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Riassunto esame di storia e trasmissione dei testi, prof.

Mattaloni, libro consigliato “elementi di critica testuale” di Paolo Chiesa

CAPITOLO SECONDO – L’ORIGINALE NON CONSERVATO

TRADIZIONE E TRASMISSIONE

TRADIZIONE DI UN’OPERA ® complesso dei documenti che riportano un determinato testo o una parte di esso.
TRADIZIONE DIRETTA – tutti i manoscritti conosciuti, interi, parziali, o frammentari e le edizioni a stampa precedenti alle prime edizioni
critiche.
TRADIZIONE INDIRETTA – rifacimenti, riassunti, estratti, traduzioni, imitazioni, riprese parodiche, citazioni dell’opera che si trovano in altri
testi.

In altra accezione, per tradizione si intende la forma effettivamente attestata dai manoscritti, in contrapposizione a ciò che è invece ricostruzione congetturale da
parte degli editori. In questo senso si parla anche di testo tràdito, o, con un vocabolo greco, di paràdosis.

TRASMISSIONE DI UN’OPERA ® processo attraverso il quale quell’opera è giunta fino a noi, a partire dal momento della sua
elaborazione e attraverso le tappe intermedie costituite dalle successive copiature, dai rifacimenti, ecc.

È impossibile calcolare il numero di esemplari di una determinata opera. La fase più critica della conservazione dei classici iniziò con la crisi dell’Impero romano nel III
sec. e giunse al suo culmine nel VI-VIII sec. – in questo periodo molte opere scomparvero per sempre. Della letteratura greca si calcola giunto a noi solo il 10% dei testi
e poco di più per la letteratura latina. A ciò concorsero vari fattori: programmi scolastici diversi, nuove convinzioni ideologiche, cristianesimo vs cultura pagana,
sostituzione del rotolo di papiro con il codice di pergamena dal III sec. (più costoso e quindi si selezionavano le opere da trascrivere), avvicinarsi di periodi di
oscuramento culturale (libri non adeguatamente considerati e conservati). Il codice era il prototipo del libro moderno, fogli rettangolari piegati in fascicolo e non
arrotolati come il papiro – scelto il codice per via del cristianesimo dal IV sec. MOMENTO DECISIVO IL PASSAGGIO DAL PAPIRO ALLA PERGAMENA PER LA SELEZIONE
DELLE OPERE LETTERARIE DA COPIARE. I papiri si deteriorarono rapidamente con l’umidità e andarono progressivamente distrutti.
CASO DEL MENANDRO (scrittore greco di commedie) – sue opere considerate perdute fine alla seconda metà dell’800 – poi ritrovamenti papiracei e recuperata così
l’intera opera.
In epoche di ristrettezze economiche molti testi giudicati di scarso interesse e le pergamene ripulite per copiarci testi “più importanti” – ma spesso rimanevano tracce
della scrittura inferiore e oggi molte di queste sono leggibili grazie a degli strumenti ottici. Manoscritti riutilizzati vengono chiamati PALINSESTI – forniscono testimonianza
diretta dell’obsolescenza di alcune opere e dei mutati gusti e interessi letterari. Es. ETYMOLOGIAE di ISIDORO DI SIVIGLIA – per conservarlo usati manoscritti precedenti
che non servivano più come per esempio dei Vangeli in greco (lingua sconosciuta in Occidente).
Fase più critica per la conservazione dei testi classici terminò intorno al IX sec.
Fino al XVIII sec. la conservazione del materiale librario fu molto precaria. La biblioteca di Alessandria, per esempio, andò via via ad impoverirsi e venne più volte
saccheggiata già prima del medioevo dalle invasioni arabe del VII sec. Simile sorte ebbero anche altre biblioteche. Anche in epoche a noi vicine vi sono casi come,
per esempio, quello della Biblioteca Nazionale di Torino che bruciò nel 1904 e vennero perduti molti manoscritti.
Dalle distruzioni ovviamente non furono immuni nemmeno i libri a stampa – sia per incendi che per una pessima conservazione libraria.

Per la massima parte dei testi antichi che ci sono conservati, i testimoni di cui oggi possiamo disporre sono relativamente recenti o
comunque di molti secoli successivi all’autore.
La trasmissione di un testo, dunque, è un processo che si svolge nel TEMPO (variabile importante).

Caso della BIBBIA LATINA curata da SAN GIROLAMO (VULGATA) – già da metà ‘500 dell’opera vi erano decine di edizioni a stampa e migliaia di manoscritti. Papa
Sisto V fece preparare un’edizione ufficiale, destinata a sostituire tutte le precedenti e a costituire il testo canonico. Nuova Bibbia stampata nel 1588 – ma discutibile
da un punto di vista filologico – il pontefice aveva modificato vari punti del testo personalmente per adeguarla alle linee dottrinale espresse dal Concilio di Trento.
Pochi anni dopo papa Clemente VIII fece ritirare questa Bibbia e fece stampare una nuova edizione – eliminate le modifiche sistine – VULGATA SISTO-CLEMENTINA.
Dall’800 ricostruzione critica del testo biblico secondo una metodologia scientifica ricercando la forma originaria.

TRASMISSIONE O TRADIZIONE ORALE ® per tutta l’antichità e la maggior parte del medioevo – procedimento normale di lettura ad alta
voce con un apprendimento mnemonico. Quindi, può accadere che in alcune fasi di elaborazione e di trasmissione del testo non
siano veicolate dalla scrittura.

Esempio delle saghe delle LETTERATURE GERMANICHE E NORDICHE MEDIEVALI – racconti formatisi nel tempo attraverso la stratificazione di episodi diversi legati alla
memoria di un sovrano o guerriero defunto. I singoli racconti poi stesi in forma scritta ma anche dopo vari copisti aggiunsero forme diverse allo stesso racconto.
Esempio SAGA DI ODDR L’ARCIERE – testo irlandese il cui manoscritto risale al XIV sec. il racconto in prosa presenta differenze notevoli.

STORIA DELLA TRADIZIONE E CRITICA DEL TESTO

Possibilità di ricostruire un testo è strettamente collegata allo studio della sua tradizione. Decisiva in questo percorso la possibilità di
distinguere ciò che aveva scritto l’autore dalle modifiche che apportano i copisti successivi.
Ma per fare ciò è fondamentale conoscere la mentalità, cultura, idee e interessi dei copisti – ricostruire le vicende occorse al testo dal
momento della sua produzione in poi.
GIORGIO PASQUALI (filologo classico del ‘900) ® rilevò che non si può fare critica del testo senza conoscere la storia della tradizione.

CESARE SEGRE ® il testo di un’opera prodotto da un copista è frutto di un’intersezione fra il sistema linguistico e ideologico dell’autore e quello del copista stesso –
DIASISTEMA: elementi che al momento della copiatura sono conservati appartengono al SISTEMA DELL’AUTORE, le modifiche che vengono introdotte appartengono
al SISTEMA DEL COPISTA. Compito dell’editore critico è quello di isolare il sistema dell’autore da quelli dei copisti.

Ogni epoca si è confrontata in modo diverso con le opere letterarie del passato.
Fino all’invenzione della stampa, e spesso anche dopo, le opere circolavano in copie individuali che potevano essere anche molto
diverse l’una dall’altra.

Bibbia opera che sta alla base dell’intera cultura medievale europea. Esistevano diverse traduzioni e in occidente: VULGATA di Girolamo e le VETUS LATINA (opere più
antiche). I vari manoscritti tra loro presentavano differenze.
MACARIO DI MAGNESIA (apologeta del IV- V sec. scrisse un dialogo chiamato APOCRITICO ® un pagano e un cristiano si fronteggiavano dibattendo questioni
filosofiche relative al cristianesimo. Prende un trattato anticristiano preesistente e lo smonta. Questo trattato conosceva e citava la Bibbia sulla base di un testo greco
diverso da quello che Macario aveva a disposizione – i due interlocutori, quindi, fanno riferimento a testi diversi.
SCRIPTORES HISTORIAE AUGUSTAE ® biografie degli imperatori romani del II e III sec. manoscritto scritto all’inizio del IX sec. in sud Italia, poi in Germania nel X-XI sec.,
tornò in Italia nel XIV sec. e annotato da Giovanni Mansionario, poi acquistato da Francesco Petrarca che ne trasse una copia, e nel XV sec. si trovava a Firenze.
Attraverso questo codice passa un filo significativo della cultura europea del medioevo.

