a proposito della filosofia della matematica di Hegel, si pu
parlare di estese corrispondenze con Platone, non solo per
quanto riguarda linterpretazione di singole strutture matemati-
1Infra, punto 3.
2Infra, punto 4.
3Infra, punto 5.
70
che, ma anche riguardo alla base ontologica della matematica,
al suo posto nel sistema, e alla determinazione del suo rapporto
con la filosofa. Lidealismo hegeliano , fino ad oggi, l ultimo
rappresentante significativo di quel tipo di filosofa, cui si pu
riportare anche il sistema di Platone: Platone e Hegel rientrano,
come il Neoplatonismo della tarda antichit e del medioevo,
nella tradizione dellIdealismo oggettivo. Il tentativo di una va
lorizzazione comprensiva non solo di alcune singole riflessioni
di Platone, ma anche dellassetto globale della sua filosofa della
matematica un tentativo che qui non ci si propone, anche se
dovr essere schizzato nei suoi contorni dovrebbe pertanto
riallacciarsi principalmente a Hegel.
Per motivi cronologici, intendo quindi come prima cosa illu
strare quali momenti della filosofia della matematica di Platone
siano ancora attivi in quella di Hegel, e soprattutto, in armonia
con il tema di questo saggio, far emergere quanto vi sia di plato
nico nel concetto hegeliano di numero4.
2. Platone e Hegel: collocazione nel sistema e fondazione
nellessere della matematica e del numero
a) Il problema di una filosofa della matematica in Hegel
Negli ultimi tempi, i paralleli fra il sistema di Platone e quel
lo di Hegel, riscontrabili non solo nelle macro-strutture, ma an
che in molti particolari singoli, sono stati oggetto di esposizioni
ripetute5. Tuttavia, proprio la filosofa della matematica dei due
pensatori costituisce lambito di sistema che meno di frequente
stato messo a confronto.
Ci si connette di sicuro alla mancanza, a tuttoggi, di una ri
cerca approfondita sulla filosofa della matematica di Hegel6. Di
questa mancanza ci sono diverse ragioni: in primo luogo, il fatto
4Infra, punto 2.
5Cfr. Hsle, Wahrheit und Geschichte..., dove ho citato molta altra letteratu
ra; e Krmer, Alatone..., pp. 282-302.
6Ho continuato negli anni seguenti a questo saggio a lavorare sulla filosofia
della matematica allinterno della tradizione idealistica. Si vedano ora i saggi su
Hegel: Raut, Zeit, Bewegung, in: M. J . Petry (curatore), Hegel und die Natur
wissenschaften, Stuttgart-Bad Cannstatt 1987, pp. 247-292, spec. 253-273; e su
Nicol Cusano: Platonism and Anti-Platonism in Nicholas of Cusa's Philosophy of
71
che una simile ricerca presupporrebbe una buona conoscenza
sia del sistema hegeliano, sia della storia della matematica alme
no fino al diciannovesimo secolo; e in secondo luogo, il fatto che
la filosofia della matematica di Hegel quasi lunica disciplina
filosofica che, allinterno del suo sistema, non ha propriamente
alcun posto preciso.
b) Il difficile inserimento della matematica nel sistema hegeliano
Indichiamo in breve la ragione di questo fatto, poich finora
non stato constatato, n chiarito. I sistemi dellIdealismo og
gettivo si suddividono essenzialmente in due gruppi.
Secondo luno, lambito delle Idee passa nella Natura in ma
niera continua, lineare, ed in questo passaggio lo Spirito o
lAnima rappresentano un livello di mediazione: a questo siste
ma emanazionistico appartengono il Neoplatonismo e, mal
grado alcune tendenze contrastanti, anche la filosofa di Platone.
Per Hegel, viceversa, lIdea esce da s anzitutto nel suo Al
tro, cio nella Natura, per poi ritornare a s come Spirito; lo
Spirito non quindi mezzo, bens fine, telos. Questa concezione
dialettica ha il grande vantaggio filosofico di chiarire in certa
misura il problema del perch lambito dellIdea, che conside
rato comunque assoluto, debba anche passare nella finitezza7:
un problema che nella variante emanazionistica del sistema ri
mane privo di soluzione, ed in ultima istanza irresolubile. Tutta
via non si pu negare che in questultima linserimento delle en
tit matematiche nellordine sistematico sia decisamente pi
semplice: per Platone, come per i Neoplatonici, gli enti matema
tici ( ) mediano, come lAnima, fra lambito dellon
tologia e quello della natura. Ma una soluzione del genere vie
tata ad Hegel, per il quale lIdea, in quanto dialettica, deve pas
sare prima di tutto proprio nel suo contrario, cio nella Natura;
in questo caso, una sfera intermedia non ha pi nessun senso.
Mathematics, Graduate Philosophy J ournal, 13/ 2 (1990), pp. 79-112.
7 Si veda in merito D. Wandschneider-V. Hsle, Die Entuerung der Idee zur
Natur und ihre zeitliche Entfaltung als Geist bei Hegel, Hegel Studien, 18
(1983), pp. 173-199.
71-
Ma allora dove rientrano le entit matematiche, ad esempio i
singoli numeri? Non certo nellambito dellIdea. Infatti, anche
se il Numero una categoria della Scienza della Logica, i
singoli numeri non lo sono: la loro logica una logica non dia
lettica, e perci completamente diversa da quella delle stesse
determinazioni ontologiche.
Ma anche nella filosofia del reale non si riuscir pi di tanto
ad introdurre i numeri: essi sono pi astratti persino rispetto al
lo spazio, che la prima categoria della filosofia della Natura8.
c) La posizione intermedia degli enti matematici
Queste aporie possono bastare per porre in chiaro che, in
Hegel, la filosofia della matematica ha perduto, in confronto a
Platone, la sua precisa collocazione sistematica. Si d il caso,
per, che nelle sparpagliate affermazioni di Hegel sulla matema
tica si trovino molti elementi platonici, anche e appunto per
quanto riguarda la posizione intermedia degli enti matematici,
sebbene pensieri del genere, nel sistema hegeliano, siano di diffi
cile comprensione.
Tale posizione intermedia sussiste secondo Hegel sia in cam
po ontologico, per quanto concerne il modo di essere, ad esem
pio, dei numeri, sia in campo gnoseologico, in riferimento, dun
que, al tipo matematico di pensiero. I numeri sono sostiene
Hegel in esplicita connessione alla concezione platonica qual
cosa che si colloca fra il concettuale puro e lesteriore, il sensibi
le: ... il numero, questa esteriorit interna ed astratta ... costi
tuisce lultimo livello della incompletezza, quello di cogliere
luniversale affetto dal sensibile. Gli Antichi hanno avuto preci
sa coscienza che il numero si colloca nel mezzo fra il sensibile ed
il pensiero. Aristotele cita da Platone (Metafisica, 15) lafferma-
8 Nelledizione berlinese della Enzyklopdie der philosophischen Wissen
schaften, la prima parte della Filosofia della Natura intitolata Meccanica,
mentre in quella di Heidelberg porta ancora il titolo di Matematica. Mi chiedo
se questo sia un segno del fatto che, in un primo tempo, Hegel sia stato dellidea
che la filosofia della matematica fosse una parte della filosofia della natura, e che
in un secondo tempo abbia respinto questidea. In ogni caso, sui problemi che
Hegel ebbe con la filosofia della matematica, si veda la terza edizione
dell Enzyklopdie (dora in poi: Enz.3), S 259, Nota.
zione che oltre al sensibile e alle Idee le determinazioni matema
tiche delle cose hanno una posizione intermedia...9.
Hegel quindi loda il fatto che gli Antichi abbiano distinto fra
Monade (govd) o Diade ( ) da un lato, ed i numeri imo o
due dallaltro, perch lo considera segno di profonda coscienza
nei confronti della differenza fra ontologia e matematica: di una
coscienza, che ad avviso di Hegel andata deplorevolmente per
duta nei tentativi a lui contemporanei di trasferire in filosofa,
senza tanti giri di parole, i concetti matematici: ... E stato gi
citato riguardo a quelle espressioni numeriche ... il fatto che i
Pitagorici hanno distinto fra la Monade e luno; essi hanno rite
nuto la Monade pensiero, e luno, invece, numero; allo stesso
modo, hanno considerato il due come ci che aritmetico, e la
Diade come il pensiero dellindefinito. Questi Antichi hanno
capito prima di tutto, molto correttamente, linsufficienza delle
forme numeriche in rapporto alle determinazioni di pensiero, e
non meno correttamente hanno inoltre preteso per il pensiero la
sua propria espressione, invece di quel primo espediente; quan
to sono proceduti oltre nella loro riflessione rispetto a quelli che
oggigiorno ritengono alcunch di lodevole, anzi, alcunch di
fondato e profondo, porre di nuovo numeri e determinazioni
numeriche ... al posto delle determinazioni di pensiero . . . 10.
9Wissenschaft der Logik, 5. 245 (tutte le citazioni da Hegel seguiranno ledi
zione Theorie delle opere, Frankfurt 1969 ss., con indicazione del volume e
della pagina): Die Zahl, diese innerliche, abstrakte uerlichkeit ... Sie macht
die letzte Stufe der Unvollkommenheit aus, das Allgemeine mit Sinnlichem
behaftet zu fassen. Die Alten haben das bestimmte Bewutsein darber gehabt,
da die Zahl zwischen dem Sinnlichen und dem Gedanken in der Mitte stehe.
Aristoteles fhrt es von Platon an (Metaphysik I, 5), da derselbe sage, da
auer dem Sinnlichen und den Ideen die mathematischen Bestimmungen der
Dinge dazwischenstehen .... Cfr. anche le Vorlesungen ber die Geschichte der
Philosophie, 18. 235 ss., e Enz.3, 104, Nota (dalla Enzyklopdie cito secondo la
numerazione dei paragrafi, poich uguale in tutte le sue edizioni).
10Wiss. d. Logik, 5. 246: es wird schon, in Ansehung jener Zahlausdrcke ...
angefhrt, da die Pythagoreer zwischen der Monas und dem Eins unterschieden
haben; die Monas haben sie als den Gedanken genommen, das Eins aber als die
Zahl; ebenso die Zwei fr das Arithmetische, die Dyas ... fr den Gedanken des
Unbestimmten. Diese Alten sahen frs erste das Ungengende der Zahl
formen fr Gedankenbestimmungen sehr richtig ein, und ebenso richtig
forderten sie ferner statt jenes ersten Notbehelfs fr Gedanken den
74
d) La posizione intermedia della conoscenza matematica
Secondo Hegel, alla posizione intermedia dei numeri fra il
concettuale e l esteriore corrisponde la posizione intermedia
della conoscenza matematica, che sovraordinata a quella empi
rica, ma subordinata a quella filosofica: proprio come per Plato-
eigentmlichen Ausdruck; um wieviel weiter waren sie in ihrem Nachdenken
gekommen als die, welche heutigentags wieder Zahlen selbst und Zahl
bestimmungen ... an die Stelle von Gedankenbestimmungen zu setzen ... fr
etwas Lbliches, ja Grndliches und Tiefes halten. La difesa da parte di Hegel
della distinzione platonica fra la categoria dellunit ed il numero uno (una di
stinzione che si trova anche nel Neoplatonismo, come emerge ad esempio da
Teone di Smirne, Expos, rer. math., p. 21,1. 7 ss. Hiller) in effetti illuminante;
la differenza fra le due determinazioni sar riconosciuta da una dottrina delle ca
tegorie che sia tale da impegnarsi seriamente sul problema. Cos si legge, ad
esempio, nella Philosophie der Arithmetik di Husserl, alla p. 134 delledizione a
cura di L. Eley, Den Haag 1970 (=Husserliana XII): Il concetto di numero uno
infatti da distinguere bene dal concetto di unit. (Der Begriff der Zahl Eins ist
nhmlich wohl zu unterscheiden von dem Begriffe der Einheit). In H. Rickert
inoltre si trova, pur senza alcun riferimento a Platone, unulteriore distinzione,
del tutto analoga alla differenziazione platonica fra numeri ideali e matematici
(come, in generale, fra le Idee di entit matematiche e le entit matematiche in se
stesse). Per Rickert, non meno che per Platone, il fatto che vi siano molti uno,
molti due, molti tre e cos via, un motivo per distinguere fra concetto di nume
ro e numeri; e proprio come in Platone (si veda supra, III, nota 33), anche secon
do Rickert possibile contare solo con i numeri, e non con i concetti di numero
(che corrispondono ai numeri ideali di a Platone, che appunto sono inaddizio-
nabili, ), Nellopera Das Eine, die Einheit, und die Eins, Tbingen
1924, p. 70, Rickert scrive: Ci sono tanti uno quanti se ne vogliano, tanti due
quanti se ne vogliano, e cos via, e tutti ricadono come esemplari sotto i concetti
delluno, del due, e cos via, anche se, evidentemente, vi pu essere solo un con
cetto di uno, un concetto di due, e cos via ... Dunque, il concetto del numero
non pu coincidere con il numero medesimo ... Solo con i numeri medesimi si
pu calcolare ... Una teoria articolata del numero dovrebbe fare premurosamen
te attenzione a queste diversit. (Es gibt beliebig viele Eins, beliebig viele Zwei
usw., die alle als Exemplare unter die Begriffe der Eins, der Zwei usw. fallen,
wenn es auch selbstverstndlich nur je einen Begriff der Eins, einen Begriff der
Zwei usw. geben kann ... Also kann der Begriff der Zahl nicht mit der Zahl selbst
zusammenfallen ... Nur mit den Zahlen selbst kann man rechnen ... Eine
ausgefhrte Theorie der Zahl wrde diese Unterschiede sorgfltig zu berck
sichtigen haben). Qui si fa ancora pi chiaro il fatto che la limitazione da parte
di Platone dei numeri ideali alla Decade , da un punto di vista sistematico, as
surda; questo perch per ciascun numero dovrebbe darsi, per usare il termine
rickertiano, un concetto di numero.Tn precedenza (cfr. supra, III, 4, e), ho tenta
to di fornire una ragione del comportamento di Platone, che naturalmente, dal
punto di vista dei contenuti, aleatoria.
75
ne, anche per Hegel, la principale deficienza della matematica si
fonda sullimpossibilit in essa, in linea di principio, di una fon
dazione ultimativa11.
La matematica ricorre a presupposti, che le restano inaccessi
bili (naturalmente, si intendono gli assiomi); e contro la lamen
tela allora diffusa, connessa ai tentativi di provare il postulato
delle parallele, secondo la quale Euclide avrebbe erroneamente
tralasciato di dimostrare questa legge, Hegel scrive: Anche in
Euclide... si trova sotto il nome di assioma un presupposto sulle
linee parallele, che si ritenuto bisognoso di dimostrazione; e si
cercato di colmare questa lacuna in molti modi... Per quanto
concerne quellassioma sulle linee parallele, si pu osservare che
appunto a questo proposito va riconosciuto il retto giudizio di
Euclide, che aveva valutato in maniera puntuale tanto l elemen
to quanto la natura della sua scienza1112. Proprio come Platone,
11A ci si aggiunge che il metodo della costruzione, ad esempio, di una pro
posizione geometrica non va dedotto dallo stesso teorema da dimostrare (cfr.
Hegel, 3.42 ss.; 6.533 ss.); pertanto, la dimostrazione ha solo la funzione sogget
tiva di far conoscere, e non quella oggettiva di costituire, come secondo Hegel
accade in filosofa.
126. 528: Auch bei Euklid ... findet sich unter dem Namen eines Axioms
eine Voraussetzung ber die Parallel-Linien, welche man fr des Beweises
bedrftig gehalten und den Mangel auf verschiedene Weise zu ergnzen versucht
hat ... Was jenes Axiom ber die Parallel-Linien betrifft, so lt sich darber
bemerken, da wohl darin gerade der richtige Sinn Euklids zu erkennen ist, der
das Element sowie die Natur seiner Wissenschaft genau gewrdigt hatte. Cfr. I.
Tth, Die nicht-euklidische Geometrie in der Phnomenologie des Geistes, Frank
furt 1972, p. 29: Sir J ohn Savile scrisse nel 1621: In pulcherrimo Geometriae
corpore duo sunt naevi, e uno di questi difetti, che suscit grande scalpore, fu la
mancanza di una dimostrazione, nellambito della geometria assoluta, del postu
lato delle parallele, (ln pulcherrimo Geometriae corpore duo sunt naevi,... schrieb
1621 Sir J ohn Savile, und einer dieser Makel, der groes Aufsehen erregte, war
der Mangel eines [absolut-geometrischen] Beweises fr das Parallelenpostulat).
Tth cita Savile seguendo J . Wallis, De postulato quinto dissertatio geometrica, in:
Id., Opera, Oxoniae 1693, vol. II, p. 665. Immediatamente di seguito, Tth conti
nua: Allorch Gau, Lobatschewskij e Bolyai sono giunti a convincersi dellindi
pendenza logica del postulato delle parallele, e su questa base hanno costruito le
geometrie non euclidee, hanno per ci stesso riabilitato anche Euclide: quello che
fino ad allora era considerato un difetto, valeva da quel momento in poi come il
pi grande successo di Euclide. (Als Gau, Lobatschewskij und Bolyai zu der
berzeugung der logischen Unabhngigkeit des Parallelenpostulats gelangten
und auf dieser Basis die nicht-euklidische Geometrie aufbauten, haben sie damit
auch Euklid rehabilitiert: was bis dahin als Makel verurteilt wurde, galt nunmehr
76
anche Hegel dellidea che gli assiomi della matematica devono
essere dedotti filosoficamente1314: bisogna dimostrare il postulato
delle parallele a partire dal concetto, cio a partire da unon
tologia dialettica; rimanendo allinterno della matematica, infat
ti, ci impossibile in linea di principio, allo stesso modo in cui
impossibile dedurre, ad esempio, la tridimensionalit dello
spazio15.
Si capisce da s che per Hegel, non meno che per Platone, gli
assiomi della matematica non possono in alcun modo essere fon
dati per mezzo dellintuizione. Hegel polemizza duramente con
tro questa opinione: il suo {scil. della matematica) alto grado di
scientificit si fonderebbe pure su di essa (scil. sullintuizione),
e le sue dimostrazioni riposerebbero sullintuizione. Contro
questa banalit, necessario banalmente ricordare che per mez
zo di intuizioni non si realizza nessuna scienza, ma ci possibi
le solo per mezzo del pensiero16.
Certo, in Hegel non si trova un tentativo concreto di fondare
il postulato delle parallele a partire dal concetto. Un simile
tentativo, in effetti, rischia di essere estremamente difficile, per
non dire impossibile. Eppure Hegel cerca di dedurre dalla sua
logica (e cos torniamo al tema specifico di questo saggio) lesi
stenza dei numeri, in quanto mostra che lo sviluppo dialettico
delle categorie, che parte dallindeterminatezza dellessere, ne
cessariamente conduce alla categoria del numero. Qui non il
als Euklids grte Leistung). Ma gi Hegel, prima della costruzione delle geo
metrie non-euclidee, ha colto in questo stato di cose un merito di Euclide; certo,
per, dal fatto che la matematica una scienza con presupposti, non segue che
proprio il postulato delle parallele abbia carattere di assioma. La dimostrazione
di ci stata compiuta da Beltrami nella seconda met del secolo scorso, e non
prima di lui.
13Cfr. solo 6. 372.
146. 528: aus dem Begriffe .
15Cfr. 6.528 s.
166. 535: ihre (scil. der Mathematik) hohe Wissenschaftlichkeit grnde sich
sogar hierauf (sl. auf der Anschauung) und ihre Beweise beruhten auf der
Anschauung. Es ist gegen diese Flachheit die flache Erinnerung zu machen ntig,
da durch das Anschauen keine Wissenschaft zustandekomme, sondern allein
durchs Denken ; cfr. 6. 286. In ci sta anche il motivo per cui Hegel respinge
con decisione luso euclideo del concetto di sovrapposizione nelle dimostrazioni
di congruenza. Cfr. 5. 367 s.; 6. 531; e Enz. 3, 256, Aggiunta.
caso di valutare l argomentazione di Hegel. In questo contesto,
mi interessano solo le corrispondenze con la concezione platoni
ca17.
e) La deduzione ontologica del numero dallunit e dalla
molteplicit
Nella Scienza della Logica di Hegel, il numero sempre trat
tato allinterno della Quantit, cio allinterno della seconda
sezione della logica dellessere, che successiva alla Qualit.
Questa finisce con la determinazione delluno e del molteplice e
con la loro relazione, che non portata a sintesi, nella repulsio
ne e attrazione.
La sezione intitolata La Grandezza (o Quantit) inizia con
un capitolo sulla quantit come tale, in cui si tratta, fra laltro,
della grandezza continua e discreta e a cui segue un capitolo sul
quantum-, in esso, viene discusso per primo il numero. La genesi
logica del numero si effettua di modo che i suoi momenti princi
pali siano Unit e Molteplicit delluno18: luna esprime la
continuit, laltra la discrezione. I molteplici uno sono, poich
sono messi insieme, una quantit numerica: una quantit nume
rica che, nel numero concreto, si presenta come unit: Quan
titnumerica e. unit costituiscono i momenti del numero19.
facile riconoscere, in questi due momenti, i principi di Pla
tone, sebbene si parli, anzich di Diade indefinita, di moltepli
cit o quantit numerica come tale20. Come non difficile da ve-
17In realt, abbiamo molte corrispondenze nel dettaglio con rivalutazioni fi
losofiche di fenomeni matematici, che ricevettero una prima forma gi in Plato
ne, e ulteriori sviluppi nella tradizione neoplatonica (si veda infra. Parte seconda,
III, 2); certo, principalmente nuova la valorizzazione deUinfinitesimale, cui
Hegel ha dedicato un ampio dibattito (5. 279-372); in maniera corrispondente,
Hegel coglie nei valori irrazionali una trasgressione della sfera della finitezza, e
perci, in maniera del tutto diversa da Platone, qualcosa di positivo e di razionale
(6. 536, cfr. Enz. 3, 231, Nota). Tuttavia interessante che, per Hegel, il valore
del limite si possa concepire come il medio fra un pi grande e un pi piccolo
(die Mitte zwischen einem Greren und Kleineren auffassen). si pensa subito
allalgoritmo euclideo che, con ogni verosimiglianza, sta alla base del Grande-e-
Piccolo di Platone (cfr. supra. III, nota 52).
185.231: Einheit, Vielheit der Eins.
195.232: Anzahl und Einheit machen die Momente der Zahl aus.
20Lidea platonica di una riduzione della molteplicit alla dualit, nella Seien-
7f-
dere, questa generazione hegeliana del concetto di numero si
svolge sul primo dei due livelli che vanno tenuti fermi in Plato
ne: lintroduzione hegeliana del concetto di numero richiama la
definizione di numero come pluralit limitata (da parte
dellunit), che stata sicuramente formulata in spirito platoni
co21.
f) La deduzione delle forme fondamentali di calcolo
interessante che Hegel, oltre Platone, ma costruendo sulla
base dei suoi presupposti, tenti di spiegare a partire da questa
struttura logica del numero un preciso dato di fatto, ossia il per
ch vi siano solo e proprio le tre forme fondamentali di calcolo
delladdizione (o della sottrazione), della moltiplicazione (o del
la divisione), e dellelevazione a potenza (o del calcolo di radi
ce): uno stato di cose che in matematica non viene mai fondato,
ma semplicemente comunicato.
La spiegazione di Hegel, sul cui valore non occorre ora espri
mere un giudizio, suona nei seguenti termini: nelladdizione, alla
quale possono e devono essere ricondotte tutte le forme fonda-
mentali di calcolo, ad esempio nelloperazione 3 + 4 , vengono
raggruppati in ununit diversi numeri: essi, in primo luogo, non
sono identici luno allaltro nel loro valore, cio nel momento
della loro unit (3 * 4); quindi, in secondo luogo, e a maggior
ragione, anche la quantit numerica degli addendi (2) non pu
essere identica ad un valore comune. Viceversa, nella moltiplica
zione, ad esempio nelloperazione 3 -2 = 3 + 3, gli addendi sono
identici, bench il valore della loro unit (3) sia ancora diverso
dalla quantit numerica degli addendi (2). Infine, nel caso di
unelevazione al quadrato, che la forma fondamentale di eleva
zione a potenza, i momenti dellunit e della quantit numerica
sono fra loro identici (32 =3 3 = 3 + 3 + 3:in questa operazione
za della Logica di Hegel, non propriamente superata; solo nello smaschera
mento da parte di Hegel del progresso quantitativo allinfinito, quale iterazione
costante di due determinazioni (posizione del limite, superamento del limite), si
potrebbe riconoscere una certa presenza del pensiero platonico (cfr. 5, 264 ss.;
Enz.}, 104, Nota). Si veda anche 6. 331, sul binomio come forma fondamenta
le, di volta in volta iterata, del polinomio.
21Cfr. supra, III, nota 37.
vi sono tre addendi, e ciascuna volta hanno valore 3). Dunque,
poich nellelevazione a potenza unit e quantit numerica sono
portate ad identit, non si possono dare ulteriori forme di calco
lo oltre allelevazione a potenza: Luguaglianza ulteriore quel
la dellunit e della quantit numerica stessa; cos, ha pieno
compimento il procedere verso luguaglianza delle determina
zioni, che stanno nella determinazione del numero22.
