Largo A. Gemelli, 1-1-20123 Milano Comitato scientifico: Adriano Bausola Carla Gallicet Calvetti Alessandro Ghisalberti Virgilio Melchiorre Claudio Moreschini Angelo Pupi Giovanni Reale Direttori: Adriano Bausola Giovanni Reale Collana: Temi metafisici e problemi del pensiero antico. Studi e testi diretta da Giovanni Reale segretari Roberto Radice Giuseppe Girgenti Il titolo originale dellopera quello italiano Lautore ha utilizzato i due suoi seguenti saggi precedenti: Platons Grundlegung der Euklidizitt der Geometrie, Philologus, 126 (1982), pp. 180-197 Zu Platons Philosophie der Zahlen und deren mathematischer und philo sophischer Bedeutung, Theologie und Philosophie, 59 (1984), pp. 321-355 Prima edizione italiana: febbraio 1994. 1994 Vita e Pensiero - Largo A. Gemelli, 1- 20123 Milano ISBN 88-343-0555-8 . Oli non geometra non entri. Motto che Platone avrebbe scritto allingresso dellAccademia secondo una tradizione tardo- antica. Prefazione con enorme orgoglio e piacere che ho accettato linvito del prof. Giovanni Reale di pubblicare in italiano due saggi sulla fi losofa della matematica di Platone. Lorgoglio ed il piacere dipendono da tre ragioni. La prima che il prof. Giovanni Reale uno dei colleghi in temazionalmente pi noti e pi ammirati nel campo della filoso fia antica. A lui non solo dobbiamo fondamentali lavori su quasi tutte le fasi del pensiero antico dai presocratici al tardo platoni smo, inclusi naturalmente Platone e Aristotele. A lui spetta il merito di aver comunicato a una cerchia molto pi vasta di quanto fosse quella raggiunta dai colleghi tedeschi il nuovo pa radigma nella ricerca platonica, paradigma che da lui fu ap profondito in maniera essenziale proprio grazie alla sua straordi naria conoscenza della tradizione della metafsica e della cultura greca. Il suo libro Per una nuova interpretazione di Platone giustamente considerato un modello della saggistica filosofica, un libro che combina il pi alto rigore scientifico a mirabili ca pacit divulgative. Fa onore al prof. Reale, non meno che alla nazione italiana, il fatto che questo libro in pochi anni sia stato pubblicato undici volte! Che una persona tanto impegnata ab bia trovato il tempo per occuparsi di questo mio volume, mi onora profondamente; a lui e allottima traduttrice, la dott. Eli sabetta Cattanei, che ha snellito con grazia italiana il pesante te desco dei miei saggi, sono molto grato. La seconda ragione ha a che fare con limportanza del nuovo paradigma per la filosofia sistematica. Lungi da essere un dibat tito solo di filologi eruditi su un problema spicciolo, la ricerca dellinterpretazione corretta di Platone ha vaste implicazioni per lautocomprensione della filosofa odierna. Se si riconosce che il pi grande scrittore che la filosofia ha prodotto era un metafisi co molto pi rigoroso di quanto numerose interpretazioni degli ultimi decenni hanno voluto fare intendere, la rinuncia alla me tafsica come dottrina dei principi diventa pi difficile. In pi, se, come si tenta di dimostrare in questi saggi, lo sviluppo della scienza esatta par excellence, della matematica, profondamente legato al concetto di metafisica peculiare a Platone, il discorso sulla compatibilit della metafsica con una cultura cos forte mente dominata da categorie scientifiche come lo la nostra, as sume una nuova dimensione. Almeno nei tempi di crisi delle fondamenta della scienza, il contributo della metafsica rimane essenziale. Mi sia permesso di terminare nominando la terza ragione del mio piacere, strettamente personale. Nato e cresciuto a Milano da madre milanese e da padre tedesco che insegnava allUniver sit Cattolica, indirizzato allo studio della scienza antica da mio zio prof. Mario Geymonat e dal suo indimenticabile padre Lu dovico, allievo a Ratisbona del prof. Imre Tth ed a Tubinga dei prof. Konrad Gaiser e Hans Krmer, non posso non essere com mosso di ritornare nella mia citt natale con questi miei saggi, che tanto devono ai maestri appena nominati. Ai miei genitori Carla e Johannes, alle sorelle Clara e Adria na, alle zie e agli zi milanesi tutti pi o meno, dedico questo li bro con affetto. Essen, novembre 1993 Vittorio Hsle Sommario Introduzione di Giovanni Reale 11 Bibliografa ragionata delle pubblicazioni di Vittorio Hsle 19 PARTE PRIMA PLATONE E I FONDAMENTI DELL ARITMETICA 33 I. Osservazioni introduttive. Metodo, tema e piano dellindagine 35 . La filosofa della matematica di Platone. Aspetti generali 39 ITT La generazione dei numeri in Platone nel suo significato storico 49 IV. La filosofia dei numeri di Platone nel suo significato filosofico e matematico 69 PARTE SECONDA PLATONE E I FONDAMENTI DELLA GEOMETRIA 99 I. Premessa. La geometria non euclidea e lAccademia antica 101 . I passi non-euclidei nel Corpus aristotelicum 105 . Platone e la fondazione ontologica della geometria euclidea 113 BIBLIOGRAFIA E INDICI 139 l . Indice delle opere espressamente citate o utilizzate 141 . Indice degli autori antichi e moderni citati 153 m . Indice analitico della materia trattata 157 Introduzione di Giovanni Reale Questo libro che presento il ventesimo che questa collana pubblica su Platone e sulla storia del Platonismo e dei suoi in flussi (in particolare, il dodicesimo dedicato a Platone in manie ra specifica) *, ed assai ricco di novit. Il successo del nuovo paradigma nellinterpretazione di Pla tone nelle sue varie articolazioni, indica chiaramente che era giunto il momento di cercare di uscire dalle secche in cui il para digma schleiermacheriano si era impelagato. Credo opportuno ricordare al lettore alcuni particolari. I due libri di Krmer hanno avuto ormai molte edizioni12; e cos anche i due di Gaiser3. Lopera di Szlezak in terza edizione4. La mia giunta alla undicesima edizione (ed e in corso di traduzione in varie lingue)5. Gli stessi commentari ai maggiori dialoghi dialet- 1Si veda il catalogo delle opere pubblicate inserito nelle ultime pagine di que sto volume. . 2H. Krmer, Platone e i fondamenti della metafisica. Saggtosulla teona det principi e sulle dottrine non scritte di Platone con una raccolta dei documenti fon damentali in edizione bilingue e bibliografia. Introduzione e traduzione di G. Reale, Vita e Pensiero, Milano 1982; 1987; 1989; 1993; 1994. Idem, Dialettica * definizione del Bene in Platone. Interpretazione e commentario storico-filosofico di Repubblica VU 534 B 3-D 2. Introduzione di G. Reale, traduzione di E. Peroli, Vita e Pensiero, Milano 1989l'2; 1993 3. . 3K. Gaiser, La metafisica della storia in Platone. Con un saggio sulla teoria det principi e una raccolta in edizione bilingue det testi platonici sulla storia. Introdu zione e traduzione di G. Reale, Vita e Pensiero, Milano 1988; 1991 2; ristampa 1992. Idem, Doro della sapienza. Sulla preghiera del filosofo a conclusione del Fe dro di Platone. Introduzione e traduzione di G. Reale, Vita e Pensiero, Milano 1990; 1992 , , . . 4Th. A. Szlezak, Platone e la scrittura della filosofia. Analist dt struttura det dialoghi della giovinezza e della maturit alla luce di un nuovo paradigma ermeneu tico. Introduzione e traduzione di G. Reale, Vita e Pensiero, Milano 1988; 1989; 1992. 3G. Reale, Per una nuova interpretazione di Platone. Rilettura della metafisica dei grandi dialoghi alla luce delle dottrine non scritte, CusL Milano 1984; Vita e Pensiero, Milano 19873 **; 199110(stesura definitiva); 199311. gi uscita ledizione 121 tici finora pubblicati, pur essendo molto tecnici, sono stati ac colti con grande favore: quello di Giancarlo Movia al Sofista gi in seconda edizione*6 78; quelli di Maurizio Migliori al Parmenide1e al Filebos stanno esaurendosi ed prevista una se conda edizione gi nel corso di questanno9. Certo, malgrado questi successi, sono ancora numerosi gli av versari del nuovo paradigma nellinterpretazione di Platone. Ma si tratta di quegli avversari che Thomas Kuhn, nel suo celebre li bro La struttura delle rivoluzioni scientifiche, aveva caratterizzato in modo esemplare come i nemici che sono tali per ragioni strut turali dei nuovi paradigmi nellambito delle varie scienze. Si tratta, precisamente, di quegli studiosi per lo pi non giovani, legati per doppia mandata al paradigma nel quale si sono forma ti, e quindi avversi a tutte quelle novit che ne mettono in crisi i concetti e le strutture di base10. In particolare, gli avversari del nuovo paradigma per linter pretazione di Platone sono di due tipi molto diversi fra di loro. Da un lato stanno i puri filologi, legati a certe forme di iper- razionalismo di radici positivistiche. Secondo costoro, ci che non si legge come espressamente detto nei dialoghi platonici, non pu essere platonico. Quello che ci viene detto dalla tradi zione indiretta sulle dottrine non scritte di Platone non illumina e non chiarisce i dialoghi, ma li inquina e ne complica la com prensione. Ovviamente, costoro non tengono nel ben che mini tedesca (Editore Ferdinand Schningh, Paderborn 1993). 6G. Movia, Apparenze, essere e verit. Commentario storico-filosofico al Sofi sta di Platone. Prefazione di H. Krmer, introduzione di G. Reale, Vita e Pensie ro, Milano 1991; 1994. 7M. Migliori, Dialettica e Verit. Commentario filosofico al Parmenide di Platone. Prefazione di H. Krmer, introduzione di G. Reale, Vita e Pensiero 1990. 8M. Migliori, L'uomo fra piacere, intelligenza e Bene. Commentario storico-fi losofico al Pilebo di Platone. Introduzione di Th. A. Szlezak, Vita e Pensiero Milano 1993. 9Unottima accoglienza hanno avuto anche i lavori di M. Erler, Il senso delle aporie net dialoghi di Platone. Esercizi di avviamento al pensiero filosofico. Intro duzione di G. Reale, traduzione di C. Mazzarelli, Vita e Pensiero, Milano 1991; e di K. Albert, Sul concetto di filosofia in Platone. Edizione italiana a cura di P. Tra verso, intr. di G. Reale, Vita e Pensiero, Milano 1991. 10Si veda quanto dico a questo proposito nei primi due capitoli del mio libro Per una nuova interpretazione di Platone. *V mo conto la rivoluzione culturale, che allepoca di Platone giun geva ormai al suo momento conclusivo, con la relativa tensione dinamica fra i due poli opposti della oralit e della scrittura. Essi sono convinti, in particolare, che il giudizio che si pu dare sulla scrittura sia solamente quello che pu dare 1 uomo moderno, che si formato appunto sulla base della cultura della scrittura. Dal lato opposto stanno alcuni teoreti, i quali accettano come valido ci che ad essi risulta vero secondo le categorie del loro sistema, e quindi pensano che Platone non possa venir letto se non nellottica del loro stesso sistema, con tutta una serie di con seguenze che da questo derivano. Molto interessante , poi, un certo gioco incrociato che alcu ni hanno fatto. Certi teoreti hanno rimosso le questioni delle dottrine non scritte, giudicandole mere questioni filologiche e non filoso fiche in senso stretto, o comunque assai poco significative nei confronti della imponente testimonianza degli scritti. Oppure, certi altri teoreti hanno affermato che, ammesso anche che le dottrine non scritte abbiamo un fondamento storico, non sono interessanti dal punto di vista speculativo, in quanto ci che da esse si ricava nettamente inferiore a ci che si ricava dagli scrit ti. In particolare, la dottrina dei principi sarebbe molto al di sot to della teoria delle Idee, in cui solo si manifesta la vera grandez za di Platone. Alcuni filologi, allopposto, hanno affermato che chi rilegge Platone in funzione delle dottrine non scritte, lo fa per ricavare da lui elementi per una propria autocomprensione e autogiusti ficazione. Come pi volte ho avuto modo di precisare, prendendo posi zione nei confronti di questi vari fraintendimenti, la rilettura di Platone secondo il nuovo paradigma alternativo implica una fe conda sinergia e mediazione sintetica di strumenti filologici e strumenti squisitamente filosofici. In particolare, occorre ricu perare quel circolo ermeneutico che ci faccia comprendere quel diverso che peculiare di Platone rispetto a noi moderni nei confronti della scrittura e dei modi di comunicazione della conoscenza della verit, in tutta la loro portata. In effetti, la comprensione delle dottrine non scritte getta molta luce sugli scritti, rendendo comprensibili tutti quei punti 14 dei dialoghi in passato giudicati oscuri e problematici, e fa emer gere dai dialoghi stessi insospettate ricchezze, come i libri di Gaiser11, di Szlezk1112, di Erler13, di Mo via 14e di Migliori1516, oltre al mio , dimostrano ud hunduntiatn. Inoltre, contro coloro che hanno giudicato le dottrine non scritte un frutto della senilit di Platone che si colloca quasi al di fuori della temperie della cultu- ra greca, io ho dimostrato come, proprio al contrario, esse espri mano in modo perfetto in chiave metafsica alcune delle cifre emblematiche della cultura e dello spirito della grecit. Infine, da rilevare che una adeguata comprensione delle dottrine non scritte non cambia solo il modo di interpretare Platone, ma levoluzione del pensiero greco in generale, e alcuni punti-chiave del pensiero moderno, come Krmer ha dimostrato1718. E che rapporto hanno le dottrine non scritte di Platone con le scienze matematiche? Comportano consistenti guadagni inter pretativi? Gi Gaiser aveva dimostrato la centralit che hanno le scienze matematiche nel pensiero platonico1S. Ma su alcuni nessi specifici delle dottrine non scritte con la matematica, rivisti in ottica storica ad ampio raggio, si possono guadagnare ulteriori e significativi risultati. E proprio questo che Vittorio Hsle fa in questi due saggi, che, per la loro coerenza e convergenza di risultati, formano un vero e proprio libro unitario, di assai grande interesse. Hsle figlio di madre italiana e di padre tedesco. Ha tra scorso i suoi primi anni in Italia (suo padre ha insegnato lettera tura tedesca allUniversit Cattolica di Milano e ha diretto il Goethe Institut); ma si formato culturalmente nei licei e negli mbiti universitari tedeschi. La specifica formazione culturale di Hsle gli permette di muoversi con competenza e sicurezza nella complessa area della problematica che tratta in questo libro. 11Cfr. supra, nota 3. 12Cfr. supra, nota 4. 13Cfr. supra, nota 9. 14Cfr. supra, nota 6. 15Cfr. supra, note 7 e 8. 16Cfr. supra, nota 5. 17Cfr. Platone, parte terza .passim. 18K. Gaiser, Platons ungeschriebene Lehre, Stuttgart 1963; 1968 3, soprattutto la prima parte, passim. 15 Nello studio della storia della matematica e delle scienze ha avuto come maestri dapprima Ludovico Geymonat e il figlio Mario (che ha sposato una sorella della madre di Hsle). Suc cessivamente, a Ratisbona, ha studiato con Imre Tth, uno dei maggiori conoscitori della problematica connessa con le geome trie non-euclidee19 20. Per quanto riguarda invece i suoi studi sul pensiero antico e su Platone in particolare ha avuto come maestri a Tubinga Kon rad Gaiser e Hans Krmer. Gi il suo primo libro, dal titolo Wahrheit und Geschichte. Studien zur Struktur der Philosophiegeschichte unter paradigmati- scher Analyse der Entwicklung von Parmenides bis Platon20, lo poneva in primo piano. In esso Hsle prendeva netta posizione a favore del nuovo paradigma e ne mostrava la fecondit per quanto concerne questa tematica. Le novit che Hsle presenta nei saggi contenuti in questo suo libro, come sopra ho gi detto, sono di grande rilievo. LUno e la Diade indefinita, di cui trattavano in modo specifi co le dottrine non scritte, in quanto sono da Platone considerati principi primi e supremi, sono fondativi di tutta quanta la realt senza eccezioni. Essi spiegano, pertanto, non solo la struttura della realt e del cosmo, ma anche la struttura delletica, della politica, e in particolare anche la struttura degli enti matematici e quindi della scienza matematica21. Per quanto concerne laritmetica, che viene trattata nel primo saggio, Hsle giunge alle conclusioni che seguono. . . . Platone ha tentato di dedurre i numeri partendo dai principi (Uno-Diade; unit-pluralit). In questo modo egli ha cercato di elaborare i principi della matematica, facendo pi di quanto ha fatto poi lo stesso Euclide, il quale ha assiomatizzato la geome tria e non laritmetica22. Cos facendo, Platone ha anticipato alcuni moderm. Il nesso 19I. Tth, Das Parallelenproblem im Corpus Aristotelicum, Archiv of History of Exact Sciences, 3 (1967), pp. 229-422. u u 20Lopera stata pubblicata nel 1984 presso 1Editrice Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Cannstatt, in una collana curata dallIstituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, di cui Hsle stato borsista per un lungo periodo. 21Cfr. infra, parte prima, cap. Ill, S 4. (a). 22Cfr. infra, ivi, cap. Ili, passtm. strutturale dualit-pluralit da lui stabilito si riscontra poi in Leibniz e Brouwer. Inoltre, cercando di sviluppare la matemati ca prescindendo da concetti geometrici, Platone si pone non so lo al di sopra del suo tempo, ma anticipa, in un certo senso, al cuni sviluppi moderni, come quelli di Peano e di Dedekind23. In particolare, se considerato nellottica della filosofa della matematica, la posizione di Platone sembra avere alcune tangen ze con posizioni moderne. Da un lato, sembra avere alcuni nessi con il logicismo, non per nel senso della logica formale, ma nel senso della dialettica metafsica dei principi; dallaltro, di conse guenza, sembra avere alcune tangenze con l intuizionismo di Brouwer. Scrive Hsle: ... si potrebbe dunque dire che nel lo gicismo e nellintuizionismo continuano ad agire separate le due met della filosofia platonica della matematica: nel logicismo, pi che altro, il suo aspetto formale; nellintuizionismo, pi che altro, il suo aspetto materiale. Se poi ci si guarda intorno alla ri cerca di una filosofa della matematica, in cui questi due aspetti siano ancora uniti, occorre riportarsi alla filosofa della matema tica di Hegel24. Queste avanzate posizioni di Platone si impongono, nota H sle, malgrado il fatto che Platone si sia attenuto allimportanza ontologica e assiologica della decade, che lo legava al passato (lemblematico numero dieci delle dita e la decade pitagorica)25. Ancor pi incisivi e innovativi, per certi aspetti, i risultati del secondo saggio sui fondamenti della geometria. Hsle rileva come, sulla base delle ricerche condotte da Imre Tth, risulta che Aristotele fosse a conoscenza del carattere as siomatico del quinto postulato della geometria e che consideras se la sua accettazione e la sua non-accettazione come frutto di una libera scelta26. Aristotele desumeva le sue conoscenze geometriche dallAc cademia. Gli elementi non-euclidei che si ricavano dal Corpus aristotelicum comprovano le incertezze che si nutrivano fra i suoi contemporanei sul quinto postulato. Forse nella misura in 23Cfr. ivi, cap. IV. 24Ivi, p. 95. 23Cfr. ivi, cap. Ili, 4. (e). 26Oh:infra, parte seconda, capp. I-II. 17 cui lo introduce appunto come postulato, Euclide stesso lascia intrawedere che in qualche modo si rendeva conto della sua in dimostrabilit. Alcuni matematici greci per uscire dalla incertezza si sono probabilmente basati su una fondazione e giustificazione del po stulato per intuizione. Platone ha seguito invece unaltra via. Scrive Hsle: Sembra che il contributo di Platone, in questa difficile congiuntura, sia invece quello di aver insistito su un concetto di geometria rigoroso, che rinuncia allintuizione e che in tale misura molto moderno, e di aver rimosso la crisi per mezzo di una costruzione ontologica: la geometria euclidea, quale geometria dellangolo retto la geometria vera27. In effetti, nelle sue dottrine non scritte, Platone ha considera to langolo retto come strutturalmente connesso con l Uno, mentre gli angoli acuti e ottusi erano da lui strutturalmente con nessi con la Diade indefinita. Proprio il ruolo determinante dellangolo retto, che ha quel nesso strutturale con lUno (prin cipio fondativo positivo) di cui si detto, garantisce alla geome tria un valore veritativo28. Forse stato proprio Platone, sulla base di questa sua fonda zione filosofica della geometria, che ha arginato alcune tendenze antieuclidee e ha dato un contributo determinante alla costru zione del sistema euclideo29. Secondo Hsle Platone fu, probabilmente, il primo pensatore che nella storia del pensiero occidentale, ha compreso come la matematica per la sua stessa natura non sia in grado di autofon- darsi30. La validit dei teoremi dipende dalla validit degli assiomi; ma la validit degli assiomi pu essere dimostrata solamente su un piano superiore, ossia portandosi sul piano metafisico, e pre cisamente su quel piano su cui Platone si mosso appunto con le sue dottrine non scritte. Giovanni Reale 27Ivi, p. 136. 28Cfr. ivi, cap. Ili, 5. 29Cfr. ivi, S 6. 30Cfr. ivi, 4. (c). Bibliografia ragionata delle pubblicazioni di Vittorio Hsle (aggiornata al 1993) A. Libri 1. Wahrheit und Geschichte. Studien zur Struktur der Philo sophiegeschichte unter paradigmatischer Analyse der Entwicklung von Parmenides bis Platon, Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Cannstatt 1984. H libro presenta una filosofa della storia della filosofa, che si ispira al le Lezioni sulla storia della filosofia di Hegel, ma amplia limpostazio ne hegeliana mediante linclusione di modelli ciclici. Come tesi princi pale, si sostiene che la storia della filosofia occidentale strutturata in cinque cicli, che mostrano fra di loro sorprendenti analogie: ad una fa se (a) dogmatico-razionalista, segue (b) unimpostazione pi empirista, che sfocia necessariamente (c) nello scetticismo; questultimo provoca una critica che mira (d) alla rifondazione delletica; ogni ciclo finisce (e) con una filosofia del tipo dellidealismo oggettivo. La tesi, che ar ticolata a priori nella prima parte del libro e solamente abbozzata per i cicli ulteriori nella terza, viene dimostrata estesamente nella seconda parte, cio nella parte centrale del libro, per il primo ciclo che si esten de da Parmenide a Platone: gli Eleati corrispondono alla prima fase (a), Empedocle, Anassagora e gli Atomisti alla seconda (b), i Sofisti al la terza (c), Socrate alla quarta (d), Platone alla quinta (e). Le interpre tazioni di Socrate e di Platone contengono diverse novit filologiche. In particolare, linterpretazione unitaria della filosofa dai Presocratici a Platone rafforza il nuovo paradigma dellinterpretazione di Platone. I contributi pi importanti del libro consistono nel criticare il relativi smo storico e lidea di un progresso lineare della storia della filosofia, e nellargomentare a favore dellidealismo oggettivo. Tutta lopera dellautore dedicata ad un rinnovamento di questo tipo di filosofia. 2 2. Die Vollendung der Tragdie im Sptwerk des Sophokles. sthetisch-historische Bemerkungen zur Struktur der attischen Tragdie, Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Cannstatt 1984 (traduzione italiana: II compimento della tragedia nell'opera tarda di Sofocle. Osservazioni storico-estetiche sulla scrittura della trage dia attica, Bibliopolis, Napoli 1986). Il volume cerca una logica nello sviluppo della tragedia greca da Eschilo ad Euripide e Sofocle, e mostra un certo parallelismo fra que sto sviluppo e quello della filosofa classica greca. importante luso della categoria di intersoggettivit nellinterpretazione del tardo Sofo cle. 3. In collaborazione con Ch. Lohr e W. Bchel: Raimundus Lullus, Die neue Logik. Logica Nova, textkritisch hg. von Ch. Lohr, bs. von V. Hsle und W. Bchel, mit einer Einfhrung von V. Hsle, Felix Meiner Verlag, Hamburg 1985. La lunga introduzione (pp. IX-LXXXII, LXXXVH-XCIV) descrive la vita e il pensiero del filosofo catalano. Sono centrali le riflessioni sul rapporto tra fede e ragione, sia nella filosofia medioevale in genere, sia in Lullo in particolare. Il contributo di questultimo a favore di una teologia razionale del cristianesimo si dimostra molto pi originale di quanto si assuma comunemente. 4. Hegels System. Der Idealismus der Subjektivitt und das Problem der Intersubjektivitt, 2 Bde., Felix Meiner Verlag, Hamburg 1987; 19882. Lanalisi completa di tutto il sistema hegeliano dedicata allo studio della sua coerenza interna e della sua compatibilit con le scienze mo derne. Il metodo critico adottato sempre quello della critica interna. Come tesi fondamentale, si sostiene che il problema maggiore del si stema hegeliano sta nella tensione fra la categoria della soggettivit, che forma lasse centrale della sua prima philosophia, e la categoria della intersoggettivit, che emerge poderosamente nella Realpbilo- sophie. Di particolare importanza sono la ricostruzione della dialettica hegeliana e della sua filosofa dello spirito oggettivo. 5. AA. W , Die Rechtsphilosophie des deutschen Idealismus, a cura di V. Hsle, Felix Meiner Verlag, Hamburg 1989. Sono gli atti di un convegno sulla filosofa del diritto dellidealismo te desco, in particolare di Fichte, di Schelling e di Hegel. pbBLICAZIofti
6. In collaborazione con Ch. Jermann: Giambattista Vico,
Prinzip einer neuen Wissenschaft ber die gemeinsame Natur der Vlker, bs. von V. Hsle und Ch. Jermann und mit Textverwei sen von Ch. Jermann, mit einer Einleitung von V. Hsle, 2 Bde., Felix Meiner Verlag, Hamburg 1990. La monografa ( Vico und die Idee der Kulturwissenschaft, pp. XXXI- CCXCIII), che introduce questa prima traduzione tedesca completa del capolavoro vichiano, uno studio sulla vita di Vico e sulla struttu ra della Scienza Nuova. Emerge lestrema originalit del tentativo vi chiano di fondare su una metafsica di matrice platonica la scienza del mondo civile o intersoggettivo. 7. La legittimit del politico, Guerini e Associati, Milano 1990 (traduzione italiana degli articoli citati infra, ai numeri 26 e 34). H volume raccoglie due saggi dedicati ai tentativi di Machiavelli e di Schmitt di riconoscere la parziale autonomia del politico. 8. Die Krise der Gegenwart und die Verantwortung der Philo sophie. Traszendentalpragmatik, Letztbegrndung, Ethik, C. H. Beck Verlag, Mnchen 1990. Nella prima parte, lopera critica le correnti pi importanti della filo sofa post-hegeliana (marxismo, scientismo, ermeneutica), e soprattut to la loro incapacit di fondare letica. Si prende in considerazione la pragmatica trascendentale di Karl Otto Apel come il tentativo pi am bizioso di fondare rigorosamente unetica non naturalistica. Nella ter za parte, si abbozza lidea di un idealismo oggettivo, in cui si integrino il metodo fondativo della pragmatica trascendentale ed il suo interesse per la categoria di intersoggettivit. Daltro canto, con unanalisi accu rata, si dimostra che non sono valide le molteplici ricostruzioni della famosa tesi wittgensteiniana sullimpossibilit di un linguaggio privato. 9. Hegel e la fondazione dellidealismo oggettivo, Guerini e Asso ciati, Milano 1991 (traduzione italiana dellarticolo citato infra, al n. 28, e testo delle lezioni italiane tenute sulla base del libro citato supra, n. 4). Contiene il saggio pi impegnativo di Hsle, ed il testo di lezioni di vulgative su alcuni concetti del libro Hegels System. 22 10. Philosophie der kologischen Krise. Moskauer Vortrge, C. H. Beck Verlag, Mnchen 1991 (traduzione italiana: Filosofia della crisi ecologica, Einaudi, Torino 1992; traduzione russa: Filosofija i ekologija, Nauka, Mosca 1993). Lopera tratta dei presupposti storici ed intellettuali della crisi ecologi ca e sviluppa le norme che a livello individuale, economico e politico sono necessarie per arginarla. 11. Praktische Philosophie in der modernen Welt, C. H. Beck Verlag, Mnchen 1992 (contiene i saggi citati infra, ai nn. 29,38, 40,44,45,50,51). I saggi contenuti in questa raccolta vertono su due punti: da una par te, sulla fondazione di unetica universalistica, che si appoggia su Kant, per supera il suo formalismo; dallaltra parte, su diverse que stioni di etica applicata concernenti il mondo moderno. 12. Genii filosofa novogo vremeni, Nauka, Mosca 1992. In cinque lezioni, vengono trattate nel loro nesso storico e logico le metafisiche di Cartesio, Spinoza, Kant, Fichte e Hegel. Il libro insiste sulla categoria di progresso con intensit molto maggiore rispetto a Wahrheit und Geschichte. 13.1 fondamenti dell'aritmetica e della geometria in Platone, Vita e Pensiero, Milano 1994 (contiene la traduzione italiana dei sag gi citati infra, ai nn. 14 e 16). il volume che qui si presenta. B. Saggi in riviste o miscellanee 14. Platons Grundlegung der Euklidizitt der Geometrie, Philo- logus, 126 (1982), pp. 180-197. il saggio qui tradotto come Parte seconda del libro. Si dimostra la presenza in Platone di riflessioni sulla geometria non-eudidea. 15 15. In collaborazione con D. Wandschneider: Die Entuerung
der Idee zur Natur und ihre zeitliche Entfaltung als Geist bei Hegel, Hegel Studien, 18 (1983), pp. 173-199. Si affronta uno dei maggiori problemi propri di ogni forma di ideali smo oggettivo: il problema del perch esista qualcosa al di fuori del mondo ideale. Allinterno del sistema hegeliano viene proposta una soluzione, secondo la quale la triade idea-natura-spirito si crea per lapplicazione della struttura dialettica dellidea assoluta a se medesi ma. 16. Zu Platons Philosophie der Zahlen und deren mathematischer und philosophischer Bedeutung, Theologie und Philosophie, 59 (1984), pp. 321-355 (traduzione inglese in: Graduate Faculty Philosophy Journal, 13 [1988], pp. 21-63). il saggio qui tradotto come Parte prima del libro. Vi si analizza, sulla base del nuovo paradigma, la filosofia dei numeri di Platone, e la si mette in relazione con la moderna la filosofia della matematica, oltre che con la moderna fondazione dellaritmetica. 17. Hegels "Naturphilosophie und Platons Timaios" - ein Strukturvergleich, Philosophia Naturalis, 21 (1984), pp. 64- 100. Si mostrano dettagliate analogie fra il Timeo di Platone e la Filosofia della Natura di Hegel, che rafforzano la tesi del volume Wahrheit und Geschichte sulla fondamentale affinit di Platone con Hegel. 18. La antropologia en Fichte, in: R. Sevilla (curatore), La evolucin, elhombrey elhumano, Tbingen 1986, pp. 113-130. Si fa notare come Fichte abbia anticipato le scoperte pi famose dellantropologia moderna. Ispirandosi con ogni probabilit a Herder, Fichte ha tentato di dedurre a priori le sue idee dal concetto di uomo. 19***** 19. Die Transzendentalpragmatik als Fichteanismus der Intersubjektivitt, Zeitschrift fr philosophische Forschung, 40 (1986), pp. 235-252 (traduzione russa in: AA. VV., Duchovnost': tradicii i problemy, Ufa 1991, pp. 31-37; in: AA. W., Fichte i konec XX veka, Ufa 1992, pp. 95-101; e anche in: Filosofskaja i sociologiceskaja, mysl 2 (1992), pp. 72-93. Si interpreta la pragmatica trascendentale come una trasformazione in senso intersoggettivo del pensiero fchtiano, e si applicano al pensiero di Apel alcune delle critiche hegeliane dirette a Fichte. 20. Eine unsittliche Sittlichkeit. Hegels Kritik an der indischen Kultur, in: W. Kuhlmann (curatore), Moralitt und Sittlichkeit, Frankfurt 1986, pp. 136-182. Il saggio analizza tutti i passi di Hegel sulla cultura indiana, dimostra la notevole conoscenza che egli ebbe di questa cultura, e difende una buona parte della sua critica come critica razionale contro i rimproveri di eurocentrismo. 21. Raum, Zeit und Bewegung, in: M. J. Petry (curatore), Hegel und die Naturwissenschaften, Stuttgart-Bad Cannstatt 1987, pp. 247-292. 22. Pflanze und Tier, ibid., pp. 377-422. Questi due saggi (21 e 22) costituiscono un commento sistematico alle parti pi importanti della Filosofia della Natura di Hegel. 23. Die Stellung von Hegels Philosophie des objektiven Geistes in seinem System und ihre Aporie, in: Ch. Jermann (curatore), Anspruch und Leistung von Hegels Rechtsphilosophie, Stuttgart- Bad Cannstatt 1987, pp. 11-53. 24. Das abstrakte Recht, ibid., pp. 55-99. 25. Der Staat, ibid., pp. 183-226. Questi tre saggi (23, 24, 25) interpretano la posizione sistematica dei Lineamenti di filosofia del diritto nel sistema di Hegel, e commentano sistematicamente la prima e la terza parte dellopera. Insieme ai due saggi precedenti, anche questi tre sono stati in gran parte integrati nel volume Hegels System. 26** 26. Carl Schmitts Kritik an der Selbstaufhebung einer wertneutra len Verfassung in Legalitt und Legitimitt, Deutsche Vierteljahrsschrift, 61 (1987), pp. 3-36. Viene dimostrata la grande originalit del famoso saggio di Schmitt che anticipa lascesa legale di Hitler al potere. Si insiste sulla necessit di limitare le revisioni legali alla costituzione, anche se simili limitazio ni non possono essere legittimate, n in maniera consensuale, n su base storicista. Sebbene la costituzione di Bonn risulti tecnicamente superiore a quella di Weimar, poich ha colto le indicazioni di Sch mitt, rimane in dubbio se lo spirito del nostro tempo sia veramente congeniale ai presupposti etici della nuova costituzione. 27. Ha la filosofia ancora un compito storico?, La Provincia di Napoli, 9 (1987), numero speciale 3-4: LIstituto Italiano per gli Studi Filosofici e la Scuola di Studi Superiori in Napoli, pp. 153- 159. Si tratta di un saggio occasionale in cui si auspica, per superare il rela tivismo storico, la combinazione tra una fondazione ultima propria della filosofa prima e una filosofia della storia. 28. Begrndungsfragen des objektiven Idealismus, in: AA. W . , Philosophie und Begrndung, a cura del Forum fr Philosophie Bad Homburg, Frankfurt 1987, pp. 212-267. Questo saggio, che teoreticamente il pi importante, tenta una fon dazione ultima dellidealismo oggettivo. Si dimostra che esiste una co noscenza incondizionata e che questa conoscenza incondizionata non pu essere interpretata come conoscenza meramente soggettiva. 29. Moralische Reflexion und Institutionenzerfall. Zur Oialektik von Aufklrung und Gegenaufklrung, in: Hegel-Jahrbuch 1987, pp. 108-116. Il saggio analizza le contraddizioni e la dialettica fra illuminismo e controillumismo due movimenti che dominano la filosofia e la poli tica moderna , e mostra come riesca a svincolarsi dalloscillazione fra sinistra e destra solo un pensiero che sia in grado si fondare ultimativamente letica. 30*** 30. giusta la ricerca sugli embrioni? Unintervista a V Hsle, in: V. Lanfranchi e S. Favi (curatori), Figli della scienza, con in troduzioni di G. Berlinguer e L. Violante, Roma 1988, pp. 189- 194. Si critica la crescita esponenziale della razionalit strumentale a scapi to di quella valutativa. 31. Tragweite und Grenzen der evolutionren Erkenntnistheorie, Zeitschrift fr allgemeine Wissenschaftstheorie, 19 (1988), pp. 348-377. Si difende la pretesa dellepistemologia evoluzionistica di spiegare la genesi della conoscenza umana, per si respinge come circolare il ten tativo di risolvere in tale maniera il problema della validit. Si mostra come lidealismo oggettivo costituisca lunica possibilit coerente di combinare lapproccio genetico con quello trascendentale. 32. Versuch einer Standort- und Zielbestimmung fr Aufgaben der geistig-politischen Fhrung, in: AA. W., Herausforderungen fr die Politik, Mnchen 1989, pp. 41-63. uno scritto redatto sotto invito della cancelleria, in cui si nominano i compiti pi importanti di ima politica morale che la Repubblica Fede rale chiamata a seguire. 33. Was darf und was soll der Staat bestrafen? berlegungen im Anschlu an Fichtes und Hegels Straftheorien, in: V. Hsle (cura tore), Oie Rechtsphilosophie des deutschen Idealismus, citato supra, . 5. Si pongono a confronto le risposte diverse che Fichte e Hegel hanno dato alla questione relativa a ci che lo stato pu punire in maniera le gittima. Nella parte sistematica, si sviluppa una teoria dettagliata su questo problema. 34. Morality and Politics: Reflections on Machiavelli s Prince, International Journal of Politics, Culture and Society, 3/1 (1989), pp. 51-69. Gli argomenti di ordine morale del Principe di Machiavelli vengono ricostruiti e valutati nella loro grandezza e nei loro limiti. 35** 35. Ober die Unmglichkeit einer naturalistischen Begrndung der Ethik, Wiener Jahrbuch fr Philosophie, 22 (1990), pp. 13-29. Si dimostra che ogni tentativo di fondare letica su base naturalistica destinato a fallire, sebbene sia possibile tuia spiegazione naturalistica della genesi del comportamento umano. 36. Recht und Geschichte bei Giambattista Vico, in: K. O. Apel- R. Pozzo (curatori), Zur Rekonstruktion der praktischen Philosophie. Gedenkschrift fr Karl-Heinz Ilting, Stuttgart-Bad Cannstatt 1990, pp. 389-417. Lo studio analizza il contributo di Vico a favore di una filosofa della storia del diritto, e lo pone a confronto con i suoi predecessori e suc cessori. 37. Platonism and Anti-Platonism tn Nicholas o f Cusa's Phil osophy of Mathematics, Graduate Faculty Philosophy Journal, 13 (1990), pp. 79-112. Si dimostra come molte idee della filosofia della matematica di Plato ne (in parte delle dottrine non scritte) siano ancora presenti in Cu sano, anche se egli le trascende mediante due concezioni originali: da un lato, il concetto di infinito; e dallaltro lato, la teoria in virt della quale luomo pu creare gli enti matematici. 38. The Greatness and Limits of Kants Practical Philosophy, ibid., pp. 133-157 (traduzione tedesca in: K. Giel-R. Breuninger [curatori], Wissenschaftsethik unter philosophischen Aspekten, Ulm 1991, pp. 9-39). Si tratta di unanalisi delletica kantiana, posta a confronto con le mag giori teorie della successiva filosofia morale. 39. Natur und Naturwissenschaft in Vicos neuer Wissenschaft vom Geist, in: R. Bubner-B. Gladigow-W. Haug (curatori), Oie Trennung von Natur und Geist, Mnchen 1990, pp. 55-77. Il saggio si occupa del concetto di natura e della relazione fra scienze della natura e scienze ermeneutiche nella filosofia di Vico. 40* 40. Sein und Subjektivitt. Zur Metaphysik der kologischen Krise, Prima Philosophie, 4 (1991), pp. 519-541. Questo saggio indica unimportante cesura nella produzione del suo autore: egli vi riconosce la necessit di integrare in un idealismo ogget tivo alcuni momenti della teoria heideggeriana dellassoluto e della storia, se si vuole capire la truce essenza del nostro secolo. Allo stesso tempo, viene mostrata una certa continuit nello sviluppo dai primi organismi allattuale crisi ecologica, che presuppone, nelluomo, una peculiare unit di categorie organiche e spirituali. 4L Die Wiedervereinigung - Rckfall in die Politik der National staaten oder ein Schritt zur berwindung der Trennung Europas?, in: P. Braiding-W. Reese-Schfer (curatori), Universalismus, Nationalismus und die neue Einheit der Deutschen, Frankfurt 1991, pp. 71-80. uno scritto doccasione, ove si auspica che lunificazione tedesca non porti ad un trionfo del nazionalismo, ma ad unintegrazione dellEuropa orientale con quella occidentale. 42. Heideggers Philosophie der Technik, Wiener Jahrbuch fr Philosophie, 23 (1991), pp. 37-53 (traduzione russa in: N. V. MotroSilova et A. [curatori], Filosofia Martina Chaideggera i sovremennost, Mosca 1991, pp. 138-154). Vengono descritti tanto la genialit quanto i limiti della filosofa della tecnica di Heidegger, che ha s un fondamento nella metafisica, ma non ha uno sbocco etico. 43. Intersubjektivitt und Willensfreiheit in Fichtes Sittenlehre, in: M. Kahlo-E. A. Wolff-R. Zaczyk (curatori), Fichtes Lehre vom Rechtsverhltnis. Die Deduktion der 1-4 der Grundlage des Naturrechts und ihre Stellung in der Rechtsphilosophie, Frankfurt 1992, pp. 29-52. Si dimostra come Fichte debba ricorrere alla teoria dellarmonia pre stabilita per risolvere il problema della comunicazione intersoggettiva, e come ci non sia compatibile con la sua accettazione del libero arbi trio. 4 4* 44. Warum ist die Technik ein philosophisches Schlsselproblem geworden?, in: K. Giel-R. Breuninger (curatori), Natur in der Philosophie, Ulm 1992, pp. 35-51.
