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STRANIERI E NON CITTADINI

NEI SANTUARI GRECI




Atti del convegno internazionale



a cura di Alessandro Naso















Studi Udinesi sul Mondo Antico

Le Monnier Universit / St ori a

Firenze 2006
Per tutta lantichit classica, il culto di Asclepio ha sperimentato un suo pecu-
liare statuto. Ruolo e funzione del dio della medicina richiedevano strutture adegua-
te, la cui fruizione da parte di un pubblico vasto quanto disomogeneo a sua volta ne
determinava le caratteristiche. Santuari di Asclepio erano dovunque, lintero Medi-
terraneo ne era costellato, e si prestavano in modo particolare, soprattutto i maggio-
ri, ad accogliere utenti provenienti da ogni dove, non solo dalle pi diverse localit
greche e italiche, ma anche dalle regioni orientali e dallEgitto. Ne testimonia in
modo esplicito la sia pur tarda costruzione di un santuario riservato alle divinit egi-
zie nellAsclepieo di Epidauro, uno dei pi imponenti. Epidauro e Cos, quindi
Pergamo, offrono gli esempi pi clamorosi.
Tipico di tali strutture che il tempio del dio, e gli ulteriori edifici di culto,
splendidamente allestiti ma di ridotte dimensioni, quasi scompaiono sovrastati dalle
grandi costruzioni non sacre destinate alluso quotidiano da parte dei pazienti e si
dovr immaginare fedeli del dio. Tra queste ultime, particolare importanza aveva il
cosiddetto Abaton, mentre proporzioni imponenti raggiungeva il Katagogion, ledifi-
cio, uno o pi, destinato a ospitare coloro che si recavano al santuario in cerca di cure
non meno di centosessanta stanze, su due piani, a Epidauro. LAbaton svolgeva, in
vista della guarigione, il ruolo centrale: ad esso i pazienti erano ammessi dai sacerdo-
ti al momento giudicato pi opportuno, dopo le indispensabili procedure di purifi-
cazione (digiuno, bagni, offerte e quantaltro), per il sonno sacro, quello in cui
avrebbero ricevuto la visita del dio, preludio alla guarigione
1
.
Il dio ha evidentemente
studiato medicina.
Libri di medicina nelle biblioteche
antiche: il caso dei santuari di Asclepio
1 Sulle pratiche incubatorie e i sogni divini, tuttora utile la selezione di materiali di DEUBNER
1900, soprattutto i primi due capitoli (pp. 1-48). Su Asclepio e il suo culto, i santuari e le moda-
lit di soggiorni e cure informa egregiamente THRAEMER 1896, integrabile con GRAF 1992 e GRAF
1997; HERZOG 1931, 139-160; tutti i materiali, con relativi studi, in EDELSTEIN 1945. Sui san-
tuari cfr. inoltre KAVVADIAS 1891 e 1900; ROUX 1961; BURFORD 1969; TOMLINSON 1976 e 1983;
ALESHIRE 1989 e 1991.
473 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
attestata, anche, la presenza di vere e proprie biblioteche. Sulla loro funzione
le interpretazioni divergono. opinione diffusa, che esse fossero destinate allintrat-
tenimento degli ospiti, la cui permanenza poteva prolungarsi indefinitamente, anche
per anni, come si ricava da quel singolare quanto divertente resoconto di et impe-
riale offerto da Elio Aristide nei Discorsi sacri (II d.C.), diario del suo interminabile
soggiorno allAsclepieo di Pergamo in cerca di cure per le sue malattie e, forse pi
ancora, per la sua ipocondria (da buon malato immaginario quale presumibilmen-
te era)
2
(Fig. 1).
Ricostruire uso e funzione di tali biblioteche pu aiutare a far luce su aspetti
diversi, dal ruolo dei santuari al rapporto tra medicina magica e medicina razionale.
Tentare una interpretazione richiede una preliminare partizione: quella tra periodo
prealessandrino, alessandrino (ellenistico) e imperiale. Sullet imperiale, le notizie
riguardanti le biblioteche in genere non mancano, si diffondono raccolte di libri pri-
vate e pubbliche. Attico, per la gioia di Cicerone, ne possiede una straordinaria, non
c quasi villa che non preveda una biblioteca, spesso due, una greca e una latina,
come persino il rozzo Trimalcione di Petronio vanta di possedere. Seneca (Dial. 9, 9,
5) emblematicamente biasima il mero possesso di libri, divenuti ormai non pi che
ornamento delle sale da pranzo, lo stesso fa Luciano contro la bibliomania degli
ignoranti. La precedente et ellenistica funge da snodo fondamentale, con i casi di
Alessandria e Pergamo: molte, e tuttavia incerte, le notizie letterarie sulla prima, scar-
ne invece per laltra, ma integrate da pi cospicue risultanze archeologiche.
Ben pi complesso, per la scarsit estrema di notizie, il caso della fase preales-
sandrina, che qui pi interessa. Nella storiografia sulle biblioteche, duso far comin-
ciare la ricostruzione partendo da Aristotele (Strab. 13, 608 seg.): la sua scuola avreb-
be avuto a disposizione una biblioteca strutturata, dotata di una certa sistematicit,
forse di un catalogo
3
. Caso cronologicamente vicino quello della notevole biblio-
teca dellallievo di Isocrate e tiranno di Eraclea Pontica, Clearco. Ereditata in seguito
da Teofrasto, la biblioteca aristotelica sarebbe servita da primo modello di riferimen-
to per la pianificazione di quella di Alessandria, in cui ebbe un ruolo, a quanto dato
sapere, Demetrio Falereo, gi allievo di Teofrasto. Si potr dubitare, che la biblioteca
di Aristotele sia nata dal nulla. Essa avr costituito, piuttosto, il perfezionamento di
precedenti tentativi; sarei portato a credere che Platone e la prima Accademia, ad
esempio, non abbiano potuto fare a meno di raccolte anche articolate di testi, e che,
per restare a un esempio famoso, il racconto del Fedone (96a segg.), in cui Socrate
2 Un efficace quadro riassuntivo delle cure nei santuari al tempo di Aristide fornisce la introdu-
zione di S. Nicosia alledizione italiana dei Discorsi sacri (NICOSIA 1984).
3 Questi materiali e la loro organizzazione si riflettono forse anche nella struttura introdotta
da Aristotele sia nelle sue Costituzioni (impensabili senza una biblioteca ben fornita,
PASQUALI 1930, rist. 36), sia nelle opere biologiche, in particolare quelle sugli animali, sia
nei suoi resoconti storiografici, tra cui spicca quello del primo libro della Metafisica con la
novit di un ordine (sostanzialmente) cronologico, e la frequente cronologia comparata
degli autori.
474 Lorenzo Perilli
incuriosito da una pubblica lettura del testo di Anassagora subito se ne procura una
copia, mostri la propensione al materiale possesso di copie dei libri, di fatto una
necessit per chiunque avesse interessi pi che cursorii, o per attivit letterarie del tipo
di quelle antologiche attribuite a Ippia o quelle enciclopediche di un Prodico. Le
notizie della tradizione vorrebbero attribuire biblioteche gi a Pisistrato e a Policrate
di Samo: Giorgio Pasquali si chiedeva, non credendoci, che cosa esse avrebbero
potuto contenere, tranne qualche poema epico
4
; tuttavia, chi accosti a questi i casi
distanti ma paralleli delle biblioteche di Ninive (VII sec. a.C.) e della Mesopotamia
in genere (ben noti a Pasquali, che rinunciava per a stabilire paralleli) potr riconsi-
derare con minore scetticismo anche quella possibilit, dilatando lo spettro dei mate-
riali preservati da tali depositi fino a comprendervi non solo opere letterarie o scien-
tifiche, ma anche documenti di vario genere. La biblioteca di Assurbanipal a Ninive
conteneva da un lato scritti letterari, poemi, miti, dallaltro testi liturgici e magici,
compresi formulari rituali, e documenti dogni genere cronologie, relazioni su avve-
nimenti di guerra, pagamenti, lavori pubblici, atti amministrativi, testi didattici, liste
di parole, etc.
5
.
Unidea della struttura delle biblioteche annesse ai templi greci si pu ricavare
dalla pi antica tra quelle di cui si conservano resti archeologici, la biblioteca del tem-
pio di Atena a Pergamo (III a.C.), munita di una sala principale piuttosto ampia (m
16 x 13,50), contenente i libri, e tre sale minori adiacenti tra loro e alla principale,
forse utilizzate come depositi (Fig. 2).
Anche per Pergamo, se si accetta la lettura dei resti dellAsclepieo, a mio avviso
convincente, di Deubner
6
, accolta anche da Wendel, Habicht e altri, si pu avere una
chiara idea dello spazio destinato alla biblioteca, nella parte nordorientale del san-
tuario del dio della medicina (Fig. 3).
Rinuncerei per, per il momento, almeno a fini espositivi, al termine biblio-
teca, per le sue troppe implicazioni, e mi limiterei a quello di repositorio, pensando
a raccolte di libri, ma anche di materiali scritti di altro genere, ad esempio appunti
e schede non destinati alla pubblicazione, o documenti analoghi a quelli ricordati
per Ninive. E vorrei in questo senso sottrarre ad Aristotele, e recuperare al periodo
compreso tra lultimo trentennio del V e il primo trentennio del IV secolo a.C., il
concetto di materiali esoterici in quanto distinti da quelli essoterici.
4 PASQUALI 1930, rist. 35.
5 Non mi pare condivisibile losservazione che Pasquali porta a sostegno del suo scetticismo, che
cio in Grecia manca il commercio librario sino a tutto, si pu dire, il secolo V: argomenti in
contrario recava gi il vecchio BIRTH 1882 nei primi capitoli, n indispensabile, al formarsi della
biblioteca del tiranno, un commercio librario diffuso, potendo egli agevolmente appropriarsi
degli esemplari esistenti (o del singolo esemplare) di quanto fosse di suo interesse. Sui libri in que-
stepoca nel contesto ateniese, soprattutto circa aspetto e tipologia, si ben soffermato TURNER
(1952) in una conferenza tenuta allo University College di Londra.
6 DEUBNER 1938, 40 seg.
475 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
Si pu allora tornare ai santuari di Asclepio, ai loro frequentatori indigeni e
stranieri, e ipotizzarne un preciso ruolo nella trasmissione del sapere medico. La mia
ipotesi che tali santuari, grazie anche alla peculiare struttura architettonica e alla
specifica funzione, costituissero un centro privilegiato di conservazione del sapere
medico, e che quindi le raccolte di materiali scritti di cui si ha testimonianza al loro
interno fossero destinati alluso esclusivo di chi, nei santuari, esercitava la professio-
ne o anche solo la pratica medica, id est medici e sacerdoti. Costoro disponevano
infatti di un sapere iniziatico, che ne accresceva il prestigio e ne giustificava i privi-
legi, sociali ed economici. Almeno nella fase pi antica, tra la fine del V e linizio del
IV secolo a.C. ancora in et ippocratica i santuari del dio della medicina pote-
vano costituire un punto di riferimento ottimale, un perno attorno a cui far ruota-
re la propagazione del sapere medico allinterno delle cerchie di specialisti. I reposi-
tori (schedari, depositi, archivi) ospitati nei santuari di Asclepio, quindi, potevano
costituire una sorta di biblioteche specialistiche, le prime di cui si avrebbe notizia
per la Grecia e lOccidente.
Se questo fosse il caso anche per le vere e proprie biblioteche presenti negli
Asclepiei di et imperiale, non facile dire: lo sosteneva quello che fu forse il pi
profondo conoscitore del Bibliothekswesen dellantica Grecia, C. Wendel, il quale rite-
neva che anche la biblioteca del santuario di Cos (di cui si parla in Platthy 113, cit.
infra: et imperiale) fosse una biblioteca specialistica
7
. Per questepoca pu essere con-
siderata plausibile anche lipotesi che si trattasse di raccolte generali destinate a unu-
tenza pi ampia, ma mi sentirei di affermare con una certa sicurezza che, se mai rac-
colte di questa natura siano esistite, accanto ad esse continuavano a permanere nuclei
specialistici di uso riservato (come anche in Egitto e Mesopotamia, di cui subito).
Personalmente, in verit, non so immaginare una fruizione generalizzata delle
raccolte librarie nei santuari, se non forse nellultimo periodo della loro evoluzione
8
.
La grande maggioranza degli utenti dei santuari apparteneva agli strati pi bassi della
popolazione, quelli non alfabetizzati; e sebbene si ritenga che nella fase pi matura,
dal II secolo d.C. in avanti, i santuari di Asclepio fossero anche una sorta di centri
intellettuali dove incontrarsi per discutere, con conferenze e spettacoli teatrali (que-
sti ultimi in strutture specifiche, come quella notevole di Epidauro, poco a sud del
Katagogion), tuttavia anche per questultimo periodo non sembra privo di significa-
to che uno dei protagonisti di tale attivit, il retore Elio Aristide, nel suo resoconto
non privo di dettagli, non faccia mai menzione, neppure indiretta, della possibilit
7 Per lipotesi cfr. WENDEL-GBER 1955, 99 seg.; per il carattere medico-scientifico delle bibliote-
che degli Asclepiei propende anche CALLMER 1944, 175 seg., con il quale, a proposito di
Pergamo, dissente invece HABICHT 1969, 85, che propone lidea della destinazione zur
Erbauung und Behlerung von Gesunden und Kranken. Ulteriori indicazioni infra, nt. 61.
8 Su questo si concentra NICOLAI 1988, 29-37, che riporta e discute alcune delle principali testi-
monianze (ri)edite da Platthy, ma interpreta in modo negativo la possibilit di un rapporto tra
medicina templare e medicina razionale, e propende per linterpretazione delle biblioteche degli
Asclepiei tra I e II sec. d.C. come destinate a una fruizione generalizzata.
476 Lorenzo Perilli
di usufruire di un patrimonio librario lui che, nei ripetuti soggiorni allAsclepieo di
Pergamo, per il quale una biblioteca attestata con certezza, non faceva che comporre
e declamare scritti di genere diverso, tra un accesso e laltro dei suoi molteplici malan-
ni. Luso delle biblioteche, persino a Roma, era largamente riservato alla ristretta cer-
chia degli intellettuali, anche quando lalfabetizzazione si cominci a diffondere e la-
pertura al pubblico divenne la regola. Cos come, del resto, una biblioteca come quel-
la di Alessandria era destinata ai dotti del Museo, e presumibilmente alloggiata nei
medesimi locali, come accadeva a Pergamo, dove il deposito di libri era affiancato ai
locali di culto
9
.