3. Platone e Peano: analogie nellintroduzione aritmetica del nu
mero
a) Gli assiomi di Peano per laritmetica
Solo alla fine del diciannovesimo secolo sono stati elaborati
gli assiomi necessari a dimostrare le proposizioni dellaritmetica,
e per la precisione stato il matematico italiano Giuseppe Pea
no a redigere i lavori decisivi in proposito23. In essi, risulta
scomparso il desiderio di fondare gli assiomi in una qualche ma
niera filosofica: gli scritti di Peano sono studi puramente mate
matici, che mirano alla costruzione di un sistema di assiomi pri
vo di contraddizioni, come si fece alla fine del secolo scorso an
che per la geometria24.
Allinterno di questo calcolo, gli assiomi sono indimostrati ed
indimostrabili e i concetti fondamentali sono indefinibili; ma
grazie ad essi, i teoremi possono essere dimostrati ed i restanti
termini definiti. Peano fa uso di tre concetti fondamentali:
uno, successivo, e numero (naturale); 1 un elemento, N
un insieme, e successivo una funzione ad un posto. I cinque as
siomi recitano che (1) 1 un numero, (2) ciascun numero ha un
225. 241: Die weitere Gleichheit ist die der Einheit und der Anzahl selbst; so
ist der Fortgang zur Gleichheit der Bestimmungen, die in der Bestimmung der
Zahl liegen, vollendet; cfr. Enz?, 102, Nota.
23Cfr. Arithmetices principia nova metkodo exposita , 1889, in: Peano, Opere
scelte..., II, 20-55. Qui per abbiamo ancora quattro concetti di fondo e nove as
siomi. Nella trattazione, comparsa due anni pi tardi, Sul concetto di numero, ivi,
III, pp. 80-109, invece si trovano i classici tre concetti fondamentali e cinque as
siomi, che ancor oggi vengono presentati in ogni manuale di aritmetica.
24D. Hilbert, Grundlagen der Geometrie, Stuttgart 1899,196810.
80
successivo, (3)1 non successivo di nessun numero, (4) due nu
meri diversi non hanno lo stesso successivo, e (5) le propriet
che competono all 1, e che, se competono ad un numero, com
petono anche al suo successivo, competono a tutti i numeri (as
sioma dellinduzione matematica completa) 25.
b) La Diade a livello aritmetico e il concetto di successivo
Lo spirito che si esprime in questi assiomi , come abbiamo
detto, uno spirito completamente diverso da quello presente nei
tentativi di Platone, e di Hegel, di dedurre ontologicamente i
numeri. Nondimeno, vai la pena di domandarsi quanto, nelle ri
flessioni platoniche relative alla generazione dei numeri, anticipi
Peano. Va da s che, per parte nostra, dobbiamo tenere doc
chio il secondo livello del modello platonico di generazione. Su
tale Avello, Platone procede a partire anzitutto dal numero uno,
generato daflUno-principio-primo; al numero uno, poi, per
mezzo della Diade indefinita, fanno seguito gli altri numeri.
Ora, la Diade indefinita non ha la funzione di una iterata addi
zione; pi che altro sembra che Platone, come abbiamo visto,
abbia pensato ad una duplicazione26.
Una versione formalizzata degli assiomi di Peano si trova, per esempio, in
A. Oberschelp, Aufhau des Zahlensystems, Gttingen 1968, p. 14 s.
26 Alessandro (M. Hayduck, Alexandri Aphrodisiensis In Aristotelis Metaphy-
sica commentala, Berlin 1891, rist. 1956, p. 57,11. 24-28) riporta una concezione,
secondo la quale i numeri dispari sarebbero generati per mezzo delladdizione di
ununit ai numeri pari, generati per mezzo della Diade. Questa concezione , in
certa misura, una forma di concezione mista fra quella che Aristotele attribuisce a
Platone e quella moderna di Peano, poich secondo essa, nella generazione della
met dei numeri, svolge un determinato ruolo unaddizione iterata. Con ogni ve
rosimiglianza Gaiser, Platons..., p. 363, n. 92, ha ragione ad interpretare il passo
di Alessandro, contro Wilpert e con Robin e Ross, come non platonico. Del re-
sto, Aristotele ha sostenuto la tesi in virtu della quale il numero si conta per ag
giunzione ( ) (Metaph. 1081 b 14);
in altre parole, Aristotele ha sostenuto che i numeri si costituiscono per mezzo di
un addizione iterata: la frase precedente continua cos: come la diade per ag
giunzione all uno di un un altro uno, e la triade per aggiunzione di un altro uno a
questi due, e la tetrade allo stesso modo (otov upo vi
evo? to npoTeGevTo, vos- tos- 6! tipo*
, ). Su questo punto, Aristotele si avvicina
a Peano pi di Platone.
81
Ma anche se la Diade indefinita ha nel suo contenuto un si
gnificato diverso rispetto al concetto di successivo di Peano, tut
tavia la sua funzione risulta, da un punto di vista formale, sba
lorditivamente simile a quella di questultimo: la Diade indefini
ta genera a partire dal primo numero, cio a partire dalluno,
tutti i numeri, anzitutto il due, ma anche tutti i numeri restanti.
Peano fa uso di tre concetti fondamentali; due di essi, il con
cetto di numero ed il concetto di uno, si trovano in Platone con
10 stesso significato; per quanto riguarda il terzo concetto, ossia
11concetto di successivo, Platone ha comunque qualcosa che
gli corrisponde, con una funzione formalmente simile.
Fra laltro degno di nota che il concetto di successivo di
Peano sia, fra i suoi concetti fondamentali definiti implicitamen
te, lunico a due posti, e quindi lunico ad esprimere una relazio
ne (cio una funzione); e, analogamente, anche la Diade indefi
nita , in Platone, lorigine di tutte le relazioni, mentre i predica
ti ad un posto, nella dottrina accademica delle categorie, veniva
no ricondotti aUUno-principio-primo27.
Peano riesce a definire esplicitamente tutti i numeri tramite i
suoi tre concetti fondamentali: ad esempio, definisce il due co
me successivo delluno, il tre come successivo del due, e cos
via28; anche laddizione, la sottrazione, e cos via, si possono de
finire con i tre concetti, in modo ricorsivo; e si dovr concedere
anche a Platone, che egli si trovava sulla via migliore per ricon
durre la molteplicit infinita dei numeri naturali a due concetti
fondamentali: alluno, come principio della serie numerica, e ad
unoperazione che, qualunque forma abbia avuto, era in ogni ca
so da iterarsi.
c) Tangenze nella concezione delluno
Degli assiomi di Peano, la matematica antica ha anticipato, in
quanto al senso, almeno i primi tre. Il terzo assioma, fra laltro,
27Cfr. supra, III, nota 49.
28A proposito di questo tipo di definizione dei numeri (una definizione ove
luno resta indefinito ed indefinibile), si veda gi Leibniz, Nouveaux Essais sur
l'Entendement Humain, IV, 7 (spec. vol. 5, p. 394, delledizione canonica a cura
di C. J . Gerhardt, Die philosophische Schriften von G. W. Leibniz, Berlin 1875-
1890, rist. Hildesheim 1960).
82
conferisce un senso profondo allantica esitazione ad annoverare
luno fra i numeri. Infatti, anche per Peano l uno, sebbene sia
espressamente un numero, purtuttavia contraddistinto da una
propriet che fra i numeri naturali spetta solo a lui: avere un
successivo, ma non essere nessun successivo29.
E in effetti, appunto questo stato indicato, gi nellepoca
antica, come fondamento della peculiare posizione dellunit
o monade ( ?). NeY Aritmetica di Nicomaco, si dice:
unicamente lunit, poich non ha un numero da entrambe le
sue parti, la met dellunico numero che le sta accanto: dun
que lunit per natura principio di tutto30.
d) Vicinanza concettuale a dispetto della distanza cronologica
Si potrebbe dire che il concetto di successivo di Peano il
successore storico della Diade indefinita di Platone. E non si
esagerer a dire che anche in aritmetica, e non solo in geometria,
Platone e lAccademia si sono avvicinati alle ricerche assiomati
che della matematica moderna molto di pi di quanto sia capita
to in qualunque altro periodo intermedio fra la loro epoca e
quella moderna. In effetti, la storia della ricerca matematica sui
fondamenti mostra essenzialmente due punti culminanti, luno
intorno al 350 avanti Cristo, e laltro introno al 1900 dopo Cri
sto: un dato di fatto che, nella storia delle scienze esatte, quan
to meno singolare.
29Anche in Dedekind, Was sind und was sollen..., p. 395, luno viene caratte
rizzato prima degli altri numeri come elemento fondamentale di N (als
Grundelement von N).
30Nicomaco, Intr. arithm. I 8, p. 14, 11. 16 ss. Hoche:
? t ? ?
? dpa ?. Diversa-
mente dalluno, gli altri numeri sono la met della somma dei loro due numeri vi
cini. Per i Greci, sarebbe stato impossibile interpretare luno come successivo
dello zero.
4. Viatone e Leibniz: la riduzione della molteplicit a dualit e
l'eccellenza del sistema binario
a) Platone fra sistema binario e sistema decadico
Platone ha cercato di ricondurre il concetto di numero a due
principi. Ha fissato uno di questi principi nella dualit, poich
per lui la dualit costituiva la forma fondamentale e il primo
modo di presentarsi della molteplicit31. In corrispondenza a
ci, Platone si figurava la generazione dei numeri come una spe
cie di diairesi duale. Inoltre, anche nella divisione dei concet
ti, Platone ha optato, dove fosse possibile, per la dicotomia32.
Pure in questo Platone sorprendentemente moderno. Infatti,
gli schemi binari ricostruiti da Stenzel, da Becker, e da altri, ri
chiamano vistosamente gli alberi grafici moderni33, anche e
proprio per quanto riguarda il numero fondamentale del siste
ma. Ad esempio, oggi il concetto di informazione viene dabitu
dine introdotto mediante codici binari34, ed i computers opera
no di regola sulla base di un sistema binario. Sicuramente, lidea
di un sistema binario (in cui 1 = 1, 10 = 2, 100 = 4) rimasta
estranea a Platone, ma si pu affermare che essa si colloca
31Cfr. anche Rickert, Das Eine, die Einheit..., p. 67: Lunit di questo uno e
di un altro quantum uguale ad esso ... , quindi, la pi piccola pluralit numeri
ca ossia il due. (Die Einheit dieses einen und eines andern, ihm gleichen
Quantums ... ist dann die kleinste Mehrzahl oder die Zwei); nella serie dei nu
meri interi nessun numero diverso dalluno pu essere pi piccolo del due, oppu
re il due deve essere il pi piccolo di tutti i numeri interi che sono pi grandi di
uno (da in der Reihe der ganzen Zahlen keine vor der Eins verschiedene Zahl
kleiner als die Zwei sein kann, oder da die Zwei von allen ganzen Zahlen, die
grer als die Eins sind, die kleinste sein mu).
32Si vedano, ad esempio, le diairesi presenti nel Sofista e nel Politico. La divi
sione dicotomica oggetto di esplicita richiesta in Sof. 265 E-F, Poi. 262 B ss.,
265 C, 266 As.
33Gi O. Becker, Die diairetische Erzeugung..., p. 466, presentava unassocia
zione analoga a questa, ma per respingerla.
34Cfr. ad esempio A. Seiffert, Information ber Information, Mnchen 1968,
p. 35 ss.: La codificazione binaria (Die binre Codierung); p. 47 ss.: Scelte uno-zero:
l'albero grafico (Null-Eins Entscheidungen: Der graphische Baum). A proposito
del sistema binario basato su un logaritmo a due come fondamento del concetto
di informazione si veda, inoltre, N. Wiener, Kybernetik, Dsseldorf-Wien 1963,
p. 104 ss.

nellambito delle conseguenze della sua concezione. comun
que un fatto che Platone, dando una particolare contraddistin-
zione alla Decade, ha fornito allo stesso tempo unapparenza di
fondazione alla presunta naturalezza del sistema decadico; ed
interessante che uno dei primi ad aver articolato un sistema nu
merico su base non decadica, cio Erhard Weigel, in certa misu
ra combatta Platone con strumenti platonici. Certo, Weigel di
scute pi che altro con Aristotele. Weigel rileva che, ad esempio,
nella dottrina delle quattro cause e in quella dei quattro elemen
ti, ma anche nella Tetrade punto-linea-superficie-corpo, la Ttra
de svolge un ruolo significativo, e quindi propone come sistema
pi naturale un sistema tetradico35. Ovviamente, la Tetrade e
la Decade, quali numeri contraddisitinti da un punto di vista
filosofico, rimandano a Platone (e, oltre a lui, ai Pitagorici). Fra
questi due numeri, sussisteva uno stretto legame, in quanto la
superiorit della Decade era fondata in virt del fatto che essa
costituiva la somma dei primi quattro numeri36.
b) Il sistema binario di Leibniz
Com noto, superando Weigel, stato Leibniz a progettare il
sistema pi semplice, ossia quello binario. da supporre che al-
35E. Weigel, Tetractys, J ena 1673, spec. p. 37 ss. Si veda, in aggiunta, H. J.
Zacher, Die Hauptschriften zur Dyadik von G. W. Leibniz. Ein Beitrag zur
Geschichte des binren Zahlensystems, Frankfurt 1973, p. 31 s.: Alla ricerca di
una semplificazione della dottrina peripatetica della dieci categorie, egli (seti.
Weigel) si imbatt nel fatto che lo stesso Aristotele talvolta parla di soli quattro
principi fondamentali. Poich la tetrade si trovava anche in natura (punti cardi
nali, stagioni, elementi, e altro), Weigel dubit della naturalezza della decade,
che causava difficolt tanto grandi in filosofa come in matematica. Egli un, di
conseguenza, la tetrade aristotelica con un sistema matematico tetradico condu
cente alla Tetractide, articolato a partire dai tre divisores vicarii complementari
dello zero... (Auf der Suche nach einer Vereinfachung der peripatetischen
Lehre von den 10 Kategorien stie er [seil. Weigel] darauf, da Aristoteles selbst
zuweilen von nur 4 Grundprinzipien spricht. Da sich die Vierzahl auch in der
Natur fand [Himmelsrichtungen, Jahreszeiten, Elemente u. a.], zweifelte Weigel
an der Natrlichkeit der Zehnzahl, die sowohl in der Philosophie wie auch in
der Mathematik so groe Schwierigkeiten verursachte. Er verband deshalb die
Vierzahl bei Aristoteles mit einem mathematischen Vierersystem, entwickelt aus
den um die Null ergnzten drei divisores vicarii, zur Tetractys...).
36Cfr. supra, III, 4, (e).
85
tri sistemi numerici non decadici, allora circolanti, abbiano in
fluenzato Leibniz in misura maggiore rispetto a quello di
Weigel37. Tuttavia Leibniz, nei suoi scritti diadici, si riferisce
principalmente a Weigel. Noi siamo abituati scrive Leibniz
allelettrice Sophie di Hannover nel 1706, forse in aprile a
ricominciare da capo le cifre, una volta giunti fino a dieci. Alcu
ni giungono fino a dodici, e altri solamente fino a quattro, per
imitare la tetractide di Pitagora. Per parte mia, ho voluto ve
dere ci che accade, se si giunge solo fino a due.. .38. E in un al
tro scritto si legge: E come alcuni, ad esempio, iniziano da ca
po una volta giunti a quattro, e adoperano solo i caratteri 0, 1,2,
3, cos ho ritenuto la cosa pi semplice e pi consona alla natu
ra e allorigine prendere di nuovo inizio, pi che altro, una volta
giunto a due\ occorrono pertanto solo i due caratteri 0 e l 39.
Qui viene espressamente avanzata la pretesa che il sistema diadi
co sia il pi semplice e perci il pi naturale: una pretesa in cui,
in Leibniz, ci si imbatte con una certa frequenza40. Com noto
37Secondo lo studio approfondito ed estremamente informativo di Zacher,
Die Hauptschriften zur Oyadik von G. W. Letbniz..., ove sono contenuti in un ap
pendice i pi importanti scritti di Leibniz sulla diadica non ancora pubblicati, la
relazione della diadica di Leibniz con un sistema a dodici decisamente pi
stretta ... che non con la Tetractide di Weigel (die Beziehung der Dyadik zu
einem Zwlfersystem wesentlich enger ist als zur Tetractys von Weigel) (p. 21,
cfr. p. 33).
38La lettera stata pubblicata per la prima volta da Zacher, Oie Haupt
schriften zur Dyadik von G. W. Leibniz.., pp. 353-355; qui si cita dalla p. 353 s.:
Nous sommes accoustums recommencer les chiffres (,) quand nous sommes
alls jusq dix. Quelques uns sont alls jusq 12, et dautres seulement jusq
quatre, pour imiter le Tetractys de Pythagore. Pour moi jay voulu voir ce qui ar-
riveroit, si on nalloit que jusq deux....
39Leibniz, Mira numerorum omnium expressio per 1 et 0, scritto nel maggio
1696, forse il giorno 17, pubblicato per la prima volta in Zacher, Die Haupt-
schriften zur Dyadik von G. W. Leibniz..., pp. 225-228; qui si cita dalla p. 225
(che corrisponde alla p. 229 s. della versione tedesca, Wunderbarer Ursprung aller
Zahlen aus 1 und 0, risalente, forse, al 18 maggio 1696, e contenuta sempre nello
studio di Zacher, alle pp. 229-234): Et quemadmodum aliqui rursus incipiunt
ubi ad quatuor perventum est, et adhibent tantum characteres 0, 1, 2, 3. Ita sim-
plicissimum et naturae atque origini maxime consentaneum iudicavi, potius inci-
pere denuo ubi pervenitur ad duo, itaque duobus tantum opus est characteribus
0 et 1.
40Si veda, ad esempio, Explication de Tarithmetique binaire..., in: Leibniz,
Mathematische Schriften, a cura di C. J . Gerhardt, voi. 7, Halle 1863, rist. Hildes-
86
Leibniz, che si figura la costruzione dei singoli numeri in manie
ra non platonica, per moderna, come una specie di addizione
iterata41, ha tentato di valorizzare la sua diadica anche da un
punto di vista filosofico: a suo avviso, i due segni 0 e 1 rimanda
no alla creazione divina dal nulla42. In Leibniz comunque non
ha luogo, a quanto vedo, alcun richiamo alla contraddistinzione
della diade gi presente nella tradizione platonico-pitagorica,
analogo, ad esempio, al riallacciarsi da parte di Weigel alla te-
tractide pitagorica. Leibniz ha pi che altro scoperto un precur
sore della sua concezione nello I Ching43. Tuttavia, attraverso
heim 1962, pp. 223-227, spec. 223 s.: Ma in luogo della progressione di dieci in
dieci, ho poi impiegato da molti anni la progressione pi semplice di tutte, che
procede di due in due, poich ho trovato che essa utile alla perfezione della
scienza dei numeri. (Mais au lieu de la progression de dix en dix, jai employ
depuis plusieurs annes la progression la plus simple de toutes, qui va de deux en
deux, ayant trouv quelle sert la perfection de la science des Nombres); p.
225: che, essendo stati ridotti i numeri ai principi pi semplici, come lo 0 e 1,
apparve dappertutto un ordine meraviglioso (que les nombres tant rduits aux
plus simples principes, comme 0 et 1, il paroit partout un ordre merveilleux).
41Si veda, ad esempio, il De Dyadicis, in: Leibniz, Mathematische Schriften...,
pp. 228-234, spec. 228: ogni numero pu essere espresso in modo diadico, non
usando altri segni oltre 0 e 1. Infatti, poich ogni numero si forma per addizione
continua di unit, e ununit aggiunta ad ununit fa 10 ... (Omnis Numerus
dyadice potest exprimi, nullas alias adhibendo notas quam 0 et 1. Nam cum om
nis numerus fiat additione continua unitatum, et unitas unitati addita faciat
10...). Cfr. supra, nota 28.
42In merito si consulti Zacher, Die Hauptschriften zur Dyadik von G. W.
Leibniz..., pp. 34-55.
43In questo classico dellarte oracolare cinese, di cui Leibniz apprese resi
stenza e il contenuto attraverso il padre gesuita J . Bouvet, vengono svolti 64 esa-
grammi che, come dice il nome, si compongono appunto di sei linee; ciascuna li
nea per o spezzata o intera; si hanno dunque a disposizione due diversi segni,
dalla combinazione dei quali in unit di sei linee risultano 26, cio 64, esagrammi.
Sullentusiastica recezione da parte di Leibniz dello I Ching, si vedano: Zacher,
Die Hauptschriften zur Dyadik von G. W. Leibniz..., pp. 72-115; A. Zempliner,
Leibniz und die chinesische Philosophie, Studia Leibnitiana, Supplmenta V,
Wiesbaden 1971, pp. 15-30, spec. 24 s. Varrebbe certo la pena confrontare detta
gliatamente la dottrina platonica dei due principi e questopera cinese nel senso
di una storia della filosofia comparata, tanto pi che i due segni dello I Ching so
no chiamati ad esprimere i principi ontologici Yang e Yin: la duplicit dei segni
del sistema binario si connette quindi alla duplicit dei principi, e non al fatto
die un principio rappresenti una dualit. Certo, un simile confronto, perch por
ti a risultati seri, presuppone buone conoscenze sul contesto culturale di entram
be le teorie. Allautore di questo saggio non dunque possibile operarlo.
Weigel, si pu seguire allindietro, fino a Platone, una linea di
tradizione almeno implicita, poich resta da attribuire a Platone
il merito di aver riconosciuto per primo la dualit come forma
semplicissima e fondamentale di molteplicit. Quindi, se Plato
ne avesse avuto conoscenza della possibilit di altri sistemi nu
merici, avrebbe certo optato, per ragioni filosofiche, a favore di
quello diadico44.
c) Sistema binario, dicotomie e teoria evoluzionistica
Abbiamo gi ricordato che Platone, sulla base del significato
della Diade, predilige nella divisione dei concetti le dicotomie.
Che ci, formalmente, sia sempre possibile, si pu capire con fa
cilit: ad esempio, tre membri si possono sempre ordinare se
condo il modello 1, 2.1, 2.2. Eppure si impone la domanda se
divisioni del genere siano, anche dal punto di vista dei contenu
ti, sensate e fruttuose. E come noto, Aristotele ha polemizzato
violentemente contro lopzione platonica a favore delle dicoto
mie, nella divisione dei generi biologici in specie45. I suoi argo-
44II problema della possibilit che un sistema numerico sia contraddistinto
anteriormente ad un altro viene comunque discusso ancora nella Philosophie der
Arithmetik di Husserl (p. 235 ss., Die Wahl der Grundzahl des Systems), Husserl
propende verso il sistema diadico, in quanto sistema pi semplice: Se dunque il
principio pi alto fosse la richiesta del minor numero di elementi possibile, allora
la scelta x=2 avrebbe chiaramente il pi grande vantaggio. (Wre also die
Forderung einer mglichst geringen Elementzahl das oberste Prinzip, dann htte
offenbar die Wahl x=2 den grten Vorzug); di seguito, per, Husserl ritiene
valide alcune obiezioni pratiche contro questo sistema: obiezioni che, peraltro,
non colgono incondizionatamente nel segno.
45Soprattutto in Depart. An. A 2-3; cfr. 642 b 5 ss. Alcuni giungono al par
ticolare dividendo il genere in due differenze. E questo, in alcuni casi, non faci
le, e in altri impossibile ( t , -
voi t ? ?. >,
); 642 b 17 s.: si pu dire che la divisione in due sconsiderata ( ?
? ? ); si vedano inoltre: 643 a 16 ss., 643 b 10 s.,
644 b 19. Per una critica in linea di principio, da parte di Aristotele, alla dottrina
accademica della diairesi, si veda anche An. post. B 13, spec. 96 b 15 ss. E chiaro
che Aristotele qui intende rivolgersi a Platone, e a Speusippo; si legga W.
Kullmann, Wissenschaft und Methode, Berlin-New York 1974, pp. 54 ss., 342 ss.
Peraltro Krmer, Grundbegriffe akademischer Dialektik in den biologischen
Schriften von Aristoteles und Theophrast, Rheinisches Museum, 111 (1968), pp.
88
menti, nei quali qui non ci si pu addentrare, sono in buona
parte acuti. A loro favore, poi, depone il fatto che Platone me
desimo, nella divisione delle specie viventi, usa con una certa
frequenza tricotomie46. In effetti, un genere ha di norma pi di
due specie: una famiglia, una classe, e cos via, ha pi di due ge
neri, pi di due famiglie e via dicendo47. Daltronde, mi sembra
che meriti di essere ricordato, nel contesto di questo lavoro, il
fatto che la teoria evoluzionistica abbia prodotto una certa riabi
litazione della teoria platonica. E credo che lo si possa dire an
che se, fino ad oggi, il rapporto fra sistematica e filogenetica
ancora oggetto di discussione48. Ad esempio, in unesposizione
diffusa della teoria evoluzionistica si legge che lesposizione
grafica di questo sistema, ossia del sistema evoluzionistico,
non pi quella di una scala gerarchica ad una fila, ma lo
schema di un albero genealogico ramificato in modo dicotomi
co49. Questo si rivela di interesse tanto maggiore, quanto pi si
293-333, ha mostrato che i fondamenti filosofici della biologia aristotelica pre
suppongono in molti punti lesoterica platonica.
46Ad esempio, in Tim. 39 E-F, e Leg. 823 B, ove si parla di animali di terra,
dacqua e daria.