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LA RICOGNIZIONE DEI TESTIMONI

Ogni studio critico di un testo è preceduto da una RICOGNIZIONE ® ampia e accurata ricerca e analisi dei testimoni dell’opera.
Da fare assolutamente una RICERCA BIBLIOGRAFICA come prima cosa – censire tutti i manoscritti esistenti. Per le opere illustri questo
lavoro è già stato svolto in precedenza da filologi ed eruditi, ma è sempre bene aggiornare i dati. Oppure fare un censimento ex
novo.

Il materiale manoscritto presente nelle biblioteche è stato al momento attuale solo in parte censito in modo adeguato.
Più difficile/complesso descrivere un manoscritto rispetto ad un libro a stampa.
I cataloghi più recenti solitamente sono di ottima qualità, precisi e completi.
Per le opere medievali è frequente la scoperta di nuovi codici. Molto più rari sono i ritrovamenti di nuovi manoscritti importanti di opere antiche – ma ovviamente le
eccezioni ci sono.

Accanto ai dati relativi ai testimoni esistenti l’indagine porterà anche a individuare una serie di manoscritti oggi scomparsi, ma di cui si
ha notizia in determinati luoghi ed epoche.
Il censimento dei testimoni finisce così per approdare a una descrizione particolareggiata della diffusione dell’opera, cioè della sua
“attività” storica.

LA COLLAZIONE

COLLAZIONE ® confronto di ciascun testimone con gli altri, al fine di rilevarne le differenze. Effettuata prendendo come modello un
testo-base scelto secondo criteri in larga misura arbitrari.

Esemplare di collazione può essere costituito da un’eventuale edizione critica precedente o princeps o singolo manoscritto antico. L’esemplare migliore sarò diverso
caso per caso.
Un’edizione critica precedente è spesso un testo contaminato, perché in esso appariranno lezioni di più testimoni e vi si possono trovare congetture dell’editore.
Quanto all’editio princeps ha il vantaggio di una maggiore leggibilità rispetto a un manoscritto – ma non ha un valore maggiore di testimone rispetto ad un qualsiasi
manoscritto della medesima epoca.
Il manoscritto più antico potrebbe invece avere problemi di leggibilità che rendono più elevata la possibilità di sbagliare.
Non c’è una regola generale se non quella della comodità. Evitati sicuramente i testimoni parziali.
Operazione molto delicata.

RECENSIO E COSTITUTIO TEXTUS

La CRITICA TESTUALE nacque dall’esigenza di ricostruire nel modo più esatto possibile i testi dell’antichità classica.
Nell’800 il metodo in uso per la ricostruzione di testi è il METODO DEL LACHMANN o METODO STEMMATICO.

Metodo stemmatico o metodo genealogico comprende la ricostruzione di una genealogia o uno stemma di testimoni.
Con metodo di Lachmann invece si comprendono anche la preliminare distinzione fra recensio e costitutio textus – fondamentalmente valida anche quando lo
stemma non sia ricostruibile.

OBIETTIVO DEL METODO STEMMATICO ® ridurre al minimo la scelta soggettiva dell’editore nella ricostruzione del testo favorendo una
sua ricostruzione meccanica o automatica. Il valore di una lezione tramandata da un determinato testimone dipende dal valore del
testimone che la riporta. Ogni lezione considerata giusta o sbagliata in rapporto al valore del testimone che la tramanda.

Critica testuale divisa in:

- RECENSIO il cui obbiettivo è la valutazione dei testimoni. Svolta per prima. Si ottiene ricostruendone i reciproci rapporti. I
rapporti fra i testimoni rappresentati nello STEMMA CODICUM.
- COSTITUTIO TEXTUS consiste nel formulare un’ipotesi di testo conforme a ciò che doveva essere l’originale sulla base dei
risultati della recensio. Divisa a sua volta in:
o SELECTIO scelta fra due o più lezioni alternative.
o EMENDATIO a volte deve ripristinare il testo solo con il proprio ingegno, basandosi su quanto sa della lingua, stile,
fonti, ambiente culturale, situazione dell’autore.

Il valore di una determinata lezione è strettamente dipendente dal valore del testimone che la riporta.
Il valore del singolo testimone e l’affidabilità della sua testimonianza si determinano dunque in base ai rapporti che il testimone
medesimo ha con gli altri testimoni dell’opera.

LA RECENSIO

STEMMA STORICO E STEMMA RICOSTRUIBILE

Graficamente lo STEMMA (=albero genealogico) appare come un albero capovolto con la radice in cima.
STEMMA STORICO o STEMMA REALE ® rappresenta la trasmissione di quest’opera come è effettivamente avvenuta. Conoscerlo
permette di lavorare sui testimoni davvero importanti e trascurare tutti gli altri. In realtà si tratta di un’entità inconoscibile, dato che non
è mai possibile per noi sapere quanti e quali testimoni dell’opera siano andati perduti senza lasciare traccia. Ci si deve accontentare
a ricostruire una stemma solo dei testimoni superstiti in una prima frase.
Per la ricostruzione dello stemma due grandi problemi:

1. Oggi si conserva in genere solo una parte dei testimoni che effettivamente sono esistiti – l’altra parte è stata persa nel tempo.
2. Le relazioni fra i testimoni non sono in genere dichiarate dai testimoni stessi, e dunque vanno ricostruite.

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LA RICOSTRUZIONE DELLO STEMMA: GLI ERRORI-GUIDA

Metodo efficace per creare lo stemma è quello degli ERRORI-GUIDA ® la parentela è data dalle lezioni erronee comuni.
Si possono individuare relazioni fra testimoni solo in base alla presenza in essi di innovazioni comuni, e non in base alla comunanza di
lezioni esatte, cioè conformi all’originale.
Non è detto che le modifiche introdotte dal copista siano veri e propri “errori” cioè inconsapevoli – spesso sono volontarie. Il testo è
erroneo rispetto all’originale, in quel senso. Infatti oggi si predilige il termine INNOVAZIONE.

Quindi la ricostruzione dello stemma avviene in questo modo:

- Reperiti i testimoni di una data opera, si effettua la loro collazione (evidenziando le reciproche varianti).
- Con le varianti sarà possibile capire quale sia la forma originaria e quale l’innovazione. Però ci sono anche lezioni concorrenti
sulle quali non è possibile formulare un giudizio – VARIANTI ADIAFORE (indifferenti) ma non tenute in considerazione.
- I testimoni con le medesime innovazioni vengono raggruppati in una stessa famiglia.

LE INNOVAZIONI DISTINTIVE

Non tutte le innovazioni possono essere utilizzate come elemento-guida per la ricostruzione dello stemma. Per essere utile deve
soddisfare due requisiti:

- Tale da potersi essere prodotta una sola volta. Quindi non hanno valore di guida le INNOVAZIONI POLIGENETICHE – che
possono essere prodotte in linea indipendente in diversi testimoni.

Esempio di innovazione poligenetica – SALTO DA MEMBRO A MEMBRO – quando in un’opera ricorrono a breve distanza due espressioni identiche, è possibile che un
copista faccia un salto. Caso analogo è quello del SALTO DI UN VERSO.

- Tale da non poter essere stata successivamente eliminata da un copista o da un redattore per via congetturale – quindi non
hanno valore di guida le innovazioni reversibili (troppo facili da individuare ed eliminare).

