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Rudolf Blum, “Bibliografia. Indagine diacronica sul termine e sul concetto” con nota introduttiva di Attilio
Mauro Caproni, Milano, Edizioni Sylvestre Bonnard 2009
Rudolf Blum, “Bibliografia. Indagine diacronica sul termine e sul concetto”, Milano, Edizioni Sylvestre Bonnard
2009 (è migliore come citazione per identificare un libro)
La pagina su cui abbiamo le informazioni sul libro (titolo, autore, editore,…) si trovano sul frontespizio. Alcuni sono più
pieni di altri in quanto la forma in cui si presenta il libro cambia durante il tempo.
Nelle citazioni per convenzione gli elementi della faccia del libro devono essere messi in un ordine coerente:
Autore (se si scrive in maniera completa si elimina la possibilità di incorrere in omonimi; è meglio perciò
rendere il nome di battesimo per esteso)
Titolo e sottotitolo (se l’autore ritiene che c’è bisogno di un sottotitolo allora bisogna citarlo; si cita mettendo
un punto dopo il titolo)
Luogo di stampa
Casa editrice
Data
La questione formale è semplificata dal fatto che vengano usati sempre di più il computer e quindi tutto è
standardizzato. Ciò a cui dobbiamo fare attenzione è come rendiamo le cose importanti ma il punto divista cambia a
seconda della persona.
L’informazione universale esiste ma serve che qualcuno la organizzi; quindi mette in relazione il mondo delle
informazioni e le persone che ne hanno bisogno. Ciò che per decenni è passato attraverso i libri ora passa attraverso
l’internet (anche con una certa malinconia come ci dice Umberto Eco).
Il libro era inizialmente l’unica maniera di registrare testi, dopo si è passato ai floppy disc fino ad arrivare ad altri
sistemi come le chiavette.
Knowledge is two kinds of things… this lead us to look at catalogues, and at he back of books: si deve ritornare a
guardare i cataloghi delle biblioteche o i dorsi dei libri.
Ciò che abbiamo fatto è di ricercare una fonte in cui trovare la frase. Ora si utilizza internet a una volta era più
complicato. Esistevano delle pubblicazioni in cui ci sia un repertorio di citazioni famose.
La disciplina dell’orientamento nasce quando la questione bibliografica in quanto ci sono molte più cose di quante
l’essere umano possa conoscerne.
Ciò che porta ad una enorme produzione di libri è la nascita della stampa a caratteri mobili che permetterà di stampare
sempre più volumi. È in questo panorama molto confuso che si vuole mettere ordine; l’abbondanza di volumi, che è
una ricchezza rischia di rovesciarsi nel contrario e diventare solo una massa confusa.
“essa richiede una universalità di cultura , un intelletto ben ordinato, un ottimo gusto e una indefessa pazienza”
Tommaso Gar, Letture di bibliologia
Quando uscì si ritenne la sua lettura indispensabile, ma c’è una nota da fare: si occupa della nascita della stampa a
caratteri mobili quindi il titolo è improprio.
Per parlare della nascita del libro bisogna fare riferimento ai geroglifici, che sono una della più antiche forme di
scrittura (è una invenzione antichissima, che accade raramente in maniera isolata), come quella del “papyrus prisse”.
Esso è considerato il più antico libro scritto se per libro consideriamo una registrazione scritta e non solo quelli a
stampa.
Alcuni papiri vengono supportati da un supporto chiamato volumen (dalla radice latina di avvolgere e svolgere); su
desso si arrotolavano i papiri e per leggere erano occupate entrambe le mani e non esistevano le pagine. Per chi lo
usava al tempo era il libro, ma ci sono stati vari miglioramenti per arrivare a essere come li conosciamo oggi.
In seguito, si inizierà a scrivere sulle pergamene che derivano dalla pelle di pecora; è una delle forme più dure e
durature che si possono produrre in quanto è il risultato di una lavorazione pesante che lascia alla pelle dell’animale
solo uno strato sottile che assorbe molto bene l’inchiostro.
Durante l’epoca romana si utilizzavano delle tavolette di cera in cui cera e sostanze unte sono racchiuse in una cornice
di legno e veniva incisa con uno stilo; la scrittura è a sgraffio, quindi mancano le lettere tondeggianti. Era un oggetto
molto utile per scuola e venne utilizzati fono al ‘400 in Germania in quanto tutto il resto per la scrittura era raro e
molto costoso (non si dava a dei neofiti della scrittura la carta che era preziosissima). La cosa più rivoluzionaria è la
cerniera che darà l’idea per rilegare i libri con pezzi più piccoli di papiro legati assieme (la parte esterna si chiama
legatura).