Del resto, lesempio orientale (su cui si torner pi avanti) fornisce indicazioni
a mio vedere decisive, per almeno due aspetti. 1. In Egitto, sono attestati due tipi di
biblioteche annesse ai templi: una specifica di uso riservato, il Bcherhaus, destina-
to a contenere libri relativi al culto (ad es. nel tempio di Edfu, II sec. a.C.), e una per-
tinente al Lebenshaus, dal contenuto pi vasto e vario, testi teologici, scientifici
(medici in particolare), letterari
10
. 2. In Mesopotamia, nei templi della dea della
medicina, Gula (corrispondente sumera di Asclepio), erano conservati libri di medi-
cina, l forse svolgevano dapprima la loro attivit i medici, e la localit di riferimen-
to della dea, la citt di Isin, era considerata un centro di insegnamento medico
11
;
mentre biblioteche dal contenuto pi vario erano di norma annesse ai templi del dio
della sapienza Nab
12
.
Ma torniamo in Grecia, al periodo pi antico. I maggiori Asclepiei, di cui abbia-
mo informazioni precise sulla base dei ritrovamenti archeologici, risalgono allinizio del
quarto secolo (Epidauro, Cos, Pergamo): si tratta di strutture gi molto articolate, seb-
bene non comparabili con gli sviluppi che le stesse avranno in et romana (di cui d
conto la pianta di Epidauro riprodotta in fig. 1). Ma altri edifici analoghi sono pi anti-
chi, ad esempio nel caso di Argo, che disponeva di ben tre Asclepiei, ricondotti dalle
prime informazioni epigrafiche al V secolo; Balagrae (Cirenaica) risale alla fine del VI-
inizio V secolo; ma notoriamente gi Omero (Il. 4, 202) rinvia a Tricca, in Tessaglia, a
proposito del buon medico Macaone cui si aggiunger poi, nelle parti pi recenti
dellIliade, il fratello Podalirio. Atene nel 420 a.C. importer il culto da Epidauro, ma
il dio era venerato anche a Cos ben prima della costruzione dellAsclepieo restituitoci
dagli scavi
13
; a Epidauro, altare e edificio sacro di Asclepio risalgono al VI secolo (cfr.
9 Cfr. FRASER 1972, I 324, per the view that there was no separate library building ad
Alessandria.
10 Cfr. BURKARD 1980, 79-115.
11 Cfr. BIGGS 1995, che interpreta in questo modo la storia di un uomo che, travestitosi, dichiara
di essere un medico proveniente da Isin, intendendo forse sottolineare cos la sua competenza
specifica. Utile per materiali, informazioni e indicazioni bibliografiche il sito online della CDLI
Cuneiform digital library initiative, a cura della UCLA e del Max Planck Institut
(cdli.ucla.edu).
12 Cfr. sulle biblioteche della Mesopotamia VEENHOF 1986, anche PEDERSN 1986.
13 Su cui cfr. lottimo e documentato lavoro di SHERWIN-WHITE 1978, 341 segg., e supra, nt. 1.
477 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
EDELSTEIN 1945, II 243 seg.). Nel V, il culto si era ampiamente diffuso, nel IV sec. a.C.
i santuari si arricchiscono grandemente di monumenti e offerte.
Culto e relative costruzioni sono dunque sufficientemente attestati gi in epoca
arcaica e classica. Tali edifici, certamente nel IV, presumibilmente gi nel V sec. a.C.
almeno nella seconda met, costituivano uno dei centri, e forse il principale, attorno
a cui ruotava la pratica medica. Medicina pubblica e medicina templare non man-
cavano di canali di comunicazione. Non questa la sede per riprendere lintera que-
stione, mi limito a richiamare qualche punto, a partire da una iscrizione attica della
fine del quarto secolo (a. 304/3 a.C.), recante un decreto del popolo ateniese, che
proclamava onori, in particolare una corona dulivo, per Fidia, medico pubblico reso-
si benemerito per la sua attivit gratuita a favore della popolazione (uno di quegli
esempi di medico pubblico cos difficili da trovare ad Atene secondo Aristofane, Plut.
407 seg., giacch cos mal pagati). Oltre ad assegnare la corona, il decreto disponeva
che lo scriba incidesse su pietra il decreto stesso, e che la stele fosse eretta
nellAsclepieo (IG II
1
addenda 256b, p. 424 = IG ed. min. II-III
1
483, ll. 10-31,
Phidiae Rhodii medici honores):
r oor tm op m Eu oui op Eu ou ou Eruoi vio ri arv r ariop 4rioi o o
i oto oiotrri ao ttmv to our ovto tm op m tm A0pvoi mv xoi tou oro-
r vou A0pvoi mv 0roaru mv ioti m xoi vu v r aior omxrv r outo v opo-
oiru riv omro v, r vorixvu rvo tp v ru voiov p v r ri ao tp v ao iv, o yo0p
tu p , oroo 0oi tm op m , r aoivr ooi 4rioi ov Aaomvi ou Po oiov ru voi o
r vrxo xoi r airri o, p v r mv oiotrri ao to v op ov to v A0pvoi mv, xoi
otrovm ooi ou to v 0oou otro vm . o voyo oi or to or to p ioo to v
yootr o to v xoto autovri ov r v otp p i0i vp xoi otp ooi r v tm
Aoxpairi m .
(Decreto del popolo. Eubulide di Eleusi, figlio di Eubulo, ha dichiarato: Poich
Fidia il medico ha sempre agito a vantaggio del popolo ateniese e ha curato gene-
rosamente gli ateniesi che ne avevano bisogno, e si offerto di operare come
medico pubblico gratuitamente, dimostrando cos la sua benevolenza verso la
citt, per buona sorte, il popolo ateniese ha decretato di onorare Fidia di Rodi
figlio di Apollonio, per la benevolenza e la dedizione che ha costantemente dimo-
strato verso il popolo ateniese, e di incoronarlo con una corona dulivo. Lo scri-
ba della pritania incida su una stele di pietra questa deliberazione e la collochi
nellAsclepieo).
Accadeva in realt di frequente, ad esempio a Cos, che nellAsclepieo fossero
esposti i documenti pubblici, come decreti, dediche, leges sacrae
14
. Ma non pu
essere privo di significato il fatto che un decreto riguardante un medico pubblico
14 SHERWIN-WHITE 1978, 275. Sia POHL (1905, 19-22) che COHN-HAFT (1956, 76-85) fornisco-
no elenchi di testimonianze (iscrizioni) relative ai medici pubblici, Cohn-Haft anche con anno-
tazioni sulla maggior parte di documenti.
478 Lorenzo Perilli
venga collocato nel santuario di Asclepio: cera evidentemente un interscambio isti-
tuzionale, il santuario svolgeva anche una pi generale funzione rappresentativa nei
confronti dellattivit medica in citt, e si poneva come snodo essenziale della stes-
sa. Ad Atene, in epoca alta, gli i otoi opooiru ovtr, medici pubblici (qualunque
cosa questo significasse nel quinto secolo), offrivano sacrifici ad Asclepio due volte
lanno
15
. molto plausibile il quadro che Herzog tracciava gi nelle sue Koische
Forschungen: accanto al medico pubblico, opo oio i oto
16
, e alla sua officina,
opo oiov i otri ov, esisteva uno i ro v i otri ov, che secondo Herzog a Cos, quan-
to a struttura e funzionamento, era esemplato sullaltro. Luno era in stretta rela-
zione con laltro. Scriveva Herzog: Es darf kaum bezweifelt werden, dass der
Heilbetrieb, wenn er auch von den Priestern mit religisem Beiwerk umkleidet
wurde, unter der Kontrolle der Aerzteschule stand
17
. Come osserva Lloyd
18
a pro-
posito delle descrizioni di Elio Aristide e in connessione con le iscrizioni di
Epidauro, di cui si dir, Asclepius treatment is often strongly reminiscent of that
of contemporary medical men, sebbene con la differenza, chiaramente rilevabile
nello stesso Aristide, che gli interventi del dio erano infallibili. Lloyd condivide
ampiamente, e a ragione, linterpretazione anti-miracolistica di Herzog
19
. Rifiutava
la ricostruzione di Herzog invece Edelstein, e critiche sono anche in Cohn-Haft
20
;
Sherwin-White a sua volta intende ridimensionare il quadro di Herzog circa la par-
tecipazione di medici professionali alle attivit del tempio, e rifiuta Herzogs the-
sis about the rational character of Coan temple medicine (277).
Certo Herzog presenta talora con convinzione forse eccessiva conclusioni che
sono solo ipotetiche; e tuttavia la sua spiegazione, con le dovute attenuazioni, appa-
re lunica plausibile. In particolare, non si comprende quale sia lalternativa, e che
cosa si intenda quando si parla piuttosto, per gli Asclepiei, di miracle healing
cult
21
, di guarigioni miracolose: i pazienti che si recavano al santuario presenta-
vano affezioni ben precise; essi, curati nel tempio secondo pratiche senza dubbio
mediche, quali descritte in numerose iscrizioni o anche in Aristide, spesso, o
comunque in non pochi casi, guarivano. Quelle pratiche trovano peraltro frequen-
te riscontro negli scritti del Corpus Hippocraticum: basterebbe gi questo. Chi con-
sideri poi che i sacerdoti non avevano in genere alcuna competenza di medicina (v.
infra, sulle modalit di nomina), conceder che qualcuno, pi informato di loro,
doveva pur occuparsi dei pazienti. Se poi si vuole affermare, parlando di guarigio-
ni miracolose, che la fede nel dio poteva ottenere i medesimi risultati, non resta
molto spazio alla discussione. Ci non implica necessariamente che uno stesso
15 Cfr. IG II
2
772, e ALESHIRE (1989) 94 seg.; NUTTON 1995, 4 seg.
16 Attestato epigraficamente, per Cos e.g. in PATON-HICKS 1980, 5 e 344.
17 HERZOG 1899, 206.
18 LLOYD 1979, 41, 40 seg., 46 seg.
19 HERZOG 1931.
20 COHN-HAFT 1956, 27 segg.
21 SHERWIN-WHITE 1978, 275.
479 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
medico, un medico pubblico, esercitasse anche nel santuario; se lipotesi di per s
plausibile, tuttavia richiederebbe di essere corroborata da dati pi precisi di quel-
li disponibili: ma di sicuro nel santuario esercitavano dei medici, che condivideva-
no con i colleghi esterni pratiche terapeutiche e competenze scientifiche, e aveva-
no con loro uno scambio fruttuoso
22
.
Non hanno ragion dessere insomma, a mio parere, i dubbi circa un rapporto
tra medici laici razionali, medici dei santuari e sacerdoti. Essi interagivano, non fos-
saltro che per forza di cose: il sacerdote aveva bisogno della competenza medica di
cui era privo, mentre il medico professionale aveva nei frequentatori dei santuari di
Asclepio, greci e non greci
23
, una casistica invidiabile, unica, alla quale difficilmente
avrebbe potuto rinunciare.
Questa casistica, in particolare, dava origine a repertori, cartelle cliniche ante
litteram, di cui restano testimonianze, epigrafiche e non. Schede di questo genere
dovettero costituire il nucleo primo e forse pi rilevante di quei repositori dai quali
si originarono pi tardi le biblioteche dei santuari di Asclepio. Queste erano quindi
verosimilmente, soprattutto nella fase pi antica, raccolte specialistiche a uso inter-
no, sia professionale che didattico
24
. Sappiamo infatti che nellantica paideia linse-
gnamento meglio strutturato e pi diffuso era quello della medicina, che si distin-
gueva dagli altri insegnamenti tecnici (che procedevano esclusivamente attraverso il
22 Lopinione di EDELSTEIN 1945, II 158, circa lattivit di medici nei santuari si riassume nel suo
there is no evidence whatever that physicians participated in the temple healings. Besides, the
treatment given by the god, the true physician (T 418), in many cases was contrary to all
ancient medical theory. Cfr. anche p. 148 n. 1, sebbene non manchino nellindagine nume-
rosi spunti verso una interrelazione tra medicina laica e medicina razionale. NICOSIA 1984, 194,
in riferimento ad Elio Aristide, condivide linterpretazione che vorrebbe ridimensionare latti-
vit dei medici nellAsclepieo di Pergamo (i medici veri e propri sembrano svolgere un ruolo
assai limitato), precisando per che una netta linea di demarcazione tra medicina scientifica,
magica e religiosa non possibile tracciarla, n per le et precedenti n per quella di Aristide,
rinviando a LANATA 1967. Riporto per completezza la diversa posizione di REINACH 1904,
1671: Ce quil y a de raisonnable dans la mdecine sacerdotale est prcisment ce quelle a
emprunt la mdecine sculire; le seul lment utile quelle y ait ajout est ce que nous appe-
lons la suggestion.
23 Non improprio il confronto, pi volte suggerito, con i moderni viaggi della speranza a Lourdes
o altri luoghi di culto, verso i quali confluiscono fedeli da ogni dove: accadeva lo stesso nellan-
tichit. Un tentativo di quadro complessivo quello di LEIPOLDT 1957. Un caso a s quello
delle guarigioni miracolose riconosciute come tali dalla Chiesa cattolica, a ciascuna delle quali
dedicato un dossier presso la Congregazione della cause dei santi in Vaticano. appena stato
pubblicato un volume di S. Gaeta, che presenta alcuni di questi casi, sotto il titolo eloquente di
Miracoli. Quando la scienza si arrende (Casale Monferrato 2004).
24 Non sembra privo di significato che, tra i rari documenti su insegnamenti diversi da quello della
medicina, sia una iscrizione (IGR IV 618) dalla quale si dedotto che a Smirne esisteva una scuo-
la di diritto che a sua volta si sarebbe sviluppata con il supporto di un deposito di archivi, come
pi tardi accadr a Beirut. Cfr. MARROU 1965, 261.
480 Lorenzo Perilli
rapporto personale maestro allievo) per lesistenza di scuole, o comunque di centri di
formazione, non solo a Cos e Cnido, ma pi tardi a Smirne, Laodicea, Efeso, infine
Pergamo, forse proprio allombra dellAsclepieo. Linsegnamento della medicina,
tr vp strutturata e codificata come tale, ha unevoluzione che parte dai tempi pi
antichi per arrivare infine a una struttura compiutamente organizzata, i cui membri
erano riuniti in un ouvr oiov, come quello degli i otoi o ao tou Mouori ou di Efeso,
detti anche, a sottolineare il ruolo didattico, oi ari to v Mouori ov aoiorutoi (JAI
8, 1905, 135; Forsch. Eph. II 65, III 68): quella che Marrou definiva una sorta di
facolt di medicina
25
. Documenti su tale pratica didattica non mancano, a differen-
za di quanto accade per altre discipline (nulla o quasi sappiamo dellinsegnamento
del diritto in et preromana, come dellingegneria, di altre specifiche materie).
senzaltro vero che anche linsegnamento medico avveniva ampiamente nellambito
familiare, al quale furono via via ammessi allievi esterni (r m tou yr vou, Gal. Anat.
admin. 2, 281 K), vincolati al maestro attraverso quella sorta di contratto che il
Giuramento ippocratico
26
; ed anche vero che allievi esterni potevano installarsi,
pagando
27
, presso un medico e la sua officina a mo di apprendisti, come il caso del
Timarco descritto da Eschine
28
: ma difficile, anche a fronte dei documenti epigra-
fici, che tutto potesse ridursi soltanto a questo.