Vi si analizzano i presupposti antropologici e storici dellascesa della
tecnica, e le sue conseguenze etiche. 45. The Third World as a Philosophical Problem, Social Re search, 59 (1992), pp. 227-262 (anche in: R. Fornet- Betancourt, Diskursethik oder Befreiungsethik?, Aachen 1992, pp. 122-151; traduzione tedesca in: J. P. Wils [curatore], Alibi Wirtschaftsethik?, Tbingen 1992, pp. 63-79). Alla considerazione della genesi storica del Terzo mondo come risulta to dellasincronia delle diverse culture e della modernizzazione dellEuropa, si unisce unanalisi dei doveri morali dellEuropa verso il Terzo mondo, a livello individuale, economico e politico. 46. Kan Abraham reddes? Og: Kan Soren Kierkegaard reddes? Et hegelsk oppgjor med Frygt og Bven, Norsk Filosofisk Tidsskrift, 27 (1992), pp. 1-26. Si presenta una metacritica hegeliana a Timore e Tremore di Kierke gaard, con una nuova interpretazione del tentato sacrifcio di Isacco. 47. Die Idee der Hochschule angesichts der Herausforderungen des 21. Jahrhunderts, in: AA. W., Hochschulen der Zukunft - Erneuert oder zweite Wahl. Jahresversammlung 1992 der Hoch schulrektorenkonferenz, Bonn 1992, pp. Al-12. La crisi dellidea di universit viene spiegata nelle sue cause, e si pro pongono alcune riforme radicali. 48. Hva er de sentrale forskjellene mellom den antikke og den moderne filosofien?, Norsk Filosofisk Tidsskrift, 28 (1993), pp. 1-20. Con un certo atteggiamento autocritico nei confronti di Wahrheit und Geschichte, lautore insiste sulle differenze fra metafsica, etica e filoso fia politica antica e moderna, e tenta di dedurre le differenze dell'era moderna dal principio della soggettivit. 49 49. Ethische Prinzipien der Friedenssicherung, Rechts- philosophische Hefte, 2 (1993), pp. 39-58. Si analizza, con categorie influenzate da Hobbes, Hegel e Morgenthau, la logica delle lotte di potere e della guerra, e si difende luso, in casi specifici, della violenza collettiva. 50. Zur Dialektik von strategischer und kommunikativer Rationa litt, in: J. P. Wils (curatore), Orientierung durch Ethik? Eine Zwischenbilanz, Paderborn 1993, pp. 11-35. Le varie forme di razionalit strategica e comunicativa vengono analiz zate, oltre che valutate secondo criteri morali. C. Saggi in corso di pubblicazione 51. Versuch einer ethischen Bewertung des Kapitalismus, in: K. Giel-R. Breuninger (curatori), Wirtschaftsethik, Ulm 1993. Contiene una valutazione dei meriti e dei limiti delleconomia capitali stica e unanalisi soprattutto dei presupposti etici della teoria neoclas sica. 52. Ontologie und Ethik in Hans Jonas, in una miscellanea su Jonas a cura di D. Bhler, Mnchen 1994. il primo tentativo di dimostrare gli stretti nessi che sussistono tra la biologia filosofica di J onas e la sua etica. 53. Individualny i kollektivny krizs samotozdestviennosti, Voprosy flosofii, 15 (1994). Vengono analizzate lessenza e le forme dellidentit individuale e col lettiva, insieme alle corrispondenti crisi di identit. 54. In collaborazione con Mark Roche: Vico s Age of Heroes and the Age of Men in John Fords Film The Man Who Shot Liberty Valance, Clio 1994. Il Il pi grande western della storia del cinema interpretato, median- te categorie vicinane, come una visione straordinaria dellambivalenza del progresso. 55. Macht und Moral (per una rivista specializzata). Si dimostra la complementariet della valutazione morale del potere (analizzato nelle sue varie forme) e dellinterpretazione sociale, anzi cratologica, della morale. D. Recensioni 56. Recensione a: O. D. Brauer, Dialektik der Zeit, Stuttgart-Bad Cannstatt 1982, in: Philosophische Rundschau, 30 (1983), pp. 299-303. 57. Recensione a: Q. Lauer, Hegel's Concept of God, Albany 1982, in: Theologie und Philosophie, 59 (1984), pp. 109-111. 58. Recensione a: D. Wandschneider, Raum; Zeit, Relativitt, Frankfurt 1982, ibid., 60 (1985), pp. 114-145. 59. Recensione a: D. Bhler, Rekonstruktive Pragmatik, Frank furt 1985, in: Zeitschrift fr philosophische Forschung, 40 (1986), pp. 644-648. 60. Recensione a: W. Jaeschke, Die Religionsphilosophie Hegels, Darmstadt 1983, in: Hegel-Studien, 21 (1986), pp. 244-246. 61. Recensione a: M. W Roche, Dynamic Stillness, Tbingen 1987, in: Germanistik, 1987, pp. 801-802. 62. R. Kany, Mnemosyne als Program, Tbingen 1987, in: Comparano, 1 (1990), pp. 98-102. 63. F. von Kutschera, Vernunft und Glaube, Berlin-New York 1990, in: Wiener Jahrbuch fr Philosophie, 23 (1991), pp. 227-232. E. Voci in dizionari 64. Voce: Anonym, Peri bypsous, in: F. Volpi-J. Nida Riimelin, Lexikon der philosophischen Werke, Stuttgart 1988, p. 504. 65. Voce: K. O. Apel, Transformation der Philosophie, ibid., pp. 730-731. E Articoli di contenuto scientifico comparsi su quotidiani 66. Verzweifelte Suche nach Sinn. Einblicke in die sowjetische Philosophie der Gegenwart, sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung del 28/11/ 1990, n. 277, p. N4. 67. Zu Tode geheuchelt. Auf dem Weg zur Reue - Eine Tagung fragt nach den sowjetischen Lektionen, ibid., n. 233 del 7/10/ 1992, p. N5. G. Interviste per riviste scientifiche 68. Ahsoljutnyi racionalism i sovrernennt krizis, per Voposy filosofii, 11 (1990), pp. 107-113. Parte prima Platone e i fondamenti dellaritmetica I. Osservazioni introduttive. Metodo, tema e piano dellindagine 1. Il Platone italiano di Hans Krmer: l esoterica platonica fra ricostruzione storica e valutazione filosofica Il Fiatone italiano di Hans Krmer vuol essere un bilancio intermedio nellambito della discussione sullesoterica platonica, che ad oggi si protrae da pi di un quarto di secolo, e in effetti rappresenta un contributo dietro al quale non dovrebbe esserci pi ritorno1. Krmer vi ha stabilito, fra laltro, alcune prescrizio ni di metodo che spesso, nella discussione durata fino ad ora, e a suo danno, non sono state prese in considerazione. Ad esse ap partiene il postulato, senzaltro triviale dal punto di vista erme neutico, ma pi volte ripetuto da Krmer per la ragione indica ta, in virt del quale si tengono nettamente distinti due proble mi: da un lato, la questione storica, da risolversi sulla base delle testimonianze dossografche, riguardante lesistenza e il conte nuto di una dottrina di Platone riservata allAccademia; e dallaltro lato, il problema di una valutazione sistematica di que sti stessi contenuti. Krmer sostiene, a buon diritto, che la criti- 1 1H, Krmer, Platone e i fondamenti della metafisica, cit. Com noto, la di scussione sullesoterica platonica fu suscitata dallo stesso Krmer (Arete bei Platon und Aristoteles, Heidelberg 1959). K. Gaiser, Platons ungeschriebene Lehre, cit., ha compiuto una raccolta ed unanalisi complessiva di tutte le testimo nianze sulle platoniche dottrine non scritte ( ). Io stesso, nella mia dissertazione Wahrheit und Geschichte, cit., pp. 372 ss., ho assunto per esteso posizione sul problema della dottrina non scritta di Platone, e, precisamente, sia sulle questioni filologiche della sua ricostruzione, sia su quelle filosofiche della sua valutazione. Mi risparmio perci di precisare in questa sede i motivi detta gliati per cui, globalmente, acconsento alla posizione tubinghese. I libri pi im portanti scritti in seguito sul Platone esoterico sono: G. Reale, Per una nuova in terpretazione..., cit.; Th. A. Szlezk, Platon und die Schriftlichkeit der Philosophie, Berlin 1985, di cui si gi citata la traduzione italiana: Platone e la scrittura della filosofia. 36 ca del contenuto filosofico di una simile dottrina non pu avanzare alcuna pretesa di competenza nel risolvere le diffcili domande storiche, che sono legate allinterpretazione delle testi monianze; constatare che i pensieri di fondo dellesoterica plato nica contraddicono la collocazione sistematica di chi le critica di scarso aiuto per decidere sullautenticit della tradizione2. Tuttavia, Krmer non intende in nessun modo escludere il se condo passo della valutazione, di cui deve semplicemente resta re chiaro che presuppone il primo, cio quello della ricostruzio ne storica. Al contrario, proprio la terza parte del libro di Krmer consiste nel tentativo, compiuto per la prima volta in questa forma onnicomprensiva, di porre lesoterica platonica in connessione con le principali correnti del pensiero filosofico contemporaneo: la filosofa analitica, la filosofa trascendentale di stampo kantiano o neo-kantiano, lidealismo hegeliano, la fe nomenologia di Husserl e lontologia di Heidegger3. Krmer inoltre contempla, quale scopo del suo libro, quello di dare im pulso a lavori che vadano in questa direzione, ossia a studi che, elevandosi sugli esiti accertati della ricostruzione storica, con frontino i contenuti dottrinali delle dottrine non scritte con concezioni moderne4. 2. Tema dellindagine: la dottrina platonica della generazione dei numeri dallunit e dalla dualit nel suo senso storico e siste matico Il saggio che qui presento intende seguire questo impulso. Pi precisamente, mi interessa la questione riguardante il senso sistematico di un problema settoriale, in certa misura modesto, che fu trattato nellesoterica platonica: alludo alla concezione 2Krmer, Platone..., pp. 132 s., 322 ss. 3Cfr. ivi, pp. 239-333. 4Si veda ivi, p. 13, e anche: K. von Fritz, Zur Frage der esoterischen Philo sophie Platons, in: Id., Schriften zur griechischen Logtk, 2 voll., Stuttgart-Bad Cannstatt 1978,1, pp. 215-227, spec. 219, n. 1, ove si segnala come cosa impor tante e desiderata la valutazione filosofica delle ricostruzioni filologiche compiute fino ad allora nel campo della filosofia esoterica di Platone sulla matematica. 37 platonica per cui i numeri sono generati dallunit e dalla dua lit, e al pensiero, connesso a tale concezione, per cui la molte plicit infinita viene ridotta alla dualit. Si vedr che la teoria platonica, che al primo sguardo d limpressione di essere arcai ca, trova ampie corrispondenze non solo nella filosofa della ma tematica di Hegel, ma addirittura nelle riflessioni sui fondamenti della matematica, che a partire dalla seconda met del secolo scorso hanno condotto, in parte, ad una trasformazione della matematica, e, per altra parte, hanno cercato di interpretare dal punto di vista filosofico questa trasformazione: penso, da un la to, allassiomatica dellaritmetica di Peano e, dallaltro lato, alle riflessioni di Brouwer sul fenomeno matematico originario della dualit. 3. Piano dellindagine: rimando alla questione sui fondamenti del la geometria e articolazione dei problemi Inoltre, il saggio che qui presento vuol essere complementare ad un saggio precedente, in cui ho collegato la filosofia della geometria di Platone con alcuni sviluppi moderni della stessa di sciplina; perci, esso occupa la seconda parte di questo volume, e vi far regolarmente riferimento3. Ora intendo, come prima cosa, esporre alcuni aspetti generali della filosofa della matema tica di Platone. Successivamente, intendo addentrarmi nelle te stimonianze sulla concezione platonica della generazione dei nu meri, e infine tentare di interpretare questa concezione nel suo contenuto matematico e filosofico**6. 3V. Hsle, Platons Grundlegung der Euklidizitt der Geometrie, Philologus, 126 (1982), pp. 180-197, tradotto infra, Parte seconda,passim. 6Cfr. infra, rispettivamente, i punti II, III, IV. . La filosofia della matematica di Platone. Aspetti generali 1. La modernit di Platone filosofo della matematica Il tentativo di porre in relazione la filosofa della matematica di Platone con teorie moderne suscita, non arbitrariamente, una cattiva impressione. E vero che oggi la fede ingenua nel pro gresso lineare della filosofia non pi cos diffusa, al punto che il desiderio di voler prendere sul serio un Hegel, ma anche un Aristotele o un Platone, ponendosi entro una problematica pi che meramente storica, incontra disapprovazione in linea di principio. Tuttavia si pu dire che, tendenzialmente, quei rami della filosofa che si intersecano in via diretta con le scienze par ticolari, come ad esempio la filosofa della natura o la filosofia della matematica, vengono ritenuti dabitudine superati, nella misura in cui sono state superate le scienze che erano loro con temporanee. Pu darsi che in questidea vi sia qualcosa di vero; resta per da considerare che una filosofia della natura che meriti questo nome, e non si limiti ad esporre un riassunto in forma popolare dei risultati scientifici del suo tempo, dispensata per ragioni lo giche da una relativizzazione prodotta dal cambiamento delle scienze empiriche, in quanto riflette su concetti che si collocano anteriormente a queste ultime1. Ma torniamo allidea di cui dicevamo: se anche vi qualcosa di vero, ci pu semplicemente significare che le riflessioni pla- 1 Penso al concetto platonico di materia, che attraverso la fisica quantistica ha conosciuto una significativa attualizzazione; si veda: W. Heisenberg, Physik und Philosophie, Stuttgart 1959, pp. 51-60; Id., Oer Teil und das Ganze, Mnchen 1979, pp. 277-288; sul concetto platonico di materia fondamentale il lavoro di D. J. Schulz, Das Problem der Materie in Platons Timaios, Bonn 1966. Ma penso anche, ad esempio, al concetto aristotelico di teleologia, su cui si veda: W. Kullmann, Die Teleologie in der aristotelischen Biologie, Heidelberg 1979. 40 toniche sulla matematica sono, con ogni verosimiglianza, di inte resse oggettivo. Com noto, infatti, la matematica greca al tem po di Platone ha conosciuto alcuni modi di porre i problemi che, in parte, hanno avuto di nuovo seguito solo alla fine del se colo scorso. Non mi riferisco principalmente al ricco materiale che si trova negli Elementi di Euclide, come ad esempio, la trat tazione degli irrazionali che risale a Teeteto, che ha luogo nel decimo libro, o la teoria dei cinque corpi regolari, che compare nel tredicesimo; mi riferisco, piuttosto, allestrema precisione nel dimostrare, e allinteresse verso il problema dei fondamenti, o, in una parola, alla tendenza assiomatica. Secondo Bertrand Russell vi sono due direzioni nella ricerca matematica: da un la to, quella consueta, costruttiva, la quale porta ad una compli cazione che aumenta passo per passo; dallaltro lato, quella che procede analiticamente verso unastrazione ed una sempli cit logica sempre maggiori. Anzich domandare conti nua Russell che cosa si possa definire o dedurre a partire dalle assunzioni originarie, chiediamo, invece, quali concetti piu generali o principi si possano trovare, che permettano di defini re o dedurre il nostro punto di partenza. Seguire questa direzio ne inversa caratterizza la filosofia della matematica di contro alla matematica abituale2. 2. ha tendenza assiomatica dellAccademia In Accademia, si prest particolare cura a studi orientati ap punto in questa seconda direzione. Testimonianze in merito so- 2 B. Russell, Introduction to Mathematical Philosophy, London 1985 13, p. 1. towards gradually increasing complexity; which ... proceeds, by analysing, to greater and grater abstractness and logical simplicity; instead of asking what can be defined and deduced from what is assumed to begin with, we ask instead what more general ideas and principles can be found, in terms of which what was our starting-point can be defined or deduced. It is the fact of pursuing this opposite direction that characterises mathematical philosophy as opposed to ordinary mathematics. Si confronti questo passo di Russell con Platone, Rep. 510 B 4 ss. [Per garantire massima coerenza fra i testi originali di filosofi antichi e moderni citati e lanalisi cui vengono sottoposti, anche la traduzione dei primi, discussa e corretta insieme al Prof. Hsle, a cura della traduttrice. Nel tradurre i brani di letteratura critica non italiana, si seguito lo stesso criterio. N. d. /.]. *11 , prima di tutto, la dottrina delle proporzioni di Eudosso nel uinto libro degli Elementi di Euclide, che in quanto ad univer- ilit ancora superiore alla teoria delle sezioni di Dedekind3, e, secondo luogo, il fatto che in Accademia venne evidentemen- ; discussa la possibilit di una geometria non euclidea. Infatti, oth ha scoperto nel Corpus Aristotelicum numerosi passi, che ggi costituiscono proposizioni della geometria non euclidea4, attraverso una accurata interpretazione, Tth riuscito a far edere che questi passi sono relitti del tentativo di dimostrare ndirettamente il postulato delle parallele; e appunto la com- jrensione del necessario naufragio di questo tentativo ha pro lotto, quale risultato finale, lintroduzione del postulato delle sarallele, fra i postulati del primo libro di Euclide, come vero e proprio assioma. La communis opinio, secondo la quale il problema delle parallele nato da una mancanza di evidenza del 3II trattato classico di R. Dedekind, Stetigkeit und irrationale Gren, com parso nel 1872, e ora si trova in: Id., Gesammelte mathematische Werke, Braun schweig 1930-1932, voi. Ill, pp. 315-334. La sua originalit, che Dedekind ha di feso ad esempio contro R. Lipschitz (si veda ivi, pp. 464-482, spec. 469 ss.), sta nel restringersi ai numeri, e nellesplicita posizione dellesistenza, che Dedekind indica con il termine tecnico creazione (Schpfung), dei numeri irrazionali. Eu dosso, viceversa, elimina in maniera geniale proprio il problema dellesistenza. A questo proposito, si vedano le argomentazioni, che colgono il nocciolo della que stione, di G. Peano, Definitone de numros irrationale secundo Euclide, in: Id., Opere scelte, 3 voli., Roma 1957-1959, vol. Ili, pp. 385-388. Da un lato, Peano ri manda alle corrispondenze che sussistono fra il libro V degli Elementi di Euclide e Dedekind (ivi, p. 387: isto divisione es vocato sectione [Schnitt ab Dedekind in 1872]); ma daltro lato, rileva a buona ragione: Quod non es scripto in Eu clide, es existencia de irrationales (ivi, p. 388. Si badi che la lingua in cui scrive Peano linterlingua da lui fondata, cio il latino sine flexione). Per, proprio nella maggiore universalit della teoria eudossiana, si pu riconoscere una certa superiorit rispetto a Dedekind; si veda: H. Hasse-H. Scholz, Die Grundlagen krisis der griechischen Mathematik, Charlottenburg 1928, p. 24 s.; alle pp. 17 e 24, si fa inoltre rimando al fatto che Eudosso, diversamente da quanto faceva an cora Dedekind, e 2250 anni prima di Hilbert, ha definito le sue proporzioni in modo implicito. Su questo punto si veda infra. Parte seconda, III, 2. 4Cfr. I. Tth, Das Parallelenproblem im Corpus Aristotelicum,,., citato in pie no accordo, ad esempio, da K. von Fritz, Der Orsprung der Wissenschaft bei den Griechen, in: Id., Grundprobleme der Geschichte der antiken Wissenschaft, Berlin- New York 1971, pp. 1-334, spec. 209 n. 435. Di Tth si veda anche: Geometria more ethico, in: Y. Maeyama-W. Salzer (curatori), . Festschrift fur W. Hrtner, Wiesbaden 1977, pp. 395-415. postulato delle parallele, risulta in seguito alle precedenti argo mentazioni storicamente insostenibile; al contrario: la necessit di superare il problema delle parallele, che sussisteva gi, richie se l introduzione del postulato delle parallele5. Io stesso, nel saggio che occupa la seconda parte di questo volume, tento di indicare, riallacciandomi ai lavori di Tth, che non solo in Ari stotele, ma gi in Platone, si trovano passi che si possono spiega re solo con la scoperta della possibilit matematica di una geo metria non euclidea6. 3. Limpossibilit di un autofondazione della matematica e la pos sibilit di una fondazione ultimativa come proprium della filosofia. Evidentemente, ci che in questa scoperta interessa dal punto di vista filosofico che Platone sia il primo nella storia della filo sofa a riconoscere l impossibilit, in linea di principio, per la matematica, di autofondarsi in maniera ultimativa, in quanto il criterio di coerenza formale permette la costruzione di sistemi fra loro contrastanti. Oggi, questo pu apparire triviale. Ma si ricordi, che lidea per cui la coerenza, in matematica, non garan tisce affatto lunica possibile verit, sar assurda ancora per un grande matematico e filosofo, quale fu Leibniz; per contro, la matematica moderna, ma molto prima, appunto, anche Platone, si trovano daccordo nellaccettare tale idea. Credo quindi che, per quanto riguarda il suo significato filosofico, questa scoperta non possa essere oggetto di una sopravvalutazione: in ultima istanza, da essa risulta la lacunosit, in linea di principio, di ogni forma di filosofia che si prenda a modello il metodo matemati co. 5Tth, Geometria..., p. 399: Die communis opinio, das Parallelen problem sei aus Mangel an Evidenz des Parallelenpostulats entstanden, erscheint nach obigen Ausfhrungen historisch unhaltbar; im Gegenteil: die Notwendigkeit der berwindung des bereits bestehenden Parallelenproblems erforderte die Einfhrung des Parallelenpostulats. 6Cfr. infra, Parte seconda, III, dove si tratta di Rep. 509 D ss. e Crai. 436 D. Certo, non per questo Platone diventato scettico. Platone non in alcun modo dellidea che respingere il metodo matema tico debba significare che, da quel momento in poi, qualunque associazione diviene, per la filosofa, indifferentemente rilevante. Al contrario, lunico metodo adeguato alla filosofa pu essere solo un metodo che sia ancora pi rigoroso di quello della mate matica: un metodo, cio, che da una parte rinunci come questultimo ad appellarsi al dato empirico ed intuitivo, ma che dallaltra parte abbia al centro, nella sua struttura logica, un principio anipotetico ( )7, qualcosa che non sia pi da definirsi come presupposto, poich ultimativamente fondan te ed ultimativamente fondato. Come ho mostrato per esteso in altra sede, questo fondamento al di l del quale non si pu pro cedere , per Platone, il pensiero di pensiero che si fonda nel pensiero dei Principi e delle Idee pi alte in modo riflessivo e, in quanto autofondantesi, ultimativo8. Questo non il luogo adatto per discutere la possibilit o ad dirittura la necessit di un simile pensiero9. Qui mi interessa sol tanto riconoscere il semplice fatto storico che il fondatore della metafsica occidentale ha considerato, come proprium della filo sofa, la possibilit di una fondazione ultimativa: una possibilit che, a suo avviso, fondamentalmente negata anche alla mate matica. 4. La matematica, origine e premessa della filosofia Per Platone, per, la conoscenza matematica di tipo dianoeti co ( ), con il suo ascendere oltre l esperienza sensibile, costituisce una condizione di genesi ed un livello preparatorio irrinunciabile per la conoscenza filosofica di tipo noetico ( ). 7Rep. 511 B. 8Cfr. Hsle, Wahrheit und Geschichte..., II, pp. 397 ss., ove si affrontano il Teeteto (spec. 196 D-F, 199 D ss.), il Carmide (spec. 166 C, 169 A), un passo delEutidemo (292 D-F), Rep. 582 D-F, e Poi. 304 B-F. 9 sorprendente con quanta pervicacia si mantenga come argomento princi pale contro la possibilit di tale pensiero, sebbene la sua inconsistenza sia cos fa cile a vedersi, U cosiddetto trilemma di Mnchhausen (e, cosa che spesso non 44 In effetti, da un punto di vista psicologico, il platonico pathos della ragione non si pu comprendere senza lesperienza di ve rit, clic la matematica ha evidentemente significato per lui. Il famoso aneddoto, per cui allentrata dellAccademia si leggeva la scritta Chi non geometra non entri ( ? - ), rappresenta probabilmente una trovata successi va10, ma si tratta di una trovata molto buona: il programma edu cativo della Repubblica, ove si veda specialmente 536 D ss., le corrisponde in pieno. Fra l altro, anche solamente da questultimo passo della Repubblica, risulta che, proprio secondo il modo in cui Platone si autocomprese, la conoscenza della matematica a lui contem poranea costituisce un presupposto indispensabile per com prendere la sua filosofa. Tale conoscenza stata incrementata in maniera decisiva ne gli anni 20 e 30 di questo secolo da storici della matematica, quali O. Tplitz, O. Becker e altri, ma al giorno doggi si co stretti a sentirne la mancanza, in misura deplorevole, in numero se posizioni filosofiche prese a favore di Platone. A buon diritto, Hasse e Scholz, nella ricerca che abbiamo citato in precedenza, potevano gi osservare quanto segue: se ancor oggi si preten desse da un Platonico, quale precondizione di ogni dichiarato professarsi a favore di Platone, il corso universitario di matema tica, che Platone richiedeva per lammissione allAccademia, ... il numero dei Platonici si restringerebbe in misura davvero note vole11. nota, questo trilemma non risale solo allEHenismo antico, ma fu gi dibattuto an che nellAccademia platonica, in forma non raffinata; cfr. Hsle, Wahrheit und. Geschichte..., p. 633 ss., 656 ss.). Infatti, dallargomento medesimo segue che es so ha evidentemente un presupposto, pi precisamente, ha il presupposto per cui vi solo un pensiero che procede a partire da assiomi non dimostrabili. Cos il trilemma si riduce alla banale tautologia, sufficientemente familiare a tutti i soste nitori della possibilit di una fondazione ultimativa, secondo la quale non vi fondazione ultimativa, sulla base del presupposto che solo il pensiero assiomatico sia possbile e che quindi non vi sia fondazione ultimativa. Tuttavia, bisogna rico noscere come merito del trilemma il fatto che esso, se solo fosse oggetto di rifles sione, sarebbe addirittura garante della possibilit di un pensiero privo di pre supposti. 10Cfr. Gaiser, Platons..., p. 446 s. 11Hasse-Scholz, Die Grundlagenkrisis..., p. 4: wenn man von einem 5. Ontologizzazione della matematica anzich matematiziazinne della filosofia scorretto sottovalutare il significato della matematica per la filosofia platonica. Eppure, le riflessioni di Platone, che abbia mo appena citato dal paragone della linea, mostrano anche che sarebbe altrettanto erroneo cogliere in Platone il primo pensato re che volle costruire la filosofa sulla base della matematica. Si possono dunque creare equivoci, ad esempio, quando Gaiser parla di una universale matematizzazione del pensiero filosofi- co da parte di Platone*12; in Platone, si deve pensare ad una on- tologizzazione della matematica, molto di pi che ad una mate matizzazione della ontologia. Per Platone, infatti, la matematica non pu fondare lontologia, ma solo lontologia pu fondare la matematica, anche se questultima, nel movimento dialettico della via in su ( ), in grado di indirizzare ai principi supremi. Nella seconda parte di questo volume, cerco comunque di mostrare che Platone si impegnato a rimuovere, appunto con una soluzione ontologica, lesito matematicamente sconcertante che molteplici geometrie sono possibili, se si accetta solo il crite rio di coerenza. Secondo questa soluzione, la geometria euclidea vera non sulla base di argomenti matematici, e neppure perch sia pi intuitiva (anche prescindendo interamente dal fatto che ci falso, un argomento del genere, per Platone, implichereb be la perdita della scientificit della geometria); viceversa, la geometria euclidea vera, perch langolo retto vi svolge il ruolo Platoniker auch heute noch, als Vorbedingung jedes Bekenntnisses zu Plato, den mathematischen Hochschulkurs verlangte, den Plato fr die Zulassung zur Akademie gefordert hat, wrde die Zahl der Platoniker gar sehr zusammen schrumpfen. 12 Gaiser, Platons..., p. 294: der universalen *Mathematisierung* des philo sophischen Denkens. Analogamente, la decisa opposizione, che Krmer istituisce tra la filosofa della matematica di Platone e quella di Hegel (si veda, ad esempio, Platone..., p. 325 s.), corretta solo a numerose condizioni. In un certo senso, si deve infatti dire che per Platone, non meno che per Hegel, la matematica non ha valore filosofico (anche se, naturalmente, non antiflosofica). Su Platone ed Hegel, si veda infra, IV, 2. 46 di misura13. Ora, langolo retto, poich c un unico angolo che sia tale, coordinato allUno (cv), cio al principio positivo della teoria esoterica dei principi di Platone, mentre lillimitata molteplicit di angoli acuti e ottusi rimanda al Grandc-c-Piccolo h t / ) 14, cio alla Diade ( ) scissa in un troppo-e-trop- po poco15. La geometria euclidea pertanto, quale geometria del principio ontologicamente superiore, chiamata ad essere la geometria vera . La fondazione di questa opzione non ci pu certo soddisfare nel suo contenutol6. Quanto vi si trova per di grande e di mo derno la decisa posizione contraria assunta verso i tentativi di fondare la geometria a partire dallintuizione. Per di pi, a priori non insensato cercare strutture che distinguano, nel senso di unontologia dialettica, un sistema geometrico come superiore 13Com noto, nella geometria euclidea un triangolo ha la somma degli angoli uguale a 180, nella geometria ellittica la ha maggiore di 180, e nella geometria iperbolica minore di 180. 14Si veda la Test. 37 Gaiser (con Test, abbrevio i Testimonia sullinsegna mento orale di Platone che si trovano in appendice al libro di Gaiser, Platons...). Z. Markovi, Platons Theorie ber das Eine und die unbestimmte Zweiheit und ihre Spuren in der griechischen Mathematik, in: O. Becker (curatore), Zur Geschichte der griechischen Mathematik, Darmstadt 1965, pp. 308-318, ha trac ciato gli sviluppi successivi di questo pensiero, ad esempio, in Aristotele, in Ero- ne, e nei matematici neoplatonici come Teone, Giamblico, e Proclo. Io stesso mo strer che questa concezione si trova ancora in Cusano e in Hegel (cfr. infra. Par te seconda, III, 5). In maniera perfettamente analoga, Platone pone in parallelo le linee rette, per via dellinfnitudine della loro lunghezza, con la Diade, e viceversa le linee curve, per via della loro finitudine, con lUno in funzione di limite ('): cfr. Test. 38 Gaiser. Per ulteriori interpretazioni di strutture matemati che, condotte a livello di teoria dei principi, cfr. Gaiser, Platons..., p. 54 ss. 13Si pu richiamare qui il fatto che i termini platonici per indicare il trop po ed il troppo-poco, ossia e ( ), sono al trimenti noti in contesto matematico, e precisamente come sezioni di sfera; fra di esse, ha il proprio posto la parabola, in virt della quale E Klein ha denominato la geometria euclidea geometria parabolica. 16Peraltro, in F. A. Taurinus, Theorie der Parallellinien, Kln 1825, si trova un pensiero che in ultima istanza equivale ad essa. Taurinus, malgrado abbia ca pito la possibilit matematica di una geometria iperbolica, opta a favore di quella euclidea, e non tanto perch questultima sia pi intuitiva (ivi, p. 86), bens per il fatto che la geometria iperbolica, per essere definita, richiede una costante da as sumersi arbitrariamente, e quindi sono possibili infinitamente molti sistemi iper- 47 rispetto ad altri17. In ogni caso, si potr tener fermo, storicamen te, che era desiderio di Platone fondare dal punto di vista di una teoria dei principi gli assiomi della geometria: assiomi che la geometria non discute ulteriormente, e deve per necessit porre come non ulteriormente discutibili nel proprio ambito18. botici, mentre ce una sola geometria euclidea {ivi, p. 89 ss.; i passi sono citati se guendo O. Becker, Grundlagen der Mathematik in geschichtlicher Entwicklung, Frankfurt 1975, p. 183 ss.). 17Cos D. Wandschneider, Raum, Zeit, Relativitt, Frankfurt 1982, p. 55 ss. (cfr. anche p. 49 ss.), ha presentato recentemente alcuni argomenti di tipo ontolo gico, e logico-dialettico, a favore della tridimensionalit dello spazio naturale, fa cendo appoggio sulla filosofia della natura di Hegel, e distaccandosi da tutti i ten tativi che, in tale contesto, ricorrono allintuizione. Mi sembrerebbe pienamente sensato ricercare se, al di l del numero delle dimensioni (che per dire una trivia lit non ha nulla a che fare con il carattere euclideo o non euclideo dello spazio), non vi sia qualcosa da dire a partire dal concetto sulla struttura interna di que sto spazio tridimensionale; penso a questo: se lo spazio ellittico (ed il nostro spa zio fisico possibilmente ellittico) non sia da preferirsi a quello euclideo e iper bolico per ragioni categoriali, ad esempio a causa della sua finitudine, cos come a causa di determinate propriet di simmetria. 18W. Wieland, Platon und die Formen des Wissens, Gttingen 1982, p. 216, nella sua interpretazione del paragone della linea, afferma: Il dialettico non ha il compito di rendere sicure le ipotesi del matematico. (Der Dialektiker hat nicht die Aufgabe, die Hypothese des Mathematikers zu sichern). Discutere questa sua interpretazione sarebbe certo stimolante, se Wieland si fosse premurato di trattare anche delle testimonianze sulla dottrina esoterica che indicano in unaltra direzione (si veda supra, nota 14); ignorare non vale argomentare. Sul libro di Wieland su Platone si veda ora la recensione critica di Krmer, in: Rivista di Fi losofia Neoscolastica, 74 (1982), pp. 579-592. E evidente che Platone non ritie ne gli assiomi matematici indimostrabili in linea di principio, ma solo per la mate matica in se stessa (la congiunzione finch>[$] in Rep. 533 C 1lo dice chia ramente). Inoltre, a Wieland sfugge la sostanziale continuit che in Platone sussi ste fra le diverse facolt conoscitive: esse vengono fondate da quella di loro che, di volta in volta, sovraordinata alle altre ( cos che la dianoia matematica viene fondata dal nous filosofico), e si susseguono luna allaltra in modo non immedia to. Le riflessioni che secondo Wieland contraddistinguono la filosofia anterior mente alla matematica, sarebbero del tutto prive di interesse per la matematica in quanto matematica; se esse costituissero ci che Platone si proponeva, resterebbe enigmatico come mai Platone fu in grado di delineare il programma di una scien za filosofica che unifica tutte le scienze. Diversamente da Wieland, anche W. Burkert, Konstruktion und Seinsstruktur: Praxis und Platonismus in der grie chischen Mathematik, Abhandlungen der Braunschweigischen Wissen- schaflichen Gesellschaft, 34 (1982), pp. 125-141, spec. 132, ha posto recente mente in risalto la pretesa della filosofia platonica di assicurare i fondamenti an che dellaritmetica e della geometria, in quanto dottrina onnicomprensiva della 48 scienza (als umfassende Wissenschaftslehre, die Grundlagen auch der Arithmetik und Geometrie zu sichern), e ha caratterizzato la filosofia platonica come me tamatematica (platonische Philosophie als Meta-Mathematik). Tuttavia Burkert dellidea che Platone non si sia dilungato ad indicare, come ci avvenisse nel dettaglio e perch in questo modo venissero ottenuti risultati univoci (ivi, p. 133: auch nicht ansatzweise gezeigt, ... wie dies imeinzelnen sich ereignet und wieso dabei eindeutige Ergebnisse gewonnen werden). In queste pagine tentia mo di ricostruire, nei loro contenuti, le idee che Platone ebbe su questa fondazio ne. III. La generazione dei numeri in Platone nel suo significato storico 1. Un programma d fondazione ontologica dei numeri naturali Al tempo di Platone, laritmetica e la teoria del numero non hanno conosciuto nessuna crisi dei fondamenti. La scienza ma tematica che sta al centro del paragone della linea quindi evi dentemente la geometria1. Ci nonostante, anche laritmetica esige, secondo Platone, una fondazione: accanto alle tre specie di angolo e alle figure geometriche vengono nominati i concetti di pari e dispari, presupposti dalla matematica in quanto aritmetica12. Pi avanti, peraltro, cerco di provare che quelli che Platone intende con il termine tecnico di presupposti ( .?) non possono essere propriamente concetti; si tratta piuttosto di pro posizioni, nelle quali viene affermata lesistenza delle entit cor rispondenti a questi concetti3. Ma che cosa deve presupporre, a livello di assiomi, laritmeti ca? Se pensiamo alla forma che l aritmetica ha assunto oggi, i suoi presupposti sono contenuti nei cosiddetti cinque assiomi di Peano, che garantiscono lesistenza della serie dei numeri na turali. In realt, il fatto che vi siano numeri naturali indimo strabile con mezzi matematici; la loro esistenza pu essere posta solo assiomaticamente4. In questo senso, si potrebbe dire che la concezione platonica di generazione dei numeri non era intesa a nientaltro, se non a fornire una fondazione filosofica dellesi stenza dei numeri naturali. 1Si veda infra, Parte seconda, III, 4, (a), ove si rimanda a Rep. 510 B 3 ss., D 5 ss., 511 D 2 ss. 2Rep. 510 C ss. 3Cfr. infra. Parte seconda. III, 4, (c). 4Astraggo qui dai tentativi di fondare laritmetica nella teoria degli insiemi, dato che ci sposta solo il problema: gli assiomi della teoria degli insiemi non possono essere dimostrati con mezzi matematici. Ci comunque degno di nota anche dal punto di vista della storia della matematica. Com noto, infatti, i tre libri aritmetici degli Elementi di Euclide (VII-IX) conoscono definizioni, ma non assiomi, diversamente dai libri geometrici, nel primo dei quali alle definizioni, ad esempio del cerchio (I def. 5), seguono postulati, che hanno il compito di porre al sicuro lesistenza del la maggior parte delle costruzioni definite (nel caso del cerchio, chiamato in causa il post. 3). A fondamento di ci sta lidea, senzaltro giusta, per cui le definizioni di per s non garantiscono ancora esistenza. Nel li bro VII, invece, si cercheranno invano postulati5; e, com noto, nella storia della matematica questa lacuna stata colmata solo alla fine del secolo scorso, per mezzo di unassiomatizzazione dellaritmetica. Tale assiomatizzazione manca ancora in Cartesio, la cui geometria analitica aiut la tendenza ad aritmetizzare la geometria a farsi breccia. Ora, penso che il programma di Platone riguardante la ge nerazione dei numeri volesse colmare questa lacuna; e se anche la sua esecuzione, nella quale mi immeter subito, pu risultare nel dettaglio insoddisfacente, tuttavia laver riconosciuto, circa 2200 anni prima di Dedekind e di Peano, la mancanza di una si mile fondazione, rimane un guadagno portentoso6. Certo, non va trascurata una differenza: Platone vuole di pi, rispetto ai matematici moderni; infatti, gli assiomi che si richie dono non devono solo essere stabiliti, ma devono essere dedotti dalla teoria dei principi. 5Ancora nel commento al primo libro degli Elementi di Euclide di Proclo (G. Friedlein, Proclt Diadocht In primum Euclidis Elementorum librum commentarti, Lipsiae 1873, risi. Hildesheim 1967) si legge che i postulati sono qualcosa di spe cificamente geometrico (p. 182, 1. 7: ), mentre le nozioni comuni ( ) sono presupposte anche dallaritmetica. Gli assiomi presentati da Th. Heath, The thirteen Books of Euclids Elements, 3 voll., New York 1956, vol. II, p. 294, come assiomi implicita mente presupposti da Euclide per laritmetica, fra i quali ricordiamo ad esempio lassioma sulla transitivit della relazione di misura, non garantiscono in alcun modo lesistenza dei numeri naturali. 