Nei codici si può vedere che ormai sono nati i libri come li intendiamo noi e sono nati a partire dal II secolo D.C.; da
questo momento in poi la forma del libro non cambierà più è sono foglio cuciti assieme, protetti da una pergamena.
Gli amanuensi copiano i libri e durerà fino al tardo ‘400 n quanto ciò è l’unico modo per produrre una copia di un libro
e sono difficili e costosi. La scrittura di questo tempo è a metà con la pittura (la penna è come un pennello). Gli
amanuensi sono soprattutto clerici in quanto a loro è necessario saper leggere e scrivere (le 3 religioni del
Mediterraneo sono basate sul fatto che qualcuno abbia scritto un libro); ancora prima di aprirlo è un segno di culto.
Il libro è un oggetto che vien dalla catena di montaggio degli amanuensi.
La biblioteca della Sorbona è la più antica. Nel 1290 ha 1017 volumi e nel 1338 si trovano 1824. I libri aggiunti in quel
periodo di tempo sono stati copiati a mano e la maggior parte è di carattere teologico. Questo dimostra la grande
influenza che ha la Chiesa.
Attorno alla metà del secolo XV nascono e si affermano le tipografe. È una nuova maniera d fare i libri.
Il torchio serviva a premere le lettere suk foglio (anche se è meglio dire che è la carta a essere spinta sui caratteri.
Si inizia a essere in grado di produrre piccoli caratteri (tra le lettre e i segni, con una cinquantina di segni si riesce a
scrivere tutto quindi si fa una composizione). La tipografia nasce già in maniera perfetta nella sua organizzazione e
restano pressoché identiche tra la metà del ‘400 fino al ‘700. È la prima industria europea.
Nel 1517 vengono affisse le tesi di Lutero; la loro circolazione viene favorita dalla stampa.
Ciò che fa Gutenberg è di migliorare l’aspetto contemporaneo e non c’è la voglia di stravolgere il mercato e quindi ciò
che lui produce con la stampa è molto simile ai libri a scrittura manuale.
Non c’è nulla di nuovo nelle sue macchine (es. il torchio viene preso dagli agricoltori); ciò che fanno notare gli studiosi
è che questa maniera nasce perfetta e passerà moltissimo tempo prima che ci siano dei cambiamenti. L tipografo e si
suoi aiutanti come il compositore (mette in ordine i caratteri per passare dal testo su carta a quello che verrà poi
stampato sulla carta; il testo viene riportato al rovescio perciò essi sono altamente alfabetizzati), il correttore di bozze
(corregge gli errori) …
Dopo il ‘400 i tipografi “segnano” le loro opere scrivendo chi le ha stampate e la fine del processo. In una delle opere di
Gutenberg si trova un grossolano errore che era sfuggito al correttore di bozze.
Da un certo momento in avanti le vicende che riguardano il libro cambiano in maniera rapida.
Nelle biblioteche ai tempi dei romani la cosa più importante era procurarsi copie delle opere conosciute e crearne degli
esemplari. La funzione resta abbastanza invariata fino ai nostri giorni (es. “Il nome della rosa”). Distruggere una
biblioteca significa distruggere la cultura di un popolo.
La generazione di Gutenberg e dei suoi successori si trovò nella condizione di decidere cosa mandare in stampa (da
ricordare è che la tipografia deve funzionare dal punto di vista economico) e si scelgono le cose che vendono di più;
alcuni filoni rimasero fuori. Senza esserne consapevole la tipografia lascia fuori qualche produzione di magri tradizioni
precedenti.
Se non ci sono fogli su cui scrivere si raschiano i fogli di pergamena già scritti e si riutilizza. Così vennero eliminati molti
libri. I fogli usati vengono definiti palinsesti.
Il luogo biblioteca è cambiato nel tempo. La gente nel ‘600-‘700 inizia a poter entrare liberamente nelle biblioteche e si
possono consultare i volumi. Iniziano a diventare dei monumenti e l’architettura si fa sempre più raffinata come la
biblioteca di San Gallo in Svizzera (è la seconda biblioteca più antica, la prima è a Verona ed è aperta al pubblico dal VI
secolo); la concezione di informazione perde terreno e la biblioteca ha una funzione trionfalistica. L’edificio biblioteca
deve essere bello perché se lo merita. Vengono spesso costruite grazie ad un potente che mette i suoi libri a
disposizione di tutti.
Johannes Trithemus scrisse “De laude scriptorum manualum” nel 1494; è un elogio verso gli amanuensi anche SE Già le
cose venivano scritte a macchina da 30-40 anni.
Nello stesso anno pubblica il “Liber de scriptoribus ecclesiasticis”. Il titolo viene scritto in un carattere definito gotico,
ma il testo no.
