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BIBLIOGRAFIA
La bibliografia tra passato e presente
(prof. Cesana Roberta)
LEZIONE 1 (20-09-22)
PRESENTAZIONE DEL CORSO
Peculiarità della bibliografia: studiare il libro come oggetto fisico/manufatto, a differenza della letteratura che lo studia come testo,
della storia che lo studia come veicolo di cultura, ecc. Ci sono molte opportunità interdisciplinari fra i 3 ambiti della bibliografia,
della storia e della letteratura.
LEZIONE 2 (22-09-22)
Modulo A: Le forme del libro
LA TERMINOLOGIA DELLA DISCIPLINA
Etimologia della parola bibliografia dal greco biblio- + -grafia = trascrizione di libri, scrivere di libri.
Possiamo distinguere tra la bibliografia enumerativa e la bibliografia analitica:
Bibliografia enumerativa/descrittiva/sistematica = elenco di libri o altre pubblicazioni, ad es. articoli di giornale,
fonti online (ebook, siti internet, ecc.), ordinati attraverso un criterio (senza ordine è solo una lista), perlopiù alfabetico
(se si fa in base all’autore si segue il cognome). Si può scegliere anche un ordinamento cronologico, obbligatorio quando
si usa il sistema autore-data, molto diffuso nelle materie scientifiche soprattutto in area anglofona: con questo metodo, a
seguito di una citazione si aprono le parentesi in cui si inseriscono nome dell’autore e data di riferimento, e poi nella
bibliografia si dovranno indicare alfabeticamente gli autori, con le varie opere di ognuno ordinate cronologicamente. La
bibliografia è posta in chiusura di un saggio, di una tesi, ecc.
Bibliografia analitica o bibliologia = lo studio e la descrizione, secondo regole stabilite, delle caratteristiche fisico-
materiali dei libri e del processo di realizzazione dell’oggetto (e il modo in cui esso influenza la modalità di fruizione del
testo), includendo i materiali usati, la tecnica di stampa, la correzione delle bozze, ecc. tutte queste fasi subiscono una
trasformazione intorno al 1830, dopo essere state eseguite manualmente a partire dal 1455, quando Gutenberg inventò la
stampa col torchio a mano e i caratteri mobili: fino alla rivoluzione industriale, le tecniche di stampa e quelle di
produzione della carta rimasero manuali, mentre successivamente (in maniere e tempi diversi per i vari Paesi europei) si
inizieranno a usare i macchinari al posto del lavoro manuale. La data 1830 mette d’accordo le situazioni di diversi Paesi,
facendo una sorta di “media” internazionale: questa data separa il libro antico e il libro moderno.
Entrambe le tipologie seguono regole diverse per libro antico e libro moderno: ad es. riguardo alle dimensioni del libro antico si
parlerà di formato in-folio, in quarto, in ottavo ecc., mentre per il libro moderno si parlerà di dimensioni in cm.
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
Per il libro antico, le regole sono state fissate nel 1949 da Bowers nell’opera Principi della descrizione bibliografica.
Bibliografia storica (rientra in qualche modo nella bibliologia) = storia del libro, diverse edizioni di un libro, diversi titoli di una
collana, ecc.
Storia della bibliografia = opere dei maggiori bibliografi, che hanno stabilito criteri, principi, ecc.
LEZIONE 3 (27-09-22)
CONFERENZA “LIBRERIE E LIBRAI. UN MONDO IN TRASFORMAZIONE”
Di fronte alla nascita della stampa ci furono spinte e controspinte, quindi reazioni positive e reazioni contrarie: in ogni caso, essa
allargò il mercato dei libri e portò alle stelle “la perfida e rabbiosa concorrentia”: storici della lingua e filologi segnalano che le
prime testimonianze del termine concorrenza risalgono all’ambito editoriale, probabilmente proprio nella speranza di avere delle
misure di protezione per il mercato librario veneziano.
Le prime operazioni di pubblicità e promozione dei libri avvenivano nelle fiere di paese (una delle prime e più importanti è quella
di Francoforte), occasioni in cui i librai fornivano i loro dipendenti di volantini riportanti i cataloghi editoriali delle librerie, da
distribuire tra le persone.
Le librerie avevano all’esterno delle bancarelle in cui si esponevano i fascicoli in vendita, che sarebbero stati rilegati nel momento
in cui un acquirente avesse espresso interesse.
Storia del libraio e stampatore Moretto: era attivo in città come uomo di cultura e mercante nel campo della carta, nonché
libraio. In quanto libraio, doveva scegliere il catalogo editoriale, e questo lo faceva in collaborazione con un correttore di bozze o
editor, Squarzafico. Moretto si spostò poi a Brescia e Milano, dove aprì delle attività di tipo più commerciale e meno culturale.
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
Nelle librerie erano importanti i cataloghi di vendita e le bibliografie, che permettevano agli acquirenti di sapere cosa avrebbero
trovato in negozio. Le migliori bibliografie davano informazioni riguardo agli autori, ai prezzi, ecc.
In questi anni, inizia la distinzione tra il libraio, lo stampatore e l’editore: molti continuano ad essere librai-editori, ma si va sempre
più definendo un’identità specifica. Chi sceglieva di fare il libraio iniziò a riflettere sulla propria professione: nel 1833, due librai
della stessa libreria di Milano decidono di scrivere un catalogo, nel quale c’era una precisazione: “Tipografo è quello che attende
esclusivamente e materialmente alla stampa. Editore è quello che pubblica o che fa stampare […] un’opera di cui non è autore.
Libraio è quello che attende allo spaccio dei libri”. Questo catalogo di 100 pagine era intitolato Cenni elementari di bibliografia e
voleva spiegare ai librai novelli come svolgere la professione. La strada del libraio richiedeva competenze, capacità e cultura, oltre
ad abilità commerciali.
Uno di questi due librai, Carlo Branca, ripubblicherà anni dopo un testo simile, intitolato Brevi cenni bibliografici.
Nell’introduzione si tratta della storia della stampa e della tipografia; ci sono poi un capitolo dedicato all’origine della stampa e altri
dedicati all’arte tipografica compresa tra il XV e il XVII secolo. Importanti gli aspetti culturali forniti.
Il libraio doveva essere conscio del fatto che il libro fosse un oggetto materiale, e bisognava dare importanza anche alla sua estetica.
Il libraio non doveva solo trascrivere un catalogo di commercio, ma doveva riportare anche la materialità dell’edizione che presenta,
per non essere solo classificatore di libri ma loro pieno conoscitore, e per poter esser definito bibliografo.
In una sezione intitolata Avvenimenti e dialoghetti per il novello libraio, Branca afferma che un libraio deve essere onesto nella
trattazione, diligente, scrupoloso, gentile coi clienti, obbediente alle leggi, attivo studioso: queste le caratteristiche del libraio ideale.
L’esempio del catalogo di Branca mostra il ruolo di mediatore del libraio, attribuitogli anche da Mollier: il libraio è al centro del
sistema. È un ruolo che deve nascere dalla consapevolezza dell’esistenza di un sistema integrato, nel quale si trova chi scrive,
pubblica, vende, acquista libri. Il libraio offre ciò che è necessario per conoscere il tempo presente e quello passato.
Il libro di Mollier porta grande attenzione sulle mappe del circuito librario. Nel ‘900, la distribuzione del libro in Italia non era
omogenea: in alcune province era difficile trovare librerie, specialmente al Sud Italia. I libri seguivano le strade degli ambulanti e
delle bancarelle, ma essi vendevano perlopiù libri di bassa cultura ed erano lo specchio della città, quindi non vi finiva di certo il
libro contemporaneo. Gli editori che vogliono vendere non puntavano perciò alle bancarelle.
La distribuzione rarefatta delle librerie in Italia è un ostacolo anche alla diffusione della lettura: ancora leggeva solo un pubblico
aristocratico. Nel 1939, Petroni scrive un articolo su Panorama in cui descrive i diversi tipi di clienti: il cliente occasionale, quello
abituale, le belle signore, quelli che cercano rarità, quelli che vanno a colpo sicuro, bibliografi, critici e scrittori siamo ancora di
fronte a un pubblico colto o borghese.
