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ISTITUTO DI FILOLOGIA CLASSICA

UNIVERSITÀ DI URBINO

FILOLOGIA E CRITICA
COLLANA DIRETTA DA BRUNO GENTILI

3.
GIULIANA LANATA

MEDICINA MAGICA
E RELIGIONE POPOLARE
IN GRECIA
FINO ALL'ETÀ' DI IPPOCRATE

E D I Z I O N I DELL'ATENEO ROMA
Indice

9 Premessa

13 Medicina magica e religione popolare in Grecia fino


all’età di Ippocrate

79 Indice dei nomi propri e delle cose notevoli

81 Indice dei passi citati

85 Indice degli autori moderni

C opyright © 1967 by E dizio n i d e ll’A ten eo


R om a, via A n ton io Musa, 15
V rinted in Ita ly
Premessa

Sembrerà sproporzionato che io senta la necessità di pre­


mettere alcune righe, diciamo così di cronistoria e di giu­
stificazione, a un saggio così breve, per avvertire che que­
ste pagine sono nate esattamente come sono scritte, come
riflessioni, appena un po’ più discorsive di un usuale com­
mento, attorno a un passo di autore antico. Stavo lavorando
a un commento al De morbo sacro di Ippocrate, impresa che
non dispero ancora di portare a termine un giorno o l’altro;
e nello sforzo non dico di risolvere, ma di impostare alcuni
problemi del pensiero scientifico e filosofico greco sullo scor­
cio del V secolo a.C. prestavo scarsa attenzione alle pagi­
nette introduttive del trattato, alle figure di guaritori e tau­
maturghi che l’autore vi descrive per contrapporvi, in pole­
mico chiaroscuro, i metodi e i procedimenti della medicina
scientifica. Ma quando mi risolsi a concentrare la mia atten­
zione su quelle pagine così singolari, mi fu subito chiaro che,
per interpretarne esaurientemente i dati, non bastava un at­
teggiamento di ironica sufficienza o di sdegnosa polemica
come quello adottato dall’autore; e dopo parecchi tentativi
in varie direzioni, sono arrivata alla conclusione che la ri­
cerca vada indirizzata soprattutto sul piano antropologico,
anche se, come il lettore vedrà, gli strumenti di cui mi servo
nelle pagine che seguono non sono soltanto quelli dell’an­
tropologia.
Perché questa premessa? Per prevenire alcune possibili
obiezioni del tipo di quelle che trovano espressione nelle
pacate parole con cui M.P. Nilsson indica, fra i pericoli della
ricerca antropologica, quello di scegliere, fra le varie testi­
monianze, solo quelle adatte alla dimostrazione di una tesi
10 Premessa Premessa 11

predeterminata, e di trascurare le altre. Le conoscenze antro­ che vi ha dato delle risposte da cui l’impostazione del m io
pologiche del grande studioso della religione greca sono ster­ lavoro è stata largamente condizionata; d’altronde, il riferi­
minate; la sua simpatia per il mondo delle tradizioni popo­ mento, nel corso di un’analisi della medicina magica nella
lari è garantita fra l’altro dalla sua appartenenza, orgogliosa­ Grecia classica, a una « teoria generale della magia », non
mente rivendicata, a una vecchia famiglia di agricoltori sve­ mi è sembrato meno giustificato del ricorso ai princìpi della
desi; quest’obiezione non certamente malevola o preconcetta linguistica generale per l’interpretazione di problemi lingui­
va quindi presa in seria considerazione. Ma, da un lato, mi stici particolari e storici.
sembra che il pericolo di una comoda selezione più o meno Un’ultima considerazione. L’applicazione della ricerca an­
cosciente dei dati non sia caratteristico soltanto di questo tropologica alla cultura classica, per quanto piuttosto impo­
metodo d’indagine; e dall’altro mi pare che il capitolo ini­ polare in Italia (fatte le debite eccezioni: ma qui si tiene
ziale del De morbo sacro, che presenta un quadro coerente conto soltanto del livello medio di diffusione ), ha ormai una
e unitario, possa offrire a questo proposito una sufficiente lunga storia: e Clyde Kluckhohn nel 1960, nel suo Anthro-
tranquillità. pology and thè Classics, poteva tracciarne un breve consun­
Il mio discorso è esposto, credo, a un secondo tipo di tivo, e insieme indicarle alcune nuove prospettive, ripren­
obiezioni, che E.R. Dodds, nella prefazione a pagine ben più dendo il titolo di un’analoga impresa di R.R. Marett risa­
importanti delle mie, si prefigurava nella formula « I Greci lente al 1908. Per non dilatare eccessivamente le note ho
non erano selvaggi »; formula che recentemente si è sentita citato di solito, anche per quel che riguarda la storia della
risuonare qua e là ad esempio nelle discussioni e recensioni religione greca, bibliografia relativamente recente. E mi si
sollevate da una stimolante relazione di K.J. Dover a uno rimprovereranno forse molte « omissioni ». Ma il fatto che,
degli ultimi Entretiens della Fondazione Hardt, in cui una per fare un solo esempio, non si trovi citato il grande nome
nuova visione storica della poesia archilochea, che si sottrae di Erwin Rohde non significa perciò che io lo consideri, come
a questioni del tipo De Archiloco Homeri imitatore e inse­ si suol dire, « superato ». E d ’altra parte quante cose un
risce Archiloco nella tradizione del « canto popolare » greco, Lobeck, o un Lehrs avevano compreso della religione popo­
poggia anche su esempi tratti da culture pre-letterarie (« sel­ lare dei Greci ancora prima della scuola antropologica di
vagge »! ) del mondo moderno. È forse troppo malizioso ve­ Cambridge, e dei suoi strumenti d’indagine?
der affiorare, dietro alla preoccupazione legittima sulla liceità Nel licenziare queste pagine sento il gradito dovere di
dell’uso analogico di materiali tratti da contesti storici e so­ ringraziare il Ministero dell’Istruzione olandese, che mi ha
cio-culturali diversi e lontani, anche quella a parer mio meno permesso un soggiorno estivo a Leiden dove ho potuto rac­
legittima di salvaguardare l’unicità non storica, ma paradig­ cogliere molto del materiale su cui si fonda questa ricerca;
matica di un popolo come quello greco che non sarebbe stato e sono lieta altresì di esprimere una più personale gratitu­
mai, in nessun momento o aspetto della sua cultura, « pri­ dine agli amici della Bibliotheek der Rijksuniversiteit e della
mitivo »? Bibliotheek v.h. Museum v.d. Geschiedenis d. Natuurweten-
Come il lettore di queste pagine avrà modo di con­ schappen della stessa città, che hanno facilitato il mio lavoro
statare, l’aspetto legittimo di questa obiezione metodolo­ con la loro costante, cordiale, sollecita collaborazione. Il ma­
gica è da tempo al centro della stessa ricerca antropologica, noscritto era ormai in tipografia quando ho potuto consul-
12 Premessa MEDICINA MAGICA E RELIGIONE POPO­
LARE IN GRECIA
tare ad Amburgo, per la liberalità del direttore prof.
J.H. Kiihn e dei redattori, il materiale ivi raccolto ed ela­
borato in vista dell’edizione del lessico ippocratico. Questo
mi ha permesso di aggiungere sulle bozze alcune utili pre­
cisazioni.
Un ringraziamento particolare desidero manifestare al
prof. Bruno Gentili, che, nell’ambito di una serie di attività
promosse dall’Istituto di Filologia Classica dell’Università di Il breve trattato che s’intitola La malattia sacra 1 occupa,
Urbino, ha voluto accogliere questo saggio in una collana da secondo un giudizio ampiamente condiviso, un posto di pri­
lui diretta. mo piano fra le opere del Corpus Hippocraticum. L’autore2
G. L. vi confuta, con mordente ironia e lucida consequenzialità,
l’opinione che l’epilessia, la malattia cosiddetta sacra, abbia
un’origine soprannaturale, vada attribuita ad un intervento
divino e demonico, e debba quindi essere curata con puri-

1 Περί ίρής νούσου: Hippocrate, CEuvres... par E. Littré VI, Paris 1849,
p. 352 sgg.; Hippocrates... by W.H.S. Jones II, London 1923, p. 138 sgg.
Nel presente saggio, per comodità del lettore, sono sempre citate sia l’edi­
zione di Littré (L.) che quella di Jones (J.) con il numero della pagina e
della riga, e senza il numero del volume. La tradizione manoscritta di
questo trattato è stata di recente studiata da A. Rivier, Recherches sur la
tradition manuscrite du tratte hippocratique « De morbo sacro », Berne 1962,
da cui si attende l ’edizione nel Corpus Medicorum Graecorum. È in pre­
parazione altresì un’edizione nella collana « Ars Medica » dell’editore de
Gruyter di Berlino a cura di H. Grensemann. Io mi attengo al testo a
tutt’oggi per questo trattato meno insoddisfacente, quello di Jones. Quel
che oggi sappiamo sulla tecnica compositiva della prosa greca arcaica, e
alcune documentate ricerche come quelle di F.J. Diliger, Ιχθ ύ ς II, Miinster
1922, p. 359 sgg., ci rendono assai meno corrivi a supporre interpolazioni
o a procedere ad atetesi di quanto non fossero ad esempio U. von Wila-
mowitz (Die hippokratische Schrift περί ίρής νούσου, Sitzunsgsber. Beri.
Akad. 1901) o O. Regenbogen (Symbola Hippocratea, Diss. Berlin 1914).
Dello stesso Wilamowitz si può vedere un’edizione estremamente « pur­
gata » del nostro trattato nella seconda parte del primo volume del Grie-
chisches Lesebuch. L’unica edizione commentata è a tutt’oggi quella di
F. Dietz, Hippocratis de Morbo sacro liber, recensuit etc. F.D. Lipsiae
1827. Gli altri trattati ippocratici sono citati, quando è possibile, secondo
Heiberg (C.M.G. I 1) o Kiihlewein, altrimenti secondo Littré.
2 Mi sembra inutile sollevare il problema dell’autenticità, che richiede­
rebbe un discorso a parte, visto che la Malattia sacra è qui studiata solo
per le testimonianze che essa offre sulla medicina primitiva dei Greci. Par­
lerò quindi sempre dell’autore o di « Ippocrate ». Più pertinente se mai è il
problema della datazione, per cui si veda più avanti la nota 17.
14 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 15

ficazioni, con formule d’incantesimo, con l’osservanza di in­ se non alla stessa mano e forse neanche a un autore della
terdizioni dietetiche e di pratiche superstiziose. Dimostrata stessa scuola, dettava le pagine memorabili della Medicina
l’infondatezza, l’incongruenza e la fondamentale empietà di antica-, e sarà merito anche del nostro autore se la « li­
queste concezioni magiche, e ricondotta anche l’epilessia nel­ bertà dalla superstizione », la άδεισιδαιμονίη, è espressa-
l’ambito delle medesime cause naturali che determinano tutti mente ricordata fra le qualità essenziali per il medico auten­
i fenomeni morbosi, l’autore individua la causa specifica di tico3. E l’irrisione con cui l’autore accompagna la sua de­
questa malattia in una imperfetta depurazione del cervello scrizione delle credenze e dei metodi dei guaritori ciarlatani
nell’embrione, e nella conseguente presenza nel corpo di un e imbroglioni si comunica immediatamente al lettore che,
eccesso di flegma che altera il normale movimento del san­ trovate in limine queste miserabili figure con il loro baga­
gue e dell’aria nelle vene, e per conseguenza produce i sin­ glio di formule, di ridicoli rituali e di « miracoli » di ogni
tomi tipici dell’attacco epilettico, difficoltà di respirazione, genere, e divertitosi un poco assieme all’autore man mano
spasmi, protrusione della lingua, convulsioni eccetera, fino che questi ne smonta il castello di impostura, le abbandona
a portare, nei casi più gravi, alla morte. Allo stesso modo poi senza più curarsene assieme alle parole di chiusura di
vanno spiegate secondo l’autore le turbe conoscitive che ac­ questa sezione: « E questa è la mia opinione per quel che
compagnano l’attacco epilettico, perché non arriva più al riguarda le purificazioni » 4 che, pur frequenti come for­
cervello nella solita quantità l’aria con la sua carica d’intelli­ mula di trapasso nei trattati ippocratici5, hanno qui un poco
genza, di cui il cervello allo stato normale è interprete. il sapore di una iscrizione funebre. « Ippocrate » ha sepolto
la magia.
La Malattia sacra propone ai suoi lettori e ai suoi inter­
preti alcuni motivi e temi di ricerca di pungente interesse: Ammettiamo dunque per un momento che l’autore della
il netto richiamo della medicina all’osservanza del metodo Malattia sacra abbia vittoriosamente battuto in breccia, abbia
scientifico che le è proprio e al ripudio della superstizione e totalmente annichilito i suoi ridicoli avversari; ammettiamo
della magia; la particolare concezione teologica per cui la altresì che il suo influsso sui medici posteriori sia stato così
divinità è identificata con i processi della natura; la formu­ decisivo che in tutto il corso della medicina greca, anche del­
lazione di una originale teoria della conoscenza, che supera la più tarda, non si ritrovi più traccia di credenze o di in­
la semplice descrizione del meccanismo fisiologico della sen­ flussi magici6 — cosa che, dico subito, sono un po’ restia ad
sazione quando attribuisce al cervello la funzione di inter­ ammettere — ; ma anche concesso questo, potremo spingerci
pretarla; i rapporti del nostro autore con la ricerca medico­
filosofica della sua età e di quella precedente (Alcmeone, 3 Dee. hab. 5 = IX 234, 1 L.
4 364, 8 L. = 150, 60-61 J.: καί περί μέν των καθαρμών ούτω μοι
Diogene di Apollonia, Anassagora sono soltanto i nomi che δοκεϊ έχειν.
soccorrono p iù . immediatamente ).. 5 Cfr. ad esempio Aer. 12 = C M .G . I 1, 67, 13: περί μέν τούτων
Si spiega quindi come questo pur breve trattato sia gene­ ούτως έχει; 13 = C.M.G. I 1, 68, 12: περί μέν ούν Αιγυπτίων καί
Λιβύων ούτως εχειν μοι δοκεϊ; 15 = C M .G . I 1, 69, 20; Capii, min.
ralmente considerato come uno di quelli del Corpus in cui 1 = II 3, 7-8 Κ.
meglio si può cogliere la nascita della medicina come scienza 6 È la tesi di L. Edelstein, ‘ Greek Medicine in its Relation to Reli-
gion and Magic ’, Bull, of thè Inst. of thè Hist. of Med. 5, 1937, pp. 201-
autonoma; che si veda in esso il frutto di quella stessa co­ 246; e si veda anche J. Heiberg, ‘ Geisteskrankheiten im klassischen Alter-
scienza metodologica che nello stesso torno di tempo, anche tum ’, Allgem. Zeitschr. fiir Psychiatrie 86, 1927, pp. 4-9.
Medicina magica e religione popolare in Grecia 17
16 Giuliana Lanata

oltre e pensare che la lezione della Malattia sacra si sia estesa temente si può risalire molto più addietro — la medicina
anche di là dalla ristretta cerchia degli « addetti ai lavori »? magica e la medicina scientifica presso i Greci costituiscono
Non pare: se nella prima orazione contro Aristogitone due filoni nettamente distinti, anche il primo merita, credo,
dello pseudo-Demostene leggiamo di uno sciagurato imbro­ di essere autonomamente studiato: non solo per l’incidenza
glione che, avuti in consegna da una schiava i farmaci e le che esso ebbe nella società greca, in quella arcaica come in
formule d’incantesimo di una maga di Lemnos, Teoride, con­ quella classica; ma anche come testimonianza di una partico­
dannata a morte dagli Ateniesi con tutta la sua famiglia, ^si lare mentalità magica, di cui queste concezioni mediche non
vantava di potere, con essi, guarire gli epilettici, αυτός ων rappresentano che un aspetto, la cui presenza e operatività
έπίληπτος πάσηι πονηριά:,7: e qualcuno doveva pur credere nel mondo greco si tende talvolta a considerare con perples­
ai suoi farmaci prodigiosi! E se osserviamo il comportamento sità e diffidenza, mentre la sua larga diffusione nel mondo
di quell’ansioso personaggio, di quella autentica vittima del greco post-classico è frequentemente spiegata con influssi
« legalitarismo » religioso che è il superstizioso descritto da esterni, soprattutto orientali, « barbari ». Ma « sotto molti
Teofrasto, lo vediamo non solo sottoporsi in ogni occasione aspetti si potrebbe dimostrare che gli antichi Greci vivevano
e per ogni pretesto ad ogni sorta di riti purificatori, ma in modo non dissimile dai barbari di oggi. » 10
anche sputarsi in seno, con un brivido di terrore, a scopo Il richiamo che con questa citazione tucididea Fr. Boehm
apotropaico, alla vista di un pazzo o di un epilettico8. E an­ intendeva rivolgere ai lettori dei suoi Symbola Pythagorea 11
cora al tempo di Plutarco erano venerati in Argo gli Elasioi, non ha forse del tutto perduto la sua attualità, anche se le
lontani discendenti di Anfiarao, che avevano fama di saper parole dell’Archeologia avranno oggi un suono assai familiare
« scacciare » gli attacchi epilettici9. per i lettori, poniamo, di P.M. Schuhl o di E.R. Dodds n;
Certo, il personaggio di cui parla lo pseudo-Demostene ed è proprio per questo che non credo inutile una rilettura
è un ciarlatano della peggior razza; il superstizioso di Teo­ sistematica di quelle pagine iniziali della Malattia sacra in
frasto si comporta assai peggio di una donnicciola (sua mo­ cui sono descritte le convinzioni e le tecniche dei guaritori,
glie, si direbbe, accampa pretesti per non doverlo accompa­ a cui non sempre gli storici della medicina hanno dedicato
gnare tutte le volte nelle sue visite periodiche ai purifica­ tutta 1 attenzione che meritano, per la loro tendenza a con­
tori ) ; ma evidentemente, a qualche livello culturale o so­ siderare la medicina primitiva come una forma embrionale
ciale, sopravvisse a lungo la vecchia concezione che 1 epiles­ e immatura della medicina scientifica, e non come un insieme
sia era una malattia « demonica », che andava curata con di rappresentazioni che hanno un loro particolare significato
« purificazioni » e « incantesimi ». all’interno un determinato quadro culturale, capace di vita
E se almeno a partire dall’età ippocratica — ma eviden- e di sopravvivenza autonoma attraverso ai secoli, e fonda­
mentalmente diverso rispetto a quello della medicina scien-
^ [Dem .] XXV 79-80.
8 Theophr. XVI 15: μαινόμενον δέ ίδών ή έπίληπτον φριξας εις 10 Thuc. I 6, 6.
κόλπον πτύσοα; cfr. Theocr. VI 39. Questa superstizione ebbe vita lun­ 11 Diss. Berlin 1905.
ghissima: cfr. Plin. N.H. XXVIII 4, 35: despuimus comitiales morbos, hoc
12 P.M. Schuhl, Essai sur la formation de la pensée gyecque, Paris
est contagia regerimus.
9 Plut. Quaest. gr. XXIII 296 f: τούς δέ τά ς επιληψίας αποτρεπειν 1934, 21949; E.R. Dodds, The Greeks and thè lrrational, Berkeley 1951,
1963 (trad. it. Firenze 1959). Cito di solito dall’edizione paper-bound.
δοκοΰντας ‘ έλασίους ’ μεν ονομάζουστ κ τλ.
18 Giuliana Lanata
M edicina magica e religione popolare in Grecia 19
tifica 13. Ma, sia detto per inciso, proprio una più corretta saperla più lunga degli altri. Costoro dunque, ammantandosi nel divino
impostazione metodologica ( insieme a una più accurata ispe­ e mettendolo avanti come pretesto della loro incapacità di trovare qual­
zione filologica dei testi) ha permesso di raggiungere una che rimedio che, somministrato, potesse dar giovamento, e anche per
valutazione più equa dell’importanza e dei risultati della non essere smascherati come ignoranti, definirono sacra questa affe­
zione; e, accompagnandolo con storie appropriate, adottarono un si­
medicina degli Egizi, o degli Indiani14, in precedenza consi­
stema di cura che garantisse la loro personale sicurezza, somministran­
derate con un po’ di compatimento, come balbettìi ancora do purificazioni e incantesimi, e ordinando di astenersi dai bagni e da
indistinti di una scienza ai suoi albori; e oggi possiamo trac­ molti cibi non adatti all’alimentazione dei malati: fra i pesci di mare,
ciare un quadro più preciso dei rapporti che legavano i Greci dalla triglia, dall’occhiata, dal cefalo e dall’anguilla (questi infatti sono
a questi due popoli anche sotto questo aspetto così impor­ molto pericolosi); fra le carni, da quella di capra, di cervo, di maiale
e di cane (che sono le carni che disturbano maggiormente l ’intestino);
tante della loro cultura, e sostituire, anche in questo campo fra gli uccelli, dal gallo, dal piccione, dall’ottarda e inoltre da tutti
all idoleggiamento di un « miracolo » greco e ippocratico un quelli che sono considerati molto pesanti; fra le verdure, dalla menta,
quadro storico abbastanza sostanzioso e articolato. dall’aglio e dalla cipolla (perché l ’acredine non fa bene a un infermo);
Così, per riprendere il filo di un discorso solo apparen­ ordinando inoltre di non indossare un abito nero (il nero è simbolo di
temente interrotto, la testimonianza offerta dalla Malattia morte), di non star sdraiati su una pelle di capra e di non portarla
indosso, di non tenere un piede sull’altro, né una mano sull’altra (ché
sacra va studiata in funzione dei dati che essa offre, senza tutti questi sarebbero impedimenti)... Con discorsi e espedienti di
lasciarsi fuorviare dagli interventi critici del suo autore, la questo genere costoro si dan l ’aria di saperla più lunga degli altri, e
cui importanza deve essere valutata in altra sede; perciò, ingannano gli uomini prescrivendo loro astensioni e purificazioni; e la
nelle pagine che seguono, riproduco quelle parti delle pagine maggior parte dei loro discorsi va a finire nel divino e nel demonico...
iniziali del trattato in cui l’autore presenta le convinzioni e Se gli uomini che praticano quest’arte sostengono di saper tirare
giù la luna e far eclissare il sole, e fare la tempesta e il sereno, e la
i metodi dei suoi avversari, tralasciando per quanto possi­
pioggia e la siccità, e di saper rendere il mare invalicabile e la terra
bile i suoi interventi personali. sterile, e di saper compiere ogni altra cosa di questo genere, affer­
mando che ciò può avvenire per opera sia di adempimenti rituali, sia
di qualsiasi altra conoscenza o pratica, essi sono, a mio parere, empi,
_<( 1° credo, dice il nostro autore — che i primi che hanno
e convinti che gli dèi non esistano, o che, se esistono, essi non abbiano
attribuito un carattere sacro a questa malattia siano uomini come
forza alcuna... Forse però le cose non stanno così; ma uomini che non
ancor oggi ve^ ne sono, maghi, purificatori, accattoni e vagabondi,
hanno di che campare escogitano e architettano molte variopinte storie
gente che si dà anche l ’aria di essere molto rispettosa degli dèi e di
di ogni genere, sia su ogni altro argomento sia in particolare su questa
malattia, per ogni singolo aspetto di questa affezione addossando la
13 Si vedano in proposito le osservazioni metodologiche di E.H. Acker- responsabilità a un dio... E se uno imita una capra, e se digrigna i
knecht, ‘Problems of Primitive Medicine’, Bull, of tbe Hist. of Medicine
denti o ha convulsioni dalla parte destra, affermano che la responsa­
11, 1942, pp. 503-521; ‘Primitive Medicine and Culture Pattern’ ivi 12
1942, pp. 545-574. bile è la Madre degli dèi. Se emette grida più acute e sonore, lo para­
14 Si vedano ad esempio le ricerche di J. Filliozat, La doctrine classique gonano a un cavallo, e dicono che il responsabile è Posidone. Se si
de la médecme indienne. Ses origines et ses parallèles grecs, Paris 1949; lascia sfuggire gli escrementi, come spesso accade sotto la costrizione
G. Lefebvre, Essai sur la médecine égyptienne de l’époque pharaonique, della malattia, gli danno il nome di Enodia; e se gli escrementi sono
Paris 1956; W.R. Dawson, ‘Egypt’s Place in Medicai History’, in Science più frequenti e più radi come quelli degli uccelli, è Apollo Nomio. Se
Medicine and History. Essays... in Honour of Cb. Singer, Oxford 1951, perde schiuma dalla bocca e tira calci, la responsabilità va attribuita
pp. 47-60. Per un quadro d ’insieme molto equilibrato e informato si potrà ad Ares. Ogni volta che durante la notte ha incubi e terrori e delirio
vedere il II volume della History of Medicine di H.E. Sigerist, New York e balza giù dal letto ed è atterrito e fugge all’aperto, affermano che
1961.
sono attacchi di Ecate e assalti degli eroi. E fanno uso di purifica-
20 Giuliana Lanata
M edicina magica e religione popolare in Grecia 21