Questi testi sono definiti come l’avvio di tutte le attività bibliografi che fino ad oggi in quanto per la prima volta nasce
l’esigenza di fornire informazioni bibliografiche.
Gli scritti di Johannes Trithemus sono una nostalgica visione del passato. È un momento di una grande abbondanza di
libri e lui si pone una interrogazione di natura bibliografica e è convinto di dare una mano ai suoi colleghi e filosofi,
dandogli un catalogo di libri di teologia (era la scienza più importante).
Si inizi a discutere delle esigenze di informazione quando le informazioni crescono e vengono distribuite quindi quando
cresce la produzione libraria. Ciò accade quando interviene un discorso commerciale e manifatturiero.
La domanda che ci dobbiamo fare è: cosa esiste sull’argomento e cosa ha scritto l‘autore?
Conrado Genero, a metà dal ‘500, pubblica un libro ”Bibliotheca, uniuerfalis, fue catlogus omni” che ha tutti gli
elementi bibliografici dei libri moderni (città di stampa=Zurigo, editore=presso Cristopher Froschauer, anno=1545,
marca di stampa=rospo). Dice di essere una biblioteca universale, e ciò che fa è un catalogo di tutti gli scrittori delle 3
lingue più importanti cioè latino, greco e ebraico (tendono a scomparire per vari motivi tra i quali quelli bellici es. i
turchi distrussero la biblioteca di Budapest e prima quella di Costantinopoli), in quanto la preoccupazione è che tutto
ciò che rea stato fatto fino a quel momento venga distrutto; ci dice che ciò che fa è un lavoro mai fatto e necessario per
costruire le biblioteche pubbliche e private ma anche a gli studiosi di ogni cosa. A forma e la sostanza del nostro
discorso è che abbiamo a che fare con liste; tutte le volte che si mostra una bibliografia abbiamo davanti un elenco,
quindi la bibliografia è una lista. La metafora usata da Genero è quella della bussola; per lui non c’è libro che sia
scadente e sarà cura del lettore decidere se il libro è buono o no.
NB. La marca di stampa è un disegno che si utilizzava per distinguere le varie casi editrici.
Nello stesso anno inizia a Trento il Concilio che porterà alla pubblicazione nel 1564 del’“Indice dei libri proibiti”. Con
quest’opera non è più una preoccupazione del lettore decidere i libri ma scelgono loro. Si instaura un sistema dove si
stampa solo ciò che è autorizzato quindi non esiste la libertà di stampa.
Nel 1633 viene stampata una “Bibliografia politica” di Gabriele Navdei, a Venezia, nella stamperia di Francesco Baba.
Sul suo frontespizio compare il termine bibliografia per la prima volta.
La bibliografia studia i sistemi di classificazione dei libri per argomenti; ha una duplice accezione (materiale e pensiero).
LA BIBLIOGRAFIA
La bibliografia e la disciplina che progetta raccolte, servizi e sistemi informativi a supporto del processo di produzione
della conoscenza e per l’accesso alla consultazione.
La pratica bibliografica introduce molte piccole conoscenze (come si fa la bibliografia); è necessaria la pratica per
poterla fare.
Il lavoro che fa la bibliografia è quello di creare un repertorio bibliografico.
Una persona echi acquisisce conoscenze in ambito bibliografico impara a fare il reperimento, la valutazione, l’uso e la
citazione delle risorse documentarie. Nel mondo dei bibliotecari non si parla di libri ma di documenti; la biblioteca non
è più dove si raccolgono solo i libri ma anche i DVD.
DEFINIZIONI DI BIBLIOGRAFIA
Bibliografia enumerativa (o comparativa): crea elenchi di libri e documenti scritti su vari oggetti. Le biblioteche
hanno dei volumi molto antichi che richiedono un lavoro di restauro, periodicamente allora mette insieme un
elenco di libri danneggiati destinati al restauro. Quella non è una bibliografia in quanto non c’è una
connessione argomentativa tra le opere.
Bibliografia storica: comprende la storia della tipografia e degli elementi connessi (carta, economia…)
Bibliografia analitica: studia il libro come oggetto materiale
Bibliografia descrittiva: ha il compito di analizzare il libro secondo il principio e il compito della bibliografia
analitica
Bibliografia critica (o testuale): applicazione della bibliografa analitica ai problemi testuali relativi alla
trasmissione delle opere letterarie che nella tradizione angloamericana possono essere analizzati solo sulla
produzione a stampa in assenza di quella manoscritta. Es. con Shakespeare si può lavorare sulle sue opere solo
utilizzando le sue edizioni stampate in quanto non ci ha lasciato manoscritti quindi bisogna fare un lavoro di
comparazione tra le sue opere stampate; il passaggio da manoscritto a edizione stampata è il momento in cui
ci possono essere più errori
Nel 1472 esce la produzione a stampa della “Divina Commedia”, a Foligno nelle Marche per opera di uno stampatore
tedesco; non c’è da sorprendersi in quanto Gutenberg forma delle persone capaci e che girano per l’Europa a portare
la loro arte. È molto vicina la sua parentela con i manoscritti in quanto non esiste una coperta ma c’è direttamente
l’incipit.