Il nostro quadro della medicina nel V e nel IV secolo a.C., epoca della sua
prima grande fioritura, fortemente legato allimmagine che ci deriva dal Corpus
Hippocraticum: ma questo si deve solo al fatto che tutto il resto, e soprattutto la let-
teratura precedente, andato perduto. Prima, accanto e oltre a Ippocrate cerano
state importanti e numerose opere, se dobbiamo credere e non c motivo per non
farlo da un lato allippocratico Regime nelle malattie acute (fine V sec. a.C.), che
gi parla di autori antichi, dallaltro a Senofonte, che nei Memorabili (4, 2, 10, ini-
zio IV sec. a.C.) rileva la notevole quantit di scritti medici in circolazione. Della
letteratura pre- ed extraippocratica, le cosiddette Sentenze Cnidie, gi pubblicate e
poi riedite prima di Ippocrate (cfr. Hippocr. Vict. acut. 1), rappresentavano una
testimonianza particolarmente indicativa. Era, questa, opera significativamente col-
lettiva, redatta cio da un numero imprecisato di medici, e accusata tra laltro, dagli
ippocratici, di essere dedicata alla puntuale enumerazione delle malattie, una sorta
25 Siamo ormai nel II sec. d.C. Cfr. MARROU 1965, 261 segg.
26 Cfr. REINACH 1904, 1973a-76b; MARROU 1965, 264; JOUANNA 1992, 68 segg., 72 segg.
Sullinsegnamento medico e la trasmissione del sapere specialistico cfr. KUDLIEN 1970; KOLLESCH
1989; ALTHOFF 1993. NUTTON 1995 opportunamente rilevava come lattivit medica, le moda-
lit dellinsegnamento, i rapporti tra medici e soprattutto la loro cooperazione, costituissero un
quadro ben pi articolato di quanto in genere si sia portati a ritenere, nel quale non va trascura-
ta limportanza assunta dai centri minori, spesso del tutto trascurati.
27 Cfr. Plat. Men. 90b.
28 Cfr. Aeschin. 1, 40. Il praticantato dellapprendista ben descritto da REINACH 1904, 1673b.
KUDLIEN (1970) non fa alcuna menzione del possibile ruolo di templi e santuari nella trasmis-
sione del sapere medico.
481 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
di elenco di cui i trattati detti cnidii del CH ancora recano testimonianza
29
. La sua
struttura doveva presentare, a quanto sappiamo, affinit non casuali con le raccolte
di casi dovute probabilmente a medici e assistenti, che possono essere individuati
negli o xooi e negli oi u aoom vtr tm 0rm di Ippide di Reggio (secondo Eliano,
Nat. anim. 9, 33), nei 0ro aovtr, gli ui oi tou 0rou , i vrmxo oi, inferiori agli o xo-
oi secondo la lessicografia
30
. Una conferma sembra potersi ricavare dai rilievi raf-
figuranti Asclepio che visita i malati, nei quali a occuparsi direttamente del pazien-
te un aiutante del dio, presumibilmente un mortale come indicherebbero le
ridotte proporzioni con cui raffigurato rispetto al dio
31
.
Identificare tali aiutanti del dio soltanto negli appartenenti al yr vo degli
Asclepiadi (di Cos, di Cnido, etc.) rischia di essere uningenuit, per chi consideri
anche solo lenorme diffusione dei luoghi di culto (tra quelli storicamente attestati,
gi Thraemer, nel 1896, ne elencava quasi 200)
32
. Lo o xoo, che poteva avere
anche dei sottoposti (u aoo xooi, cfr. CIA III 894a) figura antica e nota, se
Aristofane (Plut. 653-747, cfr. 669 seg. e schol. ad l.) pu farsene beffe allinizio del
IV secolo, nel 388 (lo chiama ao aoo, v. 670, che era sia il ministro del dio, inter-
prete della sua volont presso gli uomini, sia laiutante nel tempio; poi aoi , v. 710),
smascherando lintera pratica dellincubazione e del rito dei templi di Asclepio.
Il testo del Pluto illuminante, e assevera lesistenza di una pratica non solo gi
conclamata e di notevole rilevanza sociale, ma anche oggetto di dibattito e forse di
scontro, nonch, almeno nella fattispecie comica, di sospetto.
29 Cfr. JOUANNA 1974, soprattutto 453 segg.; GRENSEMANN 1975 e 1987; JOUANNA 1992, 102. La
tradizionale contrapposizione delle due scuole stata progressivamente messa in dubbio dagli
studiosi, che ne hanno piuttosto rilevato lo stretto rapporto, forse anche in forma di associazio-
ne, documentato epigraficamente, cfr. BOUSQUET 1956, 579 segg., SEG 16, 326; 22, 448, e
KUDLIEN 1977, 102. Sul tema la bibliografia ormai consistente, ad es. SMITH 1973, 569-585,
negava lesistenza delle due scuole, cos DI BENEDETTO 1980, 97 segg., afferma che non cor-
retto operare una distinzione tra due diverse scuole, a Cos e Cnido, cfr. inoltre THIVEL 1981,
KOLLESCH 1989.
30 Cfr. REITZENSTEIN 1897, 394. Per un quadro riassuntivo di queste figure cfr. THRAEMER 1896,
1687, e le voci della RE dedicate alle singole denominazioni; ampi materiali in EDELSTEIN 1945,
nr. 490 segg. (Priests and attendants) con la relativa interpretazione, e.g. II 192 seg. KUDLIEN
1970, 9 esclude con decisione che gli hyperetai potessero svolgere autonoma attivit di medici,
prendendo per a mio parere una posizione troppo recisa quando scrive che Platone would have
done better not to have said that the hyperetai were very likely called physicians, too (Leg. 720a
8): se pure non si vuole dare allaffermazione di Platone attendibilit storica, essa tuttavia non
poteva non avere almeno un fondamento di verosimiglianza.
31 Cfr. le immagini in LIMC II 1, 863-901 e II 2, 631-669.
32 Cfr. pp. 1662-1677. Sul ruolo degli Asclepiadi a Cos cfr. SHERWIN-WHITE 1978, 275 segg., etc.
La denominazione di Asclepiadi ha assunto una valenza pi ampia, ma stata spesso fraintesa
intendendovi i sacerdoti di Asclepio, piuttosto che i medici in genere, in quanto discepoli del
dio (in origine solo un eroe) della medicina, poi la loro corporazione. Cfr. sul tema EDELSTEIN
1945, II 55 segg.
482 Lorenzo Perilli
Nellintrodurre il dio Pluto, cieco, subito viene registrata la concorrenza tra
strutture pubbliche, prive gi allora (ma questo non ci conforta) di fondi adeguati, e
strutture religiose. Aristoph. Plut. 402-412 (si discute sul restituire la vista a Pluto,
per una migliore distribuzione della ricchezza):
XP. To v Hou tov, m to ao trov, r vi yr tm to am . A Pluto, come prima: comunque sia.
BA. Tuo yo o vtm r oti Ma lui cieco veramente?
XP. Np to v ou ovo v. Quant vero il cielo.
(...) (...)
(...) (...)
BA. Ou xouv i oto v ri ooyoyri v o' r p v tivo Dovevi chiamare un medico!
XP. Ti op t' i oto r oti vu v r v tp ao ri Che medico c ancora in questa Citt?
Ou tr yo o io0o ou or v r t' r ot' ou 0' p tr vp. Non li pagano: finita larte.
BA. Exoam rv. Guardiamo.
XP. A' ou x r otiv. Non ce ne sono.
BA. Ou o' r oi ooxri . Hai ragione.
XP. Mo Ai ', o ' o ar ao oi aoroxruoo pv Perdio, ci avevo gi pensato: farlo
r ym , xotoxi vriv ou to v ri Aoxpaiou . dormire nel tempio di Asclepio.
BA. Ko tioto v r oti. la cosa migliore!
Pi avanti, interviene la lunga e dissacrante descrizione del ricovero nel san-
tuario (vv. 653-746), il cui testo reperibile in Appendice (testo n. 1).
La medicina che veniva praticata nei santuari presentava rilevanti affinit con
la medicina laica (cosaltro ci si poteva aspettare?), dalla quale la distingueva piutto-
sto il rituale: sia dalle iscrizioni, sia dai resoconti (spicca di nuovo quello di Elio
Aristide) apprendiamo di prescrizioni farmacologiche e terapie, e persino di inter-
venti chirurgici (cfr. e.g. Ael. Arist. 50, 64), quindi di indicazioni igieniche, o riguar-
danti il regime in genere, strumenti chirurgici sono stati ritrovati negli scavi (HERZOG
1931, 148). Il tutto associato naturalmente e qui sta la peculiarit della medicina
templare al ruolo centrale assegnato allautosuggestione, la cui importanza tera-
peutica nota ancora oggi, e codificata nelleffetto detto placebo. Il caso di Aristide
esemplare
33
.
Tra i materiali epigrafici superstiti, alcuni hanno importanza straordinaria.
Spiccano le quattro stele contenenti le grandi iscrizioni del IV secolo a.C. (ma risa-
lenti a materiali pi antichi), le cosiddette Guarigioni di Apollo e Asclepio (IG IV
2
1, nr. 121 segg.: ma Apollo solo nel titolo), scoperte a partire dal 1883 a Epidauro
da Kavvadias e contenenti settanta resoconti di guarigioni miracolose e altri prodigi
del dio (che risanava non solo uomini e donne, ma anche bicchieri in frantumi, cfr.
il caso 10): iscritti su alcune stele poste allinterno del recinto sacro del santuario,
33 A descrizioni e schede di questo tipo si possono forse ricondurre anche materiali come quelli
alla base di alcuni dei sogni del quinto libro di Artemidoro, depurati certo dagli elementi di
interesse medico.
483 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
dovevano avere funzione per cos dire propagandistica, e rinsaldare la indispensabi-
le fede dei pazienti
34
. Queste sono brevi storie con sommaria descrizione della
malattia, da cui era cassato quasi ogni cenno di carattere medico, per far spazio alla-
spetto miracolistico. Esse in realt, sottoposte a scrutinio accurato, lasciano traspari-
re una puntuale corrispondenza con la prassi medica formalizzata nel Corpus
Hippocraticum, interventi chirurgici, terapie, e mostrano che nella loro stesura il
ruolo del paziente era minimo: si tratta di testi dovuti alla supervisione, se non alla
mano, dei sacerdoti e dei loro aiutanti, testi ufficiali
35
. Che di propaganda si trat-
tasse, confermano le testimonianze aggiunte da Herzog (n. 71 segg.), testi redatti,
non a caso, per la fondazione di filiali dei santuari principali.
Altri testi, meno rivolti alla propaganda, mostrano in modo chiaro che esisteva
una precisa e anche canonizzata prassi medica nei templi, della quale gli aspetti mira-
colistici non erano che il contesto a scopo psicoterapeutico e persuasivo anche,
stando ad Aristofane, in vista di accresciuti esborsi in denaro a favore del santuario e
dei suoi gestori. Questo chiaramente attestato ad esempio dal rimedio contro gli
animali velenosi utilizzato dal re Antioco, la cui descrizione Plinio (nat., 20, 264) dice
essersi trovata in origine incisa su pietra nel santuario di Asclepio a Cos; ma specifi-
co interesse hanno in particolare le iscrizioni dellAsclepieo di Lebena, a Creta (filia-
le di quello di Epidauro), che riportano casi di cure ottenute per via chirurgica, die-
tetica, medica in generale
36
: si ha qui un vero ulteriore corpus di iscrizioni (nove
frammenti), che, sebbene non comparabile per ampiezza con quello di Epidauro,
contribuisce notevolmente a far luce su di esso. Lanalogia evidente, presentandosi
la stessa sequenza con (in genere) la identificazione del paziente, la patologia per cui
34 Le iscrizioni, edite dapprima, parzialmente, da G. Kavvadias in vari fascicoli della Epri
Aoiooyixp , e poi confluite in altre sillogi come quella del Dittenberger (SIG, 1920
3
), sono
integralmente riportate da Hiller von Gaertringen in IG cit., e ripubblicate, con commento e
studi supplementari, nel fondamentale HERZOG 1931 (testo e traduzione pp. 8-35), che aggiun-
ge anche ulteriori testimonianze affini (pp. 36-45); si veda GUARDUCCI 1978, 143-166. Il testo
delle prime due (le pi complete e interessanti), con commento, anche in EDELSTEIN 1945, nr.
423. Una nuova edizione, con traduzione, note e ampio saggio introduttivo, quella di
LIDONNICI 1995.
35 HERZOG 1931. Si noter qui, nuovamente, che mentre gli studi di Herzog e di altri offrivano una
spiegazione razionale e perfettamente plausibile delle descrizioni miracolose delle guarigioni negli
Asclepiei, si avuta in seguito (cfr. n. 22) una singolare tendenza a rinunciare a tali tentativi di
intepretazione per attenersi piuttosto alla lettera di quegli improbabili resoconti una posizione,
come facilmente si evince, che a me sembra insostenibile, cos come lidea di una netta separa-
zione tra la pratica medica esercitata nei santuari e quella dei medici cosiddetti laici.
36 Edite da HALBHERR, PERNIER 1901, 300 segg., sono riportate, le pi interessanti, da HERZOG
1931, 51 segg. Testo e analisi quindi in GUARDUCCI 1935, I 8 segg., cfr. GUARDUCCI 1934, stu-
dio linguistico e stilistico in NEHRBASS 1935, pi di recente una raccolta completa con traduzio-
ne e commento di iscrizioni, complessivamente 32, relative a guarigioni miracolose di Asclepio
(con leccezione delle quattro grandi stele di Epidauro) si deve a M. GIRONE (1998), che forni-
sce anche una ampia bibliografia.
484 Lorenzo Perilli
si recato al santuario, eventuali sogni. Ma soprattutto, ci che distingue le iscrizio-
ni di Lebena da quelle di Epidauro e aiuta a intendere queste ultime che le prime
recano dettagliate indicazioni circa la terapia, con limpiego di specifici farmaci o
piante, o strumenti. Le iscrizioni di Lebena, verosimilmente in origine incise diretta-
mente sulle pareti della stoa adiacente al tempio (stoa che forse svolgeva la funzione
di abaton), risalgono al II secolo a.C., ma sono trascrizione di materiali pi antichi,
in particolare altre iscrizioni, separate luna dallaltra, presenti nel santuario
37
. Non
mi sembra plausibile ipotizzare che la differenza rispetto a quelle di Epidauro sia da
individuare nellevoluzione intercorsa tra le une e le altre, e nella maggiore apertura
alla medicina laica al tempo delle iscrizioni di Lebena
38
: oltre a rilevare che la distan-
za cronologica tra le prime e la fonte delle seconde non poi cos marcata, le affinit
strutturali, stilistiche e contenutistiche sono tali da suggerire invece un confronto rav-
vicinato. A Epidauro, i redattori delle stele hanno operato con un obiettivo pi chia-
ramente propagandistico, laddove nellaltro santuario, pi periferico, si conservata
una stesura pi fedele agli originali da cui stata trascritta originali che erano evi-
dentemente di contenuto medico. Infine, a Lebena come a Epidauro si pu parlare
di redattori, coloro ai quali cio si dovette la stesura finale dei materiali, attinti pre-
sumibilmente da archivi e altre fonti: una certa continuit stilistica e lessicale indi-
rizza chiaramente in questo senso
39
.