Mondadori e Rizzoli, per sfondare, punteranno all’edicola, dove portano prodotti moderni e a basso prezzo, come i rotocalchi,
raggiungendo anche fasce più basse della popolazione: tra gli anni 30 e 60 sono le edicole e le cartolibrerie a portare alla
democratizzazione della lettura. L’edicola diventa la libreria di tutti. Così le librerie tradizionali sono spinte ad aggiornarsi e, negli
anni ’60, si perde la loro sacralizzazione: le librerie che diventano sempre più accessibili a tutti.
Qual è il nesso tra libreria e libertà? Mollier dedica molte pagine alle vetrine infernali: i libri proibiti/clandestini (per ragioni
politiche e non) circolavano grazie alle librerie, che, durante il fascismo, li vendevano di nascosto, diventando potenti centri
antifascisti.
E qual è il nesso tra libreria ed emancipazione? È sempre più crescente la femminilizzazione del mestiere del libraio. A Milano, nel
1975, nasce la Libreria delle donne, luogo di circolazione di libri delle donne, luogo di condivisione, incontro e cultura. Il libro
stesso sarà luogo di espressione della pratica politica delle donne.
libreria, che è un’occasione di dialogo, sia tra intellettuali sia con il libraio stesso. Il confronto in presenza tra cliente e libraio è
qualcosa che è sempre avvenuto e che continuerà ad avvenire.
LEZIONE 4 (29-09-22)
VERSO UNA STORIA GLOBALE DEL LIBRO: INTRODUZIONE ALLE DISCIPLINE BIBLIOGRAFICHE
CONFINI DISCIPLINARI E OPPORTUNITÀ INTERDISCIPLINARI
Storia, letteratura e bibliografia sono discipline che si intrecciano per quanto riguarda il libro e la sua concezione: nel primo caso
si intende come operazione culturale, nel secondo come testo letterario e nel terzo come manufatto materiale.
Donald McKenzie
Donald McKenzie sarà uno dei critici della New Bibliography e arriverà a rivoluzionare il settore negli anni ’60, quando si aprono
nuove prospettive di ricerca, anche grazie alla maggiore conoscenza riguardo alla distribuzione del lavoro nelle tipografie e ai
processi di composizione e produzione del libro. Le idee di McKenzie si allontanano dai principi bibliografici di McKerrow e Greg:
egli propone un’estensione più ampia dei compiti della disciplina, in particolare, per la prima volta, propone di saldare tra loro il
campo della bibliografia e quello della storia del libro.
La prima critica mossa verso la New Bibliography riguarda il fatto che essa pensava che il testo fosse sempre prodotto dagli
stampatori secondo metodi di lavoro razionali, coerenti e ripetitivi: sostanzialmente, si critica l’ingenuità di aver ritenuto che la
produzione dei libri stampati fosse sempre uguale a se stessa. Inoltre, si criticava il fatto che la New Bibliography tenesse in conto
solo gli errori accidentali degli stampatori, senza considerare le innumerevoli variabili presenti nelle tipografie. McKenzie riesce a
dimostrare che la produzione materiale del testo dipendeva dalle condizioni in cui esso veniva realizzato: porta alla luce numerose
fonti che i New Bibliographers non avevano considerato, fonti primarie trovate direttamente nelle tipografie si tratta ad es. di
lettere scambiate tra gli attori coinvolti, elenchi di stampa, libri mastri degli stampatori, ecc. McKenzie inizia a considerare il lavoro
in tipografia tenendo conto di tutte le sue complessità e del fatto che non fosse sempre sistematico e ordinato; egli arriva a parlare
di “produzione simultanea”, cioè i testi erano prodotti in parallelo tra più stampatori: un libro a stampa non era il risultato del
lavoro di un singolo stampatore ma spesso era il frutto delle attività concatenate di diversi professionisti che lavoravano
contemporaneamente, con metodi complessi e anche imprevedibili.
Con i suoi studi, McKenzie riesce ad allargare i confini della New Bibliography, anche oltre alla questione del lavoro in tipografia:
infatti, il suo libro più interessante si intitola Bibliografia e sociologia dei testi (1986), in cui afferma che “la bibliografia è la
disciplina che studia i testi come forme registrate e i processi della loro trasmissione, comprese produzione e ricezione” si parte
dal testo come forma registrata, quindi dai segni già studiati dai New Bibliographers, allargando però la ricerca verso altri aspetti,
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
come la produzione e la ricezione dei testi (quindi si prendono in considerazione anche i lettori, ultimo anello nella catena della
comunicazione). McKenzie critica anche il fatto che la New Bibliography non tenesse conto degli aspetti sociologici: dirà invece che
la bibliografia può essere anche considerata una “sociologia dei testi”.
Oltre ad esortare all’allargamento degli ambiti di questo studio, McKenzie esorta anche ad allargare il significato del termine “testo”:
si vogliono comprendere tutte le forme di testo e non soltanto i libri. L’autore afferma che le forme determinano il significato:
questa idea sarà ripresa e meglio spiegata da Chartier, studioso francese ancora operante che ha appunto ripreso gli studi di
McKenzie. Egli parla di “doppia storicità” del testo scritto: la prima storicità è quella del tempo di cui un testo è figlio, quindi la sua
storicità originaria (il momento in cui è concepito dall’autore e in cui è realizzato sul suo supporto); le altre storicità si riferiscono
alle varie forme in cui poi, nel tempo, lo stesso testo verrà riproposto.
Cosa intende McKenzie con “testi”? «Nelle diverse specificità, comprende i testi non-libri, le loro forme materiali, le versioni
testuali, la trasmissione tecnica, il controllo istituzionale, i significati percepiti e gli effetti sociali che comportano (…) Con il termine
"testi" intendo i dati verbali, orali, visivi, numerici, sotto forma di carte geografiche, stampe e musica, di archivi di suoni registrati,
di film, video, di informazioni memorizzate nei computer. Tutto, insomma, dall'epigrafia fino alle più moderne forme di
discografia»
McKenzie sostiene che gli effetti della stampa nei luoghi diversi da quelli europei possono variare anche in base al contesto sociale
del dato luogo: sono quindi importanti le differenze tra le culture.
Tutti questi studi condurranno verso la nascita della Storia della lettura.
Robert Darnton
L’approccio di McKenzie si salda con gli studi di Darnton; uno dei suoi saggi più importanti si intitola Che cos’è la storia del libro?
(1986), nella cui conclusione fornisce un modello interpretativo atto a studiare in generale la storia del libro (o bibliografia). Egli
ritiene che si debba parlare di “storia sociale e culturale della comunicazione per mezzo della stampa”; il suo obiettivo, nel formulare
questo circuito della comunicazione, sta nel capire come le idee siano state trasmesse attraverso la stampa e come il contatto con
essa abbia influenzato il pensiero degli uomini (ancora, attenzione verso la ricezione). Darnton richiama l’attenzione sulla miriade
di metodi di ricerca di fronte alla quale si trovavano gli studiosi di Storia del libro, da lui definita “intricata foresta tropicale”: ci
sono infatti diverse figure di studiosi che si cimentano in questo campo, e quindi ormai la storia del libro non è solo oggetto di studio
di letterati e storici ma anche di sociologi, economisti, ecc. egli propone allora un modo generale, usabile da tutti, per spiegare
come si diffondono i libri nella società: si parla di circuito della comunicazione (dall’autore al lettore), per il quale sono importanti
due aspetti:
Tutti gli attori del circuito, con le loro azioni, si influenzano a vicenda: ad es. i lettori possono influenzare la produzione
autoriale, i librai possono influenzare le scelte degli editori, ecc.
La produzione dei testi va concepita come un’attività dalle molteplici sfaccettature e comprende anche fattori sociali,
economici, politici, intellettuali, ecc.
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
LEZIONE 6 (04-10-22)
Il modello di Adams e Barker
Adams e Barker criticano il circuito della comunicazione di Darnton, proponendone un altro che vede 5 elementi al centro:
pubblicazione, produzione, distribuzione, ricezione, capacità di sopravvivenza nel tempo. Questi elementi sono condizionati dalle
4 sfere di influenza: intellettuale, politica/giuridica/religiosa, commerciale, sociale. Si prende meno in considerazione l’elemento
dei lettori e della loro interazione coi testi. Questo circuito comunque non va a soppiantare quello di Darnton.