Esempio di innovazione facile da eliminare – ERRORE GRAMMATICALE EVIDENTE o l’INTRODUZIONE DI GLOSSE (spiegazioni) per chiarire un concetto difficile, un nome di
persona o un luogo poco noto, un termine inusuale.

Le innovazioni che effettivamente servono alla ricostruzione dello stemma sono quelle che identificano i gruppi in modo univoco.

ERRORI CONGIUNTIVI ® tutti i testimoni che presentano l’innovazione risultano uniti, derivano necessariamente dall’unico testimone in cui essa è stata introdotta.
ERRORI SEPARATIVI ® quelli che non presentano l’innovazione non appartengono alla famiglia di coloro che la presentano, e ne sono dunque separati.
Paul Maas rilevò che la maggior parte degli errori congiuntivi non hanno efficacia separativa e la maggior parte degli errori separativi hanno invece anche efficacia
congiuntiva.

IL PROCEDIMENTO DI COPIATURA E LA TIPOLOGIA DELLE INNOVAZIONI

Il metodo degli errori-guida si basa sull’assunto che nel momento in cui viene effettuata la trascrizione di un esemplare si creano
inevitabilmente delle modifiche che allontanano la copia dall’originale.

ANTIGRAFO ® testimone x viene utilizzato come esemplare per ricavare una copia y, si dice che esso è antigrafo di y.
APOGRAFO ® y è apografo di x.
Questi due termini hanno senso solo all’interno di una relazione.

Storicamente sono state studiate le condizioni di lavoro degli SCRIPTORIA medievali, le tecniche con cui veniva approntato un nuovo
libro, le modalità con cui il copista procedeva alla stesura del testo. Sul piano psicologico studiato come lo scriba interiorizzava il testo
da copiare e i casi nei quali era più facile incorrere in errori.
Negli scriptoria medievali la copiatura poteva essere eseguita sotto dettatura o poteva essere un’operazione silenziosa.

Le innovazioni che si producevano durante il processo di copiatura sono state studiate e classificate in 3 categorie:

1. INNOVAZIONI INVOLONTARIE E INCONSAPEVOLI – veri e propri errori che il copista ha commesso nel corso del suo lavoro.
a. Fraintendimento di una parte del testo con conseguente SOSTITUZIONE di una forma erronea a quella esatta.
Esempio ERRORE POLARE che si verifica quando il copista scrive l’esatto opposto dell’espressione del suo antigrafo.
b. OMISSIONE di una parte del testo. Esempio SALTO DA MEMBRO A MEMBRO quando il copista tralascia
involontariamente una parte del testo “isolata” da due espressioni fra loro simili o confondibili. Quando avviene dal
ricorrere di parole con terminazioni uguali viene chiamato OMOTELEUTO o OMEOTELEUTO, quando la confusione
avviene perché è uguale l’inizio delle due parole si chiama OMEOARCO.
c. RIPETIZIONE di una parte del testo. Esempio la DITTOGRAFIA – scrivere due volte di seguito la stessa sillaba, stessa
parole o lo stesso spezzone di frase.
d. TRASPOSIZIONE (inversione) di una parte del testo.
2. INNOVAZIONI VOLONTARIE O INTERPOLAZIONI – prodotte da copisti che consapevolmente hanno modificato il testo
dell’antigrafo, producendo un apografo non solo corretto, ma da l loro punto di vista superiore a quello dell’antigrafo. Sono
difficili da individuare perché producono solitamente un testo accettabile – nei manoscritti di opere medievali è quasi
impossibile individuarli ma nelle opere classiche è più facile dal momento che è più difficile replicare lo stile dell’autore.
a. RIDUZIONE quando il copista elimina delle parti del testo che considera meno importanti, inutili, o addirittura
dannose.
b. AMPLIFICAZIONE aggiungere materiale al testo preesistente – esempio aggiunte di glosse, commenti, citazioni,
esempi.
c. RIELABORAZIONE STILISTICA quando un copista sostituisce consapevolmente una parte del testo con un’altra di
significato equivalente, ma di forma diversa. Esempio semplificazione di un testo difficile.

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d. IPERCORRETTISMO quando un copista modifica una forma dell’antigrafo che crede scorretta ma che in realtà non
lo è.
e. SOSTITUZIONE DI CONTENUTO quando un copista modifica volontariamente la materia presente in una parte di testo
con un’altra.
3. INNOVAZIONI FORZOSE – quelle che il copista non ha potuto evitare, rese obbligate da guasti materiali nell’antigrafo.
Possono anche essere innovazioni di notevole estensione – sono spesso di grande utilità per la ricostruzione dello stemma,
perché in genere irreversibili e facilmente riconoscibili.

Alcuni scribi si proponevano il rispetto più assoluto dell’antigrafo, quindi le loro innovazioni erano per lo più inconsapevoli.
Altri si proponevano invece di fare una copiatura critica e intelligente intervenendo sull’antigrafo, quindi, le loro innovazioni erano per
lo più volontarie e difficili da individuare, perché il risultato appare corretto.
Individuare la strategia di lavoro di un copista può essere utile per il riconoscimento delle innovazioni da lui introdotte.

UTILIZZO DELLO STEMMA: ELIMINATIO CODICUM DESCRIPTORUM E ELIMINATIO LECTIONUM SINGOLARIUM

Lo stemma permette di giudicare il valore dei testimoni conservati.


DESCRIPTUS ® testimone che deriva esclusivamente da un altro testimone conservato – termine relazionale. Perde valore ai fini della
ricostruzione testuale – operazione chiamata ELIMINATIO CODICUM DESCRIPTORUM.
Sono utili per la ricostruzione dei livelli superiori dello stemma, possono avere qualche utilità se portatori di buone congetture.

Lo stemma permette di compiere un’altra fondamentale operazione – dopo aver stabilito i rapporti fra i testimoni, si ha un criterio di
valutazione oggettivo sulle lezioni da essi presentate anche per quelle per le quali non era stato possibile esprimere in prima battuta un
giudizio – VARIANTI ADIAFORE.

Lo stemma permette dunque di eliminate le lezioni che sono riconoscibili come innovazioni, di quelle attestate in singoli rami dei “piani
bassi” – ELIMINATIO LECTIONUM SINGULARIUM.

L’eliminatio lectionum singularium si basa sul principio di economia e sul calcolo delle probabilità. In realtà non si può escludere del tutto che una determinata
innovazione si sia prodotta più volte in linea indipendente in varie gasi della copiatura.

L’ARCHETIPO E I SUBARCHETIPI

Un punto delicato della ricostruzione dello stemma è stabilire il VERTICE. Ci sono due possibilità:
1. La tradizione può partire direttamente dall’origine. TRADIZIONI SENZA ARCHETIPO.
2. La tradizione può partire da un testimone che era già una copia. Occorre che nell’intera tradizione ricorra un’innovazione
distintiva sicura – una lezione che non possa essere originaria. Questo testimone viene chiamato ARCHETICO DELL’OPERA.
TRADIZIONI CON ARCHETIPO.

I primi discendenti dell’archetipo (se esiste) prendono il nome di SUBARCHETIPI – possono essere sia testimoni esistenti che testimoni
ricostruiti.

Per i testi classici si è a lungo supposto che un archetipo in capo alla tradizione dovesse necessariamente essere esistito. Oggi non si crede più debba essere così, la
situazione va valutata caso per caso. La prova della loro esistenza sono: prove di carattere testuale (innovazioni condivise dall’intera tradizione manoscritta), deboli
possono essere gli errori linguistici o di contenuto - potrebbero essere stati già dall’origine. Se non si hanno abbastanza prove per determinare l’esistenza di un
archetipo, ciò non vuol dire che non sia esistito.