zioni e di incantesimi, e compiono con ciò un’azione estremamente


impura ed empia, almeno a mio parere; purificano infatti chi è pos­
riane, descritti in alcune classiche relazioni da W. Radloff e
seduto dalla malattia con sangue ed altri ingredienti di questo genere da G. Nioradze, e diventati familiari agli studiosi di cose
come se fosse contaminato da un’impurità, o posseduto dal demone, o classiche soprattutto per opera di un importante e discusso
affatturato dagli uomini, o come se avesse commesso qualche azione saggio di K. M euli18. Alcuni tratti caratteristici dello « scia­
empia, mentre dovrebbero fare tutto il contrario, sacrificare e pregare
manismo » siberiano — ventriloquismo, nevrosi vera o in­
e portarlo nei templi e supplicare gli dèi. Ora invece essi non fanno
nulla di tutto ciò, ma lo purificano; e parte del materiale purifica torio dotta eccetera — non compaiono nel quadro tracciato dal­
nascondono sotto terra, parte gettano in mare, parte portano lontano l’autore della Malattia sacra·, sarebbe quindi forse opportuno
sui monti, dove nessuno potrà toccarlo e calpestarlo, mentre dovreb­ evitare questo termine, che può fra l’altro destare il sospetto
bero portarlo nei templi e offrirlo agli dèi, se veramente il dio è
responsabile. » 1516
di una indebita estensione analogica alla civiltà greca di mo­
delli di comportamento che le sono estranei, e la falsa im­
L’importanza di un testo di questo genere non era natu­ pressione che le operazioni e i metodi della medicina primi­
ralmente sfuggita per esempio a uno studioso come M.P. Nils- tiva vadano giudicati sul piano della psicopatologia 19*. Ma,
son, che dopo averne riferito in breve nella sua Greek Folk siccome il termine è ormai diffuso, continuerò anch’io a ser­
Religion 16 si dichiarava ironicamente « spiacente di essere virmene nel senso di « guaritore » e « mago della pioggia ».
costretto » a confutare l’opinione corrente secondo cui i Gli sciamani greci sono stati ormai studiati e descritti più
Greci del periodo classico sarebbero stati felicemente liberi volte Ά, e sembrerebbe inutile voler ripetere ancora una volta
da superstizioni. una ricerca già compiuta; ma, viste anche le perplessità che
Quello che fa di queste pagine un documento così singo­ i risultati di queste ricerche non hanno mancato di suscitare,
lare e pressoché unico nella letteratura greca classica è che
esso descrive con precisa caratterizzazione alcune figure di und Physis, Basel 1945, p. 170 sgg.; H. Diller, ‘Stand und Aufgaben der
Hippokrates-Forschung ’, Jahresb. d. Akad. d. Wissensch. u. d. hit. Mainz
guaritori, medicinc-men, e di maghi della pioggia, reli?!-ilicihers 1959, p. 282.
(di « sciamani », per servirci di un termine piuttosto im­ 18 ‘ Scythica ’, Hermes 70, 1935, pp. 121-176. Sullo sciamanismo in
generale si possono vedere oggi M. Eliade, Le chamanisme et les techniques
proprio, ma ormai invalso), all’opera e con un loro seguito archaiques de l ’extase, Paris 1951; H. Findeisen, Schamanentum, Stuttgart
iti Grecia sul finire del V secolo17. Il termine « sciamani » 1957, ecc.
indica propriamente i guaritori-stregoni di alcune tribù sibe­ 19 Si veda E.H. Ackerknecht, ‘ Psychopathology, Primitive Medicine
and Primitive Culture ’, Bull, of thè Inst. of thè Hist. of Med. 14, 1943,
pp. 30-67, che giustamente protesta contro quella che si potrebbe chiamare
15 354, 12 - 356, 9; 358, 13-16; 358, 19 - 362, 16 L. = 140, 1 - 142,
l ’interpretazione pan-psicopatologica della medicina primitiva. Si veda anche
27; 144, 1 - 148, 48 J. Cito, con qualche modificazione, dalla mia tradu­
C. Lévi-Strauss nell’introduzione a M. Mauss, Teoria generale della magia
zione (Ippocrate, Opere, Torino 1961).
e altri saggi (trad. it.) Torino 1965, ρ. XXIII sgg.; W. Burkert, art. cit.
16 New York 1961 (Harper Torchbooks), pp. 111-113; ma si veda anche nella nota seguente, pp. 36-37.
Gesch. d. grìech. Rei. I1 p. 754 sgg. = P p. 798 sgg. Per una esposizione
20 Per i quadri recenti si veda il capitolo The Greek Shamans and thè
generale di buon livello divulgativo si può vedere anche Ed. Stemplinger,
Origin of Puritanism in Dodds, The Greeks and thè Irrational cit. pp. 135-
Antiker^ Volksglaube, Stuttgart 1948, che però, visto il carattere dell’opera’
178 ( = trad. it. pp. 159-209); il capitolo Seers, Sybils and Shamans in
non può tenere sufficientemente conto dei diversi stadi storici.
J. Pollard, Seers Shrines and Sirens, London 1965, pp. 106-116; l’articolo
17 Non posso discutere qui nei particolari i problemi connessi con la
di W. Burkert, ‘ Γόης. Zum griechischen Schamanismus ’, Rh. Mus. 105,
datazione del De morbo sacro. La sua appartenenza alla fine del V secolo
1962, pp. 36-55, e dello stesso Burkert anche il volume Weisheit und
appare comunque certa. Per alcune opinioni in proposito si vedano ad esem­
Wissenschaft. Studien zu Pythagoras, Philolaos und Platon, Niirnberg 1962,
pio M. Pohlenz, Hippokrates, Berlin 1938, p. 45; F. Heinimann, Nomos
p. 124 sgg.
22 Giuliana Lanata
Medicina magica e religione popolare in Grecia 23

non sarà superfluo sottolineare ancora come il testo della terpretazione dei fenomeni che qui ci interessano, Chama-
Malattia sacra abbia il singolare vantaggio di presentare un nisme et guérison magique23, Marcelle Bouteiller ha potuto
quadro preciso dello sciamanismo greco tracciato da un osser­ studiare l’attività degli sciamani delle popolazioni indigene
vatore contemporaneo che, pur non essendo animato dalla cu­ dell’America del Nord e dei cosiddetti panseurs de secret, i
riosità o dalla correttezza metodologica di un ricercatore « sul « guaritori » della provincia francese, illuminando compara­
campo », non perdeva fortunatamente le sue ammirevoli doti tivamente l’una con l’altra ricerca.
di precisione e di chiarezza neanche quando si trovava a de­ Ma sarà d’altra parte opportuno ricordare che certi ele­
scrivere fenomeni che apparivano abnormi e ripugnanti al menti ricorrenti — poniamo, nel caso particolare, le formule
suo razionalismo scientifico. Partendo da questo testo si po­ d’incantesimo, i vari riti di purificazione, eccetera — acqui­
trà quindi, con la coscienza « metodologicamente » tranquil­ stano il loro pieno significato solo quando siano integrati in
la, tentare una ricostruzione del sistema culturale in cui esse un determinato quadro, in una precisa struttura socio-cul­
vanno integrate ed acquistano una dimensione e un signifi­ turale, altrimenti detto, quando siano inseriti in un sistema
cato; e molto materiale già noto potrà forse trovare una di segni che ne chiarisca di volta in volta il particolare signi­
nuova sistemazione.
ficato: che la pura e semplice accumulazione o l’indiscrimi­
nata comparazione del materiale può portare a tracciare dei
Parecchie ricerche particolari21, e la grossa monografia quadri senza corrispondenti reali, dei « Frankenstein antro­
storica che Owsei Temkin le ha dedicata 22*, hanno illuminato pologici » secondo l’arguta definizione di Ruth Benedici24.
assai bene la « storia culturale » dell’epilessia, il complesso Donde la necessità di una cauta utilizzazione delle ricerche
di credenze e di superstizioni, di pregiudizi e di terrori che generali, di una polarizzazione costante su quegli elementi
ha circondato questa malattia nel corso dei secoli e presso i po­ dell’esperienza magico-religiosa dei Greci che integrano — e
poli più diversi. Queste ricerche ci aiutano indubbiamente a si integrano — con il preciso testo da cui parte il nostro
non considerare la concezione greca dell’epilessia come un fe­ esame.
nomeno isolato e singolare: ne indicano le sopravvivenze e le E cominciamo dal nome. È certo curioso che proprio
modificazioni, ne sottolineano le coincidenze con le concezioni quel trattato, che più accanitamente combatte la teoria della
di mondi culturali diversi; aiutano altresì a chiarire alcuni at­ possessione demonica come causa dei fenomeni morbosi, ab­
teggiamenti psicologici fondamentali e comuni a popoli di­ bia contribuito a divulgare e a rendere famoso per una ma­
versi di fronte ai fenomeni morbosi e alle tecniche per padro­ lattia il nome di « malattia sacra », ίρή νοΰσος, senza pro­
neggiarli. Analogamente, in un bel libro assai utile per l’in­ porre per essa nessun nome specifico e contentandosi di in­
dicarla come « questa malattia », « questa affezione » 25. La
21 Fra le più importanti: E.D. Baumann, De heilige Ziekte, Rotterdam
1923; T.C. von Storch, ‘ An Essay on thè History of Epilepsy’, Annals of malattia, che più tardi sarebbe stata definita έπίληψις o
Medicai History N.S. 2, 1930, pp. 614-650; G. Sticker, ‘ Hiera Nousos \ επιληψία ( nel nostro trattato compaiono talvolta έπιλαμβάνω,
Quellen und Studien zur Gesch. der Naturwiss. und der Medizin III 4,
Berlin 1933, pp. 139-150; L. Kanner, ‘ The Folklore and Cultural History 23 Paris 1950.
of Epilepsy Medicai Life 37, 1930, pp. 167-214.
24 Patterns of Culture, New York 1934, p. 29.
22 O. Temkin, The Falling Sickness. A History of Epilepsy from thè 25 Αΰτη ή νοΰσος, τά νόσημα τοΰτο, τούτο το πάθος: 364,9 L. = 150,
Greeks to thè Beginnings of Modera Neurology, Baltimore 1945, con am­ 1 J.; 366,5 L. = 152, 1-2 J.; 368,10 L. = 154,1 J.; 374, 21-22 L. = 162,2
plissima bibliografia.
J.; 394,9 L. = 182,1 J. ecc.
24 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 25

έπίληπτος nel senso generico di « colpire, colpito » dal male, καί τό δαιμόνιον 31. In questa sua preferenza lessicale il no­
εταληψις nel senso di « attacco » ) è fondamentalmente l’epi­ stro autore si trova a coincidere con il linguaggio della filo­
lessia, anche se nel quadro diagnostico che l’autore ne for­ sofia ionica, che, a partire dal VI secolo, aveva coniato
nisce compaiono sintomi che non vanno in alcun modo asso­ l ’astratto collettivo τό θειον (continuando d’altronde a usare
ciati alla sindrome epilettica2i. anche il singolare maschile ó θεός, come collettivo indeter­
L’espressione ίρή νοΰσος significa, nell’opinione che l’au­ minato equivalente e intercambiabile con un plurale oì
tore riferisce, malattia causata dagli dèi, θεΐόν τι πρηγμα 27. θεοί) 32 per indicare, al di fuori di ogni concezione mitolo­
L’autore usa di solito l’aggettivo ιερός o i termini con esso gica tradizionale, il « divino », « la legge divina » operante
apparentati quando riferisce l’opinione corrente28, mentre nella natura. E alla elaborazione di questa nuova teologia
per proprio conto preferisce chiosare ιερός con θείος29, op­ naturale proprio la Malattia sacra, come del resto altri trat­
pure usare, nella maggior parte dei casi, espressioni come tati del Corpus, ha portato un contributo fondamentale33.
τό θειον, ο θεός, οί θεοί30; e una volta, quando riferisce Ma, per tornare all’espressione popolare e vulgata, ιερά
espressamente il linguaggio degli avversari, parla di τό θειον νόσος 34, che del resto era solo la più diffusa di una serie di
26 Έ πίληπτος: 370,7 L. = 156,23 J.; 372,1 L. = 158,17 J.; 376,8
denominazioni come «grande malattia», (il «grand mal»
L. = 162,15 J.; 380,12 L. = 166,31 J.; 380,21 L. = 168,4 J.; 382,15 o « haut mal » dei francesi), « malattia di Eracle », « malat-
L. = 168,24 J.; 384,4-5 L. = 170,2 J.; καταληπτός: 374,21 L. = 162,1
J.; 382,7 L. = 168,12 J.; 382,25 L. = 170,10 J.; έπιλαμβάνει: 376,22 31 358, 15-16 L. = 144, 15-16 J.: 8 τε πολύς αΰτοϊς τοϋ λόγου ές
L. = 164,9 J.; 380,15 L. = 168,35 J.; έπιλήψιος: 380,8 L. = 166,25 J. τό θειον άφήκει καί τό δαιμόνιον. Cfr. la nota 78.
Per il quadro diagnostico si veda ad es. M. Michler, ‘ Die Kriippelleiden in
32 Si veda G. Fran£ois, Le polythéisme et l’emploi au singulier des
« De morbo sacro » und « De articulis » ’, Archiv f. Gesch. d. Medizin 45,
1961, specialmente alla p. 312 e sgg. mots θεός, δαίμων dans la littérature grecque d ’Homère à Platon, Paris
1957, specialmente alle pp. 187-191.
27 352,4 L. = 138,4-5 J. Nel XXII capitolo del de aere aquis locis 33 Si vedano G.F. Else, ‘ God and Gods in Early Greek Thought ’,
sono gli έπιχώριοι Sciti che attribuiscono al dio la malattia « femminile »
Trans, and Proceed. Am. Philol. Assoc. 80, 1949, pp. 35-36; H.W. Miller,
(Hdt. I 105) degli Άναριεϊς. Ho tralasciato l ’esame di quel passo, e delle
‘ The Concept of thè Divine in De Morbo Sacro ’, ivi 84, 1953, pp. 1-15.
testimonianze parallele di Erodoto, perché non rientrano nel quadro « gre­
co » che intendo tracciare. 34 L’espressione ιερά νόσος ricorre, oltre che nel nostro trattato, nei
seguenti scritti ippocratici: Aer. 3, 4 = C.M.G. I 1, 57, 26; 58, 25; Fiat.
28 352,1 L. = 138,1 J.: περί τή ς ιερής νοήσου καλεσμένης; 354,12
14 = C.M.G. I 1, 99, 20; 100, 18; Mul. II 151 = V i l i 326, 17 L.;
L. = 140,1 J.: οί πρώτοι τοϋτο το νόσημα ίερώσαντες; 354,18 L. =
Virg. 1 = V i l i 466, 5 L.; Prorrh. II 5, 9 = IX 20, 17; 28, 7 L. Cfr.
140,9-10 J.: ιερόν ένόμισαν τοϋτο τό πάθος είναι. Si noti che nel Corpus
O. Temkin, ‘ The Doctrine of Epilepsy in thè Hippocratic Writings ’, Bull,
l ’aggettivo ιερός compare soltanto nell’espressione ιερά νόσος (vedi più
of thè lnstit. of thè Hist. of Medicine 1, 1933, p. 315. Oltre che in Ippo-
avanti, nota 34) e ιερόν όστοΰν, frequente soprattutto nei trattati chirur­ crate, la si trova ancora ad esempio in Eraclito 22 B 46 D.-K.: τή ν τε
gici (ad es. Art. 45 = II 173, K.; 76 = II 234, 17 K.; Mochl. 1 = II 246,
ο’ί ησιν ίεράν νόσον ελεγε; Hdt. III 33: καί γάρ τινα καί έκ γενεής
1-2 K. ecc.) e di significato non chiaro (cfr. Wiilfling-von Martitz, art. cit. alla
νοΰσον μ εγάλη ν λέγεται έχειν è Καμβύσης, τή ν ΐρήν όνομάζουσί τινες;
nota 40, pp. 39-40); oppure, nelle Epidemie, in determinazioni locali (cfr.
Plat. Tim. 85 b: νόσημα δέ ίεράς ον φύσεως ένδικώτατα ιερόν λέγεται;
ad esempio Epid. I 25 ιδ’ = I 214, 6 K.: Μελιδίηι, ή κατέκειτο παρά
Leg. 916 b; Artemid. II 12, 104, 14 sgg. Η . = 124,15 sgg. Pack; Suda, s.v.
"Ηρης ΐρόν κ τλ.).
ιερά νόσος ■ αϋτη τήι σελήνηι άνάκειται · ύπό γάρ ταύτην γίνεσθαί
29 354,3 L. = 140, 16-17 J.: ιεροί είναι καί ύπό θεοΰ γίνεσθαι; 358, φασιν; Plut. Amat. 755 e, ecc. La popolarità di questa espressione è dimo­
6-7 L. = 144,3 J.: οΰτε ιερά... ούτε θεία.
strata da alcuni contratti su papiro (III-IV secolo d.C.) in cui il venditore
30 Gli esempi sono troppo numerosi per riportarli tutti. Si vedano ad assicura che gli schiavi venduti sono εκτός ίεράς νόσου .καί επαφής: cfr.
esempio 352,9 L. = 138, 11 J.; 354,16 L. = 140, 7 J.; 356,9 L. = 142,27 Κ. Siidhoff, Artzliches aus griechischen Papyrus-Urkunden, Studien zur
J. ecc. Geschichte der Medizin, H. 5 /6 , 1906, pp. 143-145.
26 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 27

tia infantile » 3S, e così via, se essa era glossata dal nostro mo, oggi, chiedere qualche aiuto alla glottologia, che in que­
autore con θ εία 36, era anche spiegata dagli antichi nelle ma­ sti ultimi anni è tornata parecchie volte e con insistenza al­
niere più varie. Leggiamo così che l’epilessia era detta « sa­ l’attacco dell’aggettivo ιερός40: e nonostante che rimangano
cra » perché colpiva soprattutto il cervello che è la parte punti discussi per quello che riguarda le sue parentele eti­
più sacra dell’uomo37; o perché era una malattia grave 38; o mologiche, mi sembra che un accordo abbastanza fondamen­
per eufemismo 39; o per molti di questi motivi assieme. tale sia stato raggiunto per quanto riguarda il suo valore
Il gran numero delle proposte alternative di soluzione, e semantico.
il carattere filosofeggiante di alcune di esse, mostrano chia­ 'Ιερός, anche se assai presto in greco si è specializzato
ramente che il significato originario dell’espressione ιερά ν ό σ ο ς in senso religioso41, non appartiene originariamente alla sfera
era andato a poco a poco perduto; e d’altronde è noto l’im­ della religione oggettiva, tanto meno di quella olimpia: ίερός
barazzo degli interpreti antichi di fronte a formule omeriche è tutto ciò in cui si rivela attiva una forza, una vitalità pro­
come ιερός ιχ θ ύ ς , ιερόν ή μ α ρ , ιερή ΐς e così via. Noi possia- digiosa e magica, che oltrepassa non soltanto le forze e le
capacità umane, ma è altresì al di fuori di ogni comprensi­
35 Μ εγάλη νοΰσος, μ έγα νόσημα: per es. Epid. II 5, 11 = V 130,12 bilità razionale. Così, ad esempio, il ρόος Άλφειοΐο è « sa­
L.; VI 6,5 = V 324,23 L.; Indie. 44 = IX 290,12 L.; Ήρακλείη νοΰσος: cro », ίερός42, non in quanto legato al culto di una divinità,
per esempio Mul. 1 7 = V i l i 32,11 L.; παιδικόν πάθος, puerilis passio:
Gal. in Hipp. Epid. Comm. VI 5, 26 = C.M.G. V 10,2,2, p. 305,3 (e cfr. ma semplicemente in quanto « manifestazione di quella forza
p. 348, 13-14 e nn.). Sui nomi dell’epilessia presso gli scrittori greci e latini sovrannaturale, misteriosa, che è alla base dei fenomeni na­
si vedano il citato articolo di Temkin, pp. 315-19, e M. Haupt, Opuscula
turali » 43; e una malattia sarà « sacra », ιερά, in quanto in­
III 2, Lipsiae 1876, pp. 314-317; sui nomi dell’epilessia in altre civiltà ad
esempio L. Kanner, ‘ The Names of thè Falling Sickness. An Introduction viata e causata da una forza parimenti sovrannaturale e ma­
to thè Study of thè Folklore and Cultural History of Epilepsy ’, Human gica, con lo stesso carattere straordinario e incomprensibile.
Biology 2, 1930, pp. 109-127; von Storch, art. cit.\ E. Lesky, s.v. ‘ Epi-
lepsie ’, R.A.C. V 819-820. All’origine, sicuramente, anche per i Greci, ogni malat­
36 Cfr. anche Soph. Ai. 185: θεία νόσος. tia era ιερά; e anche l’atto del « curare », ίάσθαι, non era
37 Plat. Tim. 85 b, cit.; cfr. Alexandr. Trall. I 15: έκάλεσαν δέ αυτό scientifico e tecnico, bensì taumaturgico e magico44. Ma, si
τοϋτό (sci. τό πάθος) τινες καί ίεράν νόσον, διά τό ιερόν καί τίμιον είναι
τόν εγκέφαλον; Apul. Apoi. 50: nostri... divìnum morbum, ita ut Graeci dice, i Greci avevano superato questa concezione animistica
ιεραν νόσον, vere nuncuparunt, videlicet quod animi partem rationalem,
quae longe sanctissima est, eam violet. 40 Si vedano A. Pagliaro, ‘ Riflessi linguistici della nozione di sacro in
38 Si veda Aret. I l i 4, cit. alla nota seguente: ιερόν γάρ τό μέγα. Grecia ’, Studi e Materiali di Storia delle Religioni 21, 1947-48, pp. 32-57
39 Schol. Apoll. Rhod. I 1019: τα μ εγάλα τω ν παθών εΰφήμως (ora in Saggi di critica semantica, Messina 1953, pp. 91-122); P. Ramat,
ιερά καί κ αλά φαμεν. Vedi altre spiegazioni in Cael. Aurei. Chron. I ‘ Gr. ιερός, scr. isiràh e la loro famiglia lessicale ’, Die Sprache 8, 1962,
4, 60 = p. 478, 1-7 Drabkin: epilepsia... appellatur etiam puerilis passio, pp. 4-28; J.P. Locher, Vntersuchungen zu ιερός hauptsàchlich bei Homer,
siquidem in ipsis abundet aetatibus, et sacra, sive quod divinitus putetur diss. Bern 1963; P. Wiilfling-von Martitz, 'Ιερός bei Homer und in der
immissa, sive quod sacram contaminet animam, sive quod in capite fiat àlteren griechischen Literatur ’ Gioita 38, 1959, pp. 272-307 e 39, 1960,
quod multorum philosophorum iudicio sacrum atque templum est partis pp. 24-43; C. Gallavotti, ‘ Il valore di “hieros” in Omero e in miceneo ’,
animae in corpose natae; sive ob magnitudinem passionis. Maiora enim Antìq. class. 32, 1963, pp. 409-428.
vulgus sacra vocavit; Aret. I l i 4 = C.M.G. II 38, 27 sgg.: τοΰνεκεν ιερήν 41 Cfr. ad esempio Ramat, art. cit. p. 27.
κικλήσκουσι τή ν πάθην. άτάρ καί δι’ ά λ λ α ς προφάσιας, ή μέγεθος τοΰ 42 II. 11, 726.
κακοΰ · ιερόν γάρ τό μ έγα · < ή > ίήσιος ούκ άνθρωπείης, ά λ λ ά θείης, 43 Ramat, art. cit. p. 24.
ή δαίμονος δάξης ές τόν άνθρωπον εισόδου, ή ξυμπάντων όμοϋ, τήνδε 44 Per la parentela etimologica di ίάομαι con ιερός si veda Ramat,
έκίκλησκον ιερήν. art. cit. pp. 8-11.
28 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 29