Genette
Critico e teorico della letteratura francese, negli anni ’80 conia il termine paratesto (tradotto così in italiano da Einaudi). Il paratesto
è costituito dai dispositivi che determinano il modo in cui il lettore percepisce il libro: è il “vestito” messo dall’editore al testo. È
costituito da peritesto (= messaggi paratestuali localizzati nello stesso volume) ed epitesto (= messaggi all’esterno del volume;
interviste, recensioni, pubblicità, ecc. sono epitesto pubblico, mentre lettere, carteggi, ecc. sono epitesto privato). Genette vuole
studiare il modo in cui autore ed editore parlano con il pubblico.
Luigi Balsamo
Storico e bibliografo italiano, Balsamo, nell’89, sulla scia del lavoro dei vari pensatori sopracitati, scrive Verso una storia globale
del libro. Balsamo pensa che la storia del libro debba essere la storia del suo completo ciclo vitale, in tutte le fasi e in tutti gli aspetti
di una vicenda in cui l’abilità tecnica e creativa dell’uomo ha interagito con gli interessi culturali, economici, politici, religiosi del
momento. Anch’egli propone un circuito, che prende la forma di un elenco di 5 momenti nella storia del libro, i quali corrispondono
anche a 5 diverse discipline che guardano alla storia del libro:
1. STORIA DELL’EDITORIA «Fase di progettazione del libro, vale a dire del programma editoriale. La storia dell'editoria
riguarda la prima fase del ciclo vitale del libro e studia sia le forme organizzative sia le motivazioni culturali ed economiche
che stanno alla base dei programmi editoriali nelle diverse aree geografiche e nelle diverse epoche storiche.»
2. BIBLIOLOGIA «La produzione del libro tipografico va poi indagata negli aspetti strutturali del processo di stampa. A
questo riguardo risulta indispensabile l’analisi bibliologica applicata ai materiali (carta, filigrana, caratteri, inchiostri,
legatura) e alle modalità del loro impiego (tonnato, impaginazione, fascicolazione, tirature). Naturalmente va preso in
stretta considerazione anche il testo, indispensabile per una corretta descrizione del contenuto del libro e per
un'informazione più completa, a beneficio anche degli studiosi di filologia dei testi a stampa, al fine di poter indagare
modalità ed effetti della trasmissione dei testi, specialmente in rapporto alla volontà, cioè agli interventi diretti,
dell'autore.»
3. BIBLIOGRAFIA «Con la tecnologia tipografica editori e stampatori si trovarono nella necessità di pubblicizzare i loro
prodotti, di informare il potenziale pubblico degli acquirenti-lettori circa le loro disponibilità. Ulteriore fase del ciclo di
vita del libro è perciò l'informazione bibliografica in quanto mediazione tra produttori e lettori, originata inizialmente da
interessi commerciali e attuata con l'impiego di avvisi, manifesti e cataloghi editoriali. Ben presto si ebbero altre forme di
mediazione dettate da intenti di natura culturale e scientifica attraverso elenchi di libri denominati inizialmente
bibliothecae e poi bibliografie.» L’esigenza di informazione bibliografica nasce in concomitanza con la stampa; infatti,
quando il libro era manoscritto, i libri erano degli esemplari unici, mentre poi si andranno a produrre in serie i libri a
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
stampa. C’è quindi l’esigenza di comunicare l’esistenza di questi numerosi libri stampati: sono questi gli interessi
commerciali di cui parla Balsamo. L’informazione viene fatta inizialmente con volantini e manifesti, si passerà poi a piccoli
cataloghi fino a giungere ai grandi cataloghi che conosciamo oggi. Sono queste le prime forme di informazione
bibliografica.
4. STORIA DEL COMMERCIO LIBRARIO «Si apre così un altro settore di ricerca mirato alla valutazione degli effetti
dell'attività editoriale, ossia lo studio della disseminazione dei libri. Si tratta di individuare le forme e i modi in cui il libro
ha raggiunto i suoi destinatari, quindi le forme organizzative del commercio librario. La libreria è sempre stata il luogo
deputato per mettere in circolazione i libri ma accanto ad essa si pongono le fiere, locali e internazionali, nonché le vendite
all'asta. Esse hanno dato origine tra l'altro a forme particolari di informazione bibliografica mirate a offrire una particolare
mediazione, per motivi economici, questa volta tra i distributori dei prodotti e il pubblico (cataloghi di libreria, di fiere, di
vendite all'asta).»
5. STORIA DELLA LETTURA «L'ultima fase del ciclo è quella della ricezione e fruizione da parte del pubblico dei lettori.
Qui ci troviamo davanti sia a una forma diretta, quella dei singoli individui che acquistano libri per uso personale e mettono
insieme raccolte private, sia alla forma mediata propria delle biblioteche.»
Alfredo Serrai
Serrai non è d’accordo con Balsamo, e ciò lo si evince nella sua opera Storia della bibliografia. Secondo lui, bisogna separare lo
studio del libro come oggetto dallo studio del libro come contenuto: si parla quindi di bibliologia/bibliografia analitica da un lato,
e di bibliografia dall’altro. Questa è la visione che lo porta a considerare la bibliografia come una “metadisciplina”, con il rischio di
considerarla una disciplina al servizio delle altre e senza dignità scientifica.
BIBLIOLOGIA/BIBLIOGRAFIA ANALITICA «si occupa del libro in quanto oggetto, dei suoi materiali, della sua
fabbricazione, della sua diffusione, del suo commercio» = LIBRO COME OGGETTO
BIBLIOGRAFIA «si occupa delle opere, ossia di quelle entità immateriali, linguistiche, logiche, informazionali, che
competono alla realtà letteraria e scientifica dei libri» = LIBRO COME CONTENUTO
JACK GOODY
Secondo Goody la scrittura alfabetica combina 3 elementi:
1. La potenziale universalità e l’efficienza (numero di segni limitato)
2. La potenziale democrazia (ognuno può imparare a scrivere)
3. La possibilità di una vasta diffusione degli usi dello scritto e la costituzione di una vera e propria cultura scritta.
IL LIBRO NELL’ANTICHITÀ
IL VOLUMEN IN PAPIRO & GLI ALTRI SUPPORTI
La prima forma libraria è stata il volumen o rotulus, che veniva realizzato col papiro (cyperus papyrus). Il papiro veniva tagliato in
lamelle che venivano poi stese in due strati perpendicolari tra loro; infine i fogli ottenuti venivano incollati. Il papiro cresce in Egitto
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
e viene importato a Roma, quindi aveva un prezzo elevato per chi operava al di fuori della valle del Nilo: ciò faceva sì che esistessero
molti altri supporti per la scrittura, ad es. gli ostraka, le tavolette di legno, terracotta, cera o argilla, ecc. Nel volumen il testo si
scriveva parallelo al lato lungo in vari paragrafi e lo svolgimento del rotolo avviene in orizzontale; mentre nel rotulus la scrittura
avviene parallelamente al lato corto e lo svolgimento avviene in verticale: in entrambi i casi, comunque, la scrittura era svolta sul
solo lato del recto. La fruizione della lettura non è semplice, ad es. non si potevano prendere appunti nel mentre della lettura
(entrambe le mani erano impegnate a sorreggere il rotolo) e non si potevano leggere più rotoli insieme; inoltre, la lettura era di tipo
consecutivo, non era quindi semplice cercare delle informazioni isolate all’interno dei rotoli questo tipo di lettura è stato
recentemente paragonato a quello che si svolge col digitale. I rotoli erano poi chiusi con dei lacci e venivano conservati nelle
cosiddette capse, utili sia per la conservazione sugli scaffali sia per lo spostamento dei prodotti.
La Biblioteca di Alessandria
La Biblioteca di Alessandria è la più famosa biblioteca dell’antichità, forse anche di tutti i tempi, e spesso viene considerata come
un laboratorio della filologia (era un vero e proprio centro attivo di produzione); si arriva a parlare di 500mila rotoli qui conservati,
anche se in realtà non si hanno certezze assolute in quanto la biblioteca è andata distrutta e le tracce si sono completamente perse.
Risale all’epoca ellenistica e molto probabilmente fu voluta da Alessandro Magno, il quale però non ne vide mai la realizzazione,
essendo morto prima; come ideatore del progetto viene riconosciuto quindi Tolomeo d’Egitto, detto Tolomeo Sotere. L’obiettivo
della biblioteca era di raccogliere tutte le opere disponibili del mondo greco. Tolomeo ebbe un ruolo fondamentale, insieme a
Demetrio Falereo, personaggio di cerniera tra Atene ed Alessandria, il quale era stato allievo di Aristotele e conoscitore di
Alessandro Magno.