LA COSTITUTIO TEXTUS

Nell’elaborazione dello stemma si possono eliminare molte varianti che compaiono nei testimoni - la ricostruzione testuale si svolge
secondo un procedimento relativamente meccanico.
Se la lezione dei subarchetipi è concorde allora essa corrisponde a quella dell’archetipo. Infine, se a monte dell’intera tradizione c’è
un archetipo, bisognerò chiedersi se la sua forma tramandata sia quella originale – sennò EMENDATIO – correzione congetturale del
testo dell’archetipo.

LA SELECTIO: TRADIZIONI BIPARTITE E TRADIZIONI MULTIPARTITE

TRADIZIONE MULTIPARTITA ® dall’archetipo o tre o più di tre subarchetipi. Selectio meccanica potendosi applicare il criterio della
maggioranza numerica. Però anche qua non si può andare avanti in modo meccanico al 100%.
TRADIZIONE BIPARTITA ® dall’archetipo due rami subarchetipi. Presenta al piano più alto una biforcazione - l’editore dovrà decidere,
nel caso abbiano delle varianti concorrenti, con la selectio quale di essere sia l’originale e quale l’innovazione – per farlo occorre
adottare criteri precisi per risolvere il problema.

Lo studioso Joseph Bédier osservò che la recensio applicata da molti editori a numerosi testi antichi e medievali approdava sempre e comunque alla costituzione di
stemmi bipartiti. Poneva questa constatazione due problemi: 1) in presenza di stemmi bipartiti l’editore tornava padrone delle scelte ed era ciò che il metodo
stemmatico in realtà si proponeva di evitare. 2) il fatto che le tradizioni fossero sempre bipartite appariva inverosimile – l’editore voleva la bipartizione per poter
esercitare un potere di scelta nella ricostruzione testuale, cosa preclusa dagli stemmi a più rami.
Joseph approdava a uno scetticismo generalizzato nei riguardi del metodo stemmatico e riproponeva l’uso del CODEX OPTIMUS come unica possibilità di un’edizione
scientificamente corretta.
Esistono opere per le quali la discussione sulla bipartizione o multipartizione dello stemma è aperta.

Nelle tradizioni senza archetipo – nella fase di selectio bisogna tener presente la possibilità che più varianti risalgano tutte all’autore –
tutti parimenti originali. C’è anche la possibilità contraria – le varianti di tutti i rami della tradizione sono innovazioni indipendenti, e che
nessuna delle varianti conservata sia quella originaria – si dovrà quindi emendare congetturalmente.

LECTIO DIFFICILIOR ® fra due lezioni concorrenti di pari valore, viene considerata la più probabile quella che appare più difficile. Il
passaggio da una lezione complessa ad una più semplice è considerato un procedimento normale mentre il contrario sarebbe più
difficile da spiegare – criterio della scelta si basa su un principio di economia.
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Primariamente applicato ai testi dell’antichità classica – si pensava che il testo originario subisse un progressivo degrado di carattere
semplificato e banalizzante. Però è da tenere presente che esistono anche scrittori antichi che utilizzano costrutti banali. Nonostante
questo, è improbabile che un copista intervenga rendendo più elevato o complesso un testo.
Per i testi medievali il modello è praticamente opposto – ci sono spesso dei miglioramenti in quanto il testo originale appare “rozzo”. In
questo caso il criterio viene relativizzato – la variante più difficile è quella che è meno facile spiegate come trasformazione dell’altra.
Sarebbe più corretto accordare preferenza a quella fra le due varianti che era soggetta a degenerare nell’altra. Si deve tenere conto
della PLAUSIBILITÀ.

Gianfranco Contini lega il concetto di LECTIO DIFFICILIOR a quello di DIFFRAZIONE ® per lui indizio di una difficoltà del progenitore, che i discendenti hanno tentato di
sistemare in modi diversi. DIFFRAZIONE IN PRESENZA se una delle varianti si dimostra quella originaria. DIFFRAZIONE IN ASSENZA se nessuna di esse è soddisfacente.

USUS SCRIBENDI ® lo stile dell’autore. Ovviamente le abitudini dell’autore devono essere caratterizzate perché sia sicuro questo
metodo. A volte anche le consuetudini e le regole scolastiche costituiscono un altro elemento importante per ricostruire e descrivere
lo stile e ci aiutano a comprendere quale delle varianti è più probabilmente esatta.
Ovviamente maggiore è il materiale e maggiore è la possibilità di conoscere l’usus scribendi dell’autore.
Solitamente per i testi anonimi è più difficile appellarsi all’usus scribendi. Si può anche ricavare dall’esame di una sola opera però
comunque non ci da una certezza del 100%.
CRITERIO ANALOGICO che si basa sul confronto con materiali esterni alla variante stessa.

LOCI PARALLELI ® confronto con passi di altri autori o altre opere dove ricorrano espressioni simili a quella indagata. CARATTERE
ANALOGICO – prende in considerazione una documentazione più vasta dell’usus scribendi.
Questo criterio usato con cautela perché è possibile che qualche copista abbia ricondotto una forma in qualche misura atipica a una
che gli era più consueta di un testo che conosceva.

COMPORTAMENTO DEI SUBARCHETIPI ® prende in considerazione il comportamento dei due subarchetipi 𝛼 e 𝛽. Bisogna vedere se i
due subarchetipi sono opera di un copista colto e attento che apporta modifiche o di un copista distratto e ignorante che commette
errori. Capire a quale dei due subarchetipi vada la preferenza usando anche i criteri precedentemente elencati.

SELEZIONE SU BASE STATISTICA ® in molti casi il filologo si trova davanti a due varianti adiafore che rimarranno tali che dopo un loro
esame alla luce dei criteri sopraelencati. A questo punto serve procedere con considerazioni di carattere stilistico.

L’uso del CRITERIO PROBABILISTICO va esperito solo quando ogni altra risorsa sia stata utilizzata senza successo.

L’EMENDATIO

La presenza dimostrata di un archetipo a monte dell’intera tradizione autorizza l’editore a emendare congetturalmente il testo. La
prova che in capo alla tradizione è da porre non l’originale dell’autore comporta che questo esemplare possa essere emendato.
EMENDATIO o DIVINATIO ® l’arte dell’individuare. CONGETTURARE – una buona congettura è quella che consente di migliorare
decisamente il testo adeguandosi perfettamente allo stile e alla lingua dell’autore. PRINCIPIO DI ECONOMIA – una congettura
dispendiosa potrà essere accolta soltanto se il miglioramento testuale che se ne trae sarà notevole. PRINCIPIO DELLA PLAUSIBILITÀ.

L’usus scribendi dell’autore potrà suggerire ad esempio delle congetture e servirà come strumento di controllo.
Fra due congetture ugualmente buone andrà data preferenza a quella che con maggiore facilità spiega l’esito testuale dell’archetipo.
La critica testuale nasce come emendatio – si intende oggi soprattutto quelle OPE INGENII, che si applica sul testo migliore che possiamo ricavare dai dati emergenti
dalla recensio, cioè quello dell’archetipo.
EMENDATIO OPE CODICUM presuppone l’esistenza di un codex optimus e non è oggi più praticata. Si potrebbe usare nei casi in cui l’edizione venga condotta su un
testo-base.

Alcuni conservatori osservano che emendando troppi si corre il rischio di correggere l’autore, di produrre un testo migliore.

Il testo tramandato può essere corrotto in modo insanabile, tale per cui nessuna ipotesi sembra potersi formulare per risolvere la
situazione. L’editore allora indica l’esistenza del problema con un SEGNO DIACRATICO (L’OBELO) evitando di formulare ipotesi ulteriori.

CASI PARTICOLARI DI DOCUMENTAZIONE

TRADIZIONI A TESTIMONE UNICO

TRADIZIONE A TESTIMONE UNICO ® un’opera conservata in un solo testimone. Così la fase di recensio viene azzerata – è un vantaggio.
Però al contempo se avesse avuto una tradizione allora avrebbero potuto riportare testi di qualità superiore a quel testimone unico.
Per Giorgio Pasquali una tradizione ricca è per principio una tradizione migliore.
La sola domanda che ci si pone è se e dove questo testimone vada emendato.