Si dovr ricordare, inoltre, il caso di Marco Giulio Apella (IG IV
2
1, nr. 126,
ca. 160 d.C.), piuttosto noto dopo che Wilamowitz lo mise in evidenza, nel secon-
do Exkursus del suo Isillo di Epidauro (Die Cur des M. Iulius Apellas, pp. 116-124):
osservava gi Wilamowitz
40
, che i rimedi prescritti dal dio sono ben lontani dalle cure
fantastiche che ci vengono da altre fonti: si tratta di precise indicazioni, quelle che si
dicono di regime, riguardanti cio alimentazione, esercizio fisico, bagni. E la con-
creta tangibilit del dio evidente nella conclusione, quando al paziente viene richie-
sto di pagare lonorario (richiesta che spesso il dio avrebbe avanzato in sogno ai mala-
ti ma solo a guarigione avvenuta!).
37 Cfr. GUARDUCCI 1935, I 8,1-4, 159.
38 Cos LIDONNICI 1995, 48, che individua una distanza tra i due casi, a mio avviso inesistente.
39 LIDONNICI 1995, 20-75, ha svolto una indagine in tal senso, fissando delle tipologie per cos dire
modulari (patterns) allinterno delle iscrizioni di Epidauro, sulla base di criteri tematici e di ricor-
renti caratteristiche di lingua e di stile, e cercando di individuare su questo fondamento fonti (cfr.
pp. 40 segg.) di tipo di volta in volta diverso, che andrebbero da racconti trasmessi oralmente a
rappresentazioni pittoriche (soprattutto sulle offerte votive), a documenti amministrativi statali,
e finalmente agli archivi dei santuari, che per (a differenza di HERZOG 1931, cfr. 46 segg.) resta-
no del tutto in secondo piano nella ricostruzione, che privilegia le narrazioni orali e i materiali
votivi, secondo una interpretazione diffusa e inaugurata da Kavvadias, nella prima pubblicazio-
ne del testo della stele A sulla Epri Aoiooyixp del 1883 (cfr. p. 220). Ci che pi inte-
ressa invece la evidenziazione del carattere letterario e non casuale delle iscrizioni, che confer-
ma il ruolo decisivo dei responsabili del santuario.
40 WILAMOWITZ 1886, 121, cfr. REINACH 1904, 1671.
485 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
Sono testi (parzialmente riportati in Appendice, nn. 2-3) con struttura sche-
matica, una sequenza di notizie su ciascun caso, redatta secondo lo schema ripetu-
to sintomi-prognosi-terapia, talora con elenchi di rimedi. Che fossero testi medi-
ci, ben diversi dalle pretese guarigioni miracolose, dimostra anche la loro notevole
somiglianza con un trattato di grande interesse, tramandato in arabo, i cosiddetti
Krankenjournale di Rufo di Efeso (I-II d.C., pubblicati da Ullmann a fine anni
Settanta), ventuno schede di casi individuali, ora pi dettagliate, ora brevi. Che tra
laltro dissipano un dubbio importante: si osservato infatti
41
che le Guarigioni
di Asclepio rinvenute a Epidauro non fossero testi medici ma religiosi, data la
mancanza, spesso, di ogni indicazione circa il malato (nome, citt, etc.), informa-
zioni in genere invece presenti nelle Epidemie ippocratiche, che hanno anchesse
forma di schede: ma i Krankenjournale di Rufo, della cui scientificit nessuno vorr
dubitare, hanno la stessa caratteristica, le schede essendo depurate di ogni elemen-
to anagrafico
42
.
Nel Corpus Hippocraticum lesempio pi vicino a questo, ma anche fortemen-
te diverso, proprio quello delle Epidemie (V-IV sec. a.C.), schede redatte dal medi-
cus vagans che vi raccoglie lesperienza acquisita nei suoi numerosi spostamenti, tut-
tavia codificata secondo categorie nosologiche specifiche, e in cui lattenzione piut-
tosto alla malattia che non al malato. Le Epidemie costituiscono il punto pi alto di
questo tipo di letteratura.
Che si pu immaginare nata proprio attorno ai templi di Asclepio, dove da un
lato linsegnamento della medicina era possibile al di fuori della cerchia familiare,
offrendo la possibilit di una casistica varia e ampia e di unattivit in qualche modo
clinica (sebbene il termine sia stato poi utilizzato per la medicina laica in contrappo-
sizione a quella templare); dallaltro lato, i santuari poterono costituire la sede otti-
male per i repositori di testi medici, in forma sia di schede cliniche, sia di opere vere
e proprie, che fossero disponibili alla consultazione degli addetti ai lavori. Questa era
unesigenza imprescindibile, se si considera che i sacerdoti, autorit indiscusse, non
avevano in genere la bench minima competenza medica, n questa era loro richie-
sta: la carica di i rru tou Aoxpaiou poteva essere ereditata (i rri oio yr vou), o
anche comprata, o infine si poteva ricevere attraverso elezione
43
. In pi di un caso
(e.g. Epidauro, Atene), essi duravano in carica un anno, ma talora anche a vita, nella
stessa Atene, dove in una lunga serie di sacerdoti di Asclepio (CIA 2, 835) solo uno
41 HERZOG 1931, 57.
42 Cfr. in Appendice, un esempio (n. 4). Oltre alledizione di ULLMANN 1978, osservazioni su que-
sti testi sono nelle recensioni alla medesima (G. Strohmaier, in Gnomon 52, 1980, 317-320; V.
Nutton, in JHS 100, 1980, 229; K. Holubar, in WZKM 72, 1980, 200): si tratta di materiali
tramandati in arabo in un unico manoscritto, lo Huntingtonianus 461 della Bodleian Library, e
di cui in greco non si ha nessuna notizia. Il codice contiene anche una compilazione da altri testi;
che i 21 in questione siano derivati da Rufo opinione generalmente condivisa. Cfr., dello stes-
so Ullmann, la breve descrizione nella ANRW (1994).
43 Cfr. THRAEMER 1896, 1684 segg.; SHERWIN-WHITE 1974, 275 segg. e passim.
486 Lorenzo Perilli
risulta essere stato un medico (e solo se si intende lo i rru del rigo 73 come il medi-
co di cui al rigo 13)
44
. Accanto ai sacerdoti operavano una serie di collaboratori dota-
ti di pi specifiche competenze ed esperienza, i quali dovevano necessariamente far
ricorso a repertori e casistiche precedenti, che avranno a loro volta contribuito a redi-
gere. Di tali collaboratori che erano in realt i veri responsabili della medicina nei
santuari di Asclepio si ha notizia sicura
45
.
infatti del tutto improbabile, che iscrizioni come quelle ricordate, o anche
altre pi brevi, semplicemente riunissero testi redatti e offerti al dio dai pazienti gua-
riti, degli ex-voto insomma, come pure si ritenuto
46
: esse presuppongono invece
specifiche competenze tecniche, e rappresentano un buon esempio, forse semplifi-
cato, certamente spesso depurato, di quelle raccolte di casi clinici che dovevano
costituire patrimonio dei repositori e antico nucleo delle biblioteche dei santuari. Le
Epidemie ippocratiche ne costituiscono levoluzione somma, e del resto le testimo-
nianze antiche sono sufficientemente chiare in proposito: i santuari di Asclepio a
Cos, Epidauro e Tricca ospitavano, secondo quanto riferisce Strabone (8, 6, 5, cfr.
44 Cfr. THRAEMER 1896, 1685.
45 Mi accorgo, al momento di licenziare il testo per la pubblicazione, che posizione per molti aspet-
ti analoga a quella che qui propongo era assunta da K. Zacher, in un vecchio articolo del 1886
sulle iscrizioni di Epidauro: una inattesa conferma (ZACHER 1886). Zacher, prendendo spunto
da un articolo pubblicato da Wilamowitz due anni prima sulla stessa rivista e sul medesimo tema,
distingue nettamente gli Asclepiadi attivi nei santuari dai sacerdoti di Asclepio, negando a que-
sti ultimi un qualsiasi ruolo nelle cure. Il sacerdote aveva altra funzione, come si evince e.g. dalla
storia di tale Aristagora di Trezene narrata nelle stele di Epidauro (caso 23), dove lo i oru giun-
ge nellAbaton ad osservare la paziente solo la mattina successiva al sonno sacro, che coincideva,
soprattutto, con il giorno dopo lintervento degli ui oi tou 0rou . Zacher inoltre (ZACHER 1886,
471 seg.) condivide linterpretazione che sar sviluppata da Herzog opposta a quella dello sco-
pritore e primo editore delle iscrizioni, Kavvadias , che sotto le cure miracolose riportate dalle
stele vadano individuati interventi medici veri e propri. Infine, lo studioso individua delle tracce
per una possibile retrodatazione al V secolo delle stele di Epidauro, o almeno di parte di esse;
retrodatazione che troverebbe una conferma significativa nella fonte che Eliano, Nat. anim. 9, 33
(cit. infra, testo n. 2.XXIII), dichiara di utilizzare per il suo resoconto delle guarigioni, resocon-
to che corrisponde puntualmente a quanto riportato dalle iscrizioni, senza per da esse dipende-
re: fonte di Eliano era infatti Ippide di Reggio, autore che la tradizione antica assegnava al V seco-
lo, datazione di cui si dubitato (cfr. JACOBY 1912, 1297 segg.: lipotesi alternativa quella del
III secolo) il che giustificherebbe meglio anche la satira aristofanea del Pluto.
46 Le iscrizioni sarebbero state verosimilmente realizzate in occasione della ristrutturazione e
ampliamento del santuario nella seconda met del IV secolo, quando sarebbe stata operata, dai
sacerdoti, una selezione di materiali precedenti (cfr. nt. 39). Se tale selezione e trascrizione sia
avvenuta in ununica occasione (Kavvadias, Herzog) o in pi occasioni distanti e da parte di auto-
ri differenti (LiDonnici) non facile stabilire. Indubbiamente, come rileva LIDONNICI 1995, 67
seg., vi sono differenze stilistiche e linguistiche, uso di lessemi e sintagmi ricorrenti in alcuni
gruppi di storie; ma non dato stabilire se queste risalissero al rielaboratore o dipendessero inve-
ce dalla fonte (come a me sembra plausibile).
487 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
14, 657c. = 382 Edelstein), dei ai voxr, nei quali o voyryor voi tuyo vouoiv oi
0roari oi
47
. Non dunque storie di sogni e guarigioni miracolose, n epigrammi
dedicatori (di cui pure abbiamo notizia sicura), ma 0roari oi, resoconti di tratta-
menti con lindicazione dei rimedi utilizzati, registrati in tavolette raccolte e con-
servate nel santuario, ad uno scopo ben preciso. Scopo di cui ci informa Plinio il
Vecchio (nat. 29, 4): ut postea similitudo proficeret, a futuro beneficio, ovviamente
dei medici.
Unaltra, precedente annotazione di Plinio, per cui, come da non casuale vul-
gata, i pazienti stessi le avrebbero redatte (liberatos morbis scribere in templo eius dei
quod auxiliatum esset), confutata proprio dal tipo di descrizione e dalle competen-
ze richieste allo scopo (neppure oggi, figurarsi nellantichit, facile immaginare un
paziente che, subto un intervento chirurgico, lo descrive con precisione lapidaria
il caso di dire, trattandosi di epigrafi prima di lasciare il sanatorio). Probabilmente
Plinio riferisce qui, non senza confusione, una concezione tradizionale, forse con-
nessa anche a una ritualit della quale era previsto il rigoroso rispetto, per cui chi gua-
risse dava il suo contributo in vario modo, anche con ex-voto descriventi guarigioni
miracolose. Pi interessante, e nientaffatto inverosimile se presa con qualche caute-
la, lulteriore notizia pliniana, che Ippocrate avrebbe trascritto per s tali tavolette
48
:
is exscripsisse ea traditur, di cui conferma Strabone. A cui si aggiunge la denuncia, dal
valore solo simbolico (Plinio la fa risalire a Varrone), per cui Ippocrate avrebbe poi
incendiato il tempio per fondare grazie alle informazioni carpite allarchivio la nuova
medicina (iis instituisse medicinam hanc quae clinice vocatur). Notizia ripetuta nella
Vita di Ippocrate attribuita a un Sorano (par. 4 = 450 West.), che la attribuisce alla
Genealogia dei medici di Andrea: secondo la quale Ippocrate avrebbe incendiato non
il tempio, ma la biblioteca, e non a Cos ma nella rivale Cnido (rtr otp tp aoti oo,
m r v xoxop 0m Avor o poi v r v tm ari tp i otixp yrvrooyi o, oio to r ap ooi
to r v Kvi om yootouoxri ov).
Storicamente, la notizia ha poco da dire, ma ne chiaro il valore simbolico nel-
lintrodurre la rinuncia a un sapere medico tradizionale in favore della nuova scienza
47 Con il termine pinax si designano oggetti diversi, che vanno dallofferta votiva, in genere in legno
o anche terracotta (ampia documentazione in questo senso in VAN STRATEN 1981), al rilievo
(Atene, Museo Nazionale 3369), alle tavolette con indicazioni mediche, fino forse alle stele come
quelle di Epidauro. Non mi sembra scontato che Strabone, nel libro sesto, si riferisca parlando
di ai voxr alle grandi stele delle guarigioni miracolose (note a Paus. 2, 27, 3). Scrive Strabone:
p Eai oouo ... ou x o opo p ao i xoi o ioto oio tp v r aio vriov tou Aoxpaiou 0ro-
aru riv vo oou aovtoooao araiotrur vou, xoi to i ro v ap r r ovto o ri tm v tr xovo vtmv
xoi tm v o voxrir vmv aivo xmv, r v oi o voyryor voi tuyo vouoiv oi 0roari oi, xo0o ar
r v Km tr xoi Ti xxp . Egli si direbbe peraltro distinguere tra pinakes tm v xovo vtmv e pinakes
o voxri rvoi, tra offerte fatte dai pazienti e stele erette allinterno del santuario.
48 Plinio dice dallAsclepieo di Cos: che per risulta fondato poco prima della met del IV sec.
a.C., troppo tardi per Ippocrate: un culto cera senza dubbio anche prima, ma non c traccia di
culto statale nella fase pi antica. Cfr. HERZOG 1931, 141; HERZOG 1928, 46 seg.