6Gi O. Tplitz, proprio in questo senso, anche se con alcune esitazioni, ha richiamato lattenzione su tale stato di cose. Nel suo fondamentale saggio Das Verhltnis von Mathematik und Ideenlehre bei Plato, Quellen und Studien zur Geschichte der Mathematik, Astronomie und Physik, Abt. B, Vol. I (1929- 5r 2. Il autonomia dellaritmetica Anche un ulteriore aspetto del tentativo platonico di fondare laritmetica ricorda i moderni: la assoluta autonomia dellaritme tica allinterno delle scienze matematiche. Com noto, anche questa autonomia stata universalmente riconosciuta solo alla fine del secolo scorso; loriginalit di Dedekind consiste proprio nel rifiuto deciso di tutti i tentativi che, nella fondazione dellaritmetica, o dellanalisi, si rifanno a rappresentazioni geo metriche7. Questa tendenza si giustamente imposta nel vente simo secolo; e che essa contraddica la concezione di Euclide ri sulta chiaro gi in considerazione di un dato di fatto esteriore, ossia che in Euclide i libri aritmetici (VII-IX con X, che tratta dei valori irrazionali) si collocano fra quelli pianimetrici (I-VI) e quelli stereometrici. a) La priorit dellaritmetica rispetto alla geometria A questo ordinamento euclideo si oppone quello platonico, che si pu reperire nel settimo libro della Repubblica, special- 1931), pp. 3-33, ora in: Becker (curatore), Zur Geschichte der griechischen Mathe matik..., pp. 45-75, spec. 73, si legge quanto segue: Infatti, quando Vieta e Descartes hanno portato a termine lemancipazione dal modo geometrico di esprimersi dei Greci, hanno trascurato di istituire un sistema di assiomi per gli oggetti di calcolo secondo il modello degli assiomi geometrici dei Greci, e questo passo, cio lassiomatizzazione dellaritmetica, stato compiuto solo al finire del diciannovesimo secolo. (Als nmlich Vieta und Descartes die Loslsung von der geometrischen Redeweise der Griechen vollzogen, haben sie es unterlassen, fr die Rechendinge nach dem Muster der geometrischen Axiome der Griechen ein Axiomensystem zu errichten, und diesen Schritt, die Axiomatisierung der Arithmetik, hat erst das endende 19. J ahrhundert nachgeholt); e subito sotto (ivi, p. 74) leggiamo: E possibile che sia stato ... proprio Platone a compiere questa assiomatizzazione, e forse il programma sullessenza della ricerca matema tica, esposto alla fine del VI libro della Repubblica, indica gi in questa direzione. (Mglicherweise ist es ... Plato selbst, der diese Axiomatisierung vollzogen hat, und vielleicht weist das am Ende von Buch VI des Staats aufgestellte Programm ber das Wesen mathematischer Forschung bereits in diese Richtung). Manca no tuttavia argomentazioni pi puntuali. 7 Questo il tenore dello scritto, che abbiamo gi citato, Stetigkeit und irratio nale Gren..., come di quello del 1888 intitolato: Was sind und was sollen die Zahlen?, ora in: Dedekind, Gesammelte mathematische Werke..., voi. I ll, pp. 335-391. 52 mente in 524 D ss. In questo passo, il quinquivio costituito, nella seguente serie successiva, da aritmetica, geometria, stereo metria, e dalle due scienze matematiche applicate astronomia e armonica; laritmetica in prima posizione, poich nel concet to di numero si manifesta nella maniera pi chiara la dialettica dei principi. In generale, le entit geometriche per Platone sono pi complesse di quelle aritmetiche. Ad esempio, nella relazione di Alessandro sul trattato Sul Bene (ilepi ) tramanda ta in Simplicio, si dice in modo inequivocabile che il numero la prima entit matematica, mentre i punti sono unit determi nate localmente: i punti sono unit dotate di posizione8. In questa priorit dei numeri rispetto ai concetti fondamenta li della geometria necessario cogliere, come abbiamo detto, la stupefacente modernit di Platone. Con tale concezione infatti, che ai suoi tempi fu quasi il solo a sostenere9, Platone si avvici nato alla matematica contemporanea persino pi di Eudosso. Naturalmente, anche Platone, come quasi tutta lepoca anti ca, ha limitato il concetto di numero ai numeri naturali. Mo strer tuttavia che, nella filosofa del numero di Platone, piutto sto che nella restante matematica greca, si trova una certa ten denza ad interpretare in senso non-geometrico gli stessi valori ir razionali. b) Linterpretazione non-geometrica dellirrazionale Anche su questo punto Tplitz ha gi richiamato lattenzio ne, senza essere stato, finora, sufficientemente recepito. Alla fine del saggio che abbiamo gi citato, egli scrive a ragione che i ten tativi, da parte di Taylor, di porre in connessione i valori irrazio nali con la Diade indefinita (tentativi ai quali, peraltro, si rife risce criticamente)10, dovrebbero avere un significato molto im portante per la storia della matematica antica. Se vale simile te- 8Test. 23 b Gaiser: ' . 9In verit, anche lamico di Platone Archita considera laritmetica come pi chiara, pi universale e pi scientifica della geometria: si veda H. Diels-W. Kranz, Fragmente der Vorsokratiker, 3 voll., Berlin 1951-19526,47 B 4.. 10Cfr. A. E. Taylor, Forms and Numbers. A study in Flatonic Metaphysics, Mind, 35 (1926), pp. 419-440,36 (1927), pp. 12-33. 53 si leggiamo o anche solo la tendenza che si trova essa, questo significa davvero molto per la matematica greca. Significa che Platone aveva in mente di condurla in qualche modo al con cetto odierno di numero, in una misura che non immediata mente comprensibile a partire da Euclide; e inoltre significa che Aristotele, con la sua battaglia contro di ci, ha spinto la mate matica greca lontano da questa via11. c) Il rifiuto di Aristotele convincente che Tplitz ritenga Aristotele responsabile di aver bloccato la concezione platonica, sebbene si possa pensare anche ad Eudosso. Si tratta di una conseguenza del rifiuto da parte di Aristotele, in linea di principio, della filosofa della ma tematica di Platone: un rifiuto che per molti aspetti stato fata le. Ad esempio, nel programma di quantificazione delle qualit, che Platone illustra nel Timeo, espresso nel suo nocciolo nien te meno che il pensiero di fondo decisivo della moderna scienza della natura1112: essa in debito rispetto ad una simile concezione, tuttaltro che ovvia, di matematizzazione del mondo naturale, non meno che rispetto ad una sperimentazione sistematica, che comunque a Platone era ancora estranea13. Ora, trasformando la successione platonica delle scienze metafisica-matematica-fisica in metafisica-fsica-matemati ca, Aristotele ha lasciato cadere, con la perdita di una certa au tonomia della matematica, appunto questa possibilit di una 11Tplitz, Das Verhltnis..., p. 52 s.: Gilt diese These oder auch nur die in ihr liegende Tendenz, so besagt dies allerdings sehr viel/r die griechische Mathe matik. Es besagt, da Plato imBegriff war, sie in einem aus dem Euklid nicht unmittelbar zu erkennenden Mae irgendwie zu dem heutigen Zahlbegriff hinzufhren, und es besagt weiter, da Aristoteles mit seinem Kampf dagegen die griechische Mathematik von diesem Wege abgedrngt hat. 12Cfr. Tim. 53 C ss. 13Cfr. ivi, 68 D. Non sarebbe difficile mostrare che a fondamento della mo derna scienza naturale non sta in prima linea una forma irriflessa di empirismo, ma, almeno in egual misura, una forma modificata di Platonismo. Qui si ricordi soltanto che anche la richiesta rivoluzionaria, da parte di Cusano nell'Idiota de staticis experimentis, di una quantificazione e metrificazione, ad esempio della medicina e della chimica, era la richiesta di un Platonico. Per una interpretazione matematizzazione della natura*14; e non si pu esprimere altro giudizio se non che questa rinuncia, suggellata ad esempio in Epicuro15, segna un passo indietro sulla via verso la scienza mo derna. evidente, per, che con questa subordinazione della mate matica alla fisica si d unopzione a favore della geometria: sono infatti corpi e grandezze, non numeri, che, in quanto dotati di movimento, costituiscono loggetto della fisica16. Al contrario, come abbiamo visto, in Platone laritmetica precede e domina la geometria. La generazione dei numeri, pertanto, non pu ser virsi di rappresentazioni geometriche. d) Passaggio allanalisi delle fonti Una volta che si sia riconosciuto che il disegno platonico di generazione dei numeri non unastrusit, ma piuttosto rappre senta una concezione che sorpassa la matematica dei tempi di Platone, ci si pu immettere in quelle che concretamente erano le sue idee. In primo luogo, intendo discutere i passi rilevanti che si trovano nei dialoghi; come risulter chiaro, questi passi non trattano della generazione dei numeri, bens della fonda zione ontologica dei pi importanti predicati dei numeri. Plato ne ha evidentemente riservato la concezione della generazione dei numeri alla dottrina orale. 3. 1 passi dei dialoghi sulla fondazione del pan e dispari a) Un passo della Repubblica Abbiamo visto che in Repubblica, 510 C 3, sono presentati della storia della scienza sullo sfondo del Platonismo, si veda ad esempio: C. F. v. Weiszcker, Platonische Naturwissenschaft im Laufe der Geschichte, Gttingen 1971. 14Si veda, ad esempio, Metaph. K 7 di contro a E 1, e Metaph. 1092 b 15 ss. 15Si veda Hsle, Wahrheit und Geschichte..., p. 644 ss. 16Cfr. Oe cael. 268 a 1ss.: La scienza della natura, quasi per la sua massima parte, risulta vertere sui corpi, sulle grandezze, sulle loro affezioni, e sui loro mo vimenti ... ( - ? ? ) 55 quali concetti fondamentali dellaritmetica, da fondarsi filosofi camente, pari e dispari ( /); questi concet ti, in armonia a quanto abbiamo osservato in precedenza, sono nominati prima dei concetti fondamentali della geometria. Come sa chiunque abbia soltanto tenuto in mano Euclide, sono ap punto questi concetti che vengono usati con maggiore frequen za, nellultimo libro di quelli dedicati alla teoria del numero, co me predicati per la caratterizzazione dei diversi numeri naturali. Questa aritmetica diadica antico-pitagorica17. b) Un passo del Parmenide Ora, nel Parmenide si trova un passo, che evidentemente si accorda in modo splendido con il programma della Repubblica. Nella seconda ipotesi del Parmenide, ove viene principalmente 171libri degli Elementi di Euclide sulla teoria del numero non raggiungono il livello degli altri. Qui vogliamo ricordare, come particolarmente degne di nota, le proposizioni IX 20 e IX 36. La proposizione IX 20 dimostra che vi una molte plicit infinita di numeri primi: a partire da una quantit finita di numeri primi P (pj, p2, ... p), si pu formare q = +1, ove q = 1(p), e quindi o esso stes so primo, oppure rappresenta il prodotto di numeri primi non contenuti in P. La proposizione IX 36 mostra che i numeri dalla struttura N =2l (2t+1- 1), ad esempio i numeri 6, 28, 496, sono perfetti, cio sono la somma dei loro propri divisori, se lespressione in parentesi prima: infatti, la somma di tutti i divisori di N evidentemente (1+2*+...+2) (1+(2t+1 1), ossia (2t+1 1) -2t+1=2N). Fra laltro, numerosi problemi direttamente associati a queste proposizioni sono, ancor oggi, irrisolti: ad esempio, il problema se vi sia una molteplicit infinita an che di numeri primi gemelli (pf, p2=Pi+2), oppure se valga in generale linversa di IX 36. Per la precisione, Eulero ha dimostrato che i numeri pari perfetti hanno necessariamente la suddetta struttura: la somma dei divisori di un numero pari N =2 u, dove u un numero naturale dispari, il prodotto di 2t+1 l e della somma dei divisori del fattore dispari, che nel seguito indicheremo con (u); ma questo, s il numero perfetto, =2N, dunque (2t+1 1) a (u) =2t+1 u; ne se gue che a (u) =a 2t+1e u =a ( 2t+1 1); quindi, ora u sicuramente divisibile per mezzo di (2I+1 1) e per mezzo di a; ma la somma dei suoi divisori deve es sere solo =a 2l+1, sicch a=l e 2t+1 1deve essere numero primo. Fino ad oggi per ignoto se vi siano anche numeri dispari perfetti; si conoscono solo condi zioni estremamente restrittive. Sui numeri perfetti, nel loro aspetto storico, si ve da: O. Ore, Number Theory and its History, New York-Toronto-London 1948, pp. 91-96, 359 a; per quanto riguarda il loro aspetto strettamente matematico, si veda ad esempio: A. Scholz-B. Schoeneberg, Einfhrung in die Zahlentheorie, Berlin-New York 1973, p. 29 s. J G illustrata la Diade, ossia il secondo principio dellesoterica di Platone18, si procede in primo luogo a partire dalla determina zione duale delluno che , la quale divenuta necessaria, dopo che nella prima ipotesi si mostrata limpossibilit di un uno completamente trascendente; e appunto, da questa dualit19, Platone riesce ad ottenere una molteplicit infinita ( ... )20, per il fatto che ogni momento della deter minazione duale si integra ripetutamente con il suo momento opposto: infatti luno una parte e lessere una parte della de terminazione da cui si partiti, ossia delluno che 21. In certa misura, qui abbiamo un albero binario, dal quale potrebbero essere generati tutti i numeri naturali; e tuttavia, il discorso non verte su di essi gi qui, ma solo pi tardi, quando in un seconda formulazione del problema, stranamente non mediata22, si pro cede di nuovo a partire dalle due determinazioni delluno e dellessere, alle quali viene aggiunta la terza categoria della di versit, poich chiaramente ciascuna delle due determinazioni diversa dallaltra23. Con ci otteniamo cos dice Platone i numeri due e tre; e si ritiene che dalla loro moltiplicazione, ite rata senza limite, risultino tutti i numeri. Alla domanda di Par menide, se da questo procedimento rimanga fuori un qualche numero (vale a dire: se vi sia un numero, che non venga genera to attraverso di tale procedimento), Aristotele risponde no24. Ora, evidentemente questo falso25; e non soltanto perch i 18Si vedano: Hsle, Wahrheit und Geschichte..., p. 461 ss.; inoltre, . Krmer, Oer Ursprung der Geistmetaphysik, Amsterdam 1964,19672, p. 199; e M. Suhr, Platons Kritik an den Eleaten, Hamburg 1969, p. 36 s. 19Cfr. Parm. 142 E 4 s.; 142 E 7 s.: ... sicch necessario che non vi sia mai luno, poich diventa sempre due? ( ). 20Parm. 143 A 2. 21Ivi, 142 E. 22Ivi, 143 A 4 ss. 23Ivi, 143 B 3ss. 24Ivi, 144 A 2 ss. 25La falsit di questa affermazione probabilmente il motivo per cui Krmer, nella sua recensione collettiva Neues zum Streit um Platons Prinzipientheorie, Philosophische Rundschau, 27 (1980), pp. 1-38, spec. p. 12, scrive a proposito di questo passo: la deduzione della serie numerica non dogmaticamente co gente, ma va intesa come argomentazione ad hoc (die Ableitung der Zahlenreihe numeri primi non possono essere generati per moltiplicazione; attraverso il procedimento platonico si producono piuttosto so lo numeri dalla struttura: 2i-3k(con i, k e N). Becker ha splendidamente risolto la difficolt che qui si pre senta: secondo lui, in questo passo, a Platone interessa la gene razione di tutte le qualit numeriche, e non quella di tutte le quantit numeriche26; e appunto, i tipi principali di numero, che nella matematica di allora erano oggetto di ricerca, riporta no al criterio di suddivisione, per cui i fattori dei rispettivi nu meri possono essere o solo pari, o solo dispari, o sia pari che di spari. Ora, il libro IX di Euclide si costituisce in gran parte di pro posizioni, abbastanza semplici, su numeri dalla struttura rispet tiva e sui loro rapporti reciproci; e Platone si riferisce evidente mente ed in modo esplicito a questi tipi di numero27. Nel passo in questione, dunque, egli intende generare questi tipi di nume ro, e non tutti i numeri naturali. Che poi egli chiami il due e il tre, rispettivamente, numero pari e numero dispari per eccel lenza, comprensibile; infatti, il due e il tre costituiscono dav vero, rispettivamente, il primo numero naturale pari ed il primo numero naturale dispari, poich per lintera epoca antica, e an che per lungo tempo oltre ad essa, luno non era considerato, in generale, un numero28. ist nicht dogmatisch verbindlich, sondern als ad-hoc Argumentation aufzufassen). Vedremo, peraltro, che Platone qui non aveva affatto in mente la deduzione della serie numerica. 26O. Becker, Die Lehre vom Geraden und Ungeraden im neunten Buch der Euklidischen Elemente, Quellen und Studien zur Geschichte der Mathematik, Astronomie und Physik, Abt. B, Bd. III, 1934, pp. 533-553, ora in: Id. (curato re), Zur Geschichte der griechischen Mathematik..., pp. 125-145, spec. 142: auf die Erzeugung smdicher Zahlqualitten, nicht smtlicher Zahlquantitten. 27Cfr. Farm. 143 E 7 s.: Facciamo allora che vi siano i pari volte pari, i dispa ri volte dispari, i dispari volte pari, i pari volte dispari ( re apa - ? ? ?). ,. . ,_ , , 28Si veda, ad esempio, Arist. Metaph. 1088 a 6. Cfr. anche Euclide, VII def. 11 e 13 ; alcune dimostrazioni vengono addotte in Euclide anche due volte: per i numeri veri e propri e poi, separatamente, per luno (cfr. VII 9 e VII 15). Ancora per Cusano, luno numero tanto quanto non numero; in altre parole, per lui luno propriamente solo principio del numero: monas est et non est numerus, sed principium numeri (Nicolai De Cusa, De principio. Ediderunt M. Feigl, H. c) Pari e dispari e principi primi Se si mettono insieme questo passo del Parmenide ed il para gone della linea, emerge con chiarezza che Platone intendeva dare una spiegazione del perch questi due predicati dei numeri fossero di particolare significato nella teoria del numero: una domanda alla quale, secondo lui, la matematica, che semplice- mente si appropria di questi predicati, non risponde, n pu ri spondere per ragioni di principio. Platone si figurato una risposta a questa domanda evidente mente nel senso per cui la dualit dei principi ('v - ? 6 ) si concretizza su piano aritmetico nella coppia pari-di spari ( - )*29 30; secondo Platone, cio, questi principi, in quanto struttura fondamentale di una ontologia generalis, trovano la loro propria specifica applicazione in tutte le sfere dellessere (in natura, nella storia, nelletica, nella politi ca, ma anche sul piano delle entit matematiche50), e nellambito dei predicati della teoria del numero trovano tale applicazione appunto come pari e dispari. Vaupel, P. Wilpert, Padova I960, cap. 32,1. 4). Solo con Pietro Ramo e Simone Stevino, luno inizi ad essere considerato numero: cfr. H. Gericke, Geschichte des Zahlbegriffs, Manheim-Wien-Zrich 1970, p. 29 ss.. 29Sulla proporzione uno : diade =dispari : pari ( : ? = : ), si veda Arist. Phys. 203 a 10 ss. (=Test. 23 A Gaiser); cfr. anche Metaph. 986 a 23 ss., dove riportata anche la proporzione pitagorica uno : molteplicit = quadrato : rettangolo ( : - = : ). Si consulti in proposito Gaiser, Platons..., pp. 54 s., 94. decisiva per la prima associazione la divisibilit dei numeri pari (che li rende espressione della Diade). 30Certo, un limite in linea di principio proprio dellimpostazione del sistema platonico resta il fatto che essa non spiega propriamente il novum al livello di cia scuna sfera di essere, ma in ultima istanza lo deve presupporre. Tuttavia, a partire dalla teoria dei principi, Platone pu dire qualcosa sulle determinazioni interne di queste sfere, sulla base del presupposto che vi sia, qualcosa come, ad esempio, le entit matematiche o gli sviluppi storici. Krmer, Platone..., p. 164, ha di re cente sottolineato questo aspetto con piena ragione: Si ha, dunque, un rapporto di dipendenza unilaterale non rovesciabile, in cui, tuttavia, il piano pi alto offre solamente condizioni necessarie, ma non anche sufficienti per il piano successivo. Infatti, la diade di grande-e-piccolo gioca un ruolo di fondamento in tutti i piani come principio materiale, per senza che la sua differenziazione venga ulterior mente fondata; il novum categoriale rimane, quindi, non spiegato. Krmer di stingue, in questo contesto, un procedimento regressivo ed un procedimento derivativo (ivi, p. 162), e pensa in proposito ai metodi platonici della via in su 59 4. La dottrina non scritta sulla generazione dei numeri dai princi pi Tuttavia, come possiamo evincere specialmente dalle testimo nianze sulla sua dottrina non scritta, lintento di Platone quello di generare dai principi, oltre i predicati dei numeri, anche i nu meri stessi31. a) Principi e numeri, numeri matematici e numeri ideali Da tali testimonianze risulta, in primo luogo, che i principi generatori, ossia Uno ('v) e Diade indefinita ( ? '?), in se stessi non sono ancora numeri32. Questa osservazione in verit triviale: infatti, i principi di un 'ontologia generalis, che fra laltro sono chiamati a fondare anche letica, non possono identificarsi con entit speciali, quali sono i numeri uno e due; ma lo si tenga comunque presente, per evitare fraintendimenti diffusi. Platone per di pi non distingue solo fra principi e numeri, ma introduce i numeri ideali in un ambito che si colloca fra gli uni e gli altri, quindi in una terza sfera. Entro la gerarchia platonica dellessere, che consiste, sempli ficando un po, in principi, Idee, entit matematiche e mondo naturale, ai numeri ideali spetta un posto sul piano delle Idee, mentre ai numeri matematici spetta un posto sul piano delle realt matematiche ( )33. ( ) e della via in gi (?). Si veda in merito, ad esempio, il Test. 10 Gaiser e, naturalmente, Rep. 511 B s. La via in gi rimane, secondo Krmer (ivi, p. 213), necessariamente lacunosa. 31Verosimilmente, Platone si figur la generazione dei numeri come una ge nerazione mediata dai due predicati di numeri, che dovevano essere costituiti pri ma dei singoli numeri, in quanto sono pi generali di essi ed inoltre sono solo due, e scindono la serie dei numeri naturali in due classi completamente disgiun te. In ogni caso, questo quanto d ad intendere il resoconto di Aristotele in Metapb. 1091 a 23 ss. (=Test. 28 b Gaiser). 32Si veda Krmer, Platone..., p. 162; inoltre: R. Seide, Die mathematischen Stellen bei Plutarch, Regensburg 1981 (Diss.), p. 97. 33Che in Platone gli enti matematici abbiano una posizione intermedia (fra i principi e le Idee da un lato, e i sensibili dallaltro), testimoniato da Aristotele, oltre che da altri: cfr. Metaph. 987 b 14 ss. =Test. 22 a Gaiser; Metaph. 1028 b 19 ss. =Test. 28 a Gaiser. Aristotele testimonia, allo stesso modo, che Platone ha di- 60 I principali caratteri distintivi dei numeri ideali sono due: con essi non si possono compiere operazioni, dunque non possono essere addizionati, sottratti, e cos via34; inoltre, giungono solo fino alla decade35. b) Duplice livello della generazione dei numeri In secondo luogo, Platone si figurava, nel dettaglio, la genera zione dei numeri ideali, e analogamente dei numeri matematici, in modo tale che lUno-pricipio-primo costituisse il numero uno (che non identico allUno!) quale principio di tutti i numeri, e quindi in modo tale che tutti gli altri numeri venissero generati a partire dal numero uno per mezzo di unazione sinergica dellUno e della Diade indefinita36. Qui vediamo due livelli, sui quali si pu parlare di principi dei numeri. Sul primo livello, ancora ontologico-generale, sono causa dei numeri i principi logici di unit e molteplicit. Sul secondo livello, una volta generato il numero uno, vengo no generati i restanti numeri; qui sono principi il numero uno, dunque non lUnit, bens il suo corrispettivo aritmetico, e la Diade indefinita, aritmeticamente attiva. stinto fra numeri matematici ed ideali: cfr. Metaph. 1080 a 12 ss. =Test. 59 Gaiser; Metaph. 1083 a 20 ss. =Test. 56 Gaiser; Metaph. 1086 a 2 ss. =Test. 57 Gaiser; Metaph. 1090 b 32 ss. =Test. 28 b Gaiser; si veda anche Siriano: G. Kroll, Syriani in Aristotelis Metaphysica commentarla, Berolini 1902, rist. 1960, p. 159,1.33 ss. (-Test. 58 Gaiser). Mi sembra che non si possa pi giustamente du bitare, specie dopo le ampie ricostruzioni di Gaiser, Platons..., p. 89 ss., che i ri spettivi resoconti siano attendibili. Largomento di Platone a favore di una distin zione categoriale fra entit matematiche da un lato, e Idee (anche delle entit ma tematiche) dallaltro, consisteva nel fatto che vi pu essere solo una Idea del cer chio, del numero 3, e cos via, mentre le operazioni matematiche di frequente presuppongono lesistenza di pi cerchi matematici, di pi numeri matematici 3, come ad esempio laddizione 3+3 (cfr. Metaph. 987 b 17 =Test. 22 a Gaiser; sul la rilevanza dellargomento, si veda infra, IV, nota 10). 34 Per un esempio, cfr. Arist. Metaph. 1080 a 19 ss. (=Test. 59 Gaiser) e 1083 a 34 ss. (=Test. 56 Gaiser). 33Cfr. Arist. Phys. 206 b 32 s. (=Test. 24 Gaiser), non meno che Metaph. 1073 a 20 s. (=Test. 62 Gaiser) e 1084 a 12 ss., 25 ss. (=Test. 61 Gaiser). 36Cfr. Sesto Empirico, Adv. Math. X 276 s. (=Test. 32 Gaiser). Ledizione ca nonica a cui si fa riferimento quella a cura di H. Mutschmann-J. Mau: Sexti Empirici Opera, 3 voli., Lipsiae 1912-1952, III (1954,19612). 61 La distinzione fra i due piani importante. Si vedr che, ad esempio, la concezione hegeliana della generazione dei numeri corrisponde principalmente al primo livello di Platone, mentre, al contrario, gli assiomi di Peano forniscono una risposta alla domanda che si pone al secondo livello37. c) Unit e Dualit al primo livello Sul primo livello, la riflessione platonica si aggancia al fatto che ciascun numero maggiore di uno costituisce ununit di unit e molteplicit, in quanto, da una parte, consiste di molte plici unit, ma daltra parte anchesso ununit38. Da principio di molteplicit funge la Diade indefinita. 37In effetti, nella tradizione aritmetica neoplatonizzante abbiamo due diversi tipi di definizione di numero, che corrispondono ai due livelli: una definizione si riferisce ai principi ontologici deHUnit (v/) e della Molteplicit; laltra, invece, alluno aritmetico come punto di partenza della serie numerica. Al primo tipo appartiene ad esempio la definizione del numero come molteplicit limitata, quale si trova, per esempio, in Nicomaco (R. Hoche, Nicomachi Geraseni Pytha- gorei Introductions arithmeticae libri II, Lipsiae 1886,1,7, p. 13,1. 7) dove leggia mo: il numero molteplicit definita ( ? ). Se condo il commentario a Nicomaco di Giamblico (H. Pistelli, Iamblichi In Nico- machiarithmeticam introductionem liber, Lipsiae 1894, p. 10,1. 17), questa defini zione risale ad Eudosso; cfr. anche Arisi. Metaph. 1020 a 13. Al secondo tipo ap partiene invece la definizione per cui il numero procede a partire dalluno, al mo do di unaddizione iterata. Si veda, ad esempio, Teone di Smirne (E. Hiller, Theo- nis Smyrnei Philosophi Platonici Expositio rerum mathematicarum ad legendum Platonem utilium, Lipsiae 1878, p. 18,1. 3 ss.), ove si legge: il numero un com posto di unit, ossia una progressione di molteplicit che comincia dallunit e una regressione che termina allunit ( , * ); cfr. anche Proclo, In prim. Eucl., p. 6,1. 15 s. Friedlein, do ve si dice: infatti il numero, cominciando dallunit, presenta un accrescimento senza interruzione ( ? ). Nella definizione di numero di Euclide, si trovano momen ti di entrambi i tipi di definizione; nel libro VII, de/. 2, leggiamo: il numero la molteplicit composta di unit ( t ). 38Cfr. G. Bhme, Zeit und Zahl. Studien zur Zeittheorie bet Platon, Aristoteles, Leibniz und Kant, Frankfurt 1974, p. 130: Per dirla in breve, la funzione siste matica del numero quella di operare la mediazione fra i due principi pi alti di questa filosofia, cio lUno e la Diade indefinita, lo v e la . (Kurz gesagt, ist es die systematische Funktion der Zahl, die Vermittlung zu leisten 62 Aristotele coglie proprio nella sostituzione della molteplicit illimitata con la dualit una delle pi importanti innovazioni di Platone nei confronti dei Pitagorici39. Qui si fa chiaro, una volta di pi, perch la Diade indefinita non possa essere identica al numero due: non infatti principio solo del due, ma di tutti i numeri maggiori di uno; si manifesta allinterno della serie numerica per la prima volta nel numero due, nei confronti del quale possiede una particolare affinit: ma non si manifesta soltanto in esso40. Occorre fra laltro distingue re due dati di fatto, ossia che, da un lato, ci sono due principi, e, dallaltro lato, il secondo principio anche principio di dualit; ci sono dunque due dualit, che secondo Platone sono presup posto del concetto di numero. zwischen den beiden obersten Prinzipien dieser Philosophie, dem und der ? ?, dem Einen und der unbestimmten Zweiheit). Si veda soprattutto ivi, pp. 130-144, con speciale riferimento a Platone, Filebo, 16 E ss., 24 E ss. 39Metapb. 987 b 25 s. (=Test. 22 a Gaiser): caratteristico (sai. di Plato ne) aver ritenuto una diade il sostituto dellillimite in quanto uno, e rillimite co stituito di grande e piccolo (t 6 u>? vo? , , tout ). 40Cfr. . Oehler, Oer entmytologisierte Platon. Zur Lage der Platonforschung, Zeitschrift fr philosophische Forschung, 19 (1965), pp. 393-420, contenuto anche in: Id., Antike Philosophie und byzantinische Mittelalter, Mnchen 1969, pp. 66-94, oltre che in: J . Wippern (curatore), Das Problem der ungeschriebenen Lehre Platons, Darmstadt 1972, pp. 95-129, spec. 117: La dualit principio della molteplicit. Il due il primo caso di moltitudine. Da esso tutte le altre mol teplicit prendono inizio. Esso stesso, per, come numero due, gi fissato, deli mitato. Esso stesso non procede verso unillimitata moltiplicazione. Perci Plato ne non ha ritenuto questo, il numero due, principio della molteplicit, bens la Diade indefinita. (Die Zweiheit ist Prinzip der Vielheit. Die Zwei ist der erste Fall einer Menge. Mit ihr nehmen alle anderen Vielheiten ihren Anfang. Sie selbst aber, als Zahl Zwei, ist bereits festgelegt, ist begrenzt. Sie selbst schreitet nicht fort zu unbestimmter Vervielfltigung. Deshalb mache Platon nicht sie, die Zahl Zwei, zum Prinzip der Vielheit, sondern die Unbestimmte Zweiheit). Una posizione particolare del numero due si trova ancora in Cusano, De princ., cap. 31, 1. 14 s. Feigl-Vaupel-Wilpert. Essa viene fondata sulla base del fatto che il due, in quanto madre della molteplicit, non n molteplicit n unit (dualita- tem neque unitatem neque multitudinem). Si veda anche ivi, cap. 32,1.1 ss., ove ha luogo un esplicito riferimento alla teoria dei principi di Platone. 63 d) Diairesi o dicotomia al secondo livello Ora, al secondo livello si pone il problema della generazione dei numeri a partire dal numero uno. Questa generazione non fu concepita come una specie di addizione iterata, cosa che dal punto di vista odierno sarebbe ovvia, ma almeno per i numeri ideali fu concepita come una specie di diairesi duale, cio di dicotomia. Oggi non si pu pi stabilire con sicurezza quale aspetto essa avesse nel dettaglio. Tuttavia, si possono accettare come sue illu strazioni plausibili i tentativi di ricostruirla proposti da Stenzel41 e Becker42pi di mezzo secolo fa, che malgrado talune differen ze nel dettaglio concordano nel richiamare nella propria struttu ra di fondo, anche se sono meno semplici, i moderni alberi gra fici. Certo, questi tentativi restano lacunosi, in quanto tendono a sorvolare sulla differenza fra numeri matematici e numeri ideali; e per di pi, in essi rimane senza spiegazione il motivo per cui i numeri ideali sono limitati alla Decade. e) La Decade e la Tetrade Che i numeri ideali fossero limitati nel loro numero, si pu spiegare a mio avviso in virt della necessit che, per Platone, il 41Zahl und Gestalt bei Platon und Aristoteles, Leipzig-Berlin 1924, 19332, p. 30 ss. 42Die diairetische Erzeugung der platonischen Idealzahlen, Quellen und Stu dien zur Geschichte der Mathematik, Astronomie und Physik, Abt. B, 1(1931), pp. 464-501. Becker si riallaccia criticamente a Stenzel e, di contro a lui, produce alcune precisazioni degne di nota. Becker ha ulteriormente articolato il suo pen siero nella trattazione: Zum Problem der platonischen Idealzahlen (Eine Ketrakta- tion), in: Id., Zwei Untersuchungen zur antiken Logik, Wiesbaden 1957 (=Klas sisch-Philologische Studien, a cura di H. Herter e W. Schmidt, 17, pp. 1-22). In questultimo saggio, Becker fra laltro si corregge riguardo al fatto che per illu strare la generazione dei numeri verosimilmente fu usata, al posto di schemi a forma di albero genealogico, una linea, per lo pi in posizione orizzontale, che veniva divisa in segmenti in corrispondenza delle sottospecie di una specie {ivi, p. 16). Becker, ivi, p. 8, spiega la difficile espressione di Metaph. 987 b 34, , nel senso di eccetto i primi (due) numeri, cio luno e il due, dando uninterpretazione che problematica, ma non impossibile. Tradurre nu meri primi, infatti, non ha alcun senso dal punto di vista matematico. campo dei numeri ideali consti di un numero finito di elementi, in quanto si inserisce fra i due principi ed i numeri naturali di ti po matematico, che si possono enumerare allinfinito. Questo per non dice perch Platone si sia deciso proprio in favore della Decade. Gaiser, nella sua proposta di ricostruzione, ha tentato di chiarire appunto questo stato di cose43. Secondo lui, nei numeri ideali di Platone prefigurata la struttura dimen sionale del mondo; dato che lo sviluppo delle dimensioni com pleto nella Tetrade (Unit-Lunghezza-Larghezza-Profondit)44, la Tetrade, ovvero la Decade, che come somma dei primi quat tro numeri era ritenuta gi dai Pitagorici numero perfetto45, do veva essere contraddistinta, e lo era appunto come limite dei nu meri ideali. Questo argomento di Gaiser plausibile; ma con esso, la contraddistinzione della Tetrade o Decade viene fondata solo induttivamente, sulla via dialettica in su ( ): Platone ha concluso ad una determinata strutturazione dei numeri ideali a partire dal numero delle dimensioni fenomenologicamente da to; invece, essa dovrebbe venir fondata anche deduttivamente, a partire dai principi, e Platone non lo fa, anche perch una cosa molto diffcile da fare. Qui si impone inoltre la domanda sul perch Platone non ab bia contraddistinto direttamente la Tetrade: non facile capire il motivo per cui la sua somma debba ricoprire un certo ruolo allinterno dei numeri ideali: se la Tetrade stessa non lo ricopre, perch non lo dovrebbe ricoprire, per esempio, il suo prodotto? La spiegazione che Gaiser ha fornito in merito , come egli stes- 34 43Cfr. Gaiser,Platons..., pp. 115 ss. 44Cfr. Sesto Empirico, Adv. Math. X 278 ss. (=Test. 32 Gaiser); e Gaiser, Platons..., p. 44 ss. Si veda inoltre: P. Lang, De Speusippi Academici Script is, Bonn 1911, rist. Darmstadt 1965, Fr. 4 (=M. Isnardi Parente, Speusippo. Frammenti, Napoli 1980, Fr. 122), che corrisponde a: V. De Falco, lamblichi Theologumena arithmeticae, Lipsiae 1922, pp. 82,1. 10-85,1. 23. 45Naturalmente in un senso diverso da quello euclideo (su cui cfr. supra, nota 17). Si veda Th. Heath, A Manual of greek Mathematics, New York 1963, pp. 41- 43. Sulla contraddistinzione della decade in Filolao e Archita, cfr. Diels-Kranz, Fragmente..., 44 B 11 e 47 B 5; su Filolao si veda: E. Frank, Plato und die sogenannten Pythagoreer, Halle 1923, p. 309 ss. Questo argomento, secondo cui la decade si contraddistingue in quanto somma dei primi quattro numeri, si trova esplicitamente, anche se accanto ad altri argomenti, nel fr. 58 B 15 Diels-Kranz. 65 so ammette, problematica, dal punto di vista dei contenuti, non meno che da quello filologico46. Mi sembra molto pi verosimi le, che dietro la violenza del passaggio dalla tetrade alla decade stia la volont di fondare il sistema numerico decadico47. Cer to, il sistema decadico riporta al numero delle dita, che di na tura contingente48; una delle parole greche per dire contare ne , che letteralmente si dovrebbe tradurre cinquare: quindi chiaro perch il cinque, o anche il dieci, potessero ri sultare numeri di particolare importanza. Da ci segue che noi, oggi, possiamo prendere atto di questa contraddistinzione della decade con mero interesse storico. Nondimeno, essa ha avuto la forza di produrre effetti: il tentati vo forzato, da parte di Aristotele, di aumentare il numero delle categorie dalle quattro unicamente importanti a dieci, pu con ogni evidenza essere compreso solo sullo sfondo di questa con traddistinzione ontologica della Decina, che risale allAccademia di Platone e, ancora pi indietro, ai Pitagorici. f) La Diade e lirrazionale La Diade ( ' ) di Platone non solo responsabile della ge nerazione dei numeri ideali e di quelli naturali a partire dallUno (V): secondo Platone, la Diade, alla quale erano ricondotti en tro il sistema accademico delle categorie i predicati di relazione a due posti49, diviene sempre pi dominante nellarticolazione dei rapporti, delle grandezze razionali e allo stesso tempo di quelle irrazionali50, che com noto i Greci non consideravano 46Cfr. Gaiser, Platons..., pp. 119 ss., spec. 121. 47Cos sostiene, almeno, O. Becker in un contributo pi tardo, Versuch einer neuen Interpretation der platonischen Ideenzahlen, Archiv fr Geschichte der Philosophie, 45 (1963), pp. 119-124, comparso contemporaneamente al libro di Gaiser. 48Si veda gi ps. Arist. Probi. 910 b 24 ss. 49Cfr. Ermodoro Fr. 7, in: M. Isnardi-Parente, Senocrate-Ermodoro. Fram menti, Napoli 1982 (=Test. 31 Gaiser), e Sesto Empirico, Adv. Math. X 263 ss. (=Test. 32 Gaiser), non meno che Diogene Laerzio, III, 104 s., 108 s., insieme a Codex Marcianus 23,67,68 (=Test. 43 e 44 Gaiser). 50Cfr. Arist. Metaph. 1020 b 26 ss. (=Test. 35 Gaiser); Pappus (Ab 'Oth- man al-Damashki), In decimum Euclidis Elementorum librum commentarla, I 9, 13; 71 s., 76 s. delledizione a cura di W. Thomson e G. J unge: The Commentary of Pappus on Book X of Euclids Elements, Harvard Semitic Series 8, Cambridge 66 numeri. A prescindere da questultimo punto, la Diade ricorda quindi il concetto di sezione di Dedekind; infatti, allo stesso mo do della Diade, la sezione garantisce lesistenza di grandezze ir razionali. Ma in aggiunta a ci interessante che gi in Platone, grazie alla Diade, venga stabilita una certa continuit fra i nume ri naturali e le grandezze, razionali ed irrazionali: una continuit che com noto era estranea alla matematica antica, e che solo in quella moderna ha ricevuto riconoscimento generale. La teoria di Dedekind dei numeri irrazionali rappresenta allinterno di questa evoluzione un preciso punto culminante. Ma questa continuit implicita nel punto di vista di Platone, secondo cui nel numero due gi in azione quel principio che nei rapporti assolutamente irrazionali si sviluppa nel modo pi puro*31. La Diade di Platone si potrebbe dunque interpretare come un prodromo del concetto di sezione di Dedekind nei seguenti termini: in questultimo stato portato a concettualit ci che nella prima si annunciava in maniera ancora molto astratta, pi filosofica che matematica, vale a dire il pensiero per cui fra i nu meri naturali e le altre grandezze non sussiste una profonda ce sura, ma un nesso da cogliersi in modo puramente aritmetico32. Mass.1930, rist. New York 1968 (=Test. 67 b Gaiser); Gaiser, Platons..., pp. 24 s.,71s., 143 s. 31Con Gaiser, ivi, pp. 24,71, intendo per rapporti assolutamente irraziona li quei rapporti che non divengono commensurabili nemmeno se elevati alla ter za potenza: alla potenza, cio, che associata al corporeo, dunque a quella che per i Greci era lultima dimensione. 