Una tradizione a testimone unico implica grosse responsabilità per l’editore. Però dal punto di vista sostanziale una tradizione a testimone unico o a testimoni plurimi
non hanno grosse differenze. E poi comunque la recensio mira a ricondurre una tradizione multipla al minor numero di testimoni possibili.

TRADIZIONI SOVRABBONDANTI

Importante avere un ampio quadro esterno della situazione. Andrò stilata lista completa di testimoni e per ognuno verrà indicata la
data, luogo di origine, storia, e altre informazioni. Obiettivo – escludere i testimoni che sembrerebbero a priori meno interessanti.
Dopo aver composto lo stemma vendono scelti i testimoni più importanti.
Non da escludere che qualche testimone recedente derivi da un ramo della tradizione molto buono.

La tendenza ad assumere a priori solo i testimoni più antichi appariva giustificabile nel caso di tradizioni molto ampie come quelle degli scrittori classici. Ma qua la
distinzione non è solo cronologica.
Le opere medievali invece non ebbero mai un momento di studio e di riscoperta analogo all’umanesimo, e la loro trasmissione procedette nel tempo in modo più
omogeneo. Qua la distinzione è solo cronologica.

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Frequente che ci siano casi di tradizioni dove esiste una massa scoraggiante di testimoni recenti. Allora si costruisce uno stemma sulla
base dei manoscritti considerati migliori (in genere i più antichi) e confrontando gli altri testimoni solo sulle innovazioni discriminanti che
hanno permesso di ricostruire questo stemma. Così ci saranno dei manoscritti “di seconda scelta” all’interno dello stemma.

LA TRADIZIONE INDIRETTA

TRADIZIONE INDIRETTA ® all’interno della quale rientrano tutti i documenti che non sono esattamente testimoni dell’opera ma che ne
riprendono delle parti più o meno ampie. Caso tipico della citazione di un’opera in un’altra opera, altri casi sono estratti, riassunti,
antologie.
Il rischio di trasformazione per la tradizione indiretta è molto alto. Va dunque maneggiata con cautele maggiori.
Fornisce elementi importanti per comprendere la fortuna dell’opera e la sua incidenza culturale, con un’angolatura diversa rispetto
alla semplice presenza di codici.

DECLASSAMENTO E RIQUALIFICAZIONE DEI TESTIMONI

CODICE DESCRIPTUS ® inutile ai fini della ricostruzione testuale, può diventare improvvisamente indispensabile per alcune parti di testo
dove il suo progenitore sia mancante o illeggibile.

I LIMITI DEL METODO STEMMATICO

L’intervento dell’editore è sempre presente, fin dalla fase di costruzione dello stemma in quanto è lui che opera, è lui che valuta quali
fra le varianti dei testimoni debbano considerarsi innovazioni caratteristiche e vadano poste a fondamento dello stemma. Quindi il
metodo stemmatico non esclude l’intervento dell’editore.
Il metodo consente un progresso notevolissimo nella direzione della scientificità dell’edizione – ricostruzione basata su criteri oggettivi e
non dipendenti dal gusto personale dell’editore.
L’EVOLUZIONE LINEARE spesso compromessa da fatti di vario genere – alla trasmissione possono aver contribuito:
- Dei copisti colti che hanno introdotto INNOVAZIONI INVISIBILI interrompendo così la progressiva degradazione del testo.
- Copisti che hanno effettuato confronti fra esemplari diversi – così da arrestare il processo di degradazione.
- La tradizione può essere derivata da non un solo originale, ma da diverse forme dell’opera tutte ugualmente d’autore.

RECENSIONI CHIUSE ® le tradizioni manoscritte alle quali è possibile applicare in modo rigoroso il metodo stemmatico e arrivare alla costituzione del testo in modo
meccanico. L’editore non interviene con proprie scelte. Percentuale minima del totale.
RECENSIONI APERTE ® tradizioni in cui l’editore è costretto a intervenire ed è necessario prendere posizione attraverso la selectio.
RECENSIO CUM STEMMATE ® dove è possibile costruire lo stemma.
RECENSIO SINE STEMMATE ® dove non è possibile costruire lo stemma o comunque lo si può fare in modo marginale.

LE INNOVAZIONI IRRICONOSCIBILI

Uno dei presupposti del metodo stemmatico è che nel passaggio fra un antigrafo e un apografo si producano sempre delle
innovazioni.
Complesso il problema di riconoscere le innovazioni – distinguere un’innovazione di copista da un testo d’autore è facile nel caso che
il sistema linguistico e ideologico è distante.
Per i casi più difficili – dove il sistema linguistico e culturale dell’autore e quello del copista non presentano una divergenza elevata –
questa situazione ricorre:
1. Testi antichi con innovazioni prodotte già in epoca antica – ambiente culturale non molto dissimile a quello dell’autore.
2. Testi del medioevo e copiati nel medioevo stesso possono avere una distanza tra autore e copista modesta o irrilevante.
3. Testi di qualsiasi epoca con lingua poco stilizzata (non soggetta a regole costanti) – il sistema dell’autore è quasi impossibile
da individuare.
4. Testi troppo stilizzati – i copisti seguendo le regole possono riconoscere e sanare eventuali corruttele precedenti.
5. Testi che nel corso della loro trasmissione sono stati oggetto di studio e di attenzione filologica. L’attività congetturatrice dei
copisti colti interrompe il processo di degradazione. Le innovazioni evidenti tendono a comparire perché eliminate dalle
congetture e le innovazioni ulteriori possono essere irriconoscibili.
Ad essere in discussione è la possibilità di riconoscere l’innovazione e di utilizzarla come errore-guida.

Per le opere medievali per individuare più innovazioni si usa lo strumento del CONFRONTO CON I LOCI PARALLELI – con testi precedenti che siano stati usati come
fonti.

LA CONTAMINAZIONE

CONTAMINAZIONE ® quando nel corso della trasmissione di un testo si avvenuto un contatto fra due o più testimoni diversi che abbia
prodotto una copia contenente alcune lezioni dell’uno e alcune lezioni dell’altro testimone.

Il termine contaminazione presuppone l’esistenza di una forma pura, non contaminata, di trasmissione. Quando esiste si parla anche di TRASMISSIONE ORIZZONTALE –
perché nello stemma storico accanto a linee discendenti e divergenti verranno a trovarsi anche linee orizzontali e convergenti.

Se ci sono fenomeni di contaminazione, la ricostruzione dello stemma appare più difficile o impossibile.
Secondo Paul Maas “alla contaminazione non c’è rimedio”.
Conoscendo meglio il fenomeno della contaminazione permette di formulare qualche ipotesi di intervento. Es. le circostanze della
contaminazione (come l’epoca). La contaminazione non è mai del tutto immotivata.
- COLLAZIONI DI CARATTERE PRATICO ® il primo testimone in cui il copista si era imbattuto risultava viziato da corruttele evidenti
e tali da compromettere il testo.
- COLLAZIONI DI CARATTERE FILOLOGICO ® il copista desiderava trascrivere il testo nella forma migliore possibile, e non si
accontentava del primo antigrafo reperito. In questo caso è probabile che il testo sia stato oggetto di una vera e propria
collazione continua. Riguardano testi che venivano guardati come auctoritates (es. Bibbia).

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Se la contaminazione è avvenuta in un solo punto della trasmissione ed è motivata dal volere rimediare alle cattive condizioni
dell’antigrafo principale, ci sono buone probabilità di riuscire a isolare il fenomeno – usano i CRITERI DI BUON SENSO – a che gruppo
apparteneva il manoscritto di base e a quale il manoscritto impiegato per il controllo.
Se la contaminazione nasce da esigenze di carattere filologico i problemi sono in genere maggiori e diventano insolubili quando il
fenomeno si è verificato più volte in momenti diversi della trasmissione.
Caso più frequente quando la contaminazione silenziosamente si produce nel tempo ® in un codice di una determinata opera,
prodotto utilizzando un solo antigrafo, vengono successivamente trascritte le varianti di un testimone diverso. Diventa così un
COLLETTORE DI VARIANTI – EDITIO VARIORUM.
Se una tradizione è fortemente contaminata, la ricostruzione dello stemma è praticamente impossibile. Si può riuscire al massimo a
isolare ai piani bassi dei gruppi accomunati da una serie di innovazioni caratteristiche recedenti (successive all’epoca delle
contaminazioni).