47Anche Hegel, per il quale le dicotomie, come per Platone, sarebbero di per
s pi consone al concetto (ambegriffgemesten), concede che nella natura
un genere comprende, di norma, pi di due specie, e spiega questo fatto sulla ba
se della contingenza della natura: In natura si trovano certo pi di due specie
entro un genere ... questa limpotenza della natura: non poter tener fermo n
manifestare il rigore del concetto, e smarrirsi in questa cieca molteplicit priva di
concetto. (In der Natur finden sich freilich in einer Gattung mehr als zwei Arten
... Es ist dies die Ohnmacht der Natur, die Strenge des Begriffs nicht festhalten
und darstellen zu knnen und in diese begrifflose blinde Mannigfaltigkeit sich zu
verlaufen) (6. 282) Tuttavia, almeno nelle macrodivisioni, Hegel opta per le di
cotomie: cfr. Enz.}, $ 280, Aggiunta (9. 133), 368 con Aggiunta (9. 500 s., 508
s.).
48Basti vedere: W. Zimmermann, Methoden der Phylogeneiik, in: G. Heberer
(curatore), Die Evolution der Organismen, 2 voll., Stuttgart 1959, p. 76: Systema
tik und Phylogenetik, e anche il libro fondamentale di W. Hennig, Phylogenetic
Systematics, Urbana-Chicago-London 1979.
49R. Slewing, Biologische Evolution. Einfhrung in die Problematik, in: Id.
(curatore), Evolution, Stuttgart-New York 1978, pp. 95-118, spec. 103: die
graphische Darstellung dieses Systems ist nicht mehr die einer einreihigen
Stufenleiter, sondern das dichotom verzweigte Stammbaumschema. Fra laltro,
accanto alla dicotomia, nella sistematica filogenetica svolge un grande ruolo an
che il concetto di radiazione; sul rapporto fra questi due concetti, si veda Hennig,
89,
considera che Platone, ben diversamente da Aristotele, ma se
condo il modello di Empedocle, sembra essersi avvicinato ad
idee evoluzionistiche: si pensi solo alla concezione, guarnita di
ironia, di una evoluzione inversa alla fine del Timeo30. Vedia
mo dunque che, anche nella sua applicazione alla filosofa del
reale, la concezione di Platone per cui la dualit origine della
molteplicit meno astrusa e ben pi moderna di quanto possa
sembrare a prima vista.
5. Platone e Brouwer: la fondazione del numero sulla pura dualit
nella radicale differenza di orientamento filosofico
a) Platone e la moderna filosofa della matematica
Ai punti 3 e 4 abbiamo indicato alcune corrispondenze nel
dettaglio fra la matematica moderna e la concezione platonica
dellorigine dei numeri. Allo stesso modo, ora intendiamo mo
strare che anche nella moderna filosofa della matematica si tro
vano pensieri che si avvicinano alla concezione platonica fin nel
le loro particolarit. In questa sede, non mi preoccupa il proble
ma pi generale di un platonismo in matematica, quale si pu
trovare nel primo Russell o in Whitehead51. Desidero solo susci
tare lattenzione su uno stato di cose, che finora non si ancora
notato, ossia che le riflessioni di Brouwer relative ai fondamenti
della matematica roteano intorno ad una duit (two-ity), che
chiamata a ricoprire una funzione del tutto corrispondente alla
Diade platonica.
b) L. E. J. Brouwer
Il grande matematico olandese Luitzgen Egbertus Jan
Phylogenetic Systematic*..., pp. 209-216: Dichotomy and Radiation. Devo un rin
graziamento a Siegfried Roth per numerosi riferimenti in questo campo.
5090 E ss.
51Cfr. A. N. Whitehead, Mathematics and the Good, in: P. A. Schilpp (curato
re), The Philosophy of A. N. Whitehead, New York 1941, 19512, pp. 666-681; e
nellopera dello stesso Whitehead, Science and Philosophy, New York 1948, pp.
105-121. Whitehead, allinizio del suo saggio, allude aa conferenza pubblica di
Platone Sul Bene, ma concretamente non affronta la dottrina esoterica di Platone,
neppure per quanto concerne il suo aspetto matematico.
90
Brouwer (1881-1966) , com noto, uno dei pi brillanti ed ori
ginali sostenitori dellintuizionismo, o meglio del neo-intuizioni
smo, cio di una delle tre pi importanti posizioni allinterno
della filosofa della matematica del nostro secolo (le altre due so
no logicismo e formalismo). Qui non posso preoccuparmi di
esporre anche solo i pensieri pi importanti di Brouwer, come
ad esempio la sua famosa critica al principio del terzo escluso ed
il rifiuto, che ne risulta, della dimostrazione indiretta. Mi limito
piuttosto ad unillustrazione sulla sua concezione dellorigine
delle entit matematiche52.
c) La generazione dei numeri a partire dalla vuota duit
opposta allunit
Secondo Brouwer, il primo atto dellintuizionismo separa
completamente la matematica dal linguaggio matematico. Que
sto atto coglie la matematica come unattivit dello spirito priva
di linguaggio, a fondamento della quale sta la percezione di un
movimento nel tempo, che scinde un momento di vita in due
parti, la prima delle quali viene trattenuta nella memoria53. Ora,
se questa dualit viene spogliata di tutte le qualit, rimane sem
plicemente il sostrato comune di tutte le duit, la creazione
mentale della vuota duit54. Questa vuota dualit, ed entrambe
le unit di cui consta, costituiscono i sistemi matematici fonda-
52Per unesposizione complessiva sullintuizionismo si veda, ad esempio: A.
Heyting, Intuitionism. An Introduction, Amsterdam 1956, 19713.
53Si veda, ad esempio, Points and Spaces, del 1954, ora in: L. E. J . Brouwer,
Collected Works, vol. I: Philosophy and Foundations of Mathematics, a cura di A.
Heyting, Amsterdam-Oxford 1975, pp. 522-538, spec. 523. Nella deduzione del
la matematica, cio, anzitutto, dei numeri, a partire dal concetto di tempo,
Brouwer ricorda Kant (cfr. Kritik der reinen Vernunft, A 142 s.-B 182; Prolegome
na, 10); certo, come osserva P. Bemays, On Platonism in Mathematics, in: P. Be-
nacerraf-H. Putnam (curatori), Philosophy of Mathematics, Oxford 19832, pp.
258-271, spec. 264: Brouwer riconosce solo lintuizione del tempo (Brouwer
acknowledges only the intuition of time), mentre in Kant ancora costitutiva
per la matematica, cio per la geometria, anche lintuizione dello spazio. Nella
scienza, lunico elemento a priori il tempo (The only a propri element in science is
time) scriveva Brouwer gi nella sua dissertazione del 1907, che suscit gran
de scalpore, Over de grondslagen der wiskunde (traduzione inglese: On the
Foundations of mathematics, in: Id., Collected Works..., pp. 11-101, spec. 61).
54Brouwer, Points and Spaces..., p. 523: the common substratum of all two-
ities, the mental creation of the empty two-ity.
mentali55; e, per la precisione, vengono anzitutto generati i nu
meri naturali. Brouwer presenta questa generazione nei suoi
particolari, in modo che la dualit stessa venga colta come uno
dei membri della nuova dualit. Con ci si ottiene dice
Brouwer la trialit temporale, e cos via. In questa maniera,
mediante un autosvilupparsi del fenomeno intellettuale origina
rio, ha origine lapparente successione temporale di qualunque
molteplicit56. di importanza decisiva il pensiero di una rei
terazione di questo fenomeno della duita57. Per suo tramite,
Brouwer riesce ad ottenere linfinitudine dei numeri naturali,
ma anche quella di tutte le altre entit matematiche (almeno cos
pretende Brouwer, in assenza di argomentazioni pi precise in
merito). questo sostrato comune di tutte le dualit a formare
lintuizione originatici della matematica, il cui autosvilupparsi in
troduce fra laltro linfinito come realt di pensiero, e per la pre
cisione procura, in una maniera che qui non da discutersi pi
puntualmente, anzitutto il complesso dei numeri naturali, poi
quello dei numeri reali, ed infine lintera matematica pura58.
Ora, secondo Brouwer, a questo primo atto dellintuizionismo
55Espressioni analoghe si trovano nel saggio del 1952: Historical background,
principles and methods of intuitionism, in: Brouwer, Collected Works..., pp. 508-
515, spec. p. 510: Se la duit, nata cos, svestita di ogni qualit, rimane la vuota
forma del sostrato comune di tutte le duit. Ed questo sostrato comune, questa
forma vuota, che costituisce l'intuizione di base della matematica. (If the two-ity
thus bom is divested of all quality, there remains the empty form of the common
substratum of all twoities. It is this common substratum, this empty form, which is
the basic intuition of mathematics) .
56Mathematik, Wissenschaft und Sprache, del 1929, in: Brouwer, Collected
Works..., pp. 417-428, spec. 417: als eines der Glieder einer neuen Zweiheit,
womit die zeitliche Dreiheit geschaffen ist, usw. In dieser Weise entsteht mittels
Selbstentfaltung des intellektuellen Urphnomens die zeitliche Erscheinungsfolge
beliebiger Vielfachheit. Sulla concezione di autosviluppo della dualit, cfr. anche:
Kichtlijnien der intuitionistische wiskunde, del 1947, tradotto in inglese ivi, p.
477.
57Consciousness, Philosophy, and Mathematics, del 1948, ivi, pp. 480-494,
spec. 480: reiteration of this two-ity phenomenon.
58Mathematik, Wissenschaft und Sprache..., p. 418 s.: Es ist dieses gemein
same Substrat aller Zweiheiten, das die Urintuition der Mathematik bildet, deren
Selbstentfaltung u. a. das Unendliche als gedankliche Realitt einfuhrt, und zwar
in hier nicht nher zu errtender Weise zunchst die Gesamtheit der natrlichen
Zahlen, sodann diejenige der reellen Zahlen und schlielich die ganze reine
Mathematik liefert.
921
se ne unisce un secondo; allinterno di questo secondo atto sono
in questione, fra laltro, i predicati che vengono attribuiti o ne
gati alle entit matematiche. In questo contesto, diviene impor
tante la categoria delluguaglianza. In altre parole, i predicati
matematici devono soddisfare la condizione per cui se valgono
per una determinata entit matematica, valgono anche per tutte
le entit matematiche che sono state definite uguali ad essa, do
vendo essere luguaglianza simmetrica, riflessiva, e transitiva59.
Ovviamente, non si pu istituire in nessun caso uguaglianza fra
la vuota dualit e la vuota unit: fra queste due sussiste un duali
smo non mediabile. La frase appena citata continua come segue:
.. .e poich alla vuota duit vietato essere egualizzata ad una
vuota unit60.
d) Intuizionismo e ontologia platonica
Si riconosce con facilit quanto del materiale appena citato
sia fondamentalmente platonico: il significato di una vuota
duit, che mediante un iterato autosvilupparsi genera i nu
meri naturali, ma anche le altre entit matematiche61, e, allo stes-
59Points and Spaces..., p. 523: if they hold for a certain mathematical entity,
they also hold for all mathematical entities which have been defined to be equal
to it, equality having to be symmetric, reflexive, and transitive.
60Ibid. : ... and the empty two-ity being forbidden to be equalized to an
empty unity.
61Qui vediamo ancora una volta, per cos dire con distanza storica, che il
concetto di Diade indefinita ha in tutto e per tutto la forza di risolvere la restri
zione del concetto di numero ai numeri naturali, che patrimonio della matema
tica greca: la Diade indefinita assicura, infatti, una certa continuit fra i numeri
naturali maggiori di uno e, appunto, i valori irrazionali. E interessante che anche
il concetto che Platone usa come sinonimo della diade indefinita, cio il
Grande-e-Piccolo, sia da cogliersi nel suo sviluppo storico ancora in un autore
del diciannovesimo secolo, e proprio come principio di valori razionali ed irrazio
nali; penso a F. Herbart, nella cui opera (Smtliche Werke, a cura di G. Harten
stein, vol. VI: Schriften zur Psychologie. Zweiter Theil, Leipzig 1850: Psychologie
als Wissenschaft, neu gegrndet auf Erfahrung, Metaphysik und Mathematik. Zwei
ter, analytischer Theil, p. 150) si legge: Infine, il concetto propriamente scientifi
co di numero tale da non essere altro se non quello del pi e del meno, e quin
di non accoglie solo tutte le frazioni, ma anche tutte le grandezze irrazionali: esso
ha unorigine ancora precedente rispetto ai numeri interi. (Endlich der eigentlich
wissenschaftliche Begriff der Zahl, welcher kein andrer als der des Mehr und
Minder, und dabei empfnglich ist nicht nur fr alle Brche, sondern auch fr
9P
so modo, il dualismo di unit e dualit. Ci risulta tanto pi sor
prendente, quanto pi si considera che rintuizionismo di
Brouwer si definisce attraverso lopposizione al platonismo della
matematica classica62. Brouwer rifiuta decisamente lontologiz-
zazione delle entit matematiche: a suo avviso, esse sono prodot
te da un atto psicologico di coscienza, con cui, tendenzialmente,
vengono anche identificate. A questo psicologismo appartiene il
continuo porre in risalto il significato del tempo in rapporto
allintuizione matematica. Viceversa chiaro che, per Platone,
non solo la matematica non ha niente a che fare con la tempora
lit, ma le entit matematiche sono lesatto contrario del tempo
rale, cio sono eterne. (Almeno la negazione da parte di
Brouwer, diretta contro Kant, dello spazio come intuizione a
priori per la matematica, collega Brouwer a Platone, sia pure in
maniera negativa, in quanto a suo avviso laritmetica devessere
articolata puramente a partire da se stessa, senza alcun rimando
a rappresentazioni geometriche). Ancora pi lontano da Platone
si colloca lorientamento di Brouwer ispirato alla filosofa della
vita63. Brouwer non vuole solo cogliere la matematica primaria
mente come fenomeno storico; egli la concepisce espressamente
al servizio della vita, come atto di volont al servizio dellistinto
di autoconservazione del singolo uomo64.
e) Una mediazione hegeliana?
Tuttavia, non bisogna misconoscere che, soprattutto nella de
scrizione concreta del primo atto intuizionistico, Brouwer si av
alle irrationale Grssen: dieser ist von noch frherem Ursprung als die ganzen
Zahlen). Certo, il concetto herbartiano di numero separato da quello platoni
co da mondi e mondi, perch, in primo luogo, viene fondato psicologicamente e,
in secondo luogo, proprio per questo motivo, prende inizio dalla molteplicit e
non dalluno (cfr. ivi, p. 148 ss.).
62La matematica greca concorda per con lintuizionismo nel rifiuto di un in
finito attuale.
63Si veda, ad esempio, lo scritto giovanile di Brouwer: Leen, Kunst en
Mystiek, pubblicato a Delft nel 1905, e tradotto parzialmente in inglese in: Id.,
Collected Works,.., pp. 1-10.
64Mathematik, Wissenschaft und Sprache..., p. 417: als Willensakt im
Dienste des Selbsterhaltungstriebes des einzelnen Menschen. Cfr. Id.
Consciousness, Philosophy, and Mathematics, cit.
H
vicina fin nei particolari alle concezioni del Platone esoterico: e
di questo egli, certo, non era cosciente. Ci si pu spiegare, pri
ma di tutto, per necessit di cose. possibile, per, che vi sia un
influsso mediatore, e precisamente un influsso mediatore che
passa per Hegel. In ogni caso, a piena ragione F. Kambartel65ha
voluto vedere nella filosofa della matematica di Brouwer molto
pi Hegel che Kant66, e ha avanzato il sospetto che lintuizioni
smo ... poggi essenzialmente su una certa recezione di Hegel,
che troverebbe un mediatore adeguato nel Neohegelismo olan
dese67 68: un sospetto che Kambartel rinforza rimandando ad
unopera aritmetica olandese di quei tempi, ove il concetto di
numero veniva introdotto proprio in maniera hegeliana. In effet
ti, le riflessioni di Brouwer esposte in precedenza non possono
nascondere un certo nesso con la tradizione idealistico-specula-
tiva, nonostante la veste psicologistica, in cui compaiono (anzi
ch unentit ideale, ontica, comera la Diade di Platone, la
duit di Brouwer , infatti, un atto psicologico). In modo feli
ce, quindi, Kambartel ha intitolato il paragrafo sullintuizioni
smo presente nel suo saggio Matematica dellIdentit e Psicologi
smo**: con questo sono indicati con pregnanza i due momenti
dellintuizionismo, che si trovano fondamentalmente in tensione
contraria; ed il primo momento rimanda dietro di s, attraverso
Hegel, fino a Platone.
6. Conclusioni riassuntive
Adesso possiamo rispondere alla domanda su quale sia, delle
tre direzioni fondamentali della moderna filosofa della matema-
65Nel saggio: Philosophische Perspektiven der Diskussion um die Grundlagen
der Mathematik, Archiv fr Geschichte der Philosophie, 45 (1963), pp. 157-
193.
66Ivi, p. 171: Spesso le tesi intuizionistiche sembrano essere pi vicine alla
filosofia idealistica, e soprattutto a Hegel, che non a Kant. (Hufig scheinen die
intuitionistischen Thesen der idealistischen Philosophie, insbesondere Hegel,
nher zu stehen als Kant).
67Ivi, p. 173: der Intuitionismus ... wesentlich auf einer Hegelrezeption
fut, fr die im hollndischen Neuhegelianismus ein geeigneter Vermittler
gegeben wre.
68Ivi, p. 169: Indentittsmathematik und Psychologismus.
tica, quella a cui pu essere associata al meglio la filosofia della
matematica di Platone.
Innanzitutto, il formalismo si esclude da s. Questa direzione
tende con bramosia ad una forma di indipendenza della mate
matica, possibilmente priva di restrizioni: come criterio di ve
rit, sufficiente la coerenza; sistemi opposti, ma ugualmente
coerenti, sono considerati veri a pari titolo; e di conseguenza,
non sussiste alcun interesse per una fondazione filosofica della
matematica69.
Sembra farsi avanti, pi che altro, il logicismo. Lo scopo di
fondare la matematica attraverso la logica collega questa direzio
ne a Platone, come del resto la sua direzione durto antipsicolo-
gistica e antistoricistica.
Tuttavia, non si pu trascurare che la logica, a partire dalla
quale Platone intende fondare la matematica, non la moderna
logica formale (alla quale, fino ad oggi, non ancora riuscito di
fondare in maniera soddisfacente la matematica); piuttosto
una logica gravata di contenuti: la metafsica dialettica dei
principi. Questi principi si ritrovano al meglio, per quanto ri
guarda il loro contenuto materiale, nellintuizionismo di
Brouwer.
Ovviamente, qui andata perduta la loro posizione ontologi
ca: al posto di un pensiero metaindividuale, cio divino, suben
tra lintuizione psicologica.
Semplificando un po, si potrebbe dunque dire che nel logici
smo e nellintuizionismo continuano ad agire separate le due
met della filosofia platonica della matematica: nel logicismo,
pi che altro, il suo aspetto formale; nellintuizionismo, pi che
altro, il suo aspetto materiale. Se poi ci si guarda intorno alla ri
cerca di una filosofia della matematica, in cui questi due aspetti
69 Verosimilmente, si pu vedere in Eudosso un precursore del formalismo:
egli usa addirittura definizioni implicite (cfr. supra, II, nota 3), come far ad
esempio Hilbert, nelle Grundlagen der Geometrie..., che per questo fu duramen
te criticato dal logicista G. Frege, ber die Grundlagen der Geometrie, in: Id.,
Kleine Schriften, Darmstadt 1967, pp. 262-323. Non si pu dubitare che Platone,
come Frege, e diversamente da Hilbert, fosse convinto della necessaria unicit
della geometria; nondimeno, Platone seppe riconoscere che, da un punto di vista
logico-formale, non possibile obiettare nulla contro geometrie non euclidee.
%
siano ancora uniti, occorre riportarsi alla filosofia della matema
tica di Hegel.
E se il neohegelismo, da poco risvegliatosi, volesse prendersi
a cuore limpostazione platonico-hegeliana anche nel suo riferi
mento alla matematica (cosa che fino ad oggi non ancora acca
duta)?
Qui non possiamo preoccuparci di rispondere a tale doman
da. In queste pagine, era mio desiderio semplicemente mostrare
che il famoso detto di Whitehead, per cui la filosofa occidentale
consiste in una serie di commenti marginali a Platone, compren
de anche la teoria esoterica di Platone sulla generazione della
molteplicit infinita dei numeri a partire dallunit e dalla dua
lit.
Si possono indicare, entro un lasso di tempo di quasi duemi-
lacinquecento anni, non solo tracce storiche, ma anche strut
ture logico-sistematiche di questa teoria, nei pi importanti la
vori matematici e filosofici che si sono occupati di questo tema.
Certo, si dovr anche concedere che Platone non ha solo ela
borato, con piglio geniale, strutture significative (in effetti, la
dualit costituisce una struttura alla quale non si pu negare ri
levanza nellambito di una logica della molteplicit70). Platone
ha pure ipostatizzato precipitosamente, in modo dogmatico, ele
menti contingenti, come ad esempio la Decade. Ma anche tali
ipostatizzazioni, sebbene si debbano respingere nel loro conte-
70 Al di l dellambito puramente matematico e filosofico-matematico, ci si
potrebbe domandare se la contraddistinzione della dualit come forma fonda-
mentale della molteplicit non sia anche significativa in rapporto ad un importan
te problema inerente la filosofia del reale: alludo alla fondazione della socialit
duale (matrimonio, amicizia) come caso importante di socialit, accanto al caso
della socialit plurale o politica. Gi in Aristotele troviamo questidea; basti leg
gere la famosa affermazione di Etb. Nie. 1162 a 17 ss.: luomo infatti, per natu
ra, pi che essere politico, incline alla coppia (? )
). Il tema, comunque, ancor oggi oggetto di
ogni filosofia del sociale: si veda, ad esempio, K. Hartmann, Politische Philo
sophie, Freiburg-Mnchen 1981, pp. 20-30: Duale Sozialitt-, pp. 31-43: Plurale
Sozialitt). Lautore del presente saggio ha pubblicato uno studio, nel quale di
scute anche il problema se lintersoggettivit duale non possa essere fondata altri
menti che attraverso pure esigenze antropologiche, cio in senso ontologico:
Hegel System. Der Idealismus der Subjektivitt und das Problem der
Intersubjektivitt, 2 voll., Hamburg 1987, 19882, di cui si vedano particolarmente
le pp. 263 ss.
nuto oggettivo, meritano di esser prese a conoscenza, ancorch
solo nella storia dei loro effetti.
Si dovr tuttavia riconoscere che anche e proprio la filosofia
dei numeri di Platone non fatta solamente, n in prima linea,
di simili ipostatizzazioni, che possono suscitare uninteresse me
ramente storico. Questo saggio ha raggiunto il suo scopo, se
stato in grado di convincere il lettore, che i temi della dottrina
non scritta non sono astrusit, ma problemi e tentativi di solu
zione che, se solo si ha la pazienza di affrontarli con impegno,
manifestano nel loro autore una forza di pensiero sorprendente,
non meno che specialisticamente scientifica, e in questo caso
matematica.
Parte seconda
Platone
fondamenti della geometria
I. Premessa.
La geometria non euclidea e lAccademia antica
1. Euclide non euclideo
Il principale presupposto per levolversi delle cosiddette geo
metrie non-euclidee stato gettato da quando, nel secolo scorso,
Gau, Janos Bolyai e Lobatschewski, al termine di numerosi e
intelligenti tentativi di dimostrare il quinto postulato di Euclide,
si sono convinti della sua indimostrabilit1. Solo a questo punto,
1La geometria euclidea, nella sua fondazione classica ad opera di David Hil
bert, Grundlagen der Geometrie..., consiste in venti assiomi ordinati in cinque
gruppi, per mezzo dei quali sono implicitamente definiti i sei concetti di fondo;
gli assiomi, in quanto tali, non possono essere dimostrati. Il diciottesimo assio
ma (o assioma delle parallele) equivale al quinto postulato di Euclide. Esso re
cita che dato un punto A e una retta a, nel piano a determinato da A e a, una
ed una sola parallela di a passa per A. Questa proposizione equivale anche ad
Euclide, I 32, 2: la somma degli angoli in un triangolo uguale a due retti. Se si
nega questo assioma, si ha la geometria assoluta, peraltro non completa, di
Bolyai, ove ad esempio non possibile determinare se in un triangolo la somma
degli angoli sia minore o eguale a due angoli retti (la Appendix srientiam spati*
absolute veram exbibens a ventate aut falsitate Axiomatis XI Euclidei [a priori
baud unquam deridendo] indipendentem di J anos Bolyai fu pubblicata nel 1832
in appendice ad unopera di suo padre, il matematico Farkas Bolyai, e gi nel
1831 in estratto). Se questo assioma viene sostituito da un altro che gli faccia ri
scontro, secondo cui si postula lesistenza di almeno due (e quindi infinitamente
molte) rette che passano in due direzioni opposte per il punto dato senza interse
care a, allora si ha la geometria iperbolica, ove la somma degli angoli di un
triangolo sempre minore a due retti. Infine, nella geometria ellittica di Riemann
non vi sono parallele, e la somma degli angoli di un triangolo maggiore di due
angoli retti. La geometria ellittica non coerisce con la geometria assoluta di
Bolyai; per dare un assetto coerente a quella devono essere pertanto eliminati al
cuni dei diciannove assiomi di questa. Daltro canto, la geometria euclidea di Hil
bert si distingue dalla geometria di Euclide per via del suo ventesimo assioma, os
sia il postulato del continuo di Cantor, che ancor oggi non accettato dallintui
zionismo; su questo punto ha insistito a buona ragione I. Tth del quale si veda,
ad esempio, Geometria..., p. 414: per Euclide, ma non per Hilbert, gli oggetti
geometrici che per essere costruiti richiedono una molteplicit attualmente infini-
il notevole assetto complessivo del primo libro degli Elementi
fu davvero in grado di stupire: le proposizioni dalla 1 1 alla 1 28
vengono ad essere teoremi della geometria assoluta di Bolyai, e
solo in rapporto alla 1 29, che presenta uninversione della 127s.
non deducibile da essa, si ricorre al quinto postulato ( ).