Si conosce anche il catalogo di questa biblioteca, una delle prime forme di bibliografia, compilato da Callimaco, altro studioso ed
erudito che ebbe il ruolo di bibliotecario ad Alessandria; nonostante non sia stato direttore, è il bibliotecario più famoso di tutti
proprio perché autore di queste tavole bibliografiche, dette pinakes. Dai frammenti è stato possibile appurare che in questo catalogo
si davano notizie sulle opere ma non si è mai trovata la loro collocazione: questo, quindi, fa tentennare nel definirlo un vero e proprio
catalogo, anche se Canfora lo dichiara tale senza indugi.
Canfora è tra i pochi a sottolineare il fatto che la biblioteca non fu distrutta in un unico momento, bensì in 4:
1. Incendio Cesariano, avvenuto quando Cesare, per interrompere l’assedio di Alessandria, diede fuoco al porto nel 47 a.C.:
qui, però, non c’era la biblioteca, bensì il serapeo, ovvero una piccola biblioteca dove si conservavano le copie dei libri e i
rotoli di papiro vergine.
2. Guerra di Aureliano contro Zenobia, quando viene raso al suolo il quartiere dove vi era appunto la biblioteca.
3. Il serapeo viene distrutto da Teofilo, un monaco cristiano tedesco, nel 391 d.C.
4. Conquista araba di Alessandria, nel 642 d.C.: Canfora sostiene che in questa occasione viene distrutto tutto ciò che restava
della biblioteca. Altri, tra cui uno studioso egiziano, si scagliarono contro di lui, affermando che questo evento non è mai
accaduto.
LEZIONE 7 (06-10-22)
LA PERGAMENA
In Anatolia, l’odierna Turchia, troviamo la Biblioteca di Pergamo, fondata probabilmente da Eumene II per rivaleggiare con la
Biblioteca di Alessandria; l’invenzione del nuovo supporto della pergamena sarebbe da attribuire al divieto di esportare il papiro a
Pergamo, e serviva quindi un nuovo materiale per scrivere. Si tratta probabilmente di una leggenda, il vero motivo sarebbe da
ricercare nell’alto costo del papiro per coloro che lavoravano fuori dall’Egitto.
La pergamena si associa alla nuova forma libraria, quella del codex: sarà dopo la sua invenzione che la pergamena si diffonderà
ampiamente e andrà lentamente a sostituire il papiro.
La pergamena si ottiene lavorando le pelli animali, tagliate in fogli poi cuciti insieme.
LE BIBLIOTECHE ROMANE
Le biblioteche private nascono prima di quelle pubbliche, infatti le prime collezioni note sono private. Si parla ad es. dei bottini di
guerra, che vanno a costituire le prime biblioteche private. Tutte le biblioteche, private e pubbliche, adottano la ripartizione tra libri
in greco e libri in latino. Nel 39 a.C. Pollione costruisce la prima biblioteca pubblica romana: tuttavia, si tratta ancora di una
collezione che risponde a canoni privati.
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
Con l’avvento dell'Impero, i successori di Cesare finanziano i fora imperiali, nuovi complessi di edifici pubblici che
comprendono spesso una biblioteca.
IL CODEX
LA SCRITTURA MINUSCOLA CORSIVA – LA NASCITA DEL CODEX
Abbiamo due novità fondamentali intorno al I-II secolo d.C.:
1. Il codex
2. La scrittura minuscola corsiva: è molto più leggibile e permette una velocità di scrittura maggiore; facilita la lettura perché
l’occhio riconosce più facilmente le lettere.
La nuova forma del codex è destinata a tantissimi sviluppi; secondo molti, le potenzialità del codex non arriveranno alla loro piena
applicazione se non dopo alcuni secoli dall’invenzione della stampa.
Il suo supporto è la pergamena e si abbina alla scrittura minuscola corsiva.
L’antenato del codex è da ricercare nelle tavolette, tanto che il termine “codex” risale a molti secoli prima: si parla di gruppi di
tavolette legate insieme, che formano dittici, trittici, ecc. i quali sono proprio gli antenati del codex. Questi supporti ospitavano
soprattutto conti, scritture di poco valore intrinseco, ecc. e venivano usati per scopi quotidiani, umili e non destinati a sopravvivere
nel tempo.
Il codex, inizialmente, non si impone: pergamena e codex vengono inizialmente usati per lavori brevi e veloci, come appunti, brutte
copie, ecc. questo perché il papiro, essendo caro, era ritenuto il miglior materiale esistente, e inoltre si apprezzava il lusso del
formato del rotolo, che dava l’idea di qualcosa di più solenne e ufficiale rispetto al formato del codex.
L’evento che maggiormente contribuisce all’affermazione del codex è l’avvento del cristianesimo, nel IV secolo d.C. Da questo
momento in poi, i rotoli di papiro verranno usati solo per scopi marginali. Nel IV secolo d.C. si compie la prima metamorfosi
del libro = da rotolo a codex.
LEZIONE 9 (11-10-22)
COMMENTARII O GLOSSE
Nascono dei modelli di codex che associano il testo a un commentario (o glossa), talvolta molto invasivo, che può essere:
All’interno dei margini della pagina, scritto in modulo più piccolo: prende il nome di glossa marginale. A partire dal IX
secolo, moltissimi codex si presentano con questa forma.
Intercalata al testo: prende il nome di glossa interlineare, e può servire ad es. per commentare delle singole parole.
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
PRATICHE DI LETTURA
Scriptio continua/minuscola carolina la riforma della scrittura, intorno all’VIII secolo, sfocia nella scrittura
carolina, che porta ad una disposizione del testo più chiara e semplificata
Lettura orale/lettura silenziosa passaggio (prima rivoluzione della lettura) dovuto alla riforma della scrittura
sopracitata.
VERSO GUTENBERG
Per tutto il periodo di cui abbiamo parlato finora, i libri venivano prodotti solo presso i monasteri e quasi tutti erano scritti in latino;
la situazione muta intorno all’XI secolo, quando il libro esce dal mondo religioso per “entrare nel secolo”: tale passaggio è dovuto a
dei fenomeni essenziali, che tutti insieme formano quella che viene detta “età del trionfo del codice”:
1. Le università e il sistema della pecia
2. L’ascesa dei nuovi ceti sociali
3. Il mecenatismo
4. L’introduzione della carta
5. L’umanesimo
6. La xilografia
IL MECENATISMO
Non dimentichiamo il ruolo dei principi e di altri personaggi di spicco che fondarono biblioteche con lo scopo del lavoro erudito da
un lato e del piacere della lettura dall’altro. Importanti i principi mecenati che mantengono gli autori e gli artisti, soprattutto in un
momento in cui non esistevano i diritti d’autore. Importanti anche i principi che collezionano i libri d’autore. Questo è un ruolo che
poi, per imitazione, si estende anche ad altri ceti sociali. Esempio lampante quello della corte palermitana di Federico II di Svevia.
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
2. lavorazione degli stracci per produrre la pasta (la sua quantità utilizzata determina la grammatura)
3. formazione dei fogli, con l’uso del telaio, le cui dimensioni determinano il formato del foglio stesso (i formati più diffusi
erano imperiale, reale, mezzano, comune)
4. fase di apparecchiatura del foglio, per farlo diventare supporto scrittorio.
Elemento importante la filigrana, una sorta di “timbro” che rimane impresso sul foglio e che indica il centro di produzione di quella
carta.
L’UMANESIMO
Abbiamo detto che la quantità di libri a disposizione aumenta; nel frattempo si manifesta uno dei fenomeni culturali più importanti
della nostra storia, appunto l’umanesimo. Importante Petrarca, figura che apre la fase dell’umanesimo, con la sua volontà di
riavvicinarsi al mondo degli antichi, che andava riscoperto e studiato attraverso le loro opere. L’umanesimo contribuì sicuramente
all’incremento della rapidità di produzione dei testi e alla loro grande diffusione.
LA LITTERA ANTIQUA
Ricordiamo la littera antiqua o minuscola umanistica rotonda, usata per copiare i testi umanistici e derivante dall’epoca carolingia;
nata la stampa, i tipografi copieranno questo carattere, andando a realizzare il cosiddetto carattere romano/tondo.