e magica della malattia già almeno al tempo di Omero: per­ con cui lo prova un demone ostile, στυγερός δαίμων 49, ci si
ché nei poemi omerici di solito la malattia è ormai intro­ ritrova evidentemente in un mondo diverso: la misteriosa
dotta nella legalità olimpia, e inviata, ad esempio, da Apollo, consunzione è inviata non da un dio, ma da un daimòn, ossia,
0 da Artemide, o da Zeus 4S, quando non si presenti sotto come dirò meglio più avanti, da una forza non necessaria­
1 aspetto del tutto naturale di una ferita ricevuta in guerra, mente ostile o maligna ( questa è una connotazione ulteriore
o a caccia. I rapporti della religione ufficiale con le credenze aggiunta da στυγερός), ma che si distingue dal θεός in quan­
magiche sono un fenomeno su cui dovrò ritornare più avanti; to, non possedendo un’individualità né un nome, e non po­
ma posso dire fin d ’ora che se, evidentemente, la malattia non tendo essere oggettivata in una rappresentazione figurativa,
poteva avere una parte di grande rilievo in una rappresentazio­ esprime quindi assai meglio tutto quello di misterioso e di
ne « eroica » dell’esistenza, è chiaro altresì che l’illuminismo terribile che a livello popolare doveva essere visto nel feno­
religioso degli aedi e del loro pubblico cortigiano non può es­ meno malattia50.
sere ritenuto valido per tutta la Grecia dell’età arcaica, che in Questo carattere misterioso, allarmante, « demonico »
questa come in altre occasioni un rite ab Homero incipere può della malattia appare più evidente, com’è naturale aspettarsi,
portare in una direzione parzialmente sbagliata. Ma anche in negli Erga esiodei. Io non vedo un sufficiente motivo per
questo testimonium unicum sono ancora individuabili tracce correggere con Miss Harrison51 al v. 92 il tradito νούσων
di credenze e timori diffusi in ambienti molto diversi da τ ’ άργαλέων, αϊ τ ’ άνδράσι πηρας εδωκαν « le malattie dolo­
quello eroico-cavalleresco : e per esempio Marie Delcourt46 rose, che agli uomini infliggono affanni » in νούσων τ ’ άργα­
ha potuto individuare, nella descrizione dell’epidemia nel λέων, άς τ ’ άνδράσι πήρες εδωκαν, « le malattie dolorose,
primo libro dell’Iliade, la rielaborazione (e la deformazione) che agli uomini infliggono le Kères », anche se nel com­
del quadro, assai diffuso nella Grecia contadina, di un fla­ plesso è perfettamente convincente e ben documentata la
gello misterioso che, inviato da un dèmone della malattia47, ricerca della Harrison per quel che riguarda le credenze de-
colpiva con la sterilità la terra, gli animali e le donne. monologiche in rapporto alla malattia e sulle Kères come dè­
Quando, nel nono libro dell’Odissea, alle grida di Poli- moni della malattia 52. Ma assai significativo è il passo sem-
femo ferito, i suoi compagni lo esortano a invocare Posi-
done, perché « non è possibile schivare la malattia inviata dal 49 Od. 5, 395-396.
50 Per la concezione popolare di δαίμων nell’età omerica si vedano
grande Zeus » 48, la malattia notturna del Ciclope, per quan­ M.P. Nilsson, Opuscula Selecta I, Lund 1951, p. 373 sgg.; M. Detienne,
to strana e improvvisa sia la sua insorgenza, appare ancora De la pensée religieuse à la pensée philosophique. La notion de Daimòn
legata, sia pure come aspetto negativo quanto ineluttabile dans le pythagorisme ancien, Paris 1963, specialmente alle pp. 12-13 e 25-27.
Della dissertazione di H. Nowak (Zur Entwicklungsgeschichte des Begriffes
di essa, a quella « normalità » dell’esistenza di cui Zeus è Daimòn. Etne Untersuchung epigraphischer Zeugnisse vom 5. Jh. v. Ch. bis
garante; ma quando, sempre nell’Odissea, si descrive il ma­ zum 5. ]h. ». Chr., Bonn 1960) sono venuta in possesso troppo tardi per
lato che soffre tremendi dolori, consunto da una malattia poterne valutare i risultati o per analizzare il materiale epigrafico in essa
raccolto.
51 J.E. Harrison, Prolegomena to thè Study of Greek Religion, Cam­
45 II. 1, 10; Od. 11, 172; 9, 411. bridge 1903, p. 169 n. 2.
46 Stérilités mystérieuses et naissances maléfiques dans l’antiquìté clas- 52 Si veda in genere tutto il V capitolo del libro della Harrison: The
sique, Paris 1938. Demonology of Ghosts and Sprites and Bogeys, e si cfr. in particolare
47 Si veda anche la p. 33 per quel che riguarda 1’Edipo Re. Malten, s.v. ‘ Ker ’, R.E. Supplb. IV 883 sgg.; Herter, art. cit. alla n. 76,
48 Od. 9, 411. pp. 123-124.
30 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 31

pre degli Erga53 in cui, fra i mali di cui sono pieni la terra deo è dimostrata da una serie di interdizioni riportate nel­
e il mare, sono descritte le malattie che ora di giorno, ora l’ultima parte degli Erga, in cui è evidente l’intento di esor­
di notte si aggirano (φοιτώσι) spontaneamente fra gli nomini cizzare mediante la scrupolosa osservanza di precisi tabu le
portando loro il male, in silenzio: ché Zeus tolse loro la voce. forze maligne operanti in determinati momenti o eventi della
Anche se l’allarmante singolarità di queste figure è giu­ vita quotidiana.
stificata da un intervento di Zeus, non sfuggirà la profonda Così, per esempio, sarà vietato mettere il vaso con cui si
inquietudine che questa rappresentazione rivela nei confronti versa il vino al disopra del cratere, a scanso di conseguenze
del fenomeno morboso e di queste figure mute e del tutto funeste; vietato far sedere un bambino di dodici mesi, o di
sottratte alla causalità naturale Già lo scoliaste antico aveva dodici anni, su oggetti sacri, pena la sua sterilità; vietato
notato il carattere particolarmente impressionante di questa lavarsi nella stessa acqua in cui si è lavata una donna, perché
rappresentazione: « Ha personificato le malattie, rappresen­ anche per questo è stabilita una pena58.
tandole mentre avanzano silenziose, e intendendo dimostrare Io non posso dare qui una interpretazione dettagliata di
che anch’esse sono in mano dei dèmoni » 5345. Questo com­ questi interdetti59: voglio solo accennare alla ricomparsa di
mento naturalmente può essere ispirato da concezioni demo- un certo numero di essi nei cosiddetti Symbola Pythagorica m,
nologiche tarde: ma coglie molto esattamente il tono del pas­ testimonianza del ricupero operato dai Pitagorici di una se­
so, ché, fra l’altro, « aggirarsi », φοιτάν, è detto anche al­ rie di credenze magiche e di costumanze popolari che essi
trove del ricorrere di subdole malattie, o dell’accendersi su­ inserirono in un particolare « sistema » di vita, come avrò
bitaneo dell’accesso misterioso della follia5657. ancora occasione di notare.
E se, in un altro passo degli Erga57, si afferma che care­ L’assalto61 delle forze ostili come minaccia all’integrità
stia e contagio colpiscono una città intera come punizione della salute, specialmente in momenti di crisi o in età parti­
per le colpe di un uomo malvagio, e quindi la malattia ap­ colarmente delicate come quella infantile, è ricordato ancora
pare parzialmente inserita in un sistema di causalità morale in un testo che, come quelli esiodei, ci riporta a quell’am­
— magico è però ancora il concetto della contagiosità della biente agrario che, continuamente in contatto con la « ma­
colpa — la dimensione magica in cui si muove l’uomo esio­
gia » della crescita e dello sviluppo delle piante, è quello in
53 Vv. 102-104.
cui meglio si conservano credenze del genere: è il passo del-
54 V. 103: αυτόματοι. L’aggettivo αυτόματος come attribuito di fe­ l'Inno omerico a Demetra62 in cui la dea, in segno di gra­
nomeni naturali, di oggetti eccetera ne denota un aspetto prodigioso, ma­ titudine per l’accoglienza di Metaneira, ne accetta l’invito
gico: si vedano ad esempio i tripodi fabbricati da Efesto, che si muovono
αυτόματοι da e verso il consesso degli dèi, βαΰμα ίδέσδαι (Hom., II. 18, a occuparsi del suo figlioletto, e ad allevarlo con tanta atten-
376-77), e in generale O. Weinreich, G ebet und Wunder, in Genethliakon
W. Schmid, Stuttgart 1929, pp. 222-225 e passim. 58 Si veda tutta la sezione degli Erga che inizia al v. 724; e in parti­
55 Έσωματοποίησε δέ αύτάς προσιούσας άφώνους ποιήσας, ένδεικνύ- colare ad esempio i vv. 744-45; 750-52; 753-55.
μενος δτι καί τούτων έφοροι δαίμονες είσί. 59 Si veda ad esempio M.P. Nilsson, Greek Folk Religion cit. p. 104
“ Cfr. Soph. Tr. 979-81: άναστήσεις | φοιτάδα δεινήν [ νόσον; Ai. 59: sgg.; id. Gesch. d. griech. Rei. I 1 p. 665 sgg. = I2 p. 703 sgg.
φοιτώντ’ ανδρα μανιάσιν νόσοις; Aesch. Prom. 596-98: θεόσυτόν τε 60 58 C D.-K., passim-, per un primo commento si veda Fr. Boehm,
νόσον... & μαραίνει | με χρίουσα κέντροισι φοιταλέοισιν ecc.; Hesych. s.v. De Symbolis Pythagoreis cit.
φοιτάι: μαίνεται. 61 362,5-6 L. = 148,33 J.: 'Εκάτης... έπιβολάς καί ήρώων έφόδους.
57 Vv. 240-245. 62 Vv. 227-28.
32 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 33

zione e scrupolo che mai abbiano a nuocergli né la έπηλυσίη gli eroi erano probabilmente, nella concezione dei Pita­
né lo ύποτάμνον. Έπηλυσίη è certamente, secondo l’inter­ gorici che H parificavano alle psychai, le anime dei mor­
pretazione di Delatte, l’assalto « di forze maligne, misterio­ ti 66; e una concezione analoga si può postulare per i guari­
se,... indubbiamente le convulsioni, opere di dèi e di demoni tori della Malattia sacra67, che non solo riconducevano questa
o stili» 63: come è probabile la correzione proposta sempre malattia a una causa divina e demonica65, ma ne spiegavano
da Delatte del problematico ύποτάμνον in ύποτάμνων ( ριζοτό- anche gli accessi notturni come « attacchi di Ecate e assalti
μος), «erborista magico, stregone». degli eroi » 69. Ecate divenne assai presto in Grecia la dea
degli spettri e dei terrori notturni70; ma anche nella figura de­
Il quadro che si ottiene dall’insieme di queste testimo­
gli eroi greci vi erano, soprattutto a livello popolare, dei
nianze è poi chiarito molto esplicitamente da una notizia tratti che suggeriscono che anch’essi potevano essere parifi­
contenuta nei Vythagorìka Hypomnèmata di Alessandro Po- cati agli spiriti dei defunti, agli spettri « maligni e perico­
liistore, di cui è stata recentemente e correttamente riven­ losi » 71 come quello dell’eroe Oreste che era consigliabile
dicata la sostanziale arcaicità. « L’aria ( secondo i Pitago­ non incontrare di n o tte72, o quelli degli eroi che colpiva­
rici) è piena di anime; ed essi le considerano dèmoni ed eroi, no a tradimento con le malattie73; e i termini « assalto, at-
e pensano che siano essi ad inviare agli uomini i sogni, i se­
gni premonitori e le malattie; e non solo agli uomini, ma 66 Ivi, p. 33 sgg.
anche alle greggi e agli altri animali da pascolo; e a questi 67 Cfr. anche ad esempio Eur. Ale. 1002 sg.: αύτα ποτέ προϋθαν’ άν-
δράς, | νϋν δ’ έστί μάκαιρα δαίμων.
( dèmoni ed eroi ) sono dirette le cerimonie catartiche e apo- 68 Si veda sopra, n. 31.
tropaiche » 64. Questa testimonianza, per quanto la sua ste­ 69 Si veda sopra, n. 61. Anche nel IV libro (περί ένυπνίων) del περί
διαίτης, al cap. 92 (VI 658, 13-22 L. = IV 442, 1-13 J.) sono ricordati,
sura sia piuttosto tarda, ci permette ancora di intravvedere accanto ai morti che compaiono in sogno vestiti di bianco e costituiscono
qualche aspetto di « una condizione sociale molto arcaica un presagio favorevole, i morti che compaiono vestiti di nero e sono di cat­
che ci riporta a una Grecia anteriore al VI secolo..., di una tivo augurio perché presagiscono malattie (σημαίνει γάρ νόσους). Forse
l ’autore del περί διαίτης attingeva a un « libro dei sogni » che conteneva
piccola comunità agricola in cui animali e persone sono in­ molto materiale magico-primitivo (si veda in proposito A. Palm, Studien
separabili e formano un tutto le cui parti si equilibrano. zur hippokratiseben Schrift περί διαίτης, diss. Tiibingen 1933, pp. 81-82).
È questo un dato importante per misurare l’antichità di Poco prima (658, 1 L. = 440, 63 J .)l’autore del περί διαίτης aveva con­
sigliato di pregare gli Eroi dopo un certo sogno di cattivo augurio.
questa rappresentazione demonologica » 65. I daimones e 70 Si vedano ad esempio: Trag. Frag. adesp. 375 N.2: ά λ λ ’ εϊ σ’ ένυπνον
φάντασμα φοβεϊ, | χθονίας θ’ 'Εκάτης κώμον έδέξω; Teophr. XVI 7:
63 A. Delatte, Herbarius. Recberches sur le cérémonial u siti chez les καί πυκνά δέ τ η ν οικίαν καθάραι δεινός, 'Εκάτης φάσκων έπαγω γήν
anciens pour la cueillette des simples et des plantes magiques, Mém. de γεγονέναι; il passo dAVIppolito di Euripide citato alla n. 154; e più in
l ’Acad. Royale de Belgique, Classe de Lettres LIV 4, Bruxelles 31961, p. 13. generale Heckenbach, s.v. ‘ Hekate ’, R.E. VII 2, 2770 sgg.; Abt, Die
64 Diog. Laert. V i l i 32 = 58 B 1 a D.-K. = Rythagoreorum Fragmenta Apologie ecc. cit. alla n. 177, pp. 126-129.
de daemonibus n. 3 in Detienne, La notion de Daimón cit.: είναι τε π ά ντα 71 Si veda lo Schol. Aristoph. A v. 1490, citato alla n. 73.
τόν άέρα ψυχών εμπλεων · καί, τούτους δαίμονάς τε καί ήρωας νο- 72 Cfr. Aristoph. Av. 1490 sgg.: εί γάρ έντύχοι τ ις ήρωι | των
μίζεσθαι, καί ύπό τούτων πέμπεσθαι άνθρώποις τούς τε όνείρους καί βροτών νύκτωρ Όρέστηι, | γυμνός ήν π λη γείς ύπ’ αύτοϋ | π άντα
τ α σημεία νόσους τε, καί ού μόνον ανθρώπους, α λ λ ά καί προβάτοις τάπιδέξια.
καί τοΐς άλλους κτήνεσιν · εις τε τούτους γίγνεσθαι τούς τε καθαρ­ 73 Schol. Aristoph. Αν. 1490: οί ήρωες δέ δυσόργητοι καί χαλεποί
μούς καί άποτροπιασμούς κ τλ. τοΐς έμπελάζουσι γίνονται... άποπλήκτους μέν ποιεΐν δύνανται, e, in
65 Detienne, La notion de Daimón ecc. cit. p. 32 (e vedine anche la generale, per questi aspetti dell’eroe greco, A. Brelich, G li eroi greci. Un
recensione di W. Burkert, Gnomon 36, 1964, p. 564). problema storico-religioso, Roma 1958, p. 226 sgg.

3
34 Giuliana Lanata
M edicina magica e religione popolare in Grecia 35

tacco », επιβολή, έφοδος, come anche έπαγωγή, προσβολή, luogo terrificante11, la concezione demonica della malattia
έπιπομπή 74 indicano appunto l’irruzione di queste forze ostili era giunta probabilmente attraverso la mediazione del Pitago­
e maligne. rismo, da cui egli aveva assunto anche altri elementi sciama-
È vero, i Greci non erano ossessionati da un terrore degli nistici; ma il testo della Malattia sacra ci fa fede del fatto
spiriti pari a quello che perseguita i Navaho7475; ma è vero che i « dèmoni della malattia » erano ben vivi anche nella
altresì che essi avvertivano in molti momenti ed eventi della fede popolare: il malato in preda all’attacco, riferisce il no­
vita quotidiana l’intervento di potenze insolite, non necessa­ stro autore, si velava il capo « per timore del daimonion, se­
riamente malvage, ma talvolta ostili e maligne: e Hans condo l’opinione dei più »; ed anche l’autore del trattato
Herter ha descritto e analizzato, in un articolo di straordinaria Sulle malattie delle vergini accenna, oltre che alla malattia
erudizione 76*, tutti questi « cattivi demoni », queste potenze sacra, alle visioni terrificanti per cui, sia di giorno che di
misteriose e malvage, prodigiose e suscettibili che vivevano notte, sia gli uomini che le donne (ma specialmente queste
nella fede popolare dei Greci dell’età arcaica, dalle Kères ultime ) credono di vedere dei daimones ostili avventarsi con­
alle Erinni, da Empusa a Mormò a Lamia a Gelló ruba-bam- tro di loro78. E quando Pericle, presso Tucidide, conforta gli
bini, dalla Sfinge alle Sirene, dai dèmoni notturni a quelli Ateniesi scoraggiati, oltre che dall’invasione spartana dell’At­
meridiani; e in questa serie entrano naturalmente anche le tica, anche dall’inatteso infuriare della peste, ricorda loro che
Malattie, che abitano « lo squallido luogo, dove Assassinio « bisogna sopportare virilmente ciò che viene dai nemici, e
e Astio e famiglie di altre Kères e Malattie che disseccano come cosa inevitabile ciò che viene dal daimon »; e non sarà
e Putrefazioni e Disfacimenti vagano nella tenebra per il certo un caso che in tutta l’opera tucididea l’espressione to
prato di Ate ». daimonion ricorra in questo passo soltanto, in un’allocuzione
A Empedocle, che ci ha lasciato la descrizione di questo rivolta a combattere e a superare dei timori popolari79. Si
spiega quindi come il malato potesse essere considerato un
74 Per έφοδος si veda Eur. Ion 1048-50: Εΐνοδία θύγατερ Δάματρος, άλάστωρ, termine con cui si indicava di solito il dèmone
à των | νυκτιπόλων εφόδων άνάσσεις | καί μεθαμερίων (nello Ione i
malvagio, lo spirito di distruzione o di vendetta, che poteva
richiami alle antiche usanze tradizionali attiche sono frequenti: cfr. O.
Jahn, ‘ Uber den Aberglauben des bosen Blickes bei den Alten ’, Berichte anche prostrare l’uomo con la malattia e trasformarlo così a
iiber die Verhandlungen der konigl.-sachs. Gesellschaft d. Wissensch. zu sua volta in άλάστωρ 80.
Leipzig. Philol. Hist. Classe 7, 1855, p. 60, n. 120); per έπαγω γή il passo
di Teofrasto citato alla n. 70; per προσβολή Aesch. Cho. 283: προσβολάς
Έρινύων e cfr. Aristoph. Pax 39; per έπιπομπή Fr. Pfister, ‘ Zur antiken 77 Fr. 31 B 121 D.-K.
Daemonologie und Zauberei. Έπιπομπή immissio incursus und Verwandtes ’, 78 382, 22-24 L. = 170, 6-8 J.: έγκ α λ ύ π τετα ι... ύπό φόβου, ώς οί
Woch. f. klass. Philol. 29, 1912, pp. 753-758, e tutti gli esempi e i sino­ πολλοί νομίζουσι, τοΰ δαιμόνιου; Virg. 1 = V i l i 466, 4-7 L.: πρώτον περί
nimi ivi citati. τή ς ιερής νούσου καλεομένης, καί περί των άποπλήκτων, όκόσα φοβεΰν-
τα ι οί άνθρωποι ίσχυρώς, ώστε παραφρονέειν καί όρήν δοκεϊν δαίμονάς
75 A.D. Nock, ‘ The Cult of Heroes ’, Harv. Tbeol. Review 37, 1944
p. 156. τινας έφ’ έωυτών δυσμενέας κτλ.
79 Thuc. II 64, 2; cfr. Κ. Deichgraeber, Der listensinnende Trug des
76 ‘ Bose Damonen im friihgriechischen Volksglauben ’, Rhein. Jahrb.
Gottes, Gottingen 1951, p. 94.
fiir Volkskunde 1, 1950, pp. 112-143. Per quel che riguarda i demoni della
80 362, 8-9 L. = 148, 36-38 J.: καθαίρουσι... τούς έχομένους τήι
malattia nella concezione popolare greca si vedranno anche: J. Tambornino,
νούσω ι... ώσπερ ... άλάστορας. Cfr. Soph. Tr. 1235-36. Il termine άλάσ­
De antiquorum daemonismo, Religionsgesch. Versuch. u. Vorarb. VII 3,
τωρ è difficilmente analizzabile dal punto di vista etimologico, ma con molta
Giessen 1909, p. 63 sgg.; Andres, s.v. ‘ Daimon ’, R.E. Supplb. I l i 272-274!
probabilità significa «demone dallo sguardo ostile», «malocchio»: cfr.: F.
36 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 37

Arrivare a una definizione più precisa della concezione sto caratteristica dei daimones, in contrapposizione ai theoi,
del daimón propria dei guaritori è probabilmente impossi­ anche nel mondo omerico; e fu probabilmente la fungibi­
bile: non tanto per la brevità degli accenni del nostro testo, lità derivante da questa indistinzione che fece la loro for­
o per la relativa scarsità di materiale parallelo — ma per tuna nella fede popolare83, assieme al fatto, credo, che in
esempio la tragedia e la commedia, opportunamente interro­ ambienti poco intellettualizzati era meno sentita la spinta
gate, possono dirci molto sul mondo magico e demonico del alla definizione, e insieme più viva e presente la serie di
V secolo 81 — quanto piuttosto perché, come ha notato giu­ esperienze e timori che alimentavano la fede nei daimones·.
stamente Detienne, ci troviamo qui di fronte a un fatto di che potevano, sì, fare tanto il bene quanto il male84 ( e non
pura « esperienza » religiosa, che gli stessi Greci non tenta­ devono — tanti studiosi della religione greca lo hanno insi­
rono neppure di definire o di rappresentare. « Il δαίμων era stentemente ripetuto — essere interpretati come potenze uni­
la traduzione nel linguaggio del pensiero religioso di certi camente e specificamente ostili ) : ma se erano i più forti, era
fenomeni della vita umana, vissuti collettivamente al livello forse più facile che facessero il male che il bene...
dell’esperienza sensibile: il δαίμων era la malattia, il δαίμων L’espressione che troviamo nella Malattia sacra, τό θειον
il sogno » 82 senza che ad esso corrispondessero né un’imma­ καί τό δαιμόνιον, potrebbe far pensare che alla fine del V se­
gine, né un culto particolare.
colo θεός e δαίμων, το θειον e τό δαιμόνιον fossero ormai
La indistinzione, la mancanza di individualità era del re- parificati, come lo erano per esempio abbastanza corrente-
Muller, ΑΛΑΣΤΩΡ, Mnemosyne 57, 1929, pp. 116-124; W.R. Halliday, The
mente nel linguaggio del IV secolo 85: ma io credo che τό
Greek Quaestions of Plutarch, Oxford 1928, p. 128; E. Fraenkel, Aeschylus. θειον sia piuttosto la traduzione del τό δαιμόνιον dei gua­
Agamemnon, Oxford 1950, al v. 1501; Frisk, G.E.W. s.v. ritori nei termini del linguaggio proprio dell’autore, che, se
81 Si vedano ad esempio Th. Hopfner, Griechisch-agyptischer Offen-
barungszauber II, Leipzig 1924, pp. 11-12; G. Richard, ‘ L’impureté con- in precedenza ho interpretato correttamente, aveva l’analoga
tagieuse et la magie dans la tragedie grecque ’, Rev. ét. anc. 37, 1935, tendenza a glossare ιερός con θειος. È però vero che, nel par­
pp. 301-321; S. Eitrem, ‘ La magie comme motif littéraire chez les Grecs et
les Romains ’, Symb. Osi. 21, 1941, pp. 45-50; Dodds, The Greeks and thè
ticolare momento storico che il testo della Malattia sacra ci
lrrational cit. p. 39 sgg. ( = trad. it. p. 47 sgg.). Due casi particolarmente permette di cogliere, il mondo magico dei guaritori non era
interessanti e che meriterebbero un esame approfondito sotto questo aspetto esente da rapporti con quello della religione ufficiale, anche
sono quelli àelYOreste e delle Baccanti di Euripide. Per fare solo qualche
accenno: la perturbazione mentale di Oreste è contagiosa (Or. 792-93); la
follia dionisiaca è detta νόσον καινήν (Ba. 353-54), e alcuni dei sintomi con 83 Si veda sopra la n. 50. Δαίμων su un piano diverso rispetto a θεός
cui si manifesta in Agave sono analoghi a quelli della « malattia sacra » in relazione a un certo livello sociale: P. Chantraine, Le divin et les dieux
(Ba. 1122: άφρόν έξιεΐσα, e cfr. de morbo sacro 362, 2-3 L. = 146, 29 J.: chez Homère, in La notion du divin depuis Homère jusqu’à Platon, Van-
ήν δέ άφρόν έκ τού στόματος άφίηι). Ma si tratta, ripeto, di accenni del doeuvres-Genève 1954, p. 47 sgg.
tutto insufficienti. Per le Baccanti si vedrà naturalmente l ’edizione fonda- 84 Per esempio, come gli eroi mandano le malattie, così possono anche
mentale di Dodds. guarirle: cfr. Eitrem, s.v. ‘ Heros ’, in R.E. V i l i , 1114-15.
82 Detienne, La notion de Oaimón ecc. cit. p. 52, e si veda anche 85 Tò δαιμόνιον è un collettivo formato su τό θειον, e talvolta nel
Herter, ‘ Bòse Damonen ecc. ’ cit. pp. 112-113. J. Cazeneuve, La mentalità V secolo può essere usato nel senso di οΐ θεοί: si vedano gli esempi in
archaique, Paris 1961, pp. 140-145, spiega assai chiaramente come la magia, Franfois, Le polythéisme et l’emploi au singulier ecc. cit. pp. 137; 139;
che cerca di padroneggiare singole apparizioni del prodigioso, dell’insolito 196-98; 202-03; per δαιμόνιον parificato a θειον nel IV secolo si veda
eccetera, proprio per questo suo carattere immanente non necessita come la H . Bolkestein, Theophrastos’ Charakter der Deisidaimonia als religionsge-
religione di una mitologia, anche se può prendere a prestito dalla religione schichtliche Ontersuchung, Religionsgesch. Versuch. u. Vorarb. XXI 2,
determinati simboli, come dirò più avanti. Giessen 1929, pp. 11-12.
38 Giuliana Lanata
M edicina magica e religione popolare in Grecia 39