A questo punto, sia la riluttanza ad usare tale assioma, la cui
adozione protratta il pi a lungo possibile, sia il fatto che in
Euclide esso viene introdotto in modo esplicito come assioma,
sembrarono suggerire che Euclide si fosse gi accorto intuitiva
mente della sua indimostrabilit, di contro ai tentativi di dimo
strarlo intrapresi fin dallepoca antica, da parte di Tolomeo e di
Proclo, e destinati a giungere sino a Farkas Bolyai. Gi Charles
C. Pierce era quindi in grado di affermare: ritengo che lo stesso
Euclide fosse un geometra non-euclideo; non dico che lo fosse
in senso pieno, cio in senso gaussiano e besselliano, ma pi co
me Saccheri e Lambert*2.
2. La tesi di Mugler e i lavori di Ttb
Inoltre, nel suo libro del 1948 su Platone e la ricerca matema
tica, Charles Mugler ha sostenuto l idea che, gi allinterno
dellAccademia, fossero stati discussi alcuni problemi di fonda
zione riguardanti la geometria non euclidea, e fosse stata anche
esaminata lipotesi contrapposta al quinto assioma di Euclide3.
Purtroppo, Mugler ha sostenuto questa idea senza produrre veri
e propri documenti, sicch non si preso atto nella maniera do
vuta della sua proposta, che non risultava sufficientemente fon
data4.
ta di passaggi (ad esempio, un ettagono equilatero) sono non-esistenti.
2C. S. Peirce, The New Elements of Mathematics, a cura di C. Eisele, III, 1,
Paris 1976, p. 704: I maintain that Euclid was himself a non-Euclidean ge
ometer. I do not mean, in the complete, Gaussian and Besselian sense, but more
so than Saccheri and Lambert. Per il rimando a questopera di Peirce ringrazio
il Prof. I. Tth. A lui e al Prof. Flashar, oltre che al Prof. A. Kleinlogel, desidero
esprimere il mio pi sincero grazie per le numerose indicazioni e per lesame cri
tico del manoscritto.
3Ch. Mugler, Platon et la Recherche Mathmatique de son poque,
Strasbourg-Zrich 1948.
4Si veda ad esempio la recensione di W. van der Wielen, in: Mnemosyne, S.
Soltanto i lavori innovativi, che si devono al migliore conosci
tore della storia e della filosofa delle geometrie non euclidee,
cio Imre Tth, sono riusciti a portare in chiaro la fase iniziale
della storia di queste ultime. Dato che il presente saggio si rial
laccia ai risultati di tali lavori, giusto esporli a titolo introdutti
vo5, per poi unire ad essi unesposizione delle tesi di chi scrive6.
IV, 2 (1949), pp. 346-349, spec. 348: le nozioni di una quarta dimensione e di
una geometria non-euclidea sono cos estranee alla scienza greca che il fatto di
suggerirle gi di per s pericoloso. (Les notions dune quatrime dimension et
dune gomtrie non-euclidienne sont si tranges la science greque que le fait
de les suggrer est dj dangereux). Dato che il presente lavoro intende provare,
o almeno rendere verosimile, la tesi di Mugler, verranno citati molti passi dal suo
5Infra, punto II. Ci si baser soprattutto sul lavoro citato alla nota 1, dato che
il pi facilmente accessibile. E bene, comunque, ricordare qui alcuni altri scrit
ti di Tth: Das Parallelenproblem..., cit.; La rvolution non euclidienne, La Re
cherche, 1977 fvrier, pp. 143-151; Spekulationen ber die Mglichkeit eines
nicht euklidischen Raumes vor Einstein, in: Lectures Notes in Physics 100,
Einstein Symposion Berlin, Berlin (West)-Heidelberg-New York 1979, pp. 46-83,
per quanto riguarda laspetto storico della questione; La gomtrie non euclidien
ne dans le dveloppement de la pense, tudes dhistoire et de philosophie des
sciences, Bucarest 1962, pp. 53-70; Die nicht-euklidische Geometrie in der
Phnomenologie des Geistes.,.;Ilpensiero matematico: libert e verit, negazione e
creazione, in: AA. W., Pensiero scientifico e pensiero filosofico, Padova 1993 , pp.
22-52, per quanto riguarda laspetto filosofico. Si attende da parte dellIstituto
Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli la pubblicazione del primo libro italiano
di Tth, I paradossi di Zenone nel Parmenide" di Platone.
6Infra, punto III.
. I passi non-euclidei nel Corpus aristotelicum
Tth ha scoperto nel Corpus aristotelicum un certo numero
di passi che oggi sono pertinenti allambito della geometria non
euclidea, nei quali si afferma, ad esempio, che la somma degli
angoli interni del triangolo diseguale, ossia maggiore o minore,
rispetto a due angoli retti1.
1. Analitici posteriori: il carattere non casuale degli esempi non
euclidei
Dalla sola frequenza del topos, risulta inverosimile che si trat
ti di esempi di impossibilit piena, che cadono dallalto in ma
niera puramente casuale12. Negli Analitici posteriori, ad esem
pio, del triangolo si predica l uguaglianza o inuguaglianza
(/) sottintendendo: dei suoi angoli a due retti
, cos come della luna, della terra e del sole si predica leclissi
().
La pura casualit del topos si rivela ancora meno plausibile, in
quanto viene colta con chiarezza lequivalenza fra limpossibilit
che esistano parallele (oggi assioma fondamentale della geome
tria ellittica) e il fatto che che la somma degli angoli del triango
lo sia maggiore di due angoli retti. Cos le parallele si interseca
no leggiamo sia alla condizione che langolo interno sia
maggiore di quello esterno, sia alla condizione che il triangolo
1Cfr. Tth, Geometria..., p. 395: [Stellen] die heute zum Bereich der nicht-
euklidischen Geometrie gehren. In An. post. 90 a 13,93 a 35, Soph. El. 171a
16, Phys. 200 a 18 ss., De Gael. 281 b 5 ss., Metaph. 1052 a 7, Eth. Nie. 1140 b
15 ss., MM 1187 b 3 ss., si dice che la somma degli angoli interni di un triangolo
diseguale a due angoli retti; in Art. pr. 66 a 14 ss., An. post. 90 a 33, Probi 956
a 18, Eth. Eud. 1222 b 35 ss., si dice che maggiore; in An. post. 90 a 33, si dice
che minore.
2Cfr. An. post. 90 a 13.
m.
abbia la somma degli angoli maggiore di due retti3.
2. De Caelo: il carattere ipotetico della legge della somma degli
angoli
In maniera rigorosa, tale casualit pu essere esclusa attraver
so De Caelo, 281 b 3 ss. In questo passo, si distingue fra un im-
possibile/possibile ( / ), cui corrisponde un fal-
so/vero ( / ), per ipotesi ( ' ) e,
dallaltro lato, un impossibile in assoluto ( ).
Per documentare il primo caso, si osserva: diciamo, ad esem
pio, che impossibile che il triangolo abbia una somma degli
angoli uguale a due retti, se ci e ci il caso, e che anche la dia
gonale commensurabile, se ci e ci il caso4; oppure, secon
do unaltra lezione del testo, che preferisco: diciamo, ad esem
pio, che impossibile [sd. per ipotesi] che il triangolo abbia
una somma degli angoli uguale a due retti: se ci il caso, anche
la diagonale commensurabile5. straordinariamente diffcile
ricostruire criticamente il passo senza dar adito ad obiezioni6.
Ma in ogni caso chiaro che vi si accentua il carattere ipotetico,
3An. pr. 66 a 13 SS.: otov ? ? el
? ? ? el ? ? .
A proposito dellintersecarsi delle parallele, cfr. inoltre A, post. 77 b 23.
4De Cael. 281 b 5 s., secondo ledizione di D. J . Allan, Aristotelis De Caelo,
Oxford 1973: ? ,
, ' ? ?, el .
3Ibid. : ? ,
? ?. Sulla controversia relativa alla lezione del testo
cfr. la nota seguente.
6 Probabilmente, occorre espungere il secondo el , che nei migliori
manoscritti manca: nelledizione a cura di Oddone Longo, Aristotele, De Caelo,
Firenze 1961, posto in parentesi quadra, in quella a cura diP. Moraux, Aristote,
Du Ciel, Paris 1965, viene espunto dal testo (nellapparato critico si afferma: el
post ? add. ree.), mentre il primo va mutato in ', e
prima di esso va posto un punto in alto. Il Prof. Tth mi ha gentilmente comuni
cato che questo quanto egli ha reperito nei manoscritti da lui consultati, ossia:
Vndob. Phil. Gr. 100 (sec. IX) fol. 65r. 6, Marcianus 214 (XII) fol. 220r. B 16, ed
inoltre Marcianus 200 (Copista: J oh. Rhosos 1457) fol. 46 v. 14. Da tutto ci ri
sulta la seconda traduzione che abbiamo proposto. Cfr. inoltre Tth,
Spekulationen..., p. 80 s. e n. 31.
e non a priori7, di talune proposizioni, in riferimento alla somma
degli angoli del triangolo e alla commensurabilit della diagona
le al lato del quadrato. Allo stesso tempo, vi si avanza la possibi
lit che, ad una determinata condizione, la somma degli angoli
del triangolo sia diversa da due angoli retti, e che perci la dia
gonale assuma valori commensurabili al lato del quadrato. Un
rilievo del genere poteva avere un senso solo se questa condizio
ne era nota alluditorio: e ci a cui si devono simili conseguenze
la negazione del quinto postulato di Euclide. Ora, il presuppo
sto per capire questo nesso di tipo non-euclideo essersi occu
pati in misura piuttosto ampia di una geometria che neghi il
quinto postulato. Simili asserti osserva Tth non pos
sono venir congetturati per mezzo di espedienti meramente dia
lettici. Senza una dimostrazione, che assai complicata, im
possibile imbattersi in essi8.
Dunque, i passi in questione indicano che i matematici greci,
poco prima di Aristotele, si sono evidentemente sforzati di trar
re conclusioni a partire da ipotesi antieuclidee.
3. Analitici primi: la deduzione delle parallele
Tth desume lo scopo di queste ricerche da Analitici primi,
16, cio dal capitolo sulla petitio principii (64 b 28: t v
). Quale esempio di conclusione circolare vi si
cita ci che fanno quanti credono di dedurre le parallele: in
fatti spiega Aristotele essi stessi ignorano di assumere
cose che non possibile dimostrare se le parallele non
esistono9.
Come Tth ha bene indicato, lespressione dedurre le paral
lele ( ? ? ) si riferisce al tentativo di di-
7In De Cael. 281 b 12, come esempio di impossibile in assoluto figura lo
stare allo stesso tempo in piedi e seduti, (t ).
8Tth, Geometria..., . 396: durch bloe dialektische Einflle knnen
solche Aussagen nicht konjekturiert werden. Ohne Beweis (der kompliziert
ausfllt), ist es unmglich, auf sie zu stoen.
9An. pr. 65 a 5 ss.: ol

.
108
mostrare la proposizione I 29 di Euclide senza ricorrere al quin
to postulato, vale a dire al tentativo di derivare la I 29 dalle sue
proposizioni inverse 1 27 e seguente1011. Un simile tentativo, che
predestinato al naufragio11, si basava evidentemente gi su 1 29,
oppure su ci che ne era dedotto. Aristotele si riferisce in modo
critico a questo procedimento, di cui era nota lerroneit12, e lo
stile del passo, estremamente concentrato e allusivo, documenta
la grande dimestichezza del suo uditorio con il problema13.
Lallusione di Aristotele illumina come un lampo lo sviluppo
della matematica. Qualcuno rileva Tth ha tentato di
dare di 1 32, 2 una dimostrazione geometrica rigorosa, vale a di
re nellambito della geometria assoluta, ed in questo tentativo
incorso in conclusioni circolari 14. Ora, naturale che in seguito
al naufragio di questi sforzi si sia cercata una dimostrazione in
diretta.
Allinterno di sistemi fondati su unipotesi anti-euclidea, oc
correva mostrare incoerenze; e tali sistemi furono introdotti e
parzialmente sviluppati a questo scopo15. Le proposizioni ete-
10Cfr. Das 'Parallelenproblem..., pp. 257-267.
11Com noto, nel primo libro degli Elementi di Euclide, I 27/ 28 e I 29 co
stituiscono lunica coppia di proposizioni, dove la seconda proposizione, sebbene
sia inversa alla prima, non consegue da questa (come esempio di caso normale,
cfr. I 18 e I 19; I 24 e I 25; I 47 e I 48). A questo proposito, si veda Mugler,
Platon..., p. 330: ... che il riscontro di un teorema che opponesse una resistenza
accanita a tutti i tentativi di invertire la premessa e la conclusione, dovette appa
rire ai loro occhi come uno scandalo logico non meno sconcertante della scoper
ta, avvenuta un secolo avanti da parte dei Pitagorici, della prima deroga alla legge
dei numeri interi. (... que la recontre dun thorme opposant une rsistance
acharne a toutes les tentatives dintervertir la prmisse et la conclusion devait
apparatre a leurs yeux comme un scandale logique non moins dconcertant que,
un sicle auparavant, la dcouverte par les Pythagoriciens de la premire droga
tion la loi des nombres entiers ...).
12Gi Mugler, Platon..., p. 148, osservava: La teoria delle parallele contene
va dunque, a quellepoca, una petizione di principio che daltronde non sfugg
ad Aristotele. (La thorie des parallles contenait donc, cette poque, une pti
tion de principe qui nchappait dailleurs pas Aristote).
13Tth, Geometria..., p. 396: Der extrem konzentrierte allusive Stil der
Stelle belegt die groe Vertrautheit seiner Zuhrer mit dem Problem.
14lbid. : Man hat versucht, ihm [seil. I 32, 2] einen strengen, d. h. absolut-
geometrischen Beweis zu geben, und ist dabei auf Zirkelschlsse gestoen.
15Questo anche il procedimento seguito da G. Saccheri nella sua famosa
opera antieuclidea Euclides ab omni naevo vindicatus, Mediolani 1733. An-
lt
rodosse prodotte da Aristotele sono da intendersi quali fram
menti fossilizzati dei tentativi indiretti di risolvere il
problema16. E ancora, a proposito di De Caelo, 281 b 5 ss.,
Tth dice: da presumersi che lo scopo originario fosse la con
futazione dellipotesi antieuclidea generale, condotta con laiuto
dellassurdit per cui un numero dispari pari, alla quale do
veva portare lipotesi della commensurabilit. Tuttavia, questa
contraddizione pu essere raggiunta solo con laiuto della pro
posizione euclidea Elem. 1 3 2 , 217.
Lipotesi ellittica dellangolo ottuso pu in effetti essere con
futata, poich stante tale assunzione le parallele si intersecano (e
ci contraddice la loro definizione, secondo Euclide, I def. 23),
come del resto spiega anche Aristotele18. Lassunzione iperbolica
dellangolo acuto non pu invece essere respinta senza assumere
come strumento di soccorso il quinto postulato, che appunto
per questo motivo fa la sua esplicita comparsa in Euclide19. Tth
tieuclideo un termine tecnico introdotto da Tth per denotare proposizioni
non-euclidee che vennero addotte come false; tutti i geometri dallantichit fino a
Taurino incluso (1825-26) fecero ci; solo Gau, Bolyai e Lobatschewski hanno
geometrie propriamente non-euclidee, dato che con essi la filosofia dell unicit
dogmatica fu rimossa e sostituita con una filosofia liberale della pluralit dei si
stemi geometrici e della coesistenza di universi fra loro opposti. (Die Philosophie
der dogmatischen Unizitt aufgegeben und durch eine liberale Philosophie der
Pluralitt geometrischer Systeme und der Koexistenz entgegensetzter Universa
ersetzt wurde) (Tth, Geometria..., p. 400).
16Ivi, p. 397: Die von Aristoteles angefhrten heterodoxen Stze sind als die
fossilisierten Fragmente der indirekten Lsungsversuche des Problems anzu
sehen.
17Ivi, p. 399: Es ist anzunehmen, da das ursprngliche Ziel die Wider
legung der allgemeinen antieuklidischen Hypothese war, mit Hilfe der Absur
ditt eine ungerade Zahl ist gerade, zu der die Hypothese der Kommensurabi-
litt fhren sollte. Dieser Widerspruch kann jedoch nur mit Hilfe des euklidi
schen Satzes Elem. I 32, 2 erreicht werden.
18Cfr. An. pr. 66 a 13 ss.; An. post. 77 b 23: ci per cos dire geometrico e
non geometrico ( ? . ). Mugler, fra 1altro,
pensa soprattutto ad una geometria riemanniana, poich a suo avviso lo spazio fi
nito di questultima si accorda con la concezione finitistica di Platone (cfr. ad es.
Platon..., p. 143): resta per da supporre che lalternativa fra geometria euclidea
ed iperbolica stesse al centro dellinteresse, proprio come accadde nellevoluzio
ne successiva, specialmente fino al diciottesimo secolo. Sulla questione si diffon
de Tth, Das Parallelenproblem..., pp. 271 ss.
19In relazione al concetto di postulato (), Tth, Geometria..., p. 39, ri
manda ad An. post. 76 b 32 ss., dove il termine viene definito il con-
110
conclude: la communis opinio, secondo la quale il problema
delle parallele nato da una mancanza di evidenza del postulato
delle parallele, risulta in seguito alle precedenti argomentazioni
storicamente insostenibile; al contrario: la necessit di superare
il problema delle parallele, che sussisteva gi, richiese lintrodu
zione del postulato delle parallele20.
4. Etica Eudemia: il postulato delle parallele come assioma
Aristotele ha piena coscienza del carattere puramente tetico,
cio indimostrabile, dellassioma euclideo. Nellfftc Eudemia si
legge: se infatti non vi alcuna altra causa del fatto che il trian
golo sia cos com, questo potrebbe essere un principio, e po
trebbe essere causa di ci che segue21. Qui, la funzione di
principio ( ), cio di assioma, ricoperta dalla proposi
zione riguardante la somma degli angoli, che nelle sue tre va
rianti equivale al postulato delle parallele nelle sue tre versioni
possibili. Da questo assioma dipendono tutti gli altri teoremi; se
contrario rispetto allopinione di chi impara (
), ed osserva: non da escludersi interamente che nella prima applica
zione del termine al postulato euclideo delle parallele abbia giocato un certo ruo
lo il senso fornito in An. post. I 10, 76 b 31. (Es ist nicht ganz auszuschlieen,
da bei erster Anwendung des Terminus auf das Euklidische Parallelenpostulat
der in An. post. 110,76 b 31 angegebene Sinn mitgespielt hat).
20Ivi, p. 399: per il testo originale cfr. supra, Parte prima, II, nota 5. Cfr.
Mugler, Platon..., p. 149: tutto sembra indicare che sia stato lo stesso Euclide a
riconoscere per primo la necessit di mettere fine alle petizioni di principio sulla
questione delle parallele per mezzo di un postulato e ad avere il genio di sceglie
re, fra molteplici possibilit, la pi semplice. (Tout semble indiquer que cest
Euclide lui-mme qui le premier reconnut la ncessit de mettre fin aux ptitions
de principe autour de la question des parallles par un postulat et qui eut le gnie
de choisir de plusieurs possibilits la plus simple); p. 330: il quinto postulato
il culmine della lunga serie di riflessioni e di fatiche provocate dallo stupore filo
sofico di Platone e dei suoi discepoli di fronte allunica eccezione che avevano
constatato alla legge della reversibilit delle proposizioni (est laboutissement de
la longue suite de rflexions et de travaux provoqus par ltonnement philo
sophique de Platon et de ses disciples sur lexception unique quils avaient
constate la loi de la rversibilit de propositions).
21Eth. Eud. 1222 b 39 ss.: yp
, - .
quello subisce un cambiamento, mutano anche questi: Infatti,
come stanno le cose in rapporto ai principi, cos stanno in rap
porto a quanto dipende dai principi. Ed possibile riconoscere
ci con maggiore chiarezza nei procedimenti geometrici. Anche
in questi procedimenti, infatti, quando si sono assunti certi prin
cipi, come stanno le cose in rapporto ai principi, cos stanno in
rapporto a ci che successivo ai principi: per esempio, se il
triangolo ha gli angoli uguali a due retti, e il quadrato li ha ugua
li a quattro... 22; segue lapplicazione della contrapposizione23.
NellE/ze Eudemia, in un altro passo, si legge: Nellambito dei
principi immobili, ad esempio nellambito delle matematiche,
non vi un principio in senso proprio, sebbene si dica cos per
similitudine. Anche nelle matematiche, infatti, se muta il princi
pio, potrebbero benissimo cambiare tutti i risultati di dimostra
zione24.
sorprendente che passi del genere si trovino nelle Etiche.
Lo Stagirita, come ha segnalato Tth, pone in parallelo il con
cetto geometrico di principio ( ) con il motivo etico, o
meglio con la scelta preferenziale, cio con la decisione a favore
di uno scopo, che si colloca allinizio di unazione come fine (
), e dalla quale possono essere derivati i singoli atti. Come
per le scienze teoretiche scrive Aristotele i presupposti
sono principi, per quelle pratiche il fine principio e presuppo
sto ... Come accade per le une, se il triangolo ha gli angoli ugua
li a due retti, necessariamente anche queste cose saranno il ca
so25.
22MM 1187 a 37 ss.: dv ? al , oi/?
, ' v ? -
? , ? dv al .
, oi/ ?, / ?
? ?, 8k ....
23Cfr. anche MM 1189 b 10 ss.
24Eth. Eud. 1222 b 2 ss.: 8k ? ?, <ov tc?
?, , .
? ? ? ' dv
.
23Ivi, 1227 b 29 ss.: ? ? al ? ,
? ? ? ?; , el
, . Cfr. Eth. Nie. 1140 b 16 s.
5. Etica Nicomachea: geometria non euclidea e libert
Per mezzo di una dettagliata interpretazione di Etica Nicoma
chea, 1140 b 13 ss., Tth giunge in conclusione al risultato che,
per Aristotele, la scelta fra un assioma euclideo ed uno non-eu-
clideo (nel passo in questione, come in Etica Eudemia, 1222 b
39 ss., questo ruolo ricoperto dalla proposizione riguardante la
somma degli angoli) costituisce, analogamente alla scelta etica,
un atto di libert, il quale, diversamente che nelle azioni etiche,'
non pu essere influenzato nemmeno da piacere o da dolore.
Questa 1 unica differenza presente nellanalogia di struttura
che per il resto sussiste in campo etico e geometrico2^.
E questa una concezione metamatematica che affascina per
la sua straordinaria modernit.
Toth, Geometria..., p. 409: auf ethischem und auf geometrischem Ge
biet. Naturalmente, per Aristotele questo confronto non esclude che uno dei
membri dell alternativa, come nelle scelte pratiche, sia buono, e laltro catti
vo. il passo dei Problemata (opera con ogni probabilit non autentica), che Tth
ha interpretato tvt, p. 412, pu essere inteso anche in maniera pi innocua il con
trasto con Top 106 a 38 ss. non cogente, poich la gioia, di cui vi si fa Menzio
ne, suscitata dalla meraviglia () di fronte allincommensurabilit non ri
posa essaizialmente sul carattere non assiomatico della proposizione. Respingere
il passo dei Problemata non cambia nulla riguardo alla tesi di Tth nel suo com-
. Platone e la fondazione ontologica della geometria
euclidea
1. Dialoghi e dottrine non scritte
Qui di seguito, si far il tentativo di interpretare due passi
platonici alla luce delle ricerche di Tth, non meno che alla luce
dei fondamentali lavori di Hans Krmer e di Konrad Gaiser sul
la dottrina esoterica di Platone1. Questa dottrina sistematica, ri
servata allinsegnamento orale allintemo dellAccademia, si di
mostra in misura sempre crescente una chiave per comprendere
anche i dialoghi12.
2. he ricerche matematiche dellAccademia antica
A priori alquanto verosimile che i dati geometrici presenti
in Aristotele risalgano ai suoi anni passati nellAccademia (367-
1Cfr. supra. Parte prima, I.
2 I lavori di Krmer e di Gaiser, che hanno causato unimportante controver
sia, non hanno ancora ricevuto, oggi, riconoscimento generale. Chi scrive, nel vo
lume Wahrheit und Geschichte..., cerca di fondare nel dettaglio i motivi per cui si
trova fondamentalmente in accordo con i due studiosi. Per ulteriore letteratura in
merito, ci si limita qui a rimandare alla recensione decisamente critica di G.