IL SISTEMA DI PUNTEGGIATURA
Già dal XII secolo, tende a svilupparsi un sistema di punteggiatura che prevede:
scansione principale .
scansione secondaria ;
divisione della parola alla fine di linea –
punteggiatura debole / (che diventerà poi la virgola)
divisione in paragrafi ¶ (detto piede di mosca)
inizio della frase iniziale evidenziata con il colore.
LA XILOGRAFIA
La xilografia, in Occidente, arriva dall’Oriente nel XIV secolo; sarà presente nel libro a stampa quasi fino all’epoca contemporanea,
in quanto si tratta di un modo economico per riprodurre in serie le illustrazioni: anziché rifare ogni volta manualmente il disegno,
si realizza una sorta di timbro incidendo sul legno, che poi viene inchiostrato e premuto sul foglio. È quindi un timbro che può
venire riusato più volte. In origine, la xilografia era usata per illustrare soprattutto i prodotti poveri ed economici, ad es. le cosiddette
“Bibbie dei poveri”, ricchissime di immagini, oppure anche calendari, almanacchi, santini, carte da gioco, ecc. Anche qui troviamo
la stessa esigenza che veniva soddisfatta col sistema della pecia, cioè quella di avere più copie in modo rapido.
LEZIONE 10 (13-10-22)
Il primo libro stampato con la xilografia è giapponese e risale al 764-770 d.C. Comprende 4 testi in lingua sanscrita e si
pensa che il testo sia stato realizzato stampando carattere per carattere.
In Cina viene stampato un libro con xilografia nell’868, chiamato Sutra del diamante; si tratta del primissimo libro che
riporta sui rotoli una data sicura e che è giunto a noi completo: infatti, i rotoli, costituiti di carta e seta, si sono
perfettamente conservati nei secoli. Il libro è composto da 7 sezioni, ognuna stampata con un unico blocco; queste sono
poi state unite per formare un unico rotolo, lungo più di 5 metri.
In Corea viene stampato un libro con xilografia nel 1377, chiamato Jikji; il supporto è la carta e venne stampato con
caratteri mobili in metallo: si pone quindi un problema perché tali caratteri in metallo sono quelli che poi verranno usati
da Gutenberg circa un secolo dopo. I coreani sostengono quindi che questa sia in tutto e per tutto un’anticipazione della
sua invenzione; tuttavia, questi caratteri in metallo sono stati realizzati senza la procedura punzone – matrice – carattere,
ideata da Gutenberg, ed è questa la differenza fondamentale rispetto ai suoi caratteri. Non è stato usato nemmeno il torchio.
Altro elemento che mette a tacere queste rivendicazioni dei coreani sta nel fatto che, comunque, dopo il 1377, non avremo
la diffusione dei caratteri mobili coreani in Estremo Oriente, cosa che invece accadrà su larga scala dopo l’invenzione di
Gutenberg del 1455. Non si hanno certezze, inoltre, sulla conoscenza da parte di Gutenberg dell’esistenza di queste
pratiche orientali.
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
La Bibbia a 42 linee
Dalla società Gutenberg-Fust-Schöffer emerge uno dei primissimi libri a stampa, la Bibbia a 42 linee o Bibbia Mazzarina; oltre a
questa, i tre soci stamparono anche altri prodotti, come opuscoli, volantini, grammatiche, ecc. capiamo come lo scopo esplicito
dell’impresa fosse il guadagno.
La Bibbia a 42 linee venne prodotta fra il 1454 e il ’55 e fu messa in vendita nei suoi primi frammenti già a partire dal ’54, alla fiera
di Francoforte. Qui, suscitò l’interesse dell’umanista Piccolomini, il quale non si accorse del fatto che fosse un libro a stampa,
scambiandolo per un manoscritto: capiamo perciò quanto Gutenberg copiò minuziosamente l’aspetto dei manoscritti. A
Francoforte, Gutenberg portò in vendita solo i primi fogli (su 643 carte totali), per assicurarsi dei sottoscrittori: voleva assicurarsi
come delle “prenotazioni” per poter poi riuscire a vendere tutte le copie che aveva in mente di produrre, ovvero 180 (135 su carta e
45 su pergamena). Il formato di questa Bibbia era l’in-folio, così come era usanza per le sacre scritture. Gli esemplari a noi giunti
sono 48, di cui 12 su pergamena e 36 su carta.
LEZIONE 12 (18-10-22)
Il Salterio di Magonza (1457)
Oltre alla Bibbia a 42 linee, Gutenberg e i suoi soci guadagnarono anche attraverso altre opere. Nonostante il successo delle molte
copie vendute della Bibbia Mazzarina e delle altre opere, però, la società contrasse dei debiti, a causa dei quali si formò il dissidio
tra i collaboratori. Sommersi dagli oneri finanziari, sciolsero la società e colui che più ne risentì fu proprio Gutenberg: infatti, Fust
e Schöffer rimasero nell’attività di Magonza, andando a stampare, tra gli altri, il Salterio di Magonza, il primo libro a stampa datato
(1457). Nel ’62 stampano poi la Bibbia a 48 linee, nel ’65 il De Officiis di Cicerone, ecc.
I caratteri venivano poi conservati nelle casse tipografiche; verranno poi affiancati dal compositore sullo strumento detto
compositoio, che ospita la linea di parole. Dopodiché, ogni singola linea di caratteri veniva raggruppata su un piano metallico detto
vantaggio, su cui si formava progressivamente l’incolonnamento della pagina: il vantaggio poteva ospitare un numero diverso di
pagine in base al formato del libro (ad es. Gutenberg, per la Bibbia Mazzarina, compose una pagina alla volta perché era in formato
in-folio). Completata la forma, il compositore doveva procedere con l’imposizione, cioè il controllo del giusto ordine e orientamento
delle pagine, in vista della successiva fascicolazione. I tipografi, una volta concluso il numero di copie desiderato, smontavano il
vantaggio, perché non ci si poteva permettere di lasciarlo composto con i caratteri in caso di evenienza: infatti, gli stampatori non
avevano mai un numero così ampio di caratteri, che richiedevano alti costi per essere prodotti.
IL TORCHIO TIPOGRAFICO
Il torchio era inizialmente fatto di legno e rimase lo stesso per molti secoli, almeno fino ai primi decenni dell’800 (subendo
ovviamente delle modifiche nel frattempo, ad es. dal ‘600 sarà fatto di metallo). Il torchio ha delle parti fisse:
struttura portante (montanti verticali)
platina = il pianale
asse orizzontale.
E delle parti mobili:
carrello
rotaie
timpano = telaio di pergamena su cui veniva fissato il foglio
fraschetta = altro telaio di pergamena, di dimensioni uguali al timpano, dotato di riquadri vuoti in corrispondenza delle
aree di stampa: serviva per tener fermo il foglio e per evitare che si formassero macchie di inchiostro sui suoi margini
vite = di grandi dimensioni, originariamente in legno e azionata con una leva atta ad abbassare ed alzare la platina, che
esercitava la pressione sulla carta.
Questo tipo di torchio era già usato per la spremitura dell’uva e si trovava praticamente ovunque: per questo i primi tipografi
“viaggiatori” potevano permettersi di portarsi dietro solo i caratteri, in quanto in ogni luogo avrebbero trovato un torchio
(adattandolo poi al loro scopo).
LE PROFESSIONI IN STAMPERIA
Torcoliere o tiratore: si occupa del funzionamento del torchio, un ruolo molto faticoso
Battitore: è l’addetto all’inchiostratura delle forme, operazione fatta originariamente con un tampone e successivamente
con un rullo
Compositore: componeva i testi
Correttore di bozze
Punzonista
Fonditore dei caratteri.
LEZIONE 13 (20-10-22)
PATERNITÀ DELL’INVENZIONE DELLA STAMPA
Ci sono pochissime notizie riguardo a Gutenberg ed è anche per questo che la paternità dell’invenzione della stampa è stata spesso
rivendicata da altre personalità tedesche e non: ad es. Fust e Schöffer (Magonza), Mentelin (Strasburgo), Coster (Haarlem),
Waldfoghel (Avignone), Castaldi (Feltre). Altri sostengono invece che sia stato proprio Gutenberg a inventare la stampa, solo non
a Magonza, bensì a Strasburgo.
LA STAMPA IN ITALIA
Sweynheym e Pannartz a Subiaco e a Roma
Sweynheym e Pannartz sono i primi due stampatori tedeschi che giunsero in Italia, nel monastero benedettino di Subiaco, nel 1464.