3 anni, nel 1475 a Trento, scompare un bambino, il Simonino, che verrà ritrovato morto a ridosso della comunità
ebraica (è molto piccola e contava circa 30 persone); la sfortuna vuole che ci sia la diceria che gli ebrei abbiano la
pratica di rapire e uccidere i bambini (la stessa calunnia era già stata formulata in Austria e Inghilterra). Verranno
sommariamente processati e poi condannati alla pena di morte; l’accusa era di aver ucciso u bimbo che verrà poi
beatificato e la città ha il suo martire (solo dopo 4 secoli quella era una montatura infame e il Simonino no vien più
considerato un martire). Nella stessa estate, un tipografo tedesco viene ingaggiato dal vescovo di Trento per stampare
un piccolo libretto sulla vicenda del Simonino.
Trento diventa così una delle città in cui la stampa appare più precocemente. La stampa si dimostra per ciò che è cioè
un moltiplicatore di conoscenze.
Man mano che aumentava il numero dei libri, accrescono anche il numero di bibliografie. Nel 1664, il numero di
bibliografie era così ampio che si rese necessario scrivere una “Bibliotheca bibliotecarum”, a cura di Philippe Labbè.
Nel 1866, esce un’altra bibliografia di bibliografie a cura di Julius Petzhold, la “Bibliotheca bibliographica. Kritisches
Verzeichnis der das Gesamtgebiet der Bibliographie betreffenden Lietratur des In- und Auslandes systematischen
Ordnung…
Contiene 5500 voci (bibliografie).
Theodore A. Besterman compilò la “Bibliografia mondiale delle bibliografie” tra il 1965 e il 1966; registra più di 117000
bibliografie nella sua 4° edizione. Gli strumenti bibliografici si sono perciò moltiplicati in maniera esponenziale.
I REPERTORI BIBLIOGRAFICI
Ambito:
1. Bibliografie nazionali: fa una lista di ciò che si pubblica in un territorio e si divide in:
-territoriale: limitate al territorio
-linguistico: lingua del Paese anche se pubblicate all’estero
-documentario: tutte le pubblicazioni in qualche rapporto con il Paese, anche se pubblicate
all’estero
2. Bibliografie internazionali: no c’è rilievo la posto di pubblicazione
3. Bibliografie complete
4. Bibliografie selettive: i limiti sono ben definiti e sono solo una parte dei libri che si cercano
5. Bibliografie correnti: riguardano l’anno in corso
6. Bibliografie retrospettive: le pubblicazioni devono avere almeno un anno (ESTeR è una
bibliografa retrospettiva di tutti gli editori e gli stampatori di Trento e Rovereto; ci sono 246
opere di cui non si è trovata nessuna copia)
Ordine di notizie (singoli tasselli dell’informazione), si possono ordinare le informazioni in ordine alfabetico,
data di pubblicazione:
1. Bibliografie cronologiche: si registrano i libri appartenenti ad una determinata epoca, ordinata
secondo un arco temporale
2. Es. opere del ‘400 che, man mano che ci si allontana dal periodo diventano sempre più
interessanti
3. Bibliografie critiche: chi la compila esprima anche un giudizio sulla pubblicazione, richiede
molto più tempo
4. Bibliografie analitiche o ragionate: sono simili alle bibliografie critiche
5. Bibliografie periodiche
Le opere in una biblioteca sono ordinate secondo uno schema decimale per cui ogni categoria si divide in 10
sottocategorie, e avanti così. Nella classe 0 troviamo le bibliografie.
FONTI CATALOGRAFICHE
Cataloghi delle biblioteche nazionali
Cataloghi delle principali biblioteche generali
Cataloghi di biblioteche a fondi speciali
Cataloghi di altre biblioteche
FONTI EDITORIALI/COMMERCIALI
Catalogo dei libri in commercio: l’opera è ancora disponibile e la libreria la può recuperare
Cataloghi storici e periodici di case editrici
Cataloghi di antiquariato librario (“Mare magnum”): bastano circa 10 anni per far uscire un libro dal
commercio
Preannunci editoriali, notizie a stampa, avvisi, inserti
FONTI RELAZIONALI
Indicazioni di collegi
Seminari, congressi, presentazioni: spesso servono preannunciare l’imminenza della pubblicazione del saggio
dei relatori
Visite in libreria
Non è solo il lavoro da bibliografi fare bibliografie ma anche nostro nel momento in cui dobbiamo scrivere in qualcosa.