se non ne intratteneva — o, probabilmente, ne aveva solo all’autorità della fede cattolica, che è tra l’altro richiesta co­
di ostilità e di concorrenza86 — con quello della medicina me condizione fondamentale di buona riuscita anche a chi si
templare, che proprio sul finire del V secolo godeva di larga sottopone al trattamento90.
diffusione in tutto il mondo greco e anche in Atene era col­ Ora, se è vero che elemento essenziale per il successo
legata quasi esclusivamente ad Asclepio che, quali che fos­ di una terapia magica è il consenso sociale che incontrano i
sero le sue origini e la sua storia, era ormai solidamente suoi procedimenti e le sue tecniche91, quando la magia non
ancorato alla sfera apollinea e aveva quasi dovunque sosti­ può porsi come sistema universale di interpretazione del
tuito Apollo nella funzione di guaritore87.
mondo — ed è il caso certamente della Grecia del V secolo —
Ma, evidentemente, uno dei problemi maggiori della me­ essa deve venire a patti con la religione ufficiale o general­
dicina sciamanistica era quello di fare i conti con l’insieme mente diffusa nella società in cui opera. Per questo, nella
del culto ufficiale, che aveva ormai in gran parte eliminato lista degli dèi considerati responsabili dei vari sintomi del­
o quanto meno incanalato entro miti e riti determinati gli l’epilessia non compaiono — tolto il caso di Ecate — le di­
elementi magici; e così la fede popolare e contadina doveva
vinità più legate al mondo magico, e a cui più frequente­
fare i conti con gli dèi della città. La sovrapposizione, l’in­
mente veniva attribuita la causa di fenomeni straordinari o
treccio, « la stretta imbricazione » 88 che anche in Grecia le­
patologici, come ad esempio Selene, o le N infe92: i guaritori,
gano il mondo magico a quello religioso si spiegano con la
i « maghi » cercavano l’avallo della religione ufficiale, e quin­
doppia tendenza che da un lato spinge la magia, di fronte
di, attraverso procedimenti che talvolta mi sembra di poter
alle forme organizzate della religione, a cercare un inseri­
ancora ricostruire93, collegavano le varie manifestazioni mor­
mento o un compromesso con queste, assumendone almeno
bose alle divinità maggiori del pantheon ellenico: ma se gli
in parte il linguaggio e le immagini; dall’altro la religione
dèi erano quelli del mito e del culto, le rappresentazioni
ad occupare anche lo spazio ricoperto dalla magia. Nella sto­
erano quelle della magia, e l’attribuzione di qualità magiche
ria culturale dell’Occidente cristiano, ad esempio, il momen­
a questo o a quel dio era dovuta a motivi che poco avevano
to più vistoso di interferenze del genere è segnato dal Medio
a che fare con il suo mito o il suo culto, cosicché la ricerca
Evo 89; ma anche oggi, secondo la testimonianza di Marcelle
di testimonianze parallele è parzialmente inutile, oltreché in­
Bouteiller, il guaritore, il panseur de secret, per assicurare
fruttuosa, come ci si può aspettare94.
validità alle sue terapie magiche, si appoggia costantemente
dalla Liturgia greca di S. Giovanni Grisostomo, attestato per l ’Inghilterra
86 È quel che a mio parere si deduce dal seguente passo, 362, 10-12 nel XII secolo: cfr. Ch. Singer, ‘ On a Greek Charm used in England in
L. = 148, 40-42 J.: ... οΰς έχρήν τά να ντία τούτων ποιεϊν, θύειν τε καί thè Twelfth Century ’, Annals of Medicai History 1, 1917, pp. 258-260.
εύχεσθαι καί ές τα ιερά φέροντας ίκετεύειν τούς θεούς.
90 Chamanisme ecc. cit. p. 242 sgg. Per esempi da altre civiltà si ve­
87 Per tutte le testimonianze riguardanti Asclepio si veda la grossa dano le pp. 274 sgg.
monografia di E. e L. Edelstein, Asclepius. A Collection and Interpretation 91 C. Lévi-Strauss, Anthropologie structurale, Paris 1958, specialmente
of thè Testimonies, Baltimore 1945 (non sempre soddisfacente per quel che alle pp. 198; 201, 218; Bouteiller, Chamanisme ecc. cit. p. 265 sgg.
riguarda l ’interpretazione: si veda la recensione di M.P. Nilsson in Am 92 Cfr. Pfister, s.v. ‘ Daimonismos ’, R.E. Supplb. V II 104; per Selene
Journ. Philol. 68, 1947, pp. 215-219).
e l’epilessia si veda ad esempio Roscher, s.v. ‘ Mondgottin ’ II 2, 3155-56;
88 Bouteiller, Chamanisme ecc. cit. passim.
Schwenn, s.v. ‘ Selene ’, R.E. II A 1, 1139.
I fatti generali sono perfettamente noti. Io voglio ricordare qui a 93 Si veda più avanti, p. 57 sg.
modo di esempio soltanto una curiosità marginale: l ’uso come for­ 94 Per Posidone, un ricercatore della dottrina di Diliger ha potuto tro­
mula d incantesimo contro il sangue che esce dal naso di un passo tratto
vare assai poco (cfr. Ιχ θ ύ ς voi. cit. p. 360 n. 3). Ares è indicato come
40 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 41

Anche se le parole più tecniche del vocabolario greco per e quindi anche necessariamente dei loro poteri mortali9S. Si
« curare », « curatore », ΐάομαι, ιατρός, originariamente do­ spiega così come in greco il termine si colori sovente di un
vevano, come già si è detto, indicare il curare come « un ri­ significato spregiativo, « taumaturgo », « stregone », « per­
storare, un ridonare le forze attraverso appropriate opera­ sona dotata di poteri funesti », senza più alcuna restrizione
zioni magico-religiose » 95, di questa accezione non si ha ben etnica. Per Eraclito per esempio99 i μάγοι fanno serie con i
presto più traccia nel linguaggio comune; mentre la natura vagabondi notturni e gl’iniziati dei culti dionisiaci e misterici
particolare delle operazioni terapeutiche dei guaritori si può su cui si abbattono le sue minacciose profezie; in Sofocle I0°,
dedurre ancora con tutta chiarezza dalla serie di termini che l’indovino Tiresia viene definito dall’indignato Edipo « que­
il nostro autore usa per indicarli, con un crescendo sprezzan­ sta razza di mago imbroglione »; ed Euripide nell Oreste 101
temente polemico: « maghi, purificatori, accattoni e vaga­ formula l’ipotesi che Elena sia sparita dalla reggia « per opera
bondi », μάγοι τε καί καΜρται καί άγύρται καί αλαζόνες96. di farmaci, o per le arti dei maghi, o per inganni divini ».
Col termine μάγοι i Greci in origine indicavano semplice- Che questa particolare accezione greca del termine μάγος non
mente e propriamente i sacerdoti Persiani97; ma, se la « ma­ basti a dimostrare che la « magia » si sia diffusa in Grecia
gia » era nel suo complesso estranea al mazdeismo ortodosso, in età relativamente tarda, e soprattutto dopo le guerre per­
tuttavia a livello popolare, e in qualche misura anche nella siane, o comunque per importazione orientale 102, è reso evi­
religione ufficiale, dovevano avervi un certo corso alcune dente — per rimanere sul piano lessicale — dalle altre
credenze magiche, soprattutto se veramente il Mago era fra espressioni tipicamente greche con cui sono indicati i « gua­
l’altro conoscitore dei semplici, delle loro virtù terapeutiche ritori ».
Ά γύρται103 erano coloro che raccoglievano mendicando
responsabile della pestilenza che colpisce Tebe in Soph. Oed. R. 190 sgg. doni per qualche scopo, soprattutto sacerdoti mendicanti e
Enodia è appellativo di Ecate (cfr. Heckenbach, s.v. ‘ Hekate R.E. VII 2,
2772 e i passi ivi citati, e l ’epiteto βορβοροφόρβα per questa dea nei papiri vaganti, i più famosi dei quali, i μητραγΰρται, erano colle­
magici: Dolger, Ιχ θ ύ ς voi. cit. p. 330). Per Apollo Nomios è forse da gati al culto di Cibele; ed άλαζών era sentito in rapporto
accettare la correzione di Roscher in Λοίμιος (cfr. Krischan, s.v. ‘ Nomioi etimologico con άλάσθαι, « vagabondare » 104. Accattoni e va­
th e o i’, R.E. XVII 1, 830, e M. Delcourt, Stérilités mystérieuses ecc. cit.
p. 70); comunque Apollo è il dio che manda la malattia anche nell’Iliade. gabondi, vivendo ai margini della vita sociale, e presentan-
Per la Madre degli dèi si veda la n. 193. D i Ecate e degli eroi si è già par­
lato. Secondo H. Grensemann, ‘ Emendationen zu Hippokrates de Morbo 98 J. Bidez-F. Cumont, Les Mages bellénisés I, Paris 1938, pp. 114-115;
Sacro Hermes 93, 1965, pp. 490-91, il nome di Ecate, άνταίη θεός per 143 sgg. A. Carnoy, ‘ Les noms grecs des devins et magiciens ’, Ét. class.
eccellenza, si sarebbe introdotto in questo passo (362, 5 L. = 148, 33 J.: 24, 1956, p. 105, ricorda il nome Μ αχάων del medico mitico sempre asso­
Ε κ ά τ η ς φασίν είναι έπιβολάς) al posto di un originario άνταίου θεοΰ che, ciato a Podalirio.
secondo la testimonianza di Eroziano, doveva figurare in questa sezione del 99 22 B 14 D.-K.
trattato, ma di cui non c’è traccia nei manoscritti (cfr. Erot. a 46, p. 17, 100 Oed. R. 387.
9-13 Nachmanson: άνταϊον θεόν · τόν βλάβης ύπονοούμενον αίτιον 101 Vv. 1497-98. Per altri esempi si vedano Bidez-Cumont, II. citi.
εαεσθαι άνθρώποις κ τλ. e E. Nachmanson, Erotiansstudien, Uppsala 1917, 102 R. Ginouvès, Balaneytiké. Recberches sur le bain dans l’antiquité
ρ. 326). La congettura di Grensemann è utile perché eliminerebbe il dop­ grecque, Paris 1962, p. 410, pensa a Creta.
pione Enodia-Ecate: ma perché Eroziano citava l ’accusativo? 103 In relazione etimologica con άγείρω: cfr. Stengel, s.v. ‘ Agyrtes ’,
95 Ramat, art. cit. p. 20. R.E. I 915-917.
96 354, 13-14 L. = 140, 3-4 J. 104 Suda, s.v. άλαζώ ν · é άλώμενος · ούτως Α λκαίος (cfr. fr. 31
97 Cfr. ad esempio Hdt. I 101, 132 ecc.; Xenoph. Cyrop. V i l i 1, 23; Rock); Erot. a 45, p. 17,6-8 Nachmanson: άλαζόνες · ε’ί ρηται παρά
Clemen, s.v. ‘ Magoi ’, R.E. XIV 509 sgg. τό άπό άλης ζην. άλη δέ ή πλά νη , καί άλη τήν τόν π λανήτην.
42 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 43

dosi come « stranieri » sospetti agli occhi delle varie comu­ profeti e ai miracoli dei taumaturghi m, abbia visto una par­
nità che di volta in volta raggiungevano, erano naturalmente ticolare fioritura di purificatori. È il caso di Bacide 112 e di
destinati a essere investiti della qualifica di « maghi »: si Epimenide U3, famose figure di profeti e taumaturghi ( in cui
pensi, per esempio, ancor oggi al caso degli zingari105. An­ autentici tratti storici sono ancora riconoscibili sotto le esa­
che gli άγύρται potevano essere quindi, come i μάγοι, in­ gerazioni e gli autoschediasmi dei nostri tardi informatori)114,
dovini, dicitori di ventura, guaritori. Αγύρτης fa coppia con noti entrambi per aver fatto cessare con le loro purificazioni
μάγος nel passo già citato di Sofocle 106, sempre a proposito una malattia epidemica 115 o una crisi di follia delle donne
dell’indovino Tiresia. In un importante passo platonico107 spartane 116; è il caso di Melampo, che guarì da una strana
sono rappresentati άγύρται καί μάντεις che si vantano di malattia manifestantesi con « sintomi di alienazione men­
tale e di strane quanto spaventose eruzioni cutanee » 117 le
avere il potere, concesso dagli dèi, di « curare » con « sacri­
figlie di Preto; è il caso di Taleta 118, che per mezzo della
fici e incantesimi » una ingiustizia commessa, come pure di
sua musica liberò Sparta da una pestilenza incombente; è il
attirare con opportune operazioni la sventura su di un ne­
caso di un Abaris, di un Pitagora e delle loro prodigiose ope­
mico. E parecchi secoli più tardi l’ironica irriverenza di Lu­
razioni magiche, γοητείαι. Quest’ultimo termine, attestato
ciano potrà ancora definire Asclepio medesimo, il dio della
per esempio per Pitagora119 e per Empedocle 12°, si collega
medicina templare, « erborista e accattone » 108109. ad un’altra delle designazioni possibili dello sciamano greco,
Il termine « purificatori », κα&αρταί, ci riporta alla stes­
sa sfera di rappresentazioni. Se la malattia è l’invasione di 111 Pollard, Seers ecc. cit. p. 106, e in generale tutte le pp. 106-116;
forze esterne, divine e demoniche, se è una polluzione, Ginouvès, Balaneytiké cit. pp. 409-410.
112 Cfr. Teopompo, 115 F 77 F.G.H.: Θεόπομπος... ά λ λα τε πολλά
μίασμα 109, la guarigione non potrà essere operata che da una περί τούτου τοΰ Βάκιδος ιστορεί παράδοξα · καί οτι ποτέ των Λακε­
purificazione rituale, da una catartica. E.R. D odds110*ha illu­ δαιμονίων τά ς γυναίκας μανείσας έκάθηρεν, Α πόλλω νος αύτοίς τούτον
καθαρτήν δόντος.
strato meglio di altri i motivi sociali e psicologici per cui 113 Cfr. Empedocle, 31 A 13 D.-K.: καθαρτής δέ τό Έπιμενίδου (sci.
l’idea — e il terrore — della polluzione trovarono una par­ έπώνυμον); Diog. Laert. I 112 = 3 A 1 D.-K.: λέγεται δέ καί πρώτος
(sci. Epimenides) οικίας καί άγρούς καθήραι.
ticolare diffusione nella Grecia del VI secolo; non è quindi 114 Cfr. Pollard, Seers ecc. cit. p. 110. Nilsson, Gesch. d. griech. Rei.
un caso che questa età ansiosa, psicologicamente e intellet­ I 1 pp. 586 = I2 p. 620, avanza molti dubbi sulla storicità della figura di
tualmente inquieta, disposta a prestar fede alle parole dei Bacide.
115 Diog. Laert. I 110 = Epimenide, 3 A 1 D.-K.: έκάθηρεν αύτών τήν
πόλιν καί έπαυσε τόν λοιμόν τούτον τόν τρόπον κτλ; e cfr. Ginouvès,
105 Cfr. Mauss, Teoria generale della magia cit. pp. 26-27. Balaneytiké cit. p. 410 e nn. 5-6.
106 Oed. R. 387-88: μάγον τοιάνδε μηχανορράφον, | δόλιον αγύρτην. 116 Cfr. Teopompo, l. cit. alla n. 112.
107 Resp. 364 b-c. Di μάντεις si fa menzione anche in un passo di 117 Si veda G. Marenghi, ‘ Mito e medicina (Melampo e la guarigione
Virg. 1 = V i l i 468, 19-20 L., in cui si riferisce che essi consigliano sacrifici delle Pretidi) ’, Atene e Roma N.S. 5, 1960, pp. 8-16, in cui sono raccolte
purificatori ad Artemide alle donne colte da crisi depressive, « ingannan­ tutte le testimonianze antiche riferentisi a questa figura di guaritore.
dole » (έξαπατεώμεναι: cfr. 358, 14 L. = 144, 13-14 J.: άνδρώπους 118 Plut. de mus. 1146 b-c = Pratina, fr. 8 Bgk.
έξαπατέουσι). 119 Diog. Laert. V i l i 36: Τιμών έν τοίς Σίλλοις δάκνων αύτόν δμως
108 Lue. Dial. deor. XIII 1: σύ δέ ριζοτόμος εϊ καί αγύρτης. ού παρέλιπεν, είπών ούτως · Πυ&αγόρην τε γόητας άποκλίνοντ’ επί
109 362,9 L. = 148,38 J.: ώσπερ μίασμά τι έχοντας. δόξας κτλ.
110 The Greeks and thè Irrational cit. pp. 35 sgg.; 43 sgg. ( = trad. 120 82 A 3 D.-K.: τούτον (sci. Gorgiam) φησιν è Σάτυρος λέγειν ώς
it. pp. 47 sgg.; 60 sgg.). αύτός παρείη τώ ι Έμπεδοκλεΐ γοητεύοντι.
44 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 45

γόης, che non compare nella lista della Malattia sacra, ma si ma un caso esemplare in cui appare ancora evidente l’antico
ritrova spesso nel greco, specialmente in coppia con μάγος e rapporto fra malattia e catartica magica è quello dei cosid­
άγύρτης 121: ad esempio ξένος γόης έπωιδός, « γόης incanta­ detti pharmakoi, i due sciagurati che il 6 di Targelione ad
tore straniero » è l’ironica qualifica con cui Tirato Penteo, Atene, o in caso di pestilenze e contagi in Atene come in
nelle Baccanti di Euripide 122, irride al « presunto » Dioniso Ionia erano sottoposti a complesse osservanze rituali, flagel­
e alle sue τελεταί. Ma se a un certo momento il termine as­ lati ed espulsi dalla città o forse uccisi: tutto questo, secondo
sunse il significato spregiativo di « ciarlatano, imbroglione », l’espressa testimonianza delle fonti, come katharma, come
esso doveva designare originariamente l’esecutore del lamen­ rito di purificazione 126. Evidentemente, come la malattia po­
to funebre123, una persona quindi che, per le sue relazioni
teva estendersi per contagio a una città intera per le colpe
col mondo dell’al di là, era capace di evocare le anime dei
di un uomo solo, così un solo o due capri espiatori potevano
morti come di cacciare i demoni, di influire magicamente
assorbire su di sé la polluzione dell’intera città, sia a titolo
sul tempo come di assumere gli aspetti più svariati: e
Burkert è del parere che γόης fosse all’origine lo specifico preventivo e precauzionale nella ricorrenza delle Targelie sia
termine greco per indicare lo sciamano. in caso di precisa necessità.
Il testo della Malattia sacra non offre, salvo che per al­ Il nostro autore si limita ad accennare al fatto che le ce­
cuni particolari, informazioni dettagliate sulla modalità delle rimonie purificatorie si svolgevano secondo un movimento
purificazioni124. La maggior parte delle notizie che abbiamo circolare 127 ( il cerchio, l’anello, il nodo, per il loro straordi­
su questo tipo di rituali presso i Greci riguarda il periodo nario potere simpatico di costrizione, hanno sempre un’im­
in cui la catartica era entrata ormai nell’ambito della reli­ portanza eccezionale nel rituale magico )12S, e che uno dei ma­
gione olimpia, in cui era tipicamente associata ad Apollo 125; teriali catartici era il sangue 129, come del resto nel caso delle
colpe più gravi 13°. Che, per esempio, l’omicidio vada purifi­
121 Si vedano ad esempio Aesch. centra Ctesiph. 137: μάγος καί. γόης;
cato col sangue andrà spiegato sulla base della legge magica
Plut. de superst. 166 a: i superstiziosi finiscono sempre per ricorrere εις
άγύρτας καί. γόητας ανθρώπους. della similarità, del similia similibus curantur: la lancia che
122 Vv. 233-34. ferisce risana, il coltello che rende sterile Ificlo gli ridà la
123 Per il rapporto etimologico con γόος, γοάω cfr. Burkert, Γόης cit.
pp. 43-44. Per evocazioni magiche dei defunti nell’età classica si veda
Phryn. Bekk., p. 73,13: ψυχαγω γός ·... oì δ’ αρχαίοι (sci. οϋτω καλοΰσι) 126 Si veda L. Deubner, Attische Feste, Berlin 1932, p. 129 sgg.;
τούς τάς ψυχάς των τεθνηκότων γοητείαις τισίν άγοντας (/. ανάγον­ Gebhard, s.v. 1 Thargelia ’ cit., e ad esempio Schol. Aristoph. Eq. 1136; e
τας). τής αυτής έννοιας καί τού Αισχύλου τό δράμα Ψ υχαγω γοί cfr. anche Aristoph. Ran. 732-33 e Schol. v. 730, ecc.
(cfr. frr. 273 sgg. Ν.2 = 475 sgg. Mette). 127 Περικαθαίρων: 358, 11 L. = 144, 9 J.; cfr. Fr. Pfister, s.v.
124 Che potevano essere, naturalmente, assai diverse caso per caso: ‘ Katharsis ’, R.E. Supplb. VI 149, e p. es. Plat. Oriti. 120 a: περικαθή-
cfr. Eusth. in Od. 1934, 50: καί έτεροι μέν δηλοΰσι τρόπους καθαρσίων ραντες την στήλην; Aristot. fr. 454: περικαθαίροντας έπαοιδαΐς; Hesych.
έτέρους κ τλ. Anche delle purificazioni a cui Bdelicleone, nelle Vespe di s.v. περικαθαίρων · άναλύων τόν πεφαρμακευμένον, ή τόν γεγοητευ-
Aristofane, ricorre per guarire il padre colpito da una « strana malattia » μένον.
(v. 71: νόσον ... άλλόκοτον; per νόσος cfr. ancora ad es. i w . 76, 114 ecc.) 128 Si veda più avanti, p. 63 sg.
sappiamo soltanto che erano accompagnate da abluzioni (v. 118: άπέλου 129 362, 8-9 L. = 148, 37 J.: αΐματί τε καί άλλοισι τοιούτοις.
κάκάθαιρε). 130 Si veda ad es. Nilsson, Gesch. d. griech. Rei. I1 pp. 82,88 =
125 Si veda ad esempio Nilsson, Gesch. d. griech. Rei. I 1 pp. 507- I2 pp. 92,98; e si confronti ad esempio Athen. XIII 602 c: Έπιμενίδου
513 = I2 pp. 538-544, e anche Gebhard, s.v. ‘ Thargelia R.E. V A 2, καθαίροντος τή ν Α ττ ικ ή ν άνθρωπείωι αϊματι διά τινα μύση πα-
1302. λαιά κτλ.
46 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 47

virilità 131, il sangue cancella la polluzione del sangue. Nel zione è molto differenziata nei vari sistemi di magia: talvolta
caso dell’epilessia non riusciamo più a vedere come fosse essa si limita semplicemente ad accompagnare con « il bor­
concepita questa relazione simpatica: solo, da notizie assai bottio dei suoi abracadabra » 137 il complesso delle operazioni
tarde, apprendiamo che nel rituale magico-popolare erano rac­ dello sciamano, altre volte costituisce essa stessa, con la de­
comandati contro l’epilessia ad esempio la carne di un ani­ scrizione minuta delle varie fasi dell’evento liberatore che
male sgozzato con lo stesso coltello con cui era stato ucciso si vuole provocare, il vero atto di magia terapeutica, come
un uomo, o il sangue dei gladiatori feriti132. Il materiale pu- in una serie di casi ormai classici nella letteratura antro­
rificatorio, carico di potere contagioso, doveva poi essere na­ pologica.
scosto o sotterrato, per evidente misura di precauzione, nei In una civiltà come quella greca, in cui la credenza nel
luoghi più impervi133, o affidato agli elementi che, come il potere magico della parola operò così profondamente, in tan­
mare, erano maggiormente dotati di potere immunizzante134. te direzioni e a livelli culturali così diversi, dalla sua perso­
Questa relegazione nell’inaccessibile e nell’indeterminato del nificazione nella figura delle Sirene138 ai connotati magici an­
materiale terapeutico è ancor oggi prescritta in ogni rituale cora chiaramente distinguibili nell’apoteosi gorgiana del lo­
magico: l’incauto che toccasse il chiodo che ha servito a cu­ gos 139, tanto per fare soltanto due esempi significativi, la
rare il mal di denti ne sarebbe immediatamente colpito egli presenza delle epodai nei rituali catartici e terapeutici non
stesso 135. ha bisogno di ulteriore giustificazione: e talvolta Vepodé po­
teva appunto essere l’unico agente della purificazione 14°, e
Accompagnamento abituale dei rituali catartici erano le un’espressione come « quelli degl’incantesimi » 141 era suffi­
formule d’incantesimo, έπωιδαί136. L’incantesimo, la parola ciente per indicare i guaritori, sia pure con tutto il disprezzo
cantata con la sua particolare efficacia, è sempre un elemento che un Aristotele poteva nutrire per questa categoria di per­
indispensabile della medicina magica, anche se la sua fun­ sone, da lui parificate alle donnicciole.
La documentazione letteraria sull’uso terapeutico delle
131 Cfr. Mauss, Teoria generale della magia cit. p. 69. epodai non è che troppo vasta, a cominciare dal passo del-
Plin. N.H. XXVIII 4, 34: Orpheus et Archelaus (“whose legendary
names proves thè magical background”: Temkin, The Falling Sickness cit. ΓOdissea 142 i cui sono rappresentati i figli di Autolico che
p. 12) scrihunt... et comitialem morhum sanari cibo e carne ferae occisae con una epodé fermano il sangue che sgorga da una ferita
eodem ferro, quo homo interfectus sii; XXVIII 1, 4: sanguinem quoque di Ulisse; e sarebbe inutile raccogliere qui nuovamente il ma­
gladiatorum bìbunt, ut viventibus poculis, comitiales-, XXVIII 16, 226: comi-
tialibus... dantur et carnes caprinae in rogo hominh tostae, ut volunt Magi teriale utilizzato in alcune magistrali ricerche 143. Ancora nel
etc.; cfr. Cels. I l i 23, 7 = C.M.L. I 139.
133 Cfr. ^Orph. Hymn. XXXVI 16, ove Artemide è invocata perché 137 Cfr. Mauss, Teoria generale della magia cit. p. 51 sgg.
scacci εις όρέων κεφαλάς νούσους τε καί ά λγη ; XIV 14; Α.Ρ. VI 240, 3-4. 138 Si veda in proposito il libro già citato di Pollard, passim.
134 Cfr. Hom. II. 1,314; Soph. Oed. R. 194-197, e cfr. ad esempio ’pap. 139 Gorgia, Hel. 82 B 11, 8 sgg. D.-K.
Par. ^2159, p. 99 Wessely: έπειδάν τις καταδεδέσ&αι νομίζηι, έπίλεγε 140 Aristot. fr. 454 cit. alla n. 127.
τ ύ ι υδατι δαλασσίωι ραίνων τε πρός έταπομπάς. 141 OE περί τάς έπωιδάς: Aristot. Hist. anim. 605 a 6; cfr. Plat.
135 Cfr. Bouteiller, Chamanisme ecc. cit. pp. 254-255; Weinreich, G ebet Symp. 202 e.
und Wunder cit. p. 182 sgg. 142 19, 457-58: έπαοιδήι δ’ αίμα κελαινόν | ^σχεδόν.
136 352,8 L. = 138, 10 J.; 354,20 L. = 140, 13 J.; 362,6 L. = 148, 34 143 F.G. Welcker, ‘ Epoden oder das Besprechen ’, in Kleine Schriften
_ c „ Od. 1934, 50-51: & {sci. τ α καθάρσια) καί έξάγοντες III, Bonn 1850, pp. 64-88; Fr. Pfister, s.v. ‘ Epode ’, R.E. Supplb. IV
τω ν οίκων μετά τάς έΟίμους έπαοιδάς etc. 323-344.
48 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 49