Vlastos al libro suWArete di Krmer {On Plato's Oral Doctrine, Gnomon, 41
[1963], pp. 641-655, e ora anche in: G. Vlastos, Platonic Studies, Princeton 1973,
pp. 379-398; ivi, pp. 399-403, si veda anche la successiva Appendix), alla quale
Krmer ha metacriticamente risposto in una parte del suo lavoro: Petraktationen
xum Problem des esoterischen Platon, Museum Helveticum, 21 (1964), pp. 137-
167. Una discussione ulteriore con i pi recenti lavori critici sul complesso dei
problemi dellesoterica platonica, ad esempio con i lavori di Tigerstedt e Guthrie,
si trova nel saggio di Krmer: Neues zum Streit..., passim. Per quanto riguarda i
saggi pi recenti di Gaiser, occorre nominare La teoria dei principi in Platone,
Elenchos, 1(1980), pp. 45-75, ripubblicato in: Id., La Metafisica della Storia in
Platone. Introduzione e traduzione di G. Reale, Milano 19912, pp. 187-219); inol
tre, Platos enigmatic lecture On the Good, Phronesis, 25 (1980), pp. 5-37.
LU
347): si consideri che in matematica, a differenza che in quasi
tutte le altre scienze, Aristotele non ha prodotto di persona nes
sun contributo originale, e che lAccademia era il centro della ri
cerca matematica di allora, in cui si gettarono i presupposti per
gli Elementi di Euclide3. A questo proposito, occorre qui ricor
dare tre cose: la trattazione dei valori irrazionali da parte di Tee-
teto, che si trova nel decimo libro degli Elementi4; larticolazio
ne sistematica, sempre da parte di Teeteto, dei solidi regolari,
che si trova nel tredicesimo; e la fondazione da parte di Eudosso
della dottrina generale delle proporzioni, avente luogo nel quin
to libro, che per la precisione con cui esamina linfinitesimale at
testa un livello nuovamente raggiunto solo da Dedekind5.
Invitiamo a far riferimento al lavoro di Hasse e Scholz, che
pone dettagliatamente a confronto i contributi di Eudosso e di
Dedekind: da un lato, vi si conclude che questo sistema eudos-
siano ... isomorfo rispetto al sistema delle sezioni di
Dedekind6, ma daltro lato si sottolinea, quale differenza fra i
due sistemi, la maggiore astrazione dai contenuti, e per di pi
luso di definizioni implicite, che si hanno in Eudosso7. Ma al-
3Com noto, il platonismo di Euclide documentato anche dalluso dellim
perativo perfetto passivo (, , e pure, nei postulati, ),
che allude alla atemporalit della costruzione geometrica. Cfr. C. Mugler,
Dictionnaire historique de la terminologie gomtrique des grecs, Paris 1958, pp.
19-21.
4Cfr. inoltre Gaiser, Platons..., p. 131 s., ove si sostiene che il termine tecni
co binomiale ( ) risale verosimilmente a Platone, e p. 302,
sulla valorizzazione platonica della classificazione degli irrazionali; si veda anche
Test. 67 b.
5In questa sede, non c bisogno di esaminare pi puntualmente i rapporti
fra Eudosso e Platone. Com noto, dallindicazione presente nella Vita Marciana
(fol. 278 A 60; a proposito, cfr. O. Gigon, Vita Aristotelis Marciana, Berlin 1962,
p. 49 s.), risulta verosimile che Eudosso fu caposcuola dellAccademia durante il
secondo viaggio di Platone in Sicilia.
6Hasse-Scholz, Die Grundlagenkrisis..., p. 23: dieses Eudoxische System...
zu dem System der Dedekindschen Schnitte isomorph ist.
7In passato, si giudicava contributo di Hilbert laver sostituito per primo, nei
Fondamenti di Geometria, definizioni esplicite (del tipo del primo libro di Eucli
de) con definizioni implicite (per quanto riguarda la giustificazione di questo mo
do di procedere, cfr. ad esempio, solo per scegliere i sostenitori di due posizioni
opposte, la critica di Frege nei tre saggi ber die Grundlagen der Geometrie ..., e
la convinta difesa di Reichenbach, The philosophy of Space and Time, New York
1958, pp. 92 ss.); in ogni caso, il formalismo di Hilbert pare avere un precursore
lora leggiamo la definizione di rapporto proporzionale
contenuta nel sistema definitorio di Eudosso in realt una defi
nizione implicita, ossia una definizione che si limita ad indicare
in quali contesti pu ricorrere la parola rapporto proporzionale,
senza chiarire la parola stessa8. Per contro, abbiamo gi evin
to con ogni chiarezza che Eudosso definisce implicitamente
quelli che a suo avviso sono i rapporti proporzionali. Dunque,
mentre Dedekind fssa gli elementi del suo campo, cio le sezio
ni, in maniera del tutto determinata dal punto di vista del conte
nuto, Eudosso prescinde da una determinazione contenutistica
degli elementi del suo campo, cio dei rapporti proporzionali...
Eudosso dunque riesce ... a costruire in maniera diretta il suo
tipo di sistema, vale a dire il complesso di tutti i sistemi di rap
porti eudossiani di proporzione, qualunque sia il contenuto che
li grava (rapporti proporzionali fra linee, superfici, solidi, ...),
mentre per mezzo del processo dedekindiano di costruzione,
che in maniera diretta fornisce solo il sistema dei numeri reali,
determinato nel suo contenuto, si riesce ad ottenere questo tipo
di sistema estensivo solo in maniera secondaria, inglobando tutti
i sistemi isomorfi9.
in Eudosso.
8Hasse-Scholz, Oie Grundlagenkrisis..., p. 17: Dann aber ist die in dem
Eudoxischen Definitionensystem enthaltene Definition des Verhltnisses in der
Tat eine implizite Definition, d. h. eine Definition, die nur angibt, in welchen
Zusammenhngen das Wort Verhltnis auftreten kann, ohne dieses Wort selbst
zu erklren. Cfr. ibid.. Noi riteniamo la def. 4 una definizione implicita di
omogeneo. (Wir sehen Def. 4 als implizite Definition von homogen an).
9Ivi, p. 24 s.: Demgegenber haben wir schon in aller Klarheit herausgear
beitet, da Eudoxos seine Verhltnisse implizit definiert. Whrend also
Dedekind die Elemente seines Bereichs, die Schnitte, inhaltlich in vllig
bestimmter Weise festgelegl, sieht Eudoxos von einer inhaltlichen Bestimmung
der Elemente seines Bereichs, der Verhltnisse, ab ... Es gelingt also ... dem
Eudoxos unmittelbar, den Typus seines Systems aufzubauen, d. h. also die
Gesamtheit aller Systeme von Eudoxischen Verhltnissen, wie diese auch
inhaltlich belastet seien (Verhltnisse von Strecken, Flchen, Krpern,...),
whrend man durch den Dedekindschen Konstruktionsproze, der unmittelbar
nur das inhaltlich bestimmte Systemder reellen Zahlen liefert, erst nachtrglich
zum Typus dieses Erweiterungssystems gelangt, indem man alle isomorphen
Systeme hinzunimmt.
U6
3. Vlatone e la geometria del suo tempo
Lopera di Eudosso mostra a quale livello di astrazione siano
stati discussi, in Accademia, i problemi fondamentali della geo
metria: anche a partire da questo fatto1011, e per questa ragione,
nulla dovrebbe sbarrare la strada alla tesi menzionata in apertu
ra, secondo la quale i passi citati da Aristotele sono relitti di ric
che ricerche sullassiomatica geometrica, che hanno avuto luogo
nella scuola di Platone11.
10Cfr. Mugler, Platon..., p. 141: Un tale pensatore avrebbe dunque intravi
sto la possibilit di una geometria diversa da quella a cui i Greci hanno effettiva
mente dato sviluppo, e avrebbe scoperto, come mezzo per conciliare le sue con
cezioni spaziali con le sue vedute cosmologiche, una geometria riemanniana. (Un
tel penseur aurait donc entrevu la possibilit dune gomtrie autre que celle que
les Grecs ont dveloppe effectivement, et il aurait dcouvert, comme moyen de
concilier ses conceptions spatiales avec ses vues cosmogoniques, une gomtrie
Riemannienne). Si veda su ci supra, II, nota 18. Mugler, ibid., continua:
Lidea di un simile filosofo allepoca di Platone, e gi a quella dei suoi immediati
precursori, non un vano anacronismo. Certo, linvenzione delle geometrie non
euclidee suppone un potere dastrazione assai grande, e non si realizz se non nel
diciannovesimo secolo, in seguito ai lavori che, nel corso del diciottesimo, lave
vano preparata. Ma vedremo, a proposito della riforma di Eudosso,... che il po
tere di astrazione matematica dei Greci non era in nulla inferiore a quello dei ma
tematici contemporanei, e che il pensatore di Cnido anticipava in parte le teorie
per mezzo delle quali Cauchy, Dedekind e altri riuscirono a rifondare il calcolo
infinitesimale nel diciannovesimo secolo. (Lide dun pareil philosophe
lpoque de Platon et dj celle de ses prcurseurs immdiats nest pas un vain
anachronisme. Certes linvention des gomtries non euclidiennes suppose un
trs grand pouvoir dabstraction et elle ne fut faite quau 19e sicle aprs des tra
vaux prparatoires au cours du 18e. Mais nous verrons propos de la rforme
dEudoxe ... que le puvoir dabstraction mathmatique des Grecs ne le cdait en
rien celui des mathmaticiens contemporains et que le penseur de Cnide antici
pait en partie les thories par lesquelles Cauchy, Dedekind et dautres essayaient
de refonder le calcul infinitsimal au 19e sicle).
11Quali fonti di Aristotele, Tth pensa ad Eudosso e alla sua cerchia, soprat
tutto a Menecmo e Teudio, che nella famosa lista dei matematici di Proclo {In
prim. Etici., pp. 64,1. 16-68,1. 6 Friedlein =Test. 15 Gaiser) sono annoverati fra
gli allievi di Eudosso o di Platone. A questo proposito, si veda infra, .9. Che in
Accademia siano stati gettati proprio i fondamenti degli Elementi, grosso modo
communis opinio, ma non accade che questa tesi, sostenuta di frequente, riceva
unesplicitazione concreta; cfr. E. Hoppe, Mathematik und Astronomie im
klassischen Altertum, Heidelberg 1911, p. 164: In due direzioni, dunque, Plato
ne un precursore degli intenti attuali .... in secondo luogo per mezzo della ri
cerca sistematica delle condizioni che stanno a fondamento della matematica, e
Inoltre, del tutto incredibile che Platone abbia assistito a si
mili ricerche senza prendervi parte. Si pu pertanto mettere in
conto che nei dialoghi si trovino tracce dellirritante scoperta
dellindimostrabilit del quinto postulato: tracce che, similmen
te a quelle presenti in Aristotele, accennano al problema, anche
se non vi accennano in maniera esplicita, ma solo velata.12
soprattutto della geometria ... nessuno dei suoi contemporanei e successori riu
scito a spingere oltre questidea, e ci vale in prima linea per Aristotele che certo
raccoglieva, ma non sviluppava. (Nach zwei Richtungen hin ist also Platon ein
Vorlufer der gegenwrtigen Bestrebungen ..., zweitens durch systematische
Untersuchung der Bedingungen, welche der Mathematik, besonders der Geo
metrie zugrunde liegen ... von seinen Zeitgenossen und Nachfolgern hat keiner
diese Idee weiterzuschieben verstanden, in erster Linie gilt dies von Aristoteles,
der wohl sammelte, aber nicht entwickelte); F. Solmsen, Oie Entwicklung der
aristotelischen Logik und Rhetorik, Berlin 1929, p. 117: Siamo ora nella felice si
tuazione di poter provare che gli assiomi non sono stati pre-elaborati in nessun
altro luogo se non nellAccademia platonica e da parte dei matematici che li svol
sero le proprie ricerche sotto linflusso di Platone. (Wir sind jezt in der
glcklichen Lage, beweisen zu knnen, da die Axiome nirgendwo anders als in
der platonischen Akademie und bei den dort unter Platons Einflu forschenden
Mathematikern herausprpariert worden sind); K. Gaiser,Platons..., p. 304:
...il processo di sistematizzazione del sapere matematico fu influenzato produt
tivamente e portato per la prima volta a chiara coscienza dal pensiero filosofico
di Platone, diretto ai principi pi generali dellessere (... da durch das
philosophische, auf allgemeinste Seinsprinzipien gerichtete Denken Platons der
Proze der Systematisierung des mathematischen Wissens produktiv beeinflut
und zum ersten Male sicher ins Bewutsein gehoben wurde); si tratta di ricon-
durre in maniera possibilmente completa e non lacunosa, i singoli teoremi ad as-
siomi semplici ed autoevidenti (die einzelnen Theoreme mglichst vollstndig
und lckenlos auf einfache und selbstevidente Axiome Zurckzufuhren): ma per
Platone gli assiomi non sono certo auto-evidenti!
12 Cfr. Mugler, Platon..., p. 145: Il termine parallele () atte
stato per la prima volta in Aristotele, ma probabile che fosse gi stato adottato
in Accademia ... Linteresse di Platone per questo problema riguardante i fonda
menti della geometria doveva essere, al contrario, assai grande. La teoria delle pa
rallele ha ricevuto la sua forma definitiva da parte di Euclide. Ma prima che il
grande Alessandrino finisse col riconoscere il vantaggio di fondarla su un postu
lato indimostrabile, anzich rendere questo postulato un teorema dimostrabile
per mezzo di un altro postulato ammesso coscientemente o incoscientemente,...
passato un secolo di esperienze, di tentativi vani e di circoli viziosi in materia di
parallele, e queste ricerche risalgono alla scuola di Platone. (Le terme de
est attest pour la prmiere fois chez Aristote, mais il est probable
quil tait en usage dj dans lacademie ... Lintrt de Platon por cette question
touchante les fondements de la gomtrie devait tre au contraire trs grand. La
thorie des parallles a reu sa forme dfinitive par EucUde. Mais avant que le
grand Alexandrin fint par reconnatre lavantage de la fonder sur un postulat
4. Il paragone della linea: idee di fondo
Nella parte centrale del capolavoro platonico si trovano tre
ben noti paragoni, al centro dei quali si colloca, a sua volta, il
paragone della linea*13. Gi per la sua posizione, dunque,
questultimo si contraddistingue come il paragone pi significa
tivo, e come il nocciolo della Repubblica.
a) La divisione dellintelligibile e la centralit della geometria
Nel passo in questione, Socrate esorta Glaucone a dividere
mentalmente una linea (verticale), la cui parte superiore rappre
senti l ambito dellintelligibile14, e la cui parte inferiore lambito
di ci che visibile15; poi, lo esorta a dividere ancora una volta
entrambi i segmenti, e ciascuno nella proporzione in cui sta la
prima divisione: nel campo di ci che visibile, la sezione infe
riore deve rappresentare le copie, quella superiore il mondo sen
sibile. La divisione dellintelligibile16, sulla quale verte ora il
nostro interesse, corrisponde al rapporto tra filosofa e matema-
indmontrable au lieu den faire un thorme dmontrable au moyen dun autre
postulat admis consciemment ou inconsciemment ... il se passait un sicle
dexpriences, de vaines tentatives et de cercles vicieux autour des parallles, et
ces recherches remontent lecole de Platon); ivi, p. 149: Questo esame delle
citazioni di Aristotele relative alle parallele ... ci mostra che i geometri dellAcca
demia si occupavano in maniera intensa e metodica del problema del paralleli
smo, ed impossibile che Platone, che dappertutto ha stimolato le ricerche con
cernenti i fondamenti della geometria e culminanti nelle definizioni e nei postula
ti di Euclide, sia rimasto estraneo a queste meditazioni. (Cet examen des citations
dAristote relatives aux parallles ... nous montre que les gomtres de
lacadmie soccupaient dune faon intense et mthodique du problme du
paralllisme, et il est impossibile que Platon, qui tatit partout ailleurs linstiga
teur des recherches concernant les fondements de la gomtrie et aboutissant aux
dfinitions et aux postulats dEuclide, soit rest tranger ces mditations).
13Cfr. Rep. 509 D ss. Come E. A. Wyller, Der spte Platon, Hamburg 1970, ha
potuto mostrare per quasi tutti i dialoghi della maturit, il punto ombelicale
(-) di ciascuna opera si trova, nella maggior parte dei casi, e con una certa
approssimazione, proprio al centro di essa (si veda ad esempio, lo
? alla p. 284 D 2 del Politico).
14Rep. 509 D 2: -.
15Ivi, 509 D 3: .
16Ivi, 510 B 2: .
tica, che si distinguono per il diverso potere conoscitivo alla loro
base: l intelligenza noetica (vo?) guida la ragione filosofica, il
ragionamento dianoetico ( ) la conoscenza intellettuale di
tipo matematico, che media fra lintelligenza noetica e lopinio
ne ( ) sensibile. In 511 D 2 ss. si legge: E mi pare che tu
chiami ragionamento dianoetico, e non intelligenza noetica, la
capacit dei geometri e di coloro che sono simili ai geometri, co
me se il ragionamento dianoetico fosse qualcosa di intermedio
fra lopinione e lintelligenza noetica17.
Il fatto che si parli esplicitamente di geometri (
), ai quali solo in seconda battuta si aggiungono coloro
che sono simili ad essi ( .,. ), ed inoltre il fatto
che si accentui la necessit, per questa scienza, di far uso di im
magini18, sebbene essa tratti del quadrato in s e della diagonale
in s19, indicano a sufficienza che, fra le scienze matematiche,
in verit la geometria a collocarsi al centro dellattenzione.
b) La caratteristica della matematica di non fondarsi da s
Ma che cosa la distingue dalla dialettica?
La geometria procede a partire da presupposti, ottenuti da
immagini sensibili: lanima costretta ad indagare servendosi
delle cose imitate, di cui si diceva prima, come di immagini, e
procedendo per via di presupposti20. Dalla geometria, questi
presupposti non sono messi a loro volta in questione: Gli
scienziati fissano queste cose come presupposti, dopo di che
non ritengono pi necessario rimetterli in discussione n fra s
n con altri, come se fossero assolutamente evidenti21; lo stesso
pensiero ripetuto pi avanti, dove si afferma, addirittura, che
in presenza di un principio ( ) inspiegato la matematica non
17Rep. 511 D 2 ss.: ?
? , ? t l ?
.
18Ivi, 510 3 ss., D 5 ss.
19Ivi, 510 D 7 s. Si veda supra, la pagina precedente.
20Ivi, 510 B 4 ss.: t ol ? ?
.
21Ivi, C 6 ss.: ? , ?
? ? .
I2fl
pu dirsi scienza ( )22. La geometria, quindi, si compor
ta come se tali presupposti ( ) fossero evidenti ad
ognuno: decisiva la particella greca tradotta con come se,
cio , che contrariamente ad esprime una mera opi
nione soggettiva, e non un oggettivo stato di cose.
Per presupposto ( ) Platone intende, ad esempio
nel Menone, il punto di partenza di una deduzione geometrica, e
in questo contesto, evidentemente, un presupposto fondamenta
le matematico non riconducibile ad altro, vale a dire un assio-
V '
ma23. E degno di nota che, per Platone, questi presupposti non
siano autoevidenti, come i matematici, o meglio la maggior parte
di essi, falsamente credono24; al contrario, i presupposti esigono
una fondazione, di cui la matematica da sola non evidente
mente capace, a meno che non ricorra allintuizione: un ricorso
che per contrasta con la sua pretesa di occuparsi di figure in s.
c) Precisazioni sui presupposti della matematica
Dato che Platone non uno scettico, e per di pi considera la
matematica un campo di prova e un modello per la conoscenza,
come Gaiser ha mostrato riguardo a molti singoli problemi25, il
fatto che a suo avviso la matematica non abbia in se stessa i pro
pri fondamenti ultimativi un fenomeno sorprendente, e di per
s bisognoso di una spiegazione. A che cosa pensa, dunque, Pla
tone, quando parla di presupposti di per s non autoevidenti?
stata sostenuta la tesi per cui Platone per hypotheseis (
) intenderebbe i concetti geometrici fondamentali26. Per,
22Rep., 533 B-C. Mugler fa riferimento a questo passo, quando scrive
(Platon..., p. 29): ha forse intravisto nel suo animo, anticipando le idee audaci
dei Gau, Riemann, H. Poincar, la possibilit di una geometria assoluta, indi-
pendente dalle ipotesi fisiche e dalla parziale contingenza che queste ultime por
tano con s? (Entrevoyat-il dans son esprit, en anticipant les ides audacieuses
des Gau, Riemann, H. Poincar, la possibilit dune gomtrie absolue indpen
dante des hypothses physiques et de la part de contingence entrane par ces
dernires?).
23Cfr. Men. 86 E ss., e def. 415 B: lassioma un principio non dimostrato
( ).
24Rep. 510 C 7: .
23Gaiser, Platons..., passim.
26Sulla base di 510 C 3 ss. Solo per citare un esempio, H. G. Zekl, Der
ben poco credibile che Platone abbia ritenuto non enunciabili
da parte della matematica le definizioni che si trovano nella se
zione del primo libro di Euclide dedicata ad esse definizioni
che in realt risalgono per buona parte allAccademia27, e ab
bia ritenuto cos importante un soccorso filosofico a questo ri
guardo, da farne menzione nel punto ombelicale della Repubbli
ca. A sfavore di questa possibilit, depone anche luso della pa
rola hypothesis (mGeaisO, che nel Menone denota, come pri
ma si visto, un teorema avente la funzione di punto di parten
za, e in Aristotele, nel contesto di un passo antieuclideo, viene
equiparata al principio ( ), ossia allassioma geometrico:
come per le scienze teoretiche i presupposti sono principi.. ,28.
Parmenides. Untersuchungen ber innere Einheit, Zielsetzung und begriffliches
Verfahren eines platonischen Dialogs, Marburg 1971, p. 202, si esprime in questi
termini: Nel campo delle scienze fondate su ipotesi ... il cammino procede a
partire dallipotesi deduttivamente verso il basso; si vorrebbe pensare agli assiomi
matematici, ma lillustrazione (510 C) indica che si pensa pi che altro ai concetti
matematici fondamentali. (Im Bereich der hypothesis-Wissenschaften ... geht der
Weg von der hypothesis man mchte hierbei an die mathematischen Axiome
denken, aber die Illustrierung [510 C] zeigt, da eher an die mathematischen
Grundbegriffe gedacht ist , deduktiv nach unten). Per contro, anche se con
molta prudenza, H. Stachowiak, Rationalismus im Ursprung. Die Genesis des
axiomatischen Denkens, Wien-New York 1971, p. 103, afferma: E sia come sem
pre: anche la pi prudente interpretazione dei tesi platonici citati non potr re
spingere come completamente infondata ed inverosimile la tesi per cui Platone
avrebbe voluto che si includessero nellambito della conoscenza destinata ad un
superiore consolidamento filosofico anche le proposizioni che stanno a fonda
mento delle dimostrazioni matematiche. (Wie immer dem sei: auch die vor
sichtigste Interpretation der angefhrten platonischen Texte wird die Annahme,
da Platon die den mathematischen Beweisen zugrunde liegenden Stze in den
Kreis der philosophisch abzusichernden Erkenntnis einbezogen wissen wollte,
nicht als gnzlich unbegrndet und unwahrscheinlich von der Hand weisen
knnen).
27Per Euclide, I def. 10-12, non necessario aver studiato filosofia platonica.
28Eth. Eud. 1227 b 29: ? ? al ?
.... Si veda anche Eth. Eud. 1222 b 39 ss.; supra, II, 4. Anche per Aristo
tele, come per Platone, la conoscenza dei principi () inconoscibili risale
allintelligenza (vo?). Cfr. An. post. 88 b 36 s.: n lintelligenza (intendo infatti
per intelligenza un principio di scienza) n la scienza non dimostrata ... (
vo? [ vow ?] ?); Eth.
Nie. 1141 a 8: resta che i principi siano oggetto dellintelligenza (
); certo, lintelligenza (vo?) ha in Aristotele un significato so
stanzialmente pi ampio.
122
quindi necessario cercare di intendere per hypothesis
( ) un assioma, nel quale per svolgano un certo ruolo i
concetti richiamati in 510 C 3 ss. Fra di essi scelgo, in primo
luogo, i tre tipi di angoli ( ) richiamati in
chiusura. Se ci si ricorda, ora, che in Aristotele la proposizione
riguardante la somma degli angoli viene ripetutamente addotta
come assioma (essa, in quanto equivalente al postulato delle pa
rallele, pu ricoprire benissimo questa funzione29), il passo
allinterno del paragone della linea guadagna improvvisamente
un senso ben chiaro: la questione relativa alla somma degli an
goli del triangolo, e quindi alla sua essenza, non pu essere risol
ta secondo Platone solo con strumenti matematici (qui il meto
do analitico si scontra con i suoi limiti assoluti), a meno che non
si assuma come strumento di soccorso lintuizione30. Questa co
stituisce, tuttavia, un soccorso, che per Platone costa un prezzo
troppo alto: la perdita della scientificit della geometria31.
29Cfr. MM 1187 a 37 ss., 1189 b 10 ss.; Eth. Eud. 1222 b 39 ss., 1227 b 29
ss.; in An. pr. 66 a 14 s. viene dichiarata lequivalenza dellipotesi dellangolo ot
tuso con lintersecarsi delle parallele.
30Cfr. 510 D 5 ss. Il postulato euclideo delle parallele e il rispettivo teorema
della somma degli angoli sembrano certo essere pi intuitivi delle opposte pro
posizioni iperboliche o ellittiche.
31Nella discussione del quinto postulato in Proclo, In prim. Eucl., p. 192,11.