488 Lorenzo Perilli
una polemica presente nel CH. Indicativo era il termine che AndreaPs.-Sorano usa
per dire la biblioteca: il greco yootouoxri ov (cfr. Plut. Arist. 21) denota infatti
qualcosa di simile a quello che qui si detto repositorio, una sorta di archivio, o anche
il contenitore delle schede o di documenti in genere (equivalente a quelli ben attesta-
ti per le biblioteche orientali)
49
, cfr. in questo senso Etym. M. 412, 38. Non che si pos-
sano prendere alla lettera testimonianze come quelle ora riportate: ma il fondo di vero
o di verosimile che si dovr loro riconoscere informa di pratiche non solo plausibili
ma difficilmente contestabili. E la formulazione cauta con cui Strabone 14, 657 ne
informa conferma la verosimiglianza del nucleo di fondo: ooi o' Iaaoxo tpv o i-
oto r x tm v r vtou 0o o voxrir vmv 0roarim v yuvo ooo0oi to ari tp oioi tp.
Lanalisi delle iscrizioni di Epidauro condotta da Herzog il quale nella mag-
gior parte dei casi riconosce in trasparenza le pratiche mediche che erano alla base
anche dei casi descritti come miracoli, come quelli di gravidanze durate cinque anni
(caso 1)
50
impeccabile. Anche per gli episodi allapparenza pi singolari, sono
individuabili persino punti di contatto evidenti con gli scritti ippocratici superstiti.
Allo studio di Herzog si dovr rinviare per ogni ulteriore approfondimento.
Pi in generale, il nesso tra medicina ippocratica e medicina altra tuttaltro
che irrilevante, meno ancora inverosimile: Ippocrate e la sua scuola non possono
essere considerati unoasi ai margini del deserto (cos giustamente REINACH 1904,
1670), come troppo spesso si tentati di fare, e lo stesso Ippocrate non rivendica
mai di essere stato autore di una rivoluzione scientifica. Pi semplicemente egli si
contrappone ai suoi colleghi di diverso orientamento, come in ogni disciplina acca-
deva. Gi in Omero, non c una medicina sacra, ma una medicina empirica, fami-
liare appare la stessa chirurgia, nonostante che Macaone venga presentato come le-
rede di Asclepio.
Sebbene molte iscrizioni e notizie, per noi preziose, risalgano non pi indietro
del IV secolo a.C., e la maggior parte siano di et ellenistica e imperiale, tuttavia esse
riferiscono di pratiche antiche; la cui sostanziale impermeabilit ai cambiamenti ben
illustrata dai libri dei miracoli medicali di et tardoantica e medioevale, della cui
redazione i sacerdoti avevano la responsabilit diretta, ivi compreso il mascheramento
della componente medica, ove una ve ne fosse, o la esplicita menzogna, come nel caso
dellefficacia del sangue di Cristo della cui vicenda resta una gustosa testimonianza
relativa al XIV secolo a Wilsnack
51
. Il prete annunciava: Audite pueri miraculum. Ecce
49 I santuari prevedevano del resto anche la presenza di altri materiali darchivio, come i cataloghi
delle offerte votive, cfr. Aelian. Nat. anim. 7, 13 tm v o vo0po tmv ... oi yooi , nonch
EDELSTEIN 1945, nr. 731.
50 Cfr. HERZOG 1931, 71 seg
51 Citata da HERZOG 1931, 56, con ulteriori indicazioni e rinvii. Cfr. anche HERZOG 1931, 48 seg.
sui libri dei miracoli dei luoghi di culto della Germania meridionale, in particolare la Baviera, tra
cui spicca lanalisi di 3823 casi da parte di M. Hfler (HFLER 1891 e 1895). Sarebbe di sicuro
interesse indagare ulteriormente la questione, soprattutto alla luce della bibliografia pi recente.
489 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
unus civis Pragensis sanatus est in manu contracta per sanguinem Christi et in testimo-
nium illius obtulit istam manum argenteam; non si aspettava, evidentemente, che,
come riferisce la cronaca, il miracolato avesse da obiettare: Ipse vero stans elevata manu
dixit: O sacerdos, cur mentiris? Ecce adhuc manus mea est contracta sicut et prius. Si trat-
ta in sostanza di pratiche rimaste pressoch immutate per oltre cinque secoli: e anco-
ra riecheggiate in tempi non lontani ad esempio a Lourdes, dove un Bureau des con-
statations mdicales si incaricava di registrare con dovizia di particolari (ignoro se ci
accada tuttora) i diversi casi presentatisi; e dai materiali cos raccolti il responsabile di
tale ufficio, Boissarie, ha tratto diverse opere complessive, una delle quali intitolata Le
grandi guarigioni di Lourdes (in cui risuonano gli Io oto tou Aoxpaiou ).
Del resto, secondo una linea di continuit i luoghi di culto cristiani si andaro-
no via via sostituendo a quelli degli di pagani, dei quali spesso riutilizzarono gli spazi,
trasformandoli, e in quelli destinati alla medicina le pratiche rimasero spesso le stes-
se, tra contesto miracoloso e terapie mediche. Di estremo interesse a questo proposi-
to un gruppo di 27 papiri medici greci provenienti dallEgitto, per la precisione da
Antinoopoli: la maggiore raccolta di frammenti medici che ci sia stata restituita da un
sito egiziano. I papiri vanno dal III al VII secolo d.C., alcuni di essi contengono opere
di Ippocrate e Galeno, e non a caso hanno fatto pensare a un centro di cura, forse il
santuario di una santo guaritore, come poteva essere S. Colluto, medico e martire,
venerato nella citt, per il quale sono riferite guarigioni miracolose avvenute a segui-
to di incubazione nella sua cappella. La presenza di un santuario, uno dei molti che
affollavano lEgitto a partire dal V secolo d.C., ad Antinoopoli, dove attestata anche
la carica di archiatra, avrebbe attirato numerosi pazienti, che potevano approfittare
della infrastruttura ospedaliera esistente in citt. I papiri rinvenuti potevano allora
plausibilmente appartenere a una biblioteca specializzata, pertinenza del santuario,
dove, come mostrano fonti epigrafiche e documentarie, operavano medici che ave-
vano ereditato la loro carica, e che dovevano poter attingere il loro sapere non solo
dallapprendimento orale, ma anche dalla lettura di una biblioteca medica
52
.
Quanto alla redazione scritta e alla reperibilit dei materiali di cui si parla per
la Grecia, va osservato che fin dal quinto secolo a.C. circolavano ed erano in qualche
modo accessibili numerose opere di medicina e farmacia. Platone (Phaedr. 268c) si
prende gioco di chi per aver letto un libro di medicina si crede medico; e senza dub-
bio diffuse erano raccolte di ricette e di rimedi (forse queste Platone aveva in mente),
analoghe a quelle ricordate da Catone nel de re rustica (cfr. 70; 83; 156), o a quella
sorta di manuali di medicina che secondo il pi tardo (IV sec. d.C.) Oribasio (6,
557) dovevano permettere a chi vivesse lontano dai centri abitati di preparare rime-
52 Quella che ho qui riproposto la ricostruzione della collezione medica di Antinoopoli effettua-
ta da MARGANNE 1984, 117-121. Sulla presenza di pratiche terapeutiche in relazione a S. Colluto
ad Antinoopoli, la Marganne rinvia a due piccoli papiri copti del VI-VII sec., sui quali sono
riportate richieste relative a terapie rivolte al santo, cfr. DONADONI 1964, 286-289. Sulle struttu-
re ospedaliere di et bizantina utile PHILIPSBORN 1961, 338-365.
490 Lorenzo Perilli
di semplici in attesa del medico. Chi operava nei santuari di Asclepio non avrebbe
potuto fare a meno di consultare il repertorio degli interventi rivelatisi efficaci in casi
precedenti analoghi a quello di volta in volta sotto esame; e i medici della cosiddetta
scuola empirica, a partire dal terzo secolo a.C., istituzionalizzano questa procedura
facendone una delle tre gambe del tripode e chiamandola historia: il fare ricorso,
cio, alla esperienza acquisita da altri (Figg. 4a-4b).
I santuari di Asclepio, che disponevano anche di locali idonei, erano la collo-
cazione ottimale per tali materiali: per la loro elaborazione, preservazione, consulta-
zione. Nascono cos forse le prime biblioteche scientifiche specialistiche, ad uso dei
medici o paramedici attivi nei santuari, ma anche di coloro che, medici o giovani stu-
denti, sopraggiungevano spesso da altre regioni al fine di apprendere larte medica.
Questultimo caso esemplificato, stando alla interpretazione di Herzog
53
, dai gio-
vani romani di buona famiglia che, in et imperiale, vanno a studiare allAsclepieo di
Cos, per venire incontro al bisogno di avere a Roma medici romani e non solo greci.
Per questo tipo di studi esisteva senza dubbio una lunga tradizione: e gli Asclepiei,
sempre frequentati da persone delle provenienze pi diverse (ivi compresi, il caso di
Pergamo, intellettuali e scrittori e persino gli imperatori dellepoca, come Caracalla),
divengono via via punti di incontro e di confronto tra culture. Cos sembra essere
stato un centro istituzionale di istruzione superiore, dove la coesistenza di una prati-
ca medica nei santuari e una al di fuori di essi creava condizioni ottimali. Herzog si
spinto fino a parlare, con slancio eccessivo, di una Universitt Kos, titolando cos
la quinta Appendice delle sue Forschungen: ma le indagini ad esempio di Cohn-Haft
sui medici pubblici confermano largamente limmagine di Cos come centro privile-
giato di formazione medica, a cui fa riferimento anche Sherwin-White
54
.
Che negli Asclepiei esistessero poi (almeno in et pi tarda) biblioteche vere e
proprie, attestato con chiarezza. Di pi: il dio della medicina era privilegiato, rispet-
to ai suoi colleghi del pantheon, come affidatario di tali strutture. Erano annesse agli
Asclepiei, infatti, alcune tra le principali biblioteche di santuari di cui si ha notizia,
cui vanno aggiunte quelle dei Serapei
55
.
Alcune iscrizioni sono esplicite oltre che conosciute. Caio Stertinio
Senofonte, medico dellimperatore Claudio e sacerdote di Asclepio, dona a proprie
spese una biblioteca (da intendere come ledificio) al santuario
56
:
53 HERZOG 1899, 228 seg. Le conclusioni di Herzog richiedono una certa cautela, poich si basa-
no su opere del Corpus Hippocraticum, come xot' i ptri ov e ari i ptou , delle quali ricono-
sciuta una datazione tarda (argomentata tra altro nella dissertazione di FLEISCHER 1939, 58 segg.,
cfr. 108), sebbene non da tutti accettata senzaltro.
54 COHN-HAFT 1956; SHERWIN-WHITE 1978, 260, 278 ss.
55 Cfr. e.g. il quadro riassuntivo di VSSING 1997, 642b.
56 Platthy 113 (= JdI 18, 1903, 4). Sul dedicatario e la sua famiglia, in cui rilevabile una tradi-
zione medica nellambito degli Asclepiadi di Cos del I sec. d.C., cfr. HERZOG 1899, 189-199
(Anhang 4: C. Stertinius Xenophon und sein Haus), SHERWIN-WHITE 1978, 150 seg., 284 seg.,
con indicazioni epigrafiche aggiuntive.
491 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
Io io Etrti vio | Hroxri tou ui o | Ervom v io xoi|oo i rru
Aoxo|aiou Tyri o Aaio |vo xoi tm v Er|ootm v toi () Er|ootoi xoi tm |
oo mi r x tm v i [oi ]mv to v (uio0p xov)...
(Caio Stertinio Senofonte, figlio di Eraclito, amico di Cesare, sacerdote di Asclepio,
di Igea, di Apione e delle divinit imperiali <dedica> la biblioteca alle divinit impe-
riali e al popolo a sue proprie spese).
Lo stesso noto per Epidauro
57
:
A [----- P]ou o y' E -- |B tivou [ui o ?] Aao m ]vi Moro to xo [i Aoxpaim
Emtp i tp v | iio0p xpv [xoi ao vto to r v ou tp ii |o o vr 0pxrv --------ri [ro-
aop oo to ... r [to] | xoi o ym [vo0rtp oo]
(-------- Rufo -- di --tino -- ha dedicato la biblioteca e tutti i libri in essa conte-
nuti ad Apollo Maleata e ad Asclepio Soter -- capo sacerdote -- e ha organizzato
giochi).
Per Pergamo, la biblioteca attestata con sicurezza, e identificata dagli scavi.
Anche in questo caso, una iscrizione ben conservata fornisce informazioni preziose, su
una Flavia Melitine che avrebbe fatto costruire (II d.C.) tp v r v | tm i i rm i tou Emtp o
| Aoxpaiou iio0p xpv
58
. Lintervento dei privati del resto era essenziale per la rea-
lizzazione e il mantenimento delle biblioteche, anche pubbliche, a donazioni di pri-
vati si dovevano le maggiori di esse, compresa quella di Efeso, sulla quale siamo meglio
informati
59
, offerte di somme di denaro destinate alle biblioteche dei santuari (non
solo di Asclepio) sono ripetutamente attestate, cfr. e.g. Platthy 112 (Cos)
60
.
Che tali biblioteche fossero destinate allo svago dei pazienti, interpretazione
avanzata negli anni Trenta da O. Deubner, direttore degli scavi allAsclepieo di
Pergamo dopo Th. Wiegand, e ripresa pi tardi da M. Guarducci e da altri
61
, mi
sembra ipotesi che potrebbe forse valere, come detto, solo per lultima fase dellevo-
luzione di quei centri di culto, dal II secolo d.C. in avanti (che poi let delle iscri-
zioni citate), e non senza qualche dubbio anche in questo caso
62
.
57 Platthy 96, II d.C. = IG IV
2
1, 456.
58 HABICHT 1969, n. 38, p. 84 seg.
59 Cfr. CAVALLO 1989, 52 seg.
60 Platthy 112 = L. Robert, BCH59, 1935, 421-5 (II sec. a.C.). Per Cos cfr. SHERWIN-WHITE 1978,
215, 220.
61 DEUBNER 1938, 40 segg.; HABICHT 1969, 85; GUARDUCCI 1978, 211 segg.; NICOLAI 1988, 34 seg.
62 Anche da liste di libri su papiro si ricava limpressione, che raccolte specialistiche fossero tuttal-
tro che rare: un esempio interessante sebbene gi tardo nel P. Vars. 5v, proveniente dal nomo
Arsinoitico, del III sec. d.C., recante nella prima met un elenco di libri filosofici, nella seconda
met un elenco di libri medici, per il quale si ipotizzato che si trattasse di materiale giacente in
una bottega libraria e destinato a una biblioteca specializzata. Cfr. OTRANTO 2000, 105.