V secolo, come leggiamo in un passo dell’Aiace di Sofocle 144, tare « per malattie di ogni genere la parola che sana » 150: che
era viva la polemica fra chi preferiva servirsi degl’incante­ attraverso la mediazione pitagorica l’antichissima teoria ma­
simi e chi pensava di dover ricorrere al coltello del chirurgo: gica si era diffusa anche nella scuola medica siciliana; e an­
le pratiche incantatorie dei guaritori avevano infatti ricevuto cora Diocle di Caristo ricorreva alle epodai per arrestare il
il duplice avallo della religione ufficiale e della cultura fi­ sangue 151, impiego questo che, a partire da Omero, sembra
losofica. essere stato il loro più specifico. Evidentemente la scuola me­
Per quel che riguarda la religione ufficiale, è ad esempio dica siciliana, che già con Alcmeone aveva imboccato la via
Pindaro che nella III Pitica 145 attesta che il figlio di Apollo, della sperimentazione, non era poi immune da sopravvivenze
Asclepio, riusciva, proprio per l’istruzione che gli era stata di elementi molto primitivi, come è stato più volte messo in
data per volere del padre, a guarire mali di ogni genere luce per quello che riguarda vari aspetti dell’opera di Empe­
o con l’uso dei farmaci e dei linimenti, o con le incisio­ docle; anche se non sarà il caso di parlare di « contraddi­
ni, o con i « suasivi incantesimi »; d’altra parte, l’impie­ zioni », quanto di una convivenza di mentalità razionale e
go terapeutico delle epodai è bene attestato sia per l’Or- di mentalità magica, la cui spiegazione andrà cercata soprat­
fismo che per il Pitagorismo, i due movimenti che per tutto sul piano psicologico I52.
alcuni loro aspetti si presentano come mediatori fra forme di E non è da credere che nella Grecia classica il ricorso
religiosità popolare e forme più complesse di misticismo filo­ alle epodai fosse limitato alle donnicciole, o alle classi popo­
sofico ’46. Un passo di Euripide 147 ci informa dell’esistenza, lari: se infatti per esempio nell 'Ippolito di Euripide 153 è la
nel V secolo, di una raccolta scritta di ricette attribuite ad nutrice che consiglia il ricorso agli « incantesimi » contro il
Orfeo; e che i Pitagorici usassero gli incantesimi anche nel « mal d’amore » di Fedra espressamente qualificato come
caso delle malattie fisiche è bene attestato 148, e forse si può « malattia » ( e poco prima era stato il coro di donne trezenie
scorgere qui l’elemento originario della loro catartica musi­ a identificarne la causa in una possessione demonica )154, si po­
cale delle passioni149. E anche Empedocle, nei Kathannoi, trà d’altronde ricordare la scena iniziale del Carmide plato­
poteva rappresentare i suoi seguaci che chiedevano di ascol­ nico, in cui il leggiadro giovinetto si dispone ad annotare,
con tutta la grazia e la fiducia del caso, la prodigiosa for­
144 Vv. 581 sg.: ού προς ίατροΰ σοφοΰ | θρηνείν έπωιδάς πρός το-
μώντι πήματι.
mula dell’incantesimo che, a detta di Socrate, assieme a un
145 Vv. 51-53.
146 Cfr. ad esempio M.P. Nilsson, ‘ Early Orphism and Kindred Reli- 150 31 B 112 D.-K., w . 10-11: οΐ δ’ έπί νούσων | παντοίων έπύθοντο
gious Movements in Opuscula selecta II, Lund 1952, pp. 632-633. κλύειν εύηκέα βάξιν, e cfr. il fr. 31 B 146, v. 1, in cui gli ίητροί fanno
147 Ale. 966 sgg.: ουδέ τι φάρμακον | Θρήισσαις έν σανίσιν, τά ς | serie con i μάντεις e gli ύμνοπόλοι.
Όρφεία κατέγραψεν | γήρυς κτλ. 151 Cfr. M. Wellmann, Die Fragmente der sikelischen A n te , Berlin
148 Jambl. V.P. 164: χρήσθαι δέ καί ταϊς έπωιδαΐς πρός ένια των 1901, p. 29 n. 1.
άρρωστημάτων; Porphyr. V.P. 33: κάμνοντας δέ σώματα έθεράπευε... 152 Cfr. M. Detienne, ‘La “demonologie” d’Empédocle ’, Rev. ét. gr.
έπωιδαΐς καί μαγείαις. L’uso terapeutico della musica nel caso di malattie 72, 1959, pp. 1-17, specialmente p. 5.
fisiche è attestato ad esempio anche per Teofrasto (presso Athen. XIV 153 v v 478-79. Per l ’uso delle έπωιδαί da parte delle levatrici cfr.
624 a-b). Plat. Tbeaet. 149 c.
149 Cfr. P. Boyancé, Le culte des Muses chez les philosophes grecs. Étude 154 Vv. 141-144: fj συ γ ' ένθεος, ώ κούρα, | εΐτ’ έκ Πανός ε’ίθ' Ήκά-
d ’histoire et de psychologie réligieuses, Paris 1936, p. 104. τα ς κτλ.

4
50 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 51

« farmaco », a un phyllon, avrà il potere di scacciare un do­ l’esempio della credenza nella « iettatura », del « compromes­
lore fastidioso dalla sua bella testa155. so fra culto della ragione e concezioni irrazionalistiche » de­
L’ambiente sofisticato dei ginnasi non disdegnava quindi gli illuministi napoletani del 700 159*. Nel V-IV secolo, in
di dare la propria adesione alle superstizioni popolari, ricor­ Grecia, l’avallo intellettuale fondamentale doveva essere quel­
rendo se mai di preferenza agli incantesimi esotici di un Aba- lo del Pitagorismo: ma non per questo direi che la polemica
ris, di uno Zalmoxis 156, rispetto a quelli ormai troppo casa­ della Malattia sacra sia diretta unicamente contro i Pitago­
linghi di un Orfeo o di un Museo. E che non si tratti sol­ rici 1ί0 o contro la scuola medica siciliana 161, visto che la cre­
tanto di una moda snobistica da intellettuali, magari con un denza nella possessione demonica aveva corso a livelli diversi
risvolto d’ironia, è dimostrato non solo dalla naturalezza con e in ambienti intellettuali diversi.
cui Carmide è pronto ad accettare la « ricetta » di Socrate; Il testo delle formule d’incantesimo in uso nella Grecia
non solo dagli accenni frequenti nella letteratura del V se­ arcaica e nella Grecia classica non ci è conservato: esse erano,
colo al potere magico-terapeutico delle epodai157, ma ancora evidentemente, trasmesse per la maggior parte per via orale,
una volta da Platone che nella Repubblica elenca fra i mezzi anche se nel V secolo a.C. doveva, come si è detto, circolare
curativi, oltre ai farmaci, alle cauterizzazioni e alle incisioni, qualche cosa come un corpus di incantesimi orfici162: mentre
anche gl’incantesimi e gli amuleti158. E del resto, la soprav­ le formule tardive ci sono note dai Papiri magici, e molto
vivenza di isole di superstizione in ambienti intellettuali illu­ materiale greco-latino è stato raccolto da Heim 163.
minati è un fenomeno ben documentato: a prescindere dai
fenomeni « di massa » dell’età alessandrina, valga fra i molti Agli « incantesimi » risanatori si accompagnava poi una
nutrita serie di osservanze rituali. La raccomandazione di
155 Plat. Charm. 155 e-156 a. astenersi dai bagni può apparire a prima vista contraddittoria
156 Ivi 156 d; 157 c; 158 b; 157 e. rispetto a tutto ciò che sappiamo sul potere catartico che i
157 Aesch. Agam. 1018-1021; Eum. 648-649: le έπωιδαί sono potenti
mezzi terapeutici, che non possono però ridare la vita; Soph. Tr. 1000-1001:
Greci annettevano all’acqua ( soprattutto all’acqua viva e cor­
Γ άοιδός è ricordato accanto al χειροτέχνης ίατορίας. rente, di mare, di fiume, di fonte), ma trova conferma e
158 Resp. 426 b. Com’è noto, nelle Leggi (909 b, 933 d), Platone vor­ spiegazione in prescrizioni parzialmente analoghe che ci ri­
rebbe veder colpiti da severissime pene tutti coloro che γοητεύουσι con
le loro έπωιδαί, quegli « accattoni e indovini » che, com’è detto in un
portano ancora una volta al mondo della religione popolare-
altro passo famoso della Repubblica (364 b), riescono a persuadere non solo contadina, e alla sua ripresa nella mistica pitagorica.
i ricchi, non solo i privati, ma intere città dell’efficacia catartica dei loro Per esempio, fra i vari divieti ritualistici degli Erga, cui
incantesimi. Ma accanto alle έπωιδαί esecrande dei maghi e degli indovini
c’è la vera έπωιδή del filosofo, che esercita la sua persuasione mediante le
abbiamo già accennato, possiamo leggere anche il seguente:
« belle » parole e il loro contenuto razionale, instaurando attraverso di esse
l’armonia (κοσμίως: Charm. 159 b) nell’anima come nel corpo malato, e 159 E. De Martino, Sud e magia, Milano 1959, pp. 130-180.
operando così una κάθαρσις che è a un tempo etica, psicologica e medica 160 Si veda Delatte, citato più avanti alla n. 202.
(si veda in proposito P. Lain-Entralgo, ‘ D ie platonische Rationalisierung der 161 Come vorrebbe Wellmann, op. cit. alla n. 151, l. cit. Per questo
Besprechung und die Erfindung der Psychotherapie durch das Wort ’, Hermes aspetto della polemica si veda anche J. Jouanna, ‘ Présence d’Empédocle dans
86, 1958, pp. 298-323, che però si spinge un po’ troppo in là nel definire la collection hippocratique ’, Bull. Arr. Gitili. Budé 1961, pp. 460-61.
Platone « Erfinder der miindliche Psychotherapie » e non tiene, mi pare, 162 Cfr. n. 147.
abbastanza conto della mediazione pitagorica, cui fa solo un brevissimo ac­ 163 ‘ Incantamenta magica graeca et latina ’, Jabrb. f. class. Philol.
cenno, mentre sono giustamente valutati i precedenti alcmeonici e ippo­ Supplb. XIX 1893. Per le έπωιδαί che accompagnavano la raccolta dei sem­
cratici). plici si veda Delatte, Herbarius cit. pp. 118-147.
52 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 53

« Ed un uomo non lavi il suo corpo nell’acqua in cui si è E anche la scarsa dimestichezza con l’acqua del bagno per
lavata una donna: ché anche per questo c’è una tremenda cui i Pitagorici sono derisi tanto spesso nella commedia 169
punizione » 1M. Un tabu del genere probabilmente trovava, è dovuta, secondo le spiegazioni di Giamblico o di Eba­
all’origine, il suo fondamento non tanto nell’idea di una « im­ no 17°, al timore della polluzione, alla consapevolezza che
purità » costituzionalmente connessa alla donna, e di una con­ tutto ciò che sta in contatto, abituale od occasionale, con la
conseguente possibile contaminazione derivante dal contatto persona — nel caso specifico l’acqua del bagno — si identi­
con il corpo femminile o con qualche effluvio o scoria prove­ fica con essa, e quindi è particolarmente esposto agli incan­
niente da esso (idea questa che nel complesso appare estra­ tesimi m, e i poteri demonici che esso convoglia possono nuo­
nea al mondo greco), quanto nei timori per il pericolo in­ cere alla persona; e ancora in testi tardi come i Papiri magici
sito nel mescolare ciò che deve restare separato, nel con­ troviamo menzionata, fra le varie astinenze imposte al mago
fondere ciò che appartiene a domini distinti164165. Da preoccu­ e al suo assistente, anche quella dal bagno 172.
pazioni di questo genere, e non da motivi igienici, sembrano
Analoga è la spiegazione per quanto riguarda le interdi­
dettati i consigli o le prescrizioni di abluzioni dopo gli atti
zioni dietetiche. Il digiuno, o in certi casi l’astinenza da cibi
sessuali, attestati sporadicamente per la Grecia arcaica e clas­
determinati, obbligatoria tanto per l’officiante che per il clien­
sica 166; mentre influssi orientali, e soprattutto semitici, pos­
te, fanno parte abituale degli atti preparatori al rituale ma­
sono essere ravvisati nelle prescrizioni di astinenza dai rap­
porti sessuali con donne 167, e di abluzioni rituali dopo i me­ gico 173, e vanno intesi come mezzi per purificare il corpo
desimi, che si ritrovano assai frequentemente in tardi testi dalle potenze ostili che possono esservi penetrate attraverso
epigrafici che dettano le condizioni di purità per l’accesso la nutrizione. A questo scopo, per completare la liberazione,
ai templi o la partecipazione ai sacrifici168. in determinati casi può anche essere somministrato un pur­
gante; e per strano che possa sembrare, non dovette essere,
164 Vv. 753-755.
165 Si veda in proposito Ginouvès, Balaneytiké cit. pp. 265-67; 408 sbo, I I /I sec. a.C.): άπό δέ γ]ύναικος αύτάμερον λοεσσάμενον; F. Soko-
e n. 4. lowski, Lois sacrées des cités grecques, Supplément, Paris 1962, 31, r. 6
166 Cfr. Aristoph. Lys. 912-913: καί, πώς έθ’ αγνή δήτ’ άν έλθοιμ’ ές (Tegea, IV a.C.); 51, r. 4 (Delos, II a.C.); 108, r. 2 (Rodi, I d.C.) eccetera;
πόλιν; | κάλλιστα δήπου, λουσαμένη τή ι Κλεψύδραι; Hes. Erga 733-34: Id., Lois sacrées de l’Asie mineure, Paris 1955, 14, rr. 1-2 (Pergamo, III
μηδ’ αιδοία γονήι πεπαλαγμένος ένδοθι οίκου | ΐστίηι έμπελαδόν πα- d.C.); 18, r. 9 sgg. (Meonia, 147/46 a.C.) ecc.
ραφαινεμεν, ά λ λ ’ άλέασθαι. Che non si tratti qui di un semplice scrupolo 169 Cfr. ad es. Alex. fr. 197 K. 5-6: έδει θ’ ϋπομεϊναι... | άλουσίαν;
di pulizia (come vorrebbe L. Moulinier, Le pur et l’ìmpur dans la pensée Aristophont. fr. 13 Κ. 9-10: τή ν ... άλουσίαν | ούδείς άυ ύπομείνειε των
des Grecs d’Homère à Aristote, Paris 1952, pp. 34-36) mi pare dimostrato νεωτέρων.
dal fatto che tutta questa sezione degli Erga, a partire dal v. 727, è domi­ 170 Jambl. V.P. 83 = '58 C 4 D.-K.: οΰ δει... έν βαλανείωι λούεσθαι ·
nata da preoccupazioni di ritualismo magico. Del resto, come giustamente άδηλον γάρ ... εΐ καθαρεύουσι οί κοινωνοΰντες, e cfr. Lithica 367 : θηλυ-
osserva Ginouvès, non è affatto certo, né dimostrabile in generale, che le τέρης τε λέχος φεύγειν και κοινά λοετρά; Ael. V.H. IV 17: προσέταττε
preoccupazioni igieniche siano primarie. Ma in tutto il libro di Moulinier δέ è αυτός Π υθαγόρας... μή χρήσθαι βαλανείωι, μηδέ βαδίζειν τάς
non si tiene, mi pare, abbastanza conto dei diversi livelli dell’esperienza λεωφόρους ■ άδηλον γάρ εί καθαρεύουσιν καί αυτά έκείνα.
religiosa. 171 Cfr. Mauss, Teoria generale della magia cit. p. 63.
167 Se l’integrazione è corretta in S.I.G .3 1025, 43 = Leg. Graec. Sacr. 172 Pap. Paris. Suppl. Gr. 574, 735-36 = P.G.M. I p. 98 Preisendanz:
I 5 (Cos, II sec. d.C.) si legge άγνεύεσθαι γυναικάς καί α[ρσεν]ος συναγνευέτω σοί < ζ ’> ήμέρας καί άποσχέσθω έμψυχων καί βα-
άντί νυκτός. λανείου.
168 Cfr. Leg. Graec. Sacr. II 49, rr. 3-4 (Attica, I I /I I I sec. d.C.): 173 Si veda ad esempio Mauss, Teoria generale della magia cit. p. 46;
καθαριζέσθω ... άπό ... γ]υναικός ■ λουσάμενος δέ κτλ.; II 117, γ. 9 (Le- Bouteiller, Chamanisme ecc. cit. p. 116.
54 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 55

alle origini, senza connessioni con questo tipo di catartica un rigido ascetismo, sono nel complesso abbastanza estranei
l’uso del verbo χαΰαίρειν per « purgare » m, anche se natu­ allo spirito greco; ma per alcuni aspetti si presentano come
ralmente ad esempio nel Corpus Hippocraticum, all’infuori prosecuzione di certe pratiche orfiche che avevano pieno
del caso della Malattia sacra, xaiiolpziv ha un senso stretta- corso anche in età classica, come è dimostrato dalla stretta
mente medico-scientifico. osservanza vegetariana, di motivazione orfica, di un Ippo­
Questo primitivo valore magico del digiuno venne a poco lito 179, un personaggio che anche per le sue fanatiche conti­
a poco obliterato in seguito al significato ascetico che esso nenze sessuali appare un po’ singolare nel mondo greco 18°.
assunse in quasi tutte le religioni: e per questo esso è nel Il caso di singole interdizioni in occasioni di rituali ben
complesso estraneo a una religione così poco ascetica come precisi, altrettanto largamente documentato, richiede invece
quella greca, eccezion fatta per alcuni casi particolari come una spiegazione particolare: esso è determinato, ancora una
il giorno del « digiuno », νηστεία, delle Tesmoforie, feste in volta, dal funzionamento della legge magica della simpatia-
antipatia, per cui, per esempio, mangiare della carne di co­
cui le sopravvivenze di rituale magico erano cospicue174175, o il
digiuno degli iniziati ai misteri eleusinii, a cui si era trovata niglio sarà controindicato per un reumatico perché aumenta
la possibilità che il malato assuma una posizione rattrap­
una giustificazione mitica in quello di Demetra di cui narra
pita 181, e così via. Si arriva così alla convinzione che una se­
l’omonimo Inno omerico 176178.
rie di animali, o di piante, siano dotati di particolari « vir­
Prescrizioni di astinenza come quelle che si ritrovano nei tù »; e ogni sistema di magia ha le sue liste di piante e di
Papiri magici177 o nelle Leges sacrae 178 di età tarda furono animali investiti di poteri specifici, per quanto molto spesso
probabilmente influenzate anche da credenze e usanze non non si arrivi più a ricostruire il particolare tipo di causalità
greche, orientali, ebraiche, egizie e così via; ma sono note­ che ha determinato le singole associazioni.
voli certe coincidenze con le prescrizioni elencate nella Ma­ Non sarebbe mai, naturalmente, andato in cerca di una
lattia sacra. Testi come il De esu carnium di Plutarco o il causalità magica nella tabella delle interdizioni dei guaritori
De abstinentia di Porfirio, con il loro stretto vegetariane- un medico come il nostro autore, che operava nell’ambito di
simo basato su un assoluto rispetto per la vita animale e su una medicina in cui la dieta non solo aveva una parte estre­
mamente importante, ma aveva contribuito in maniera così
174 Come aveva veduto già W. Artelt, Studien zur Geschichte der
Begriffe “Heim ittel” und “G ift”. Urzeit. Homer. Corpus Hippocraticum, determinante alla formazione di un metodo scientifico182.
Studien zur Geschichte der Medizin 23, Leipzig 1937, p. 89 sgg. Egli perciò nega un valore magico a queste prescrizioni, attri­
175 Si veda Nilsson, Gesch. d. griech. Rei. I1 pp. 85-86; 434-435 = P buendone loro uno sulla linea, diciamo, dell’ippocratico « gio-
pp. 94-95; 463-64.
176 Hom. Hymn. in Dem. 200.
177 Pap. Paris. Suppl. Gr. 574, rr. 53 sgg., 734 sgg., 3079 sgg. = P.G.M. 1W Si veda Eur. Hippol. 952 sgg. Il vegetarianesimo orfico trovava la sua
I, pp. 68, 98, 172; Pap. Berolin. 5025, r. 105 = P.G.M. I, p. 8; A. Abt, giustificazione nella teoria della metempsicosi: si veda ad esempio Plat.
Die Apologie des Apuleius von Madama und die antike Zauberei, Reli- Leg. 782 c.
gionsgesch. Versuch. u. Vorarb. IV 2, Giessen 1908, p. 39. 180 Si veda H. Jeanmaire, ‘ Sexualité et mysticisme dans les anciennes
178 Si vedano ad esempio Leg. Graec. Sacr. II 148, rr. 9-11: άπό sociétés helléniques ’, in Myslique et continence. Travaux scientìfiques du
φακής ήμερων γ ' ■άπό αίγείου ήμερων γ ’ · άπό τυροΰ ήμέρας α' ; I.G. V IIe Congrès international d ’Avon, 1952, p. 53 sgg.
III 74 = S.I.G.3 1042,3: καθαριζέσθω δέ άπό σ[κ]όρδων κ α[ί χοιρέων]; 181 Si veda Bouteiller, Chamanisme ecc. cit. p. 155.
Sokolowski, Lois sacrées des cités grecques cit. 54, rr. 4-5: άπό ύείου 182 Cfr. de vet. med. 3, C.M.G. I 1, 37 sg., e i commenti di Festu-
λουσάμενον. gière e Jones.
56 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 57