26-30 Friedlein, si legge: Ma se anche gli argomenti che mettono in dubbio lin
tersecazione hanno qualcosa di sorprendente, come mai non eliminiamo con di
ritto molto migliore, dalla sfera di ci che accettiamo, questa assunzione solo per
suasiva e ci che non fondato? (et ol ? ?
, ? dv
? ? ?;).
Anche qui, in modo del tutto platonico, si procede contro levidenza dellintui
zione nel postulato delle parallele e non viene a priori esclusa la possibilit di un
assioma iperbolico (Proclo, successivamente, cerca di dimostrare, in modo erro
neo, il quinto postulato; ci sorprendente, fra laltro, poich Proclo, nella sua
brillante interpretazione del paragone della linea, ivi, pp. 29,1. 14-32 1. 20, in mo
do del tutto platonico distingue e subordina la matematica, quale scienza fondata
su ipotesi, rispetto alla filsofia). Poco prima del passo citato (alla p. 192,11. 11
ss.), Proclo si richiama expresses verbis a Platone, Fedone 92 D: ... questo [sai.
discorso] mi venuto in mente senza una dimostrazione, ma solo in baso ad una
certa verosimiglianza e bella apparenza ... E so bene che gli argomenti che produ
cono dimostrazioni per mezzo di verosimiglianze sono vani, e se uno non se ne
tiene lontano* ingannano benissimo, sia in geometria, sia in tutte le altre cose,
( t l v
124
d) Fondazione filosofica della matematica
Ma se si deve rinunciare allintuizione, com possibile che il
teorema della somma degli angoli, da semplice presupposto
( ), divenga vera proposizione? La geometria ( *
), che si colloca fra lintelligenza (voi)?) e lopinione ( ),
pu certo rivolgersi, se non allopinione che si colloca al di sotto
di essa, allintelligenza che le sovraordinata, cio alla dialettica
platonica: questultima le porta soccorso per quanto riguarda la
sua fondazione. Ed a partire dalle testimonianze sulla dottrina
esoterica di Platone che noi possiamo scoprire il modo in cui
Platone ha concepito questo soccorso strutturale della filosofia
nei confronti della matematica.
Platone ha cercato di applicare la sua coppia di principi
costituita dall'Uno (v) e dalla Diade indefinita ( ?
?) non solo alletica, alla filosofia della natura e della storia,
ma anche alla matematica, come stato indicato soprattutto da
Gaiser: in matematica dovevano venir rese visibili le strutture
ontologiche che si rispecchiano nella realt intera32. Ne un
esempio la riconduzione ai principi delle forme di angolo: lan
golo retto corrisponde allUguale in s, mentre lopposizione de
gli angoli acuti e ottusi, che a piacere diventano pi grandi o pi
piccoli, esprime lopposizione interna del secondo principio, il
Grande-e-Piccolo ( - ).
eimpeweias ... ? ? ? ?
? , fiv tl? ? ,
, v ? ? ). possi
bile, ma non necessario, porre il passo nello stesso contesto del paragone della li
nea. Una cosa simile vale anche per Teeteto, 162 E s.
32 Questa sorta di matematica speculativa si trova con una notevole fre
quenza nei commentatori neoplatonici (ad esempio in Proclo), in Nicol Cusano,
e se ne trovano tracce ancora in Hegel. Si veda, ad esempio, Wiss. d. Logik, 6.
532: la trasformazione del rettangolo in quadrato corrisponde ad unuguaglian
za fra luguale in s, ossia il quadrato, e lineguale in s, ossia il rettangolo (einer
Gleichung zwischen dem sich selbst Gleichen, dem Quadrat, mit dem in sich
Ungleichen, dem Rechteck); su questi pensieri platonici, cfr. Gaiser, Platons...,
. 53 s. Hegel, ibid., pone in parallelo langolo retto con luguale a s (dem sich
selbst Gleichen); e infine, ivi, p. 536, spiega lincommensurabilit in maniera
molto simile a Platone (a questo proposito si veda Gaiser, Platons..., p. 58). Del
tutto platonico anche il fatto che Hegel parimenti affermi il carattere assiomati
co del postulato delle parallele, e la sua indimostrabilit per mezzo di strumenti
matematici (p. 528 s.).
5. La teoria esoterica dei principi e la posizione speciale dellango
lo retto
Markovic ha raccolto gli accenni a questa riduzione, che
documentata per lesoterica platonica33. Gi Aristotele richiama,
nella Metafisica, la priorit ontologica dellangolo retto: Ed
cos che, in un senso, langolo retto anteriore allacuto, in
quanto determinato ed anche anteriore per la definizione34.
Daltro canto rileva Markovic nei Problemata di Ari
stotele gli angoli acuti e ottusi vengono posti in diretta connes
sione con la dualit indefinita dei toni acuti e gravi35. Nelle De-
finitiones di Erone, langolo retto viene posto in parallelo con
lUno e con listante ( )36. In Teone di Smirne, dellangolo
retto si dice che delimitato e costituito dalluguale e dal
simile37. In Giamblico e in Proclo, il problema viene svolto ne
gli stessi termini38. Ci sarebbe da aggiungere un passo di Nicol
Cusano, che manca in Markovic, ove degli angoli ottusi e acuti
si dice che possono diventare sempre pi ottusi e sempre pi
acuti39. Su Hegel, si veda quanto abbiamo detto in precedenza40.
33Markovic, Platons Theorie..., passim. Si veda Proclo, In prim. Eucl., pp.
131,1. 21-132,1. 17; 133,1. 2 -134,1. 1Friedlein =Test. 37 Gaiser.
34Metaph. 1084 b 7 ss.: ? ? ,
;.
33Markovic, Platons Theorie..., . 310, ove si cita Metaph. 918 a 19 ss.:
andererseits werden in den Problemen des Aristoteles die spitzen und die
stumpfen Winkel in unmittelbaren Zusammenhang mit der unbestimmten
Zweiheit der hohen und tiefen Tne gebracht.
36Erone, Opera IV: Definitiones cum variis collectionihus. Edidit J . L.
Heiberg, Lipsiae 1912, pp. 26-28; cfr. anche 116-118,148-150.
37Teone, Exp. rer. math., p. 101, c. 2 ss. Hiller:
.
38Giamblico, In Nicom. Arithm., pp. 43, 1. 27-44, 1. 2 Pistelli; Proclo, In
prim. Eucl., pp. 131, 1. 21-132, 1. 17; 133, 1. 20-134,1. 1Friedlein, ed inoltre p.
172,11. 18 s., ove si dice: langolo retto ... che si prende la misura degli angoli,
che non ammette n ampliamento, n diminuzione ( ... t dmr
). Sulla
funzione di misura propria dellangolo retto, cfr. Euclide I, def. 10-12.
39Cusano, De beryllo, capp. 8/9. Cfr. anche De venatione sapientiae, cap. 7,
n. 18, dove Cusano cita questo suo passo.
40Cfr. supra, nota 32, e specialmente Parte prima, IV, 2.
I numerosi passi in merito documentano a sufficienza che tale
pensiero ha svolto un ruolo significativo allinterno dellesoteri
ca accademica: altrimenti, diffcilmente vi sarebbe stato posto
laccento cos spesso, ancora nella tarda antichit.
6. Il paragone della linea e la fondazione ontologica della geo
metria euclidea
Viene spontaneo collegare questo frammento relativo alla
conferenza platonica Sul Bene ( ) con Politico,
510 C 41. Dal collegamento risulta per che la riduzione esoteri
ca in esame ha pretese diverse rispetto quelle contenute negli al
tri esempi matematici. In questo caso, non si tratta semplice-
mente di illustrare strutture categoriali nellambito dei concetti
matematici, cosa che per un matematico potrebbe essere indiffe
rente; si tratta, invece, di principiare la geometria euclidea come
vera scienza, per mezzo dellontologia42.
In altre parole, nel paragone della linea, Platone sembra allu
dere ad un merito della sua dottrina dei principi nellambito di
una grave crisi matematica dei fondamenti. Nel dubbio sulla
possibilit di fondare la matematica, che consegu al riconosci
mento dellindimostrabilit e quindi del carattere ipotetico del
quinto postulato (o della proposizione riguardante la somma de
gli angoli), e che per testimonianza di Aristotele lecito colloca
re in questo periodo, sar stato compiuto il tentativo di richia
marsi allintuizione (almeno cos possiamo supporre); e che sia
41Cos fanno Gaiser, Platons..., p. 512, e Markovi, Platons Theorie..., p.
310.
42Cfr. Gaiser, Platons..., p. 304: In ultima istanza, secondo la concezione
platonica, sono necessariamente gli stessi principi universali dellessere che costi
tuiscono anche i fenomeni e le norme di tipo matematico. (Letztlich sind es nach
platonischer Auffassung notwendigerweise die allgemeinen Seinsprinzipien selb
st, die auch die mathematischen Phnomene und Gesetzmigkeiten kon
stituieren ): il corsivo mio, peccato che manchi unargomentazione pi precisa;
ivi, p. 305: dato che [la matematica] per propria essenza dipendente da pre
supposti ontologici che non possono pi essere colti matematicamente (da sie
[sai. die Mathematik] ihrem Wesen nach von ontologischen Voraussetzungen,
die nicht mehr mathematisch fabar sind, abhngig ist).
126
stato respinto questo tentativo come alcunch di non scientifi
co, costituisce il merito di Platone. Si pu inoltre presumere
che, entro tale crisi, Platone abbia perorato la causa della geo
metria euclidea sulla base di fondamenti ontologici. In questa
geometria, infatti, langolo retto svolge il ruolo di misura delle
figure45, un ruolo che non gli spetta necessariamente su basi ma
tematiche, ma sulla base della dottrina dei principi4344. Lopzione
di Platone a favore della geometria euclidea dunque di tipo
43Rep. 510 C 4: . Con ci si chiarisce anche il senso del termine
figure ( ): le figure geometriche naturalmente cambiano a seconda che
il teorema della somma degli angoli valga oppure no, e quindi vengono presup
poste con esso. Pongo in relazione il pari e il dispari (510 C 4: t
t ) con la generazione dei numeri a partire dallUno e dalla Diade
indefinita. Cfr. Test. 32 ( 276 s.), Test. 60 Gaiser; Pann. 142 B ss. (spec. 144 ) e
M. Suhr, Platons Kritik..., pp. 36 ss. e 52 s.: in aritmetica, la dottrina platonica
dei principi doveva fornire la prova dellesistenza dei numeri; Parm. 144 A
ove si dice: credi che ci sia qualche numero che non sia necessariamente? (
( ) no... ma; richiama, non
per combinazione, nella sua esigenza di completezza, il quinto assioma di Peano,
anche se questultimo molto pi complesso. Anche in riferimento alla dottrina
di Platone sulle linee indivisibili, si pu parlare di una fondazione ontologica, che
nella matematica moderna non trova peraltro nessun corrispettivo (cfr. Gaiser,
Platons..., pp. 158 ss.).
44Si potrebbe pensare che la geometria iperbolica sia stata ridotta da Platone
alla Diade indefinita, anche a causa delle sue parallele infinitamente molteplici.
Come Mugler, Platon..., p. 132 s., giustamente accentua, la geometria euclidea
estremamente affine allo spirito greco anche a causa della somiglianza fra le figu
re che sussiste in essa (una riflessione a questo proposito, per, non sembra aver
avuto luogo): Ma le propriet geometriche, di cui egli si serve principalmente, ci
mostrano che la geometria euclidea era la pi adeguata al genio costruttore dei
Greci. Possiamo in effetti constatare che le propriet, alle quali fa appello il De
miurgo, sono precisamente quelle che caratterizzano lo spazio euclideo: egli si
propone di fare della similitudine un principio dordine, e noi sappiamo che solo
lo spazio euclideo ammette figure simili, al punto che taluni geometri moderni
Mugler pensa a J ohn Wallis hanno proposto il postulato dellesistenza di
figure simili come equivalente del quinto postulato di Euclide. (Mais les
proprits gomtriques dont il se sert principalement nous montrent que la
gomtrie euclidienne tatit la plus adquate au gnie constructeur des Grecs.
Nous pouvons en effet constater que les proprits auxquelles le Dmiurge fait
appel sont prcisment celles qui caractrisent lespace euclidien: il se propose de
faire de la similtude un principe d'ordre, et nous savons que seul lespace
euclidien admet des figures semblables, au point que certains gomtres mo
dernes ont propos le postulat de lexistence de figures semblabes [sic!] comme
quivalent du 5e postulat dEuclide).
ontologico: e a questa opzione, la si valuti come si voglia43 **, sia
mo debitori del carattere euclideo, che la geometria ha avuto fi
no al secolo scorso.
7. Il Cratilo a conferma del programma emerso dal paragone
della linea
Anche il Cratilo , che ha visto la luce immediatamente dap
presso alla Repubblica46, documenta la consapevolezza da parte
di Platone della possibilit matematica di sistemi geometrici op
posti a quello euclideo. Alla domanda di Socrate, se leraclitiz-
zante artefice dei nomi ( - ) abbia
potuto sbagliare nel creare i nomi, Cratilo ribatte che impossi
bile, altrimenti tutto non gli sarebbe concorde nel modo in cui
concorda47. A ci Socrate replica come segue: Ma questa,
buon Cratilo, non assolutamente una difesa. Difatti non vi
nulla di strano se colui che ha assegnato i nomi, dopo aver sba
gliato il primo, ha poi forzato anche gli altri in funzione di que
sto, e li ha costretti a concordare ( ) con se stessi, co
me accade talvolta nelle dimostrazioni geometriche ( -
43Per valutare con correttezza questa costruzione, che ai nostri occhi risulta
singolare, occorre in ogni caso tenere a mente che Platone pi moderno, per fa
re un esempio, di Kant, in quanto non solo rifiuta una fondazione degli assiomi
sulla base dellintuizione, ma la nega in modo marcato. Cfr. anche R. Robinson,
Platos earlier Dialectic, Oxford 19532, p. 156: I presupposti (?) erano
chiari a tutti nel senso fisico per cui erano II, per essere visti,
nella sabbia del geometra. In geometria, il legame con lintuizione spaziale, e la
pretesa che i propri postulati siano certi, vanno insieme. I contemporanei di Pla
tone accettavano luno e laltra. Platone e il ventesimo secolo respingono luno e
laltra (They were [re. the ] plain to all* or in the
physical sense of being there to see in the geometers sand. In geometry the ap
peal to spatial intuition and the claimthat ones postulates are certainties go to
gether. Platos contemporaries accepted both. Plato and the twentieth century
reject both).
46 II Cratilo , com noto, lunico dialogo platonico la cui datazione, prece
dente o successiva alla Repubblica, rimasta controversa. Sulla base delle ragioni
addotte da Gaiser, Name und. Sache in Platons Kratylos", Heidelberg 1974, spec,
p. 97, sarei tuttavia propenso ad optare insieme a lui, con qualche riserva, per
una datazione successiva.
47Crai. 436 C 4: o ' .
), quando, ammessa una premessa falsa, anche piccola ed
impercettibile ( ?), tutte le conse
guenze che ne derivano, pur numerosissime, risultano coerenti
( ) fra loro48.
Oltre alla terminologia, a favore delleventualit che nel testo
si alluda alla relativa coerenza dei sistemi antieuclidei, depone
soprattutto l esclusione di fatto, che occorre assumere ex
silentio, di una reductio ad absurdum cos importante per i ma
tematici greci, quale era il procedimento apagogico. Le deduzio
ni non portano ad evidenti assurdit, che permettano di conclu
dere alla falsit della premessa. Tutto questo vale solo qualora la
premessa abbia carattere assiomatico, cio solo qualora si tratti
di un sistema a carattere antieuclideo consapevolmente costrui
to, la cui falsit non sia da stabilirsi per mezzo di strumenti logi
co-matematici, bens tramite la visione ontologica dei principi.
Questa la conclusione che bisogna trarre ex analogia dalle os
servazioni che seguono sul linguaggio: la pretesa, che il linguag
gio ha di essere in quanto parmenideo o eracliteo il vero linguag
gio, non pu ricevere giustificazione in prospettiva intra-lingui-
stica, cos come la pretesa di verit della geometria euclidea e
non euclidea non pu ricevere giustificazione in prospettiva ma
tematica: Allora, se i nomi sono in conflitto, e gli uni sostengo
no dessere simili alla verit, mentre anche gli altri pretendono
lo stesso, con quale criterio giudicheremo, o a che cosa ricorre
remo? Certo, non ad altri nomi, diversi da questi: infatti, non ne
esistono, mentre evidente che si deve ricercare qualcosaltro, al
48 Ivi, 436 C 7- D 4: ' , ,
. el ? '? ?
tout , ,
? ,
?. Tradurre
, come si fa di norma, con figure sbagliato, poich il termi
ne greco significa dimostrazioni geometriche. In Platone, inoltre, ?
non significa ancora, come poi significher ad esempio in Aristotele, errore,
sofisma, bens affermazione falsa; infine, indica propriamente
un essere coerente. Tth, in alcune ricerche terminologiche non pubblicate, ha
mostrato che la tripletta logica sillogizzare-sillogismo-paralogismo (-
- ? - ?) ha il suo corrispettivo geometrico nella
tripletta dimostrare-dimostrazione-dimostrare erroneamente ( -
- ).
i zy
di fuori dei nomi, che ci manifesti, senza ncorrcic a uUUU, M___
di questi siano veri, mostrando cio la verit delle cose (
)49.
Un argomento possibile contro questa interpretazione, quello
cio di rifarsi al carattere piccolo ed impercettibile50 della pre
messa falsa, che sembra escludere un costruire consapevolmente
antieuclideo, pu essere reso innocuo: qualificare ex post, come
cosa piccola ed impercettibile, proprio quel problema che ha su
scitato la seconda crisi dei fondamenti nella matematica greca51,
risponde troppo bene allo stile ironico-allusivo di Platone52 53*.
8. Il carattere allusivo dei passi dei dialoghi presi in esame
Non deve sorprendere il fatto che entrambi i passi appena
considerati siano cos poco espliciti e si limitino ad accennare al
problema, che per, come spero di avere dimostrato, bisogna
presupporre per comprenderli in maniera appropriata. Com
ormai indubbio da quando sono comparsi i lavori tubinghesi
sullesoterica platonica, Platone non ha pubblicato il progetto
ontologico di fondo che percorre il suo pensiero a partire pro
babilmente gi dal Protagora55, e in alcuni passi decisivi dei dia-
49Crai. 438 D 2-8: ',
:, & , e
, -; o
o , '
, ,
.
50Ivi, 436 D 2-3: .
51La prima crisi dei fondamenti nella matematica greca costituita dalla sco
perta pitagorica dellirrazionale, che solo Eudosso ha risolto. Gi Mugler,
Platon..., p. 330, citato supra, II, n. 11, confronta le due crisi.
52Fra laltro, Crai. 436 D stato gi citato da Tth, Geometria more ethico...,
p. 400, in contesto anti-euclideo, senza per essere interpretato pi puntualmen
te.
53Sulle ragioni di questo atteggiamento, si vedano: Lettera VII 340 B ss.;
Fedro, 275 C ss.; e Krmer, Arete..., p. 393 ss. Ritengo la Lettera settima autenti
ca, di contro a: Cherniss, The Kiddle of the early Academy, Berkeley-Los Angeles
1945, trad. ital. di L. Ferrer: L'enigma dell'Accademia antica, Firenze 1974, p.
16; G. Mller, Oie Philosophie im pseudoplatonischen 7. Brief, Archiv fr Philo
sophie, 3 (1949), pp. 251-276; L. Edelstein, Plato's seventh Letter, Leiden 1966;
loghi ha solo schizzato le linee di fuga della sua argomentazione,
o ha anche esplicitamente dichiarato di trattenere qualcosa. Ci
accade, ad esempio, nel paragone del sole (506 E) e nelle osser
vazioni che introducono il paragone della linea (509 C): luno e
le altre documentano a sufficienza che il loro seguito non pu
essere compreso, almeno non in modo pieno, sulla base di se
stesso. In 510 B, Glaucone medesimo ammette di non aver colto
in misura sufficiente ci che stato detto; quando Socrate, in
511 D 6, dichiara che Glaucone ha compreso perfettamente, si
riferisce al riassunto introdotto da 511 C 3, che concerne
l aspetto formale del paragone. Si aggiunga che Platone, per
quanto riguarda ladombramento della crisi antieuclidea, dispo
ne sia di altri motivi di una certa importanza, sia di diretti ante
cedenti: da un lato, la pretesa di verit della matematica non do
veva certo essere ridicolizzata dagli Scettici sofisti, che rifiutano
la sovrastruttura ontologica di Platone, ma catturano con soddi
sfazione lipotesi antieuclidea*34; e dallaltro, si sa che la scoperta
dellirrazionalit divent di dominio pubblico solo grazie ad
unindiscrezione severamente punita dagli di33. Platone si col
loca allinterno di questa tradizione pitagorica, e solo le margi
nali indicazioni di Aristotele, e la loro valorizzazione da parte di
Tth, ci permettono oggi di gettare uno sguardo sulle discussio
ni dellAccademia relative ai fondamenti della matematica: di
scussioni nel corso delle quali vennero articolate, soprattutto per
quanto riguarda la rigorosa metodologia della dimostrazione
e daccordo con la maggioranza degli studiosi: M. Pohlenz, Aus Platos Werdezeit,
Berlin 1913, pp. 113 ss.; U. Wilamowitz, Platon. Sein Leben und seine Werke, 2
voll., Berlin 1919, 19593; J . Stenzei, ber den Auau der Erkenntnis im 7. plato
nischen Brief, Sokrates. Zeitschrift fr das Gymnasialwesen, Berlin 1921, pp.
63-84; H. Patzer, Mitteilbarkeit der Erkenntnis und Philosophie, Archiv fr
Philosophie 5 (1954), pp. 19-36; Krmer, Arete..., p. 401; Gaiser, Platons..., p.
452; K. von Fritz, Schriften zur griechischen Logik..., I, pp. 175-213. Piuttosto in
deciso relativamente alla questione dellautenticit J . Irmscher nella sua intro
duzione a: Platon, Briefe, Berlin 1960, pp. 7 e 49. Per quanto riguarda le allusioni
al trattenere qualcosa, si veda Krmer, Arete..., pp. 389 ss., ed ora Szlezak, Plato
ne..., cit.
34Cfr. Fr. 80 B 7 Diels-Kranz, ed eventualmente anche il fr. 68 B 155.
33Cfr. supra, nota 51. Cfr. Fr. 18,4 Diels-Kranz, e Pappus (Abu 'Othmn al-
Damashk), In decim. Euclidis Eiern, libr. comment., I 1/2, pp. 63/64 J unge-
Thomson =lest. 20 Gaiser.
geometrica, conoscenze impegnative, che furono dimenticate
molto presto, e il cui livello fu nuovamente raggiunto solo nel
secolo scorso.
9. Il ruolo di Leodamante di Taso nella crisi geometrica dei fonda
menti
Tth ha ipotizzato che le asserzioni antieuclidee, che si pos
sono trarre dal Corpus aristotelicum, risalgano alla cerchia di
Eudosso, e ha avanzato soprattutto i nomi di Menecmo e di
Teudio56. Se per i passi citati in precedenza sono stati da me in
terpretati correttamente, per ragioni di carattere cronologico,
impossibile che rindimostrabilit del postulato delle parallele
sia stata assunta soltanto da Eudosso e non prima. (Resta certo
possibile pensare che Eudosso abbia dimostrato alcune singole
proposizioni, come ad esempio lequivalenza di incommensura
bilit ed euclidicit; anzi verosimile che la formulazione origi
naria del problema sia stata sottoposta per lungo tempo a ricer
che ulteriori o approfondimenti). La Repubblica, infatti, com
parsa intorno allanno 374, o poco pi tardi57. Eudosso, inve
ce, nato intorno al 400, e non si propensi ad anticipare le sue
scoperte matematiche al suo primo periodo ateniese: ma solo
nel 368 egli ritornato una seconda volta ad Atene. Per di pi,
Menecmo viene indicato come suo allievo, mentre Teudio ap
partiene alla stessa generazione di Aristotele58. Questi matemati
ci, dunque, non entrano ancora in discussione per quanto ri
guarda i risultati risalenti ai tempi della Repubblica,9. Chi per
56Cfr. Tth, Das Parallelenproblem..., p. 410.
57U. V. Wilamowitz-Moellendorff, Platon..........I, p. 308: 374 oder wenig
spter. O. Gigon, Platon, Der Staat, Zrich-Mnchen 1974, p. 10, desidera
malvolentieri discendere oltre il periodo della catastrofe di Leuttra avvenuta nel
372 a. C. (ungem unter die Zeit der Katastrophe von Leuktra 372 v. Chr. hinab
gehen)
58Cfr. Proclo, In prim. Eucl., pp. 64, c. 16-68, c. 6 Friedlein (=Test. 15
Gaiser), e supra, nota 11. Su Teudio si veda la voce a lui dedicata da K. v. Fritz,
in: Pauly-Wissowa-Kroll, Realencyclopdie der Altertumswissenschaft, Stuttgart
1894 ss. (dora in poi: R. E.), VI A 1, pp. 244 ss., ove si valorizza la testimonianza
di Proclo.