Qui non stamparono testi liturgici, ma i classici della latinità, tra cui un Donato del ’65, opere di Cicerone, opere di Lattanzio, ecc.
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
Successivamente, si trasferirono a Roma, per collaborare con i più importanti umanisti del tempo, tra cui il vescovo Bussi e
probabilmente il cardinale del Sarione. Sweynheym e Pannartz, nel 1467, stamparono anche il De Civitate Dei di S. Agostino,
riportante, in chiusura, quello che viene ritenuto il primo colophon a stampa (= questo riporta le note tipografiche, cioè la data di
produzione, il luogo, il nome dello stampatore, ecc.).
Milano
Fino a poco tempo fa, si pensava che i primi a stampare a Milano fossero stati Castaldi e Zarotto, mentre si è poi dimostrato che il
primo libro stampato a Milano è stato il Chronicon di Cesarea, che risale al 1468 ed è di Filippo Cavagni da Lavagna.
IN FRANCIA
In Francia, la stampa arriva prima di tutto alla Sorbona di Parigi, per volere del prof universitario Fichet. Il primo libro a stampa
francese sono le Epistolae di Barzizza del 1470.
Al secondo posto dopo Parigi troviamo Lione, città fondamentale per le fiere librarie (secondo posto dopo Francoforte).
IN INGHILTERRA
In UK troviamo Caxton, che in poco tempo diventa lo stampatore inglese più importante; nel 1473 stampa La storia di Troia con
il cosiddetto carattere bastardo. Sarà anche colui che produrrà la prima pubblicità editoriale.
ALDO MANUZIO
Manuzio è considerato il primo editore della storia e la sua importanza è stata fondamentale per la diffusione del mestiere, poiché
portò enormi innovazioni nel settore. Manuzio nacque tra il 1449 e il ’52 nel Lazio e arrivò a Venezia intorno al ’90, dopo essersi
concentrato per tutta la vita sugli studi umanistici, in particolare quelli greci. Il programma di Manuzio era quello di dare alla stampa
le opere greche. La prima opera da lui pubblicata a Venezia nel ’95 è una grammatica greca di Lascaris, cioè gli Erotemata; negli
anni successivi si dedicò alla pubblicazione dell’opera omnia di Aristotele. Per stampare queste opere, Manuzio si fece fondere un
carattere greco dall’abilissimo orafo Griffo.
Manuzio aveva due soci, cioè lo stampatore Torresani e il finanziatore Barbarigo.
Ricordiamo il legame tra Manuzio e l’umanista-autore Erasmo da Rotterdam, che stampò presso la sua tipografia molte opere, tra
cui gli Adagia. Erasmo apprezzava moltissimo il lavoro di Manuzio e arriverà a considerarlo l’umanista più importante del suo
tempo, poiché era stato in grado di immaginare una biblioteca che non avesse confini “se non quelli del mondo”.
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
Le opere di Manuzio erano stampate con un carattere molto chiaro, che è considerato l’antenato dell’odierno Garamond, cioè il
font con cui oggi sono stampati quasi tutti i libri italiani (con alcune eccezioni, ad es. Adelphi usa il font Baskerville). Manuzio portò
delle innovazioni anche nell’impaginazione.
Ricordiamo il Polifilo di Francesco Colonna stampato da Manuzio nel 1499, una sorta di proto-romanzo, considerato il libro più
bello di sempre. Si dice che le incisioni siano opera di un miniaturista padovano, Cordoni. Questo libro, da vari studiosi, viene
considerato lontano da quello che era il progetto culturale di Manuzio: probabilmente accettò questa produzione spinto dai soci,
nella speranza di guadagnare un buon profitto.
Altra invenzione di Manuzio è il carattere corsivo (che non a caso in inglese si dice Italic, in quanto inventato in Italia), introdotto
per la prima volta nelle Epistole devotissime di S. Caterina del 1500.
Altro progetto innovativo di Manuzio riguardava il formato dei libri, infatti cercherà di puntare sui libri tascabili, a partire da inizio
‘500, quando iniziò a produrre anche libri latini oltre che greci da lui venivano chiamati “libri portatili che si tengono in mano”:
quello di rimpicciolire i libri sarà un vero colpo di genio di Manuzio. Si tratta di libri in formato in-ottavo, che permettono di
risparmiare carta e di condurre una nuova modalità di lettura, nonché di attirare un nuovo tipo di pubblico. Il primo autore
pubblicato in formato tascabile col carattere corsivo da Manuzio fu Virgilio.
LEZIONE 15 (27-10-22)
Lezione su invito di Giorgio Montecchi
“STORIA DEL LIBRO E DELLA LETTURA”
La lettura e il libro hanno sempre a che fare con lo sviluppo della società e della mente.
Le prime forme di comunicazione sono state quelle della parola, infatti qualsiasi cosa passa attraverso la parola, il verbo. La parola
fa sì che l’uomo si distingua dagli altri esseri viventi. La parola è sempre il punto di partenza.
Troviamo a un certo punto un passaggio fondamentale, nel momento in cui le parole prendono forma fisica, venendo scritte
anzitutto sottoforma di immagini. Abbiamo quindi le prime forme di scrittura, che fanno sì che il pensiero possa fisicamente fissarsi,
nello spazio e nel tempo: questi cambiamenti notevoli permettono la costituzione di una comunità di persone che parlano e
comunicano. Si affermano in alcuni casi le società della scrittura.
Un elemento di continuità all’interno della scrittura stessa è quello della ricerca della leggerezza, infatti si passa nel tempo a supporti
sempre più leggeri, che permettono una comunicazione più efficace. È così che prende importanza il papiro.
La parola “libro” indicava inizialmente una parte della pianta che veniva usata per formare il supporto, e quindi si indicava il
materiale, il supporto; lo stesso termine andrà in seguito a indicare anche un’unità bibliografica, cioè la dimensione di un testo, la
quantità di messaggio contenibile.
Passaggio da volumen a codex. Per il codice si usa la pergamena, infatti il papiro non si prestava bene alle piegature. Inoltre,
il codice di pergamena può ospitare molto più testo rispetto al rotolo di papiro. La forma del codice prende lentamente il posto di
quella del rotolo.
Rapporto tra la nuova forma del libro e il cristianesimo. Gli anni in cui si impone il cristianesimo (III-IV secolo) sono gli
stessi in cui i ceti militari, commercianti e mercantili (i più alti) iniziano a privilegiare la forma del codice sopra a quella del rotolo,
a differenza di quanto era accaduto fino ad allora. Le tre nuove grandi religioni (cristianesimo, ebraismo, islamismo) che si
impongono in questi anni sono dette anche “religioni del libro”, poiché hanno come punto fondamentale di sviluppo la
comunicazione che viaggia attraverso il libro.
Pratica della scrittura e della lettura. La lettura è stata fatta per secoli ad alta voce, in quanto era semplicemente la
trasposizione in forma orale del testo scritto. Allo stesso modo, anche la scrittura non aveva un carattere autonomo, perché resta un
supporto per poter eseguire la lettura ad alta voce; solo in seguito la scrittura assumerà autonomia rispetto alla persona che esegue
la lettura.
L’autonomia del testo scritto. Rinascita dell’XI-XII secolo. Verso l’anno 1000 abbiamo un momento di ripresa e rinascita, in
particolare a Parigi, dove sorgono degli eventi importanti. Ricordiamo Ugo di San Vittore, testimone di un fatto fondamentale: se
in precedenza la scrittura e il libro non erano autonomi rispetto alla lettura, Ugo di San Vittore riconoscerà invece la piena
autonomia del testo. Parlerà di 3 soggetti del dialogo universitario dell’insegnamento: docente, allievo e libro. Tutta l’attività di
insegnamento universitario dipende dalla lectio, il cui fulcro consisteva nella lettura di un testo, spiegato dal docente all’allievo: il
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
testo prende piena importanza, diventando il terzo soggetto essenziale dell’insegnamento. Questo coincide quindi con la nascita
dell’Università (cfr. sistema della pecia). La lettura diventa l’elemento fondamentale, e poteva essere di 3 tipi: lettura del docente,
lettura del docente all’allievo, lettura dell’allievo in autonomia: per questo erano necessari i libri in gran numero. Giungeremo poi
a Gutenberg & co. che penseranno di moltiplicare il numero dei testi grazie alla stampa, una delle invenzioni tecnologiche più
importanti di tutti i tempi.