L’ORIGINALE MOLTEPLICE

Esistono varie opere classiche la cui tradizione non risale solo ad un’origine – si deve supporre che di queste opere fossero state
prodotte diverse edizioni antiche, forse tutte risalenti all’autore. In questo caso l’opposizione fra “originale d’autore” e “innovazione di
copista” viene a crollare.
Se ho più originali d’autore allora la loro differenza non si colloca sul PIANO SINCRONICO (originale/non originale) ma sul PIANO
DIACRONICO (originale più antico/originale più recente).

Solitamente la presenza di varianti d’autore esclude l’esistenza dell’archetipo. Ma ci sono casi in cui convivono entrambi – ciò avviene in quanto l’autore ha riveduto
la propria opera su un manoscritto approntatogli da uno scriba sottoposto, e quindi già viziato da innovazioni “da copista”.

Prima difficoltà – riconoscimento delle opere conservate in più redazioni d’autore – riconoscimento evidente se tali condizioni è
esplicita ® quando sono conservati manoscritti autografi sui quali l’autore abbia esercitato propri interventi successivi, o quando
esistano più edizioni dichiaratamente prodotte sotto la sorveglianza dell’autore.
Nel medioevo l’assenza di un sistema organizzato di produzione editoriale e di commercio librario rende proporzionalmente più
probabile la presenza di redazioni multiple e di varianti d’autore. L’autore continuava a detenere materialmente il testo e l’attività di
riproduzione avveniva per singole copie individuali – potevano anche essere tanti originali diversi.

Seconda difficoltà – quando si è determinato che ci sono VARIANTI D’AUTORE – bisogna riconoscere quali sono. Se risulta che vi sia
stato almeno un intervento sicuro dell’autore, questo apre la porta alla possibilità che tutte le varianti adiafore più antiche siano
dovute a interventi successivi d’autore – ugualmente originarie. Ma ovviamente alcune di queste varianti possono essere prodotte da
copisti.

METODI RICOSTRUTTIVI NON STEMMATICI

Le TRADIZIONI CONTAMINATE e le TRADIZIONE CON VARIANTI D’AUTORE rappresentano una discreta percentuale nella totalità delle
tradizioni manoscritte. Ovviamente il metodo stemmatico è utile anche per questi due casi, per isolare le famiglie di manoscritti.

Nella seconda metà dell’800 e per i primi decenni del 900, il metodo stemmatico era considerato l’unica strada possibile per la ricostruzione critica dei testi.
Le prime perplessità nacquero dagli studi sulle letterature medievali - il modello risulta insufficiente.
Il dibattito sul metodo stemmatico è ancora oggi vivace – ridotto però ad un più sano pragmatismo: ciò di cui si discute è la sua maggiore o minore convenienza per
quando riguarda l’applicazione di fronte alle situazioni reali dei vari testi.

METODI TASSONOMICI

Prima proposta di un metodo per distinguere le “lezioni originali” dalle “innovazioni” fu avanzata nel 1920 da HENRI QUENTIN. Prendeva
in considerazione tutte le varianti attestate e raggruppava i testimoni in base alla presenza o all’assenza delle varianti stesse. Così
veniva costruita una catena di testimoni, all’interno della quale vi erano collegamenti ma senza esplicita direzione. Non viene
dichiarata la parentela. LEGAME FRA I TESTIMONI IN FORMA NEUTRA.
Rispetto al metodo stemmatico, ha il vantaggio di richiedere un numero minore di innovazioni riconoscibili, in quanto è sufficiente
individuare i subarchetipi perché tutti gli altri testimoni assumano “in caduta” la loro corretta posizione.
Controproducente difronte a tradizioni contaminate – la carenza dei testimoni non riesce a formarsi e si ottengono al massimo tanti
concatenamenti circolari.
Però sottolinea con questo metodo che in certi casi può essere sufficiente individuare alcuni snodi fondamentali dello stemma perché
l’intera tradizione trovi la propria configurazione in caduta.

Nel caso di tradizioni per le quali non è possibile costituire uno stemma – può essere utile applicare il METODO DELLE DISTANZE ® fatto un elenco generale delle
varianti, i testimoni vengono confrontati a due a due in tutte le combinazioni possibili. Se la concordanza delle varianti è elevata – i due testimoni sono vicini. Se la
concordanza è bassa sono lontani.

IL METODO DELLE AREE GEOGRAFICHE

Metodo di GIORGIO PASQUALI – fornisce un criterio non stemmatico per l’individuazione di lezioni “più antiche” (probabilmente
originarie) e “più recenti”. Nel caso in cui vi sia opposizione fra una lezione attestata concordemente in testimoni scritti in due o più
aree geografiche “periferiche” (distanti e non collegate fra loro) e una lezione presente nell’area “centrale” (nello spazio intermedio
fra quelle periferiche) – la lezione più antica sarà probabilmente quella periferica. Principio di economia.
Non vale per le varianti che, pur conservate nelle aree periferiche, si può sospettare essere innovazioni poligenetiche.
Raggruppare i testimoni secondo l’ambiente nel quale essi sono stati prodotti può essere utile, ma bisogna anche studiare la storia
della tradizione per capire i rapporti. Esempio: un monastero francescano italiano e tedesco possono essere più legati che uno
francescano e benedettino vicini geograficamente.

LA RICOSTRUZIONE ECLETTICA

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Cosa fare quando lo stemma non si riesce in alcun modo a ricostruire? Il metodo può ancora servire per alleggerire la mole del
materiale. Ma nella fase di ricostruzione testuale, il critico dovrà giocare a tutto campo – praticando eventualmente l’emendatio
quando nessuna delle lezioni attestate appaia soddisfacente.
A questo punto le varianti dovranno essere giudicate di per sé, indipendentemente dai testimoni che le riportano.
CRITICA ECLETTICA ® perché l’editore dovrà valutare le varianti e decidere su di essere caso per caso.

METODI NON RICOSTRUTTIVI

Tutti metodi editoriali di cui abbiamo parlato mirano a ricostruire il più possibile l’originale perduto.
Però la ricostruzione di un’opera approda solo a un’ipotesi di testo e non un risultato sicuro.
C’è chi pensa sia meglio preferire all’ipotetica ricostruzione testuale, un singolo manoscritto realmente esistito.

IL CODEX OPTIMUS

METODO DEL CODEX OPTIMUS ® secondo il quale l’editore fonda l’edizione di un’opera sopra un unico testimone definito a priori
come il migliore.
Metodo rilasciato nei primi decenni del 900 da JOSEPH BÉDIER (scettico sulla validità del metodo stemmatico).
Mirano comunque a pubblicare l’opera in forma il più possibile vicina all’originale.
Il testimone prescelto è il meno innovativo rispetto all’originale. In molti casi sarà quindi il più antico testimone esistente.

Reazione estrema alle difficoltà di applicazione del metodo stemmatico. Bédier approdò allo scetticismo ma non mise mai in discussione l’importanza teorica della
ricostruzione dell’originale.

In apparenza questo metodo presenta grossi vantaggi pratici – molto praticato tra i più “pigri”.
Ma nella sua forma scientificamente più valida si serve di un serio lavoro di recensio – solo così si può eleggere un testimone davvero
rappresentativo dell’originale.
In molti casi il manoscritto scelto come testo base per l’edizione viene confrontato ed emendato con le varianti di altri codici che
siano evidentemente migliori ® METODO DEL TESTO-BASE – l’editore si mantiene fedele al manoscritto prescelto in tutti i casi di variante
adiafora, mentre accoglie le altre forme attestate dalla tradizione quando esse siano superiori.