32Varrebbe la pena studiare nel dettaglio il nesso fra la Diade di Platone e il concetto di sezione di Dedekind; ma qui ci non rientra nei nostri scopi. deci sivo un fatto cui gi Taylor, Forms and Numbers..., si richiamato, ossia che lal tro nome della Diade indefinita, cio Grande e Piccolo (-), si adatta perfettamente allalgoritmo euclideo, con il quale vengono introdotti valo ri irrazionali in maniera puramente aritmetica: infatti, due valori fra loro successi vi di quoziente di numero della diagonale e di numero del lato (ove ln+i =ln+dn e d +1=2l +d) sono alternativamente pi grandi e pi piccoli del preciso valo re di 2. Ma i concetti di pi grande e pi piccolo hanno importanza anche nella definizione di sezione di Dedekind. Fra laltro, gi Tplitz, Das Verhltnis..., p. 74 s., si richiamato ad un nesso fra la Diade platonica e la sezione di Dedekind. In un altro punto, Tplitz pone giustamente laccento sul fatto che in Euclide V sicurissimamente non si dice nulla del desiderio o della possibilit di generare queste entit a partire dai numeri interi (ganz gewi nirgends etwas davon erwhnt [ist], da man diese Wesenheiten aus den ganzen Zahlen erzeugen mchte oder knnte) (ivi, p. 52); si potrebbe tuttavia aggiungere che in Platone si trova comunque il pensiero di generare i numeri interi e i valori irrazionali da gli stessi principi. Fra laltro, possibile che Platone si sia figurato il passaggio ai valori irrazionali sulla scorta del modello delle dimensioni, come suppone Gaiser, Platons..., pp. 24 s., 71 s., 143 s., bench non mi sembri necessario trarre lipotesi di Gaiser da quanto si accerta dalle testimonianze. Le entit della dottrina eudos- siana delle proporzioni comprendono, in ogni caso, realt sia aritmetiche, sia geo metriche; e proprio in Platone, evidente la superiorit dellaritmetica rispetto alla geometria. Solo nella testimonianza di Porfirio sulla divisione del cubito, contenuta in Simplicio (H. Diels, Simplicii In Aristotelis Physicorum libros commentala, Berolini 1882-1895, risi. 1954, p. 453,1. 31 =Test. 23 B Gaiser), si procede chiaramente a partire da una rappresentazione geometrica, che poi viene trasferita ai numeri. IV. La filosofia dei numeri di Platone nel suo significato filosofico e matematico 1. Il confronto con concezioni pi tarde Per valutare criticamente la concezione platonica della gene razione dei numeri dallUno e dalla Diade, si offre prima di tut to la possibilit di indicare se idee simili si trovino anche in con cezioni decisamente pi tarde, e perfino attuali. In effetti, inten do mostrare che la maniera in cui si introducono nella matema tica odierna i numeri naturali, cio la loro introduzione attraver so gli assiomi di Peano, pu essere intesa come una articolazio ne della concezione platonica, di una concezione, quindi, che merita un posto significativo nella preistoria degli assiomi di Peano1. Di seguito discuter un altro problema, cio fino a che punto sia possibile interpretare il sistema binario progettato da Leibniz come un tardo erede del programma platonico di riduzione del la molteplicit illimitata alla dualit12. Ma oltre a queste corrispondenze nella matematica moderna degno di nota il fatto che anche nella moderna filosofia della matematica, e per la precisione in Brouwer, si trovino riflessioni che, similmente a quelle di Platone, attribuiscono espressamente al principio della dualit una funzione costitutiva per la mate matica. Certo, la filosofa della matematica di Brouwer nei suoi fon damenti ontologici senzaltro opposta a quella platonica, anche se materialmente possiede varie cose in comune con essa3. Inve ce, a proposito della filosofia della matematica di Hegel, si pu parlare di estese corrispondenze con Platone, non solo per quanto riguarda linterpretazione di singole strutture matemati- 1Infra, punto 3. 2Infra, punto 4. 3Infra, punto 5. 70 che, ma anche riguardo alla base ontologica della matematica, al suo posto nel sistema, e alla determinazione del suo rapporto con la filosofa. Lidealismo hegeliano , fino ad oggi, l ultimo rappresentante significativo di quel tipo di filosofa, cui si pu riportare anche il sistema di Platone: Platone e Hegel rientrano, come il Neoplatonismo della tarda antichit e del medioevo, nella tradizione dellIdealismo oggettivo. Il tentativo di una va lorizzazione comprensiva non solo di alcune singole riflessioni di Platone, ma anche dellassetto globale della sua filosofa della matematica un tentativo che qui non ci si propone, anche se dovr essere schizzato nei suoi contorni dovrebbe pertanto riallacciarsi principalmente a Hegel. Per motivi cronologici, intendo quindi come prima cosa illu strare quali momenti della filosofia della matematica di Platone siano ancora attivi in quella di Hegel, e soprattutto, in armonia con il tema di questo saggio, far emergere quanto vi sia di plato nico nel concetto hegeliano di numero4. 2. Platone e Hegel: collocazione nel sistema e fondazione nellessere della matematica e del numero a) Il problema di una filosofa della matematica in Hegel Negli ultimi tempi, i paralleli fra il sistema di Platone e quel lo di Hegel, riscontrabili non solo nelle macro-strutture, ma an che in molti particolari singoli, sono stati oggetto di esposizioni ripetute5. Tuttavia, proprio la filosofa della matematica dei due pensatori costituisce lambito di sistema che meno di frequente stato messo a confronto. Ci si connette di sicuro alla mancanza, a tuttoggi, di una ri cerca approfondita sulla filosofa della matematica di Hegel6. Di questa mancanza ci sono diverse ragioni: in primo luogo, il fatto 4Infra, punto 2. 5Cfr. Hsle, Wahrheit und Geschichte..., dove ho citato molta altra letteratu ra; e Krmer, Alatone..., pp. 282-302. 6Ho continuato negli anni seguenti a questo saggio a lavorare sulla filosofia della matematica allinterno della tradizione idealistica. Si vedano ora i saggi su Hegel: Raut, Zeit, Bewegung, in: M. J . Petry (curatore), Hegel und die Natur wissenschaften, Stuttgart-Bad Cannstatt 1987, pp. 247-292, spec. 253-273; e su Nicol Cusano: Platonism and Anti-Platonism in Nicholas of Cusa's Philosophy of 71 che una simile ricerca presupporrebbe una buona conoscenza sia del sistema hegeliano, sia della storia della matematica alme no fino al diciannovesimo secolo; e in secondo luogo, il fatto che la filosofia della matematica di Hegel quasi lunica disciplina filosofica che, allinterno del suo sistema, non ha propriamente alcun posto preciso. b) Il difficile inserimento della matematica nel sistema hegeliano Indichiamo in breve la ragione di questo fatto, poich finora non stato constatato, n chiarito. I sistemi dellIdealismo og gettivo si suddividono essenzialmente in due gruppi. Secondo luno, lambito delle Idee passa nella Natura in ma niera continua, lineare, ed in questo passaggio lo Spirito o lAnima rappresentano un livello di mediazione: a questo siste ma emanazionistico appartengono il Neoplatonismo e, mal grado alcune tendenze contrastanti, anche la filosofa di Platone. Per Hegel, viceversa, lIdea esce da s anzitutto nel suo Al tro, cio nella Natura, per poi ritornare a s come Spirito; lo Spirito non quindi mezzo, bens fine, telos. Questa concezione dialettica ha il grande vantaggio filosofico di chiarire in certa misura il problema del perch lambito dellIdea, che conside rato comunque assoluto, debba anche passare nella finitezza7: un problema che nella variante emanazionistica del sistema ri mane privo di soluzione, ed in ultima istanza irresolubile. Tutta via non si pu negare che in questultima linserimento delle en tit matematiche nellordine sistematico sia decisamente pi semplice: per Platone, come per i Neoplatonici, gli enti matema tici ( ) mediano, come lAnima, fra lambito dellon tologia e quello della natura. Ma una soluzione del genere vie tata ad Hegel, per il quale lIdea, in quanto dialettica, deve pas sare prima di tutto proprio nel suo contrario, cio nella Natura; in questo caso, una sfera intermedia non ha pi nessun senso. Mathematics, Graduate Philosophy J ournal, 13/ 2 (1990), pp. 79-112. 7 Si veda in merito D. Wandschneider-V. Hsle, Die Entuerung der Idee zur Natur und ihre zeitliche Entfaltung als Geist bei Hegel, Hegel Studien, 18 (1983), pp. 173-199. 71- Ma allora dove rientrano le entit matematiche, ad esempio i singoli numeri? Non certo nellambito dellIdea. Infatti, anche se il Numero una categoria della Scienza della Logica, i singoli numeri non lo sono: la loro logica una logica non dia lettica, e perci completamente diversa da quella delle stesse determinazioni ontologiche. Ma anche nella filosofia del reale non si riuscir pi di tanto ad introdurre i numeri: essi sono pi astratti persino rispetto al lo spazio, che la prima categoria della filosofia della Natura8. c) La posizione intermedia degli enti matematici Queste aporie possono bastare per porre in chiaro che, in Hegel, la filosofia della matematica ha perduto, in confronto a Platone, la sua precisa collocazione sistematica. Si d il caso, per, che nelle sparpagliate affermazioni di Hegel sulla matema tica si trovino molti elementi platonici, anche e appunto per quanto riguarda la posizione intermedia degli enti matematici, sebbene pensieri del genere, nel sistema hegeliano, siano di diffi cile comprensione. Tale posizione intermedia sussiste secondo Hegel sia in cam po ontologico, per quanto concerne il modo di essere, ad esem pio, dei numeri, sia in campo gnoseologico, in riferimento, dun que, al tipo matematico di pensiero. I numeri sono sostiene Hegel in esplicita connessione alla concezione platonica qual cosa che si colloca fra il concettuale puro e lesteriore, il sensibi le: ... il numero, questa esteriorit interna ed astratta ... costi tuisce lultimo livello della incompletezza, quello di cogliere luniversale affetto dal sensibile. Gli Antichi hanno avuto preci sa coscienza che il numero si colloca nel mezzo fra il sensibile ed il pensiero. Aristotele cita da Platone (Metafisica, 15) lafferma- 8 Nelledizione berlinese della Enzyklopdie der philosophischen Wissen schaften, la prima parte della Filosofia della Natura intitolata Meccanica, mentre in quella di Heidelberg porta ancora il titolo di Matematica. Mi chiedo se questo sia un segno del fatto che, in un primo tempo, Hegel sia stato dellidea che la filosofia della matematica fosse una parte della filosofia della natura, e che in un secondo tempo abbia respinto questidea. In ogni caso, sui problemi che Hegel ebbe con la filosofia della matematica, si veda la terza edizione dell Enzyklopdie (dora in poi: Enz.3), S 259, Nota. zione che oltre al sensibile e alle Idee le determinazioni matema tiche delle cose hanno una posizione intermedia...9. Hegel quindi loda il fatto che gli Antichi abbiano distinto fra Monade (govd) o Diade ( ) da un lato, ed i numeri imo o due dallaltro, perch lo considera segno di profonda coscienza nei confronti della differenza fra ontologia e matematica: di una coscienza, che ad avviso di Hegel andata deplorevolmente per duta nei tentativi a lui contemporanei di trasferire in filosofa, senza tanti giri di parole, i concetti matematici: ... E stato gi citato riguardo a quelle espressioni numeriche ... il fatto che i Pitagorici hanno distinto fra la Monade e luno; essi hanno rite nuto la Monade pensiero, e luno, invece, numero; allo stesso modo, hanno considerato il due come ci che aritmetico, e la Diade come il pensiero dellindefinito. Questi Antichi hanno capito prima di tutto, molto correttamente, linsufficienza delle forme numeriche in rapporto alle determinazioni di pensiero, e non meno correttamente hanno inoltre preteso per il pensiero la sua propria espressione, invece di quel primo espediente; quan to sono proceduti oltre nella loro riflessione rispetto a quelli che oggigiorno ritengono alcunch di lodevole, anzi, alcunch di fondato e profondo, porre di nuovo numeri e determinazioni numeriche ... al posto delle determinazioni di pensiero . . . 10. 9Wissenschaft der Logik, 5. 245 (tutte le citazioni da Hegel seguiranno ledi zione Theorie delle opere, Frankfurt 1969 ss., con indicazione del volume e della pagina): Die Zahl, diese innerliche, abstrakte uerlichkeit ... Sie macht die letzte Stufe der Unvollkommenheit aus, das Allgemeine mit Sinnlichem behaftet zu fassen. Die Alten haben das bestimmte Bewutsein darber gehabt, da die Zahl zwischen dem Sinnlichen und dem Gedanken in der Mitte stehe. Aristoteles fhrt es von Platon an (Metaphysik I, 5), da derselbe sage, da auer dem Sinnlichen und den Ideen die mathematischen Bestimmungen der Dinge dazwischenstehen .... Cfr. anche le Vorlesungen ber die Geschichte der Philosophie, 18. 235 ss., e Enz.3, 104, Nota (dalla Enzyklopdie cito secondo la numerazione dei paragrafi, poich uguale in tutte le sue edizioni). 10Wiss. d. Logik, 5. 246: es wird schon, in Ansehung jener Zahlausdrcke ... angefhrt, da die Pythagoreer zwischen der Monas und dem Eins unterschieden haben; die Monas haben sie als den Gedanken genommen, das Eins aber als die Zahl; ebenso die Zwei fr das Arithmetische, die Dyas ... fr den Gedanken des Unbestimmten. Diese Alten sahen frs erste das Ungengende der Zahl formen fr Gedankenbestimmungen sehr richtig ein, und ebenso richtig forderten sie ferner statt jenes ersten Notbehelfs fr Gedanken den 74 d) La posizione intermedia della conoscenza matematica Secondo Hegel, alla posizione intermedia dei numeri fra il concettuale e l esteriore corrisponde la posizione intermedia della conoscenza matematica, che sovraordinata a quella empi rica, ma subordinata a quella filosofica: proprio come per Plato- eigentmlichen Ausdruck; um wieviel weiter waren sie in ihrem Nachdenken gekommen als die, welche heutigentags wieder Zahlen selbst und Zahl bestimmungen ... an die Stelle von Gedankenbestimmungen zu setzen ... fr etwas Lbliches, ja Grndliches und Tiefes halten. La difesa da parte di Hegel della distinzione platonica fra la categoria dellunit ed il numero uno (una di stinzione che si trova anche nel Neoplatonismo, come emerge ad esempio da Teone di Smirne, Expos, rer. math., p. 21,1. 7 ss. Hiller) in effetti illuminante; la differenza fra le due determinazioni sar riconosciuta da una dottrina delle ca tegorie che sia tale da impegnarsi seriamente sul problema. Cos si legge, ad esempio, nella Philosophie der Arithmetik di Husserl, alla p. 134 delledizione a cura di L. Eley, Den Haag 1970 (=Husserliana XII): Il concetto di numero uno infatti da distinguere bene dal concetto di unit. (Der Begriff der Zahl Eins ist nhmlich wohl zu unterscheiden von dem Begriffe der Einheit). In H. Rickert inoltre si trova, pur senza alcun riferimento a Platone, unulteriore distinzione, del tutto analoga alla differenziazione platonica fra numeri ideali e matematici (come, in generale, fra le Idee di entit matematiche e le entit matematiche in se stesse). Per Rickert, non meno che per Platone, il fatto che vi siano molti uno, molti due, molti tre e cos via, un motivo per distinguere fra concetto di nume ro e numeri; e proprio come in Platone (si veda supra, III, nota 33), anche secon do Rickert possibile contare solo con i numeri, e non con i concetti di numero (che corrispondono ai numeri ideali di a Platone, che appunto sono inaddizio- nabili, ), Nellopera Das Eine, die Einheit, und die Eins, Tbingen 1924, p. 70, Rickert scrive: Ci sono tanti uno quanti se ne vogliano, tanti due quanti se ne vogliano, e cos via, e tutti ricadono come esemplari sotto i concetti delluno, del due, e cos via, anche se, evidentemente, vi pu essere solo un con cetto di uno, un concetto di due, e cos via ... Dunque, il concetto del numero non pu coincidere con il numero medesimo ... Solo con i numeri medesimi si pu calcolare ... Una teoria articolata del numero dovrebbe fare premurosamen te attenzione a queste diversit. (Es gibt beliebig viele Eins, beliebig viele Zwei usw., die alle als Exemplare unter die Begriffe der Eins, der Zwei usw. fallen, wenn es auch selbstverstndlich nur je einen Begriff der Eins, einen Begriff der Zwei usw. geben kann ... Also kann der Begriff der Zahl nicht mit der Zahl selbst zusammenfallen ... Nur mit den Zahlen selbst kann man rechnen ... Eine ausgefhrte Theorie der Zahl wrde diese Unterschiede sorgfltig zu berck sichtigen haben). Qui si fa ancora pi chiaro il fatto che la limitazione da parte di Platone dei numeri ideali alla Decade , da un punto di vista sistematico, as surda; questo perch per ciascun numero dovrebbe darsi, per usare il termine rickertiano, un concetto di numero.Tn precedenza (cfr. supra, III, 4, e), ho tenta to di fornire una ragione del comportamento di Platone, che naturalmente, dal punto di vista dei contenuti, aleatoria. 75 ne, anche per Hegel, la principale deficienza della matematica si fonda sullimpossibilit in essa, in linea di principio, di una fon dazione ultimativa11. La matematica ricorre a presupposti, che le restano inaccessi bili (naturalmente, si intendono gli assiomi); e contro la lamen tela allora diffusa, connessa ai tentativi di provare il postulato delle parallele, secondo la quale Euclide avrebbe erroneamente tralasciato di dimostrare questa legge, Hegel scrive: Anche in Euclide... si trova sotto il nome di assioma un presupposto sulle linee parallele, che si ritenuto bisognoso di dimostrazione; e si cercato di colmare questa lacuna in molti modi... Per quanto concerne quellassioma sulle linee parallele, si pu osservare che appunto a questo proposito va riconosciuto il retto giudizio di Euclide, che aveva valutato in maniera puntuale tanto l elemen to quanto la natura della sua scienza1112. Proprio come Platone, 11A ci si aggiunge che il metodo della costruzione, ad esempio, di una pro posizione geometrica non va dedotto dallo stesso teorema da dimostrare (cfr. Hegel, 3.42 ss.; 6.533 ss.); pertanto, la dimostrazione ha solo la funzione sogget tiva di far conoscere, e non quella oggettiva di costituire, come secondo Hegel accade in filosofa. 126. 528: Auch bei Euklid ... findet sich unter dem Namen eines Axioms eine Voraussetzung ber die Parallel-Linien, welche man fr des Beweises bedrftig gehalten und den Mangel auf verschiedene Weise zu ergnzen versucht hat ... Was jenes Axiom ber die Parallel-Linien betrifft, so lt sich darber bemerken, da wohl darin gerade der richtige Sinn Euklids zu erkennen ist, der das Element sowie die Natur seiner Wissenschaft genau gewrdigt hatte. Cfr. I. Tth, Die nicht-euklidische Geometrie in der Phnomenologie des Geistes, Frank furt 1972, p. 29: Sir J ohn Savile scrisse nel 1621: In pulcherrimo Geometriae corpore duo sunt naevi, e uno di questi difetti, che suscit grande scalpore, fu la mancanza di una dimostrazione, nellambito della geometria assoluta, del postu lato delle parallele, (ln pulcherrimo Geometriae corpore duo sunt naevi,... schrieb 1621 Sir J ohn Savile, und einer dieser Makel, der groes Aufsehen erregte, war der Mangel eines [absolut-geometrischen] Beweises fr das Parallelenpostulat). Tth cita Savile seguendo J . Wallis, De postulato quinto dissertatio geometrica, in: Id., Opera, Oxoniae 1693, vol. II, p. 665. Immediatamente di seguito, Tth conti nua: Allorch Gau, Lobatschewskij e Bolyai sono giunti a convincersi dellindi pendenza logica del postulato delle parallele, e su questa base hanno costruito le geometrie non euclidee, hanno per ci stesso riabilitato anche Euclide: quello che fino ad allora era considerato un difetto, valeva da quel momento in poi come il pi grande successo di Euclide. (Als Gau, Lobatschewskij und Bolyai zu der berzeugung der logischen Unabhngigkeit des Parallelenpostulats gelangten und auf dieser Basis die nicht-euklidische Geometrie aufbauten, haben sie damit auch Euklid rehabilitiert: was bis dahin als Makel verurteilt wurde, galt nunmehr 76 anche Hegel dellidea che gli assiomi della matematica devono essere dedotti filosoficamente1314: bisogna dimostrare il postulato delle parallele a partire dal concetto, cio a partire da unon tologia dialettica; rimanendo allinterno della matematica, infat ti, ci impossibile in linea di principio, allo stesso modo in cui impossibile dedurre, ad esempio, la tridimensionalit dello spazio15. Si capisce da s che per Hegel, non meno che per Platone, gli assiomi della matematica non possono in alcun modo essere fon dati per mezzo dellintuizione. Hegel polemizza duramente con tro questa opinione: il suo {scil. della matematica) alto grado di scientificit si fonderebbe pure su di essa (scil. sullintuizione), e le sue dimostrazioni riposerebbero sullintuizione. Contro questa banalit, necessario banalmente ricordare che per mez zo di intuizioni non si realizza nessuna scienza, ma ci possibi le solo per mezzo del pensiero16. Certo, in Hegel non si trova un tentativo concreto di fondare il postulato delle parallele a partire dal concetto. Un simile tentativo, in effetti, rischia di essere estremamente difficile, per non dire impossibile. Eppure Hegel cerca di dedurre dalla sua logica (e cos torniamo al tema specifico di questo saggio) lesi stenza dei numeri, in quanto mostra che lo sviluppo dialettico delle categorie, che parte dallindeterminatezza dellessere, ne cessariamente conduce alla categoria del numero. Qui non il als Euklids grte Leistung). Ma gi Hegel, prima della costruzione delle geo metrie non-euclidee, ha colto in questo stato di cose un merito di Euclide; certo, per, dal fatto che la matematica una scienza con presupposti, non segue che proprio il postulato delle parallele abbia carattere di assioma. La dimostrazione di ci stata compiuta da Beltrami nella seconda met del secolo scorso, e non prima di lui. 13Cfr. solo 6. 372. 146. 528: aus dem Begriffe . 15Cfr. 6.528 s. 166. 535: ihre (scil. der Mathematik) hohe Wissenschaftlichkeit grnde sich sogar hierauf (sl. auf der Anschauung) und ihre Beweise beruhten auf der Anschauung. Es ist gegen diese Flachheit die flache Erinnerung zu machen ntig, da durch das Anschauen keine Wissenschaft zustandekomme, sondern allein durchs Denken ; cfr. 6. 286. In ci sta anche il motivo per cui Hegel respinge con decisione luso euclideo del concetto di sovrapposizione nelle dimostrazioni di congruenza. Cfr. 5. 367 s.; 6. 531; e Enz. 3, 256, Aggiunta. caso di valutare l argomentazione di Hegel. In questo contesto, mi interessano solo le corrispondenze con la concezione platoni ca17. e) La deduzione ontologica del numero dallunit e dalla molteplicit Nella Scienza della Logica di Hegel, il numero sempre trat tato allinterno della Quantit, cio allinterno della seconda sezione della logica dellessere, che successiva alla Qualit. Questa finisce con la determinazione delluno e del molteplice e con la loro relazione, che non portata a sintesi, nella repulsio ne e attrazione. La sezione intitolata La Grandezza (o Quantit) inizia con un capitolo sulla quantit come tale, in cui si tratta, fra laltro, della grandezza continua e discreta e a cui segue un capitolo sul quantum-, in esso, viene discusso per primo il numero. La genesi logica del numero si effettua di modo che i suoi momenti princi pali siano Unit e Molteplicit delluno18: luna esprime la continuit, laltra la discrezione. I molteplici uno sono, poich sono messi insieme, una quantit numerica: una quantit nume rica che, nel numero concreto, si presenta come unit: Quan titnumerica e. unit costituiscono i momenti del numero19. facile riconoscere, in questi due momenti, i principi di Pla tone, sebbene si parli, anzich di Diade indefinita, di moltepli cit o quantit numerica come tale20. Come non difficile da ve- 17In realt, abbiamo molte corrispondenze nel dettaglio con rivalutazioni fi losofiche di fenomeni matematici, che ricevettero una prima forma gi in Plato ne, e ulteriori sviluppi nella tradizione neoplatonica (si veda infra. Parte seconda, III, 2); certo, principalmente nuova la valorizzazione deUinfinitesimale, cui Hegel ha dedicato un ampio dibattito (5. 279-372); in maniera corrispondente, Hegel coglie nei valori irrazionali una trasgressione della sfera della finitezza, e perci, in maniera del tutto diversa da Platone, qualcosa di positivo e di razionale (6. 536, cfr. Enz. 3, 231, Nota). Tuttavia interessante che, per Hegel, il valore del limite si possa concepire come il medio fra un pi grande e un pi piccolo (die Mitte zwischen einem Greren und Kleineren auffassen). si pensa subito allalgoritmo euclideo che, con ogni verosimiglianza, sta alla base del Grande-e- Piccolo di Platone (cfr. supra. III, nota 52). 185.231: Einheit, Vielheit der Eins. 195.232: Anzahl und Einheit machen die Momente der Zahl aus. 20Lidea platonica di una riduzione della molteplicit alla dualit, nella Seien- 7f- dere, questa generazione hegeliana del concetto di numero si svolge sul primo dei due livelli che vanno tenuti fermi in Plato ne: lintroduzione hegeliana del concetto di numero richiama la definizione di numero come pluralit limitata (da parte dellunit), che stata sicuramente formulata in spirito platoni co21. f) La deduzione delle forme fondamentali di calcolo interessante che Hegel, oltre Platone, ma costruendo sulla base dei suoi presupposti, tenti di spiegare a partire da questa struttura logica del numero un preciso dato di fatto, ossia il per ch vi siano solo e proprio le tre forme fondamentali di calcolo delladdizione (o della sottrazione), della moltiplicazione (o del la divisione), e dellelevazione a potenza (o del calcolo di radi ce): uno stato di cose che in matematica non viene mai fondato, ma semplicemente comunicato. La spiegazione di Hegel, sul cui valore non occorre ora espri mere un giudizio, suona nei seguenti termini: nelladdizione, alla quale possono e devono essere ricondotte tutte le forme fonda- mentali di calcolo, ad esempio nelloperazione 3 + 4 , vengono raggruppati in ununit diversi numeri: essi, in primo luogo, non sono identici luno allaltro nel loro valore, cio nel momento della loro unit (3 * 4); quindi, in secondo luogo, e a maggior ragione, anche la quantit numerica degli addendi (2) non pu essere identica ad un valore comune. Viceversa, nella moltiplica zione, ad esempio nelloperazione 3 -2 = 3 + 3, gli addendi sono identici, bench il valore della loro unit (3) sia ancora diverso dalla quantit numerica degli addendi (2). Infine, nel caso di unelevazione al quadrato, che la forma fondamentale di eleva zione a potenza, i momenti dellunit e della quantit numerica sono fra loro identici (32 =3 3 = 3 + 3 + 3:in questa operazione za della Logica di Hegel, non propriamente superata; solo nello smaschera mento da parte di Hegel del progresso quantitativo allinfinito, quale iterazione costante di due determinazioni (posizione del limite, superamento del limite), si potrebbe riconoscere una certa presenza del pensiero platonico (cfr. 5, 264 ss.; Enz.}, 104, Nota). Si veda anche 6. 331, sul binomio come forma fondamenta le, di volta in volta iterata, del polinomio. 21Cfr. supra, III, nota 37. vi sono tre addendi, e ciascuna volta hanno valore 3). Dunque, poich nellelevazione a potenza unit e quantit numerica sono portate ad identit, non si possono dare ulteriori forme di calco lo oltre allelevazione a potenza: Luguaglianza ulteriore quel la dellunit e della quantit numerica stessa; cos, ha pieno compimento il procedere verso luguaglianza delle determina zioni, che stanno nella determinazione del numero22. 3. Platone e Peano: analogie nellintroduzione aritmetica del nu mero a) Gli assiomi di Peano per laritmetica Solo alla fine del diciannovesimo secolo sono stati elaborati gli assiomi necessari a dimostrare le proposizioni dellaritmetica, e per la precisione stato il matematico italiano Giuseppe Pea no a redigere i lavori decisivi in proposito23. In essi, risulta scomparso il desiderio di fondare gli assiomi in una qualche ma niera filosofica: gli scritti di Peano sono studi puramente mate matici, che mirano alla costruzione di un sistema di assiomi pri vo di contraddizioni, come si fece alla fine del secolo scorso an che per la geometria24. Allinterno di questo calcolo, gli assiomi sono indimostrati ed indimostrabili e i concetti fondamentali sono indefinibili; ma grazie ad essi, i teoremi possono essere dimostrati ed i restanti termini definiti. Peano fa uso di tre concetti fondamentali: uno, successivo, e numero (naturale); 1 un elemento, N un insieme, e successivo una funzione ad un posto. I cinque as siomi recitano che (1) 1 un numero, (2) ciascun numero ha un 225. 241: Die weitere Gleichheit ist die der Einheit und der Anzahl selbst; so ist der Fortgang zur Gleichheit der Bestimmungen, die in der Bestimmung der Zahl liegen, vollendet; cfr. Enz?, 102, Nota. 23Cfr. Arithmetices principia nova metkodo exposita , 1889, in: Peano, Opere scelte..., II, 20-55. Qui per abbiamo ancora quattro concetti di fondo e nove as siomi. Nella trattazione, comparsa due anni pi tardi, Sul concetto di numero, ivi, III, pp. 80-109, invece si trovano i classici tre concetti fondamentali e cinque as siomi, che ancor oggi vengono presentati in ogni manuale di aritmetica. 24D. Hilbert, Grundlagen der Geometrie, Stuttgart 1899,196810. 80 successivo, (3)1 non successivo di nessun numero, (4) due nu meri diversi non hanno lo stesso successivo, e (5) le propriet che competono all 1, e che, se competono ad un numero, com petono anche al suo successivo, competono a tutti i numeri (as sioma dellinduzione matematica completa) 25. b) La Diade a livello aritmetico e il concetto di successivo Lo spirito che si esprime in questi assiomi , come abbiamo detto, uno spirito completamente diverso da quello presente nei tentativi di Platone, e di Hegel, di dedurre ontologicamente i numeri. Nondimeno, vai la pena di domandarsi quanto, nelle ri flessioni platoniche relative alla generazione dei numeri, anticipi Peano. Va da s che, per parte nostra, dobbiamo tenere doc chio il secondo livello del modello platonico di generazione. Su tale Avello, Platone procede a partire anzitutto dal numero uno, generato daflUno-principio-primo; al numero uno, poi, per mezzo della Diade indefinita, fanno seguito gli altri numeri. Ora, la Diade indefinita non ha la funzione di una iterata addi zione; pi che altro sembra che Platone, come abbiamo visto, abbia pensato ad una duplicazione26. Una versione formalizzata degli assiomi di Peano si trova, per esempio, in A. Oberschelp, Aufhau des Zahlensystems, Gttingen 1968, p. 14 s. 26 Alessandro (M. Hayduck, Alexandri Aphrodisiensis In Aristotelis Metaphy- sica commentala, Berlin 1891, rist. 1956, p. 57,11. 24-28) riporta una concezione, secondo la quale i numeri dispari sarebbero generati per mezzo delladdizione di ununit ai numeri pari, generati per mezzo della Diade. Questa concezione , in certa misura, una forma di concezione mista fra quella che Aristotele attribuisce a Platone e quella moderna di Peano, poich secondo essa, nella generazione della met dei numeri, svolge un determinato ruolo unaddizione iterata. Con ogni ve rosimiglianza Gaiser, Platons..., p. 363, n. 92, ha ragione ad interpretare il passo di Alessandro, contro Wilpert e con Robin e Ross, come non platonico. Del re- sto, Aristotele ha sostenuto la tesi in virtu della quale il numero si conta per ag giunzione ( ) (Metaph. 1081 b 14); in altre parole, Aristotele ha sostenuto che i numeri si costituiscono per mezzo di un addizione iterata: la frase precedente continua cos: come la diade per ag giunzione all uno di un un altro uno, e la triade per aggiunzione di un altro uno a questi due, e la tetrade allo stesso modo (otov upo vi evo? to npoTeGevTo, vos- tos- 6! tipo* , ). Su questo punto, Aristotele si avvicina a Peano pi di Platone. 81 Ma anche se la Diade indefinita ha nel suo contenuto un si gnificato diverso rispetto al concetto di successivo di Peano, tut tavia la sua funzione risulta, da un punto di vista formale, sba lorditivamente simile a quella di questultimo: la Diade indefini ta genera a partire dal primo numero, cio a partire dalluno, tutti i numeri, anzitutto il due, ma anche tutti i numeri restanti. Peano fa uso di tre concetti fondamentali; due di essi, il con cetto di numero ed il concetto di uno, si trovano in Platone con 10 stesso significato; per quanto riguarda il terzo concetto, ossia 11concetto di successivo, Platone ha comunque qualcosa che gli corrisponde, con una funzione formalmente simile. Fra laltro degno di nota che il concetto di successivo di Peano sia, fra i suoi concetti fondamentali definiti implicitamen te, lunico a due posti, e quindi lunico ad esprimere una relazio ne (cio una funzione); e, analogamente, anche la Diade indefi nita , in Platone, lorigine di tutte le relazioni, mentre i predica ti ad un posto, nella dottrina accademica delle categorie, veniva no ricondotti aUUno-principio-primo27. Peano riesce a definire esplicitamente tutti i numeri tramite i suoi tre concetti fondamentali: ad esempio, definisce il due co me successivo delluno, il tre come successivo del due, e cos via28; anche laddizione, la sottrazione, e cos via, si possono de finire con i tre concetti, in modo ricorsivo; e si dovr concedere anche a Platone, che egli si trovava sulla via migliore per ricon durre la molteplicit infinita dei numeri naturali a due concetti fondamentali: alluno, come principio della serie numerica, e ad unoperazione che, qualunque forma abbia avuto, era in ogni ca so da iterarsi. c) Tangenze nella concezione delluno Degli assiomi di Peano, la matematica antica ha anticipato, in quanto al senso, almeno i primi tre. Il terzo assioma, fra laltro, 27Cfr. supra, III, nota 49. 28A proposito di questo tipo di definizione dei numeri (una definizione ove luno resta indefinito ed indefinibile), si veda gi Leibniz, Nouveaux Essais sur l'Entendement Humain, IV, 7 (spec. vol. 5, p. 394, delledizione canonica a cura di C. J . Gerhardt, Die philosophische Schriften von G. W. Leibniz, Berlin 1875- 1890, rist. Hildesheim 1960). 82 conferisce un senso profondo allantica esitazione ad annoverare luno fra i numeri. Infatti, anche per Peano l uno, sebbene sia espressamente un numero, purtuttavia contraddistinto da una propriet che fra i numeri naturali spetta solo a lui: avere un successivo, ma non essere nessun successivo29. E in effetti, appunto questo stato indicato, gi nellepoca antica, come fondamento della peculiare posizione dellunit o monade ( ?). NeY Aritmetica di Nicomaco, si dice: unicamente lunit, poich non ha un numero da entrambe le sue parti, la met dellunico numero che le sta accanto: dun que lunit per natura principio di tutto30. d) Vicinanza concettuale a dispetto della distanza cronologica Si potrebbe dire che il concetto di successivo di Peano il successore storico della Diade indefinita di Platone. E non si esagerer a dire che anche in aritmetica, e non solo in geometria, Platone e lAccademia si sono avvicinati alle ricerche assiomati che della matematica moderna molto di pi di quanto sia capita to in qualunque altro periodo intermedio fra la loro epoca e quella moderna. In effetti, la storia della ricerca matematica sui fondamenti mostra essenzialmente due punti culminanti, luno intorno al 350 avanti Cristo, e laltro introno al 1900 dopo Cri sto: un dato di fatto che, nella storia delle scienze esatte, quan to meno singolare. 29Anche in Dedekind, Was sind und was sollen..., p. 395, luno viene caratte rizzato prima degli altri numeri come elemento fondamentale di N (als Grundelement von N). 30Nicomaco, Intr. arithm. I 8, p. 14, 11. 16 ss. Hoche: ? t ? ? ? dpa ?. Diversa- mente dalluno, gli altri numeri sono la met della somma dei loro due numeri vi cini. Per i Greci, sarebbe stato impossibile interpretare luno come successivo dello zero. 4. Viatone e Leibniz: la riduzione della molteplicit a dualit e l'eccellenza del sistema binario a) Platone fra sistema binario e sistema decadico Platone ha cercato di ricondurre il concetto di numero a due principi. Ha fissato uno di questi principi nella dualit, poich per lui la dualit costituiva la forma fondamentale e il primo modo di presentarsi della molteplicit31. In corrispondenza a ci, Platone si figurava la generazione dei numeri come una spe cie di diairesi duale. Inoltre, anche nella divisione dei concet ti, Platone ha optato, dove fosse possibile, per la dicotomia32. Pure in questo Platone sorprendentemente moderno. Infatti, gli schemi binari ricostruiti da Stenzel, da Becker, e da altri, ri chiamano vistosamente gli alberi grafici moderni33, anche e proprio per quanto riguarda il numero fondamentale del siste ma. Ad esempio, oggi il concetto di informazione viene dabitu dine introdotto mediante codici binari34, ed i computers opera no di regola sulla base di un sistema binario. Sicuramente, lidea di un sistema binario (in cui 1 = 1, 10 = 2, 100 = 4) rimasta estranea a Platone, ma si pu affermare che essa si colloca 31Cfr. anche Rickert, Das Eine, die Einheit..., p. 67: Lunit di questo uno e di un altro quantum uguale ad esso ... , quindi, la pi piccola pluralit numeri ca ossia il due. (Die Einheit dieses einen und eines andern, ihm gleichen Quantums ... ist dann die kleinste Mehrzahl oder die Zwei); nella serie dei nu meri interi nessun numero diverso dalluno pu essere pi piccolo del due, oppu re il due deve essere il pi piccolo di tutti i numeri interi che sono pi grandi di uno (da in der Reihe der ganzen Zahlen keine vor der Eins verschiedene Zahl kleiner als die Zwei sein kann, oder da die Zwei von allen ganzen Zahlen, die grer als die Eins sind, die kleinste sein mu). 32Si vedano, ad esempio, le diairesi presenti nel Sofista e nel Politico. La divi sione dicotomica oggetto di esplicita richiesta in Sof. 265 E-F, Poi. 262 B ss., 265 C, 266 As. 33Gi O. Becker, Die diairetische Erzeugung..., p. 466, presentava unassocia zione analoga a questa, ma per respingerla. 34Cfr. ad esempio A. Seiffert, Information ber Information, Mnchen 1968, p. 35 ss.: La codificazione binaria (Die binre Codierung); p. 47 ss.: Scelte uno-zero: l'albero grafico (Null-Eins Entscheidungen: Der graphische Baum). A proposito del sistema binario basato su un logaritmo a due come fondamento del concetto di informazione si veda, inoltre, N. Wiener, Kybernetik, Dsseldorf-Wien 1963, p. 104 ss.