Le 3 fasi che dobbiamo affrontare sono:
Identificazione: verifica della corrispondenza fra titolo e opera realmente pubblicata trovandone traccia in una
bibliografia primaria, attribuendo uno stato civile ad ogni testo. L’edizione è da verificare se abbiamo il dubbio
che qualcuno abbia manomesso l’opera
Omologazione: procedimento attraverso il quale, in presenza di dubbio sugli elmetti della sequenza
bibliografica, il singolo dato o la griglia nel suo insieme vengono riscontrati su una fonte autorevole. Si verifica
l’autenticità dell’opera
Elaborazione: procedimento reso necessario quando la sequenza è inaffidabile e/o si deve completare il dato in
sequenza a partire dal solo elemento noto. Mancano elementi e c’è bisogno di riscontrarli
Ci si può fare un’idea di culturalizzazione di un Paese in base alla quantità di libri? In parte; in Italia si stampano molti
libri, ma la lettura non è diffusa e ci sono ancora sacche di analfabetizzazione.
MODI E FORME DELLA BIBLIOGRAFIA DAL PUNTO DI VISTA DELLA SUA COSTRUZIONE
Riferimento bibliografico: indicazione dei dati essenziali a stabilire l’identità di una pubblicazione
Descrizione bibliografica: insieme degli elementi raccolti intorno a una pubblicazione ai fini della
identificazione; vengono raccolte le notizie bibliografiche
Notizia bibliografica: presentazione di tali elementi in una forma data e costante
Lo stile delle citazioni è la forma generale della notizia che risulta da:
Elementi: dettagli bibliografici che compongono la notizia
Sequenza: successione degli elementi all’interno delle singole notizie; è ragionevole e coerente
Design: l’uso della punteggiatura, la realizzazione, la presentazione tipografica della notizia (es. il titolo va
messo in corsivo)
Monografie=Autore, Titolo: sottotitolo, curatore, edizione. Luogo, editore, data (titolo di serie, numero)
Articoli di periodico=Autore, Titolo: sottotitolo, in “Titolo rivista”, annata (anno), numero, fascicolo, pagine
NB. Il titolo di serie è il nome di una collana, nella quale gli editori raccolgono i libri che s assomigliano per contenuto.
La citazione di risorse on-line è molto difficile in quanto non corrispondono le informazioni con quelle normalmente
utilizzate e sono molto mutevoli. La bibliografia di una risorsa on-line deve essere accompagnata dalla data in cui si è
consultata la fonte.
TIPI DI BIBLIOGRAFIE
Short title: autore, titolo, note tipografiche. È utile per costruire bibliografie essenziali e note di riferimento.
Es. Mariani, Michelangelo. Trento con il sacro concilio et altri notabili… ,Augusta, 1383. In questo caso abbiamo
però una falsificazione del luogo di stampa, in quanto il libro era stato stampato a Trento ad opera dello
stampatore Aldo Chemelli
Citazione catalografica standard
ISBD (basi di dati bibliografiche, bibliografie internazionali e nazionali): è applicato universalmente per
costruire bibliografie e cataloghi. C’è un lavoro di notizia bibliografica che chiama in causa molte altre capacità
e un uso particolare della punteggiatura e viene dalla costruzione di basi di dati degli anni ‘80
Descrizioni bibliologica standard: elementi minimi della descrizione facsimilare, per cataloghi di libri e stampe
antiche
Descrizione bibliologica completa: tutti gli elementi della descrizione diplomatica, non serve più da quando c’è
internet. La fa un bibliologo, che “fotografa” l’edizione
In generale, le citazioni di opere all’interno di un testo dovrebbe mettere il lettore in condizione di ritrovare l’opera nei
cataloghi d biblioteca e, quando è il caso, nelle bibliografie nazionali.
La bibliografia nazionale italiana è una bibliografia generale, dove troviamo le opere pubblicate in Italia.
Consta di 4 serie:
Monografie
Musiche a stampa
Periodici
Tesi di dottorato
Le diverse serie hanno una propria periodicità e vengono distribuite nelle seguenti modalità:
Fascicoli a stampa, esclusivamente in PDF dall’annata 2012
DVD, con aggiornamenti bimestrali
Banca dati cumulativa, disponibile on-line
Una bibliografia nazionale è l’unico vero esempio di ciò che vuole fare la bibliografia, in quanto si pongono come
obbiettivo fare il censimento di tutte le opere che si pubblicano in un determinato Stato. Per fare ciò è necessario un
obbligo di legge (nel nostro caso obbliga gli editori a consegnare un esempio del loro prodotto, creando così un
archivio dove è contenuto il tesoro bibliografico di una nazione) e che ci sia al lavoro uno staff pubblico, finanziato dalla
Stato e sono le grandi biblioteche di ogni Paese a fare questo; inoltre è necessaria una cadenza periodica (dal ’58 fino a
pochi anni fa la bibliografia italiana veniva pubblicata in piccoli fascicoli mensili; ora si trova su internet).