vare, o quanto meno non nuocere » 183184. Ma, come ho avuto cati quasi all’infinito, non solo per quello che riguarda il
modo di osservare già in precedenza, la medicina magica non mondo antico o medievale, ma anche per i popoli cosiddetti
è una pre-forma arcaica della medicina scientifica, ma opera primitivi o il patrimonio folclorico delle nazioni moderne 189.
secondo una causalità propria; e che la magia talvolta « colga Ma, forse, da tutta questa massa di materiale eterogeneo
nel segno », e che i suoi risultati possano coincidere con che in certo modo complica più che facilitarlo il nostro ten­
quelli della scienza va considerato un fatto casuale, come tativo di interpretazione, possiamo, credo, ancora enucleare
quando ad esempio accade che la chimica individui un ele­ qualche elemento che faccia luce sul caso specifico della Ma­
mento utile per la cura dell’itterizia nel frutto o nella radice
lattia sacra. Abbiamo visto che i guaritori, non contenti di
gialla che la medicina magica usa nella cura « simpatica »
riportare genericamente l’epilessia a una causa divina e de­
dell’itterizia1S4.
monica, ne attribuivano le singole manifestazioni a divinità
Le varie interdizioni dietetiche valide nel caso della ma­
particolari, Posidone o la Madre degli dèi, Apollo o Ares e
lattia sacra ricompaiono, isolate o variamente raggruppate,
via dicendo. Sappiamo d’altronde che nella religione greca
nell’ambito di culti o rituali diversi, presso i popoli o nelle
animali o piante originariamente dotati di particolari « vir­
età più varie. Sappiamo ad esempio da Sesto Empirico185
tù » magiche furono via via associati a questa o quella divi­
che il maiale era tabu per gli Ebrei e i sacerdoti Egizi, la pe­
nità, per similitudinem aut per contrarietatem 19°, o con par­
cora per i Libi, l’aglio nel culto di Zeus Kasios, la cipolla
per certi sacerdoti di Afrodite, la menta in altri culti, il cane ticolari giustificazioni mitiche 191. A questo punto se, ponia­
mo, l’epilettico nell’accesso del male lanciava un grido che
per i Greci; apprendiamo da Plutarco186 che non poteva ci­
barsi di carne di cane o di capra il Flamen Dialis; veniamo appariva simile a un nitrito, non si diceva più che era « pos­
a sapere da varie fonti187 che i pesci, la triglia in particolare, seduto » dal cavallo, ma dal dio del cavallo, Posidone. E allo
e il gallo erano vietati agli iniziati di Eieusi; siamo informati stesso modo leggiamo: « E se uno imita una capra... (i gua­
da una legge catartica 188 che doveva astenersi dalla cipolla ritori) affermano che la responsabile è la Madre degli
e dalla carne di maiale chi voleva entrare nel tempio di Mén dèi » I92: infatti la capra compare, assieme al leone, come ani-
tyrannos; ed esempi del genere potrebbero essere moltipli­
189 Moltissimo materiale analogico si potrà trovare in: Th. Wachter,
Reinheitsvorschriften ini grìechischen Kult, Religionsgesch. Versuch. u.
183 Sono interventi dell’autore le brevi spiegazioni introdotte nella Vorarb. IX 1, Giessen 1910, pp. 82-106; F.J. Dolger, Ιχθ ύς II, Miinster
lista degli interdetti, come ad es. ταϋτα γάρ κρεών ταρακτικώ τατά έστι 1922, pp. 359-377; P.R. Arbesmann, Das Fasten bei den Griechen und
τη ς κοιλίης, 356, 3 L. = 142, 18-19 J.; δριμύ γάρ άσθενέοντι οΰδέν Romern, R.G.V.V. XXI 1, Giessen 1929, pp. 21-60; J. Haussleiter, Der
συμφέρει, 356, 6 L. = 142, 22-23 J. Vegetarismus in der Antike, R.G.V.V. XXIV, Giessen 1935, pp. 18-22;
184 p er ; rapporti fra pensiero « selvaggio » e pensiero scientifico si veda
H. Scholz, Der Hund in der griechisch-romischen Magie und Religion,
tutto il capitolo La scienza del concreto in C. Lévi-Strauss, Il pensiero sel­ diss. Berlin 1937, specialmente alle pp. 7 sgg.
vaggio, trad. it., Milano 1964, pp. 12-45. Uno degli interdetti della Malattia 190 Serv. ad Verg. Georg. II 380: victimae numinibus aut per simili­
sacra si trova anche, con motivazione strettamente medica, in Int. 12 = IX tudinem aut per contrarietatem immolantur-, cfr. ad esempio Athen. V i l i
198, 16-17 L.: ιχθύων δέ τώνδε άπεχέσθω, κεστρέος καί έγχέλυος καί 325 b: Άπολλώδωρος δ’ έν τοΐς περί θεών τή ι Έ κάτηι φησί θύεσθαι
μελανούρου. τρίγλη ν διά τή ν τοΰ ονόματος οικειότητα ■ τρίμορφος γάρ ή θεός κτλ.
185 Pyffh Hyp. I l i 222-224.
191 Si veda ad esempio per l’associazione fra Posidone e il cavallo
186 Quaest. rom. CXI 290 a-b. Nilsson, Gesch. der griech. Rei. I 1 p. 421 sgg. = I2 p. 450 sgg.; per Afro­
187 Porphyr. de abstin. IV 16; Ael. de nat. anim. IX 65. dite e il mondo animale, ivi I 1 p. 454 sgg. = I2 p. 483 sgg.
188 I.G. I l i 74 = S.I.G.3 1042, citata nella n. 178. 192 360, 13-15 L. = 146, 21-24 J.: καί ήν μέν γάρ α ίγα μιμώνται,
58 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 59

male sacro nel culto della Madre degli d è i193. Ma accostiamo che » 197. Il tabu della carne di capra nella cura dell’epilessia
a queste parole il passo già ricordato delle Questioni roma­ si spiega quindi assai bene proprio nel mondo greco; e sarà
ne m, in cui Plutarco cerca di spiegare il motivo per cui al interessante notare ad esempio che la capra era tabu nel culto
Flamen Dialis è vietato di nutrirsi di carne di capra: forse, di Asclepio ad Epidauro 198, anche se in altri luoghi poteva
egli dice, perché questo animale è soggetto a malattie, e in essere scelta per contrarietatem come animale sacrificale.
particolar modo all’epilessia, che può comunicarsi a chi man­ In altri casi la connessione originaria di un tabu con il
gi o tocchi l’animale malato; e gli uomini colpiti dall’epiles­ mondo greco, o con questa malattia specifica, è meno facil­
sia emettono dei suoni che sono press’a poco simili al be­ mente dimostrabile, quando non sia addirittura da escludere:
lato di una capra. Quello che i due testi, così lontani nel così, ad esempio, l’obbligo di astenersi dalle carni di maiale
tempo, confermano, è che l’opinione popolare vedeva nel com­ è da considerare probabilmente di origine semitica; e sarà
portamento dell’epilettico in preda a un accesso qualche cosa interessante ricordare quei passi dei Vangeli199 in cui ve­
che ricordava la capra, anche se a un certo punto questo ac­ diamo Cristo scacciare nel corpo di alcuni maiali i dèmoni
costamento poteva essere ormai dovuto a una pura e sem­ che possiedono gli ossessi. Né d’altra parte può considerarsi
plice associazione tradizionale (che del resto si sarebbe man­ originariamente greco il tabu della carne di gallo, perché
tenuta inalterata per secoli, se in un Rituale cristiano del l’« uccello persiano » 200 era stato importato in Grecia soltan­
X secolo d.C .195 leggiamo ancora la seguente prescrizione: to nel corso del VII-VI secolo a.C., portando con sé, evi­
dentemente, la carica magico-terapeutica di cui era investito
Non comedat de capra, nec lac nec caseum nec putirum nec
in Oriente questo annunciatore del giorno che col suo canto
nihil quae illa generat, nec caput illius pecudis). La capra
metteva in fuga gli spiriti maligni, e che era del resto desti­
è un antichissimo animale demonico che domina il mondo
nato a una brillante « carriera » anche in Grecia dove, di­
mediterraneo greco 196, la cui pelle, ad esempio, serviva a fab­ ventato sacro nel culto di Asclepio 201, sarebbe poi finito in
bricare quel poderoso strumento magico che era Yaighis, l’egi­ una celeberrima pagina platonica.
da di Giove; e che nel mondo greco essa fosse proverbial­ Evidentemente la natura particolare dell’epilessia, la se-
mente associata con la malattia sacra è provato da un passo
di Callimaco in cui si accenna a quella malattia, « che defi­ 197 Callim. Aet. fr. 75 Pfeiffer 12-14: ήλθε δέ νοΰσος, | αίγας ές
niamo falsamente sacra e che scacciamo nelle capre selvati- αγριάδας τή ν άποπεμπόμεθα, | ψευδόμενοι δ’ ιερήν φημίζομεν.
198 Cfr. Paus. X 32, 12 = Asclepius, Testim. 533 Edelstein: θύειν
δέ αύτώι (sci. τώ ι Ά σκληπιώ ι) τά π ά ντ α ομοίως νομίζουσι πλή ν αιγών;
καί ήν βρύχωνται, ή τά δεξιά σπώνται, μητέρα θεών φασίν αίτίην cfr. anche Sext. Emp. Pyrrh. Hyp. I l i 221 = Testim. 534 Edelstein; Paus.
είναι. II 26, 9. Per quel che riguarda in modo particolare l’epilessia
193 Cfr. S .I.G } 1044, 39: Θεών Μητρί αίγα {sci. θύειν). La capra ap­ si veda il lungo scolio di Eroziano, fr. 33, p. 108, 12-13 Nachmanson:
pare come animale sacro ad esempio anche nel culto di Artemide, di Ecate, έξεταστέον ... ποταπώι χρήται τύπωι ό νοσών, ΐνα, εί μέν Ίουδαΐός τις
di Selene, tutte divinità connesse con la malattia: si veda Dolger, Ιχθύς ήι, τά χοίρεια έπ’ αύτώι παρατηρώμεθα κτλ.
voi. cit. pp. 366-67; Arbesman, Das Fasten ecc. cit. p. 37 sgg. 199 Matth. V i l i 30 sg.; Marc. V I 12 sg.; Lue. V i l i 32 sg.
194 Quaest. Rom. CXI 290 a-b. Si veda in particolare questo passo: καί 200 Aristoph. Av. 485, 707, e cfr. V. Hehn, Kulturpflanzen und Haustiere
γάρ άνθρώπων οσοι έπιληπτίζουσι συμβαίνει φθέγγεσθαι, μηκασμώι in ihrem Vber gang aus Asien nach Griechenland und Italien usw., Berlin
παραπλησίαν φωνήν άφιάσι. *1911, p. 326 sgg.
195 Riportato da Arbesman, Das Fasten ecc. cit. p. 4L 201 Ma anche ad esempio in quello di Demetra: cfr. Porphyr. de abst.
196 Si veda l ’articolo ‘ Il mare delle capre ’ in U. Pestalozza, Nuovi IV 16 e Thompson D ’Arcy W ., A Glossary of Greek Birds, Oxford 21936,
saggi di religione mediterranea, Firenze 1964, pp. 167-174. alla voce άλεκτρυών.
60 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 61

rie di sintomi particolarmente inquietanti che essa presentava presto anche in Grecia il colore del lutto e della morte 206,
aveva fatto sì che attorno ad essa si moltiplicassero prescri­ come d’altra parte il bianco era il colore catartico per eccel­
zioni, si coagulassero interdizioni di diversa provenienza. Ma, lenza, quello che garantiva il massimo grado di purezza ri­
come dimostra l’esempio della capra, il nucleo originario di tuale 207. I due divieti congiunti sono attestati per esempio
queste prescrizioni è altrettanto greco quanto orientale o se­ anche per i Pitagorici; e di un mystès di Zeus Ideo sappiamo
mitico; e la lista doveva essere quella tradizionale — con da Euripide che si preoccupava sia dell’assoluto candore delle
possibilità di ampliamenti e variazioni — dei guaritori, e non
vesti che di una rigida osservanza vegetariana 208.
deve neppure essere considerata di origine pitagorica 202, an­
che se in parte coincide con la tavola dei tabu pitagorici 203, E per offrire la minima presa possibile alle forze ostili
che però poggiavano, per quanto ancora possiamo vedere, su il malato doveva evitare anche di tenere un piede sull’altro,
motivazioni diverse, e soprattutto erano rapportati a un si­ o una mano sull’altra, perché avrebbe potuto trovarsi « im­
stema di vita complessivo, e non a una malattia specifica. pedito », « legato » e in balia delle forze che cercavano di
possederlo 209. Gli scavi archeologici hanno restituito un po’
Per completare la serie delle misure precauzionali, l’epi­ da tutto il mondo greco una serie di figurine 210, alcune delle
lettico doveva poi guardarsi non solo dall’ingerire, ma an­
che semplicemente dal venire a contatto con materiale carico 206 Si vedano tutti i passi in proposito raccolti da G. Radke, Die
Bedeutung der weissen und der schwarzen Farbe im K ult und Brauch der
di potere magico-contagioso. La capra, si è visto, era l’ani­ Griechen und Romer, diss. Berlin 1936.
male più fortemente e tradizionalmente connesso alla malat­ 207 Si veda in proposito Wachter, Reinheitsvorschriften ecc. cit. p. 15
tia sacra 204: il malato quindi non solo non doveva nutrirsi sgg., e ad esempio Plat. Leg. 956 a; Leg. Graec. Sacr. II 58, 22; 63, 7;
di carne di capra, ma neppure giacere su pelli di capra, o Sokolowski, Lois sacrées de l'Asie Mineure cit. 14, rr. 7-9 (prescrizione
relativa all’accesso neU’Asclepieion per il rito incubatorio): ,[εί]σπο-
portarne addosso ( tracce di questo tabu si conservano ancora ρευέσθω... | [έν ΐμα]τίοις λ,ευκοϊς.
nella Grecia di oggi, o dell’altro ieri) 205; e doveva anche 208 Jambl. V.P. 100: έσθήτι δέ χρήσθαι λ ευ κ ή ι... κω δίοις... ού
evitare di vestirsi di nero, perché il nero fu considerato assai χρήσθαι; Eur. fr. 472 Ν .2 16-19: πάλλευκα δ’ έχων εΐματα φεύγω |
γένεσίν τε βροτών καί νεκροδήκης | ού χριμπτόμενος τή ν τ ’ εμψύχων |
βρώσιν έδεστών πεφύλαγμαι.
202 Come vorrebbe A. Delatte, La vie de Pythagore de Diogène Laérce,
Bruxelles 1922, p. 232. 209 356, 8-9 L. = 142, 25-27 J.: μηδέ πδδα έπί ποδί εχειν, μηδέ
203 Si veda 58 C 6 D.-K.; Boehm, De Symbolis Pythagoreis cit. p. 17 χεϊρα έπί χειρί (π ά ντα γάρ ταΰτα κωλύματα είναι). L’interpretazione
sgg.; Nilsson, Gesch. d. griech. Rei. I1 pp. 666-67 = I2 p. 704 e nn. di κωλύματα come « legamenti magici » risale a Wilamowitz, Lesebuch
204 Onde la convinzione — attestata a noi per l ’età tarda — che la cit. p. 142. La spiegazione π ά ντα γάρ ... είναι, riferita all’infinito, risale ai
capra servisse a identificare gli epilettici: cfr. Plin. N.H. XXVIII 16, 226: guaritori stessi, e non è da attribuire all’autore come altre precedenti, per
morbutn ipsurn (sci. comitialem) deprehendit caprini cornus vel cervini usti cui cfr. sopra la nota 183. Ha attirato la mia attenzione su questo parti­
nidor-, Paulus Aeg. I l i 13 = C.M.G. IX 1, p. 153, 17-19: διελέγχει δέ colare un’osservazione di H. Diller, che anche nella sua traduzione (Hip-
τούς επιληπτικούς ... κέρας αϊγειον, έσθιόμενον δέ ήπαρ τράγειον, καί ή pokrates, Schriften, ‘Rowohlts Klassiker’ Hamburg 1962, p. 135) così rende
οσμή όπτομένου τοϋ ήπατος. il passo: « denn dies alles sei hemmend fiir das Wohlbefinden » (quindi,
205 Arbesman, Das Fasten ecc. cit. p. 39, riferisce che i Greci moderni con una diversa interpretazione di κωλύματα).
evitano di mettere il morente a giacere su una coperta di pelo di capra 210 Si veda F. Cumont, ‘Une figurine grecque d’envoùtement’, Comptes
perché questo renderebbe più difficile l ’agonia. Nel regolamento cultuale rendus des séances de l’Acad. des Inscript. et Belles Lettres 1913, pp. 412-
per l’accesso a un tempio di Lindos risalente al III secolo d.C. leggiamo: 421; Ch. Dugas, ‘ Figurines d’envoùtement trouvées à Delos ’, Bull, corresp.
άνυποδέτους ή έν λευκοΐς μηδέ αίγείοις ύποδήμασι, μηδέ τ ι αϊγειον bell. 39, 1915, pp. 413-423; W. Deonna, Exploration archéologique de
έχοντας (Sokolowski, Lois sacrées de l’Asie Mineure cit. 91, rr. 7-8). Delos 18, 1938, pp. 363-365.
62 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 63

quali potrebbero forse risalire all’età tardo-arcaica21121, con le stata almeno a partire dall’età micenea, per quanto parecchie
mani legate dietro il dorso, con i piedi carichi di legami spes­ testimonianze ci vengano dalla fine del V secolo, da « Ippo-
so sapientemente intricati, talvolta con il collo costretto entro crate » come dalla tragedia o dalla commedia. Portare su di
un giogo e chiodi che trafiggono gli organi della vista, del­ sé nodi, legami, trecce, anelli, cinture era proibito ad esem­
l’udito, della parola. Queste statuette rappresentano l’equi­ pio in un atto rituale magico come quello della raccolta dei
valente figurativo delle famose tabellae defixionisin, le ta­ semplici: si veda la serie delle raccoglitrici rappresentate sui
volette che portavano iscritta la formula magica con cui si sigilli micenei217, con la lunga capigliatura e le vesti comple­
potevano « legare le mani e i piedi e la lingua e Γanima » 213 tamente sciolte, ma anche la descrizione che Sofocle218 fa
di una o più persone di cui veniva indicato il nome, e ri­ della maga Medea mentre raccoglie le sue erbe secondo lo
durle così all’impotenza per piegarle ai voleri del dedicante stesso rituale rimasto immutato nei secoli. E si vedano altresì
o per causarne la morte: tale era il potere magico simpati­ tutti i tratti di dio lieur e jeteur de sorts che Marie Delcourt
camente proprio dei nodi. Anche gli άγύρται καί μάντεις214 in un libro estremamente interessante219 ha individuato nella
di Platone si vantavano di saper padroneggiare a scopo offen­ figura dell’Efesio di Omero e di Esiodo, il dio che « lega »
sivo la potenza dei κατάδεσμοι: e proprio al IV secolo a.C. Ares e Afrodite con legami invisibili, il fabbro che forgia
appartengono la maggior parte delle tabellae defixionis, an­ gioielli che sono in realtà amuleti, che costruisce la camera
che se alcune risalgono alla metà del V 215216. di Era dalla misteriosa serratura 220. Questo simbolismo dei
Dodds 216 è del parere che la « regressione magica » della nodi, che è estremamente polivalente e può servire « per
fine del V secolo e soprattutto del IV sia dovuta a una rea­ l’amore, la pioggia, il vento, il maleficio, la guerra, il lin­
zione all’illuminismo del V, e anche allo stato d’animo di guaggio e mille altre cose » “‘, conserva tutta la sua vitalità
ansietà e di timore causato dalla guerra del Peloponneso e anche in epoca classica: Aristofane ed Eupoli ad esempio ci
da fenomeni come quello della peste di Atene. Comunque danno notizie sulle virtù prodigiose del δακτύλιος φυσικός ο
sia di ciò, la credenza greca nella magia dei nodi è atte­ φαρμακίτης 222, l’anello magico che poteva servire da amuleto
contro pericoli d’ogni genere, contro i demoni, contro i ser­
211 Dugas, art. cit., pensa al VI secolo per le figurine di Delos; Deonna,
op. cit. p. 364, è per una datazione molto più bassa. penti (ma era impotente contro i sicofanti!); e, per scen­
212 Quelle attiche sono state raccolte da R. Wiinsch in I.G. I l i 3, dere un poco più in basso nel tempo, Asclepio, come leggia­
(App.); le altre da R. Audollent, Defixionum tabellae praeter Atticas, Paris
1904. I reperti più recenti non hanno aggiunto nulla di sostanzialmente
mo in uno degli ìamata di Epidauro, poteva guarire gli epi-
nuovo.
213 Si veda ad esempio la laminetta plumbea del Pireo riprodotta anche 217 Illustrati da Delatte, Herbarius cit. p. 14 sgg.
in S.I.G? 1175, 1-3, 14-17: Μικίωνα έγώ έλαβον καί κατέδησα τά ς 218 Fr. 534 Pearson, specialmente ai vv. 6-7: &ς ήδε βοώσ’ άλαλα-
χεϊρας καί τούς πόδας καί τήν γλώ σσαν καί ψυχήν ... 'Ιππονω ί[δ]ην ζομένη | γυμνή χαλκέοις ή μα δρεπάνοις.
καί Σωςράτην έγώ [ ’έ λ]αβον καί έδησα τά ς [χε]ϊρας καί τούς πόδας 219 Héphaistos ou la légende du magicien, Paris 1957.
καί [τ ή ]ν γλώ σσαν καί τή ν ψ υχ[ή ]ν. 220 Per la continuità di una tale concezione magica si veda Suda, s.v.
214 364 b-c. Ήφαίστειος δεσμός · έπί τώ ν άφύκτων κτλ.
215 Cfr. Audollent, Defixionum tabellae ecc. cit. p. CXVII. Per una 221 Mauss, Teoria generale della magia cit. p. 69.
defìxìo plumbea di Gela risalente alla metà del V secolo a.C. si veda 222 Aristoph. Plut. 883-84: φορώ γ ά ρ ... | τόν δακτύλιον τονδί, e cfr.
L. H. Jeffery, Ann. Brit. School of Athen 1, 1955, p. 74. Schol. ad loc. ( = Eupoli, fr. 87 K.): λέγει οΰν, ού φοβούμαι σε έχων
216 The Greeks and thè Irrational cit. pp. 192-195 ( = trad. it., φυσικόν δακτύλιον, δακτύλιον δέ, τόν λεγόμενον φαρμακίτην. Εΰπολις
pp. 239-242). Βάπταις μέμνηται.
Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 65
64

lettici premendo loro un anello sulla bocca, sul naso e sulle magica), per chi prepari « farmaci nocivi », φάρμακα δηλη­
orecchie 223. I guaritori della Malattia sacra invece temevano τήρια, contro la comunità di Teo o contro singoli cittadini.
evidentemente che la magia dei nodi potesse essere usata in
Queste, nel loro complesso, le prescrizioni dei guaritori.
malam partem: e anche in questo si trovavano ancora una
Se esse avessero una validità generale, o fossero piuttosto va­
volta d’accordo con i Pitagorici, che fra gli altri loro divieti
riazioni su una lista fondamentale adottate presso una « scuo­
avevano anche quello di portare un anello 224. E a un possi­ la » di cui l’autore aveva personale conoscenza, non è più
bile uso offensivo, nocivo del potere magico il nostro autore possibile sapere, per quanto la seconda ipotesi appaia più
allude anche in un altro punto, quando afferma che gli epi­ probabile della prima. In ogni modo, anche nel caso che si
lettici sono trattati dai guaritori « come se fossero affatturati debba ammettere qualche interpolazione tardiva, le prescri­
dagli uomini », πεφαρμακευμένους ΰπ’ ανθρώπων 22526. Il φάρ- zioni formano un insieme omogeneo; come omogenea ad esse
μακον quindi, che da Omero in poi appare di solito come il è l’ulteriore « pretesa » degli sciamani, che viene a far tra­
mezzo magico di guarigione per eccellenza m, può costituire boccare il vaso già colmo dell’indignazione dell’autore, ossia
altresì un potente strumento di offesa, tanto che un docu­ quella di « saper tirar giù la luna e far eclissare il sole, e
mento epigrafico risalente alla prima metà del V secolo a.C., fare la tempesta e il bel tempo, e la pioggia e la siccità, e
le cosiddette Teìae Dirae 227*, prevede la pena di morte, esten­ di saper rendere il mare invalicabile e la terra sterile, e di
sibile a tutta la famiglia ( il solito concetto della contagiosità saper compiere ogni altra cosa dello stesso genere ».
La capacità d ’influire sul tempo, di por fine alla siccità,
223 Si veda R. Herzog, Die Wunderheìlungen von Epidauros, Philol.
Supplb. XXII 3, 1931, pp. 32 e 110 sg.; e sull’uso terapeutico dei nodi
di dominare i venti e così via è, in ogni quadro culturale,
J. Scheftelowitz, Das Schlingen- und N etzm otiv im Glauben und Brauch morfologicamente propria dello sciamano, e quasi altrettanto
der Volker, Religionsgesch. Versuch. u. Vorarb. XII 2, Giessen 1912, special- tipica quanto le sue facoltà di guaritore. Per la Grecia, essa
mente alle pp. 27-38, e ad es. Plin. N.H. XXVIII 4, 47-48: Magorum haec
commenta su n t:... inguinibus medentur aliqui liceum telae detractum alligan-
ci è attestata non soltanto da testimonianze tardive su quelle
tes novenis septenisve nodis ecc. eccezionali figure di γόητες e di maghi che erano i Telchi-
224 Jambl. Protr. 21: δακτύλιον μή φόρει. Il materiale analogico è ni m, capaci di trasportare ovunque le nubi e la pioggia, la
naturalmente molto copioso in età tarda: lo si veda raccolto in J. Hecken- grandine e la neve, ma anche da testi che ci garantiscono che
back, De nuditate sacra sacrisque vinculis, Religionsgesch. Versuch. u. Vorarb.
IX 3, Giessen 1911, pp. 69-112. La testimonianza letteraria forse più famosa è l’associazione fra il mago della pioggia e il guaritore era ben
Theocr. II 3: tòv έμόν βαρύν εύντα φίλον καταδήσομαι άνδρα. Dal­ nota anche ai Greci del V secolo; nell’Agamennone di Eschi-
l ’inesauribile repertorio di Plinio (N.H. XXVIII 6, 59), scelgo questo bel­ lo Ièios Paian, il dio della medicina, è invocato perché plachi
l ’esempio: adsidere gravidis, vel cum remedia alicui adhibeantur, digitis
pectinatim inter se inplexis, veneficium est... peius, si circa unum ambove i venti che trattengono le navi greche; Aristofane fra i tanti
genua; item poplites alternis genibus imponi. imbroglioni nutriti dalle Nubi accanto agli « esperti di me­
223 362, 9-10 L. = 148, 38-39 J. dicina » ricorda anche i « mistificatori meteorologici »; ed
226 Si cfr. Artelt, Studien zur Geschichte der Begriffe « Heilmittel » usw.
cit. alla nota 174, pp. 38-46. Nel Corpus Hippocraticum il significato di
φάρμακον è naturalmente ormai strettamente tecnico (ivi). 228 Per il quadro generale si vedano: F.G. Welcker, ‘ Einfluss der Luft
227 S .l.G > 37-38 A 1. Per la datazione si veda L.H. Jeffery, The Locai und Winde ’, in Kleine Schriften cit. I l i , pp. 57-63; W. Fiedler, Studien
zum antiken Wetterzauber, diss. Wùrzburg 1930. Sulla magia meteorologica
Scripts of Archaic Greece, Oxford 1961, p. 345 n. 62. Per δηλητήρια
nel mondo latino Abt, Die Apologie ecc. cit. p. 51 e nn. Per i Telchini si
si cfr. δηλήσεται in Hom. Hymn. in Dem. 228 (vedi sopra, in corrispon­
veda Diod. V 55.
denza alla nota 62).