nellambito delle conseguenze della sua concezione. comun que un fatto che Platone, dando una particolare contraddistin- zione alla Decade, ha fornito allo stesso tempo unapparenza di fondazione alla presunta naturalezza del sistema decadico; ed interessante che uno dei primi ad aver articolato un sistema nu merico su base non decadica, cio Erhard Weigel, in certa misu ra combatta Platone con strumenti platonici. Certo, Weigel di scute pi che altro con Aristotele. Weigel rileva che, ad esempio, nella dottrina delle quattro cause e in quella dei quattro elemen ti, ma anche nella Tetrade punto-linea-superficie-corpo, la Ttra de svolge un ruolo significativo, e quindi propone come sistema pi naturale un sistema tetradico35. Ovviamente, la Tetrade e la Decade, quali numeri contraddisitinti da un punto di vista filosofico, rimandano a Platone (e, oltre a lui, ai Pitagorici). Fra questi due numeri, sussisteva uno stretto legame, in quanto la superiorit della Decade era fondata in virt del fatto che essa costituiva la somma dei primi quattro numeri36. b) Il sistema binario di Leibniz Com noto, superando Weigel, stato Leibniz a progettare il sistema pi semplice, ossia quello binario. da supporre che al- 35E. Weigel, Tetractys, J ena 1673, spec. p. 37 ss. Si veda, in aggiunta, H. J. Zacher, Die Hauptschriften zur Dyadik von G. W. Leibniz. Ein Beitrag zur Geschichte des binren Zahlensystems, Frankfurt 1973, p. 31 s.: Alla ricerca di una semplificazione della dottrina peripatetica della dieci categorie, egli (seti. Weigel) si imbatt nel fatto che lo stesso Aristotele talvolta parla di soli quattro principi fondamentali. Poich la tetrade si trovava anche in natura (punti cardi nali, stagioni, elementi, e altro), Weigel dubit della naturalezza della decade, che causava difficolt tanto grandi in filosofa come in matematica. Egli un, di conseguenza, la tetrade aristotelica con un sistema matematico tetradico condu cente alla Tetractide, articolato a partire dai tre divisores vicarii complementari dello zero... (Auf der Suche nach einer Vereinfachung der peripatetischen Lehre von den 10 Kategorien stie er [seil. Weigel] darauf, da Aristoteles selbst zuweilen von nur 4 Grundprinzipien spricht. Da sich die Vierzahl auch in der Natur fand [Himmelsrichtungen, Jahreszeiten, Elemente u. a.], zweifelte Weigel an der Natrlichkeit der Zehnzahl, die sowohl in der Philosophie wie auch in der Mathematik so groe Schwierigkeiten verursachte. Er verband deshalb die Vierzahl bei Aristoteles mit einem mathematischen Vierersystem, entwickelt aus den um die Null ergnzten drei divisores vicarii, zur Tetractys...). 36Cfr. supra, III, 4, (e). 85 tri sistemi numerici non decadici, allora circolanti, abbiano in fluenzato Leibniz in misura maggiore rispetto a quello di Weigel37. Tuttavia Leibniz, nei suoi scritti diadici, si riferisce principalmente a Weigel. Noi siamo abituati scrive Leibniz allelettrice Sophie di Hannover nel 1706, forse in aprile a ricominciare da capo le cifre, una volta giunti fino a dieci. Alcu ni giungono fino a dodici, e altri solamente fino a quattro, per imitare la tetractide di Pitagora. Per parte mia, ho voluto ve dere ci che accade, se si giunge solo fino a due.. .38. E in un al tro scritto si legge: E come alcuni, ad esempio, iniziano da ca po una volta giunti a quattro, e adoperano solo i caratteri 0, 1,2, 3, cos ho ritenuto la cosa pi semplice e pi consona alla natu ra e allorigine prendere di nuovo inizio, pi che altro, una volta giunto a due\ occorrono pertanto solo i due caratteri 0 e l 39. Qui viene espressamente avanzata la pretesa che il sistema diadi co sia il pi semplice e perci il pi naturale: una pretesa in cui, in Leibniz, ci si imbatte con una certa frequenza40. Com noto 37Secondo lo studio approfondito ed estremamente informativo di Zacher, Die Hauptschriften zur Oyadik von G. W. Letbniz..., ove sono contenuti in un ap pendice i pi importanti scritti di Leibniz sulla diadica non ancora pubblicati, la relazione della diadica di Leibniz con un sistema a dodici decisamente pi stretta ... che non con la Tetractide di Weigel (die Beziehung der Dyadik zu einem Zwlfersystem wesentlich enger ist als zur Tetractys von Weigel) (p. 21, cfr. p. 33). 38La lettera stata pubblicata per la prima volta da Zacher, Oie Haupt schriften zur Dyadik von G. W. Leibniz.., pp. 353-355; qui si cita dalla p. 353 s.: Nous sommes accoustums recommencer les chiffres (,) quand nous sommes alls jusq dix. Quelques uns sont alls jusq 12, et dautres seulement jusq quatre, pour imiter le Tetractys de Pythagore. Pour moi jay voulu voir ce qui ar- riveroit, si on nalloit que jusq deux.... 39Leibniz, Mira numerorum omnium expressio per 1 et 0, scritto nel maggio 1696, forse il giorno 17, pubblicato per la prima volta in Zacher, Die Haupt- schriften zur Dyadik von G. W. Leibniz..., pp. 225-228; qui si cita dalla p. 225 (che corrisponde alla p. 229 s. della versione tedesca, Wunderbarer Ursprung aller Zahlen aus 1 und 0, risalente, forse, al 18 maggio 1696, e contenuta sempre nello studio di Zacher, alle pp. 229-234): Et quemadmodum aliqui rursus incipiunt ubi ad quatuor perventum est, et adhibent tantum characteres 0, 1, 2, 3. Ita sim- plicissimum et naturae atque origini maxime consentaneum iudicavi, potius inci- pere denuo ubi pervenitur ad duo, itaque duobus tantum opus est characteribus 0 et 1. 40Si veda, ad esempio, Explication de Tarithmetique binaire..., in: Leibniz, Mathematische Schriften, a cura di C. J . Gerhardt, voi. 7, Halle 1863, rist. Hildes- 86 Leibniz, che si figura la costruzione dei singoli numeri in manie ra non platonica, per moderna, come una specie di addizione iterata41, ha tentato di valorizzare la sua diadica anche da un punto di vista filosofico: a suo avviso, i due segni 0 e 1 rimanda no alla creazione divina dal nulla42. In Leibniz comunque non ha luogo, a quanto vedo, alcun richiamo alla contraddistinzione della diade gi presente nella tradizione platonico-pitagorica, analogo, ad esempio, al riallacciarsi da parte di Weigel alla te- tractide pitagorica. Leibniz ha pi che altro scoperto un precur sore della sua concezione nello I Ching43. Tuttavia, attraverso heim 1962, pp. 223-227, spec. 223 s.: Ma in luogo della progressione di dieci in dieci, ho poi impiegato da molti anni la progressione pi semplice di tutte, che procede di due in due, poich ho trovato che essa utile alla perfezione della scienza dei numeri. (Mais au lieu de la progression de dix en dix, jai employ depuis plusieurs annes la progression la plus simple de toutes, qui va de deux en deux, ayant trouv quelle sert la perfection de la science des Nombres); p. 225: che, essendo stati ridotti i numeri ai principi pi semplici, come lo 0 e 1, apparve dappertutto un ordine meraviglioso (que les nombres tant rduits aux plus simples principes, comme 0 et 1, il paroit partout un ordre merveilleux). 41Si veda, ad esempio, il De Dyadicis, in: Leibniz, Mathematische Schriften..., pp. 228-234, spec. 228: ogni numero pu essere espresso in modo diadico, non usando altri segni oltre 0 e 1. Infatti, poich ogni numero si forma per addizione continua di unit, e ununit aggiunta ad ununit fa 10 ... (Omnis Numerus dyadice potest exprimi, nullas alias adhibendo notas quam 0 et 1. Nam cum om nis numerus fiat additione continua unitatum, et unitas unitati addita faciat 10...). Cfr. supra, nota 28. 42In merito si consulti Zacher, Die Hauptschriften zur Dyadik von G. W. Leibniz..., pp. 34-55. 43In questo classico dellarte oracolare cinese, di cui Leibniz apprese resi stenza e il contenuto attraverso il padre gesuita J . Bouvet, vengono svolti 64 esa- grammi che, come dice il nome, si compongono appunto di sei linee; ciascuna li nea per o spezzata o intera; si hanno dunque a disposizione due diversi segni, dalla combinazione dei quali in unit di sei linee risultano 26, cio 64, esagrammi. Sullentusiastica recezione da parte di Leibniz dello I Ching, si vedano: Zacher, Die Hauptschriften zur Dyadik von G. W. Leibniz..., pp. 72-115; A. Zempliner, Leibniz und die chinesische Philosophie, Studia Leibnitiana, Supplmenta V, Wiesbaden 1971, pp. 15-30, spec. 24 s. Varrebbe certo la pena confrontare detta gliatamente la dottrina platonica dei due principi e questopera cinese nel senso di una storia della filosofia comparata, tanto pi che i due segni dello I Ching so no chiamati ad esprimere i principi ontologici Yang e Yin: la duplicit dei segni del sistema binario si connette quindi alla duplicit dei principi, e non al fatto die un principio rappresenti una dualit. Certo, un simile confronto, perch por ti a risultati seri, presuppone buone conoscenze sul contesto culturale di entram be le teorie. Allautore di questo saggio non dunque possibile operarlo. Weigel, si pu seguire allindietro, fino a Platone, una linea di tradizione almeno implicita, poich resta da attribuire a Platone il merito di aver riconosciuto per primo la dualit come forma semplicissima e fondamentale di molteplicit. Quindi, se Plato ne avesse avuto conoscenza della possibilit di altri sistemi nu merici, avrebbe certo optato, per ragioni filosofiche, a favore di quello diadico44. c) Sistema binario, dicotomie e teoria evoluzionistica Abbiamo gi ricordato che Platone, sulla base del significato della Diade, predilige nella divisione dei concetti le dicotomie. Che ci, formalmente, sia sempre possibile, si pu capire con fa cilit: ad esempio, tre membri si possono sempre ordinare se condo il modello 1, 2.1, 2.2. Eppure si impone la domanda se divisioni del genere siano, anche dal punto di vista dei contenu ti, sensate e fruttuose. E come noto, Aristotele ha polemizzato violentemente contro lopzione platonica a favore delle dicoto mie, nella divisione dei generi biologici in specie45. I suoi argo- 44II problema della possibilit che un sistema numerico sia contraddistinto anteriormente ad un altro viene comunque discusso ancora nella Philosophie der Arithmetik di Husserl (p. 235 ss., Die Wahl der Grundzahl des Systems), Husserl propende verso il sistema diadico, in quanto sistema pi semplice: Se dunque il principio pi alto fosse la richiesta del minor numero di elementi possibile, allora la scelta x=2 avrebbe chiaramente il pi grande vantaggio. (Wre also die Forderung einer mglichst geringen Elementzahl das oberste Prinzip, dann htte offenbar die Wahl x=2 den grten Vorzug); di seguito, per, Husserl ritiene valide alcune obiezioni pratiche contro questo sistema: obiezioni che, peraltro, non colgono incondizionatamente nel segno. 45Soprattutto in Depart. An. A 2-3; cfr. 642 b 5 ss. Alcuni giungono al par ticolare dividendo il genere in due differenze. E questo, in alcuni casi, non faci le, e in altri impossibile ( t , - voi t ? ?. >, ); 642 b 17 s.: si pu dire che la divisione in due sconsiderata ( ? ? ? ); si vedano inoltre: 643 a 16 ss., 643 b 10 s., 644 b 19. Per una critica in linea di principio, da parte di Aristotele, alla dottrina accademica della diairesi, si veda anche An. post. B 13, spec. 96 b 15 ss. E chiaro che Aristotele qui intende rivolgersi a Platone, e a Speusippo; si legga W. Kullmann, Wissenschaft und Methode, Berlin-New York 1974, pp. 54 ss., 342 ss. Peraltro Krmer, Grundbegriffe akademischer Dialektik in den biologischen Schriften von Aristoteles und Theophrast, Rheinisches Museum, 111 (1968), pp. 88 menti, nei quali qui non ci si pu addentrare, sono in buona parte acuti. A loro favore, poi, depone il fatto che Platone me desimo, nella divisione delle specie viventi, usa con una certa frequenza tricotomie46. In effetti, un genere ha di norma pi di due specie: una famiglia, una classe, e cos via, ha pi di due ge neri, pi di due famiglie e via dicendo47. Daltronde, mi sembra che meriti di essere ricordato, nel contesto di questo lavoro, il fatto che la teoria evoluzionistica abbia prodotto una certa riabi litazione della teoria platonica. E credo che lo si possa dire an che se, fino ad oggi, il rapporto fra sistematica e filogenetica ancora oggetto di discussione48. Ad esempio, in unesposizione diffusa della teoria evoluzionistica si legge che lesposizione grafica di questo sistema, ossia del sistema evoluzionistico, non pi quella di una scala gerarchica ad una fila, ma lo schema di un albero genealogico ramificato in modo dicotomi co49. Questo si rivela di interesse tanto maggiore, quanto pi si 293-333, ha mostrato che i fondamenti filosofici della biologia aristotelica pre suppongono in molti punti lesoterica platonica. 46Ad esempio, in Tim. 39 E-F, e Leg. 823 B, ove si parla di animali di terra, dacqua e daria. 47Anche Hegel, per il quale le dicotomie, come per Platone, sarebbero di per s pi consone al concetto (ambegriffgemesten), concede che nella natura un genere comprende, di norma, pi di due specie, e spiega questo fatto sulla ba se della contingenza della natura: In natura si trovano certo pi di due specie entro un genere ... questa limpotenza della natura: non poter tener fermo n manifestare il rigore del concetto, e smarrirsi in questa cieca molteplicit priva di concetto. (In der Natur finden sich freilich in einer Gattung mehr als zwei Arten ... Es ist dies die Ohnmacht der Natur, die Strenge des Begriffs nicht festhalten und darstellen zu knnen und in diese begrifflose blinde Mannigfaltigkeit sich zu verlaufen) (6. 282) Tuttavia, almeno nelle macrodivisioni, Hegel opta per le di cotomie: cfr. Enz.}, $ 280, Aggiunta (9. 133), 368 con Aggiunta (9. 500 s., 508 s.). 48Basti vedere: W. Zimmermann, Methoden der Phylogeneiik, in: G. Heberer (curatore), Die Evolution der Organismen, 2 voll., Stuttgart 1959, p. 76: Systema tik und Phylogenetik, e anche il libro fondamentale di W. Hennig, Phylogenetic Systematics, Urbana-Chicago-London 1979. 49R. Slewing, Biologische Evolution. Einfhrung in die Problematik, in: Id. (curatore), Evolution, Stuttgart-New York 1978, pp. 95-118, spec. 103: die graphische Darstellung dieses Systems ist nicht mehr die einer einreihigen Stufenleiter, sondern das dichotom verzweigte Stammbaumschema. Fra laltro, accanto alla dicotomia, nella sistematica filogenetica svolge un grande ruolo an che il concetto di radiazione; sul rapporto fra questi due concetti, si veda Hennig, 89, considera che Platone, ben diversamente da Aristotele, ma se condo il modello di Empedocle, sembra essersi avvicinato ad idee evoluzionistiche: si pensi solo alla concezione, guarnita di ironia, di una evoluzione inversa alla fine del Timeo30. Vedia mo dunque che, anche nella sua applicazione alla filosofa del reale, la concezione di Platone per cui la dualit origine della molteplicit meno astrusa e ben pi moderna di quanto possa sembrare a prima vista. 5. Platone e Brouwer: la fondazione del numero sulla pura dualit nella radicale differenza di orientamento filosofico a) Platone e la moderna filosofa della matematica Ai punti 3 e 4 abbiamo indicato alcune corrispondenze nel dettaglio fra la matematica moderna e la concezione platonica dellorigine dei numeri. Allo stesso modo, ora intendiamo mo strare che anche nella moderna filosofa della matematica si tro vano pensieri che si avvicinano alla concezione platonica fin nel le loro particolarit. In questa sede, non mi preoccupa il proble ma pi generale di un platonismo in matematica, quale si pu trovare nel primo Russell o in Whitehead51. Desidero solo susci tare lattenzione su uno stato di cose, che finora non si ancora notato, ossia che le riflessioni di Brouwer relative ai fondamenti della matematica roteano intorno ad una duit (two-ity), che chiamata a ricoprire una funzione del tutto corrispondente alla Diade platonica. b) L. E. J. Brouwer Il grande matematico olandese Luitzgen Egbertus Jan Phylogenetic Systematic*..., pp. 209-216: Dichotomy and Radiation. Devo un rin graziamento a Siegfried Roth per numerosi riferimenti in questo campo. 5090 E ss. 51Cfr. A. N. Whitehead, Mathematics and the Good, in: P. A. Schilpp (curato re), The Philosophy of A. N. Whitehead, New York 1941, 19512, pp. 666-681; e nellopera dello stesso Whitehead, Science and Philosophy, New York 1948, pp. 105-121. Whitehead, allinizio del suo saggio, allude aa conferenza pubblica di Platone Sul Bene, ma concretamente non affronta la dottrina esoterica di Platone, neppure per quanto concerne il suo aspetto matematico. 90 Brouwer (1881-1966) , com noto, uno dei pi brillanti ed ori ginali sostenitori dellintuizionismo, o meglio del neo-intuizioni smo, cio di una delle tre pi importanti posizioni allinterno della filosofa della matematica del nostro secolo (le altre due so no logicismo e formalismo). Qui non posso preoccuparmi di esporre anche solo i pensieri pi importanti di Brouwer, come ad esempio la sua famosa critica al principio del terzo escluso ed il rifiuto, che ne risulta, della dimostrazione indiretta. Mi limito piuttosto ad unillustrazione sulla sua concezione dellorigine delle entit matematiche52. c) La generazione dei numeri a partire dalla vuota duit opposta allunit Secondo Brouwer, il primo atto dellintuizionismo separa completamente la matematica dal linguaggio matematico. Que sto atto coglie la matematica come unattivit dello spirito priva di linguaggio, a fondamento della quale sta la percezione di un movimento nel tempo, che scinde un momento di vita in due parti, la prima delle quali viene trattenuta nella memoria53. Ora, se questa dualit viene spogliata di tutte le qualit, rimane sem plicemente il sostrato comune di tutte le duit, la creazione mentale della vuota duit54. Questa vuota dualit, ed entrambe le unit di cui consta, costituiscono i sistemi matematici fonda- 52Per unesposizione complessiva sullintuizionismo si veda, ad esempio: A. Heyting, Intuitionism. An Introduction, Amsterdam 1956, 19713. 53Si veda, ad esempio, Points and Spaces, del 1954, ora in: L. E. J . Brouwer, Collected Works, vol. I: Philosophy and Foundations of Mathematics, a cura di A. Heyting, Amsterdam-Oxford 1975, pp. 522-538, spec. 523. Nella deduzione del la matematica, cio, anzitutto, dei numeri, a partire dal concetto di tempo, Brouwer ricorda Kant (cfr. Kritik der reinen Vernunft, A 142 s.-B 182; Prolegome na, 10); certo, come osserva P. Bemays, On Platonism in Mathematics, in: P. Be- nacerraf-H. Putnam (curatori), Philosophy of Mathematics, Oxford 19832, pp. 258-271, spec. 264: Brouwer riconosce solo lintuizione del tempo (Brouwer acknowledges only the intuition of time), mentre in Kant ancora costitutiva per la matematica, cio per la geometria, anche lintuizione dello spazio. Nella scienza, lunico elemento a priori il tempo (The only a propri element in science is time) scriveva Brouwer gi nella sua dissertazione del 1907, che suscit gran de scalpore, Over de grondslagen der wiskunde (traduzione inglese: On the Foundations of mathematics, in: Id., Collected Works..., pp. 11-101, spec. 61). 54Brouwer, Points and Spaces..., p. 523: the common substratum of all two- ities, the mental creation of the empty two-ity. mentali55; e, per la precisione, vengono anzitutto generati i nu meri naturali. Brouwer presenta questa generazione nei suoi particolari, in modo che la dualit stessa venga colta come uno dei membri della nuova dualit. Con ci si ottiene dice Brouwer la trialit temporale, e cos via. In questa maniera, mediante un autosvilupparsi del fenomeno intellettuale origina rio, ha origine lapparente successione temporale di qualunque molteplicit56. di importanza decisiva il pensiero di una rei terazione di questo fenomeno della duita57. Per suo tramite, Brouwer riesce ad ottenere linfinitudine dei numeri naturali, ma anche quella di tutte le altre entit matematiche (almeno cos pretende Brouwer, in assenza di argomentazioni pi precise in merito). questo sostrato comune di tutte le dualit a formare lintuizione originatici della matematica, il cui autosvilupparsi in troduce fra laltro linfinito come realt di pensiero, e per la pre cisione procura, in una maniera che qui non da discutersi pi puntualmente, anzitutto il complesso dei numeri naturali, poi quello dei numeri reali, ed infine lintera matematica pura58. Ora, secondo Brouwer, a questo primo atto dellintuizionismo 55Espressioni analoghe si trovano nel saggio del 1952: Historical background, principles and methods of intuitionism, in: Brouwer, Collected Works..., pp. 508- 515, spec. p. 510: Se la duit, nata cos, svestita di ogni qualit, rimane la vuota forma del sostrato comune di tutte le duit. Ed questo sostrato comune, questa forma vuota, che costituisce l'intuizione di base della matematica. (If the two-ity thus bom is divested of all quality, there remains the empty form of the common substratum of all twoities. It is this common substratum, this empty form, which is the basic intuition of mathematics) . 56Mathematik, Wissenschaft und Sprache, del 1929, in: Brouwer, Collected Works..., pp. 417-428, spec. 417: als eines der Glieder einer neuen Zweiheit, womit die zeitliche Dreiheit geschaffen ist, usw. In dieser Weise entsteht mittels Selbstentfaltung des intellektuellen Urphnomens die zeitliche Erscheinungsfolge beliebiger Vielfachheit. Sulla concezione di autosviluppo della dualit, cfr. anche: Kichtlijnien der intuitionistische wiskunde, del 1947, tradotto in inglese ivi, p. 477. 57Consciousness, Philosophy, and Mathematics, del 1948, ivi, pp. 480-494, spec. 480: reiteration of this two-ity phenomenon. 58Mathematik, Wissenschaft und Sprache..., p. 418 s.: Es ist dieses gemein same Substrat aller Zweiheiten, das die Urintuition der Mathematik bildet, deren Selbstentfaltung u. a. das Unendliche als gedankliche Realitt einfuhrt, und zwar in hier nicht nher zu errtender Weise zunchst die Gesamtheit der natrlichen Zahlen, sodann diejenige der reellen Zahlen und schlielich die ganze reine Mathematik liefert. 921 se ne unisce un secondo; allinterno di questo secondo atto sono in questione, fra laltro, i predicati che vengono attribuiti o ne gati alle entit matematiche. In questo contesto, diviene impor tante la categoria delluguaglianza. In altre parole, i predicati matematici devono soddisfare la condizione per cui se valgono per una determinata entit matematica, valgono anche per tutte le entit matematiche che sono state definite uguali ad essa, do vendo essere luguaglianza simmetrica, riflessiva, e transitiva59. Ovviamente, non si pu istituire in nessun caso uguaglianza fra la vuota dualit e la vuota unit: fra queste due sussiste un duali smo non mediabile. La frase appena citata continua come segue: .. .e poich alla vuota duit vietato essere egualizzata ad una vuota unit60. d) Intuizionismo e ontologia platonica Si riconosce con facilit quanto del materiale appena citato sia fondamentalmente platonico: il significato di una vuota duit, che mediante un iterato autosvilupparsi genera i nu meri naturali, ma anche le altre entit matematiche61, e, allo stes- 59Points and Spaces..., p. 523: if they hold for a certain mathematical entity, they also hold for all mathematical entities which have been defined to be equal to it, equality having to be symmetric, reflexive, and transitive. 60Ibid. : ... and the empty two-ity being forbidden to be equalized to an empty unity. 61Qui vediamo ancora una volta, per cos dire con distanza storica, che il concetto di Diade indefinita ha in tutto e per tutto la forza di risolvere la restri zione del concetto di numero ai numeri naturali, che patrimonio della matema tica greca: la Diade indefinita assicura, infatti, una certa continuit fra i numeri naturali maggiori di uno e, appunto, i valori irrazionali. E interessante che anche il concetto che Platone usa come sinonimo della diade indefinita, cio il Grande-e-Piccolo, sia da cogliersi nel suo sviluppo storico ancora in un autore del diciannovesimo secolo, e proprio come principio di valori razionali ed irrazio nali; penso a F. Herbart, nella cui opera (Smtliche Werke, a cura di G. Harten stein, vol. VI: Schriften zur Psychologie. Zweiter Theil, Leipzig 1850: Psychologie als Wissenschaft, neu gegrndet auf Erfahrung, Metaphysik und Mathematik. Zwei ter, analytischer Theil, p. 150) si legge: Infine, il concetto propriamente scientifi co di numero tale da non essere altro se non quello del pi e del meno, e quin di non accoglie solo tutte le frazioni, ma anche tutte le grandezze irrazionali: esso ha unorigine ancora precedente rispetto ai numeri interi. (Endlich der eigentlich wissenschaftliche Begriff der Zahl, welcher kein andrer als der des Mehr und Minder, und dabei empfnglich ist nicht nur fr alle Brche, sondern auch fr 9P so modo, il dualismo di unit e dualit. Ci risulta tanto pi sor prendente, quanto pi si considera che rintuizionismo di Brouwer si definisce attraverso lopposizione al platonismo della matematica classica62. Brouwer rifiuta decisamente lontologiz- zazione delle entit matematiche: a suo avviso, esse sono prodot te da un atto psicologico di coscienza, con cui, tendenzialmente, vengono anche identificate. A questo psicologismo appartiene il continuo porre in risalto il significato del tempo in rapporto allintuizione matematica. Viceversa chiaro che, per Platone, non solo la matematica non ha niente a che fare con la tempora lit, ma le entit matematiche sono lesatto contrario del tempo rale, cio sono eterne. (Almeno la negazione da parte di Brouwer, diretta contro Kant, dello spazio come intuizione a priori per la matematica, collega Brouwer a Platone, sia pure in maniera negativa, in quanto a suo avviso laritmetica devessere articolata puramente a partire da se stessa, senza alcun rimando a rappresentazioni geometriche). Ancora pi lontano da Platone si colloca lorientamento di Brouwer ispirato alla filosofa della vita63. Brouwer non vuole solo cogliere la matematica primaria mente come fenomeno storico; egli la concepisce espressamente al servizio della vita, come atto di volont al servizio dellistinto di autoconservazione del singolo uomo64. e) Una mediazione hegeliana? Tuttavia, non bisogna misconoscere che, soprattutto nella de scrizione concreta del primo atto intuizionistico, Brouwer si av alle irrationale Grssen: dieser ist von noch frherem Ursprung als die ganzen Zahlen). Certo, il concetto herbartiano di numero separato da quello platoni co da mondi e mondi, perch, in primo luogo, viene fondato psicologicamente e, in secondo luogo, proprio per questo motivo, prende inizio dalla molteplicit e non dalluno (cfr. ivi, p. 148 ss.). 62La matematica greca concorda per con lintuizionismo nel rifiuto di un in finito attuale. 63Si veda, ad esempio, lo scritto giovanile di Brouwer: Leen, Kunst en Mystiek, pubblicato a Delft nel 1905, e tradotto parzialmente in inglese in: Id., Collected Works,.., pp. 1-10. 64Mathematik, Wissenschaft und Sprache..., p. 417: als Willensakt im Dienste des Selbsterhaltungstriebes des einzelnen Menschen. Cfr. Id. Consciousness, Philosophy, and Mathematics, cit. H vicina fin nei particolari alle concezioni del Platone esoterico: e di questo egli, certo, non era cosciente. Ci si pu spiegare, pri ma di tutto, per necessit di cose. possibile, per, che vi sia un influsso mediatore, e precisamente un influsso mediatore che passa per Hegel. In ogni caso, a piena ragione F. Kambartel65ha voluto vedere nella filosofa della matematica di Brouwer molto pi Hegel che Kant66, e ha avanzato il sospetto che lintuizioni smo ... poggi essenzialmente su una certa recezione di Hegel, che troverebbe un mediatore adeguato nel Neohegelismo olan dese67 68: un sospetto che Kambartel rinforza rimandando ad unopera aritmetica olandese di quei tempi, ove il concetto di numero veniva introdotto proprio in maniera hegeliana. In effet ti, le riflessioni di Brouwer esposte in precedenza non possono nascondere un certo nesso con la tradizione idealistico-specula- tiva, nonostante la veste psicologistica, in cui compaiono (anzi ch unentit ideale, ontica, comera la Diade di Platone, la duit di Brouwer , infatti, un atto psicologico). In modo feli ce, quindi, Kambartel ha intitolato il paragrafo sullintuizioni smo presente nel suo saggio Matematica dellIdentit e Psicologi smo**: con questo sono indicati con pregnanza i due momenti dellintuizionismo, che si trovano fondamentalmente in tensione contraria; ed il primo momento rimanda dietro di s, attraverso Hegel, fino a Platone. 6. Conclusioni riassuntive Adesso possiamo rispondere alla domanda su quale sia, delle tre direzioni fondamentali della moderna filosofa della matema- 65Nel saggio: Philosophische Perspektiven der Diskussion um die Grundlagen der Mathematik, Archiv fr Geschichte der Philosophie, 45 (1963), pp. 157- 193. 66Ivi, p. 171: Spesso le tesi intuizionistiche sembrano essere pi vicine alla filosofia idealistica, e soprattutto a Hegel, che non a Kant. (Hufig scheinen die intuitionistischen Thesen der idealistischen Philosophie, insbesondere Hegel, nher zu stehen als Kant). 67Ivi, p. 173: der Intuitionismus ... wesentlich auf einer Hegelrezeption fut, fr die im hollndischen Neuhegelianismus ein geeigneter Vermittler gegeben wre. 68Ivi, p. 169: Indentittsmathematik und Psychologismus. tica, quella a cui pu essere associata al meglio la filosofia della matematica di Platone. Innanzitutto, il formalismo si esclude da s. Questa direzione tende con bramosia ad una forma di indipendenza della mate matica, possibilmente priva di restrizioni: come criterio di ve rit, sufficiente la coerenza; sistemi opposti, ma ugualmente coerenti, sono considerati veri a pari titolo; e di conseguenza, non sussiste alcun interesse per una fondazione filosofica della matematica69. Sembra farsi avanti, pi che altro, il logicismo. Lo scopo di fondare la matematica attraverso la logica collega questa direzio ne a Platone, come del resto la sua direzione durto antipsicolo- gistica e antistoricistica. Tuttavia, non si pu trascurare che la logica, a partire dalla quale Platone intende fondare la matematica, non la moderna logica formale (alla quale, fino ad oggi, non ancora riuscito di fondare in maniera soddisfacente la matematica); piuttosto una logica gravata di contenuti: la metafsica dialettica dei principi. Questi principi si ritrovano al meglio, per quanto ri guarda il loro contenuto materiale, nellintuizionismo di Brouwer. Ovviamente, qui andata perduta la loro posizione ontologi ca: al posto di un pensiero metaindividuale, cio divino, suben tra lintuizione psicologica. Semplificando un po, si potrebbe dunque dire che nel logici smo e nellintuizionismo continuano ad agire separate le due met della filosofia platonica della matematica: nel logicismo, pi che altro, il suo aspetto formale; nellintuizionismo, pi che altro, il suo aspetto materiale. Se poi ci si guarda intorno alla ri cerca di una filosofia della matematica, in cui questi due aspetti 69 Verosimilmente, si pu vedere in Eudosso un precursore del formalismo: egli usa addirittura definizioni implicite (cfr. supra, II, nota 3), come far ad esempio Hilbert, nelle Grundlagen der Geometrie..., che per questo fu duramen te criticato dal logicista G. Frege, ber die Grundlagen der Geometrie, in: Id., Kleine Schriften, Darmstadt 1967, pp. 262-323. Non si pu dubitare che Platone, come Frege, e diversamente da Hilbert, fosse convinto della necessaria unicit della geometria; nondimeno, Platone seppe riconoscere che, da un punto di vista logico-formale, non possibile obiettare nulla contro geometrie non euclidee. % siano ancora uniti, occorre riportarsi alla filosofia della matema tica di Hegel. E se il neohegelismo, da poco risvegliatosi, volesse prendersi a cuore limpostazione platonico-hegeliana anche nel suo riferi mento alla matematica (cosa che fino ad oggi non ancora acca duta)? Qui non possiamo preoccuparci di rispondere a tale doman da. In queste pagine, era mio desiderio semplicemente mostrare che il famoso detto di Whitehead, per cui la filosofa occidentale consiste in una serie di commenti marginali a Platone, compren de anche la teoria esoterica di Platone sulla generazione della molteplicit infinita dei numeri a partire dallunit e dalla dua lit. Si possono indicare, entro un lasso di tempo di quasi duemi- lacinquecento anni, non solo tracce storiche, ma anche strut ture logico-sistematiche di questa teoria, nei pi importanti la vori matematici e filosofici che si sono occupati di questo tema. Certo, si dovr anche concedere che Platone non ha solo ela borato, con piglio geniale, strutture significative (in effetti, la dualit costituisce una struttura alla quale non si pu negare ri levanza nellambito di una logica della molteplicit70). Platone ha pure ipostatizzato precipitosamente, in modo dogmatico, ele menti contingenti, come ad esempio la Decade. Ma anche tali ipostatizzazioni, sebbene si debbano respingere nel loro conte- 70 Al di l dellambito puramente matematico e filosofico-matematico, ci si potrebbe domandare se la contraddistinzione della dualit come forma fonda- mentale della molteplicit non sia anche significativa in rapporto ad un importan te problema inerente la filosofia del reale: alludo alla fondazione della socialit duale (matrimonio, amicizia) come caso importante di socialit, accanto al caso della socialit plurale o politica. Gi in Aristotele troviamo questidea; basti leg gere la famosa affermazione di Etb. Nie. 1162 a 17 ss.: luomo infatti, per natu ra, pi che essere politico, incline alla coppia (? ) ). Il tema, comunque, ancor oggi oggetto di ogni filosofia del sociale: si veda, ad esempio, K. Hartmann, Politische Philo sophie, Freiburg-Mnchen 1981, pp. 20-30: Duale Sozialitt-, pp. 31-43: Plurale Sozialitt). Lautore del presente saggio ha pubblicato uno studio, nel quale di scute anche il problema se lintersoggettivit duale non possa essere fondata altri menti che attraverso pure esigenze antropologiche, cio in senso ontologico: Hegel System. Der Idealismus der Subjektivitt und das Problem der Intersubjektivitt, 2 voll., Hamburg 1987, 19882, di cui si vedano particolarmente le pp. 263 ss. nuto oggettivo, meritano di esser prese a conoscenza, ancorch solo nella storia dei loro effetti. Si dovr tuttavia riconoscere che anche e proprio la filosofia dei numeri di Platone non fatta solamente, n in prima linea, di simili ipostatizzazioni, che possono suscitare uninteresse me ramente storico. Questo saggio ha raggiunto il suo scopo, se stato in grado di convincere il lettore, che i temi della dottrina non scritta non sono astrusit, ma problemi e tentativi di solu zione che, se solo si ha la pazienza di affrontarli con impegno, manifestano nel loro autore una forza di pensiero sorprendente, non meno che specialisticamente scientifica, e in questo caso matematica. Parte seconda Platone fondamenti della geometria I. Premessa. La geometria non euclidea e lAccademia antica 1. Euclide non euclideo Il principale presupposto per levolversi delle cosiddette geo metrie non-euclidee stato gettato da quando, nel secolo scorso, Gau, Janos Bolyai e Lobatschewski, al termine di numerosi e intelligenti tentativi di dimostrare il quinto postulato di Euclide, si sono convinti della sua indimostrabilit1. Solo a questo punto, 1La geometria euclidea, nella sua fondazione classica ad opera di David Hil bert, Grundlagen der Geometrie..., consiste in venti assiomi ordinati in cinque gruppi, per mezzo dei quali sono implicitamente definiti i sei concetti di fondo; gli assiomi, in quanto tali, non possono essere dimostrati. Il diciottesimo assio ma (o assioma delle parallele) equivale al quinto postulato di Euclide. Esso re cita che dato un punto A e una retta a, nel piano a determinato da A e a, una ed una sola parallela di a passa per A. Questa proposizione equivale anche ad Euclide, I 32, 2: la somma degli angoli in un triangolo uguale a due retti. Se si nega questo assioma, si ha la geometria assoluta, peraltro non completa, di Bolyai, ove ad esempio non possibile determinare se in un triangolo la somma degli angoli sia minore o eguale a due angoli retti (la Appendix srientiam spati* absolute veram exbibens a ventate aut falsitate Axiomatis XI Euclidei [a priori baud unquam deridendo] indipendentem di J anos Bolyai fu pubblicata nel 1832 in appendice ad unopera di suo padre, il matematico Farkas Bolyai, e gi nel 1831 in estratto). Se questo assioma viene sostituito da un altro che gli faccia ri scontro, secondo cui si postula lesistenza di almeno due (e quindi infinitamente molte) rette che passano in due direzioni opposte per il punto dato senza interse care a, allora si ha la geometria iperbolica, ove la somma degli angoli di un triangolo sempre minore a due retti. Infine, nella geometria ellittica di Riemann non vi sono parallele, e la somma degli angoli di un triangolo maggiore di due angoli retti. La geometria ellittica non coerisce con la geometria assoluta di Bolyai; per dare un assetto coerente a quella devono essere pertanto eliminati al cuni dei diciannove assiomi di questa. Daltro canto, la geometria euclidea di Hil bert si distingue dalla geometria di Euclide per via del suo ventesimo assioma, os sia il postulato del continuo di Cantor, che ancor oggi non accettato dallintui zionismo; su questo punto ha insistito a buona ragione I. Tth del quale si veda, ad esempio, Geometria..., p. 414: per Euclide, ma non per Hilbert, gli oggetti geometrici che per essere costruiti richiedono una molteplicit attualmente infini- il notevole assetto complessivo del primo libro degli Elementi fu davvero in grado di stupire: le proposizioni dalla 1 1 alla 1 28 vengono ad essere teoremi della geometria assoluta di Bolyai, e solo in rapporto alla 1 29, che presenta uninversione della 127s. non deducibile da essa, si ricorre al quinto postulato ( ). A questo punto, sia la riluttanza ad usare tale assioma, la cui adozione protratta il pi a lungo possibile, sia il fatto che in Euclide esso viene introdotto in modo esplicito come assioma, sembrarono suggerire che Euclide si fosse gi accorto intuitiva mente della sua indimostrabilit, di contro ai tentativi di dimo strarlo intrapresi fin dallepoca antica, da parte di Tolomeo e di Proclo, e destinati a giungere sino a Farkas Bolyai. Gi Charles C. Pierce era quindi in grado di affermare: ritengo che lo stesso Euclide fosse un geometra non-euclideo; non dico che lo fosse in senso pieno, cio in senso gaussiano e besselliano, ma pi co me Saccheri e Lambert*2. 