492 Lorenzo Perilli
Repositori, se non biblioteche, di testi medici dovettero essere molto pi antichi,
precedenti let di Ippocrate. Mi sembra significativo il confronto, cui ho gi accennato,
con quanto accade in Egitto e in Mesopotamia, dove si ha una conferma a mio avviso
decisiva dellorganizzazione e del ruolo dei templi nella preservazione e nella messa a
disposizione dei testi medici. Quella egizia conta, tra laltro, come la pi antica civilt a
cui si debbano testi medici sistematici, di cui esemplificano splendidamente opere ben
note come il Papiro Ebers o il Papiro Edwin Smith, ma anche opere di interesse medico-
zoologico come leccezionale trattato di ofiologia del IV sec. a.C. (o poco prima), conte-
nente materiali pi antichi, conservato al Brooklyn Museum, n. 47.218.48 e 85
63
, dalla
struttura omogenea che ci si attende da un manuale tecnico, in cui si registrano in
sequenza costante nome del rettile, famiglia, descrizione delle caratteristiche morfologi-
che, comportamento, aspetto del morso, associazione a un dio, prognosi, indicazioni sul-
lintervento medico. Ci che pi conta che il testo, redatto da qualcuno esperto di ser-
penti (che hanno sempre avuto per lEgitto una importanza notevole, e che anche in
Grecia accompagnano proprio la simbologia di Asclepio) come di medicina, esemplifica
la trattatistica conservata nelle biblioteche dei templi, in questo caso il tempio di Eliopoli,
da cui, secondo lipotesi di Sauneron, potrebbe provenire il lotto dei papiri in questione.
Esso apparteneva, verosimilmente, allarchivio del tempio o di un sanatorio, e
la stessa scrittura, molto compatta e priva di particolari qualit estetiche, ne confer-
ma la destinazione pratica. Lopera divisa in due parti, linizio purtroppo perdu-
to. La prima parte reca, per paragrafi separati, la descrizione di ciascun serpente e del
morso, con le possibili conseguenze; nella seconda parte, una ulteriore serie di para-
grafi fornisce la descrizione del trattamento da adottare, spesso con rimedi alternati-
vi per ciascun serpente. Lautore conosce i principi e limportanza delle classificazio-
ni zoologiche, rivela una competenza non casuale, e, come Sauneron osservava, il suo
modo di procedere tmoigne des dons dobservation et dune facult de classement
admirables; ... le mdecin gyptien avait des serpents une connaissance intime et
profonde (p. 206), che tra laltro mostra sorprendenti corrispondenze con le cono-
scenze moderne. Non si tratta della pi familiare trattatistica magico-medica, ma di
un trattato tecnico, che, come il papiro Edwin Smith ben noto agli storici della
medicina, ci disvela degli Egizi la vraie pratique scientifique.
Abbiamo qui un esempio presso che unico di repertori ad uso dei medici: che
fosse conservato presso un tempio, a questo punto, non sorprende, sebbene nel caso
dellEgitto questo fosse abituale, e non possa essere trasferito tout court alla situazio-
ne della Grecia. Per la quale pu offrire tuttavia indicazioni tuttaltro che secondarie.
Ancora, come di norma in Egitto, il trattato alterna, alla serie di indicazioni tera-
peutiche, formule magiche contenenti invocazioni agli dei (un esempio in
Appendice, n. 5). Lo stesso accadeva del resto per il Papiro Ebers, che, pur noto per
la sua attitudine empirica, si apre con tre formule magico-religiose, delle quali si
rivendica esplicitamente lefficacia, e cos nel Papiro Edwin Smith, ad esempio per i
63 Su questo testo cfr. lottimo SAUNERON 1985.
493 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
casi otto e nove
64
. Vale a dire, che anche in opere tecniche specialistiche lapporto del-
lelemento religioso, con tutte le sue implicazioni psicologiche, non trascurabile:
da chiedersi se una spiegazione analoga non possa essere efficacemente estesa anche
al caso greco, in particolare a quei materiali epigrafici che, pur scarni e parziali, for-
niscono uno sguardo sulla pratica medica dei santuari.
Quelli egiziani sono testi che erano stati anche tradotti in greco, verosimil-
mente proprio in relazione alle pratiche mediche dei templi
65
. Se gi Omero (Od. 4,
231 seg.) sapeva che i medici egizi erano i pi esperti di tutti gli uomini, Erodoto
a pi riprese informa della presenza di tali medici in Grecia. Clemente Alessandrino
(6, 4, 37) conosceva con precisione sei libri, contenenti la scienza dei medici egizi: 1.
Sulla struttura del corpo; 2. Sulle malattie; 3. Sugli strumenti; 4. Sui farmaci; 5. Sugli
occhi; 6. Sulle malattie femminili (i otixo ou oo ari tr tp tou om oto xotooxrup
xoi ari vo omv xoi ari o yo vmv xoi oo xmv xoi ari o 0oim v xoi to trru-
toi ov ari tm v yuvoixri mv).
LEgitto conosce sia trattati medici dinsieme, ad esempio sullanatomia e la fisio-
logia, come sono i cosiddetti trattati dei vasi del Papiro Ebers (1540 a.C. ca.) e del
Papiro di Berlino (1250 a.C. ca.), sia trattati tecnici specifici (e.g. il Trattato sulle lesio-
ni), sia raccolte di ricette, sia infine testi specificamente destinati alla didattica. Tali testi
erano di norma conservati proprio nelle biblioteche annesse ai templi: strutture, che
contenevano gli scritti corrispondenti di volta in volta alle previste attivit del tempio
stesso, e che erano pertanto funzionali non solo (e non tanto) alla raccolta dei volumi,
quanto piuttosto alla consultazione e al lavoro, in vista di un uso diretto dei materiali.
Rischia di essere persino superfluo ricordare come anche in Egitto i templi fossero cen-
tri privilegiati della pratica medica, e il ruolo svolto dai sacerdoti: i templi di Serapide
erano in tutto analoghi agli Asclepiei dei Greci, in essi si svolgevano cure basate su incu-
bazione e oracoli (cos il Serapeo di Canopo al tempo di Strabone), con un ruolo rile-
vante assegnato ai sogni e alla loro interpretazione, e il conseguente moltiplicarsi di trat-
tati sul tema
66
. Anche i Serapei erano dotati di biblioteche
67
. E non a caso si parlato
di sincretismo greco-egizio almeno a partire dai rapporti tra Alessandria e Cos
68
.
64 Non qui il caso di andare nei dettagli, anche bibliografici, sulla medicina degli Egizi. Do solo,
indicativamente, qualche rinvio generale a EBBELL 1937, GRAPOW1936, GRAPOW1955, GRAPOW
1956, JONCKHERRE 1947, JONCKHERRE 1958; sulla presenza di formule magiche nei papiri di
medicina, e sul loro significato in rapporto alla Grecia, si soffermava MANSFELD 1980.
65 Cfr. Iambl. de myst. 8, 4; Clem. Al. Strom. 6, 4, 35 segg., e il misterioso antico libro intitolato
o p , contenente osservazioni diagnostiche e prognostiche, di cui pure si ha notizia (Horap.
Hierogl. 1, 38: r oti or aoo toi i royootru oi xoi i o i ro , xoour vp o p ,
oi' p xi vouoi to v xotoxi0r vto o motov, ao trov m oio r otiv p ou , tou to r x tp
xotoxi orm tou o m otou opriou rvou). Sulla medicina egiziana e sul rapporto in essa tra
elementi magici e elementi razionali si veda il recente studio di KOLTA, SCHWARZMANN-
SCHAFHAUSER 2000.
66 Cfr. DEL CORNO 1975, XXVI seg.
67 Cfr. PASQUALI 1930, rist. 39; FRAZER 1972, I 257.
68 Cfr. DEL CORNO 1975, XXVII.
494 Lorenzo Perilli
La Mesopotamia offre casi altrettanto se non pi indicativi. L, la gi descritta
biblioteca del re Assurbanipal a Ninive (668-627 a.C.) fu deposito privilegiato di testi
medici, che poi, copiati, si diffusero altrove nei secoli immediatamente successivi.
Furono in particolare le biblioteche dei templi che, a partire dal periodo persiano, si
arricchirono di testi di medicina che tramandavano le antiche tradizioni. Anche in
Mesopotamia sussistono, fianco a fianco, la figura del medico e quella del mago-esor-
cista, esperti il primo di pozioni, unguenti e bisturi, il secondo del soprannaturale; come
in Grecia, convivono una tradizione propriamente medica e una magico-religiosa, con-
nessa con la convinzione dellorigine divina delle malattie. I manuali di medicina si pos-
sono distinguere essenzialmente in testi diagnostici e testi terapeutici, iscritti in genere
su tavolette di argilla. I testi medici editi da Fr. Kcher
69
e da altri studiosi, mostrano
che le descrizioni in essi contenute erano straordinariamente simili a quelle greche, sia
per il cosiddetto Manuale terapeutico sia per il Manuale diagnostico. Come in
Grecia, del resto, linsegnamento poteva avvenire nellambito delle famiglie il yr vo
degli ippocratici , ma anche in strutture diverse, primi fra tutti i templi. Archivi e
biblioteche sono ben attestati: in particolare, se i palazzi reali ospitavano collezioni libra-
rie pi ampie e varie, i templi, anche quelli minori, erano spesso dotati ciascuno della
sua raccolta, funzionale come si diceva alla tipologia del tempio stesso e dunque spe-
cializzata. Che anche in Grecia si riproponesse lo stesso schema, pu essere derivato pro-
prio dallesempio orientale
70
. Del resto, comprensibile e forse inevitabile che i libri, e
non solo i libri, venissero raccolti nel centro del potere rappresentato dal tiranno o re o
quel che fosse, in locali deputati: tra i quali senza dubbio erano i templi, a cui fin dai
tempi pi antichi era anche demandata una funzione, oltre che di protezione, di garan-
zia ma anche di accessibilit, da parte almeno degli specialisti.
Diventa allora pi verosimile, io credo, una ricostruzione della pratica medica
che restituisca ai santuari di Asclepio un ruolo preciso accanto alla medicina laica
cosiddetta razionale: i due percorsi sono altrettanto antichi, e se la medicina laica non
sempre sfugg allinflusso di quella templare (ne attesta lo stesso Corpus Hippocrati-
cum), le diede certamente pi di quanto non ricevette. La penetrazione della medi-
cina scientifica nei santuari di Asclepio si accresce progressivamente, viene codificata
per iscritto: e, come si evince dai trattamenti documentati e dai risultati ottenuti, sar
stato anche grazie a questi materiali che per recuperare una felice formula del Rufus
von Ephesos di J. Ilberg
71
der Gott hat offenbar Medizin studiert.
LORENZO PERILLI
Dipartimento di Ricerche Filosofiche
Universit di Tor Vergata
v. Columbia 1 00133 Roma
perilli@rmcisadu.let.uniroma1.it
69 KCHER 1980.
70 VSSING 1997, 634b, cfr. anche WENDEL 1949.
71 ILBERG 1930, 32.
495 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
APPENDICE
1. Aristophanes, Plutus, 653-747
KA. O yo to iot' o ixo r0o ao to v 0ro v Carione Abbiamo portato dal dio quel povero
o yovtr o voo to tr r v o 0im totov, disgraziato, velocissimi: disgraziato allora,
vu v o' ri tiv' o ov oxo iov xru ooi ovo, 655 adesso felice e beato, come nessuno.
am tov r v ou to v r ai 0o ottov p yorv, Arrivati, per prima cosa lo trasciniamo nellacqua
r arit' r ou rv. del mare e gli facciamo il bagno...
IT. Np Ai ' ru ooi mv o ' p v Moglie Beato s, povero vecchio:
o vp yr mv uo 0oo ttp ou rvo. il bagno nellacqua fredda!
KA. Earito ao to tr rvo p rv tou 0rou . Carione Poi andiamo nel santuario del dio,
Eari or mm ao aovo xoi 0up oto consacriamo sullaltare focacce e altre offerte,
xo0moim 0p r ovo Hoi otou oyi , nutrimento per le vampe di Efesto, e mettiamo
xotrxi vorv to v Hou tov, m oar ri xo p v a dormire Pluto: la regola questa.
p m v o' r xooto otio oo aorxottu rto. Ognuno di noi si prepara un giaciglio.
IT. Hoov or tivr xo oi oro rvoi tou 0rou Moglie Cerano altri che si raccomandavano al dio?
KA. Ei r v yr Nroxri op, o r oti toi tuo , 665 Carione Il primo, Neoclde: lui cieco, campione
xr atmv or tou r aovto u arpxo vtixrv per nel fregare chi ci vede. E tanta altra gente,
r troi tr aooi aovtoooao voop oto malati di ogni specie. Il sagrestano spegne i lumi
r ovtr. O or tou u vou o aoor oo e ordina di mettersi sotto, a dormire.
p i v aop yyri' r yxo0ru oriv tou 0rou Raccomanda, se uno sente un rumore, di stare
o ao aoo, ri am v, p v ti oi o0ptoi o ou, zitto. Noi ci stendiamo gi,
oiyo v, o aovtr xooi m xotrxri r0o. tutti in ordine. Ma io non riuscivo a dormire:
Ko ym xo0ru oriv ou x r ouvo pv, o o r una pignatta di ribollita, vicino alla testa di una
vecchietta,
o 0o p u to ti r r apttr xrir vp non mi dava pace. La voglia pazza,
o i yov o am0rv tp xrop tou yo oi ou, di strisciare da quella parte!
r ' p v r ar0u ouv ooiovi m u rau ooi. 675 Quando, alzo gli occhi, e chi vedo:
Earit' o vor o o m to v i rr o il prete che arraffa pizze e fichi secchi,
tou 0oi o oao ovto xoi to i oo oo consacrati sulla tavola.
o ao tp toar p tp i ro . Mrto tou to or Poi fa il giro di tutti gli altari,
arip 0r tou mou o aovto r v xu xm , fosse rimasta qualche focaccia:
ri aou ao aovov ri p ti xotorrir vov con ci, rovescia tutto in un sacco.
r arito tou 0' p yirv ri oo xtov tivo . Anche io, compreso della santa funzione,
Ko ym voi oo aop v o oi ov tou ao yoto mi butto sulla pignatta di ribollita.
r ai tp v u tov tp v tp o 0o p o vi otooi.
IT. Too vtot' o vom v, ou x r orooi xri to v 0ro v Moglie Che sfacciato, non avevi paura del dio?
KA. Np tou 0rou r ymyr, p 0o orir r 685 Carione Figurati: che sulla pignatta non ci
r ai tp v u tov r 0m v r mv to ar oto arrivasse prima lui, per via dei mangerecci!
o yo i rru ou tou r aou oioo oto. La lezione lavevo imparata dal prete!
To yo oiov o' m p o0rto op ou to v o ov, La povera vecchia, appena mi sente muovere,
tp v ri ' u p ri xo to oui o r ym allunga piano piano il braccio: io fischio
o oo r oo pv m aori o m v o i. e gli do un morso, come fossi il serpente sacro.