Per l’edizione di testi in volgare antico è fondamentale la definizione di un manoscritto-base almeno per gli aspetti grafici e fonetici.

LA COPIA SCRIBALE

Un’edizione basata su un unico manoscritto difficilmente può essere definita critica.


COPIA SCRIBALE ® suo obiettivo non è la rappresentazione dell’originale. Insiste sul momento della sua fruizione che viene fotografata
in un istante della sua storia. I teoretici della copia scribale puntano alla riproduzione degli esiti storici della tradizione, evidenziando un
momento particolare della ricezione del testo. Oggetto è il singolo e individuale manoscritto. Si insiste sul fatto che quel particolare
testo è stato effettivamente copiato e letto in un certo momento e in un certo luogo e che i suoi lettori l’hanno in quella forma
conosciuto e utilizzato.

Però la ricezione di un’opera si può valutare e apprezzare soprattutto in termino comparativi – ma per evidenziare le differenze serve
per forza un lavoro di recensio.
Trarre conclusioni sull’efficacia storia del testo presentato da un singolo manoscritto, o sull’interazione che esso avrebbe creato con i
suoi lettori, sulla base della sua semplice esistenza, non sarebbe meno ipotetico che tentare una ricostruzione dell’originale. Ciò non
significa che le indagini sulla ricezione e la fruizione di un’opera nel corso del tempo non abbiano importanza. Però non può definirsi
un’edizione critica in quanto non c’è la dimensione comparativa.

È SEMPRE ESISTITO UN ORIGINALE?

I limiti dei metodi ricostruttivi emersero soprattutto quando non ci si limitò più solo allo studio delle opere dell’antichità classica. Poi
l’oggetto dell’edizione diventa il singolo e individuale manoscritto – considerata legittima l’edizione del testo di un manoscritto
qualsiasi purchè storicamente esistito. Il suo rapporto con l’originale diventa secondario, si insiste su quel particolare testo.
Uno scetticismo radicale che porti ad eliminare a priori qualsiasi domanda circa il testo rischia di falsare la prospettiva – la ricezione di
un’opera si può valutare e apprezzare soprattutto in termini comparativi.
Il preciso manoscritto ha una storicità sicura solo come ESECUZIONE (del copista che l’ha prodotto) ma non è in genere dimostrabile la
storicità del suo impiego.
EDIZIONE A STAMPA tende a rivestire immediatamente un valore normativo per il semplice fatto di essere comoda ed accessibile.
L’edizione di un singolo manoscritto che rappresenti la fotografia puntuale di una situazione particolare del testo non può definirsi
un’edizione critica.

La nozione che per i TESTI MEDIEVALI appariva più ambigua era quella di ORIGINALE – a lungo considerata una nozione intuitiva ®
testo creato dalla penna dell’autore. Problema spinoso per le opere medievali – hanno cesure meno nette per qualificare uno stato
come originale. Molti testi subirono modifiche linguistiche o contenutistiche anche profonde fra una copiatura e l’altra. Il processo di
elaborazione testuale tende a diventare prevalente sulla stessa nozione di “autore”. Quindi l’opposizione tipica della critica testuale
classica fra originale e copia diviene più sfumata fino a mancare del tutto. Per molti testi medievali esistono redazioni multiple ognuno
delle quali merita la qualifica di originale. Ovviamente ci sono anche opere dove è chiara la distinzione fra autore, redattore e
copista.
Per i TESTI CLASSICI, una simile definizione appariva adeguata ® la dicotomia fra originale e copia traeva consistenza dal divario
temporale che in genere le separava. Il sistema di commercio librario distingueva con chiarezza fra chi aveva scritto l’opera e chi ne
curava la diffusione. Per questi testi e per quelli moderni, il concetto di originale è in genere ben definito da cesure precise nel
momento di composizione e di diffusione dell’opera.
Per molti testi per i quali disponiamo di un’ampia documentazione autografa o controllata dall’autore, la nozione di “originale” risulta
non univoca e talvolta ambigua.

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DIVERSITÀ DI PROBLEMI, ELASTICITÀ DI METODO

I testi antichi e medievali ebbero un modo di produzione e di trasmissione in parte diversi.


Per le opere medievali è difficile distinguere autore e copista dal momento che hanno la stessa lingua e ragionano allo stesso modo.
Nel medioevo in assenza di un sistema di commercio librario, l’autore stesso deteneva l’originale e poteva progressivamente essere
modificato. Invece in epoca classica vi era un sistema editoriale nel quale la diffusione commerciale dell’opera era affidata a un
editore diverso dall’autore.
Le modalità di trasmissione dei testi classici e le vicende storiche che attraversano, rendono relativamente più probabile la possibilità
che in capo alla tradizione sia da porre un archetipo, in genere compatibile con l’esistenza di doppie redazioni d’autore. Invece, per i
testi medievali è meno probabile avere un archetipo ed è più probabile la presenza di varianti d’autore.
Le opere classiche hanno maggiore possibilità di essere contaminate, dal momento che il testo spesso era oggetto di studio e si aveva
interesse per la ricostruzione della forma originaria. Invece per i testi medievali era meno probabile la contaminazione.

Il metodo stemmatico sembra potersi meglio applicare alle TRADIZIONI QUIESCENTI ® scarsa mobilità testuale, numero limitato di
interventi migliorativi da parte dei copisti, circolazione in prevalenza scolastica o erudita del testo, stabilità garantita dal nome
dell’autore o sacralità del testo, dall’impiego di un registro linguistico precisamente codificato. In questi casi è più probabile che la
trasmissione del testo si sia sviluppata con una certa linearità e che specularmente la ricostruzione possa avvenire in modo lineare.
TRADIZIONI ATTIVE ® forte mobilità testuale, tendenza dei copisti alla rielaborazione, circolazione non scolastica e talvolta legata
all’esecuzione, impiego di un registro linguistico meno codificato. Metodo stemmatico in questo caso è più difficile da applicare.

CAPITOLO TERZO – L’ORIGINALE CONSERVATO

Se vi è un documento che attesta che una determinata opera è l’originale – il compito del critico testuale non è concluso. Poi
potrebbero esistere più documenti che attestano che più opere sono quelle originali e quindi bisognerà precisare i rapporti fra loro.

OPERE CONSERVATE IN AUTOGRAFO

Quando di un’opera si possiede il manoscritto autografo – questo rappresenta la volontà dell’autore ed è dunque l’originale.
Problema preliminare – RICONOSCERE L’AUTOGRAFO ® facile per gli autori moderni e contemporanei. Per i manoscritti medievali è più
difficile avere attestazioni esplicite. Dell’antichità non possediamo autografi di scrittori di qualche rilievo.
Per gli scrittori medievali non è mai esistito un autografo in senso stretto – l’autore dettava la sua opera e un segretario riguardava la
stesura oppure le parti successive dell’opera venivano composte su supporti provvisori destinati poi alla distruzione e affidava la
copiatura ad uno scriba. Ma in entrambi i casi c’era comunque sempre il controllo dell’autore. Questi vengono chiamati MANOSCRITTI
IDIOGRAFI ® contengono le volontà dell’autore ma in essi ci possono essere errori che sfuggono al suo controllo.
Problema della STRATEGIA EDITORIALE ® in genere l’editore corregge i piccoli errori involontari dell’autore. Però possono esserci autori
che mantengono il testo tale e quale all’autografo. Oppure possono esserci degli editori più interventisti che correggono – ma
correggendo troppo l’editore tende a sostituirsi all’autore.
Un caso frequente e problematico è quello delle OPERE INCONPIUTE o non portate dall’autore a perfezione formale ® in passato
queste opere spesso pubblicate con integrazioni o adattamenti, oggi operazioni simili tengono a sostituire l’autore con il critico quindi
evitate.