2. La tesi di Mugler e i lavori di Ttb Inoltre, nel suo libro del 1948 su Platone e la ricerca matema tica, Charles Mugler ha sostenuto l idea che, gi allinterno dellAccademia, fossero stati discussi alcuni problemi di fonda zione riguardanti la geometria non euclidea, e fosse stata anche esaminata lipotesi contrapposta al quinto assioma di Euclide3. Purtroppo, Mugler ha sostenuto questa idea senza produrre veri e propri documenti, sicch non si preso atto nella maniera do vuta della sua proposta, che non risultava sufficientemente fon data4. ta di passaggi (ad esempio, un ettagono equilatero) sono non-esistenti. 2C. S. Peirce, The New Elements of Mathematics, a cura di C. Eisele, III, 1, Paris 1976, p. 704: I maintain that Euclid was himself a non-Euclidean ge ometer. I do not mean, in the complete, Gaussian and Besselian sense, but more so than Saccheri and Lambert. Per il rimando a questopera di Peirce ringrazio il Prof. I. Tth. A lui e al Prof. Flashar, oltre che al Prof. A. Kleinlogel, desidero esprimere il mio pi sincero grazie per le numerose indicazioni e per lesame cri tico del manoscritto. 3Ch. Mugler, Platon et la Recherche Mathmatique de son poque, Strasbourg-Zrich 1948. 4Si veda ad esempio la recensione di W. van der Wielen, in: Mnemosyne, S. Soltanto i lavori innovativi, che si devono al migliore conosci tore della storia e della filosofa delle geometrie non euclidee, cio Imre Tth, sono riusciti a portare in chiaro la fase iniziale della storia di queste ultime. Dato che il presente saggio si rial laccia ai risultati di tali lavori, giusto esporli a titolo introdutti vo5, per poi unire ad essi unesposizione delle tesi di chi scrive6. IV, 2 (1949), pp. 346-349, spec. 348: le nozioni di una quarta dimensione e di una geometria non-euclidea sono cos estranee alla scienza greca che il fatto di suggerirle gi di per s pericoloso. (Les notions dune quatrime dimension et dune gomtrie non-euclidienne sont si tranges la science greque que le fait de les suggrer est dj dangereux). Dato che il presente lavoro intende provare, o almeno rendere verosimile, la tesi di Mugler, verranno citati molti passi dal suo 5Infra, punto II. Ci si baser soprattutto sul lavoro citato alla nota 1, dato che il pi facilmente accessibile. E bene, comunque, ricordare qui alcuni altri scrit ti di Tth: Das Parallelenproblem..., cit.; La rvolution non euclidienne, La Re cherche, 1977 fvrier, pp. 143-151; Spekulationen ber die Mglichkeit eines nicht euklidischen Raumes vor Einstein, in: Lectures Notes in Physics 100, Einstein Symposion Berlin, Berlin (West)-Heidelberg-New York 1979, pp. 46-83, per quanto riguarda laspetto storico della questione; La gomtrie non euclidien ne dans le dveloppement de la pense, tudes dhistoire et de philosophie des sciences, Bucarest 1962, pp. 53-70; Die nicht-euklidische Geometrie in der Phnomenologie des Geistes.,.;Ilpensiero matematico: libert e verit, negazione e creazione, in: AA. W., Pensiero scientifico e pensiero filosofico, Padova 1993 , pp. 22-52, per quanto riguarda laspetto filosofico. Si attende da parte dellIstituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli la pubblicazione del primo libro italiano di Tth, I paradossi di Zenone nel Parmenide" di Platone. 6Infra, punto III. . I passi non-euclidei nel Corpus aristotelicum Tth ha scoperto nel Corpus aristotelicum un certo numero di passi che oggi sono pertinenti allambito della geometria non euclidea, nei quali si afferma, ad esempio, che la somma degli angoli interni del triangolo diseguale, ossia maggiore o minore, rispetto a due angoli retti1. 1. Analitici posteriori: il carattere non casuale degli esempi non euclidei Dalla sola frequenza del topos, risulta inverosimile che si trat ti di esempi di impossibilit piena, che cadono dallalto in ma niera puramente casuale12. Negli Analitici posteriori, ad esem pio, del triangolo si predica l uguaglianza o inuguaglianza (/) sottintendendo: dei suoi angoli a due retti , cos come della luna, della terra e del sole si predica leclissi (). La pura casualit del topos si rivela ancora meno plausibile, in quanto viene colta con chiarezza lequivalenza fra limpossibilit che esistano parallele (oggi assioma fondamentale della geome tria ellittica) e il fatto che che la somma degli angoli del triango lo sia maggiore di due angoli retti. Cos le parallele si interseca no leggiamo sia alla condizione che langolo interno sia maggiore di quello esterno, sia alla condizione che il triangolo 1Cfr. Tth, Geometria..., p. 395: [Stellen] die heute zum Bereich der nicht- euklidischen Geometrie gehren. In An. post. 90 a 13,93 a 35, Soph. El. 171a 16, Phys. 200 a 18 ss., De Gael. 281 b 5 ss., Metaph. 1052 a 7, Eth. Nie. 1140 b 15 ss., MM 1187 b 3 ss., si dice che la somma degli angoli interni di un triangolo diseguale a due angoli retti; in Art. pr. 66 a 14 ss., An. post. 90 a 33, Probi 956 a 18, Eth. Eud. 1222 b 35 ss., si dice che maggiore; in An. post. 90 a 33, si dice che minore. 2Cfr. An. post. 90 a 13. m. abbia la somma degli angoli maggiore di due retti3. 2. De Caelo: il carattere ipotetico della legge della somma degli angoli In maniera rigorosa, tale casualit pu essere esclusa attraver so De Caelo, 281 b 3 ss. In questo passo, si distingue fra un im- possibile/possibile ( / ), cui corrisponde un fal- so/vero ( / ), per ipotesi ( ' ) e, dallaltro lato, un impossibile in assoluto ( ). Per documentare il primo caso, si osserva: diciamo, ad esem pio, che impossibile che il triangolo abbia una somma degli angoli uguale a due retti, se ci e ci il caso, e che anche la dia gonale commensurabile, se ci e ci il caso4; oppure, secon do unaltra lezione del testo, che preferisco: diciamo, ad esem pio, che impossibile [sd. per ipotesi] che il triangolo abbia una somma degli angoli uguale a due retti: se ci il caso, anche la diagonale commensurabile5. straordinariamente diffcile ricostruire criticamente il passo senza dar adito ad obiezioni6. Ma in ogni caso chiaro che vi si accentua il carattere ipotetico, 3An. pr. 66 a 13 SS.: otov ? ? el ? ? ? el ? ? . A proposito dellintersecarsi delle parallele, cfr. inoltre A, post. 77 b 23. 4De Cael. 281 b 5 s., secondo ledizione di D. J . Allan, Aristotelis De Caelo, Oxford 1973: ? , , ' ? ?, el . 3Ibid. : ? , ? ?. Sulla controversia relativa alla lezione del testo cfr. la nota seguente. 6 Probabilmente, occorre espungere il secondo el , che nei migliori manoscritti manca: nelledizione a cura di Oddone Longo, Aristotele, De Caelo, Firenze 1961, posto in parentesi quadra, in quella a cura diP. Moraux, Aristote, Du Ciel, Paris 1965, viene espunto dal testo (nellapparato critico si afferma: el post ? add. ree.), mentre il primo va mutato in ', e prima di esso va posto un punto in alto. Il Prof. Tth mi ha gentilmente comuni cato che questo quanto egli ha reperito nei manoscritti da lui consultati, ossia: Vndob. Phil. Gr. 100 (sec. IX) fol. 65r. 6, Marcianus 214 (XII) fol. 220r. B 16, ed inoltre Marcianus 200 (Copista: J oh. Rhosos 1457) fol. 46 v. 14. Da tutto ci ri sulta la seconda traduzione che abbiamo proposto. Cfr. inoltre Tth, Spekulationen..., p. 80 s. e n. 31. e non a priori7, di talune proposizioni, in riferimento alla somma degli angoli del triangolo e alla commensurabilit della diagona le al lato del quadrato. Allo stesso tempo, vi si avanza la possibi lit che, ad una determinata condizione, la somma degli angoli del triangolo sia diversa da due angoli retti, e che perci la dia gonale assuma valori commensurabili al lato del quadrato. Un rilievo del genere poteva avere un senso solo se questa condizio ne era nota alluditorio: e ci a cui si devono simili conseguenze la negazione del quinto postulato di Euclide. Ora, il presuppo sto per capire questo nesso di tipo non-euclideo essersi occu pati in misura piuttosto ampia di una geometria che neghi il quinto postulato. Simili asserti osserva Tth non pos sono venir congetturati per mezzo di espedienti meramente dia lettici. Senza una dimostrazione, che assai complicata, im possibile imbattersi in essi8. Dunque, i passi in questione indicano che i matematici greci, poco prima di Aristotele, si sono evidentemente sforzati di trar re conclusioni a partire da ipotesi antieuclidee. 3. Analitici primi: la deduzione delle parallele Tth desume lo scopo di queste ricerche da Analitici primi, 16, cio dal capitolo sulla petitio principii (64 b 28: t v ). Quale esempio di conclusione circolare vi si cita ci che fanno quanti credono di dedurre le parallele: in fatti spiega Aristotele essi stessi ignorano di assumere cose che non possibile dimostrare se le parallele non esistono9. Come Tth ha bene indicato, lespressione dedurre le paral lele ( ? ? ) si riferisce al tentativo di di- 7In De Cael. 281 b 12, come esempio di impossibile in assoluto figura lo stare allo stesso tempo in piedi e seduti, (t ). 8Tth, Geometria..., . 396: durch bloe dialektische Einflle knnen solche Aussagen nicht konjekturiert werden. Ohne Beweis (der kompliziert ausfllt), ist es unmglich, auf sie zu stoen. 9An. pr. 65 a 5 ss.: ol
. 108 mostrare la proposizione I 29 di Euclide senza ricorrere al quin to postulato, vale a dire al tentativo di derivare la I 29 dalle sue proposizioni inverse 1 27 e seguente1011. Un simile tentativo, che predestinato al naufragio11, si basava evidentemente gi su 1 29, oppure su ci che ne era dedotto. Aristotele si riferisce in modo critico a questo procedimento, di cui era nota lerroneit12, e lo stile del passo, estremamente concentrato e allusivo, documenta la grande dimestichezza del suo uditorio con il problema13. Lallusione di Aristotele illumina come un lampo lo sviluppo della matematica. Qualcuno rileva Tth ha tentato di dare di 1 32, 2 una dimostrazione geometrica rigorosa, vale a di re nellambito della geometria assoluta, ed in questo tentativo incorso in conclusioni circolari 14. Ora, naturale che in seguito al naufragio di questi sforzi si sia cercata una dimostrazione in diretta. Allinterno di sistemi fondati su unipotesi anti-euclidea, oc correva mostrare incoerenze; e tali sistemi furono introdotti e parzialmente sviluppati a questo scopo15. Le proposizioni ete- 10Cfr. Das 'Parallelenproblem..., pp. 257-267. 11Com noto, nel primo libro degli Elementi di Euclide, I 27/ 28 e I 29 co stituiscono lunica coppia di proposizioni, dove la seconda proposizione, sebbene sia inversa alla prima, non consegue da questa (come esempio di caso normale, cfr. I 18 e I 19; I 24 e I 25; I 47 e I 48). A questo proposito, si veda Mugler, Platon..., p. 330: ... che il riscontro di un teorema che opponesse una resistenza accanita a tutti i tentativi di invertire la premessa e la conclusione, dovette appa rire ai loro occhi come uno scandalo logico non meno sconcertante della scoper ta, avvenuta un secolo avanti da parte dei Pitagorici, della prima deroga alla legge dei numeri interi. (... que la recontre dun thorme opposant une rsistance acharne a toutes les tentatives dintervertir la prmisse et la conclusion devait apparatre a leurs yeux comme un scandale logique non moins dconcertant que, un sicle auparavant, la dcouverte par les Pythagoriciens de la premire droga tion la loi des nombres entiers ...). 12Gi Mugler, Platon..., p. 148, osservava: La teoria delle parallele contene va dunque, a quellepoca, una petizione di principio che daltronde non sfugg ad Aristotele. (La thorie des parallles contenait donc, cette poque, une pti tion de principe qui nchappait dailleurs pas Aristote). 13Tth, Geometria..., p. 396: Der extrem konzentrierte allusive Stil der Stelle belegt die groe Vertrautheit seiner Zuhrer mit dem Problem. 14lbid. : Man hat versucht, ihm [seil. I 32, 2] einen strengen, d. h. absolut- geometrischen Beweis zu geben, und ist dabei auf Zirkelschlsse gestoen. 15Questo anche il procedimento seguito da G. Saccheri nella sua famosa opera antieuclidea Euclides ab omni naevo vindicatus, Mediolani 1733. An- lt rodosse prodotte da Aristotele sono da intendersi quali fram menti fossilizzati dei tentativi indiretti di risolvere il problema16. E ancora, a proposito di De Caelo, 281 b 5 ss., Tth dice: da presumersi che lo scopo originario fosse la con futazione dellipotesi antieuclidea generale, condotta con laiuto dellassurdit per cui un numero dispari pari, alla quale do veva portare lipotesi della commensurabilit. Tuttavia, questa contraddizione pu essere raggiunta solo con laiuto della pro posizione euclidea Elem. 1 3 2 , 217. Lipotesi ellittica dellangolo ottuso pu in effetti essere con futata, poich stante tale assunzione le parallele si intersecano (e ci contraddice la loro definizione, secondo Euclide, I def. 23), come del resto spiega anche Aristotele18. Lassunzione iperbolica dellangolo acuto non pu invece essere respinta senza assumere come strumento di soccorso il quinto postulato, che appunto per questo motivo fa la sua esplicita comparsa in Euclide19. Tth tieuclideo un termine tecnico introdotto da Tth per denotare proposizioni non-euclidee che vennero addotte come false; tutti i geometri dallantichit fino a Taurino incluso (1825-26) fecero ci; solo Gau, Bolyai e Lobatschewski hanno geometrie propriamente non-euclidee, dato che con essi la filosofia dell unicit dogmatica fu rimossa e sostituita con una filosofia liberale della pluralit dei si stemi geometrici e della coesistenza di universi fra loro opposti. (Die Philosophie der dogmatischen Unizitt aufgegeben und durch eine liberale Philosophie der Pluralitt geometrischer Systeme und der Koexistenz entgegensetzter Universa ersetzt wurde) (Tth, Geometria..., p. 400). 16Ivi, p. 397: Die von Aristoteles angefhrten heterodoxen Stze sind als die fossilisierten Fragmente der indirekten Lsungsversuche des Problems anzu sehen. 17Ivi, p. 399: Es ist anzunehmen, da das ursprngliche Ziel die Wider legung der allgemeinen antieuklidischen Hypothese war, mit Hilfe der Absur ditt eine ungerade Zahl ist gerade, zu der die Hypothese der Kommensurabi- litt fhren sollte. Dieser Widerspruch kann jedoch nur mit Hilfe des euklidi schen Satzes Elem. I 32, 2 erreicht werden. 18Cfr. An. pr. 66 a 13 ss.; An. post. 77 b 23: ci per cos dire geometrico e non geometrico ( ? . ). Mugler, fra 1altro, pensa soprattutto ad una geometria riemanniana, poich a suo avviso lo spazio fi nito di questultima si accorda con la concezione finitistica di Platone (cfr. ad es. Platon..., p. 143): resta per da supporre che lalternativa fra geometria euclidea ed iperbolica stesse al centro dellinteresse, proprio come accadde nellevoluzio ne successiva, specialmente fino al diciottesimo secolo. Sulla questione si diffon de Tth, Das Parallelenproblem..., pp. 271 ss. 19In relazione al concetto di postulato (), Tth, Geometria..., p. 39, ri manda ad An. post. 76 b 32 ss., dove il termine viene definito il con- 110 conclude: la communis opinio, secondo la quale il problema delle parallele nato da una mancanza di evidenza del postulato delle parallele, risulta in seguito alle precedenti argomentazioni storicamente insostenibile; al contrario: la necessit di superare il problema delle parallele, che sussisteva gi, richiese lintrodu zione del postulato delle parallele20. 4. Etica Eudemia: il postulato delle parallele come assioma Aristotele ha piena coscienza del carattere puramente tetico, cio indimostrabile, dellassioma euclideo. Nellfftc Eudemia si legge: se infatti non vi alcuna altra causa del fatto che il trian golo sia cos com, questo potrebbe essere un principio, e po trebbe essere causa di ci che segue21. Qui, la funzione di principio ( ), cio di assioma, ricoperta dalla proposi zione riguardante la somma degli angoli, che nelle sue tre va rianti equivale al postulato delle parallele nelle sue tre versioni possibili. Da questo assioma dipendono tutti gli altri teoremi; se contrario rispetto allopinione di chi impara ( ), ed osserva: non da escludersi interamente che nella prima applica zione del termine al postulato euclideo delle parallele abbia giocato un certo ruo lo il senso fornito in An. post. I 10, 76 b 31. (Es ist nicht ganz auszuschlieen, da bei erster Anwendung des Terminus auf das Euklidische Parallelenpostulat der in An. post. 110,76 b 31 angegebene Sinn mitgespielt hat). 20Ivi, p. 399: per il testo originale cfr. supra, Parte prima, II, nota 5. Cfr. Mugler, Platon..., p. 149: tutto sembra indicare che sia stato lo stesso Euclide a riconoscere per primo la necessit di mettere fine alle petizioni di principio sulla questione delle parallele per mezzo di un postulato e ad avere il genio di sceglie re, fra molteplici possibilit, la pi semplice. (Tout semble indiquer que cest Euclide lui-mme qui le premier reconnut la ncessit de mettre fin aux ptitions de principe autour de la question des parallles par un postulat et qui eut le gnie de choisir de plusieurs possibilits la plus simple); p. 330: il quinto postulato il culmine della lunga serie di riflessioni e di fatiche provocate dallo stupore filo sofico di Platone e dei suoi discepoli di fronte allunica eccezione che avevano constatato alla legge della reversibilit delle proposizioni (est laboutissement de la longue suite de rflexions et de travaux provoqus par ltonnement philo sophique de Platon et de ses disciples sur lexception unique quils avaient constate la loi de la rversibilit de propositions). 21Eth. Eud. 1222 b 39 ss.: yp , - . quello subisce un cambiamento, mutano anche questi: Infatti, come stanno le cose in rapporto ai principi, cos stanno in rap porto a quanto dipende dai principi. Ed possibile riconoscere ci con maggiore chiarezza nei procedimenti geometrici. Anche in questi procedimenti, infatti, quando si sono assunti certi prin cipi, come stanno le cose in rapporto ai principi, cos stanno in rapporto a ci che successivo ai principi: per esempio, se il triangolo ha gli angoli uguali a due retti, e il quadrato li ha ugua li a quattro... 22; segue lapplicazione della contrapposizione23. NellE/ze Eudemia, in un altro passo, si legge: Nellambito dei principi immobili, ad esempio nellambito delle matematiche, non vi un principio in senso proprio, sebbene si dica cos per similitudine. Anche nelle matematiche, infatti, se muta il princi pio, potrebbero benissimo cambiare tutti i risultati di dimostra zione24. sorprendente che passi del genere si trovino nelle Etiche. Lo Stagirita, come ha segnalato Tth, pone in parallelo il con cetto geometrico di principio ( ) con il motivo etico, o meglio con la scelta preferenziale, cio con la decisione a favore di uno scopo, che si colloca allinizio di unazione come fine ( ), e dalla quale possono essere derivati i singoli atti. Come per le scienze teoretiche scrive Aristotele i presupposti sono principi, per quelle pratiche il fine principio e presuppo sto ... Come accade per le une, se il triangolo ha gli angoli ugua li a due retti, necessariamente anche queste cose saranno il ca so25. 22MM 1187 a 37 ss.: dv ? al , oi/? , ' v ? - ? , ? dv al . , oi/ ?, / ? ? ?, 8k .... 23Cfr. anche MM 1189 b 10 ss. 24Eth. Eud. 1222 b 2 ss.: 8k ? ?, <ov tc? ?, , . ? ? ? ' dv . 23Ivi, 1227 b 29 ss.: ? ? al ? , ? ? ? ?; , el , . Cfr. Eth. Nie. 1140 b 16 s. 5. Etica Nicomachea: geometria non euclidea e libert Per mezzo di una dettagliata interpretazione di Etica Nicoma chea, 1140 b 13 ss., Tth giunge in conclusione al risultato che, per Aristotele, la scelta fra un assioma euclideo ed uno non-eu- clideo (nel passo in questione, come in Etica Eudemia, 1222 b 39 ss., questo ruolo ricoperto dalla proposizione riguardante la somma degli angoli) costituisce, analogamente alla scelta etica, un atto di libert, il quale, diversamente che nelle azioni etiche,' non pu essere influenzato nemmeno da piacere o da dolore. Questa 1 unica differenza presente nellanalogia di struttura che per il resto sussiste in campo etico e geometrico2^. E questa una concezione metamatematica che affascina per la sua straordinaria modernit. Toth, Geometria..., p. 409: auf ethischem und auf geometrischem Ge biet. Naturalmente, per Aristotele questo confronto non esclude che uno dei membri dell alternativa, come nelle scelte pratiche, sia buono, e laltro catti vo. il passo dei Problemata (opera con ogni probabilit non autentica), che Tth ha interpretato tvt, p. 412, pu essere inteso anche in maniera pi innocua il con trasto con Top 106 a 38 ss. non cogente, poich la gioia, di cui vi si fa Menzio ne, suscitata dalla meraviglia () di fronte allincommensurabilit non ri posa essaizialmente sul carattere non assiomatico della proposizione. Respingere il passo dei Problemata non cambia nulla riguardo alla tesi di Tth nel suo com- . Platone e la fondazione ontologica della geometria euclidea 1. Dialoghi e dottrine non scritte Qui di seguito, si far il tentativo di interpretare due passi platonici alla luce delle ricerche di Tth, non meno che alla luce dei fondamentali lavori di Hans Krmer e di Konrad Gaiser sul la dottrina esoterica di Platone1. Questa dottrina sistematica, ri servata allinsegnamento orale allintemo dellAccademia, si di mostra in misura sempre crescente una chiave per comprendere anche i dialoghi12. 2. he ricerche matematiche dellAccademia antica A priori alquanto verosimile che i dati geometrici presenti in Aristotele risalgano ai suoi anni passati nellAccademia (367- 1Cfr. supra. Parte prima, I. 2 I lavori di Krmer e di Gaiser, che hanno causato unimportante controver sia, non hanno ancora ricevuto, oggi, riconoscimento generale. Chi scrive, nel vo lume Wahrheit und Geschichte..., cerca di fondare nel dettaglio i motivi per cui si trova fondamentalmente in accordo con i due studiosi. Per ulteriore letteratura in merito, ci si limita qui a rimandare alla recensione decisamente critica di G. Vlastos al libro suWArete di Krmer {On Plato's Oral Doctrine, Gnomon, 41 [1963], pp. 641-655, e ora anche in: G. Vlastos, Platonic Studies, Princeton 1973, pp. 379-398; ivi, pp. 399-403, si veda anche la successiva Appendix), alla quale Krmer ha metacriticamente risposto in una parte del suo lavoro: Petraktationen xum Problem des esoterischen Platon, Museum Helveticum, 21 (1964), pp. 137- 167. Una discussione ulteriore con i pi recenti lavori critici sul complesso dei problemi dellesoterica platonica, ad esempio con i lavori di Tigerstedt e Guthrie, si trova nel saggio di Krmer: Neues zum Streit..., passim. Per quanto riguarda i saggi pi recenti di Gaiser, occorre nominare La teoria dei principi in Platone, Elenchos, 1(1980), pp. 45-75, ripubblicato in: Id., La Metafisica della Storia in Platone. Introduzione e traduzione di G. Reale, Milano 19912, pp. 187-219); inol tre, Platos enigmatic lecture On the Good, Phronesis, 25 (1980), pp. 5-37. LU 347): si consideri che in matematica, a differenza che in quasi tutte le altre scienze, Aristotele non ha prodotto di persona nes sun contributo originale, e che lAccademia era il centro della ri cerca matematica di allora, in cui si gettarono i presupposti per gli Elementi di Euclide3. A questo proposito, occorre qui ricor dare tre cose: la trattazione dei valori irrazionali da parte di Tee- teto, che si trova nel decimo libro degli Elementi4; larticolazio ne sistematica, sempre da parte di Teeteto, dei solidi regolari, che si trova nel tredicesimo; e la fondazione da parte di Eudosso della dottrina generale delle proporzioni, avente luogo nel quin to libro, che per la precisione con cui esamina linfinitesimale at testa un livello nuovamente raggiunto solo da Dedekind5. Invitiamo a far riferimento al lavoro di Hasse e Scholz, che pone dettagliatamente a confronto i contributi di Eudosso e di Dedekind: da un lato, vi si conclude che questo sistema eudos- siano ... isomorfo rispetto al sistema delle sezioni di Dedekind6, ma daltro lato si sottolinea, quale differenza fra i due sistemi, la maggiore astrazione dai contenuti, e per di pi luso di definizioni implicite, che si hanno in Eudosso7. Ma al- 3Com noto, il platonismo di Euclide documentato anche dalluso dellim perativo perfetto passivo (, , e pure, nei postulati, ), che allude alla atemporalit della costruzione geometrica. Cfr. C. Mugler, Dictionnaire historique de la terminologie gomtrique des grecs, Paris 1958, pp. 19-21. 4Cfr. inoltre Gaiser, Platons..., p. 131 s., ove si sostiene che il termine tecni co binomiale ( ) risale verosimilmente a Platone, e p. 302, sulla valorizzazione platonica della classificazione degli irrazionali; si veda anche Test. 67 b. 5In questa sede, non c bisogno di esaminare pi puntualmente i rapporti fra Eudosso e Platone. Com noto, dallindicazione presente nella Vita Marciana (fol. 278 A 60; a proposito, cfr. O. Gigon, Vita Aristotelis Marciana, Berlin 1962, p. 49 s.), risulta verosimile che Eudosso fu caposcuola dellAccademia durante il secondo viaggio di Platone in Sicilia. 6Hasse-Scholz, Die Grundlagenkrisis..., p. 23: dieses Eudoxische System... zu dem System der Dedekindschen Schnitte isomorph ist. 7In passato, si giudicava contributo di Hilbert laver sostituito per primo, nei Fondamenti di Geometria, definizioni esplicite (del tipo del primo libro di Eucli de) con definizioni implicite (per quanto riguarda la giustificazione di questo mo do di procedere, cfr. ad esempio, solo per scegliere i sostenitori di due posizioni opposte, la critica di Frege nei tre saggi ber die Grundlagen der Geometrie ..., e la convinta difesa di Reichenbach, The philosophy of Space and Time, New York 1958, pp. 92 ss.); in ogni caso, il formalismo di Hilbert pare avere un precursore lora leggiamo la definizione di rapporto proporzionale contenuta nel sistema definitorio di Eudosso in realt una defi nizione implicita, ossia una definizione che si limita ad indicare in quali contesti pu ricorrere la parola rapporto proporzionale, senza chiarire la parola stessa8. Per contro, abbiamo gi evin to con ogni chiarezza che Eudosso definisce implicitamente quelli che a suo avviso sono i rapporti proporzionali. Dunque, mentre Dedekind fssa gli elementi del suo campo, cio le sezio ni, in maniera del tutto determinata dal punto di vista del conte nuto, Eudosso prescinde da una determinazione contenutistica degli elementi del suo campo, cio dei rapporti proporzionali... Eudosso dunque riesce ... a costruire in maniera diretta il suo tipo di sistema, vale a dire il complesso di tutti i sistemi di rap porti eudossiani di proporzione, qualunque sia il contenuto che li grava (rapporti proporzionali fra linee, superfici, solidi, ...), mentre per mezzo del processo dedekindiano di costruzione, che in maniera diretta fornisce solo il sistema dei numeri reali, determinato nel suo contenuto, si riesce ad ottenere questo tipo di sistema estensivo solo in maniera secondaria, inglobando tutti i sistemi isomorfi9. in Eudosso. 8Hasse-Scholz, Oie Grundlagenkrisis..., p. 17: Dann aber ist die in dem Eudoxischen Definitionensystem enthaltene Definition des Verhltnisses in der Tat eine implizite Definition, d. h. eine Definition, die nur angibt, in welchen Zusammenhngen das Wort Verhltnis auftreten kann, ohne dieses Wort selbst zu erklren. Cfr. ibid.. Noi riteniamo la def. 4 una definizione implicita di omogeneo. (Wir sehen Def. 4 als implizite Definition von homogen an). 9Ivi, p. 24 s.: Demgegenber haben wir schon in aller Klarheit herausgear beitet, da Eudoxos seine Verhltnisse implizit definiert. Whrend also Dedekind die Elemente seines Bereichs, die Schnitte, inhaltlich in vllig bestimmter Weise festgelegl, sieht Eudoxos von einer inhaltlichen Bestimmung der Elemente seines Bereichs, der Verhltnisse, ab ... Es gelingt also ... dem Eudoxos unmittelbar, den Typus seines Systems aufzubauen, d. h. also die Gesamtheit aller Systeme von Eudoxischen Verhltnissen, wie diese auch inhaltlich belastet seien (Verhltnisse von Strecken, Flchen, Krpern,...), whrend man durch den Dedekindschen Konstruktionsproze, der unmittelbar nur das inhaltlich bestimmte Systemder reellen Zahlen liefert, erst nachtrglich zum Typus dieses Erweiterungssystems gelangt, indem man alle isomorphen Systeme hinzunimmt. U6 3. Vlatone e la geometria del suo tempo Lopera di Eudosso mostra a quale livello di astrazione siano stati discussi, in Accademia, i problemi fondamentali della geo metria: anche a partire da questo fatto1011, e per questa ragione, nulla dovrebbe sbarrare la strada alla tesi menzionata in apertu ra, secondo la quale i passi citati da Aristotele sono relitti di ric che ricerche sullassiomatica geometrica, che hanno avuto luogo nella scuola di Platone11. 10Cfr. Mugler, Platon..., p. 141: Un tale pensatore avrebbe dunque intravi sto la possibilit di una geometria diversa da quella a cui i Greci hanno effettiva mente dato sviluppo, e avrebbe scoperto, come mezzo per conciliare le sue con cezioni spaziali con le sue vedute cosmologiche, una geometria riemanniana. (Un tel penseur aurait donc entrevu la possibilit dune gomtrie autre que celle que les Grecs ont dveloppe effectivement, et il aurait dcouvert, comme moyen de concilier ses conceptions spatiales avec ses vues cosmogoniques, une gomtrie Riemannienne). Si veda su ci supra, II, nota 18. Mugler, ibid., continua: Lidea di un simile filosofo allepoca di Platone, e gi a quella dei suoi immediati precursori, non un vano anacronismo. Certo, linvenzione delle geometrie non euclidee suppone un potere dastrazione assai grande, e non si realizz se non nel diciannovesimo secolo, in seguito ai lavori che, nel corso del diciottesimo, lave vano preparata. Ma vedremo, a proposito della riforma di Eudosso,... che il po tere di astrazione matematica dei Greci non era in nulla inferiore a quello dei ma tematici contemporanei, e che il pensatore di Cnido anticipava in parte le teorie per mezzo delle quali Cauchy, Dedekind e altri riuscirono a rifondare il calcolo infinitesimale nel diciannovesimo secolo. (Lide dun pareil philosophe lpoque de Platon et dj celle de ses prcurseurs immdiats nest pas un vain anachronisme. Certes linvention des gomtries non euclidiennes suppose un trs grand pouvoir dabstraction et elle ne fut faite quau 19e sicle aprs des tra vaux prparatoires au cours du 18e. Mais nous verrons propos de la rforme dEudoxe ... que le puvoir dabstraction mathmatique des Grecs ne le cdait en rien celui des mathmaticiens contemporains et que le penseur de Cnide antici pait en partie les thories par lesquelles Cauchy, Dedekind et dautres essayaient de refonder le calcul infinitsimal au 19e sicle). 11Quali fonti di Aristotele, Tth pensa ad Eudosso e alla sua cerchia, soprat tutto a Menecmo e Teudio, che nella famosa lista dei matematici di Proclo {In prim. Etici., pp. 64,1. 16-68,1. 6 Friedlein =Test. 15 Gaiser) sono annoverati fra gli allievi di Eudosso o di Platone. A questo proposito, si veda infra, .9. Che in Accademia siano stati gettati proprio i fondamenti degli Elementi, grosso modo communis opinio, ma non accade che questa tesi, sostenuta di frequente, riceva unesplicitazione concreta; cfr. E. Hoppe, Mathematik und Astronomie im klassischen Altertum, Heidelberg 1911, p. 164: In due direzioni, dunque, Plato ne un precursore degli intenti attuali .... in secondo luogo per mezzo della ri cerca sistematica delle condizioni che stanno a fondamento della matematica, e Inoltre, del tutto incredibile che Platone abbia assistito a si mili ricerche senza prendervi parte. Si pu pertanto mettere in conto che nei dialoghi si trovino tracce dellirritante scoperta dellindimostrabilit del quinto postulato: tracce che, similmen te a quelle presenti in Aristotele, accennano al problema, anche se non vi accennano in maniera esplicita, ma solo velata.12 soprattutto della geometria ... nessuno dei suoi contemporanei e successori riu scito a spingere oltre questidea, e ci vale in prima linea per Aristotele che certo raccoglieva, ma non sviluppava. (Nach zwei Richtungen hin ist also Platon ein Vorlufer der gegenwrtigen Bestrebungen ..., zweitens durch systematische Untersuchung der Bedingungen, welche der Mathematik, besonders der Geo metrie zugrunde liegen ... von seinen Zeitgenossen und Nachfolgern hat keiner diese Idee weiterzuschieben verstanden, in erster Linie gilt dies von Aristoteles, der wohl sammelte, aber nicht entwickelte); F. Solmsen, Oie Entwicklung der aristotelischen Logik und Rhetorik, Berlin 1929, p. 117: Siamo ora nella felice si tuazione di poter provare che gli assiomi non sono stati pre-elaborati in nessun altro luogo se non nellAccademia platonica e da parte dei matematici che li svol sero le proprie ricerche sotto linflusso di Platone. (Wir sind jezt in der glcklichen Lage, beweisen zu knnen, da die Axiome nirgendwo anders als in der platonischen Akademie und bei den dort unter Platons Einflu forschenden Mathematikern herausprpariert worden sind); K. Gaiser,Platons..., p. 304: ...il processo di sistematizzazione del sapere matematico fu influenzato produt tivamente e portato per la prima volta a chiara coscienza dal pensiero filosofico di Platone, diretto ai principi pi generali dellessere (... da durch das philosophische, auf allgemeinste Seinsprinzipien gerichtete Denken Platons der Proze der Systematisierung des mathematischen Wissens produktiv beeinflut und zum ersten Male sicher ins Bewutsein gehoben wurde); si tratta di ricon- durre in maniera possibilmente completa e non lacunosa, i singoli teoremi ad as- siomi semplici ed autoevidenti (die einzelnen Theoreme mglichst vollstndig und lckenlos auf einfache und selbstevidente Axiome Zurckzufuhren): ma per Platone gli assiomi non sono certo auto-evidenti! 12 Cfr. Mugler, Platon..., p. 145: Il termine parallele () atte stato per la prima volta in Aristotele, ma probabile che fosse gi stato adottato in Accademia ... Linteresse di Platone per questo problema riguardante i fonda menti della geometria doveva essere, al contrario, assai grande. La teoria delle pa rallele ha ricevuto la sua forma definitiva da parte di Euclide. Ma prima che il grande Alessandrino finisse col riconoscere il vantaggio di fondarla su un postu lato indimostrabile, anzich rendere questo postulato un teorema dimostrabile per mezzo di un altro postulato ammesso coscientemente o incoscientemente,... passato un secolo di esperienze, di tentativi vani e di circoli viziosi in materia di parallele, e queste ricerche risalgono alla scuola di Platone. (Le terme de est attest pour la prmiere fois chez Aristote, mais il est probable quil tait en usage dj dans lacademie ... Lintrt de Platon por cette question touchante les fondements de la gomtrie devait tre au contraire trs grand. La thorie des parallles a reu sa forme dfinitive par EucUde. Mais avant que le grand Alexandrin fint par reconnatre lavantage de la fonder sur un postulat 4. Il paragone della linea: idee di fondo Nella parte centrale del capolavoro platonico si trovano tre ben noti paragoni, al centro dei quali si colloca, a sua volta, il paragone della linea*13. Gi per la sua posizione, dunque, questultimo si contraddistingue come il paragone pi significa tivo, e come il nocciolo della Repubblica. a) La divisione dellintelligibile e la centralit della geometria Nel passo in questione, Socrate esorta Glaucone a dividere mentalmente una linea (verticale), la cui parte superiore rappre senti l ambito dellintelligibile14, e la cui parte inferiore lambito di ci che visibile15; poi, lo esorta a dividere ancora una volta entrambi i segmenti, e ciascuno nella proporzione in cui sta la prima divisione: nel campo di ci che visibile, la sezione infe riore deve rappresentare le copie, quella superiore il mondo sen sibile. La divisione dellintelligibile16, sulla quale verte ora il nostro interesse, corrisponde al rapporto tra filosofa e matema- indmontrable au lieu den faire un thorme dmontrable au moyen dun autre postulat admis consciemment ou inconsciemment ... il se passait un sicle dexpriences, de vaines tentatives et de cercles vicieux autour des parallles, et ces recherches remontent lecole de Platon); ivi, p. 149: Questo esame delle citazioni di Aristotele relative alle parallele ... ci mostra che i geometri dellAcca demia si occupavano in maniera intensa e metodica del problema del paralleli smo, ed impossibile che Platone, che dappertutto ha stimolato le ricerche con cernenti i fondamenti della geometria e culminanti nelle definizioni e nei postula ti di Euclide, sia rimasto estraneo a queste meditazioni. (Cet examen des citations dAristote relatives aux parallles ... nous montre que les gomtres de lacadmie soccupaient dune faon intense et mthodique du problme du paralllisme, et il est impossibile que Platon, qui tatit partout ailleurs linstiga teur des recherches concernant les fondements de la gomtrie et aboutissant aux dfinitions et aux postulats dEuclide, soit rest tranger ces mditations). 