H o' ru 0r m tp v ri o ao iv o vr oaoorv, Lei subito ritira il braccio e si accuccia sotto,
496 Lorenzo Perilli
xotr xrito o' ou tp v r vtui oo' p oup buona buona: per la paura, molla un fetore
u ao tou or ou or ouoo oiu trov yop . peggio di una gatta.
Ko ym to t' p op tp o 0o p aop v r mv Allora, finalmente, mi ingozzo di ribollita:
r arit' r ariop roto p v, o vraouo pv. 695 quando non ce la faccio pi, mi do pace.
IT. O or 0ro u i v ou aoop riv Moglie Ma da voi, il dio si avvicinato?
KA. Ou or am. Carione Ma che!
Mrto tou to o' p op xoi yr oiov op to ti Aspetta, ne combino subito unaltra: che risate!
r ao poo. Hooio vto yo ou tou r yo ao vu Quando lui si avvicina, ne sparo una grandiosa:
o ar aooov p yootp yo r aru opto ou. mi scoppiava la pancia, perdio!
IT. H aou or oio tou t' ru 0u r oru ttrto. Moglie Per questo, gli avrai fatto schifo!
KA. Ou x, o ' Ioom r v y' r aoxoou0ou o' o o Carione Ma che! Iaso, che gli andava dietro,
u arpu0i oor p Hovo xri' o aroto p si fa tutta rossa. Panaca si gira dallaltra parte,
tp v i v' r aioou o' ou iovmto v yo or m. col naso in mano: mica incenso, io mollo!
IT. Au to o' r xri vo Moglie E lui, il dio?
KA. Ou o Ai ' ou o' r o vtiorv. Carione Neanche ci bada!
IT. Ar yri o yoixov o o ou y' ri voi to v 0ro v. 705 Moglie Un cafone di dio, a sentire te.
KA. Mo Ai ' ou x r ymy', o o oxotoo yov. Carione Cafone poco: merdoso.
IT. Ai to ov. Moglie Insolente!
KA. Mrto tou t' r ym r v ru 0u r vrxouo pv Carione Fatto questo mi caccio subito sotto,
ori oo, r xri vo o' r v xu xm to voop oto per la paura. Lui fa il giro, visita a dovere
oxoam v arip ri ao vto xooi m ao vu. tutti i malati.
Earito aoi ou tm i 0ivov 0uri oiov Poi, un servo gli mette vicino un piccolo mortaio
aor 0pxr xoi ooi ouxo xoi xim tiov. di pietra, un pestello e una cassetta.
IT. Ai 0ivov Moglie Di pietra?
KA. Mo Ai ' ou op t', ou i to yr xim tiov. Carione No perdio, non la cassetta!
IT. Eu or am r m o , m xo xiot' o aoou rvr, Moglie E tu come vedevi, imbroglione?
o r yxrxou 0oi p Ti eri messo sotto, dici!
KA. Aio tou timvi ou Carione Attraverso il mantello: di buchi ne ha,
o ao yo ri rv ou x o i yo o to v Ai o. 715 perdio! Prima di tutto, comincia a pestare
Hm tov or ao vtmv tm Nroxri op o oxov un impiastro, per gli occhi di Neoclide. Mette
xoto aootov r vrri por ti riv, r om v nel mortaio tre belle teste daglio,
oxoo omv xroo tri Tpvi mv. Earit' r o le pesta, ci mischia una spremuta di silfio
r v tp 0uri o ouaooriyvu mv o ao v e di cipolla, ci spruzza dentro aceto forte:
xoi oi vov ri t' o ri oir rvo Eptti m poi rivolta le palpebre del poveruomo sente
xotr aoorv ou tou to r o' r xotr o, i vo pi dolore, cos! , ci schiaffa limpiastro.
o ouvm to o ov. O or xrxoym xoi om v Uno strillo tremendo, lui fa un salto e cerca
r ruy' o vo o o or 0ro yro oo r p di scappare. Il dio ride e fa: Sarai contento,
Evtou 0o vuv xo 0poo xotoaraoor vo, il cataplasma lhai beccato: ti faccio finire io
i v' u aovu rvov aou om or toi r xxpoi oi. 725 di complottare a colpi di assemblee!.
IT. O io aoi ti r o0' o ooi mv xoi ooo . Moglie Dio furbo: che bene vuole alla Citt!
KA. Mrto tou to tm Hou tmvi aorxo0r rto, Carione Fatto questo, si siede vicino a Plutone.
xoi am to r v op tp xrop r p oto, Prima gli appoggia la mano sulla testa, poi
r arito xo0oo v p itu iov om v piglia un cencio pulito e glielo passa
to r oo arir porv. H Hovo xrio or sulle palpebre. Panacea gli stende
xotrar too' ou tou tp v xrop v oivixi oi un panno rosso sulla testa, compresa la faccia:
xoi ao v to ao omaov ri 0' o 0ro r ao aauorv allora il dio fa un fischio, dal tempio
r p o tpv ou v ou o oo xovt' r x tou vrm schizzano fuori due serpenti,
497 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
u aruri to r yr0o. di grandezza enorme.
IT. O i oi 0roi . Moglie Dio aiutami!
KA. Tou tm o' u ao tp v oivixi o' u aoou v0' p oup 735 Carione Si infilano tranquillamente sotto
to r oo arir riov, m yr ou oo xri lo straccio rosso e gli leccano le palpebre,
xoi ai v or xotu o r xairi v oi vou ou o, torno torno: almeno mi pareva. Il tempo
o Hou to, m or oaoiv', o vriotp xri r amv che tu scoli due ciotole di vino, e Pluto, padrona
r ym or tm ri ' o vrxo tpo' u ' p oovp mia, si alza e ci vede! Io batto le mani
to v oroao tpv t' p yriov. O 0ro o' ru 0r m per la gioia e sveglio il padrone. Il dio subito
p o viorv ou to v oi t' o ri ri to v vrm v. sparisce e con lui i serpenti, dentro al tempio.
Oi o' r yxotoxri rvoi ao' ou tm am ooxri Quelli che dormivano vicino a lui, le feste
to v Hou tov p oao ovto xoi tp v vu 0' o pv che fanno a Pluto: svegli tutta la notte,
r ypyo roov, r m oir orv p r o. finch spunta il giorno!
Eym o' r ap vouv to v 0ro v ao vu oo oo, 745 Io non mi stanco di ringraziare il dio:
o tip r ariv r ao por to v Hou tov tou , a Pluto aveva ridato la vista, in un attimo,
to v or Nroxri opv o ov r ao porv tuo v. a Neoclide laveva tolta, peggio di prima.
[Testo e traduzione B. Marzullo]
Le operazioni, sia mediche che di contorno, che Aristofane attribuisce al dio e ai suoi
sacerdoti nel santuario non sono invenzione letteraria, ma trovano riscontri puntuali nei testi
epigrafici, in alcuni casi anche in quelli citati qui di seguito, dalluso di velare la testa allap-
plicazione di unguenti sulle palpebre, alle lampade che vengono spente.
***
Alcuni esempi dalle iscrizioni, dai Krankenjournale di Rufo di Efeso, da testi egizi
Questi testi possono essere riflesso, ove pi ove meno diretto, dei materiali conservati
nei repositori, biblioteche o archivi dei santuari
2. IG IV
2
1, nr. 121ss.
[Io ]oto tou Aao mvo xoi tou Aoxoaiou
I [K]rm ar v0' r tp r xu por. ou to ar vt' r vioutou p op xuou oo aoi to v [0r]o v i xr ti
o i xrto xoi r vrxo 0ruor r v tm i o o tmi m or to io[to] r p 0r r ou tou xoi r x tou
i oou r yr vrto, xo ov r trxr, o ru [0]u yrvo rvo ou to o ao to xo vo r ou to xoi
o o to i oti [a]rip ar. tuou oo or tou tmv r ai to o v0ro r aryo oto Ou
r yr[0o] ai voxo 0ouootr ov, o o to 0ri ov, ar v0' r tp m r xu por r y yooti Krm
o o, r otr r yxotrxoio 0p xoi iv r 0pxr u yip .
Cleo era incinta da cinque anni. Incinta ormai da cinque anni, si rec supplice dal
dio, e dorm nellabaton. Non appena fu uscita e si trov fuori del recinto sacro,
diede alla luce un figlio, che appena nato si lav da s alla fonte e si mise a cammi-
nare insieme alla madre. Avendo ottenuto ci, fece inscrivere sulla sua offerta voti-
va: Meraviglia non la grandezza di questa tavola, ma ci che il dio ha compiuto:
498 Lorenzo Perilli
per cinque anni Cleo ha portato in grembo un peso, finch ha dormito qui, ed egli
lha guarita.
(caso I: falsa gravidanza. Caso analogo in Hippocr. Epid. 5, 11; xuri v r o o sono tecnici-
smi, cfr. anche Soran. Gynaec. 3, 36-39. HERZOG 1931, 72 seg.)
***
IV Aooi o r A0ovo v [o tro ]at[i]o. ou to i xr ti p 0r aoi to 0ro v arir aouoo
or [xoto t]o i oo v tm v i oo tmv tivo oiryr o m o ai 0ovo xoi o ou vo[to r o v]to,
mou xoi tuou [] u yiri yi vro0oi r vu aviov i oo v[to o ]vov. r yxo0ru oouoo or
o iv ri or r oo xri oi o 0ro r aioto [ri ari v], o ti u yip r v viv aoipooi , io0o o v-
toi viv orpooi o v[0r rv r]i to i oo v u v o yu rov u ao voo tp o o0i o. ri aov [to
or tou t]o o voi oooi ou to v o atiov to v vooou vto xoi o [o]xo v ti r yr ]oi
o r o or yrvor vo u yip r p 0r.
Ambrosia di Atene, con un occhio solo. Costei si rec supplice dal dio. Camminando
per il santuario, derideva alcune cure in quanto inverosimili e impossibili, che zoppi e
ciechi tornassero sani semplicemente facendo un sogno. Poi, dormendo qui, ebbe una
visione: le parve che il dio, avvicinatosi, dicesse che lavrebbe guarita, ma che come
compenso lei avrebbe dovuto dedicare nel santuario un maiale dargento in ricordo
della sua ignoranza. Detto questo, le apr, incidendolo, locchio malato e vi vers un
medicinale. Venuto il giorno, se ne and, guarita.
IX Avp o i xrto aoi to v 0ro v i xr to o tro atio ou tm, m otr to r oo o vov
r riv, r vri rv o' r v ou toi p0r v, o o xrvro r[i ]rv o m. r (y)r (m)v op tivr tm v
r v tm i i om i to v ru p0i ov ou tou , to voi riv rri o0oi o m pori ov u aoo v
r ovto o ati ou o ' p m o o vov. r yxo0[ru oo]vti ou v ou tm i o i r o vp
r oo xri to v 0ro v r p ooi ti o [oxov, r ar]ito oioyoyo vto to r oo r yr oi ri
ou to o r [o or yrvor v]o r amv o oi v r p 0r.
Un uomo giunse, supplice, dal dio, e aveva un occhio solo, a tal punto che aveva solo
le palpebre, ma dentro non cera niente: erano completamente vuote. Alcuni, nel san-
tuario, ridevano della sua ingenuit pensare di poter riavere la vista senza che vi fosse
alcuna traccia di occhio, ma solo lo spazio vuoto. Mentre dormiva qui, ebbe una visio-
ne: gli parve che il dio facesse bollire un preparato e poi, separate le palpebre, ve lo ver-
sasse. Venuto il giorno, se ne and potendo vedere da entrambi gli occhi.
(casi IV e IX: oculistica (cfr. Aristoph. Plut. l.c.). Probabili casi di infiammazione con conse-
guente notevole rigonfiamento della palpebra che, scesa verso il basso, d limpressione del-
lassenza di un occhio. HERZOG 1931, 95 seg. Il sonno di cui si parla naturalmente il sonno
sacro, nellabaton: la mancanza di una precisazione in merito fa pensare che queste iscrizioni
fossero collocate allinterno dellabaton stesso).
***
499 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
XIII Avp Tomvoi o orrr o. ou to r yxo0ru omv r vu aviov ri or r oor oi to v 0ro v to
otr vo ooi oi o voi ooovto to orrr o r rri v xoi oo rv oi r to ri o xoi
ouvo oi to otp 0p o r o or yrvor vo r p 0r to 0pi o r v toi roi v r mv xoi
u yip r yr vrto xotr air o' ou to oom0ri u ao otuio r y xuxo vi r rpr vo r xaim v.
Un uomo di Torone, sanguisughe. Dormendo, fece un sogno. Gli parve che il dio gli
aprisse il torace con un coltello, togliesse le sanguisughe e gliele mettesse in mano, e poi
ricucisse il petto. Venuto il giorno, and via con gli animali in mano, e guar. Li aveva
ingoiati bevendo, ingannato dalla matrigna che le aveva gettate in una pozione che egli
aveva bevuto.
(caso XIII: esempio di intervento chirurgico, con apertura dello sterno e rimozione di san-
guisughe; o vooi riv tecnicismo ricorrente. Altri casi di interventi chirurgici sono XXI,
XXIII, XXV, XXVII, XLI. HERZOG 1931, 75 segg.)
***
XXIII Aioto[yo o To]ovi o. ou to r i0o r ouoo r v to i xoii oi r vrxo 0ruor r v
To[o vi r v tm i] tou Aoxoaiou trr vri xoi r vu aviov ri or r oo xri ou tou ui [ou
tou 0]rou , ou x r aiooou vto ou tou , o ' r v Eaioou mi r o vto, to y xro[o v
o ao]tori v, ou ouvor vou o r ai0r rv ao iv ar oi tivo ao[i ] to v Aox[oaio v,
o ]am o pi rtou or o r o r aixotooo vri xoi o i oru o p i [u ao t]o v
xroo v o oipr vov o ao tou om oto. to r raou oo or vuxt[o A]iotoyo o
o iv ri or r oo xri oi o 0ro i xmv r Eaioou ou r ai0ri t[o v xr]oo v r ai t[o ]v to -
oov, rto tou to o voi ooo to y xoi[i o]v to v ou t[o r ]rri v to v r []i0o xoi
ouo oi ao iv, xoi r x tou tou u y[ip ] r yr vrt[o.
Aristagora di Trezene. Costei, avendo un verme nel ventre, dorm nel recinto sacro di
Asclepio a Trezene, e fece un sogno. Le parve che i figli del dio, il quale non era sul posto
ma si trovava a Epidauro, le tagliassero la testa, ma non potendola poi rimettere al suo posto
mandassero qualcuno a chiamare Asclepio, che venisse l. Nel frattempo sopraggiunse il
giorno, e il sacerdote vide, nella veglia, la testa staccata dal corpo. La notte successiva
Aristagora ebbe una visione: le parve che il dio, arrivato da Epidauro, le mettesse la testa
sul collo, poi le incidesse il ventre, e, tolto il verme, la ricucisse, e in seguito a ci guar.