5
66 Giuliana Lanata
Medicina magica e religione popolare in Grecia 67

Empedocle, il filosofo-taumaturgo, può fare al suo discepolo città; ed è probabile che questo fosse un sistema per sfrut­
Pausatila queste impegnative promesse: « Tu imparerai a co­ tare la dynamìs antipathès 234 insita nelle pelli degli asini,
noscere tutti i farmaci che proteggono contro i mali e la vec­ animali che, come c’informa la dottrina di Marie Delcourt 235,
chiaia, perché per te solo io compirò tutto questo; farai ces­ erano collegati, e proprio in Sicilia, al culto dei venti 236. È
sare la forza dei venti instancabili che levandosi sulla terra quindi possibile che la versione « meccanica » della storia
rovinano con i loro soffi i seminati, e viceversa, se vorrai,
rappresenti una razionalizzazione di quella magica; ma è dif­
potrai ricondurre indietro i soffi ripagatori; e dalla pioggia ficile dire se questi interventi fossero collegati alla figura
oscura potrai creare per gli uomini al momento opportuno
di Empedocle fin dall’origine, o gli siano stati attribuiti in
la siccità, e dalla siccità estiva potrai creare lo scrosciare del­
seguito, come spiegazione delle sue parole a Pausania, so­
la pioggia celeste ( ? ) che alimenta gli alberi; potrai richia­
spetto questo che nasce quando si leggono le notizie sugli
mare dall’Ade la forza di un uomo defunto » 229.
άνεμοκοΐται e sugli εύδάνεμοι di Corinto e di Atene 237, an-
Né « Ippocrate » però, né Empedocle ci informano in
maniera precisa sulle tecniche messe in opera correntemente ch’essi evidentemente « specializzati » nel dominio sui venti.
dagli sciamani per padroneggiare i fenomeni meteorologici: Quanto poi alla capacità di risuscitare i morti, attribuita
nella Malattia sacra si parla semplicemente di « adempimenti per esempio anche agli sciamani traci seguaci di Zalmoxis 238,
rituali » 230, mentre il frammento di Empedocle può essere essa era concepita forse come una tecnica per richiamare nel
parzialmente chiarito da una serie di testimonianze tardive, corpo l’anima temporaneamente sfuggitane, e andrebbe in
per vero piuttosto confuse e contraddittorie 231, da cui veniamo questo caso in qualche modo ricollegata agl’insegnamenti em-
a sapere che Empedocle ricevette l’appellativo di κωλυσα- pedoclei sull’àirvouq 239; mentre nel resto della tradizione gre­
νέμας ο άλεξανέμας per aver fatto cessare dei venti che por­ ca era attribuita di solito quasi esclusivamente ad Asclepio 240.
tavano malattie e sterilità. Questo risultato sarebbe stato Anche nel caso della magia meteorologica uno degli stru­
ottenuto, secondo alcune fonti 232, in maniera diciamo così menti principali era costituito dagli incantesimi: nell Odissea
meccanica e ingegneresca, con la costruzione di un muro che è Circe, la dea « canora », che fa levare il vento che riempie
sbarrava la gola montana da cui i venti soffiavano; ma se­ le vele di Odisseo241; nell 'Agamennone di Eschilo 242 il sa-
condo altre fonti 233 non di un muro si sarebbe trattato, ma
di pelli d’asino trasformate in otri e disposte attorno alla 234 E. Bignone, Empedocle, Torino 1916, p. 72, n. 2.
235 Stérilités mystérieuses ecc. cit. pp. 83-90, a cui risale l ’interpreta­
zione che qui riprendo.
229 Aesch. Agatn. 146 sgg.: ΐήιον δέ καλέω Παιάνα κτλ.; Aristoph.
236 Etym. Magri, s.v. Ά νεμύτας (/. Ά νεμώ τας) · παρά Ταραντίνοις
Nub. 332-333: ία τροτέχνα ς... μετεωροφένακας; Empedocle, fr. 31 Β
ο ονος ό άνέμοις θυόμενος, e cfr. Hesych., s.v. Ά νεμώ τας, e gli otri di
111 D.-K.
Eolo, Od. 10, 19 sgg.
230 Τελέω, τελετή compaiono anche nel linguaggio dei Papiri magici·.
237 Hesych., Suda s.v. Άνεμοκοΐται · οΐ άνεμους κοιμίζοντες · γένος
cfr. Kern, s.v. ‘ Telete R.E. II 5 A 1, 395 (si veda ad esempio P.G.M. II
δέ τοιοΰτόν φασι ύπάρχειν έν Κορίνθωι.
p. 145, rr. 4-5: [τέλει τε]λέα ν έπαοιδήν).
238 Cfr. Plat. Charm. 156 d.
231 Si vedano raccolte per la maggior parte in 31 A 14 D.-K. e si cfr.
239 Si vedano in proposito i frr. 76-77 Wehrli (31 A 1 D.-K.) del περί
anche 31 A 1, 60 D.-K. e 31 A 2 D.-K.
τή ς απνου ή περί νόσων di Eraclide Pontico e le note di Wehrli.
232 Si veda ad esempio Plut. adv. Colot. 32, 4, p. 1126 c = 31 A
240 Edelstein, Asclepius cit., Testini. 3-5; 7; 8; 68-85 ecc.; cfr. anche
14 D.-K.
voi. II, p. 45.
233 Diog. Laert. V i l i 60 = 31 A 1 D.-K., e cfr. anche Suda, s.v.
241 Hom. Od. 11, 7-8 = 12, 149-50.
Εμπεδοκλής = 31 A 2 D.-K.
242 V. 1418.
68 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 69

crificio di Ifigenia è definito un « incantesimo » per i venti licabile e la terra sterile » 249 ne consegue che anche la magia
traci; gli Ateniesi intonavano una ώιδή di Simonide 24324 per meteorologica poteva essere usata per quegli scopi aggres­
ottenere un vento favorevole per le loro navi; di epodai si sivi che sono documentati per esempio dalle tabellae defi-
servivano le fanciulle tessaliche per tirar giù la luna dal cie­ xionis, anche se, come appare dal complesso delle testimo­
lo m ; a Sidone c’era un altare dei venti, dove il sacerdote nianze fin qui esaminate, la magia greca dell’età arcaica e
faceva sacrifici una volta l’anno per mitigarne la violenza ac­ classica appare principalmente, anche se non unicamente, una
compagnando gli adempimenti rituali con le epodai di magia difensiva, apotropaica.
Medea 245.
Le pelli d ’asino di Empedocle, e la probabile interpre­ La ricerca linguistica, le testimonianze letterarie, la do­
tazione del loro significato, si richiamano invece a un’altra cumentazione archeologica ci hanno così aiutati a ricostruire
serie di tecniche per influenzare il tempo, che sfruttano an­ la figura degli sciamani greci, a illustrarne le tecniche, a indi­
cora una volta la legge della simpatia-antipatia. In età mice­ viduare gli ambienti in cui si erano formate le rappresenta­
nea, specchi e lampade venivano usati per rafforzare magica­ zioni in base a cui operavano; purtroppo, non a dare lo sfondo
mente la luce del sole e aiutarlo a sorgere 246; a Crannone, di un luogo preciso all’attività dei modelli che l’autore aveva
come ci documentano testimonianze letterarie e raffigurazioni sotto gli occhi, perché per questo solo il suo nome potrebbe
su monete, si ovviava alla siccità portando in giro per la città aiutarci; ma quand’anche fosse davvero quello di Ippocrate
un carro che lasciava colare da un’anfora bucherellata del­ « il grande », la sua attività di medico itinerante lascerebbe
l’acqua che doveva simpaticamente attirare l’acqua dal cie­ pur sempre aperta la questione. D ’altronde, la diversa pro­
lo 247; e tratti sciamanistici sono ravvisabili nella figura di venienza e insieme la sostanziale concordanza delle varie te­
Salmoneo, il re d’Elide che s’identificava al dio del tempo stimonianze dà una certa fiducia che la ricostruzione nel suo
imitando il fragore del tuono con lebeti di bronzo trascinati insieme possa essere considerata grosso modo valida per gran
da un cocchio e il bagliore del fulmine con fiaccole ardenti parte del mondo greco.
scagliate contro il cielo 248. Ma, per precisare ancor meglio questo quadro che ho cer­
Se poi nel testo della Malattia sacra si leggeva veramente cato fosse il più possibile « datato », sarà bene a questo
che gli sciamani sostenevano di saper rendere « il mare inva­ punto sottolineare che, mentre per il medicine-man dei po­
poli primitivi tutte le malattie sono ugualmente magiche, e
243 Simonide, fr. 535 Page.
tutte richiedono perciò terapie analoghe, nell’età della Ma­
244 Sosiphanes Meleagr. fr. 1 N A Le donne tessaliche avevano partico­
lare reputazione di maghe: cfr. Schwenn, s.v. ‘ Selene R.E. II A 1, 1140, lattia sacra vi erano alcune malattie — poniamo la febbre
e ad es. Aristoph. Nub. 749-50. quotidiana, o terzana, o quartana — che nessuno, a sentire
245 Paus. II 12, 1.
246 Si veda A.W. Persson, The Relìgion of Greece in Prehistoric Times,
l’autore, considerava « sacre » 25°. Una razionalizzazione par-
Berkeley 1942, p. 42 sgg., 61 sgg. Nulla di preciso è dato di sapere sulla
Α νέμω ν ιέρεια delle tavolette di Cnosso. Si veda in proposito G. Pugliese 249 Θάλασσαν άπορον καί γ η ν άφορον (358,21 L. = 144,3-4 J.) è
Caratelli, ‘ Riflessi di culto miceneo nelle tabelle di Cnosso e Pilo ’, in correzione di Lobeck per θάλασσαν αφορον καί γη ν dei mss. Minori pro­
Studi in onore di U.E. Paoli, Firenze 1955, p. 601. babilità ha la correzione θάλασσαν εϋπλοον καί γ η ν εύφορον di Wila-
247 Antig. Histor. Mirab. 15 apud Scriptores rerum memorab. graeci, mowitz (Herakles, Berlin 21933 II p. 250).
Westermann, p. 65, e cfr. Schuhl, Essai sur la formation ecc. cit. p. 51 sgg. 250 352,10 - 354,4 L. = 138,12 - 140,18 J.: έγώ αποδείξω ετερα οΰδέν
248 Apollod. I 9, 7. ήσσον έόντα θαυμάσια ουδέ τερατώδεα, & ούδείς νομίζει ιερά είναι ·
70 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 71

ziale della medicina si era operata già — se vogliamo ancora la teoria popolare dell’origine divina di alcune malattie
una volta chiedere lumi all’etimologia251 — nel mondo indo­ mette in guardia il medico, affacciando come sempre i suoi
europeo, nel cui patrimonio linguistico, assieme alle varie sottili e sofisticati distinguo, dal prescrivere medicine a ca­
radici che indicavano il curare come un atto sostanzialmente saccio, o accenna ripetutamente a una querelle che doveva
magico, ne erano già presenti altre che lo definivano come un essere assai viva a quel tempo — e non solo a quel tem­
meditato intervento per rimettere ordine in una situazione p o 256 — fra medicina e chirurgia 257.
turbata. Nella Grecia del V secolo poi la medicina magica, In un’epoca, quindi, abbastanza altamente intellettualiz­
oltre a dover fare i conti con la religione ufficiale, come ho zata e « informata », la malattia aveva perduto in parte il
cercato di mostrare, doveva misurarsi anche e soprattutto con suo viso « demonico », e poteva essere ed era affrontata ra­
la medicina scientifica, il cui alto livello di consapevolezza zionalmente con le misure appropriate. Ma, evidentemente,
metodologica e il cui patrimonio di cognizioni ci sono atte­ una razionalizzazione del genere stentava a farsi strada spe­
stati dal Corpus ippocratico e presuppongono dietro di sé cialmente nel caso delle malattie mentali, o assimilate a quel­
una lunghissima tradizione di medicina razionale. le mentali, per cui non tutti erano disposti ad ammettere una
E un certo numero di conoscenze mediche doveva essere causa « fisica ». Questo era particolarmente vero nel caso
diffuso anche al di fuori degli ambienti strettamente profes­ dell’epilessia in cui — il libro di Temkin sta lì a documen­
sionali; per Atene almeno, questo ci è attestato non solo da tarlo — la teoria demonica sarebbe stata tanto dura a mo­
una occasionale osservazione di Senofonte sull’alto numero rire; ma ad esempio un accenno di Aristofane 258 ci permette
di libri di medicina esistenti nell’età di Socrate 751, ma soprat­ ancora di vedere che, diversamente da quanto afferma « Ip-
tutto dalla tragedia che, se ci conserva tante testimonianze pocrate », anche la febbre continuava a essere popolarmente
del mondo magico, si mostra anche curiosa e sufficientemen­ considerata un fatto demonico. E del resto, uno scienziato
te informata nei confronti della medicina scientifica, di cui della serietà e della preparazione del nostro autore non avreb­
contribuisce a « divulgare » le scoperte 253. Così, come ho già be degnato di una così lunga polemica i guaritori, se essi non
ricordato 254, Sofocle nell’Aiace è del parere che un buon me­
255 Cfr. fr. 292 N .2: προς τή ν νόσον τοι καί τον ιατρόν χρεών |
dico non debba « cantilenare incantesimi » per una malattia ίδόντ’ άκεϊσθαι, μή έπιτάξ τά φάρμακα j διδόντ’, έάν μή ταϋτα τήι
che richiede l’intervento del chirurgo; ed Euripide, mentre νόσωι πρέπηι. | νόσοι δέ θνητών αί μέν εισ’ αυθαίρετοι, I α'ί δ’ έκ θεών
respinge con lo stesso sdegno dell’autore della Malattia sacra πάρεισιν, ά λ λ α τώι νόμωι | ίώμεθ’ αύτάς. άλλά σοι λέξαι θέλω, | εί
θεοί τι δρώσιν αισχρόν, ούκ είσίν θεοί.
256 p er restare nel campo della filologia classica, si ricordi il curioso
τοϋτο μεν οί πυρετοί οί άμφημερινοί καί οί τριταϊοι καί οί τεταρταίοι tentativo di fondare su Omero le pretese della chirurgia alla priorità crono­
ούδέν ήσσόν μοι δοκέουσι ιεροί είναι καί ύπό θεοΰ γίνεσθαι ταύτη ς τής logica sulla medicina, e le conseguenti polemiche.
νούσου, ών οΰ θαυμασίως ’έχουσιν. 257 Si veda il fr. 1072 N .2: μέλλων τ ’ ιατρός τήι νόσωι διδούς χρόνον ;
251 Si veda É. Benveniste, ‘ La doctrine médicale des Indo-Européens ’ ίάσατ’ ήδη μάλλον ή τεμών χρόα, e si cfr. il fr. 403 N .2, 6.
Rev. de l’Hist. des Religions 65, 1945, pp. 4-12. 258 Si veda Vesp. 1038-39: τοΐς ήπιάλοις έπιχειρήσαι πέρυσιν καί
252 Xenoph. Mem. IV 2, 10: π ολλά γάρ καί ιατρών έστι συγ­ τοίς πυρετοϊσιν | οί τούς πατέρας τ ’ ή γχον νύκτωρ καί τούς πάππους
γράμματα. άπέπνιγον, e lo Schol. al ν. 1038: Δίδυμος δέ φησι, δαίμων, δν Ήπιά-
253 Traggo queste e le successive osservazioni dall’articolo di N.E. Col- λην καί Τϊφυν καί Εύόπαν καλοΰσι, e per l ’interpretazione si vedano
linge, ‘ Medicai Terms and Clinical Attitudes in thè Tragedians Bull. Inst. ad esempio W.R. Halliday, ‘ Some Notes on thè Treatment of Disease in
Class. Studies. University of London 9, 1962, pp. 43-55. Antiquity ’, Greek Poetry and Life, Oxford 1936, pp. 280-281; Herter, ‘Bose
254 Si veda la n. 144. Dàmonen ecc. ’ cit. p. 126.
72 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 73

avessero goduto di un seguito tanto largo da rappresentare un se ne trovava uno a disposizione, il che non era sempre faci­
pericolo sia sul piano scientifico che su quello professionale. lissimo — non erano poi molto alti 262; ma per l’uomo della
E non è da credere che, nonostante la battaglia ippocra­ strada, per il Greco che doveva lavorare ogni giorno per vi­
tica, il ricorso agli « incantesimi » dei « purificatori » o ad vere, era certo particolarmente difficile, quando non impos­
altri mezzi di profilassi magica sia finito con il V secolo. sibile, seguire le costose prescrizioni, il complicato regime,
Ho già ricordato in precedenza il passo del Carmide plato­ il riposo imposto dal medico-scienziato 263: in un paese in cui
nico in cui Socrate propone al bel giovinetto un « incante­ le donne spesso si ammalavano perché tornavano ai lavori pe­
simo » contro il mal di testa. Teofrasto 259 racconta con scan­ santi troppo presto dopo il parto, o dove i medici lamenta­
dalo di Pericle che, malato di peste, non si vergognava di vano che solo in poche case potevano dare i consigli appro­
mostrare a un amico l’amuleto che portava al collo ( sia pure, priati o disporre del personale necessario.
come si può ancora intravvedere, con una strizzatina d ’oc­ Ovviamente, il fatto che la medicina magica potesse fun­
chi, nel genere: « Guarda cosa mi han messo queste don­ gere da rifugio, da ex trema ratio nei casi disperati; il fatto
ne! »). Diogene Laerzio riferisce di Bione filosofo ateo ateis- che potesse, probabilmente, servire da « medicina dei po­
simo, che non aveva mai guardato un tempio, che derideva veri », non bastano se non parzialmente a spiegarne la
coloro che sacrificavano agli dèi, e che poi, caduto in una
lunga sopravvivenza nel mondo greco (e non solo in quello
gravissima malattia, non solo si piegò a preghiere e sacrifizi
classico e non solo in quello greco! ). C’era, tra l’altro, su
d’ogni genere, « ma porse anche docilmente il collo agl’incan­
questo piano, un tipo di medicina che poteva farle e le fece
tesimi di una vecchia, e si legò fiduciosamente le braccia
una vigorosa concorrenza, ed era la medicina incubatoria pra­
con strisce di cuoio » 26°, disposto a tutto pur di non morire.
Plutarco261 ci conserva il boti mot di Cleomene re di Sparta ticata nei templi di Asclepio (che, sia detto per inciso, so­
che, rimproverato per essersi rivolto, nel caso di una lunga pravvisse anch’essa vittoriosamente alla massacrante ironia,
malattia, a « purificatori e indovini » a cui prima non pre­ all’umorismo « nero » di una commedia come il Fiuto di Ari­
stava fede, « Che c’è di strano? », si giustificò. « Non son stofane, che pure dovette avere un pubblico più largo dei
più quello di allora: perché non dovrei pensarla diversa- « dieci lettori » della Malattia sacra ) ; e la sua enorme diffu­
mente? » sione è documentata non solo dai cosiddetti iamata di Epi-
Questi casi ci sono riferiti perché — visti i protagoni­ dauro, ma da una larghissima serie di testimonianze prove­
sti — facevano scandalo; ma tutti gli altri? I casi di tutti nienti da tutta l’antichità, dal coro delle voci riconoscenti
quei Greci che non facevano scandalo, né storia? Che non che si levavano a ringraziare il dio più mite, più capace di
vivevano in città piene di libri, di teatri, di medici, ma in lenire le sofferenze, più miracoloso, più « filantropico » di
fondo al loro villaggio della Beozia o dell’Acarnania? E poi,
Pericle e Cleomene potevano anche permettersi, prima di ri­ 262 Si veda L. Cohn-Haft, The Public Physicians of Ancient Greece,
Smith College Studies in History, 1956, pp. 23-26; 38. L’autore sostiene
correre ai purificatori o agli amuleti, di rivolgersi ai medici fra l ’altro che nella Grecia classica non vi erano medici « pubblici », nel
migliori; ma tutti gli altri? Gli onorari dei medici — quando senso odierno di « gratuiti », come si è spesso dedotto da un passo degli
Acarnesi di Aristofane, v. 1030.
259 Ap. Plut. Per. XXXVIII 2. 263 Si veda L. Edelstein, ‘ Antike Diatetik ’, Antike 7, 1931, p. 257.
260 Diog. Laert. IV 55-57. 264 « Classiche » in proposito le ricerche di J.C. Lawson, Modem Greek
261 Apophth. Lac. 223 e. Folklore and Ancient Greek Religion, Cambridge 1910.
74 Giuliana Lanata Medicina magica e religione popolare in Grecia 75

tutti, il dio che proprio per tutte queste sue caratteristiche gamente illustrati in questi ultimi decenni dagli storici delle
sarebbe stato il più « duro a morire » fra tutti gli dèi del religioni e dagli storici della cultura. Per quello che riguarda
pantheon pagano, quello più capace di contrastare, nei cuori la vitalità della magia nel caso specifico della medicina, e
dei suoi fedeli, l’avvento di Cristo 265. più in generale delle technai, ci si può forse ancora azzar­
Detienne 266 ha spiegato la tenace vitalità delle concezioni dare ad accostare un’ipotesi supplementare alle molte che
demonologiche con il permanere in larga parte della Grecia sono state avanzate per spiegare questo fenomeno, alcune
di un mondo agricolo e pastorale tagliato fuori dal mondo delle quali sono ormai così saldamente collaudate da non me­
di quelle « città » che furono il prodotto più originale della ritare più il semplice nome di ipotesi.
vita sociale dei Greci e che distrussero la concezione magica È, com’è noto, un irritante problema per gli storici del
del mondo con la formazione di un nuovo ambiente culturale, pensiero scientifico antico il fatto che la scienza greca, nono­
di un nuovo pensiero giuridico e morale; dal neolitico al stante il suo fervore speculativo e la qualità dei suoi risul­
III secolo d.C., dal Medio Evo cristiano alla Grecia dell’800, tati, non abbia mai sviluppato una tecnologia proporzionata.
nulla potè influire su questi « frammenti di civiltà tradizio­ Non è mia intenzione riproporre qui la questione delle cause
nale » ( quei frammenti che hanno esercitato tanto fascino di questo fenomeno, questione tu tt’ora aperta e che ha rice­
su larga parte della cultura contemporanea). La spiegazione vuto risposte tu tt’altro che pacifiche o universalmente accet­
di Detienne serve a interpretare un buon numero di testi­ tate o accettabili 268; ma solo avanzare, con tutta la cautela
monianze; e proprio per documentare l’intatta sopravvivenza del caso, l’ipotesi che questa mancata traduzione del pensiero
del mondo magico nell’età più tarda, a determinati livelli scientifico nell’efficacia pratica di tecniche che potessero, in
culturali, ho introdotto, nel corso dell’interpretazione delle certa misura, divulgarne a determinati livelli i risultati, e
concezioni e delle tecniche dei guaritori, anche una scelta di implicitamente quindi anche le premesse, sia parzialmente
testimonianze tardive, dall’opera di quell’instancabile racco­ responsabile dell’arresto di quella laicizzazione delle technai
glitore di tradizioni locali che fu Pausania come da quella che era iniziata così vigorosamente in età sofistica.
vera e propria « Bibbia della religione popolare » 267 che è la Nel campo della medicina, è vero, il salto che divide il
Storia naturale di Plinio. mondo della scienza da quello della tecnica fu superato pro­
Ma, come ho avuto occasione di documentare, anche la prio e specialmente nell’ambito della medicina ippocratica,
Grecia delle città, dei ginnasi, degli uomini politici e di cul­ che seppe operare quella sutura fra teoria ed empiria che al­
tura non si era del tutto liberata del suo passato « magico », tre scienze non seppero o non vollero realizzare; ma a conser­
che si sarebbe poi ripresentato sulla scena con prorompente varla, nell’opinione popolare, nell’ambito magico deve aver
vitalità, ma anche con diverse connotazioni, in età ellenisti­ concorso quel largo inevitabile insuccesso pratico a cui la
ca e tardo-ellenistica, acquistando una diffusione sempre mag­ medicina scientifica fin sulle soglie dell’età moderna fu con­
dannata da ragioni oggettive e non metodologiche.
giore, secondo un processo e per motivi che sono stati lar-
Fu fors’anche per questo fallimento che la medicina ma-
245 Si veda Edelstein, Asclepius cit. II, soprattutto alle ρρ. 132-138.
266 La notion de Oaimón ecc. cit. specialmente a p. 53. 268 Si vedano ad esempio Dodds, The Greeks and thè Irrational cit.
267 Ed. Stemplinger, Antike und Moderne Volksmedizin, Leipzig 1925, p. 250 sgg. ( = trad. it. p. 306 sgg); S. Sambursky, Il mondo fisico dei
Greci, trad. it. Milano 1959, p. 274 sgg.
76 Giuliana Lanata IN D IC I A N A LITIC I

gica sopravvisse così trionfalmente alla medicina ippocratica;


e che continuarono a presentarsi sulle labbra dell’umanità sof­
ferente, nelle parole degl’inni omerici ed orfici, degli oracoli
e dei carmi popolari, le lodi di Asclepio, « il grande datore
di gioia, capace di lenire le dolorose sofferenze delle malattie
degli uomini, beato, salvatore » 269?