LEZIONE 21 (08-11-22)
DAL LIBRO ANTICO AL LIBRO MODERNO
Nel 1515 avviene la morte di Aldo Manuzio; nel frattempo vengono fondate diverse biblioteche, già dalla seconda metà del ‘400 (ad
es. la Biblioteca Vaticana, la Biblioteca Marciana di Venezia, ecc.), le quali contribuiscono allo sviluppo del lavoro culturale e
bibliografico. L’invenzione della stampa ha portato a una serie di elementi, quali la trasformazione dei modi di lettura,
l’allargamento del pubblico lettore (in cui iniziano a rientrare anche i più poveri), ecc. grazie all’effetto congiunto della
moltiplicazione delle copie, dell’abbassamento dei prezzi e dell’aumento delle tirature.
LA RIFORMA PROTESTANTE
Intorno al 1512, Lutero elabora la sua dottrina e la sua critica verso la Chiesa romana e le indulgenze; nel 1517 le sue 95 Tesi
vengono affisse a Wittenberg e conosceranno un’enorme diffusione. Fu un momento fondamentale, per il quale l’invenzione della
stampa ha rappresentato un elemento centrale: tra il 1522 e il ’34 Lutero porta la prima edizione della sua Bibbia tradotta in volgare
tedesco, della quale, fino alla sua morte avvenuta nel 1546, saranno pubblicate 445 edizioni; inoltre, tra il 1501 e il ’30, in Germania
vennero pubblicati 8000 documenti e fogli volanti questi dati attestano il grande utilizzo della stampa da parte della riforma
come mezzo di propaganda.
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
trasferì poi a Leiden, entrando nel commercio dei libri usati, fino poi a rilevare egli stesso una tipografia e diventando a sua volta
stampatore ufficiale dell’Università di Leiden, intorno al 1620. Inizia qui l’epoca d’oro degli Elzevier, segnata soprattutto dalla
produzione di libri classici in formato in-dodicesimo, moderni, maneggevoli, di qualità, graficamente accurati.
L’America
Il primo libro stampato in America risale al 1640, venne prodotto nel Massachusetts e si trattava di un libro di salmi; dopodiché, la
stampa si diffuse rapidamente ed entro la fine del ‘700 si stimano 50mila titoli stampati.
IL DIRITTO D’AUTORE
Ci spostiamo sempre di più dall’antico regime tipografico: questo però non può avvenire pienamente fino a quando non si affermerà
il diritto d’autore. Dal 1709 e per almeno un secolo questo sarà in vigore solo in Inghilterra, a seguito dell’emanazione del Copyright
Act, che tutelava gli interessi economici dell’autore, che poteva cedere il diritto d’uso dell’opera a un editore o a un libraio in cambio
di denaro, come riconoscimento del suo lavoro intellettuale. Tutto questo porta verso un’editoria moderna sia dal pov dell’autore,
che potrà così vivere della propria penna, e sia dal pov dell’investitore-editore, che può investire le somme di denaro necessario
all’edizione, decidendone le caratteristiche materiali, le dinamiche di lancio e distribuzione, i rapporti con i librai, ecc. dalla
congiunzione di tutti questi elementi inizia a emergere la figura dell’editore moderno che conosciamo oggi.
In Italia il diritto d’autore arriverà solo nel 1840 e la Convenzione di Berna, che istituzionalizza il diritto d’autore a livello
internazionale, arriva solo nel 1886.
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
LEZIONE 22 (15-11-22)
Modulo B: Storia della bibliografia
Sulla base del volume “La bibliografia. Storia di una tradizione” di Luigi Balsamo
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
La biblioteca di Fozio
Si tratta di una rassegna di opere letterarie greche e bizantine, redatta dal patriarca di Costantinopoli Fozio I. Non si tratta
propriamente di una bibliografia, infatti raccoglie 280 recensioni o schede di lettura compilate da Fozio: oggi, circa la metà di questi
testi recensiti è scomparsa, quindi sarebbero rimasti sconosciuti se non fosse esistito questo volume di Fozio.
Canone parentuccelliano redato da Tommaso Parentuccelli (futuro papa Niccolò V) su richiesta di Cosimo de’ Medici.
Esiste un solo manoscritto di questo codice, conservato a Firenze: si tratta dell’elenco delle opere di 98 autori, quindi non
vi troviamo discussioni, note critiche, giudizi, ma è solo una lista. Questo canone viene redatto con lo scopo pratico di
conoscere le opere contenute nella biblioteca San Marco di Firenze.
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
speciali, i cataloghi editoriali, i rapporti epistolari, le visioni dirette nei suoi viaggi, ecc. Balsamo descrive questa opera come una
guida fondamentale per ogni studioso.
Le Pandectae
Gessner pubblicherà poi una seconda parte della Bibliotheca Universalis, poiché non era soddisfatto di quanto eseguito con la
prima: con essa, infatti, egli aveva dato la possibilità di trovare le opere basandosi sul nome e cognome degli autori, mentre non
sarebbe stato possibile fare ricerche in base alla materia di interesse. Questo sarà possibile nella seconda parte della Bibliotheca
Universalis, le Pandectae, cioè 21 libri ognuno corrispondente ad una materia, la quale ha poi ulteriori partizioni. Il primo volume,
del 1548, comprende i libri dal I al XIX; il secondo volume comprende solo il XXI libro, riguardante la teologia; il XX libro,
riguardante la medicina, non verrà mai pubblicato, in quanto Gessner morirà prima di riuscire a completarlo.
LEZIONE 26 (24-11-22)
Bibliografia & Biblioteconomia
La Bibliotheca Universalis è considerata da Balsamo il volume che dà il via non solo alla bibliografia ma anche alla biblioteconomia:
Il repertorio bibliografico ha il compito di dare la notitia rei litterariae (= esistenza di una determinata opera)
Il catalogo di biblioteca ha il compito di dare la notitia librorum (= segnalazione della reperibilità di determinate opere in
determinate sedi).
Infatti, Gessner fornisce anche la notitia librorum di certi volumi, cioè indica la loro locazione.
culturale ed era destinata in primo luogo agli educatori: Balsamo la definisce “il programma organico di una cultura senza
alternative”. Era costruita come un “piano di studi”, nella forma del trattato, ordinato secondo uno schema articolato nella
rigida gerarchizzazione del sapere: i libri sono quindi selezionati secondo i vari tipi di lettori, secondo i destinatari (si
distinguono i libri adatti ai principi, i libri adatti ai diplomatici, i libri adatti agli educatori, ecc.). Balsamo dice che, in
questo modo, la bibliografia era usata come strumento per il controllo delle culture e dell’informazione bibliografica: si
parla di canone bibliografico “prescrittivo”, definito come “altra faccia” degli Indici essi dicevano ai cattolici cosa non
dovessero leggere e la Bibliotheca Selecta cosa dovessero leggere.
2. Apparatus sacer esce a Venezia in tre tomi tra il 1603 e il 1606. Offre un’esposizione dall’impronta didattica e la
correda di un vero e proprio apparato bibliografico (= elenchi), limitato alla letteratura religiosa. In questa sezione sono
riportati circa 8000 autori cristiani in ordine alfabetico: è quindi un repertorio di scrittori, di cui venivano presentati la
biografia, la bibliografia e talvolta dei giudizi. Possevino sottolinea che i 3 tomi dell’Apparatus non sono distinti dalla
Bibliotheca Selecta, quindi le due parti vanno considerate come opera singola.
Balsamo mette giustamente in fortissima opposizione Gessner e Possevino, tuttavia altri studiosi hanno sottolineato l’importanza
di ricordare il lasso di tempo passato tra le due opere: il mutato scenario religioso e politico ha sicuramente giocato un ruolo
fondamentale nella caratterizzazione delle due opere (sono opere figlie di due contesti diversi).
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
Ambrosiana (aperta al pubblico nel 1607 per volere del cardinale Federico Borromeo), la Biblioteca Bodleiana e la Biblioteca
Angelica. Questi tre sono indicati da Gabriel Naudé come modelli fondamentali di biblioteca.