13Cfr. Rep. 509 D ss. Come E. A. Wyller, Der spte Platon, Hamburg 1970, ha potuto mostrare per quasi tutti i dialoghi della maturit, il punto ombelicale (-) di ciascuna opera si trova, nella maggior parte dei casi, e con una certa approssimazione, proprio al centro di essa (si veda ad esempio, lo ? alla p. 284 D 2 del Politico). 14Rep. 509 D 2: -. 15Ivi, 509 D 3: . 16Ivi, 510 B 2: . tica, che si distinguono per il diverso potere conoscitivo alla loro base: l intelligenza noetica (vo?) guida la ragione filosofica, il ragionamento dianoetico ( ) la conoscenza intellettuale di tipo matematico, che media fra lintelligenza noetica e lopinio ne ( ) sensibile. In 511 D 2 ss. si legge: E mi pare che tu chiami ragionamento dianoetico, e non intelligenza noetica, la capacit dei geometri e di coloro che sono simili ai geometri, co me se il ragionamento dianoetico fosse qualcosa di intermedio fra lopinione e lintelligenza noetica17. Il fatto che si parli esplicitamente di geometri ( ), ai quali solo in seconda battuta si aggiungono coloro che sono simili ad essi ( .,. ), ed inoltre il fatto che si accentui la necessit, per questa scienza, di far uso di im magini18, sebbene essa tratti del quadrato in s e della diagonale in s19, indicano a sufficienza che, fra le scienze matematiche, in verit la geometria a collocarsi al centro dellattenzione. b) La caratteristica della matematica di non fondarsi da s Ma che cosa la distingue dalla dialettica? La geometria procede a partire da presupposti, ottenuti da immagini sensibili: lanima costretta ad indagare servendosi delle cose imitate, di cui si diceva prima, come di immagini, e procedendo per via di presupposti20. Dalla geometria, questi presupposti non sono messi a loro volta in questione: Gli scienziati fissano queste cose come presupposti, dopo di che non ritengono pi necessario rimetterli in discussione n fra s n con altri, come se fossero assolutamente evidenti21; lo stesso pensiero ripetuto pi avanti, dove si afferma, addirittura, che in presenza di un principio ( ) inspiegato la matematica non 17Rep. 511 D 2 ss.: ? ? , ? t l ? . 18Ivi, 510 3 ss., D 5 ss. 19Ivi, 510 D 7 s. Si veda supra, la pagina precedente. 20Ivi, 510 B 4 ss.: t ol ? ? . 21Ivi, C 6 ss.: ? , ? ? ? . I2fl pu dirsi scienza ( )22. La geometria, quindi, si compor ta come se tali presupposti ( ) fossero evidenti ad ognuno: decisiva la particella greca tradotta con come se, cio , che contrariamente ad esprime una mera opi nione soggettiva, e non un oggettivo stato di cose. Per presupposto ( ) Platone intende, ad esempio nel Menone, il punto di partenza di una deduzione geometrica, e in questo contesto, evidentemente, un presupposto fondamenta le matematico non riconducibile ad altro, vale a dire un assio- V ' ma23. E degno di nota che, per Platone, questi presupposti non siano autoevidenti, come i matematici, o meglio la maggior parte di essi, falsamente credono24; al contrario, i presupposti esigono una fondazione, di cui la matematica da sola non evidente mente capace, a meno che non ricorra allintuizione: un ricorso che per contrasta con la sua pretesa di occuparsi di figure in s. c) Precisazioni sui presupposti della matematica Dato che Platone non uno scettico, e per di pi considera la matematica un campo di prova e un modello per la conoscenza, come Gaiser ha mostrato riguardo a molti singoli problemi25, il fatto che a suo avviso la matematica non abbia in se stessa i pro pri fondamenti ultimativi un fenomeno sorprendente, e di per s bisognoso di una spiegazione. A che cosa pensa, dunque, Pla tone, quando parla di presupposti di per s non autoevidenti? stata sostenuta la tesi per cui Platone per hypotheseis ( ) intenderebbe i concetti geometrici fondamentali26. Per, 22Rep., 533 B-C. Mugler fa riferimento a questo passo, quando scrive (Platon..., p. 29): ha forse intravisto nel suo animo, anticipando le idee audaci dei Gau, Riemann, H. Poincar, la possibilit di una geometria assoluta, indi- pendente dalle ipotesi fisiche e dalla parziale contingenza che queste ultime por tano con s? (Entrevoyat-il dans son esprit, en anticipant les ides audacieuses des Gau, Riemann, H. Poincar, la possibilit dune gomtrie absolue indpen dante des hypothses physiques et de la part de contingence entrane par ces dernires?). 23Cfr. Men. 86 E ss., e def. 415 B: lassioma un principio non dimostrato ( ). 24Rep. 510 C 7: . 23Gaiser, Platons..., passim. 26Sulla base di 510 C 3 ss. Solo per citare un esempio, H. G. Zekl, Der ben poco credibile che Platone abbia ritenuto non enunciabili da parte della matematica le definizioni che si trovano nella se zione del primo libro di Euclide dedicata ad esse definizioni che in realt risalgono per buona parte allAccademia27, e ab bia ritenuto cos importante un soccorso filosofico a questo ri guardo, da farne menzione nel punto ombelicale della Repubbli ca. A sfavore di questa possibilit, depone anche luso della pa rola hypothesis (mGeaisO, che nel Menone denota, come pri ma si visto, un teorema avente la funzione di punto di parten za, e in Aristotele, nel contesto di un passo antieuclideo, viene equiparata al principio ( ), ossia allassioma geometrico: come per le scienze teoretiche i presupposti sono principi.. ,28. Parmenides. Untersuchungen ber innere Einheit, Zielsetzung und begriffliches Verfahren eines platonischen Dialogs, Marburg 1971, p. 202, si esprime in questi termini: Nel campo delle scienze fondate su ipotesi ... il cammino procede a partire dallipotesi deduttivamente verso il basso; si vorrebbe pensare agli assiomi matematici, ma lillustrazione (510 C) indica che si pensa pi che altro ai concetti matematici fondamentali. (Im Bereich der hypothesis-Wissenschaften ... geht der Weg von der hypothesis man mchte hierbei an die mathematischen Axiome denken, aber die Illustrierung [510 C] zeigt, da eher an die mathematischen Grundbegriffe gedacht ist , deduktiv nach unten). Per contro, anche se con molta prudenza, H. Stachowiak, Rationalismus im Ursprung. Die Genesis des axiomatischen Denkens, Wien-New York 1971, p. 103, afferma: E sia come sem pre: anche la pi prudente interpretazione dei tesi platonici citati non potr re spingere come completamente infondata ed inverosimile la tesi per cui Platone avrebbe voluto che si includessero nellambito della conoscenza destinata ad un superiore consolidamento filosofico anche le proposizioni che stanno a fonda mento delle dimostrazioni matematiche. (Wie immer dem sei: auch die vor sichtigste Interpretation der angefhrten platonischen Texte wird die Annahme, da Platon die den mathematischen Beweisen zugrunde liegenden Stze in den Kreis der philosophisch abzusichernden Erkenntnis einbezogen wissen wollte, nicht als gnzlich unbegrndet und unwahrscheinlich von der Hand weisen knnen). 27Per Euclide, I def. 10-12, non necessario aver studiato filosofia platonica. 28Eth. Eud. 1227 b 29: ? ? al ? .... Si veda anche Eth. Eud. 1222 b 39 ss.; supra, II, 4. Anche per Aristo tele, come per Platone, la conoscenza dei principi () inconoscibili risale allintelligenza (vo?). Cfr. An. post. 88 b 36 s.: n lintelligenza (intendo infatti per intelligenza un principio di scienza) n la scienza non dimostrata ... ( vo? [ vow ?] ?); Eth. Nie. 1141 a 8: resta che i principi siano oggetto dellintelligenza ( ); certo, lintelligenza (vo?) ha in Aristotele un significato so stanzialmente pi ampio. 122 quindi necessario cercare di intendere per hypothesis ( ) un assioma, nel quale per svolgano un certo ruolo i concetti richiamati in 510 C 3 ss. Fra di essi scelgo, in primo luogo, i tre tipi di angoli ( ) richiamati in chiusura. Se ci si ricorda, ora, che in Aristotele la proposizione riguardante la somma degli angoli viene ripetutamente addotta come assioma (essa, in quanto equivalente al postulato delle pa rallele, pu ricoprire benissimo questa funzione29), il passo allinterno del paragone della linea guadagna improvvisamente un senso ben chiaro: la questione relativa alla somma degli an goli del triangolo, e quindi alla sua essenza, non pu essere risol ta secondo Platone solo con strumenti matematici (qui il meto do analitico si scontra con i suoi limiti assoluti), a meno che non si assuma come strumento di soccorso lintuizione30. Questa co stituisce, tuttavia, un soccorso, che per Platone costa un prezzo troppo alto: la perdita della scientificit della geometria31. 29Cfr. MM 1187 a 37 ss., 1189 b 10 ss.; Eth. Eud. 1222 b 39 ss., 1227 b 29 ss.; in An. pr. 66 a 14 s. viene dichiarata lequivalenza dellipotesi dellangolo ot tuso con lintersecarsi delle parallele. 30Cfr. 510 D 5 ss. Il postulato euclideo delle parallele e il rispettivo teorema della somma degli angoli sembrano certo essere pi intuitivi delle opposte pro posizioni iperboliche o ellittiche. 31Nella discussione del quinto postulato in Proclo, In prim. Eucl., p. 192,11. 26-30 Friedlein, si legge: Ma se anche gli argomenti che mettono in dubbio lin tersecazione hanno qualcosa di sorprendente, come mai non eliminiamo con di ritto molto migliore, dalla sfera di ci che accettiamo, questa assunzione solo per suasiva e ci che non fondato? (et ol ? ? , ? dv ? ? ?;). Anche qui, in modo del tutto platonico, si procede contro levidenza dellintui zione nel postulato delle parallele e non viene a priori esclusa la possibilit di un assioma iperbolico (Proclo, successivamente, cerca di dimostrare, in modo erro neo, il quinto postulato; ci sorprendente, fra laltro, poich Proclo, nella sua brillante interpretazione del paragone della linea, ivi, pp. 29,1. 14-32 1. 20, in mo do del tutto platonico distingue e subordina la matematica, quale scienza fondata su ipotesi, rispetto alla filsofia). Poco prima del passo citato (alla p. 192,11. 11 ss.), Proclo si richiama expresses verbis a Platone, Fedone 92 D: ... questo [sai. discorso] mi venuto in mente senza una dimostrazione, ma solo in baso ad una certa verosimiglianza e bella apparenza ... E so bene che gli argomenti che produ cono dimostrazioni per mezzo di verosimiglianze sono vani, e se uno non se ne tiene lontano* ingannano benissimo, sia in geometria, sia in tutte le altre cose, ( t l v 124 d) Fondazione filosofica della matematica Ma se si deve rinunciare allintuizione, com possibile che il teorema della somma degli angoli, da semplice presupposto ( ), divenga vera proposizione? La geometria ( * ), che si colloca fra lintelligenza (voi)?) e lopinione ( ), pu certo rivolgersi, se non allopinione che si colloca al di sotto di essa, allintelligenza che le sovraordinata, cio alla dialettica platonica: questultima le porta soccorso per quanto riguarda la sua fondazione. Ed a partire dalle testimonianze sulla dottrina esoterica di Platone che noi possiamo scoprire il modo in cui Platone ha concepito questo soccorso strutturale della filosofia nei confronti della matematica. Platone ha cercato di applicare la sua coppia di principi costituita dall'Uno (v) e dalla Diade indefinita ( ? ?) non solo alletica, alla filosofia della natura e della storia, ma anche alla matematica, come stato indicato soprattutto da Gaiser: in matematica dovevano venir rese visibili le strutture ontologiche che si rispecchiano nella realt intera32. Ne un esempio la riconduzione ai principi delle forme di angolo: lan golo retto corrisponde allUguale in s, mentre lopposizione de gli angoli acuti e ottusi, che a piacere diventano pi grandi o pi piccoli, esprime lopposizione interna del secondo principio, il Grande-e-Piccolo ( - ). eimpeweias ... ? ? ? ? ? , fiv tl? ? , , v ? ? ). possi bile, ma non necessario, porre il passo nello stesso contesto del paragone della li nea. Una cosa simile vale anche per Teeteto, 162 E s. 32 Questa sorta di matematica speculativa si trova con una notevole fre quenza nei commentatori neoplatonici (ad esempio in Proclo), in Nicol Cusano, e se ne trovano tracce ancora in Hegel. Si veda, ad esempio, Wiss. d. Logik, 6. 532: la trasformazione del rettangolo in quadrato corrisponde ad unuguaglian za fra luguale in s, ossia il quadrato, e lineguale in s, ossia il rettangolo (einer Gleichung zwischen dem sich selbst Gleichen, dem Quadrat, mit dem in sich Ungleichen, dem Rechteck); su questi pensieri platonici, cfr. Gaiser, Platons..., . 53 s. Hegel, ibid., pone in parallelo langolo retto con luguale a s (dem sich selbst Gleichen); e infine, ivi, p. 536, spiega lincommensurabilit in maniera molto simile a Platone (a questo proposito si veda Gaiser, Platons..., p. 58). Del tutto platonico anche il fatto che Hegel parimenti affermi il carattere assiomati co del postulato delle parallele, e la sua indimostrabilit per mezzo di strumenti matematici (p. 528 s.). 5. La teoria esoterica dei principi e la posizione speciale dellango lo retto Markovic ha raccolto gli accenni a questa riduzione, che documentata per lesoterica platonica33. Gi Aristotele richiama, nella Metafisica, la priorit ontologica dellangolo retto: Ed cos che, in un senso, langolo retto anteriore allacuto, in quanto determinato ed anche anteriore per la definizione34. Daltro canto rileva Markovic nei Problemata di Ari stotele gli angoli acuti e ottusi vengono posti in diretta connes sione con la dualit indefinita dei toni acuti e gravi35. Nelle De- finitiones di Erone, langolo retto viene posto in parallelo con lUno e con listante ( )36. In Teone di Smirne, dellangolo retto si dice che delimitato e costituito dalluguale e dal simile37. In Giamblico e in Proclo, il problema viene svolto ne gli stessi termini38. Ci sarebbe da aggiungere un passo di Nicol Cusano, che manca in Markovic, ove degli angoli ottusi e acuti si dice che possono diventare sempre pi ottusi e sempre pi acuti39. Su Hegel, si veda quanto abbiamo detto in precedenza40. 33Markovic, Platons Theorie..., passim. Si veda Proclo, In prim. Eucl., pp. 131,1. 21-132,1. 17; 133,1. 2 -134,1. 1Friedlein =Test. 37 Gaiser. 34Metaph. 1084 b 7 ss.: ? ? , ;. 33Markovic, Platons Theorie..., . 310, ove si cita Metaph. 918 a 19 ss.: andererseits werden in den Problemen des Aristoteles die spitzen und die stumpfen Winkel in unmittelbaren Zusammenhang mit der unbestimmten Zweiheit der hohen und tiefen Tne gebracht. 36Erone, Opera IV: Definitiones cum variis collectionihus. Edidit J . L. Heiberg, Lipsiae 1912, pp. 26-28; cfr. anche 116-118,148-150. 37Teone, Exp. rer. math., p. 101, c. 2 ss. Hiller: . 38Giamblico, In Nicom. Arithm., pp. 43, 1. 27-44, 1. 2 Pistelli; Proclo, In prim. Eucl., pp. 131, 1. 21-132, 1. 17; 133, 1. 20-134,1. 1Friedlein, ed inoltre p. 172,11. 18 s., ove si dice: langolo retto ... che si prende la misura degli angoli, che non ammette n ampliamento, n diminuzione ( ... t dmr ). Sulla funzione di misura propria dellangolo retto, cfr. Euclide I, def. 10-12. 39Cusano, De beryllo, capp. 8/9. Cfr. anche De venatione sapientiae, cap. 7, n. 18, dove Cusano cita questo suo passo. 40Cfr. supra, nota 32, e specialmente Parte prima, IV, 2. I numerosi passi in merito documentano a sufficienza che tale pensiero ha svolto un ruolo significativo allinterno dellesoteri ca accademica: altrimenti, diffcilmente vi sarebbe stato posto laccento cos spesso, ancora nella tarda antichit. 6. Il paragone della linea e la fondazione ontologica della geo metria euclidea Viene spontaneo collegare questo frammento relativo alla conferenza platonica Sul Bene ( ) con Politico, 510 C 41. Dal collegamento risulta per che la riduzione esoteri ca in esame ha pretese diverse rispetto quelle contenute negli al tri esempi matematici. In questo caso, non si tratta semplice- mente di illustrare strutture categoriali nellambito dei concetti matematici, cosa che per un matematico potrebbe essere indiffe rente; si tratta, invece, di principiare la geometria euclidea come vera scienza, per mezzo dellontologia42. In altre parole, nel paragone della linea, Platone sembra allu dere ad un merito della sua dottrina dei principi nellambito di una grave crisi matematica dei fondamenti. Nel dubbio sulla possibilit di fondare la matematica, che consegu al riconosci mento dellindimostrabilit e quindi del carattere ipotetico del quinto postulato (o della proposizione riguardante la somma de gli angoli), e che per testimonianza di Aristotele lecito colloca re in questo periodo, sar stato compiuto il tentativo di richia marsi allintuizione (almeno cos possiamo supporre); e che sia 41Cos fanno Gaiser, Platons..., p. 512, e Markovi, Platons Theorie..., p. 310. 42Cfr. Gaiser, Platons..., p. 304: In ultima istanza, secondo la concezione platonica, sono necessariamente gli stessi principi universali dellessere che costi tuiscono anche i fenomeni e le norme di tipo matematico. (Letztlich sind es nach platonischer Auffassung notwendigerweise die allgemeinen Seinsprinzipien selb st, die auch die mathematischen Phnomene und Gesetzmigkeiten kon stituieren ): il corsivo mio, peccato che manchi unargomentazione pi precisa; ivi, p. 305: dato che [la matematica] per propria essenza dipendente da pre supposti ontologici che non possono pi essere colti matematicamente (da sie [sai. die Mathematik] ihrem Wesen nach von ontologischen Voraussetzungen, die nicht mehr mathematisch fabar sind, abhngig ist). 126 stato respinto questo tentativo come alcunch di non scientifi co, costituisce il merito di Platone. Si pu inoltre presumere che, entro tale crisi, Platone abbia perorato la causa della geo metria euclidea sulla base di fondamenti ontologici. In questa geometria, infatti, langolo retto svolge il ruolo di misura delle figure45, un ruolo che non gli spetta necessariamente su basi ma tematiche, ma sulla base della dottrina dei principi4344. Lopzione di Platone a favore della geometria euclidea dunque di tipo 43Rep. 510 C 4: . Con ci si chiarisce anche il senso del termine figure ( ): le figure geometriche naturalmente cambiano a seconda che il teorema della somma degli angoli valga oppure no, e quindi vengono presup poste con esso. Pongo in relazione il pari e il dispari (510 C 4: t t ) con la generazione dei numeri a partire dallUno e dalla Diade indefinita. Cfr. Test. 32 ( 276 s.), Test. 60 Gaiser; Pann. 142 B ss. (spec. 144 ) e M. Suhr, Platons Kritik..., pp. 36 ss. e 52 s.: in aritmetica, la dottrina platonica dei principi doveva fornire la prova dellesistenza dei numeri; Parm. 144 A ove si dice: credi che ci sia qualche numero che non sia necessariamente? ( ( ) no... ma; richiama, non per combinazione, nella sua esigenza di completezza, il quinto assioma di Peano, anche se questultimo molto pi complesso. Anche in riferimento alla dottrina di Platone sulle linee indivisibili, si pu parlare di una fondazione ontologica, che nella matematica moderna non trova peraltro nessun corrispettivo (cfr. Gaiser, Platons..., pp. 158 ss.). 44Si potrebbe pensare che la geometria iperbolica sia stata ridotta da Platone alla Diade indefinita, anche a causa delle sue parallele infinitamente molteplici. Come Mugler, Platon..., p. 132 s., giustamente accentua, la geometria euclidea estremamente affine allo spirito greco anche a causa della somiglianza fra le figu re che sussiste in essa (una riflessione a questo proposito, per, non sembra aver avuto luogo): Ma le propriet geometriche, di cui egli si serve principalmente, ci mostrano che la geometria euclidea era la pi adeguata al genio costruttore dei Greci. Possiamo in effetti constatare che le propriet, alle quali fa appello il De miurgo, sono precisamente quelle che caratterizzano lo spazio euclideo: egli si propone di fare della similitudine un principio dordine, e noi sappiamo che solo lo spazio euclideo ammette figure simili, al punto che taluni geometri moderni Mugler pensa a J ohn Wallis hanno proposto il postulato dellesistenza di figure simili come equivalente del quinto postulato di Euclide. (Mais les proprits gomtriques dont il se sert principalement nous montrent que la gomtrie euclidienne tatit la plus adquate au gnie constructeur des Grecs. Nous pouvons en effet constater que les proprits auxquelles le Dmiurge fait appel sont prcisment celles qui caractrisent lespace euclidien: il se propose de faire de la similtude un principe d'ordre, et nous savons que seul lespace euclidien admet des figures semblables, au point que certains gomtres mo dernes ont propos le postulat de lexistence de figures semblabes [sic!] comme quivalent du 5e postulat dEuclide). ontologico: e a questa opzione, la si valuti come si voglia43 **, sia mo debitori del carattere euclideo, che la geometria ha avuto fi no al secolo scorso. 7. Il Cratilo a conferma del programma emerso dal paragone della linea Anche il Cratilo , che ha visto la luce immediatamente dap presso alla Repubblica46, documenta la consapevolezza da parte di Platone della possibilit matematica di sistemi geometrici op posti a quello euclideo. Alla domanda di Socrate, se leraclitiz- zante artefice dei nomi ( - ) abbia potuto sbagliare nel creare i nomi, Cratilo ribatte che impossi bile, altrimenti tutto non gli sarebbe concorde nel modo in cui concorda47. A ci Socrate replica come segue: Ma questa, buon Cratilo, non assolutamente una difesa. Difatti non vi nulla di strano se colui che ha assegnato i nomi, dopo aver sba gliato il primo, ha poi forzato anche gli altri in funzione di que sto, e li ha costretti a concordare ( ) con se stessi, co me accade talvolta nelle dimostrazioni geometriche ( - 43Per valutare con correttezza questa costruzione, che ai nostri occhi risulta singolare, occorre in ogni caso tenere a mente che Platone pi moderno, per fa re un esempio, di Kant, in quanto non solo rifiuta una fondazione degli assiomi sulla base dellintuizione, ma la nega in modo marcato. Cfr. anche R. Robinson, Platos earlier Dialectic, Oxford 19532, p. 156: I presupposti (?) erano chiari a tutti nel senso fisico per cui erano II, per essere visti, nella sabbia del geometra. In geometria, il legame con lintuizione spaziale, e la pretesa che i propri postulati siano certi, vanno insieme. I contemporanei di Pla tone accettavano luno e laltra. Platone e il ventesimo secolo respingono luno e laltra (They were [re. the ] plain to all* or in the physical sense of being there to see in the geometers sand. In geometry the ap peal to spatial intuition and the claimthat ones postulates are certainties go to gether. Platos contemporaries accepted both. Plato and the twentieth century reject both). 46 II Cratilo , com noto, lunico dialogo platonico la cui datazione, prece dente o successiva alla Repubblica, rimasta controversa. Sulla base delle ragioni addotte da Gaiser, Name und. Sache in Platons Kratylos", Heidelberg 1974, spec, p. 97, sarei tuttavia propenso ad optare insieme a lui, con qualche riserva, per una datazione successiva. 47Crai. 436 C 4: o ' . ), quando, ammessa una premessa falsa, anche piccola ed impercettibile ( ?), tutte le conse guenze che ne derivano, pur numerosissime, risultano coerenti ( ) fra loro48. Oltre alla terminologia, a favore delleventualit che nel testo si alluda alla relativa coerenza dei sistemi antieuclidei, depone soprattutto l esclusione di fatto, che occorre assumere ex silentio, di una reductio ad absurdum cos importante per i ma tematici greci, quale era il procedimento apagogico. Le deduzio ni non portano ad evidenti assurdit, che permettano di conclu dere alla falsit della premessa. Tutto questo vale solo qualora la premessa abbia carattere assiomatico, cio solo qualora si tratti di un sistema a carattere antieuclideo consapevolmente costrui to, la cui falsit non sia da stabilirsi per mezzo di strumenti logi co-matematici, bens tramite la visione ontologica dei principi. Questa la conclusione che bisogna trarre ex analogia dalle os servazioni che seguono sul linguaggio: la pretesa, che il linguag gio ha di essere in quanto parmenideo o eracliteo il vero linguag gio, non pu ricevere giustificazione in prospettiva intra-lingui- stica, cos come la pretesa di verit della geometria euclidea e non euclidea non pu ricevere giustificazione in prospettiva ma tematica: Allora, se i nomi sono in conflitto, e gli uni sostengo no dessere simili alla verit, mentre anche gli altri pretendono lo stesso, con quale criterio giudicheremo, o a che cosa ricorre remo? Certo, non ad altri nomi, diversi da questi: infatti, non ne esistono, mentre evidente che si deve ricercare qualcosaltro, al 48 Ivi, 436 C 7- D 4: ' , , . el ? '? ? tout , , ? , ?. Tradurre , come si fa di norma, con figure sbagliato, poich il termi ne greco significa dimostrazioni geometriche. In Platone, inoltre, ? non significa ancora, come poi significher ad esempio in Aristotele, errore, sofisma, bens affermazione falsa; infine, indica propriamente un essere coerente. Tth, in alcune ricerche terminologiche non pubblicate, ha mostrato che la tripletta logica sillogizzare-sillogismo-paralogismo (- - ? - ?) ha il suo corrispettivo geometrico nella tripletta dimostrare-dimostrazione-dimostrare erroneamente ( - - ). i zy di fuori dei nomi, che ci manifesti, senza ncorrcic a uUUU, M___ di questi siano veri, mostrando cio la verit delle cose ( )49. Un argomento possibile contro questa interpretazione, quello cio di rifarsi al carattere piccolo ed impercettibile50 della pre messa falsa, che sembra escludere un costruire consapevolmente antieuclideo, pu essere reso innocuo: qualificare ex post, come cosa piccola ed impercettibile, proprio quel problema che ha su scitato la seconda crisi dei fondamenti nella matematica greca51, risponde troppo bene allo stile ironico-allusivo di Platone52 53*. 8. Il carattere allusivo dei passi dei dialoghi presi in esame Non deve sorprendere il fatto che entrambi i passi appena considerati siano cos poco espliciti e si limitino ad accennare al problema, che per, come spero di avere dimostrato, bisogna presupporre per comprenderli in maniera appropriata. Com ormai indubbio da quando sono comparsi i lavori tubinghesi sullesoterica platonica, Platone non ha pubblicato il progetto ontologico di fondo che percorre il suo pensiero a partire pro babilmente gi dal Protagora55, e in alcuni passi decisivi dei dia- 49Crai. 438 D 2-8: ', :, & , e , -; o o , ' , , . 50Ivi, 436 D 2-3: . 51La prima crisi dei fondamenti nella matematica greca costituita dalla sco perta pitagorica dellirrazionale, che solo Eudosso ha risolto. Gi Mugler, Platon..., p. 330, citato supra, II, n. 11, confronta le due crisi. 52Fra laltro, Crai. 436 D stato gi citato da Tth, Geometria more ethico..., p. 400, in contesto anti-euclideo, senza per essere interpretato pi puntualmen te. 53Sulle ragioni di questo atteggiamento, si vedano: Lettera VII 340 B ss.; Fedro, 275 C ss.; e Krmer, Arete..., p. 393 ss. Ritengo la Lettera settima autenti ca, di contro a: Cherniss, The Kiddle of the early Academy, Berkeley-Los Angeles 1945, trad. ital. di L. Ferrer: L'enigma dell'Accademia antica, Firenze 1974, p. 16; G. Mller, Oie Philosophie im pseudoplatonischen 7. Brief, Archiv fr Philo sophie, 3 (1949), pp. 251-276; L. Edelstein, Plato's seventh Letter, Leiden 1966; loghi ha solo schizzato le linee di fuga della sua argomentazione, o ha anche esplicitamente dichiarato di trattenere qualcosa. Ci accade, ad esempio, nel paragone del sole (506 E) e nelle osser vazioni che introducono il paragone della linea (509 C): luno e le altre documentano a sufficienza che il loro seguito non pu essere compreso, almeno non in modo pieno, sulla base di se stesso. In 510 B, Glaucone medesimo ammette di non aver colto in misura sufficiente ci che stato detto; quando Socrate, in 511 D 6, dichiara che Glaucone ha compreso perfettamente, si riferisce al riassunto introdotto da 511 C 3, che concerne l aspetto formale del paragone. Si aggiunga che Platone, per quanto riguarda ladombramento della crisi antieuclidea, dispo ne sia di altri motivi di una certa importanza, sia di diretti ante cedenti: da un lato, la pretesa di verit della matematica non do veva certo essere ridicolizzata dagli Scettici sofisti, che rifiutano la sovrastruttura ontologica di Platone, ma catturano con soddi sfazione lipotesi antieuclidea*34; e dallaltro, si sa che la scoperta dellirrazionalit divent di dominio pubblico solo grazie ad unindiscrezione severamente punita dagli di33. Platone si col loca allinterno di questa tradizione pitagorica, e solo le margi nali indicazioni di Aristotele, e la loro valorizzazione da parte di Tth, ci permettono oggi di gettare uno sguardo sulle discussio ni dellAccademia relative ai fondamenti della matematica: di scussioni nel corso delle quali vennero articolate, soprattutto per quanto riguarda la rigorosa metodologia della dimostrazione e daccordo con la maggioranza degli studiosi: M. Pohlenz, Aus Platos Werdezeit, Berlin 1913, pp. 113 ss.; U. Wilamowitz, Platon. Sein Leben und seine Werke, 2 voll., Berlin 1919, 19593; J . Stenzei, ber den Auau der Erkenntnis im 7. plato nischen Brief, Sokrates. Zeitschrift fr das Gymnasialwesen, Berlin 1921, pp. 63-84; H. Patzer, Mitteilbarkeit der Erkenntnis und Philosophie, Archiv fr Philosophie 5 (1954), pp. 19-36; Krmer, Arete..., p. 401; Gaiser, Platons..., p. 452; K. von Fritz, Schriften zur griechischen Logik..., I, pp. 175-213. Piuttosto in deciso relativamente alla questione dellautenticit J . Irmscher nella sua intro duzione a: Platon, Briefe, Berlin 1960, pp. 7 e 49. Per quanto riguarda le allusioni al trattenere qualcosa, si veda Krmer, Arete..., pp. 389 ss., ed ora Szlezak, Plato ne..., cit. 34Cfr. Fr. 80 B 7 Diels-Kranz, ed eventualmente anche il fr. 68 B 155. 33Cfr. supra, nota 51. Cfr. Fr. 18,4 Diels-Kranz, e Pappus (Abu 'Othmn al- Damashk), In decim. Euclidis Eiern, libr. comment., I 1/2, pp. 63/64 J unge- Thomson =lest. 20 Gaiser. geometrica, conoscenze impegnative, che furono dimenticate molto presto, e il cui livello fu nuovamente raggiunto solo nel secolo scorso. 9. Il ruolo di Leodamante di Taso nella crisi geometrica dei fonda menti Tth ha ipotizzato che le asserzioni antieuclidee, che si pos sono trarre dal Corpus aristotelicum, risalgano alla cerchia di Eudosso, e ha avanzato soprattutto i nomi di Menecmo e di Teudio56. Se per i passi citati in precedenza sono stati da me in terpretati correttamente, per ragioni di carattere cronologico, impossibile che rindimostrabilit del postulato delle parallele sia stata assunta soltanto da Eudosso e non prima. (Resta certo possibile pensare che Eudosso abbia dimostrato alcune singole proposizioni, come ad esempio lequivalenza di incommensura bilit ed euclidicit; anzi verosimile che la formulazione origi naria del problema sia stata sottoposta per lungo tempo a ricer che ulteriori o approfondimenti). La Repubblica, infatti, com parsa intorno allanno 374, o poco pi tardi57. Eudosso, inve ce, nato intorno al 400, e non si propensi ad anticipare le sue scoperte matematiche al suo primo periodo ateniese: ma solo nel 368 egli ritornato una seconda volta ad Atene. Per di pi, Menecmo viene indicato come suo allievo, mentre Teudio ap partiene alla stessa generazione di Aristotele58. Questi matemati ci, dunque, non entrano ancora in discussione per quanto ri guarda i risultati risalenti ai tempi della Repubblica,9. Chi per 56Cfr. Tth, Das Parallelenproblem..., p. 410. 57U. V. Wilamowitz-Moellendorff, Platon..........I, p. 308: 374 oder wenig spter. O. Gigon, Platon, Der Staat, Zrich-Mnchen 1974, p. 10, desidera malvolentieri discendere oltre il periodo della catastrofe di Leuttra avvenuta nel 372 a. C. (ungem unter die Zeit der Katastrophe von Leuktra 372 v. Chr. hinab gehen) 58Cfr. Proclo, In prim. Eucl., pp. 64, c. 16-68, c. 6 Friedlein (=Test. 15 Gaiser), e supra, nota 11. Su Teudio si veda la voce a lui dedicata da K. v. Fritz, in: Pauly-Wissowa-Kroll, Realencyclopdie der Altertumswissenschaft, Stuttgart 1894 ss. (dora in poi: R. E.), VI A 1, pp. 244 ss., ove si valorizza la testimonianza di Proclo. ,9 Fra laltro, lopera eudossiana presuppone un livello di sensibilit per il ri- pu essere chiamato in causa a proposito di queste ricerche an- tieuclidee Leodamante di Taso, almeno quasi coetaneo di Platone*60. Di Leodamante, tanto Diogene Laerzio, quanto Pro clo, scrivono che ricevette da Platone lo stimolo ad adoperare (per primo) il metodo dellanalisi61. evidente conclude von Fritz che con questo, nella versione di Diogene Laerzio, viene allo stesso tempo sottinteso che Platone ha scoperto il me todo analitico62 63. Tale conclusione pu per essere respinta in modo definitivo, poich Platone cita il procedimento analitico gi nel Metterne^, e la presenza di esso documentata, o comun que deve essere presupposta, gi in Ippocrate di Chio, e verosi milmente anche in Enopide64. Ci non esclude tuttavia di ce ancora von Fritz che Platone qui, come in altri casi, abbia richiamato lattenzione sulla particolare importanza e fecondit di un metodo, e abbia prodotto impulso ad estenderne lappli cazione. Inoltre, pu anche darsi che egli abbia contribuito a far s che un metodo fino ad allora applicato, ora pi, ora meno, in maniera pratica divenisse oggetto di unaccurata ricerca relativa ai suoi fondamenti teorici, alla sua estensione, fino ai suoi limiti65. Ma ci significa che Leodamante venne spinto su im- gore di una dimostrazione sicuramente non pi modesto rispetto alla compren sione della possibilit di sistemi antieuclidei; anche nel diciannovesimo secolo, Dedekind successivo a Bolyai. 60La determinazione della sua et si deve a K. von Fritz (in: R.E., Suppl. VII, pp. 371 ss.: mindestens etwa gleichaltrig), ma a mio parere non incondiziona tamente cogente, poich si pu presumere che in certi casi la distanza det fra maestro e allievo fosse piuttosto piccola: Leodamante, quindi, potrebbe essere pi giovane. 61Cfr. Diogene Laerzio, III 24 (=Test. 18 b Gaiser): E raccomand (seti. Pla tone) a Leodamante di Taso, per primo, il metodo di indagine per analisi ( ? ? ? [sal. ] ); Proclo, In prim. Eucl., p. 211, c. 18 - 212, c. 4 (=Test. 18 a Gaiser); cfr. inoltre Tesi. 17: infatti, sorse anche lanalisi ([] yp ?). 62K. von Fritz, in: R.E., Suppl. VII, pp. 371 ss.: In der Version des Diog. Laert. ist damit offenbar zugleich gemeint, da Platon die analytische Methode erfunden habe. 63Cfr. Men. 86 E ss., spec. E 4 s., dove si parla del modo in cui i geometri spesso conducono le loro ricerche ( ol ). 64Cfr. larticolo Oinopides di K. von Fritz, in: R.E., XVII, pp. 2267 ss. 65K. von Fritz, ivi, Suppl. VII, pp. 371 ss.: Doch schliet dies nicht aus, da pulso di Platone fino a raggiungere gli assiomi: solo questo e non altro, infatti, pu voler dire articolare il metodo analitico si no ai suoi confini. In tal misura, si pu dare anche un senso allindicazione per primo ( ) che si trova in Favorino- Diogene Laerzio: con Platone e Leodamante, viene per la prima volta imposto al metodo analitico di procedere fino al suo punto terminale, ossia fino agli assiomi. Questo antico appunto docu menta, a mio avviso, in modo cogente linteresse di Platone per i fondamenti della geometria, e sorregge la tesi qui esposta, se condo la quale nel paragone della linea si attua una valorizzazio ne ontologica delle ricerche promosse da Leodamante su stimo lo di Platone: ricerche che hanno condotto alla comprensione dellindimostrabilit del quinto postulato, e alla frammentaria articolazione di sistemi antieuclidei, di cui noi troviamo qualco sa in Aristotele66. Gi Gaiser, del resto, ha colto un nesso fra le ricerche assio matiche di Leodamante e lintuizione intellettuale (' ) pla tonica, senza purtroppo svolgere il proprio pensiero. Ma un problema filosofico di decisiva importanza scrive egli si presenta nella seguente questione: in che modo i presupposti ( , ), che in seguito al procedimento analitico possono avere valore di assiomi matematici ed elementi, oppure, ulteriormente, di principi formali universali, possono a loro vol ta essere sottoposti ad un esame di tipo ontologico, e ricono sciuti con certezza immediata? Si tratta, in altre parole, del mo do in cui il metodo analitico-ipotetico sia da connettere allintui zione noetica o anamnesis 67. Platon hier wie in anderen Fllen auf die besondere Wichtigkeit und Frucht barkeit einer Methode aufmerksam gemacht und auf die Ausdehnung ihrer Anwendung gedrngt hat. Auch mag er dazu beigetragen haben, da eine bis dahin mehr oder minder praktisch angewendete Methode sorgfltig auf ihre theoretischen Grundlagen, auf ihre Ausdehnung und ihre Grenzen hin unter sucht wurde. 