,9 Fra laltro, lopera eudossiana presuppone un livello di sensibilit per il ri-
pu essere chiamato in causa a proposito di queste ricerche an-
tieuclidee Leodamante di Taso, almeno quasi coetaneo di
Platone*60. Di Leodamante, tanto Diogene Laerzio, quanto Pro
clo, scrivono che ricevette da Platone lo stimolo ad adoperare
(per primo) il metodo dellanalisi61. evidente conclude
von Fritz che con questo, nella versione di Diogene Laerzio,
viene allo stesso tempo sottinteso che Platone ha scoperto il me
todo analitico62 63. Tale conclusione pu per essere respinta in
modo definitivo, poich Platone cita il procedimento analitico
gi nel Metterne^, e la presenza di esso documentata, o comun
que deve essere presupposta, gi in Ippocrate di Chio, e verosi
milmente anche in Enopide64. Ci non esclude tuttavia di
ce ancora von Fritz che Platone qui, come in altri casi, abbia
richiamato lattenzione sulla particolare importanza e fecondit
di un metodo, e abbia prodotto impulso ad estenderne lappli
cazione. Inoltre, pu anche darsi che egli abbia contribuito a far
s che un metodo fino ad allora applicato, ora pi, ora meno, in
maniera pratica divenisse oggetto di unaccurata ricerca relativa
ai suoi fondamenti teorici, alla sua estensione, fino ai suoi
limiti65. Ma ci significa che Leodamante venne spinto su im-
gore di una dimostrazione sicuramente non pi modesto rispetto alla compren
sione della possibilit di sistemi antieuclidei; anche nel diciannovesimo secolo,
Dedekind successivo a Bolyai.
60La determinazione della sua et si deve a K. von Fritz (in: R.E., Suppl. VII,
pp. 371 ss.: mindestens etwa gleichaltrig), ma a mio parere non incondiziona
tamente cogente, poich si pu presumere che in certi casi la distanza det fra
maestro e allievo fosse piuttosto piccola: Leodamante, quindi, potrebbe essere
pi giovane.
61Cfr. Diogene Laerzio, III 24 (=Test. 18 b Gaiser): E raccomand (seti. Pla
tone) a Leodamante di Taso, per primo, il metodo di indagine per analisi (
? ? ? [sal.
] ); Proclo, In prim. Eucl., p. 211, c. 18 - 212, c.
4 (=Test. 18 a Gaiser); cfr. inoltre Tesi. 17: infatti, sorse anche lanalisi
([] yp ?).
62K. von Fritz, in: R.E., Suppl. VII, pp. 371 ss.: In der Version des Diog.
Laert. ist damit offenbar zugleich gemeint, da Platon die analytische Methode
erfunden habe.
63Cfr. Men. 86 E ss., spec. E 4 s., dove si parla del modo in cui i geometri
spesso conducono le loro ricerche ( ol
).
64Cfr. larticolo Oinopides di K. von Fritz, in: R.E., XVII, pp. 2267 ss.
65K. von Fritz, ivi, Suppl. VII, pp. 371 ss.: Doch schliet dies nicht aus, da
pulso di Platone fino a raggiungere gli assiomi: solo questo e
non altro, infatti, pu voler dire articolare il metodo analitico si
no ai suoi confini. In tal misura, si pu dare anche un senso
allindicazione per primo ( ) che si trova in Favorino-
Diogene Laerzio: con Platone e Leodamante, viene per la prima
volta imposto al metodo analitico di procedere fino al suo punto
terminale, ossia fino agli assiomi. Questo antico appunto docu
menta, a mio avviso, in modo cogente linteresse di Platone per i
fondamenti della geometria, e sorregge la tesi qui esposta, se
condo la quale nel paragone della linea si attua una valorizzazio
ne ontologica delle ricerche promosse da Leodamante su stimo
lo di Platone: ricerche che hanno condotto alla comprensione
dellindimostrabilit del quinto postulato, e alla frammentaria
articolazione di sistemi antieuclidei, di cui noi troviamo qualco
sa in Aristotele66.
Gi Gaiser, del resto, ha colto un nesso fra le ricerche assio
matiche di Leodamante e lintuizione intellettuale (' ) pla
tonica, senza purtroppo svolgere il proprio pensiero. Ma un
problema filosofico di decisiva importanza scrive egli si
presenta nella seguente questione: in che modo i presupposti
( , ), che in seguito al procedimento analitico
possono avere valore di assiomi matematici ed elementi, oppure,
ulteriormente, di principi formali universali, possono a loro vol
ta essere sottoposti ad un esame di tipo ontologico, e ricono
sciuti con certezza immediata? Si tratta, in altre parole, del mo
do in cui il metodo analitico-ipotetico sia da connettere allintui
zione noetica o anamnesis 67.
Platon hier wie in anderen Fllen auf die besondere Wichtigkeit und Frucht
barkeit einer Methode aufmerksam gemacht und auf die Ausdehnung ihrer
Anwendung gedrngt hat. Auch mag er dazu beigetragen haben, da eine bis
dahin mehr oder minder praktisch angewendete Methode sorgfltig auf ihre
theoretischen Grundlagen, auf ihre Ausdehnung und ihre Grenzen hin unter
sucht wurde.
66Anche le ricerche di Leone sulla determinazione possono essere considera
te in connessione a questi lavori sui fondamenti. Su Leone si veda larticolo di
Orinski, in: R.E., Suppl. VI, p. 222.
67Gaiser, Platons..., p. 468: Ein entscheidend wichtiges philosophisches
Problem liegt dabei in der Frage, wie die Voraussetzungen (., ?),
die nach dem analytischen Verfahren als mathematische Axiome und Elemente
oder darber hinaus als allgemeine Formprinzipien gelten knnen, ihrerseits
LU
10. Una nuova interpretazione del quarto postulato
A titolo conclusivo, mi si permetta di offrire uninterpretazio
ne, che risulta dal presente lavoro, a proposito del quarto postu
lato di Euclide, ossia quello delluguaglianza di tutti gli angoli
retti, la cui funzione , come si sa, problematica. Nelle note alla
sua traduzione tedesca degli Elementi, C. Thaer scrive: Se non
si opera questa assunzione, se non si assume cio una tesi
sullunivocit del prolungamento delle linee rette, ritrattata pi
tardi dallo stesso Zeuthen, diffcile giustificare linserimento
di questa proposizione fra i postulati68. Heath fornisce in meri
to una spiegazione molto modemistica, e perci ben poco plau
sibile: e quindi, il suo postulato deve essere ritenuto equivalen
te al principio di invariabilit delle figure, o al suo equivalente,
ossia il principio dellomogeneit dello spazio69. Poco pi avan
ti, per, si accentua giustamente il riferimento al quinto postula
to: per quanto concerne la ragion dessere e la posizione del
quarto postulato, una cosa certa. Era essenziale, dal punto di
vista di Euclide, che il quarto postulato dovesse precedere il
quinto, poich la condizione contenuta in questultimo, cio che
una certa coppia di angoli formi nel suo complesso meno di due
angoli retti, sarebbe inutile se prima non venisse posto in chiaro
che gli angoli retti sono angoli di grandezza determinata ed in
variabile70.
A mio parere, invece, il quarto postulato non altro se non
un relitto della giustificazione ontologica, da parte di Platone,
del quinto assioma. Dato che langolo retto un angolo unico,
ontologisch berprft und mit unmittelbarer Sicherheit erkannt werden knnen,
d. h.: wie die analytisch-hypothetische Methode mit der notischen Intuition
oder Anamnesis zu verbinden ist; cfr. anche p. 425.
68Euklid, Die Elemente, Buch I-XIII,... bersetzt und herausgegeben von C.
Thaer, Darmstadt 1975, p. 419: Nimmt man dies nicht an, so ist die Einordnung
dieses Satzes unter die Postulate schwer zu rechtfertigen.
69Heath,The Thirteen Books..., I, p. 200: and hence his postulate must be
taken as equivalent to the principle of invariability of figures or its equivalent, the
homogeneity of space.
70Ivi, p. 201: As to the raison dtre and the place of Post. 4 one thing is
quite certain. It was essential from Euclids point of view that it should come
before Post. 5, since the condition in the latter that a certain pair of angles are to
gether less than two right angles would be useless unless it were first made clear
that right angles are angles of determinate and invariable magnitude.
UL
mentre vi sono infinitamente molti angoli acuti od ottusi, spetta
di essere parallele solo a quelle rette, per le quali una retta che le
interseca fa s che gli angoli creatisi al loro interno da una stessa
parte siano nel loro complesso uguali a due angoli retti; e quindi
al triangolo spetta una somma degli angoli uguale a due retti71.
11. Conclusioni riassuntive
Riassumiamo. A partire dalie ricerche di Tth sui topoi an-
tieuclidei in Aristotele, che dimostrano che Aristotele era a co
noscenza del carattere assiomatico del quinto postulato, e consi
derava ogni scelta a suo favore o sfavore, in ultima istanza, un
fatto di libert72, stata proposta, dopo considerazioni a priori
71Anche Proclo, In prim. Eucl., p. 188,11.12-15 Friedlein, nella sua discussio
ne del quarto postulato, si richiama indicativamente alla dignit ontologica
dellangolo retto che conosciamo dalla dottrina orale di Platone: luguaglianza
degli angoli retti uguale per ogni angolo retto, poich ha lessenza o la caratteri
stica di unit in rapporto allaumento e alla diminuzione allinfinito di ciascuno
degli altri due tipi di angolo ( ? ?
? if & .
? ); cfr. anche, ivi, p. 191, 11. 5-11. Gi
Markovic, Platons Theorie..., p. 311, invita pertanto a trattare anche il quarto
postulato del primo libro di Euclide, che richiede luguaglianza di tutti gli angoli
retti, entro la cornice di questa teoria: in questa luce, il postulato si rivela come
un suo residuo (auch das vierte Postulat des ersten Buches von Euklid, welches
die Gleichheit aller rechten Winkel fordert, im Rahmen dieser Theorie zu
betrachten: das Postulat erscheint in diesem Lichte als eines ihrer berbleibsel).
Marcovic tuttavia non coglie il suo significato in rapporto al quinto postulato.
72Latteggiamento pi liberale di Aristotele nei confronti delle geometrie non
euclidee sicuramente anche un prodotto del suo imbarazzo: dato che ha respin
to, in generale, una fondazione ontologica della matematica (cfr. il passaggio da
Metaph. K 7 a E 1, e ad esempio Gaiser, Platons..., p. 317 ss.), Aristotele perde
la possibilit di unopzione ontologica a favore della geometria euclidea, e cos gli
resta solo da ammettere, in Eth. Eud. 1222 b 38 s., che sul problema: ora non
possibile, al di l di ci che abbiamo detto, n non parlare, n parlare precisa-
mente ( otre v ? otv -
). Fra laltro, il suo stesso porre in parallelo etica e geometria potrebbe esse
re di origine platonica, solo che in Platone entrambe erano fondate ontologica
mente. Cfr. Proclo, In prim. Eucl., pp. 131,1. 12 -132,1. 17; 133,1. 20 -134 ,1. 1
Friedlein (=Test. 37 Gaiser), ove langolo retto viene paragonato alla virt
().
U
sulla provenienza accademica delle informazioni aristoteliche,
una certa interpretazione del paragone della linea, e di un
passo del Cratilo.
Tale interpretazione dei passi dei dialoghi presi in esame ha
trovato sostegno in alcuni rilievi sullesoterica platonica, e sul
rapporto di Platone con il metodo analitico di Leodamante; infi
ne, alla luce di questi rilievi, si potuta offrire una nuova spie
gazione del quarto postulato di Euclide.
Linterpretazione che si proposta dei due passi platonici la
seguente: sulla base di ricerche stimolate da Platone, probabil
mente Leodamante riuscito a cogliere la mancanza di rigore
insita nelle dimostrazioni della proposizione 1 29 di Euclide pro
dotte fino ai suoi tempi, e si convinto della necessit di colma
re tale lacuna per mezzo di un assioma indimostrabile; ci fece
precipitare la geometria in una radicale crisi dei fondamenti,
nella quale sembra che il ricorso allintuizione abbia svolto un
ruolo non irrilevante. Sembra che il contributo di Platone, in
questa diffcile congiuntura, sia stato quello di aver insistito su
un concetto di geometria rigoroso, che rinuncia allintuizione, e
che in tal misura molto moderno73, e di aver rimosso la crisi
per mezzo di una costruzione ontologica74: la geometria eucli
dea, quale geometria dellangolo retto, la geometria ontolo
gicamente vera.
In questa luce, verosimile che il responsabile del crollo di
primi tentativi antieuclidei, fino alla loro rinascita nel diciottesi
mo e diciannovesivo secolo, sia stato Platone75.
73Cfr. Epin. 990 D, ove si critica la difettosit del nome ; inoltre
Plut., Vit. Marc. 14, 5/6, p. 305 E (=Test. 21 b ), e Qust. Conv. Vili 2, 1, p. 718
E/F (=Test. 21 a): Platone respinge ladozione in geometria di strumenti di sup
porto meccanici.
74Sul rapporto fra matematica e dialettica, cfr. anche Eut id. 290 C: i matema
tici non sono in grado di utilizzare () i loro prodotti, e quindi li rimettono
agli ontologi.
73Platone, dunque, anche il responsabile del fatto che solo in questo secolo
la filosofia della matematica sia stata rivoluzionata; si pensi soltanto al genio ma
ligno di Cartesio che, su un piano molto pi generale, deve aver inquietato i ma
tematici dellAccademia prima della proposta risolutiva di Platone. Per usare le
parole di Rep. 533 B 8 s. possiamo dire che i matematici sognano nei confronti
dellessere (? / pu irepl t 6i/).
137
A buon diritto, dunque, bisognerebbe chiamare la geometria
euclidea geometria platonica76.
76Questo risultato diverge dunque in maniera sostanziale da quelli di A.
Szab, Anfnge des euklidischen Axiomensystems, in: Becker (curatore), Zur
Geschichte der griechischen Mathematik..., pp. 355-461, spec. 454 s., che in que
sto suo importante e fondamentale lavoro ha valutato in maniera decisamente
troppo modesta, dopo gli esisti del presente saggio, il significato di Platone in
rapporto alla costruzione del sistema assiomatico euclideo.
Bibliografia e indici
Indice delle opere espressamente citate o utilizzate
K. Albert, Sul concetto di filosofia in Platone. Edizione italiana a cura di P.
Traverso, introduzione di G. Reale, Milano 1991.
Alessandro di Afrodisia: cfr. M. Hayduck, s. v.
D. J . Allan, Aristotelis De Caelo, Oxford 1973.
O. Becker, Die diairetische Erzeugung der platonischen Idealzahlen,
Quellen und Studien zur Geschichte der Mathematik, Astronomie und
Physik, Abt. B, 1(1931), pp. 464-501.
Id., Die Lehre vom Geraden und Ungeraden im neunten Buch der Eukli
dischen Elemente, Quellen und Studien zur Geschichte der Mathematik,
Astronomie und Physik, Abt. B, 3 (1934), pp. 533-553, ora in: Id. (curato
re), Zur Geschichte der griechischen Mathematik, citato sotto, pp. 125-145.
Id., Zum Problem der platonischen Idealzahlen (Eine Retraktation), in: Id.,
Zwei Untersuchungen zur antiken Logik, Wiesbaden 1957, pp. 1-22.
I d., Versuch einer neuen Interpretation der platonischen Ideenzahlen,
Archiv fr Geschichte der Philosophie, 45 (1963), pp. 119-124.
Id. (curatore), Zur Geschichte der griechischen Mathematik, Darmstadt
1965.
Id., Grundlagen der Mathematik in geschichtlicher Entwicklung, Frankfurt
1975.
P. Bernays, On Platonism in Mathematics, in: P. Benacerraf-H. Putnam
(curatori), Philosophy of Mathematics, Oxford 19832, pp. 258-271.
G. Bhme, Zeit und Zahl. Studien zur Zeittheorie bei Platon, Aristoteles,
Leibniz und Kant, Frankfurt 1974.
J . Bolyai, Appendix scientiam sparii absolute veram exhibent a veritate aut
falsitate Axiomatis XI Euclidei (a priori baud unquam decidendo) indipenden-
tem, 1831,1832.
L. E. J . Brouwer, Leen, Kunst en Mystiek, Delft 1905; tradotto parzial
mente in inglese in: Id., Collected Works, vol. I: Philosophy and Foundations
of Mathematics, a cura di A. Heyting, Amsterdam-Oxford 1975, pp. 1-10.
Id., Over de grondslagen der wiskunde, 1907, traduzione inglese: On the
Foundations o f mathematics, ivi, pp. 11-101.
Id., Mathematik, Wissenschaft und Sprache, 1929, ivi, pp. 417-428.
Id., Consciousness, Philosophy, and Mathematics, 1948, ivi, pp. 480-494.
Id., Historical background, principles and methods o f intuitionism, 1952,
ivi, pp. 508-515.
Id. Points and Spaces, 1954, ivi, pp. 522-538.
W. Burkert, Konstruktion und Seinsstruktur: Praxis und Platonismus in
der griechischen Mathematik, Abhandlungen der Braunschweigischen
Wissenschaflichen Gesellschaft, 34 (1982), pp. 125-141.
H. Cherniss, The Riddle of the early Academy, Berkeley-Los Angeles
1945; traduzione italiana di L. Ferrer: Lenigma dell'Accademia antica,
Firenze 1974.
Cusano, Nicol: De beryllo. De venatione sapientiae-. De Principio, cfr. M.
Feigl, s. V.
R. DftJ eknd. S:e.\{ez: u x J rrrarionale Gren. 1S72. in: Id , Gesammelte
*u:bemari$ebe Werke. Braunschuxjig 1^3(3-1932. voi. IH, pp. 315-334.
Id., Was sind und was sollen die Zahlen?, 1888, ivi, pp. 335-391.
H. Diels, Simplicii In Aristotelis Physicorum libros commentarla, Berlin
1882-1895, rist. 1954.
Id.-W. Kranz, Fragmente der Vorsokratiker, 3 voll., Berlin 1951-19526.
V. De Falco, Iamhlichi Theologumena arithmeticae, Lipsiae 1922.
L. Edelstein, Platos seventh Letter, Leiden 1966.
M. Erler, Il senso delle aporie nei dialoghi di Platone. Esercizi di avviamen
to al pensiero filosofico. Introduzione di G. Reale, traduzione di C. Mazzarel-
li, Milano 1991.
Erone: cfr. J . L. Heiberg, j. v.
Euclide: cfr. Th. Heath, C. Thaer, j. v.
M. Feigl-H. Vaupel-P. Wilpert, Nicolai De Cusa. De principio, Padova
1960.
E. Frank, Plato und die sogenannten Pythagoreer, Halle 1923.
G. Frege, ber die Grundlagen der Geometre, in: Id., Kleine Schriften,
Darmstadt 1967, pp. 262-323.
G. Friedlein, Prodi Diadochi In primum Euclidis Elementorum librum
commentarti, Lipsiae 1873; rist. Hildesheim 1967.
K. von Fritz, Der Ursprung der Wissenschaft bei den Griechen, in: Id.,
Grundprobleme der Geschichte der antiken Wissenschaft, Berlin-New York
1971, pp. 1-334.
Id., Zur Frage der esoterischen Philosophie Platons, in: Id. Schriften zur
griechischen Logik, 2 voll., Stuttgart-Bad Cannstatt 1978, vol. I, pp. 215-227.
I d., voce: Theudios, in: Pauly-Wissowa-Kroll, Realencyclopdie der
Altertumswissenschaft, Stuttgart 1894 ss., VI A 1, pp. 244 ss.
Id., voce: Oinopides, ivi, XVII, pp. 2267 ss.
Id., voce: Leodamas, ivi, Suppl. VII, pp. 371 ss.
K. Gaiser, Platons ungeschriebene Lehre, Stuttgart 1963; 19682.
Id., Name und Sache in Platons "Kratylos", Heidelberg 1974.
Id., Plato's enigmatic lecture "On the Good", Phronesis, 25 (1980), pp.
5-37.
Id., La teoria dei principi in Platone, Elenchos, 1(1980), pp. 45-75, ri-
pubblicato in: Id., La metafisica della storia in Platone, citato sotto, pp. 187-
219.
Id., La metafisica della storia in Platone. Con un saggio sulla teoria dei
principi e una raccolta in edizione bilingue dei testi platonici sulla storia.
Introduzione e traduzione di G. Reale, Milano 1988; 19912; ristampa 1992.
Id., L'oro della sapienza. Sulla preghiera del filosofo a conclusione del
Fedro di Platone. Introduzione e traduzione di G. Reale, Vita e Pensiero,
Milano 1990; 199223.
H. Gericke, Geschichte des Zahlbegriffs, Manheim-Wien-Zrich 1970.
Giamblico di Calcide: cfr. V. De Falco, s. v.
O. Gigon, Vita Aristotelis Marciana, Berlin 1962.
Id., Platon, Der Staat, Zrich-Mnchen 1974.
H. Hasse-H. Scholz, Die Grundlagenkrisis der griechischen Mathematik,
Charlottenburg 1928.
K. Hartmann, Politische Philosophie, Freiburg-Mnchen 1981.
M. Hayduck, Alexandri Aphrodisiensis In Aristotelis Metaphysica
commentarla, Berolini 1891; rist. 1956.
Th. Heath, The thirteen Books of Euclids Elements, 3 voll., New York
1956.
Id., A Manual o f greek Mathematics, New York 1963.
G. W. F. Hegel, Wissenschaft der Logik-, Enzyklopdie der philosophischen
Wissenschaften-, Vorlesungen ber die Geschichte der Philosophie, Theorie
Verlag, Frankfurt 1969 ss.
J . L. Heiberg, Eronis Opera, IV: Definitiones cum variis collectionibus,
Lipsiae 1912.
W. Heisenberg, Physik und Philosophie, Stuttgart 1959.
Id., Oer Teil und das Ganze, Mnchen 1979.
W. Hennig, Phylogenetic Systematics, Urbana-Chicago-London 1979.
F. Herbart, Smtliche Werke, a cura di G. Hartenstein, vol. VI: Schriften
zur Psychologie. Zweiter Theil, Leipzig 1850.
A. Heyting, Intuitionism. An Introduction, Amsterdam 1956; 19713.
D. Hilbert, Grundlagen der Geometrie, Stuttgart 1899; 196810.
E. Hiller, Theonis Smymei Philosophi Platonici Expositio rerum mathema-
ticarum ad legendum Platonem utilium, Lipsiae 1878.
R Hoche, Nicomachi Geraseni Pythagorei Introductions arithmeticae libri
II, Lipsiae 1886.
V. Hsle, Platons Grundlegung der Euklidizitt der Geometrie,
Philologus, 126 (1982), pp. 180-197.
Id., Die Entuerung der Idee zur Natur und ihre zeitliche Entfaltung als
Geist bei Hegel (1983): cfr. D. Wandschneider, s.v.
I d.,Wahrheit und Geschichte. Studien zur Struktur der Philosophie
geschichte unter parasigtnatischer Analyse der Entwicklung von Parmenides bis
Platon, Stuttgart-Bad Cannstatt 1984.
Id., Raum, Zeit, Bewegung, in: M. J . Petry (curatore), Hegel und die
Naturwissenschaften, Stuttgart-Bad Cannstatt 1987, pp. 247-292.
Id., Hegel System. Der Idealismus der Subjektivitt und das Problem der
Intersubjektivitt, 2 voll., Hamburg 1987; 19882.
Id., Platonism and Anti-Platonism in Nicholas o f Cusas Philosophy of
Mathematics, Graduate Philosophy J ournal, 13/ 2 (1990), pp. 79-112.
E. Hoppe, Mathematik und Astronomie im klassischen Altertum,
Heidelberg 1911.
E. Husserl, Philosophie der Arithmetik, a cura di L. Eley, Den Haag 1970.
J . Irmscher, Platon. Briefe, Berlin 1960.
M. Isnardi Parente, Speusippo. Frammenti, Napoli 1980.
M. Isnardi-Parente, Senocrate-Ermodoro. Frammenti, Napoli 1982.
F. Kambartel, Philosophische Perspektiven der Diskussion um die
Grundlagen der Mathematik, Archiv fr Geschichte der Philosophie, 45
(1963), pp. 157-193.
H. Krmer, Arete bei Platon und Aristoteles, Heidelberg 1959.
Id., Der Ursprung der Geistmetaphysik, Amsterdam 1964; 19672.
I d., Retraktationen zum Problem des esoterischen Platon, Museum
Helveticum,21 (1964), pp. 137-167.
Id., Grundbegriffe akademischer Dialektik in den biologischen Schriften
von Aristoteles und Theophrast, Rheinisches Museum, 111 (1968), pp. 293-
333.
I d., Neues zum Streit um Platons Prinzipientheorie, Philosophische
J46
Rundschau, 27 (1980), pp. 1-38.
Id., Viatorie e i fondamenti della metafsica. Saggio sulla teoria dei principi e
sulle dottrine non scritte di Platone con una raccolta dei documenti fondamen
tali in edizione bilingue e bibliografa. Introduzione e traduzione di G. Reale,
Milano 1982; 1987; 1989; 1993; 1994.
Id., recensione a: W. Wieland, Platon und die formen des Wissens (1982),
in: Rivista di Filosofa Neoscolastica, 74 (1982), pp. 579-592.
Id., Dialettica e definizione del Bene in Platone. Interpretazione e commen
tario storico-filosofico di Repubblica VII 334 B 3-D 2. Introduzione di G.
Reale, traduzione di E. Perdi, Milano 19891'2; 19933.
G. Kroll, Syriani in Aristotelis Metapbysica commentarla, Berolini 1902;
rist. 1960.