LE VARIANTI D’AUTORE

Nel caso di “Grazie” di Foscolo e de “Il partigiano Johnny” di Fenoglio – gli autografi conservati sono in realtà più di uno – VARIANTI
D’AUTORE ® gli interventi dell’autore possono essere di diversa portata e natura, dal semplice ritocco ad una revisione approfondita,
fino alla riscrittura radicale dell’opera. Gli interventi dell’autore vanno interpretati in una PROSPETTIVA DIACRONICA ordinando
temporalmente le modifiche.
Quando gli interventi sono massicci, è di solito più conveniente trattare le varie redazioni alla stregua di opere diverse, anche in senso
editoriale.
ULTIMA VOLONTÀ DELL’AUTORE ® forma del testo che l’autore non ha più modificato in seguito, e che intuitivamente dovrebbe
corrispondere alla fase finale di elaborazione dell’opera – concetto ambiguo e non sempre applicabile. Difficile che questo concetto
venga applicato per le opere incompiute.

FILOLOGIA DEGLI SCARTAFACCI di Contini ® opere degli scrittori contemporanei per i quali si possiede una documentazione molto ricca.

LA FILOLOGIA DEI TESTI A STAMPA

FILOLOGIA DEI TESTI A STAMPA o BIBLIOGRAFIA TESTUALE ® studio critico delle edizioni a stampa condotto in collegamento con l’analisi
delle tecniche e delle procedure tipografiche e della modalità del commercio librario dell’epoca. Indaga anche i rapporti
intercorrenti fra un’edizione a stampa e l’altra di una determinata opera, le relazioni esistenti fra i testimoni.

ELEMENTI ACCIDENTALI ® ortografia, punteggiatura.


ELEMENTI SOSTANZIALI ® lessico, sintassi.
Difficilmente l’autore fra un’edizione e l’altra sarà intervento per modificare meticolosamente fatti minuti e poco significativi come gli accidentali – probabile che la
modifica sia dovuta al tipografo. Mentre le modifiche sostanziali hanno più senso di essere dell’autore.

CAPITOLO QUARTO – ANATOMIA DELL’EDIZIONE CRITICA

TESTO CRITICO E APPARATO CRITICO

L’EDIZIONE CRITICA è un’edizione di studio non destinata alla divulgazione ma solo alla ricerca.

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Struttura caratteristica composta dal TESTO CRITICO (oggetto della pubblicazione) e l’APPARATO CRITICO (dove vi sono le varianti che
l’editore non ha ritenuto di accogliere e per ognuna indicati i testimoni che la riportano).
L’apparato critico ha natura strettamente testuale. L’editore da conto della ricerca da lui effettuata e fornisce gli strumenti per la sua
verifica.
CRITICO POSITIVO ® quando esso riporta indicazione, oltre che dei testimoni che attestano la variante scartata, anche di quelli che
attestano quella accolta. Naturalmente l’apparato critico positivo è più chiaro e completo.
CRITICO NEGATIVO ® quando sono indicati solo i testimoni della variante scartata e gli altri si ricavano per sottrazione.
La maggior parte usa un sistema misto – negativo in circostanze normali, positivi quando la forma negativa appare troppo sintetica e
rischia equivoci.
Quando nell’apparato convivono varianti d’autore e innovazioni della tradizione, è opportuno distinguerle fra loro, o collocando le
une e le altre in due differenti apparati o evidenziandole con caratteri tipografici diversi.
Nell’apparato critico andranno segnalate eventuali modifiche alla consistenza della documentazione.
L’apparato dovrà essere leggibile.
Può comparire anche l’APPARATO DELLE FONTI ® dove vengono indicati i testi diversi usati come modello o documentazione nei vari
passi dell’opera, e spesso anche i loci paralleli.

LE EDIZIONI COMPARATIVE

Il TESTO CRITICO contiene le lezioni ritenute corrette.


L’APPRATO CRITICO contiene le lezioni che non sono conformi ad esso.
Però può esserci la volontà di presentare non un testo unitario, ma diversi testi a confronto fra loro – obiettivo di carattere
comparativo. C’è bisogno di una struttura più articolata.
EDIZIONE GENETICA ® quando l’obiettivo dell’edizione è quello di dar conto delle varie fasi attraverso le quali l’opera è giunta alla sua
forma definitiva. Il testo principale sarà il più recente fra quelli predisposti dall’autore.
EDIZIONE EVOLUTIVA ® quando l’obiettivo è rappresentare l’evoluzione del testo dopo la sua prima elaborazione. Il testo principale
sarà il primo che l’autore abbia licenziato.
EDIZIONI IPERTESTUALI ® possono fornire collegamenti fra vari testi, istituendo o no delle gerarchie fra loro, possono permettere rimandi
da un testo a un altro, all’apparato critico, all’immagine fotografica del testimone usato, e rappresentano una potenzialità di rilievo
nello sviluppo del layout testuale.
Anche l’EDIZIONE COMPARATIVA presuppone di solito un testo di eccellenza, che può essere scelto dall’editore secondo criteri diversi.

EDIZIONI DIPLOMATICHE, FACSIMILI, EDIZIONI INTERPRETATIVE

EDIZIONE DIPLOMATICA ® edizione che abbia per obiettivo quello di fornire un’immagine fedele di un determinato manoscritto,
riproducendo per quanto possibile lo stesso aspetto fisico di quel testo. Il testo presenta spesso scarsa leggibilità, perché è
continuamente interrotto da indicazioni di altro genere.

Rare con il miglioramento dei procedimenti di riproduzione fotografica. Il testo può essere pubblicato in FACSIMILE – nella forma di una serie di fotografie dell’intero
codice. Può essere accompagnato da una trascrizione continua del testo in modo da consentire al lettore di individuare facilmente i passi che gli interessano.

EDIZIONE INTERPRETATIVA ® quando l’editore effettua degli interventi di carattere formale, al fine di permettere una più agevole
lettura e fruizione del testo.

GLI ELEMENTI DI SUPPORTO: INTRODUZIONE E INDICI

Nell’INTRODUZIONE possiamo trovare:


- Storia degli studi critici sul testo pubblicato, con l’indicazione delle precedenti edizioni e l’evidenziazione dei punti di novità di
quella presente.
- Indicazione dei testimoni utilizzati ed una loro eventuale descrizione.
- L’esposizione dei principi dell’edizione del testo. Riferiti i risultati della recensio. Presentato l’eventuale stemma codicum. Data
ragione dei criteri utilizzati per la selectio fra le varianti. Descritto l’eventuale archetipo. Spiegati i motivi dell’eventuale
preferenza accordata a un testimone o a un gruppo di testimoni. Esposte le linee secondo cui si è proceduto a un’eventuale
emendatio, ecc.
- Nota al testo dove vengono esposti i criteri tipografici seguiti e le modalità di costituzione dell’apparato critico.
Fra gli INDICI è presente un’INDEX NOMINUM (elenca i nomi propri che compaiono nell’opera), meno frequente l’INDEX VERBORUM
(per le ricorrenze di ogni singola parola del testo).

LO STEMMA CODICUM

STEMMA CODICUM ® albero capovolto. Quando è possibile gli editori tendono a disegnare degli stemmi cronologici nei quali i vari
testimoni conservati vengono collocati a una diversa distanza dal vertice a seconda della loro epoca. È uno strumento descrittivo.
Non è obbligatorio.

IL CONSPECTUS SIGLORUM

I testimoni impiegati per l’edizione vengono identificati con delle sigle specifiche.
CONSPECTUS SIGLORUM ® elenco delle sigle, posto all’inizio dell’edizione.
- Lettere latine maiuscole per i testimoni esistenti.
- Lettere greche per i testimoni perduti.
- Lettere latine minuscole riservate a testimoni di seconda importanza.
- I numeri accostati alle lettere per indicare i diversi stadi di composizione.
Cosa importante comunque è la chiarezza.

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