Con questo resoconto, cfr. quello parallelo di Aelian. Nat. anim. 9, 33:
yuvp ri rv r iv0o, xoi i o ooo0oi ou tp v o ari aov oi tm v i otm v orivoi . ou xou v r
Eai oouov p 0r, xoi r ori to tou 0rou r o vtp yrvr o0oi tou ouvoi xou ao 0ou . ou
aop v o 0ro oi r vtoi o xooi xotoxi vouoi tp v o v0maov r v0o i o o0oi o 0ro
ri m 0ri tou oror vou. xoi p r v o v0mao p ou or aooto0ri oo, oi yr p v
u aoom vtr tm 0rm to r tp v i ooiv ou tp r aoi ouv, xoi tp v xrop v r v o ao tp
or p o oiou oi, xo0i poi or tp v ri o o r tro, xoi r oiri tp v r iv0o, 0pi ou
r yo ti p o. ouvoo ooi or xoi o aooou voi tp v xrop v r tp v o oi ov o ovi ov
ou x r ou vovto ou xr ti. o toi vuv 0ro o ixvri toi, xoi toi r v r or apvrv o ti o o
r ar 0rvto r ym ouvotmtr m tp r outm v ooi o ou to or o o m tivi xoi 0ri o ouvo -
ri o ar omxr tm oxp vri tp v xrop v, xoi tp v r vpv o vr otpor.
500 Lorenzo Perilli
Una donna aveva un verme, e i medici migliori avevano rinunciato a curarla. Allora
and a Epidauro, e preg il dio di guarirla dalla sua malattia. Il dio, per, non era sul
posto; ma i suoi assistenti fanno sdraiare la donna l dove il dio era solito curare chi ne
avesse bisogno. E la donna obbed tranquilla, mentre gli aiutanti del dio facevano quan-
to necessario per curarla, e, staccata la testa dal collo, uno di loro vi infila la mano e
toglie il verme, un animale veramente enorme. Poi per non riuscivano pi a rimette-
re a posto la testa comera prima. Allora arriva il dio, ed era adirato con loro per aver
cercato di fare una cosa al di l delle loro capacit; egli senza sforzo, con il suo potere
divino, restitu al cadavere la testa, e fece alzare la straniera.
(caso XXIII: Il caso di Aristagora di Trezene, di cui si detto nel testo, tramandato anche
da Ippide di Reggio (V vel III sec. a.C.?) ap. Aelian. Nat. anim. 9, 33, un raro esempio di tra-
dizione parallela. Il dio corregge un errore dei suoi collaboratori)
***
3. IG IV
2
1, 126 (160 d.C.)
La stele di Apella, discussa da Wilamowitz (Isyllos, II. Exkurs), di notevole interesse
laddove si mostra distante dalle cure magiche e descrive invece in qualche dettaglio la pras-
si terapeutica e il cosiddetto regime:
M. Iou io Aaro Ioiru Muooru rtrar 0pv u ao tou 0rou , aoo xi ri
vo oou r vai atmv xoi o ari oi m rvo. xoto op to v aou v r v Ai yri vp r xr ru-
or v r p aoo o yi ro0oi. r ari or r yrvo pv r v tm i rm , r xr ruorv r ai ou o
p r o ouvxou oo0oi tp v xrop v, r v oi o oi r yr vovto, tuo v xoi o tov
aoori v, or rivo rto 0i ooxo, ou to v oi' ou tou ou o0oi, oo m yuvo ro0oi,
xiti ou aooo vriv to o xo, ri u om o aor oi, ao toi o xo oi r v oovri m
aooti ro0oi tm toi m , ariao tm p o0oi u arm m , oi m oi, o p apm ooo0oi,
o vuao optov ariaotri v, ai v r vp voi r v tm i oovri m ri to 0ro v u om, oi vov
arir oo0oi, o vov ou ooo0oi xoi Attixp v oou voi tm i oovri , xoivp 0u ooi
Aoxpaim Haio vp Eruoivi oi, yo o rto r ito aoori v io or p r o aio v-
to ou yo o o vov, ri arv r i r or ri to yo o, i vo ou vptoi oioxo atriv.
r ari or r orp 0rv tou 0rou 0o ttov r o aou ooi, m pv (v)o aui xoi o oi v xrrir -
vo o o r ir voi xoto to o xo o r x tou o o tou, aoioo iov or p yri o0oi 0uiotp-
iov r ov o ti ov xoi to v i rr o r yriv tr0ro aruooi, p or o aooioo voi to
i oto. xoi r aoi poo, o ri oov, xoi (xr)rir vo r v toi o oi xoi tm vo aui u ym
p ypoo, ou rvo or ou x p ypoo. tou to r v r vvr o p r oi o ' ou p 0ov. p oto or
ou xoi tp orio rio xoi tou ootou , tp or r p p r o r ai0u ovto ou o
o voooou oo r ar ruor tp v ri o, m xoi uxtoi vo r ov0p ooi rt' o i yov or
u yip p ri r yr vrto. r airi vovti oi o vp0ov rt' r oi ou p ooo0oi ao tp v
xrooyi ov ri arv ou p v p youv tp v xrop v ouvr p ou v iooyp oovti oi
ouapm0p voi poo rvo tm r oi m o apo yrv tp xrooyi o. o voyoyoi r-
o0oi um ao tp v otoup v (xoi yo ari tou tou aorxo roo to v 0ro v). to
ou to xoi ao aoi o0io. r xr ruorv or xoi o voyo oi tou to. o iv ri om xoi
u yip yrvo rvo o apo ypv.
501 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
Io, Marco Giulio Apella, di Milasa in Idria, fui mandato a chiamare dal dio, poich spesso
cadevo in malattie e soffrivo di indigestioni. Orbene, fu proprio durante il viaggio, ad Egina,
che mi ordin di non adirarmi tanto. Quando poi fui nel tempio, mi ordin di coprirmi la
testa per due giorni, durante i quali piovve; prendere formaggio e pane, sedano con lattuga;
lavarmi da solo, senza aiuto; esercitarmi nella corsa; prendere le estremit di un limone, met-
terle in infusione in acqua; strofinarmi contro il muro presso le akoai, nel bagno; fare passeg-
giate nel loggiato superiore; lasciarmi dondolare; cospargermi di sabbia; passeggiare scalzo;
prima di entrare nel bagno, nellacqua calda, versarmi addosso del vino; fare il bagno da solo e
dare una dracma attica al custode delle terme; offrire un sacrificio comune ad Asclepio, ad
Epiona e alle dee Eleusine; prendere latte con miele. Quando io, un giorno soltanto, bevvi uni-
camente latte, disse: Metti miele nel latte, affinch possa fare effetto. Avendo io pregato il dio
di farmi guarire pi rapidamente, sognai di uscire dallabaton verso le akoai interamente cospar-
so di senape e sale, e che un giovinetto mi guidasse portando un turibolo fumante, mentre il
sacerdote mi diceva: Sei stato curato: ora devi pagare lonorario. E io feci quello che avevo
visto, e cosparsomi di sale e di senape umida provai dolore; quando invece feci il bagno, non
provai dolore. Questo accadde nei nove giorni dopo che io arrivai. Mi tocc anche il braccio
destro e il petto, e il giorno seguente, mentre bruciavo dellincenso, una fiammata levatasi verso
lalto mi ustion il braccio, sicch spuntarono delle vesciche: ma dopo poco il braccio guar.
Avendo io continuato la permanenza, mi disse di usare aneto con olio per il mal di testa. Io in
realt non avevo affatto mal di testa, ma accadde che, a causa dello studio, mi sentii la testa con-
gestionata; usai lolio, e mi liberai del mal di testa. Fare gargarismi con acqua fredda per lugo-
la infiammata (anche per questo, infatti, mi ero rivolto al dio); lo stesso anche per le tonsille.
Mi ordin inoltre di mettere per iscritto queste cose. Grato e guarito, me ne sono andato.
***
4. Dai Krankenjournale di Rufo di Efeso, riporto a titolo esemplificativo il caso pi breve, il
quarto (p. 74), nella traduzione di Ullmann:
Eine andere Geschichte. (1) Ein anderer Mann von zwanzig Jahren war dem
Ertrinken entronnen. Da traf ihn aus Furcht davon eine Melancholie. (2) Nun behandelte
ihn ein Arzt nach der vorerwhnten Methode, nmlich mit wiederholter Entleerung durch
scharfe Mittel, und zuletzt entleerte er ihn mit schwarzer Nieswurz. Dann wute er nicht wei-
ter. (3) Dann behandelte ihn ein anderer Arzt mit Befeuchtung, Ernhrung und Erheiterung.
(4) Da wurde er ruhig und genas. Seine Genesung aber war beiden rzten zu verdanken. Der
erste hatte nmlich die [Krankheits-]Materie entleert, und der zweite hatte das Temperament
ins Gleichgewicht gebracht.
***
5. Testi egiziani, provenienti dallarchivio o biblioteca di un tempio, forse quello di Eliopoli.
Papiro del Museo di Brooklyn n. 47.218.48 e 85, Trattato egiziano di ofiologia (ed. e trad. S.
Sauneron):
I 23 Quant au serpent-henep, il est tout entier blanc, comme un lzard blanc; son
cou est troit; ses yeux sont en relief (?); sa morsure est petite, et ressemble quatre dents de
chat; sa queue est paisse. Fivre pendant neuf jours. Essaie sur lui la technique. Fais que
502 Lorenzo Perilli
lhomme mordu par ce serpent ne rende pas: sil rend, il mourra. Fais le travail des deux mains
si trois jours passent l-dessus. Cest une manifestation de Selkis.
II 78 a [Remde] pour la morsure dun serpent-henep: cuir de tortue. Cuire. Broyer
finement avec un tesson de pot neuf: huile dhippopotame; huile-sefet. Broyer finement en
une masse homogne. Maintenir avec une compresse. Cest excellent, un million de fois!
Cest ainsi quil faut la traiter!
II 78 b Fais pour lui, quand trois jours ont pass l-dessus: mente acquatique: 1/16;
vin: 1/8; Absorber par lhomme qui a t mordu. Cest (un remde) [qui redonne des forces]
lhomme qui a t mordu, aprs quil a perdu ses forces.
II 79 a Autre remde compos pour lui, afin de faire disparatre le sang: chiures de
mouche; y ajouter la moiti (de cette quantit) sous forme docre rouge. Broyer finement en
une masse homogne. Maintenir avec une compresse. Cest excellent!
II 79 b Prononcer sur ce remde lincantation (suivante): Viens donc, ma mre! Vois,
je me suis tenu avec Seth, et difficile a t [...] vers Djebout, sur le bord du lac, quand fut
jug le procs devant les dieux, et quils combattirent dans la ville des deux compres. Ils me
dirent: Cest lEnneade des dieux qui tlve, par lentremise de ton pre; les formules magi-
ques (viennent) toi, par lentremise de (ta) mre: attaquer ta parole, cest (donc) attaquer sa
parole. Le serpent-betjet [ma mordu], sans que je le voie! Quelque chose que je navais pas vu
ma piqu. Cest une agression due un enchanteur qui agit contre moi. Vois plutt! Me voici
sans force! Je viens vers toi, mon fils, bel Horus! Je suis ta mre, Isis, je suis ta protection.
Ton cri a t entendu dans [le ciel, et] il est [parvenu] jusqau chteau du benben. Selkis
tend vers toi sa main; ses vertus magiques sont ta protection. Le dommage fait toi, cest un
dommage fait lui; tavoir ls, cest lavoir ls, lui; tavoir atteint, cest lavoir atteint, lui; ta
protection [cest la protection du dieu ...]. Tu est celui que le Noun ancestral a cr. Le venin
ne circulera pas en toi, il ne pourra trouver un chemin sur lequel avancer. Il devra faire mar-
che arrire, et reculer! Le venin que le serpent-betjet a dpos en toi, (il) nexiste plus contre
toi (bis)! Ce qui a t dpos en toi est (maintenant) dpos (en) celui qui agissait contre toi.
Il ny a personne qui puisse ignorer [lordre que] donne le dieu grand!
II 79 c Dire ces paroles sur une image de Ptah, une figure dIsis, et une figure de Selkis,
dessines sur une feuille de papyrus neuve; et placer au cou de lhomme qui a t mordu par
un serpent-henep. Cela se fait aussi pour nimporte quel serpent.
503 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
Fig. 1. Pianta del santuario di Asclepio a Epidauro: 1. Propilei; 2. Pozzo (VI sec. a.C.); 3. Tempio di altre divi-
nit; 4. Tempio di Asclepio (IV sec. a.C.); 5. Altare di Asclepio; 6. Edificio/Portico di Kotys; 7. Tholos/Thymele;
8. Edificio E: forse edificio originario del culto di Asclepio; 9. Alloggi; 10. Stadio; 11. Katagogion (edificio prin-
cipale per lalloggio dei pazienti); 12. Edifici (in parte, e.g 12a, di epoca romana) adibiti ad abitazione? 13. Sale
comuni destinate (anche) a banchetti; 14. Bagni di Asclepio; 15. Abaton; 16. Bagni/terme di epoca romana con
annesso edificio di culto; 17. Cisterna; 18. Pozzo; 19. Bagni greci; 20. Tempio di Artemide (da Gruben 1980;
Tomlinson 1983; Krug 1993)
504 Lorenzo Perilli
1 Heilige Strae mit Eingangstor
2 Vorhof
3 Propylon
4 Festplatz
5 Kultnische
6 Asklepios-Tempel (Zeus-Asklepios)
7 Zisterne
8 Peristylhaus
9 Kurgeb ude
10 Kultnische
11 Kaisersaal (Bibliotek)
12 Nordhalle
13 Theater
14 Westhalle
15 Westlicher Ausgang
16 Westraum
17 S dwestsaal
18 Kleine Latrine
19 Groe Latrine
20 S dhalle Kellergescho
21 Unterirdischer Gang
22 Hellenistischer Sch pfbrunnen
23 R mischer Badebrunnen
24 Felsbarre Kultmal
25 Felsbarre Hellenistischer Tempel (?)
26 Felsbarre Hellenistischer Tempel
27 und 28 Inkubationskomplex
29 Felsbrunnen
30 Hellenistische S dhalle Kellergescho
31 Hellenistische Osthalle
20
17
18
19
30
4
28
16
14
25
24
23
4
22
29
26
12
27
4
31 21
5
3
2
6
7
9
8
1
10
13
15
11
Fig. 2. Pianta della biblioteca di Pergamo, nel tempio di Atena,
al piano superiore del portico:
1. Sala principale con scaffalature, m 16x13,50; 3. Sale secon-
darie, verosimilmente magazzini.
Fig. 3. Pianta dellAsclepieo di Pergamo (da Habicht 1969)
505 Il dio ha evidentemente studiato medicina. Libri di medicina nelle biblioteche antiche
Figg. 4a-4b. Medico di fronte a un armadio contenente libri, intento a consultare un rotolo. Sullarmadio, una
cassetta con strumenti medico-chirurgici. Sarcofago romano, inizio del IV sec. d. C., da Ostia (New York,
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506 Lorenzo Perilli
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