269 Hom. Hymn. XVI 4: χάρμα μέγ’ άνδρώποισι, κακών δελκτήρ’ όδυ-
νάων; Orph. Hymn. LXVII 2, 8: δέλγω ν άνδρώπων π ολυα λγέα πήματα
νού σω ν... μάκαρ, σωτήρ; l ’oracolo citato da Paus. II 26,7: ώ μέγα
χάρμα βροτοίς βλαστών Α σκληπιέ πάσιν; Carm. pop. 47,18 Bgk:
βροτοΐς μέγ’ δνειαρ.
In d ice dei nom i p ro p ri e delle cose notevoli

Abaris 43, 50 Empedocle 34, 66 sg.


άδεισιδαιμονίη 15 Empusa 34
Afrodite 56, 63 Enodia 19, 34 n. 74, 40 n. 94
αγύρτης 41 sg. έπαγω γή 34 e n. 74
άλαζώ ν 41 έ-πηλυσίη 32
άλάστωρ 35 e n. 80 έπιβολή 34
Alcmeone 14, 49 Epidauro 63, 73
Alessandro Poliistore 32 έπιλαμβάνω, έπίληπτος, έπίληψις
Άναριεις 24 n. 27 23-24 e n. 26
Anassagora 14 Epimenide 43
άνεμοκοϊται 67 έπιπομπή 34 e n. 74
Α νέμω ν ιέρεια 68 n. 246 έπωιδή 46 sgg.
Anfiarao 16 Erinni 34
Apollo 28, 38, 44, 48, 57; Nomios eroi (causa della malattia) 33
19, 40 n. 94 εύδάνεμοι 67
Archelao 46 n. 132 έφοδος 34 e n. 35
Ares 19, 39 n. 94, 57, 63
Artemide 28, 46 n. 133, 58 n. 193
Asclepio 38, 42, 48, 59, 63, 67, 73, Ήρακλείη νοΰσος 26 n. 35
76
αυτόματος 30 n. 54 febbre 69, 71
Flamen Dialis 56, 58
Bacide 43
bagno (tabu del) 51 Gelló 34
bianco (colore magico) 61 γόης 44

catartica 42 sgg. ΐάομαι, ιατρός 27 e n. 44, 40


Cibele 41 ιερός, ιερά νόσος 23 sgg.
Circe 67 Ippolito 55
incantesimo: vedi έπωιδή
daimón, daimonton 25 sgg.
δακτύλιος φυσικός 63 κατάληπτος 24 n. 26
Demetra 31, 54 κατάδεσμος 62
Diocle di Caristo 49 Kères 29, 34
Diogene di Apollonia 14 κωλυσανέμας 66
Dioniso 44
Lamia 34
libro dei sogni 33 n. 69
Ecate 19, 33, 39, 40 n. 94, 58 n.
193
Efesto 63 Machaón 41 n. 98
Elasioi 16 Madre degli dèi 19, 57 sg.
Eieusi 56 magia agraria 31
80 Indice dei nomi propri e delle cose notevoli In d ice d ei passi citati

magia dei nodi 62 sgg. psychai 33


magia meteorologica 65 sgg. puerilìs passio 26 n. 35
μάγος 40 sgg.
μάντις 42, 62 Salmoneo 68
Medea 63, 68 sciamani 20 sgg.
μεγάλη νοϋσος 26 n. 35 Selene 39, 58 n. 193
Melampo 43 Sfinge 34
μητραγύρται 41 Sirene 34, 47
Mormó 34 Symbola Pythagorica 31
Museo 50
Alceo comico Artemidoro
tabellae defixionis 62 fr. 31 K.: 41 n. 104 II, 12 = 104, 14 sgg. Hercher =
nero (colore magico) 60 tabu dietetici 53 sgg. Alessandro di Traile 124, 15 sgg. Pack: 25 n. 34
νηστεία 54 tabu ritualistici 31, 51 sgg., 60 sgg. I 15: 26 n. 37 Ateneo
Ninfe 39 Taleta 43 V i l i 325 b: 57 n. 190
Alessi
Targelie 45 fr. 197 K„ 5-6: 53 n. 169 XIII 602 c: 45 n. 130
Orfeo, orfismo 46 n. 132, 48 sgg. Peiae Dirae 64 Anthol. Palat. XIV 624 a-b: 48 n. 148
Telchini 65 VI 240, 3-4: 46 n. 133
τελέω, τελετή 44, 66 n. 230 Antigono di Caristo Callimaco
παιδικόν πάϋος 26 n. 35 Teoride di Lemnos 16
περικαθαίρειν 45 n. 127 Histor. Mirab. 15, p. 65 Wester- Aet. fr. 75 Pfeiffer, 12-14: 59 n.
Tesmoforie 64 mann: 68 n. 247 197
pharmakoi 45 theos, theion 24 sg.
Pitagora, pitagorismo 31 sgg., 43, Apollonio Rodio (scoli ad) Carmina Popularia
Tiresia 41 47, 18 Bgk.: 76 n. 269
48, 51, 60 sg., 64 I 1019: 26 n. 39
Podalirio 41 n. 98 Apollodoro Celio Aureliano
Posidone 19, 28, 39 n. 94, 57 Zalmoxis 50, 67 I 9, 7: 68 n. 248 Chron. I 4, 60 = p. 478, 1-7
προσβολή 34 e n. 74 Zeus 28, 36, 56, 61 Apuleio Drabkin: 26 n. 39
Apoi. 50: 26 n. 37 Celso
III 23, 7 = C.M.L. I 139: 46
Areteo n. 132
III 4 = C.M.G. II 38, 27 sgg.:
26 n. 39
Aristofane Diodoro
Acb. 1030: 73 n. 262 V 55: 65 n. 228
Diogene Laerzio
Av. 485, 707: 59 n. 200; 1490
sgg.: 33 n. 72 I 110: 43 n. 115; I 112: 43 n.
113
Lys. 912-13: 52 n. 166 IV 55-57: 72
Nub. 332-333: 66 n. 229; 749-50: V i l i 32:32; V i l i 36: 43 n. 119
68 n. 244
Pax 39: 34 n. 74
Plut. 883-84: 63 n. 222 Ebano
de nat. anim. IX 65: 56 n. 187
Ran. 732-33: 45 n. 126
V.H. IV 17: 53 n. 170
Vesp. 71, 76, 114, 118: 44 n.
Empedocle
124; 1038-39: 71 n. 258
31 A 1, 2 D.-K.: 66 nn. 231,
Scoli ad Aristofane 233; A 13: 43 n. 113; A 14: 66
Av. 1490: 33 n. 73 nn. 231, 232; B 111: 66; B 112,
Eq. 1136: 45 n. 126 10-11: 49 n. 150; B 121: 34-35;
Plut. 883: 63 n. 222 B 146, 1: 49 n. 150
Ran. 730: 45 n. 126 Epimenide
Vesp. 1038: 71 n. 258 3 A 1 D.-K.: 43 nn. 113, 115
Ari stofonte Eraclide Pontico
fr. 13 K., 9-10: 53 n. 169 frr. 76-77 Wehrli: 67 n. 239
Aristotele Eraclito
Hist. Anìm. 605 a 6: 47 n. 141 22 B 14 D.-K.: 41; B 46: 25 n.
fr. 454: 45 n. 127 34
82 Indice dei passi citati Indice dei passi citati 83

Erodoto C.M.G. V 10, 2, 2, p. 305, 3: 26 n. 31; 358, 21: 69 n. 249; 360, 376-377: 30 n. 54
I 101: 40 n. 97; I 105: 24 n. n. 35 13-15: 57 n. 192; 362, 2-3: 36 Od. 5, 395-396: 29 n. 49; 9, 411:
27; I 132: 40 n. 97 n. 81; 362, 5-6: 31 n. 61, 40 28 nn. 45, 48; 10, 19 sgg.: 67
III 33: 25 n. 34 Giamblico n. 94, 46 n. 136; 362, 8-9: 35 n. 241; 19, 457-458: 47 n. 142
Eroziano n. 80, 42 n. 109, 45 n. 129; 362, Orphica
Protr. 21: 64 n. 224
a 45, p. 17, 6-8 Nachm.: 41 n. 9-10: 64 n. 225; 362, 10-12: 38 Hymn. XIV 14: 46 n. 133
V.P. 83: 53 n. 170; 100: 61 n.
104; a 46, p. 17, 9-13 Nachm.: n. 86; 364, 8: 15 n. 4; 364, 9, XXXVI 16: 46 n. 133
208; 164: 48 n. 148
40 n. 94 Gorgia 366, 5, 368, 10: 23 n. 25; 370, LXVII 2, 8: 76 n. 269
fr. 33, p. 108, 12-13 Nachm.: 59 82 A 3 D.-K.: 43 n. 120; B 11, 7, 372, 1, 374, 25: 24 n. 26; 374, Lith. 367: 53 n. 170
n. 198 8 sgg.: 47 n. 139 21-22: 23 n. 25, 24 n. 26; 376,
Eschilo 8, 22, 380, 8, 12, 15, 21, 382, 7,
Agam. 146 sgg.: 66 n. 229; 1018- 15: 24 n. 26; 382, 22-24: 35 n. Paolo Egineta
1021: 50 n. 157; 1418: 67 Hymn. Hom. 78; 382, 25, 384, 4-5: 24 n. 26; III 13 = C.M.G. IX 1, 153, 17-
Cho. 283: 34 n. 74 II 200: 54 n. 176; 227-228: 31- 394, 9: 23 n. 25, 24 n. 26 19: 60 n. 204
Eum. 648 sg.: 50 n. 157 32; 228: 64 n. 227 Papiri
Mul. I 7 = V i l i 32, 23 L.: 26 P.G.M. I 8 (Pap. Berolin. 5025,
Prom. 596-598: 30 n. 56 XVI 4: 76 n. 269 n. 35
frr. 273 sgg. N.2 = 475 sgg. Met­ 105): 54 n. 177
II 151 = V i l i 326, 17 L.: 25 I 68, 98, 172 (Pap. Paris. Suppl.
te: 44 n. 123 n. 34
Eschine Ippocrate Graec. 574, 53 sgg., 734 sgg., 3079
Aer. 3, 4 = C.M.G. I 1, 57, 26; Prorrh. II 5, 9 = IX 20, 17; 28, sgg.): 53 n. 172, 54 n. 177
centra Ctesipb. 137: 44 n. 121 7 L.: 25 n. 34
Esichio 58, 25: 25 n. 34; 12, 13, 15 = II 145, 4-5: 66 n. 230
C.M.G. I 1, 67, 13; 68, 12; 69, Vet. med. 3 = C.M.G. I 1, 37 Pap. Paris 2159, p. 99 Wessely:
s.v. Άνεμοκοΐται: 67 n. 237 sg.: 55 n. 182
s.v. Ά νεμώ τας: 67 n. 236 20: 15 n. 5 46 n. 134
Art. 45 = II 173, 3 K.: 24 n. Vici. IV 92 = VI 658, 1, 13-22 Pausania II 12, 1: 69 n. 245; II
s.v. περικαθαίρων: 45 n. 127 L.: 33 n. 69
s.v. φοι,τόα: 30 n. 56 28; 76 = 234, 17 K.: 24 n. 28 26, 7: 76 n. 269; II 26, 9: 59
Capit. vuln. 1 = II 3, 7-8 K.: Virg. 1 = V i l i 466, 4-7 L.: n. 198
Esiodo
15 n. 5 25 n. 34, 35 n. 78; V i l i 468, X 32, 12: 59 n. 198
Op. 92: 29; 102-104: 30; 240- 19-20 L.: 42 n. 107
245: 30; 724 sgg.: 31, 52 n. 166; Dee. hab. 5 = IX 234, I L . : 15 Pindaro
733-734: 52 n. 166; 753-755: 52 n. 3 Iscrizioni Pyth. I l i 51-53: 48
Epid. I 25 ιδ' = I 214, 6 K.: Leg. Graec. Sacr. II 49, 3-4: 52 Platone
Scoli ad Esiodo 24 n. 28 n. 158; II 58, 22; 63, 7: 61 n.
Op. 103: 30 Charm. 155e-156a: 50 n. 155;
II 5, 11 = V 130,12 L.: 26 207; l ì 117, 9: 52 n. 168; II 156d: 50 n. 156, 67 n. 238; 157c,
Etymologicum Magnum n. 35 148, 9-11: 54 n. 178
s.v. Ά νεμύτας: 67 n. 236 157e, 158b: 50 n. 156; 159b: 50
VI 6, 5 = V 324,11 L.: 26 n. Lois sacrées de l’Asie Mineure n. 158
Eupoli 35 (Sokolowski) 14, 1-2: 53 n. 168;
fr. 87 K.: 63 n. 222 Criti. 120a: 45 n. 127
Fiat. 14 = C.M.G. I 1, 99, 20; 14, 7-9: 61 n. 207; 18, 9 sgg.: Resp. 364b-c: 42 n. 107, 50 n.
Euripide 100, 18: 25 n. 34 53 n. 168; 91, 7-8: 60 n. 205 158, 62; 426b: 50 n. 158
Ale. 966 sgg.: 48 n. 147; 1002 Int. 12 = IX 198, 16-17 L.: 56 Lois sacrées des cités grecques Leg. 782c: 55 n. 179; 909b: 50
sg.: 33 n. 67 n. 184 (Sokolowski) 54, 4-5: 54 n. 178; n. 158; 916b: 25 n. 34; 933d:
Ba. 233-234: 44; 353-354: 36 n. ] udic. 44 = IX 290, 12 L.: 26 Supplément 31, 6; 51, 4; 108, 50 n. 158; 956a: 61 n. 207
81; 1122: 36 n. 81 n. 35 2: 53 n. 168 Symp. 202e: 47 n. 141
Hippol. 141-144: 49 n. 154; 478- Mocbl. 1 = II 214, 6 K.: 24 S.I.G I 37-38 A l : 64 e n. 227 Theaet. 149c: 49 n. 153
479: 49 n. 153; 952 sgg.: 55 n. n. 28 1025, 43: 52 n. 167 Tim. 85b: 25 n. 34, 26 n. 37
179 de morbo sacro VI 352, 1 L.: 1042, 3: 54 n. 178, 56 n. 188 Plinio
lon 1048-1050: 34 n. 74 24 n. 28; 352, 4: 24 n. 27; 352, 1044, 39: 58 n. 193 N.H. XXVIII 1, 4: 46 n. 132;
Or. 792-793: 36 n. 81; 1497-1498: 8: 46 n. 136; 352, 9: 24 n. 30; 1175, 1-3; 14-17: 62 n. 113 XXVIII 4, 34: 46 n. 132; XXVIII
41 n. 101 352, 10-354, 4: 69 n. 250; 354, 4, 35: 16 n. 8; XXVIII 4, 47-48:
fr. 292 N.2: 71 n. 255; 403 N.2, 3: 24 n. 29; 354, 12: 24 n. 28; 64 n. 223; XXVIII 6, 59: 64 n.
6: 71 n. 257; 472 N.2, 16-19: 61 354, 13-14: 40 n. 96; 354, 16: Luciano 224; XXVIII 16, 226: 46 n. 132
n. 208; 1072 N .2:71 n. 257 24 n. 30; 354, 18: 24 n. 28; 354, D ii/, deor. XIII 1: 42 n. 108 Plutarco
Eustazio 20: 46 n. 136; 356, 3: 56 n. 183; Per. XXXVIII 2: 72
in Od. 1934, 50-51: 44 n. 124, 356, 6: 56 n. 183; 356, 8-9: 24 Amat. 755e: 25 n. 34
46 n. 136 n. 30, 61 n. 209; 358, 6-7: 24 Omero Apophth. Lac. 223e: 72 n. 261
Galeno n. 29; 358, 11: 45 n. 127; 358, II. 1, 10: 28 n. 45; 1, 314: 46 Quaest. gr. XXIII 296f: 16 n. 9
in Hipp. Epid. Comm. VI 5, 26 = 14: 42 n. 107; 358, 15-18: 25 n. 134; 11, 726: 27 n. 42; 18, Quaest. rom. CXI 290a-b: 56 e
84 Indice dei passi citati In dice deg li autori m oderni

n. 186, 58 e n. 194 1001: 50 n. 157; 1235-1236: 35


de superst. 166a: 44 n. 121 n. 80
Porfirio fr. 534 Pearson, 6-7: 63 n. 218
de abst. IV 16: 56 n. 187, 59 Sosifane
n. 201 fr. 1 N .2: 68 n. 244
V.P. 33: 48 n. 148 Suda
Pratina s.v. άλαζών: 41 n. 104
fr. 8 Bgk.: 43 n. 118 s.v. Άνεμοκοϊται: 67 n. 137
Ps. Demostene s.v. Ήφαίστειος δεσμός: 63 η.
XXV 79-80: 16 220 D o d d s, E.R. 10, 17, 21 n. 20, 36 n.
s.v. ιερά νόσος: 25 η. 34 A bt, A. 33 n. 70, 54 n. 177, 65 n. 81, 42, 62, 75 n. 268
228 D o e l g e r , F.J. 13 η. 1, 39 n. 94, 57
Senofonte A c k e r k n e c h t , E.H. 18 n. 13, 21 n.
Cyrop. V i l i 1, 23: 40 n. 97 Teocrito n. 189, 58 n. 193
19 D o v e r , K.J. 10
Metti. IV 2, 10: 70 n. 252 II 3: 64 η. 224 A r b e s m a n n , P.R. 57 n. 189, 58 nn. D u g a s , Ch . 61 n. 210
Servio VI 39: 16 η. 8 193,195, 60 n. 205
ad Verg. Georg. II 380: 57 n. Teofrasto A r t e l t , W. 54 n. 174, 64 n. 226
190 XVI 7: 33 η. 70; XVI 15: 16 A u d o l l e n t , R. 62 nn. 212,215 E d e l s t e in, E. e L. 38 n. 87, 67 n.
Sesto Empirico η. 8 240, 74 n. 265
Pyrrh. Hyp. I l i 221: 59 n. 198; Teopompo E d e l s t e i n , L. 15 n. 6, 73 n. 263
III 222-224: 56 n. 185 115 F 77 F.G.H. : 43 η. 112 Bau m an n E.D. 22 n. 21
, E i t r e m , S. 36 n. 81
Simonide Testamentum Novum B e n e d ic t R. 23
, E l i a d e , M. 21 n. 18
fr. 535 Page: 68 n. 243 Lue. V i l i 32 sg.: 59 n. 199 B e n v e n i s t e , É . 70 n. 251 E l s e , G.F. 25 n. 33
Sofocle Marc. VI 12 sg.: 59 n. 199 B i d e z , J. 41 n. 98
A i. 59: 30 n. 56; 185: 26 n. 36; Matth. V i l i 30 sg.: 59 n. 199 B i g n o n e , E. 67 n. 234
581 sg.: 48 n. 144 Tucidide F ie d l e r W. 65 n. 228
,
B o e h m , F r . 17, 31 n. 60, 60 n. 203
F il l io z a t , J. 18 n. 14
Oed. R. 190 sgg.: 40 n. 94; 194- I 6, 6: 17 n. 10 B o l k e s t e i n , H. 37 n. 85
F i n d e i s e n , H. 21 n. 18
197: 46 n. 134; 387: 41 n. 100; II 64, 2: 35 n. 79 B o u t e i l l e r , M. 23, 38, 39 n. 91,
F r a e n k e l , E. 36 n. 80
387-388: 42 n. 106 Tragica Adespota 46 n. 135, 53 n. 173, 55 n. 181 F r a n c o i s , G. 25 n. 32, 37 n. 85
Tr. 979-981: 30 n. 56; 1000- fr. 375 N.2: 33 n. 70 B o y a n c é , P. 48 n. 149
B r e l i c h , A. 33 n. 73
B u r k e r t , W. 21 nn. 19-20, 32 n. 65, G a l l a v o t t i, C. 27 n. 40
44 e n. 123 G in o u v è s ,R. 41 n. 102, 43 nn.
111,115, 52 n. 165
G r e n s e m a n n , H . 13 η. 1, 40 n. 94
C arnoy , A. 41 n . 98
C a z e n e u v e , J. 36 n. 82 H alliday, W.R. 36 n. 80, 71 n.
C h a n t r a i n e , P. 37 n. 83 258
C o h n - H a f t , L. 73 n. 262 H a r r i s o n , J.E. 29
C o l l i n g e , N.E. 70 n. 253 H a u s s l e i t e r , J. 57 n . 189
C u m o n t , F. 41 n. 98, 61 n. 210 H a u p t , M. 26 n . 35
H e c k e n b a c h , J. 64 n . 224
Η ε η ν , V. 59 n . 200
D aw so n W.R. 18 n. 14
,
H e i b e r g , J. 15 n . 6
D , K. 35 n. 79
e ic h g r a e b e r
H e i m , R. 51 e n . 163
D e l a t t e , A. 32, 51 nn. 160,163,
H e i n i m a n n , F. 20 n . 17
60 n. 202, 63 n. 217
H e r t e r , H . 29 n . 52, 34, 36 n . 82,
D e l c o u r t , M . 28, 40 n . 94, 63, 67
71 n . 258
D e M a r t i n o , E. 51 n. 159
H erzog, R. 64 n. 223
D e o n n a , W. 61 n. 210
H opfner , T h . 36 n. 81
D e t i e n n e , M . 29 n. 50, 32 n. 65,
36, 49 n. 152, 74
D e u b n e r , L. 45 n. 126 J ahn ,O. 34 n. 74
D i e t z , F. 13 η. 1 J , J. 55 n. 180
e a n m a ir e
D i l l e r , H. 21 n. 17, 61 n. 209 J e f f e r y , L.H. 62 n. 215, 64 n. 227
86 Ìndice degli autori moderni

J ouanna, J. 51 n. 161 P ollard , J. 21 n. 20, 43 nn. 111,114,


47 n. 138
P u g l i e s e C a r r a t e l l i , G. 68 n. 246
K anner, L. 22 n. 21, 26 n. 35
K luckhohn, C. 11
R adice, G. 61 n. 206
R adloff, W. 21
L ain-E ntralgo, P. 50 n. 158
L awson, J.C. 73 n. 264 R amat , P. 27 n. 40, 40 n. 95
L efebvre , G. 18 n. 14 R egenbogen, O. 13 η. 1
L ehrs , F.S. 11 R ichard, G. 36 n. 81
L esky , E. 26 n. 35 R ivier , A. 13 η. 1
R ohde, E. 11
L évi -Strauss , C. 21 n. 19, 39 n.
91, 56 n. 184
L obeck, C.A. 11, 69 n. 249 Sambursky , S. 75 n. 268
L ocher, J.P. 27 n. 40 Scheftelowitz , J. 64 n. 223
Scholz , H. 57 n. 189
Schuhl , P.M. 17, 68 n. 247
M arenghi, G. 43 n. 117
M arett, R.R. 11 Schwenn , F r . 39 n. 92
Sigerist , H.E. 18 n. 14
M auss , M. 21 n. 19, 42 n. 105, 46
Singer, Ch . 39 n. 89
n. 131, 47 n. 137, 53 nn. 171,173,
63 n. 221 Stemplinger , E d . 20 n. 16, 74 n.
M e u l i , K. 21 267
Sticker , G. 22 n. 21
M ichler , M. 24 n. 26
Sudhoff , K. 25 n. 34
M iller , H.W. 25 n. 33
M oulinier , L. 52 n. 166
M ullf.r, F. 36 n. 80 T ambornino, J. 34 n. 76
T em kin , O. 22, 25 n. 34, 26 n. 35,
46 n. 132
N achmanson, E. 40 n. 94 T hompson , D ’A rcy W. 59 n. 201
N ilsson , M.P. 9, 20, 29 n. 50, 31
n. 59, 38 n. 87, 43 n. 114, 44 n.
125, 45 n. 130, 48 n. 146, 54 n. von Sto rch , T.C. 22 n. 21, 26 n. 35
175, 57 n. 191, 60 n. 203
N ioradze, G. 21
N ock, A.D. 34 n. 75 W achter, T h . 57 n. 189, 61 n. 207
N owak, H. 29 n. 50 W einreich , O. 30 n. 54, 43 n. 135
W elcker, F.G. 47 n. 143, 65 n. 228
W ellmann , M. 49 n. 151, 51 n.
P agliaro, A. 27 n. 40 161
P alm , A. 33 n. 69 W ilamowitz -Moellendorff, U. von
P ersson , A.W. 68 n. 246 13 η. 1, 61 n. 209, 69 n. 249
P estalozza, U. 58 n. 196 WOlfling -von M artitz , P. 24 n.
P fister , F r . 34 n. 74 28, 27 n. 40
P ohlenz, M. 20 n. 17 W i i N S C H , R. 62 n. 212

Finito di stampare nel maggio 1967


Visigalli-Pasetti - arti grafiche - Roma

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