W. Kullmann, Wissenschaft und Methode, Berlin-New York 1974.
Id., Die Teleologie in der aristotelischen Biologie, Heidelberg 1979.
P. Lang, De Speusippi Academici Scriptis, Bonn 1911; rist. Darmstadt
1965.
G. W. Leibniz, Nouveaux Essais sur l'Entendement Humain, in: Die philo
sophische Schriften von G. W. Leibniz, a cura di G J . Gerhardt, Berlin 1875-
1890; rist. Hildesheim 1960.
Id., Explication de l'arithmtique binaire-, De Dyadicis, in: Id., Mathema
tische Schriften, a cura di C. J . Gerhardt, voi. 7, Halle 1863; rist. Hildesheim
1962, pp. 223-227; 228-234.
O. Longo, Aristotele, DeCaelo, Firenze 1961.
Z. Markovii, Platons Theorie ber das Eine und die unbestimmte Zweiheit
und ihre Spuren in der griechischen Mathematik, in: O. Becker (curatore), Zur
Geschichte der griechischen Mathematik, sup. cit., pp. 308-318.
M. Migliori, Dialettica e Verit. Commentario filosofico al Parmenide di
Platone. Prefazione di H. Krmer, introduzione di G. Reale, Milano 1990.
Id., Duomo fra piacere, intelligenza e Bene. Commentario storico-filosofico
al Filebo di Platone. Introduzione di Th. A. Szlezk, Milano 1993.
P. Moraux, Aristote, Du Ciel, Paris 1965.
142
G. Movia, Apparenze, essere e verit. Commentario storico-filosofico al
Sofista di Platone. Prefazione di H. Krmer, introduzione di G. Reale, Mi
lano 1991; 19942.
G. Mller, Oie Philosophie im pseudoplatoniscben 7. B r ie fArchiv fr
Philosophie, 3 (1949), pp. 251-276.
Ch. Mugler, Platon et la Recherche Mathmatique de son poque,
Strasbourg-Zrich 1948.
Id., Dictionnaire historique de la terminologie gomtrique des grecs, Paris
1958.
H. Mutschmann-J . Mau: Sexti Empirici Opera, Lipsiae 1912-1952,3 voll.,
, 1954,19612.
Nicomaco di Gerasa: cfr. R Hoche, s. v.
A. Oberschelp, Aufbau des Zahlensystems, Gttingen 1968.
K. Oehler, Der entmytologisierte Platon. Zur Lage der Platonforschung,
Zeitschrift fr philosophische Forschung, 19 (1965), pp. 393-420, conte
nuto anche in: Id., Antike Philosophie und byzantinische Mittelalter, Mn
chen 1969, pp. 66-94, oltre che in: J . Wippern (curatore), Das Problem der
ungeschriebenen Lehre Platons, Darmstadt 1972, pp. 95-129.
O. Ore, Plumber Theory and its History, New York-Toronto-London
1948.
M. Orinski, voce: Leon, in: Pauly-Wissowa-Kroll, Realencydopdie der
Altertumswissenschaft, sup. rit., Suppl. VI, p. 222.
Pappus (Ab ' Othman al-Damashki), In dedmum Euclidis Elementorum
librum commentarla, cfr. W. Thomson-G. J unge, s. v.
H. Patzer, Mitteilbarkeit der Erkenntnis und Philosophie, Archiv fr
Philosophie 5 (1954), pp. 19-36.
G. Peano, Arithmetices principia nova methodo exposita, in: Id., Opere
scelte, 3 voll., Roma 1957-1959, vol. , 20-55.
Id., Definitione de numros irrationale secundo Eudide, ivi, vol. , pp.
385-388.
C. S. Peirce, The New Elements of Mathematics, a cura di C. Eisele, voL
HI, Paris 1976.
148
. Pohlenz, Aus Plaios Werdezeit, Berlin 1913.
Prodo Lido Diadoco: cfr. G. Friedlein, s. v.
G. Reale, Per una nuova interpretazione di Platone. Rilettura della metafi
sica dei grandi dialoghi alla luce delle dottrine non scritte, Cusl, Milano
1984; Vita e Pensiero, Milano 19875; 199110(stesura definitiva); 199311; edi
zione tedesca presso leditore Ferdinand Schningh, Paderborn 1993.
H. Rdchenbach, The philosophy of Space and Time, New York 1958.
H. Rickert, Das Eine, die Einheit, und die Eins, Tbingen 1924.
R. Robinson, Plato's earlier Dialectic, Oxford 19532.
B. Russell, Introduction to Mathematical Philosophy, London 198515.
G. Saccheri, Eudides ah omni naevo vindicatus, Mediolani 1733.
A. Scholz-B. Schoeneberg, Einfhrung in die Zahlentheorie, Berlin-New
York 1973.
H. Scholz: cfr. H. Hasse, s. v.
D. J . Schulz, Das Problem der Materie in Platons Timaios, Bonn 1966.
R. Seide, Die mathematischen Stellen bei Plutarch, Regensburg 1981
(Diss.).
A. Sdffert, Information ber Information, Mnchen 1968.
Sesto Empirico: cfr. H. Mutschmann-J . Mau, s. .
R Siewing, Biologische Evolution. Einfhrung in die Problematik, in: Id.
(curatore), Evolution, Stuttgart-New York 1978, pp. 95-118.
Simplicio di Cilicia: cfr. H. Dids, s. v.
Siriano di Alessandria: cfr. G. Kroll, s. v.
F. Solmsen, Die Entwicklung der aristotelischen Logik und Rhetorik,
Berlin 1929.
H. Stachowiak, Rationalismus im Ursprung. Die Genesis des axiomati-
schen Denkens, Wien-New York 1971.
U.
J . Stenzei, ber den Aufbau der Erkenntnis im 7. platonischen Brief
Sokrates. Zeitschrift fr das Gymnasialwesen, Berlin 1921, pp. 63-84.
Id., Zahl und Gestalt bei Platon und Aristoteles, Leipzig-Berlin 1924;
19332.
M. Suhr, Platons Kritik an den Eleaten, Hamburg 1969.
A. Szab, Anfnge des euklidischen Axiomensystems, in: Becker (curato
re), Zur Geschichte der griechischen Mathematik, sup. cit., pp. 355-461.
Th. A. Szlezk, Platon und die Schriftlichkeit der Philosophie, Berlin 1985;
edizione italiana: Platone e la scrittura della filosofia. Analisi di struttura dei
dialoghi della giovinezza e della maturit alla luce di un nuovo paradigma er
meneutico. Introduzione e traduzione di G. Reale, Milano 1988; 1989; 1992.
F. A. Taurinus, Theorie der Parallellinien, Kln 1825.
A. E. Taylor, Forms and Numbers. A study in Platonic Metaphysics,
Mind, 35 (1926), pp. 419-440; 36 (1927), pp. 12-33.
Teone di Smirne: cfr. E. Hiller, s. v.
C. Thaer, Euklid. Oie Elemente, Buch I-XIII, Darmstadt 1975.
W. Thomson-G. J unge, The Commentary o f Pappus on Book X of Euclids
Elements, Cambridge Mass. 1930; rist. New York 1968.
O. Tplitz, Das Verhltnis von Mathematik und Ideenlehre bei Plato,
Quellen und Studien zur Geschichte der Mathematik, Astronomie und
Physik, Abt. B, Vol. I (1929-1931), pp. 3-33, ora in: Becker (curatore), Zur
Geschichte der griechischen Mathematik, sup. cit., pp. 45-75.
I. Tth, La gomtrie non euclidienne dans le dveloppement de la pense,
tudes dhistoire et de philosophie des sciences, Bucarest 1962, pp. 53-70.
Id., Das Parallelenproblem im Corpus Aristotelicum, Archiv of History of
Exact Sciences, 3 (1967), pp. 229-422.
Id., Die nicht-euklidische Geometrie in der Phnomenologie des Geistes,
Frankfurt 1972.
I d., Geometria more ethico, in: Y. Maeyama-W. Salzer (curatori),
. Festschrift fr W. Hrtner, Wiesbaden 1977, pp. 395-415.
150
Id., La rvolution non euclidienne, La Recherche, 1977 fvrier, pp. 143-
151.
Id., Spekulationen ber die Mglichkeit eines nicht euklidischen Raumes
vor Linstein, in: Lectures Notes in Physics 100, Einstein Symposion Berlin,
Berlin (West)-Heidelberg-New York 1979, pp. 46-83.
Id., Il pensiero matematico: libert e verit, negazione e creazione, in: AA.
W., Pensiero scientifico e pensiero filosofico, Padova 1993, pp. 22-52.
Id., I paradossi di Zenone nel Parmenide di Platone (se ne attende la
pubblicazione da parte dellIstituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napo
li).
G. Vlastos, On Plato's Oral Doctrine, Gnomon, 41 (1963), pp. 641-655;
ripubblicato, con unappendice successiva, in: Id., Platonic Studies, Princeton
1973, pp. 379-398; 399-403.
J . Wallis, De postulato quinto dissertano geometrica, in: Id., Opera,
Oxoniae 1693, vol. II, p. 665.
D. Wandschneider, Raum, Zeit, Relativitt, Frankfurt 1982.
Id.-V. Hsle, Die Entuerung der Idee zur Natur und ihre zeitliche
Entfaltung als Geist bei Hegel, Hegel Studien, 18 (1983), pp. 173-199.
E. Weigel, Tetractys, J ena 1673.
C. F. von Weiszcker, Platonische Naturwissenschaft im Laufe der
Geschichte, Gttingen 1971.
A. N. Whitehead, Mathematics and the Good, in: P. A. Schilpp (curatore),
The Philosophy of A. N. Whitehead, New York 1941, 19512, pp. 666-681; e
nellopera dello stesso Whitehead, Science and Philosophy, New York 1948,
pp. 105-121.
U. von Wilamowitz Mllendorf, Platon. Sein Leben und seine Werke, 2
voll., Berlin 1919; 19595.
W. Wieland, Platon und die Formen des Wissens, Gttingen 1982.
W. van der Wielen, recensione a: Ch. Mugler, Platon et la Recherche
Mathmatique de son poque (1948), in: Mnemosyne, S. IV, 2 (1949), pp.
346-349.
N. Wiener, Kybernetik, Dsseldorf-Wien 1963.
' E. A. Wyiler, Oer spte Platon, Hamburg 1970.
H. J . Zacher, Die Hauptscbriften zur Dyadik von G. W. Leibniz. Ein
Beitrag zur Geschichte des binren Zahlensystems, Frankfurt 1973.
H. G. Zekl, Der Parmenides. Untersuchungen ber innere Einheit,
Zielsetzung und begriffliches Verfahren eines platonischen Dialogs, Marburg
1971.
W. Zimmermann, Methoden der Phylogenetik, in: G. Heberer (curatore),
Die Evolution der Organismen, 2 voll., Stuttgart 1959.
II. Indice degli autori antichi e moderni citati
N. jB. In questo indice sono elencati i nomi degli autori antichi e moderni ci
tati nella Prefazione, nellIntroduzione, nella Prima e nella Seconda Parte
del volume. Non sono invece compresi tutti i nomi presenti nella Bibliogra
fia ragionata di Vittorio Hsle, e nellIndice della letteratura citata o utiliz
zata.
Accademia; Accademici: 5; 16; 35;
41; 44; 65; 82; 101; 102; 113; 114;
116; 117; 121; 130; 136.
Albert K.:12.
Alessandro di Afrodisia: 51 ; 80.
Allan D. J .: 106.
Archita: 51; 64.
Aristotele: 7; 16; 39; 42; 46; 53; 57;
58; 59; 60; 65; 73; 80; 84; 87; 89;
96; 107; 108; 109; 110; 111; 112;
114; 116; 117; 121; 122; 124; 125;
128; 130; 131; 133; 135.
Becker O.: 44; 46; 47; 57; 63; 65; 83.
Benacerraf P.: 90.
Bernays P.: 90.
Bhme G.: 61.
Bolyai E: 101; 102.
Bolyai J .: 75; 101; 102; 109; 132.
Bouvet J .: 86.
Brouwer L. E. J .: 16; 37; 69; 89; 90;
91; 93; 94; 95.
Burkert W.: 47; 48.
Cantor G.: 101.
Cartesio: 50; 51; 136.
Cauchy A. L.: 116.
Cherniss H.: 129.
Cusano N.: 46; 53; 57; 62; 70; 123;
124.
DedekindJ . W. R.: 16; 41; 50; 51; 66;
82; 114; 115; 116; 132.
De Falco V.: 124.
Diels H.: 51; 67.
Diogene Laerzio: 65; 132; 133.
Edelstein L.: 129.
Eisele C: 102.
Empedocle: 89.
Enopide: 132.
Epicuro: 54.
Erler M.: 12; 14.
Ermodoro: 65.
Erone: 46; 124.
Euclide: 15; 17; 40; 41; 50; 51; 53; 55;
57; 66; 75; 101; 102; 107; 108;
109; 110; 114; 117; 121; 126; 134;
136.
Eudosso:41; 51; 53; 95; 114; 115;
116; 129; 131.
Eulero L.: 55.
Favorino:133.
Feigl M.: 57.
Filolao: 64.
Flashar H.: 102.
Frank E.: 64.
Frege G.: 95; 114.
Friedlein G.: 50.
V. Fritz. K.: 36; 41; 130; 131; 132.
Gaiser K.: 8; 11; 14; 15; 35; 44; 45;
46; 51; 58; 59; 60; 62; 64; 65; 66;
67; 80; 113; 114; 117; 120; 125;
126; 127;130; 132; 133; 135.
l*ii
Gau K. E: 75; 101; 109; 120.
Gerhardt G J .: 81; 85.
Gericke H.: 58.
Geymonat L.: 8; 15.
Geymonat M.: 8; 15.
Giamblico: 46; 61; 124.
Gigon O.: 114; 131.
Guthrie W. K. G: 113.
Hasse H.: 41; 44; 114; 115.
Hartenstein G.: 92.
Hartmann K.: 96.
Hayduck M.: 80.
Heath Th.: 50; 134.
Heberer G.: 88.
Hegel G. W. F.: 16; 37; 39; 45; 46;
47; 69; 70; 71; 72; 73; 74; 75; 76;
77; 78; 80; 88; 94; 96; 123; 124.
Heiberg J . L.: 124.
Heidegger M.: 36.
Heisenberg W.: 39.
Hennig W.: 88.
Herbart F.: 92.
Heyting A.: 90.
Hilbert D.: 41; 79; 95; 101.
Hiller E.: 61.
Hoche R.: 61.
Hsle V.: 14; 15; 16; 17; 37; 43; 44;
54; 56; 70; 71.
Hoppe E.: 116.
Husserl E.: 36; 74; 87.
Ippocrate di Chio: 132.
Irmscher J .: 130.
Isnardi Parente M.: 64; 65.
J unge G.: 65.
Kambartel F.: 94.
Kant I.: 90; 93; 94; 127.
Klein F.: 46.
Kleinlogel A.: 102.
Krmer H. J .: 8; 11; 14; 15; 35; 36;
45; 47; 56; 58; 59; 113; 129; 130.
Kranz W.: 51.
Kroll G.: 60.
Kuhn T. S.: 12.
Kullmann W.: 39; 87.
Lambert J . H.: 102.
Lang P.: 64.
Leibniz G. W.: 16; 42; 69; 81; 83; 84;
85; 86.
Leodamante di Taso:131; 132; 133;
136.
Leone: 133.
Lipschitz R.: 41.
Lobatschewski N. I.: 75; 101; 109.
Longo O.: 106.
MarcoviZ.: 46; 124; 125; 135.
Mau J .: 60.
Menecmo: 131.
Migliori M.: 12; 14.
Moraux P: 106.
Movia G.: 12; 14.
Mller G.: 129.
Mugler Ch.: 102; 103; 108; 110; 114;
116; 117; 120; 126; 129.
Mutschmann H.: 60.
Neoplatonici: 71.
Nicomaco:61; 82.
Oberschelp A.: 80.
Oehler K.: 62.
Ore O.: 55.
Orinski M.: 133.
Patzer H.: 130.
Pappo (Ab 'Otmn al-Damashk):
65; 130;
Peano G.: 37; 41; 49; 50; 61; 69; 79;
80; 81; 82.
Petty M. J .: 70.
Pierce C. G: 102.
Pistelli H.: 61.
Pitagora; Pitagorici: 62; 64; 65; 73;
85; 108.
Platone: 5; 7; 11; 12; 13; 14; 15; 16;
17; 35; 36; 37; 39; 40; 42; 43; 44;
45; 46; 47; 48; 49; 50; 51; 52; 53;
155
54; 56; 57; 58; 59; 60; 61; 62; 63;
64; 65; 66; 67; 69; 70; 71; 72; 73;
74; 75; 76; 77; 78; 79; 80; 81; 82;
83; 84; 87; 88; 89; 93; 94; 95; 96;
97; 102; 113; 114; 117; 120; 121;
122; 123; 125; 126; 127; 128;
129; 130; 132; 133; 134; 135;
136.
Platonici. 44.
Plutarco: 136.
Pohlenz M.: 130.
Poincar H.: 120.
Porfirio: 67.
Proclo: 46; 50; 61; 102; 122; 124;
131; 132; 135.
Putnam H.: 90.
Ramo P.: 58.
Reale G.: 7; 11; 35.
Reichenbach H.: 114.
Rickert H.: 74; 83.
Riemann G. F. B.: 101; 120.
Robin L.: 80.
Robinson R: 127.
RossW.D.: 80.
Russell B.: 40; 89.
Saccheri G.: 102; 108.
SavileJ .: 75.
Scettici sofisti: 130.
Schilpp P. A.: 89.
Schoeneberg B.: 55.
Scholz A.: 55.
Scholz H.: 41; 44; 114; 115.
Schulz D. J.: 39.
Seide K: 59.
Seiffert A.: 83.
Sesto Empirico: 60; 64.
Slewing R: 88.
Simplicio: 51; 67.
Siriano: 60.
Solmsen E: 117.
Speusippo: 64.
Stackowiak H.: 121.
Stenzel J .: 63; 83; 130.
Stevino S.: 58.
SuhrM.: 126.
Szab A.: 137.
Szlezk Th. A.: 11; 14; 35; 130.
Taurino F. A.: 46; 109.
Taylor A. E.: 51; 66.
Teeteto:40; 114.
Teone: 46; 61; 74; 124.
Teudio: 131.
Thaer C.: 134.
Thomson W.: 65.
Tigerstedt E. N..: 113.
Tplitz O.: 44; 50; 51; 53; 66.
Tolomeo: 102.
TthL: 8; 15; 16; 41; 42; 75; 101
102; 103; 105; 106; 107; 108; 109
111; 112; 113; 116; 128; 129; 130
131; 135.
Vaupel H.: 58.
Vieta F.: 51.
Vlastos G.: 113.
Wallis J .: 126.
Wandschneider D.: 47; 71.
Weigel E.: 84; 85; 86; 87.
V. Weiszcker C. E: 54;
Whitehead A. N.: 89; 96.
V. Wilamowitz-Mllendorf U.: 130;
131.
Wieland W: 47.
van der Wielen W: 102.
Wiener N.: 83.
Wilpert P.: 58; 80.
Wippern J .: 62.
Wyller E. A.: 118.
Zacher H.J .: 84; 85; 86.
Zeckl H. G.: 120.
Zemplinger A.: 86.
Zeuthen H. G.: 134.
Zimmermann W.: 88.
. Indice analitico della materia trattata
Prefazione 7
Introduzione di Giovanni Reale 11
Bibliografia ragionata delle pubblicazioni di Vittorio Hsle
(aggiornata al 1993) 19
A. Libri 19
B. Saggi in riviste o miscellanee 22
C. Saggi in corso di pubblicazione 30
D. Recensioni 31
E. Voci in dizionari 32
E Articoli di contenuto scientifico comparsi su quotidiani 32
G. Interviste per riviste specializzate 32
PAKTE PRIMA: PLATONE E I FONDAMENTI DELL'ARITMETICA 33
I. Osservazioni introduttive. Metodo, tema e piano dellindagine 35
1. I l Platone italiano di Hans Krmer: l'esoterica platonica fra
ricostruzione storica e valutazione filosofica 35
2. Tema dellindagine: la dottrina platonica della generazione dei
numeri dall'unit e dalla dualit nel suo senso storico e sistematico 36
3. Piano dell'indagine: rimando alla questione sui fondamenti della
geometria e articolazione dei problemi 37
. La filosofia della matematica di Platone. Aspetti generali 39
1. La modernit di Platone filosofo della matematica 39
2. La tendenza assiomatica dellAccademia 40
3. L'impossibilit di unautofondazione della matematica e la possibi
lit di una fondazione ultimativa come proprium della filosofia 42
4. La matematica, origine e premessa della filosofia 43 .
5. La matematizzazione della filosofia come ontologizzazione della
matematica 45
. La generazione dei numeri in Platone nel suo significato storico 49
1. Un programma di fondazione ontologica dei numeri naturali 49
2. IL autonomia dellaritmetica 51
a) La priorit dellaritmetica rispetto alla geometria 51
b) Linterpretazione non-geometrica dellirrazionale 52
c) Il rifiuto di Aristotele 53
d) Passaggio allanalisi delle fonti 54
3. 1 passi dei dialoghi sulla fondazione del pari e dispari 54
a) Un passo della Repubblica 54
b) Un passo del Parmenide 55
c) Pari e dispari e principi primi 58
4. La dottrina non scritta sulla generazione dei numeri dai principi 59
a) Principi e numeri, numeri matematici e numeri ideali 59
b) Duplice livello della generazione dei numeri 60
c) Unit e Dualit al primo livello 61
d) Diairesi o dicotomia al secondo livello 63
e) La Decade e la Tetrade 63
f) La Diade e lirrazionale 65
IV. La filosofa dei numeri di Platone nel suo significato filosofico e
matematico 69
1. Il confronto con concezioni pi tarde 69
2. Platone e Hegel: collocazione nel sistema e fondazione nellessere
della matematica e del numero 70
a) H problema di una filosofia della matematica in Hegel 70
b) Il diffcile inserimento della matematica nel sistema
hegeliano 71
c) La posizione intermedia degli enti matematici 72
d) La posizione intermedia della conoscenza
matematica 74
e) La deduzione ontologica del numero dallunit e dalla
molteplicit 77
f) La deduzione delle forme fondamentali di calcolo 78
3. Platone e Peano: analogie nellintroduzione aritmetica del numero 79
a) Gli assiomi di Peano per laritmetica 79
b) La Diade a livello aritmetico e il concetto di
successivo 80
c) Tangenze nella concezione delluno 81
d) Vicinanza concettuale a dispetto della lontananza
cronologica 82
4. Platone e Leibniz: la riduzione della molteplicit a dualit e
leccellenza del sistema binario 83
a) Platone fra sistema binario e sistema decadico 83
b) Il sistema binario di Leibniz 84
159
c) Sistema binario, dicotomie e teoria evoluzionistica 87
5. Platone e Brower: la fondazione del numero sulla pura dualit
nella radicale differenza di orientamento filosofico 89
a) Platone e la moderna filosofa della matematica 89
b) L. E. J . Brouwer 89
c) La generazione dei numeri a partire dalla
vuota duit opposta allunit 90
d) Intuizionismo e ontologia platonica 92
e) Una mediazione hegeliana? 93
6. Conclusioni riassuntive 94
PARTE SECONDA: PLATONE E I FONDAMENTI DELLA GEOMETRIA 99
I. Premessa. La geometria non euclidea e lAccademia antica 101
1. Euclide non euclideo 101
2. La tesi di Mugler e i lavori di Tth 102
. I passi non-euclidei nel Corpus aristotelicum 105
1. Analitici posteriori: il carattere non casuale degli esempi
non-euclidei 105
2. De Caelo: il carattere ipotetico della legge della somma degli
angoli 106
3. Analiticiprimi: la deduzione delle parallele 107
4. Etica Eudemia: il postulato delle parallele come assioma 110
5. Etica a Nicomaco: geometria non euclidea e libert 112
IH. Platone e la fondazione ontologica della geometria euclidea 113
1. Dialoghi e dottrine non scritte 113
2. Le ricerche matematiche dell'Accademia antica 113
3. Platone e la geometria del suo tempo 116
4. Il paragone della linea: idee di fondo 118
a) La divisione dellintelligibile e la centralit della
geometria 118
b) La caratteristica della matematica di non fondarsi
da s 119
c) Precisazioni sui presupposti della matematica 120
d) Fondazione filosofica della matematica 123
5. La teoria esoterica dei principi e la posizione spedale dellangolo
retto 124
6. Il paragone della linea e la fondazione ontologica della
AVSVS
geometria euclidea 125
7. Il Cratilo a conferma del programma emerso dal paragone
della linea 127
8. Il carattere allusivo dei passi dei dialoghi presi in esame 129
9. Il ruolo di Leodamante di Taso nella crisi geometrica dei
fondamenti 131
10. Una nuova interpretazione del quarto postulato 134
11. Conclusioni riassuntive 135
BIBLIOGRAFIA E INDICI 139
I. Indice delle opere espressamente citate e utilizzate 141
. Indice degli autori antichi e moderni citati 153
III. Indice analitico della materia trattata 157
Progettazione
composizione e impaginazione
a cura del
Centro di Ricerche di Metafisica
dellUniversit Cattolica di Milano
Finito di stampare nel mese di febbraio 1994
da Ar t i Gr af ic he Tibil e t t i s .n.c . Azzate (Va)

Potrebbero piacerti anche