Ci interessa sapere a quanto ammonta la produzione editoriale per misurare la crescita culturale di un Paese e per
motivi statistici.
In Italia esistono 2 biblioteche nazionali centrali mentre di solito se ne trova solo 1.
Nonostante la grande produzione di libri, i lettori sono sempre in decrescita; gli unici editori che hanno sempre fortuna
sono quelli di libri scolastici. Le altre case editrici devono adeguarsi alle leggi del mercato.
Articolo 1:” sono oggetto di deposito obbligatorio i documenti destinati all’uso pubblico e fruibili mediante la lettura,
l’ascolto e la visione, qualunque sia il loro processo tecnico di produzione, di edizione o di diffusione, ivi compresi i
documenti finalizzati alla fruizione dalle persone portatori di handicap”
Le pubblicazioni di editori stranieri, anche se stampati in Italia, non sono obbligate al deposito. Non vengono censite
anche le tesi di laurea, le bozze di stampa, elenchi di protesti cambiari e documenti assimilabili, materiale didattico per
corsi di formazione ad uso interno,…
CATALOGHI
La differenza tra una bibliografia e un catalogo è che la prima ti dice che un’opera con quelle caratteristiche esiste o è
esistita, il secondo ti dice dove trovarla. Inoltre, il catalogo ti dice se il libro è in casa (è presente sul catalogo), la
bibliografia ti dice che l’opera è in una biblioteca.
Le notizie di libri derivano sempre in maniera maggiora da cataloghi e non da bibliografie; gli strumenti del bibliografo
e del cataloghista sono molto simili
I cataloghi possono essere collettivi (registrano le raccolte di più biblioteche, fondendole in un’unica serie) e sono divisi
sotto 2 punti di vista:
Territoriale:
1. Locali
2. Regionali
3. Nazionali
4. Internazionali
Del contenuto:
1. Tutte le raccolte
2. Alcune tipologie di documenti
I cataloghi collettivi nascono in Germania, ma il progetto si fermò a causa della guerra. I nordamericani ebbero più
fortuna e riuscirono a fare un catalogo di tutte le biblioteche nordamericane di 754 volumi; stampando un catalogo
non si potrà aggiornare ma quando appaiono sono già vecchi.
LA BIBLIOTECONOMIA
Se i libri sono arrivati fino a noi è grazie alla biblioteca; questa attività è stata praticata spesso da privati che hanno
però delle restrizioni e spesso non sono capaci di conservarli nella giusta maniera.
Il suo compito è di raccogliere i documenti, ordinarli e metterli a disposizione (una cozzaglia di carte diventa un archivio
quando c’è un ordine).
Parte della nostra identità culturale è basata su ciò.
La biblioteca è il luogo della libera scelta, in cui ci si relaziona con il sapere (l’altro luogo è la scuola, dove però si è
obbligati). Ciò che non è libera è l’organizzazione.
Parlando di biblioteca si parla del luogo fisico, dell’attività di conservare i libri e delle modalità, e si riferisce anche
all’avere notizie di libri.
Ciò che ora si intende per biblioteca è molto diversa dall’idea che aveva Naude, nel ‘600; le sue biblioteche sono quelle
ecclesiastiche o gestite da privati. Il libretto in cui parla di come allestire una biblioteca viene scritto per De Mesne,
proprietario di una biblioteca, e mette in luce, oltre al fatto di come debba essere fata una biblioteca, il fatto che la
biblioteca debba essere pubblica.
Altri autori importanti:
Claude Clement, “Musei sive Bibliothecea tam privatae quam publicae extructio, instructio, cura, usus”.
Lugduni, 1635
L.A. Constantin pubblica nel 1839 il “Bibliotheconomie, instruction sur l’arrangement, la conservation et l’administratio
des bibliothèques”. Negli stessi anni esce a Vienna, ad opera di Martin Schrettinger “Hanbuch der Bibliothek-
Wissenschaft”. Sono manuali per i bibliotecari, che facevano quel lavoro perché erano appassionati dei libri. Solo con
Tommaso Gar iniziano i primi corsi a preparazione dei bibliotecari.
A partire dall’800 iniziano a essere presenti delle biblioteche pubbliche (prima erano private e riservate ai possessori e
amici); così si fa strada l’idea che nelle biblioteche ci debbano essere delle competenze da usare.