66Anche le ricerche di Leone sulla determinazione possono essere considera te in connessione a questi lavori sui fondamenti. Su Leone si veda larticolo di Orinski, in: R.E., Suppl. VI, p. 222. 67Gaiser, Platons..., p. 468: Ein entscheidend wichtiges philosophisches Problem liegt dabei in der Frage, wie die Voraussetzungen (., ?), die nach dem analytischen Verfahren als mathematische Axiome und Elemente oder darber hinaus als allgemeine Formprinzipien gelten knnen, ihrerseits LU 10. Una nuova interpretazione del quarto postulato A titolo conclusivo, mi si permetta di offrire uninterpretazio ne, che risulta dal presente lavoro, a proposito del quarto postu lato di Euclide, ossia quello delluguaglianza di tutti gli angoli retti, la cui funzione , come si sa, problematica. Nelle note alla sua traduzione tedesca degli Elementi, C. Thaer scrive: Se non si opera questa assunzione, se non si assume cio una tesi sullunivocit del prolungamento delle linee rette, ritrattata pi tardi dallo stesso Zeuthen, diffcile giustificare linserimento di questa proposizione fra i postulati68. Heath fornisce in meri to una spiegazione molto modemistica, e perci ben poco plau sibile: e quindi, il suo postulato deve essere ritenuto equivalen te al principio di invariabilit delle figure, o al suo equivalente, ossia il principio dellomogeneit dello spazio69. Poco pi avan ti, per, si accentua giustamente il riferimento al quinto postula to: per quanto concerne la ragion dessere e la posizione del quarto postulato, una cosa certa. Era essenziale, dal punto di vista di Euclide, che il quarto postulato dovesse precedere il quinto, poich la condizione contenuta in questultimo, cio che una certa coppia di angoli formi nel suo complesso meno di due angoli retti, sarebbe inutile se prima non venisse posto in chiaro che gli angoli retti sono angoli di grandezza determinata ed in variabile70. A mio parere, invece, il quarto postulato non altro se non un relitto della giustificazione ontologica, da parte di Platone, del quinto assioma. Dato che langolo retto un angolo unico, ontologisch berprft und mit unmittelbarer Sicherheit erkannt werden knnen, d. h.: wie die analytisch-hypothetische Methode mit der notischen Intuition oder Anamnesis zu verbinden ist; cfr. anche p. 425. 68Euklid, Die Elemente, Buch I-XIII,... bersetzt und herausgegeben von C. Thaer, Darmstadt 1975, p. 419: Nimmt man dies nicht an, so ist die Einordnung dieses Satzes unter die Postulate schwer zu rechtfertigen. 69Heath,The Thirteen Books..., I, p. 200: and hence his postulate must be taken as equivalent to the principle of invariability of figures or its equivalent, the homogeneity of space. 70Ivi, p. 201: As to the raison dtre and the place of Post. 4 one thing is quite certain. It was essential from Euclids point of view that it should come before Post. 5, since the condition in the latter that a certain pair of angles are to gether less than two right angles would be useless unless it were first made clear that right angles are angles of determinate and invariable magnitude. UL mentre vi sono infinitamente molti angoli acuti od ottusi, spetta di essere parallele solo a quelle rette, per le quali una retta che le interseca fa s che gli angoli creatisi al loro interno da una stessa parte siano nel loro complesso uguali a due angoli retti; e quindi al triangolo spetta una somma degli angoli uguale a due retti71. 11. Conclusioni riassuntive Riassumiamo. A partire dalie ricerche di Tth sui topoi an- tieuclidei in Aristotele, che dimostrano che Aristotele era a co noscenza del carattere assiomatico del quinto postulato, e consi derava ogni scelta a suo favore o sfavore, in ultima istanza, un fatto di libert72, stata proposta, dopo considerazioni a priori 71Anche Proclo, In prim. Eucl., p. 188,11.12-15 Friedlein, nella sua discussio ne del quarto postulato, si richiama indicativamente alla dignit ontologica dellangolo retto che conosciamo dalla dottrina orale di Platone: luguaglianza degli angoli retti uguale per ogni angolo retto, poich ha lessenza o la caratteri stica di unit in rapporto allaumento e alla diminuzione allinfinito di ciascuno degli altri due tipi di angolo ( ? ? ? if & . ? ); cfr. anche, ivi, p. 191, 11. 5-11. Gi Markovic, Platons Theorie..., p. 311, invita pertanto a trattare anche il quarto postulato del primo libro di Euclide, che richiede luguaglianza di tutti gli angoli retti, entro la cornice di questa teoria: in questa luce, il postulato si rivela come un suo residuo (auch das vierte Postulat des ersten Buches von Euklid, welches die Gleichheit aller rechten Winkel fordert, im Rahmen dieser Theorie zu betrachten: das Postulat erscheint in diesem Lichte als eines ihrer berbleibsel). Marcovic tuttavia non coglie il suo significato in rapporto al quinto postulato. 72Latteggiamento pi liberale di Aristotele nei confronti delle geometrie non euclidee sicuramente anche un prodotto del suo imbarazzo: dato che ha respin to, in generale, una fondazione ontologica della matematica (cfr. il passaggio da Metaph. K 7 a E 1, e ad esempio Gaiser, Platons..., p. 317 ss.), Aristotele perde la possibilit di unopzione ontologica a favore della geometria euclidea, e cos gli resta solo da ammettere, in Eth. Eud. 1222 b 38 s., che sul problema: ora non possibile, al di l di ci che abbiamo detto, n non parlare, n parlare precisa- mente ( otre v ? otv - ). Fra laltro, il suo stesso porre in parallelo etica e geometria potrebbe esse re di origine platonica, solo che in Platone entrambe erano fondate ontologica mente. Cfr. Proclo, In prim. Eucl., pp. 131,1. 12 -132,1. 17; 133,1. 20 -134 ,1. 1 Friedlein (=Test. 37 Gaiser), ove langolo retto viene paragonato alla virt (). U sulla provenienza accademica delle informazioni aristoteliche, una certa interpretazione del paragone della linea, e di un passo del Cratilo. Tale interpretazione dei passi dei dialoghi presi in esame ha trovato sostegno in alcuni rilievi sullesoterica platonica, e sul rapporto di Platone con il metodo analitico di Leodamante; infi ne, alla luce di questi rilievi, si potuta offrire una nuova spie gazione del quarto postulato di Euclide. Linterpretazione che si proposta dei due passi platonici la seguente: sulla base di ricerche stimolate da Platone, probabil mente Leodamante riuscito a cogliere la mancanza di rigore insita nelle dimostrazioni della proposizione 1 29 di Euclide pro dotte fino ai suoi tempi, e si convinto della necessit di colma re tale lacuna per mezzo di un assioma indimostrabile; ci fece precipitare la geometria in una radicale crisi dei fondamenti, nella quale sembra che il ricorso allintuizione abbia svolto un ruolo non irrilevante. Sembra che il contributo di Platone, in questa diffcile congiuntura, sia stato quello di aver insistito su un concetto di geometria rigoroso, che rinuncia allintuizione, e che in tal misura molto moderno73, e di aver rimosso la crisi per mezzo di una costruzione ontologica74: la geometria eucli dea, quale geometria dellangolo retto, la geometria ontolo gicamente vera. In questa luce, verosimile che il responsabile del crollo di primi tentativi antieuclidei, fino alla loro rinascita nel diciottesi mo e diciannovesivo secolo, sia stato Platone75. 73Cfr. Epin. 990 D, ove si critica la difettosit del nome ; inoltre Plut., Vit. Marc. 14, 5/6, p. 305 E (=Test. 21 b ), e Qust. Conv. Vili 2, 1, p. 718 E/F (=Test. 21 a): Platone respinge ladozione in geometria di strumenti di sup porto meccanici. 74Sul rapporto fra matematica e dialettica, cfr. anche Eut id. 290 C: i matema tici non sono in grado di utilizzare () i loro prodotti, e quindi li rimettono agli ontologi. 73Platone, dunque, anche il responsabile del fatto che solo in questo secolo la filosofia della matematica sia stata rivoluzionata; si pensi soltanto al genio ma ligno di Cartesio che, su un piano molto pi generale, deve aver inquietato i ma tematici dellAccademia prima della proposta risolutiva di Platone. Per usare le parole di Rep. 533 B 8 s. possiamo dire che i matematici sognano nei confronti dellessere (? / pu irepl t 6i/). 137 A buon diritto, dunque, bisognerebbe chiamare la geometria euclidea geometria platonica76. 76Questo risultato diverge dunque in maniera sostanziale da quelli di A. Szab, Anfnge des euklidischen Axiomensystems, in: Becker (curatore), Zur Geschichte der griechischen Mathematik..., pp. 355-461, spec. 454 s., che in que sto suo importante e fondamentale lavoro ha valutato in maniera decisamente troppo modesta, dopo gli esisti del presente saggio, il significato di Platone in rapporto alla costruzione del sistema assiomatico euclideo. Bibliografia e indici Indice delle opere espressamente citate o utilizzate K. Albert, Sul concetto di filosofia in Platone. Edizione italiana a cura di P. Traverso, introduzione di G. Reale, Milano 1991. Alessandro di Afrodisia: cfr. M. Hayduck, s. v. D. J . Allan, Aristotelis De Caelo, Oxford 1973. O. Becker, Die diairetische Erzeugung der platonischen Idealzahlen, Quellen und Studien zur Geschichte der Mathematik, Astronomie und Physik, Abt. B, 1(1931), pp. 464-501. Id., Die Lehre vom Geraden und Ungeraden im neunten Buch der Eukli dischen Elemente, Quellen und Studien zur Geschichte der Mathematik, Astronomie und Physik, Abt. B, 3 (1934), pp. 533-553, ora in: Id. (curato re), Zur Geschichte der griechischen Mathematik, citato sotto, pp. 125-145. Id., Zum Problem der platonischen Idealzahlen (Eine Retraktation), in: Id., Zwei Untersuchungen zur antiken Logik, Wiesbaden 1957, pp. 1-22. I d., Versuch einer neuen Interpretation der platonischen Ideenzahlen, Archiv fr Geschichte der Philosophie, 45 (1963), pp. 119-124. Id. (curatore), Zur Geschichte der griechischen Mathematik, Darmstadt 1965. Id., Grundlagen der Mathematik in geschichtlicher Entwicklung, Frankfurt 1975. P. Bernays, On Platonism in Mathematics, in: P. Benacerraf-H. Putnam (curatori), Philosophy of Mathematics, Oxford 19832, pp. 258-271. G. Bhme, Zeit und Zahl. Studien zur Zeittheorie bei Platon, Aristoteles, Leibniz und Kant, Frankfurt 1974. J . Bolyai, Appendix scientiam sparii absolute veram exhibent a veritate aut falsitate Axiomatis XI Euclidei (a priori baud unquam decidendo) indipenden- tem, 1831,1832. L. E. J . Brouwer, Leen, Kunst en Mystiek, Delft 1905; tradotto parzial mente in inglese in: Id., Collected Works, vol. I: Philosophy and Foundations of Mathematics, a cura di A. Heyting, Amsterdam-Oxford 1975, pp. 1-10. Id., Over de grondslagen der wiskunde, 1907, traduzione inglese: On the Foundations o f mathematics, ivi, pp. 11-101. Id., Mathematik, Wissenschaft und Sprache, 1929, ivi, pp. 417-428. Id., Consciousness, Philosophy, and Mathematics, 1948, ivi, pp. 480-494. Id., Historical background, principles and methods o f intuitionism, 1952, ivi, pp. 508-515. Id. Points and Spaces, 1954, ivi, pp. 522-538. W. Burkert, Konstruktion und Seinsstruktur: Praxis und Platonismus in der griechischen Mathematik, Abhandlungen der Braunschweigischen Wissenschaflichen Gesellschaft, 34 (1982), pp. 125-141. H. Cherniss, The Riddle of the early Academy, Berkeley-Los Angeles 1945; traduzione italiana di L. Ferrer: Lenigma dell'Accademia antica, Firenze 1974. Cusano, Nicol: De beryllo. De venatione sapientiae-. De Principio, cfr. M. Feigl, s. V. R. DftJ eknd. S:e.\{ez: u x J rrrarionale Gren. 1S72. in: Id , Gesammelte *u:bemari$ebe Werke. Braunschuxjig 1^3(3-1932. voi. IH, pp. 315-334. Id., Was sind und was sollen die Zahlen?, 1888, ivi, pp. 335-391. H. Diels, Simplicii In Aristotelis Physicorum libros commentarla, Berlin 1882-1895, rist. 1954. Id.-W. Kranz, Fragmente der Vorsokratiker, 3 voll., Berlin 1951-19526. V. De Falco, Iamhlichi Theologumena arithmeticae, Lipsiae 1922. L. Edelstein, Platos seventh Letter, Leiden 1966. M. Erler, Il senso delle aporie nei dialoghi di Platone. Esercizi di avviamen to al pensiero filosofico. Introduzione di G. Reale, traduzione di C. Mazzarel- li, Milano 1991. Erone: cfr. J . L. Heiberg, j. v. Euclide: cfr. Th. Heath, C. Thaer, j. v. M. Feigl-H. Vaupel-P. Wilpert, Nicolai De Cusa. De principio, Padova 1960. E. Frank, Plato und die sogenannten Pythagoreer, Halle 1923. G. Frege, ber die Grundlagen der Geometre, in: Id., Kleine Schriften, Darmstadt 1967, pp. 262-323. G. Friedlein, Prodi Diadochi In primum Euclidis Elementorum librum commentarti, Lipsiae 1873; rist. Hildesheim 1967. K. von Fritz, Der Ursprung der Wissenschaft bei den Griechen, in: Id., Grundprobleme der Geschichte der antiken Wissenschaft, Berlin-New York 1971, pp. 1-334. Id., Zur Frage der esoterischen Philosophie Platons, in: Id. Schriften zur griechischen Logik, 2 voll., Stuttgart-Bad Cannstatt 1978, vol. I, pp. 215-227. I d., voce: Theudios, in: Pauly-Wissowa-Kroll, Realencyclopdie der Altertumswissenschaft, Stuttgart 1894 ss., VI A 1, pp. 244 ss. Id., voce: Oinopides, ivi, XVII, pp. 2267 ss. Id., voce: Leodamas, ivi, Suppl. VII, pp. 371 ss. K. Gaiser, Platons ungeschriebene Lehre, Stuttgart 1963; 19682. Id., Name und Sache in Platons "Kratylos", Heidelberg 1974. Id., Plato's enigmatic lecture "On the Good", Phronesis, 25 (1980), pp. 5-37. Id., La teoria dei principi in Platone, Elenchos, 1(1980), pp. 45-75, ri- pubblicato in: Id., La metafisica della storia in Platone, citato sotto, pp. 187- 219. Id., La metafisica della storia in Platone. Con un saggio sulla teoria dei principi e una raccolta in edizione bilingue dei testi platonici sulla storia. Introduzione e traduzione di G. Reale, Milano 1988; 19912; ristampa 1992. Id., L'oro della sapienza. Sulla preghiera del filosofo a conclusione del Fedro di Platone. Introduzione e traduzione di G. Reale, Vita e Pensiero, Milano 1990; 199223. H. Gericke, Geschichte des Zahlbegriffs, Manheim-Wien-Zrich 1970. Giamblico di Calcide: cfr. V. De Falco, s. v. O. Gigon, Vita Aristotelis Marciana, Berlin 1962. Id., Platon, Der Staat, Zrich-Mnchen 1974. H. Hasse-H. Scholz, Die Grundlagenkrisis der griechischen Mathematik, Charlottenburg 1928. K. Hartmann, Politische Philosophie, Freiburg-Mnchen 1981. M. Hayduck, Alexandri Aphrodisiensis In Aristotelis Metaphysica commentarla, Berolini 1891; rist. 1956. Th. Heath, The thirteen Books of Euclids Elements, 3 voll., New York 1956. Id., A Manual o f greek Mathematics, New York 1963. G. W. F. Hegel, Wissenschaft der Logik-, Enzyklopdie der philosophischen Wissenschaften-, Vorlesungen ber die Geschichte der Philosophie, Theorie Verlag, Frankfurt 1969 ss. J . L. Heiberg, Eronis Opera, IV: Definitiones cum variis collectionibus, Lipsiae 1912. W. Heisenberg, Physik und Philosophie, Stuttgart 1959. Id., Oer Teil und das Ganze, Mnchen 1979. W. Hennig, Phylogenetic Systematics, Urbana-Chicago-London 1979. F. Herbart, Smtliche Werke, a cura di G. Hartenstein, vol. VI: Schriften zur Psychologie. Zweiter Theil, Leipzig 1850. A. Heyting, Intuitionism. An Introduction, Amsterdam 1956; 19713. D. Hilbert, Grundlagen der Geometrie, Stuttgart 1899; 196810. E. Hiller, Theonis Smymei Philosophi Platonici Expositio rerum mathema- ticarum ad legendum Platonem utilium, Lipsiae 1878. R Hoche, Nicomachi Geraseni Pythagorei Introductions arithmeticae libri II, Lipsiae 1886. V. Hsle, Platons Grundlegung der Euklidizitt der Geometrie, Philologus, 126 (1982), pp. 180-197. Id., Die Entuerung der Idee zur Natur und ihre zeitliche Entfaltung als Geist bei Hegel (1983): cfr. D. Wandschneider, s.v. I d.,Wahrheit und Geschichte. Studien zur Struktur der Philosophie geschichte unter parasigtnatischer Analyse der Entwicklung von Parmenides bis Platon, Stuttgart-Bad Cannstatt 1984. Id., Raum, Zeit, Bewegung, in: M. J . Petry (curatore), Hegel und die Naturwissenschaften, Stuttgart-Bad Cannstatt 1987, pp. 247-292. Id., Hegel System. Der Idealismus der Subjektivitt und das Problem der Intersubjektivitt, 2 voll., Hamburg 1987; 19882. Id., Platonism and Anti-Platonism in Nicholas o f Cusas Philosophy of Mathematics, Graduate Philosophy J ournal, 13/ 2 (1990), pp. 79-112. E. Hoppe, Mathematik und Astronomie im klassischen Altertum, Heidelberg 1911. E. Husserl, Philosophie der Arithmetik, a cura di L. Eley, Den Haag 1970. J . Irmscher, Platon. Briefe, Berlin 1960. M. Isnardi Parente, Speusippo. Frammenti, Napoli 1980. M. Isnardi-Parente, Senocrate-Ermodoro. Frammenti, Napoli 1982. F. Kambartel, Philosophische Perspektiven der Diskussion um die Grundlagen der Mathematik, Archiv fr Geschichte der Philosophie, 45 (1963), pp. 157-193. H. Krmer, Arete bei Platon und Aristoteles, Heidelberg 1959. Id., Der Ursprung der Geistmetaphysik, Amsterdam 1964; 19672. I d., Retraktationen zum Problem des esoterischen Platon, Museum Helveticum,21 (1964), pp. 137-167. Id., Grundbegriffe akademischer Dialektik in den biologischen Schriften von Aristoteles und Theophrast, Rheinisches Museum, 111 (1968), pp. 293- 333. I d., Neues zum Streit um Platons Prinzipientheorie, Philosophische J46 Rundschau, 27 (1980), pp. 1-38. Id., Viatorie e i fondamenti della metafsica. Saggio sulla teoria dei principi e sulle dottrine non scritte di Platone con una raccolta dei documenti fondamen tali in edizione bilingue e bibliografa. Introduzione e traduzione di G. Reale, Milano 1982; 1987; 1989; 1993; 1994. Id., recensione a: W. Wieland, Platon und die formen des Wissens (1982), in: Rivista di Filosofa Neoscolastica, 74 (1982), pp. 579-592. Id., Dialettica e definizione del Bene in Platone. Interpretazione e commen tario storico-filosofico di Repubblica VII 334 B 3-D 2. Introduzione di G. Reale, traduzione di E. Perdi, Milano 19891'2; 19933. G. Kroll, Syriani in Aristotelis Metapbysica commentarla, Berolini 1902; rist. 1960. W. Kullmann, Wissenschaft und Methode, Berlin-New York 1974. Id., Die Teleologie in der aristotelischen Biologie, Heidelberg 1979. P. Lang, De Speusippi Academici Scriptis, Bonn 1911; rist. Darmstadt 1965. G. W. Leibniz, Nouveaux Essais sur l'Entendement Humain, in: Die philo sophische Schriften von G. W. Leibniz, a cura di G J . Gerhardt, Berlin 1875- 1890; rist. Hildesheim 1960. Id., Explication de l'arithmtique binaire-, De Dyadicis, in: Id., Mathema tische Schriften, a cura di C. J . Gerhardt, voi. 7, Halle 1863; rist. Hildesheim 1962, pp. 223-227; 228-234. O. Longo, Aristotele, DeCaelo, Firenze 1961. Z. Markovii, Platons Theorie ber das Eine und die unbestimmte Zweiheit und ihre Spuren in der griechischen Mathematik, in: O. Becker (curatore), Zur Geschichte der griechischen Mathematik, sup. cit., pp. 308-318. M. Migliori, Dialettica e Verit. Commentario filosofico al Parmenide di Platone. Prefazione di H. Krmer, introduzione di G. Reale, Milano 1990. Id., Duomo fra piacere, intelligenza e Bene. Commentario storico-filosofico al Filebo di Platone. Introduzione di Th. A. Szlezk, Milano 1993. P. Moraux, Aristote, Du Ciel, Paris 1965. 142 G. Movia, Apparenze, essere e verit. Commentario storico-filosofico al Sofista di Platone. Prefazione di H. Krmer, introduzione di G. Reale, Mi lano 1991; 19942. G. Mller, Oie Philosophie im pseudoplatoniscben 7. B r ie fArchiv fr Philosophie, 3 (1949), pp. 251-276. Ch. Mugler, Platon et la Recherche Mathmatique de son poque, Strasbourg-Zrich 1948. Id., Dictionnaire historique de la terminologie gomtrique des grecs, Paris 1958. H. Mutschmann-J . Mau: Sexti Empirici Opera, Lipsiae 1912-1952,3 voll., , 1954,19612. Nicomaco di Gerasa: cfr. R Hoche, s. v. A. Oberschelp, Aufbau des Zahlensystems, Gttingen 1968. K. Oehler, Der entmytologisierte Platon. Zur Lage der Platonforschung, Zeitschrift fr philosophische Forschung, 19 (1965), pp. 393-420, conte nuto anche in: Id., Antike Philosophie und byzantinische Mittelalter, Mn chen 1969, pp. 66-94, oltre che in: J . Wippern (curatore), Das Problem der ungeschriebenen Lehre Platons, Darmstadt 1972, pp. 95-129. O. Ore, Plumber Theory and its History, New York-Toronto-London 1948. M. Orinski, voce: Leon, in: Pauly-Wissowa-Kroll, Realencydopdie der Altertumswissenschaft, sup. rit., Suppl. VI, p. 222. Pappus (Ab ' Othman al-Damashki), In dedmum Euclidis Elementorum librum commentarla, cfr. W. Thomson-G. J unge, s. v. H. Patzer, Mitteilbarkeit der Erkenntnis und Philosophie, Archiv fr Philosophie 5 (1954), pp. 19-36. G. Peano, Arithmetices principia nova methodo exposita, in: Id., Opere scelte, 3 voll., Roma 1957-1959, vol. , 20-55. Id., Definitione de numros irrationale secundo Eudide, ivi, vol. , pp. 385-388. C. S. Peirce, The New Elements of Mathematics, a cura di C. Eisele, voL HI, Paris 1976. 148 . Pohlenz, Aus Plaios Werdezeit, Berlin 1913. Prodo Lido Diadoco: cfr. G. Friedlein, s. v. G. Reale, Per una nuova interpretazione di Platone. Rilettura della metafi sica dei grandi dialoghi alla luce delle dottrine non scritte, Cusl, Milano 1984; Vita e Pensiero, Milano 19875; 199110(stesura definitiva); 199311; edi zione tedesca presso leditore Ferdinand Schningh, Paderborn 1993. H. Rdchenbach, The philosophy of Space and Time, New York 1958. H. Rickert, Das Eine, die Einheit, und die Eins, Tbingen 1924. R. Robinson, Plato's earlier Dialectic, Oxford 19532. B. Russell, Introduction to Mathematical Philosophy, London 198515. G. Saccheri, Eudides ah omni naevo vindicatus, Mediolani 1733. A. Scholz-B. Schoeneberg, Einfhrung in die Zahlentheorie, Berlin-New York 1973. H. Scholz: cfr. H. Hasse, s. v. D. J . Schulz, Das Problem der Materie in Platons Timaios, Bonn 1966. R. Seide, Die mathematischen Stellen bei Plutarch, Regensburg 1981 (Diss.). A. Sdffert, Information ber Information, Mnchen 1968. Sesto Empirico: cfr. H. Mutschmann-J . Mau, s. . R Siewing, Biologische Evolution. Einfhrung in die Problematik, in: Id. (curatore), Evolution, Stuttgart-New York 1978, pp. 95-118. Simplicio di Cilicia: cfr. H. Dids, s. v. Siriano di Alessandria: cfr. G. Kroll, s. v. F. Solmsen, Die Entwicklung der aristotelischen Logik und Rhetorik, Berlin 1929. H. Stachowiak, Rationalismus im Ursprung. Die Genesis des axiomati- schen Denkens, Wien-New York 1971. U. J . Stenzei, ber den Aufbau der Erkenntnis im 7. platonischen Brief Sokrates. Zeitschrift fr das Gymnasialwesen, Berlin 1921, pp. 63-84. Id., Zahl und Gestalt bei Platon und Aristoteles, Leipzig-Berlin 1924; 19332. M. Suhr, Platons Kritik an den Eleaten, Hamburg 1969. A. Szab, Anfnge des euklidischen Axiomensystems, in: Becker (curato re), Zur Geschichte der griechischen Mathematik, sup. cit., pp. 355-461. Th. A. Szlezk, Platon und die Schriftlichkeit der Philosophie, Berlin 1985; edizione italiana: Platone e la scrittura della filosofia. Analisi di struttura dei dialoghi della giovinezza e della maturit alla luce di un nuovo paradigma er meneutico. Introduzione e traduzione di G. Reale, Milano 1988; 1989; 1992. F. A. Taurinus, Theorie der Parallellinien, Kln 1825. A. E. Taylor, Forms and Numbers. A study in Platonic Metaphysics, Mind, 35 (1926), pp. 419-440; 36 (1927), pp. 12-33. Teone di Smirne: cfr. E. Hiller, s. v. C. Thaer, Euklid. Oie Elemente, Buch I-XIII, Darmstadt 1975. W. Thomson-G. J unge, The Commentary o f Pappus on Book X of Euclids Elements, Cambridge Mass. 1930; rist. New York 1968. O. Tplitz, Das Verhltnis von Mathematik und Ideenlehre bei Plato, Quellen und Studien zur Geschichte der Mathematik, Astronomie und Physik, Abt. B, Vol. I (1929-1931), pp. 3-33, ora in: Becker (curatore), Zur Geschichte der griechischen Mathematik, sup. cit., pp. 45-75. I. Tth, La gomtrie non euclidienne dans le dveloppement de la pense, tudes dhistoire et de philosophie des sciences, Bucarest 1962, pp. 53-70. Id., Das Parallelenproblem im Corpus Aristotelicum, Archiv of History of Exact Sciences, 3 (1967), pp. 229-422. Id., Die nicht-euklidische Geometrie in der Phnomenologie des Geistes, Frankfurt 1972. I d., Geometria more ethico, in: Y. Maeyama-W. Salzer (curatori), . Festschrift fr W. Hrtner, Wiesbaden 1977, pp. 395-415. 150 Id., La rvolution non euclidienne, La Recherche, 1977 fvrier, pp. 143- 151. Id., Spekulationen ber die Mglichkeit eines nicht euklidischen Raumes vor Linstein, in: Lectures Notes in Physics 100, Einstein Symposion Berlin, Berlin (West)-Heidelberg-New York 1979, pp. 46-83. Id., Il pensiero matematico: libert e verit, negazione e creazione, in: AA. W., Pensiero scientifico e pensiero filosofico, Padova 1993, pp. 22-52. Id., I paradossi di Zenone nel Parmenide di Platone (se ne attende la pubblicazione da parte dellIstituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napo li). G. Vlastos, On Plato's Oral Doctrine, Gnomon, 41 (1963), pp. 641-655; ripubblicato, con unappendice successiva, in: Id., Platonic Studies, Princeton 1973, pp. 379-398; 399-403. J . Wallis, De postulato quinto dissertano geometrica, in: Id., Opera, Oxoniae 1693, vol. II, p. 665. D. Wandschneider, Raum, Zeit, Relativitt, Frankfurt 1982. Id.-V. Hsle, Die Entuerung der Idee zur Natur und ihre zeitliche Entfaltung als Geist bei Hegel, Hegel Studien, 18 (1983), pp. 173-199. E. Weigel, Tetractys, J ena 1673. C. F. von Weiszcker, Platonische Naturwissenschaft im Laufe der Geschichte, Gttingen 1971. A. N. Whitehead, Mathematics and the Good, in: P. A. Schilpp (curatore), The Philosophy of A. N. Whitehead, New York 1941, 19512, pp. 666-681; e nellopera dello stesso Whitehead, Science and Philosophy, New York 1948, pp. 105-121. U. von Wilamowitz Mllendorf, Platon. Sein Leben und seine Werke, 2 voll., Berlin 1919; 19595. W. Wieland, Platon und die Formen des Wissens, Gttingen 1982. W. van der Wielen, recensione a: Ch. Mugler, Platon et la Recherche Mathmatique de son poque (1948), in: Mnemosyne, S. IV, 2 (1949), pp. 346-349. N. Wiener, Kybernetik, Dsseldorf-Wien 1963. ' E. A. Wyiler, Oer spte Platon, Hamburg 1970. H. J . Zacher, Die Hauptscbriften zur Dyadik von G. W. Leibniz. Ein Beitrag zur Geschichte des binren Zahlensystems, Frankfurt 1973. H. G. Zekl, Der Parmenides. Untersuchungen ber innere Einheit, Zielsetzung und begriffliches Verfahren eines platonischen Dialogs, Marburg 1971. W. Zimmermann, Methoden der Phylogenetik, in: G. Heberer (curatore), Die Evolution der Organismen, 2 voll., Stuttgart 1959. II. Indice degli autori antichi e moderni citati N. jB. In questo indice sono elencati i nomi degli autori antichi e moderni ci tati nella Prefazione, nellIntroduzione, nella Prima e nella Seconda Parte del volume. Non sono invece compresi tutti i nomi presenti nella Bibliogra fia ragionata di Vittorio Hsle, e nellIndice della letteratura citata o utiliz zata. Accademia; Accademici: 5; 16; 35; 41; 44; 65; 82; 101; 102; 113; 114; 116; 117; 121; 130; 136. Albert K.:12. Alessandro di Afrodisia: 51 ; 80. Allan D. J .: 106. Archita: 51; 64. Aristotele: 7; 16; 39; 42; 46; 53; 57; 58; 59; 60; 65; 73; 80; 84; 87; 89; 96; 107; 108; 109; 110; 111; 112; 114; 116; 117; 121; 122; 124; 125; 128; 130; 131; 133; 135. Becker O.: 44; 46; 47; 57; 63; 65; 83. Benacerraf P.: 90. Bernays P.: 90. Bhme G.: 61. Bolyai E: 101; 102. Bolyai J .: 75; 101; 102; 109; 132. Bouvet J .: 86. Brouwer L. E. J .: 16; 37; 69; 89; 90; 91; 93; 94; 95. Burkert W.: 47; 48. Cantor G.: 101. Cartesio: 50; 51; 136. Cauchy A. L.: 116. Cherniss H.: 129. Cusano N.: 46; 53; 57; 62; 70; 123; 124. DedekindJ . W. R.: 16; 41; 50; 51; 66; 82; 114; 115; 116; 132. De Falco V.: 124. Diels H.: 51; 67. Diogene Laerzio: 65; 132; 133. Edelstein L.: 129. Eisele C: 102. Empedocle: 89. Enopide: 132. Epicuro: 54. Erler M.: 12; 14. Ermodoro: 65. Erone: 46; 124. Euclide: 15; 17; 40; 41; 50; 51; 53; 55; 57; 66; 75; 101; 102; 107; 108; 109; 110; 114; 117; 121; 126; 134; 136. Eudosso:41; 51; 53; 95; 114; 115; 116; 129; 131. Eulero L.: 55. Favorino:133. Feigl M.: 57. Filolao: 64. Flashar H.: 102. Frank E.: 64. Frege G.: 95; 114. Friedlein G.: 50. V. Fritz. K.: 36; 41; 130; 131; 132. Gaiser K.: 8; 11; 14; 15; 35; 44; 45; 46; 51; 58; 59; 60; 62; 64; 65; 66; 67; 80; 113; 114; 117; 120; 125; 126; 127;130; 132; 133; 135. l*ii Gau K. E: 75; 101; 109; 120. Gerhardt G J .: 81; 85. Gericke H.: 58. Geymonat L.: 8; 15. Geymonat M.: 8; 15. Giamblico: 46; 61; 124. Gigon O.: 114; 131. Guthrie W. K. G: 113. Hasse H.: 41; 44; 114; 115. Hartenstein G.: 92. Hartmann K.: 96. Hayduck M.: 80. Heath Th.: 50; 134. Heberer G.: 88. Hegel G. W. F.: 16; 37; 39; 45; 46; 47; 69; 70; 71; 72; 73; 74; 75; 76; 77; 78; 80; 88; 94; 96; 123; 124. Heiberg J . L.: 124. Heidegger M.: 36. Heisenberg W.: 39. Hennig W.: 88. Herbart F.: 92. Heyting A.: 90. Hilbert D.: 41; 79; 95; 101. Hiller E.: 61. Hoche R.: 61. Hsle V.: 14; 15; 16; 17; 37; 43; 44; 54; 56; 70; 71. Hoppe E.: 116. Husserl E.: 36; 74; 87. Ippocrate di Chio: 132. Irmscher J .: 130. Isnardi Parente M.: 64; 65. J unge G.: 65. Kambartel F.: 94. Kant I.: 90; 93; 94; 127. Klein F.: 46. Kleinlogel A.: 102. Krmer H. J .: 8; 11; 14; 15; 35; 36; 45; 47; 56; 58; 59; 113; 129; 130. Kranz W.: 51. Kroll G.: 60. Kuhn T. S.: 12. Kullmann W.: 39; 87. Lambert J . H.: 102. Lang P.: 64. Leibniz G. W.: 16; 42; 69; 81; 83; 84; 85; 86. Leodamante di Taso:131; 132; 133; 136. Leone: 133. Lipschitz R.: 41. Lobatschewski N. I.: 75; 101; 109. Longo O.: 106. MarcoviZ.: 46; 124; 125; 135. Mau J .: 60. Menecmo: 131. Migliori M.: 12; 14. Moraux P: 106. Movia G.: 12; 14. Mller G.: 129. Mugler Ch.: 102; 103; 108; 110; 114; 116; 117; 120; 126; 129. Mutschmann H.: 60. Neoplatonici: 71. Nicomaco:61; 82. Oberschelp A.: 80. Oehler K.: 62. Ore O.: 55. Orinski M.: 133. Patzer H.: 130. Pappo (Ab 'Otmn al-Damashk): 65; 130; Peano G.: 37; 41; 49; 50; 61; 69; 79; 80; 81; 82. Petty M. J .: 70. Pierce C. G: 102. Pistelli H.: 61. Pitagora; Pitagorici: 62; 64; 65; 73; 85; 108. Platone: 5; 7; 11; 12; 13; 14; 15; 16; 17; 35; 36; 37; 39; 40; 42; 43; 44; 45; 46; 47; 48; 49; 50; 51; 52; 53; 155 54; 56; 57; 58; 59; 60; 61; 62; 63; 64; 65; 66; 67; 69; 70; 71; 72; 73; 74; 75; 76; 77; 78; 79; 80; 81; 82; 83; 84; 87; 88; 89; 93; 94; 95; 96; 97; 102; 113; 114; 117; 120; 121; 122; 123; 125; 126; 127; 128; 129; 130; 132; 133; 134; 135; 136. Platonici. 44. Plutarco: 136. Pohlenz M.: 130. Poincar H.: 120. Porfirio: 67. Proclo: 46; 50; 61; 102; 122; 124; 131; 132; 135. Putnam H.: 90. Ramo P.: 58. Reale G.: 7; 11; 35. Reichenbach H.: 114. Rickert H.: 74; 83. Riemann G. F. B.: 101; 120. Robin L.: 80. Robinson R: 127. RossW.D.: 80. Russell B.: 40; 89. Saccheri G.: 102; 108. SavileJ .: 75. Scettici sofisti: 130. Schilpp P. A.: 89. Schoeneberg B.: 55. Scholz A.: 55. Scholz H.: 41; 44; 114; 115. Schulz D. J.: 39. Seide K: 59. Seiffert A.: 83. Sesto Empirico: 60; 64. Slewing R: 88. Simplicio: 51; 67. Siriano: 60. Solmsen E: 117. Speusippo: 64. Stackowiak H.: 121. Stenzel J .: 63; 83; 130. Stevino S.: 58. SuhrM.: 126. Szab A.: 137. Szlezk Th. A.: 11; 14; 35; 130. Taurino F. A.: 46; 109. Taylor A. E.: 51; 66. Teeteto:40; 114. Teone: 46; 61; 74; 124. Teudio: 131. Thaer C.: 134. Thomson W.: 65. Tigerstedt E. N..: 113. Tplitz O.: 44; 50; 51; 53; 66. Tolomeo: 102. TthL: 8; 15; 16; 41; 42; 75; 101 102; 103; 105; 106; 107; 108; 109 111; 112; 113; 116; 128; 129; 130 131; 135. Vaupel H.: 58. Vieta F.: 51. Vlastos G.: 113. Wallis J .: 126. Wandschneider D.: 47; 71. Weigel E.: 84; 85; 86; 87. V. Weiszcker C. E: 54; Whitehead A. N.: 89; 96. V. Wilamowitz-Mllendorf U.: 130; 131. Wieland W: 47. van der Wielen W: 102. Wiener N.: 83. Wilpert P.: 58; 80. Wippern J .: 62. Wyller E. A.: 118. Zacher H.J .: 84; 85; 86. Zeckl H. G.: 120. Zemplinger A.: 86. Zeuthen H. G.: 134. Zimmermann W.: 88. . Indice analitico della materia trattata Prefazione 7 Introduzione di Giovanni Reale 11 Bibliografia ragionata delle pubblicazioni di Vittorio Hsle (aggiornata al 1993) 19 A. Libri 19 B. Saggi in riviste o miscellanee 22 C. Saggi in corso di pubblicazione 30 D. Recensioni 31 E. Voci in dizionari 32 E Articoli di contenuto scientifico comparsi su quotidiani 32 G. Interviste per riviste specializzate 32 PAKTE PRIMA: PLATONE E I FONDAMENTI DELL'ARITMETICA 33 I. Osservazioni introduttive. Metodo, tema e piano dellindagine 35 1. I l Platone italiano di Hans Krmer: l'esoterica platonica fra ricostruzione storica e valutazione filosofica 35 2. Tema dellindagine: la dottrina platonica della generazione dei numeri dall'unit e dalla dualit nel suo senso storico e sistematico 36 3. Piano dell'indagine: rimando alla questione sui fondamenti della geometria e articolazione dei problemi 37 . La filosofia della matematica di Platone. Aspetti generali 39 1. La modernit di Platone filosofo della matematica 39 2. La tendenza assiomatica dellAccademia 40 3. L'impossibilit di unautofondazione della matematica e la possibi lit di una fondazione ultimativa come proprium della filosofia 42 4. La matematica, origine e premessa della filosofia 43 . 5. La matematizzazione della filosofia come ontologizzazione della matematica 45 . La generazione dei numeri in Platone nel suo significato storico 49 1. Un programma di fondazione ontologica dei numeri naturali 49 2. IL autonomia dellaritmetica 51 a) La priorit dellaritmetica rispetto alla geometria 51 b) Linterpretazione non-geometrica dellirrazionale 52 c) Il rifiuto di Aristotele 53 d) Passaggio allanalisi delle fonti 54 3. 1 passi dei dialoghi sulla fondazione del pari e dispari 54 a) Un passo della Repubblica 54 b) Un passo del Parmenide 55 c) Pari e dispari e principi primi 58 4. La dottrina non scritta sulla generazione dei numeri dai principi 59 a) Principi e numeri, numeri matematici e numeri ideali 59 b) Duplice livello della generazione dei numeri 60 c) Unit e Dualit al primo livello 61 d) Diairesi o dicotomia al secondo livello 63 e) La Decade e la Tetrade 63 f) La Diade e lirrazionale 65 IV. La filosofa dei numeri di Platone nel suo significato filosofico e matematico 69 1. Il confronto con concezioni pi tarde 69 2. Platone e Hegel: collocazione nel sistema e fondazione nellessere della matematica e del numero 70 a) H problema di una filosofia della matematica in Hegel 70 b) Il diffcile inserimento della matematica nel sistema hegeliano 71 c) La posizione intermedia degli enti matematici 72 d) La posizione intermedia della conoscenza matematica 74 e) La deduzione ontologica del numero dallunit e dalla molteplicit 77 f) La deduzione delle forme fondamentali di calcolo 78 3. Platone e Peano: analogie nellintroduzione aritmetica del numero 79 a) Gli assiomi di Peano per laritmetica 79 b) La Diade a livello aritmetico e il concetto di successivo 80 c) Tangenze nella concezione delluno 81 d) Vicinanza concettuale a dispetto della lontananza cronologica 82 4. Platone e Leibniz: la riduzione della molteplicit a dualit e leccellenza del sistema binario 83 a) Platone fra sistema binario e sistema decadico 83 b) Il sistema binario di Leibniz 84 159 c) Sistema binario, dicotomie e teoria evoluzionistica 87 5. Platone e Brower: la fondazione del numero sulla pura dualit nella radicale differenza di orientamento filosofico 89 a) Platone e la moderna filosofa della matematica 89 b) L. E. J . Brouwer 89 c) La generazione dei numeri a partire dalla vuota duit opposta allunit 90 d) Intuizionismo e ontologia platonica 92 e) Una mediazione hegeliana? 93 6. Conclusioni riassuntive 94 PARTE SECONDA: PLATONE E I FONDAMENTI DELLA GEOMETRIA 99 I. Premessa. La geometria non euclidea e lAccademia antica 101 1. Euclide non euclideo 101 2. La tesi di Mugler e i lavori di Tth 102 . I passi non-euclidei nel Corpus aristotelicum 105 1. Analitici posteriori: il carattere non casuale degli esempi non-euclidei 105 2. De Caelo: il carattere ipotetico della legge della somma degli angoli 106 3. Analiticiprimi: la deduzione delle parallele 107 4. Etica Eudemia: il postulato delle parallele come assioma 110 5. Etica a Nicomaco: geometria non euclidea e libert 112 IH. Platone e la fondazione ontologica della geometria euclidea 113 1. Dialoghi e dottrine non scritte 113 2. Le ricerche matematiche dell'Accademia antica 113 3. Platone e la geometria del suo tempo 116 4. Il paragone della linea: idee di fondo 118 a) La divisione dellintelligibile e la centralit della geometria 118 b) La caratteristica della matematica di non fondarsi da s 119 c) Precisazioni sui presupposti della matematica 120 d) Fondazione filosofica della matematica 123 5. La teoria esoterica dei principi e la posizione spedale dellangolo retto 124 6. Il paragone della linea e la fondazione ontologica della AVSVS geometria euclidea 125 7. Il Cratilo a conferma del programma emerso dal paragone della linea 127 8. Il carattere allusivo dei passi dei dialoghi presi in esame 129 9. Il ruolo di Leodamante di Taso nella crisi geometrica dei fondamenti 131 10. Una nuova interpretazione del quarto postulato 134 11. Conclusioni riassuntive 135 BIBLIOGRAFIA E INDICI 139 I. Indice delle opere espressamente citate e utilizzate 141 . Indice degli autori antichi e moderni citati 153 III. Indice analitico della materia trattata 157 Progettazione composizione e impaginazione a cura del Centro di Ricerche di Metafisica dellUniversit Cattolica di Milano Finito di stampare nel mese di febbraio 1994 da Ar t i Gr af ic he Tibil e t t i s .n.c . Azzate (Va)
(Immagini Della Ragione_ 15) Marsilio Ficino, A Cura Di Francesca Lazzarin e Alfonso Ingegno - Commento Al «Parmenide» Di Platone-Leo S. Olschki (2012)