GABRIEL NAUDÉ
Naudé (nato nel 1600) fu un importante bibliotecario francese, che lavorò per Richelieu e per Mazzarino; lavorò poi anche per
l’Italia e per la Regina di Svezia. Ricordiamo due sue opere:
1. Istruzioni per allestire una biblioteca opera pubblicata nel 1627, importante soprattutto per la storia delle
biblioteche: qui espone e discute tutti i motivi che devono indurre a costituire una biblioteca aperta al pubblico. Insieme,
spiega anche quali sono i principi di cui avvalersi per gestire le attività della biblioteca. Questo trattatello di
biblioteconomia, di cui esistono diverse traduzioni italiane, si occupa sia della teoria sia della pratica riguardante la
gestione delle biblioteche.
2. Bibliographia politica opera pubblicata nel 1633, con il debutto del termine “bibliographia”: questa scelta di Naudé
deriva dal suo desiderio di distinguersi dall’utilizzo fatto fino a quel momento del termine ”biblioteca”. Gli venne chiesto
da un circolo di intellettuali di redigere un’opera riguardante la scienza politica: durante la sua realizzazione, però, Naudé
si trovava in viaggio per l’Italia e quindi non aveva con sé tutti i libri che avrebbe voluto consultare. Significa che non aveva
gli strumenti per comporre un’opera come quella di Gessner e volle quindi usare un termine diverso per indicare il suo
trattato. Non a caso, inoltre, sceglie il termine “bibliographia” per un trattato che riguardava una scienza agli esordi (quella
politica): si indicava perciò una bibliografia corrente e non retrospettiva, in quanto quelle studiate da Naudé erano opere
recenti. Il termine non ebbe immediati successo e diffusione: sarà solo nel 1645 la sua seconda comparsa e la sua
affermazione avverrà a partire dalla seconda metà del secolo.
LEZIONE 28 (29-11-22)
PHILIPPE LABBÉ
Nel 1664, Labbé pubblica la Bibliotheca Bibliothecarum, cioè una bibliografia delle bibliografie.
ANTONIO MAGLIABECCHI
Magliabecchi era un erudito, bibliotecario del Granduca di Toscana e proprietario di una grande biblioteca personale, di circa
30mila volumi, aperta al pubblico nel 1747 e confluita nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze nel 1861.
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
pseudonimi, le opere anonime, ecc. Nel quinto libro, Morhof propone una rassegna analitica dei diversi modi di classificazione dei
libri. L’opera assegna alla bibliografia il compito di sovrintendere all’organizzazione anche delle altre discipline.
STRUVE E TIRABOSCHI
Questa strada di Morhof, nel ‘700, viene seguita anche da Struve, che nel 1704 scrive un’opera (Introductio ad notitia rei litterarie
et usum bibliothecarum) in cui propone una distinzione destinata a conoscere ulteriori elaborazioni nel corso del secolo: egli dice
che, per quanto riguarda la conoscenza dei libri, bisogna distinguere la conoscenza dei librai da un lato e la conoscenza degli studiosi
dall’altro. Viene teorizzata per la prima volta la distinzione tra chi studia il libro come oggetto (i librai) e chi studia il libro per il
suo contenuto (gli studiosi). Struve dice anche che le biblioteche non hanno una funzione meramente repertoriale, ma devono anche
occuparsi dell’ordinamento cronologico e concettuale del sapere.
Queste distinzioni tracciate da Struve sono riprese in Italia da Tiraboschi, nella Storia della letteratura italiana: il suo obiettivo
non era quello di elencare tutti gli autori italiani, il che avrebbe dato vita a una bibliografia, bensì quello di offrire “un esatto racconto
dell’origine, dei progressi, della decadenza, del risorgimento, di tutte le diverse vicende che le Lettere hanno incontrato in Italia”.
Gabriel Martin
Martin, libraio parigino, è il primo esponente del movimento della Bibliografia dei librai parigini: inventa il metodo “delle cinque
classi”, secondo il quale inserisce i libri nelle cinque categorie di Teologia, Giurisprudenza, Filosofia, Humanae litterae, Storia.
Prosper Marchand
Il suo metodo di classificazione prevedeva 3 categorie, cioè Scienza, Storia e Teologia. Marchand definisce la bibliografia come
“scienza del libro” che deve includere le pubblicazioni sui libri in generale, tutte le opere sulla scienza bibliotecaria e sulla
descrizione bibliografica, sulla descrizione e catalogazione, i repertori descrittivi dei libri, i sussidi bibliografici, ecc.
Peignot, col suo Dizionario ragionato di bibliologia, voleva scrivere un testo utile a tutti coloro che avessero bisogno di nozioni
erudite o tecniche, comprendendo tutte le diverse professioni che rientravano nella gestione dei libri: in questo suo dizionario,
sottolineava anche l’importanza del ruolo del bibliotecario. La bibliografia, come “nuova scienza del bibliotecario”, non era altro
che la scienza del libraio trapiantata in un campo limitrofo, infatti i due professionisti eseguono più o meno lo stesso lavoro
servendosi degli stessi strumenti: si tratta in entrambi i casi di possedere tutte quelle conoscenze storiche, letterarie, ecc. necessarie
per analizzare il libro che ci si ritrova per le mani.
BIBLIOGRAFIA DEI BIBLIOTECARI VS. BIBLIOGRAFIA DEI LIBRAI: BIBLIOGRAFIA & BIBLIOTECONOMIA
Rispetto alla Bibliografia dei bibliotecari, Ameilhon propone di:
Rivedere le caratteristiche dei cataloghi delle biblioteche
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Bibliografia (2022/23) | Rosa Ginevra
Acquisire consapevolezza delle complesse competenze che dovevano avere i bibliotecari, le quali trovavano anche
fondamento nel modo in cui il bibliotecario era definito nell’enciclopedia di Diderot e D’Alembert: “colui che è addetto
alla custodia, alla cura, al buon ordine, all’accrescimento dei libri di una biblioteca”.
A questo punto, sia la bibliografia dei librai, sia quella dei bibliotecari, si affinano e si sviluppano, correndo parallele. Il termine
“biblioteconomia” viene introdotto a Parigi nel 1839, atto a designare le diverse tipologie di competenze necessarie a gestire
correttamente una biblioteca.
LEZIONE 25 (22-11-22)
Lezione su invito di Teresa Franco, Iulia Cosma e Andrea Romanzi
Lecture: “LIBRI OLTRE CONFINE”
“WOMEN AND TRANSLATION IN THE ITALIAN TRADITION” a cura di HELENA SANSON
INTRODUZIONE DI TERESA FRANCO
Questo libro vuole raccontare la storia della traduzione al femminile. La Sanson utilizza nel suo saggio la parola “archeologia”: per
poter costruire un discorso sulla professione di traduzione femminile bisogna compiere un lavoro di scavo, dando un giusto peso ai
dati, riportando i nomi delle traduttrici, i titoli, le date, ecc. Nel corso della storia italiana, questa traduzione assume aspetti diversi:
il volume di Sanson si concentra su figure di traduttrici dagli ultimi decenni del ‘400 fino al dopoguerra, immaginiamo quindi
esperienze molto diverse in cui il significato stesso di traduzione si evolve. Si può parlare di una vera e propria professione a partire
dagli anni ’30 del ‘900, quando si sviluppa una moderna realtà editoriale. Il volume tenta di riportare delle periodizzazioni, infatti
la Sanson divide la storia della traduzione al femminile in tre periodi: il primo va dal ‘500 al ‘600, il secondo dal ‘700 all’’Unità
d’Italia (periodo in cui le donne assumono più importanza nella professione), il terzo dal post-Unità alla contemporaneità.
Ad inizio ‘800, parte dell’intellettualità della Chiesa porta alla nascita di una Chiesa più orientata verso l’Occidente: i rumeni iniziano
quindi a studiare l’estero occidentale, scoprendo il latino abbiamo a questo punto un riorientamento della cultura rumena, che
va verso l’italiano e il francese: la Romania visse una vera a propria rivoluzione culturale, anzitutto perché si aveva un antico alfabeto
cirillico e, scoprendo le opere latine, si dovette passare a un alfabeto completamente nuovo. In Romania si traduceva allora
tantissimo (si parla di 900 traduttori), in un contesto di frenesia in cui si voleva portare nel Paese tutto ciò che era sempre stato
fuori ed estraneo. Gli intellettuali rumeni erano bilingui o trilingui, e conoscevano, oltre al greco, anche il francese e l’inglese. La
cultura rumena è quindi molto composita, e il problema è che spesso la si interpreta con una prospettiva monolinguistica e
monoculturale.
LEZIONE 30 (02-12-22)
Lezione conclusiva con recap del corso
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