Nel 1816, Leopoldo della Santa pubblica a Firenze “Della costruzione e del regolamento di una pubblica universale
biblioteca”; dice ai bibliotecari di tenere i lettori lontani dai depositi quindi libri e lettori devono essere in due luoghi
diversi (l’idea resta finché non si inizia a costruire biblioteche a scaffale aperto): il bibliotecario era il tramite attraverso
il quale i libri arrivavano ai lettori.
Il concetto di biblioteconomia non esiste nel mondo anglosassone, ma viene espresso attraverso la formula di library
science.
“THE 5 LAWS OF LIBRARY SCIENCE”, S. R. RANGANATHAN, 1931
L’autore si interroga sui principi e gli utilizzi della biblioteca pubblica di stampo anglosassone, dove non c’è una grande
presenza di libro antico, e accompagna spesso l’università. Ciò è rivolto ai bibliotecari per semplificare la vita dei lettori.
1. Books are for use: i libri esistono per essere utilizzati. In un contesto anglosassone e angloamericano è un
punto superfluo, ma in Europa no.
Devono venir abbattute le barriere di tipo fisico, tecnologico (catalogo on-line mal allestito,…), economico,
psicologico (la biblioteca è un luogo respingente se non si è un utente abituale), e il problema degli orari e della
dislocazione.
2. Every reader his book: ad ogni lettore il suo libro. Il lettore deve poter individuare il libro che tratta
dell’argomento che gli interessa o che contiene l’opera di suo interesse.
Bisogna tener conto del diritto universale all’informazione, che passa anche attraverso la facilità con cui un
lettore trova il suo libro.
3. Every book his reader: ad ogni libro il suo lettore; il libro deve poter essere individuato per le sue
caratteristiche. La descrizione bibliografica serve a creare notizie bibliografiche precise.
4. Save the time of the reader/save the time of the staff: risparmia tempo ai lettori e allo staff; rendendo efficienti
i servizi si risparmia tempo.
5. A library is a growing organism: una biblioteca è un organismo che cresce; si allude ad una complessità
strutturale unica e sia gli utenti che i documenti cambiano continuamente.
LE COLLEZIONI
Il patrimonio di una biblioteca standard si divide in varie collezioni come per esempio di materiale corrente, libri
antichi, libri per ragazzi,…
Gestione: selezione (importante è la conoscenza delle collezioni per non acquistare libri che ci sono già e se la
biblioteca è specializzata trovare opere dello stesso genere, valutazione, programmazione della crescita;
bisogna inoltre confrontarsi con questioni come il profilo di comunità, la carta della collezioni, il piano di
sviluppo delle collezioni, i protocolli di selezione, la cooperazione fra biblioteche), acquisizione,
digitalizzazione, conservazione (prevenzione prima del danno indiretta, diretta, protezione dagli umani;
restauro dopo il danno con piccole riparazione, digitalizzazione), lo scarto (revisione occasionale o periodica,
griglie di valutazione, depositi locali o cooperativi, donazione o vendita a biblioteche o utenti o macero)
Accesso: lettura in sede, riproduzione, prestito, document delivery, full-text online
Catalogazione/segnaletica
Reference: assistenza agli utenti nella ricerca e nella selezione dei documenti e delle informazioni
DECRETO LEGISLATIVO 22 GENNAIO 2004, N.42: CODICE DEI BENI CULTURAL E DEL PAESAGGIO
Legge che disciplina i beni culturali in Italia. Qui rientrano anche libri che attraverso i secoli si sono sedimentati in Italia.
ARTICOLO 101 ISTITUTI E LUOGHI DELLA CULTURA
Ai fini del presente codice sono istituti e luoghi della cultura i musei, gli archivi, le biblioteche e gli archivi, le aree e i
parchi archeologici, i complessi monumentali.
DEFINIZIONI DI BIBLIOTECA
La biblioteca è definita come una struttura permanente che raccoglie, cataloga e conserva un insieme organizzato di
libri, materiali e informazioni comunque editi o pubblicati su qualunque supporto, e ne assicura la consultazione al fine
di promuoverne la lettura e lo studio.
Ci si riferisce alle biblioteche pubbliche e si impegnano loro stesse a promuovere la lettura e lo studio.
La biblioteca è una organizzazione di documenti e delle notizie che li riguardano, tale che sia possibile e facilitato il
reperimento dei testi cercati, in quanto già noti e identificati, o l’incontro con quei documenti che si presume possano
risultare utili o giovevoli.
A. Serrai, 1981
Si può considerare solo la prima parte: è una cosa organizzata e duratura che raccoglie documenti (non si parla di libri)
e organizza le notizie che li riguardano quindi si costruisce un catalogo.
La biblioteca è uno degli organismi in cui si articola l’ambito di circolazione della sua informazione scritta, che si articola
a sua volta nella triade modalità: produzione-uso-conservazione.
P. Innocenti, 1991
La produzione e l’uso non spettano propriamente alla biblioteca ma la conservazione sì. La produzione degli scritti è
legata alla biblioteca in quanto si ricorre ai documenti presenti in biblioteca.
La biblioteca è un istituto che eroga servizi a partire da una collezione di documenti, fisicamente posseduti o disponibili
in rete.
G. Solimine, 2004
Ci si avvicina sempre di più al linguaggio delle aziende; è un taglio concettuale con il quale ci si riferisce a un istituto che
eroga servizi. Per farlo si parte dai documenti presenti nella biblioteca o da quelli disponibili in rete, in quanto per
alcuni articoli disponibili in rete bisogna abbonarsi; c’è un allargamento delle prospettive nelle quali si può cercare.
La progettazione, la gestione e la valutazione dei servizi documentari, cioè della mediazione tra una raccolta di
documenti e una utenza, sia sotto l’aspetto della disponibilità fisica, sia, soprattutto, sotto l’aspetto della individuazione
e selezione naturale.
Petrucciani, 1984
Bisogna valutare l’efficacia di ciò che si fa. Non si parla di libri ma di servizi documentari (sembra quasi che la biblioteca
si stia associando all’azienda sanitaria, che ha iniziato a promulgare una carta de servizi in cui si impegnano a fare
qualcosa).
La biblioteconomia è la disciplina che si occupa di individuare oggetti, analizzare i linguaggi e gli strumenti, prevedere e
valutare i risultati del sistema comunicativo biblioteca.
Baldacchini, 2001
La biblioteca deve avere degli obbiettivi, che vengono annunciati nella carta dei servizi. Si trova di nuovo il concetto di
valutazione.
Norma UN 11535:2014
La data di svolta a troviamo nel 1994, quando l’UNESCO, in associazione con la IFLA, elabora il “Public Library
Manifesto”. È una riflessione sulla biblioteca di carattere generale. Definisce la biblioteca pubblica come via di accesso
locale alla conoscenza, costituisce una condizione essenziale per l’apprendimento permanente, l’indipendenza nelle
decisioni, lo sviluppo culturale dell’individuo e dei gruppi sociali.
È una presa di posizione rivolta a tutte le nazioni; essendo locale deve avere radici nella comunità nella quale si trova e
ha a che fare con il singolo (apprendimento permanente) oltre che con la società.
Questo manifesto dichiara la fede dell’UNESCO nella biblioteca pubblica come forza vitale per l’istruzione, la cultura e
l’informazione e come agente indispensabile per promuovere la pace e il benessere spirituale delle menti di uomini e
donne.
Perciò l’UNESCO incoraggia i governa nazionali e locali a sostenere le biblioteche pubbliche e a impegnarsi attivamente
nel loro lavoro.
Se l’UNESCO fa questa affermazione è perché c’è una carenza di biblioteche pubbliche a livello generale.
Nel 2001, l’UNESCO e la IFLA si pronunciano sulle linee guida per lo sviluppo e tornano di attualità concetti come il
riconoscimento da parte della legislazione: in primo luogo è essenziale che questo servizio sia sostenuto da una
legislazione a livello sia che nazionale che regionale che provinciale. Ma la legislazione è uno strumento debole se no
sostenuta da un finanziamento.
In secondo luogo, è importante che esse rappresentino tutti i generi di esperienza umana, liberi dai rischi di censura.
Inoltre, è importante che le biblioteche pubbliche conducano una analisi di comunità che possa collegare il
coinvolgimento degli utenti al giudizio e all’esperienza del bibliotecario e dell’istituzione del governo.
Una biblioteca pubblica debba essere guidata dall’utente e guidata dalla domanda, e questo significa soddisfare i
bisogni degli utenti.
La biblioteca viene qui definita come una learning organization in una società intesa come una learning community;
per chi parla qui è meglio imparare durante tutta la vita che non imparare. I bibliotecari sono dei facilitatori della
comunità per la creazione delle conoscenze. L’information literacy (competenza informativa) è il legame essenziale fra
biblioteca e lifelong learning.
“OUR ENDURING VALUES. THE LIBRARIANSHIP IN THE 21st CENTURY”, Michael Gorman, 2000
In questa opera Gorman ci mette in luce il bibliotecario che fa il suo lavoro seguendo valori di libertà e democrazia.
Il termine librarianship è il corrispettivo inglese di biblioteconomia; usando questo termine ciò che viene messo in luce
è il lavoro del libraio/bibliotecario (librarian).
“la conservazione e la trasmissione della conoscenza è il solo valore, tra quelli indicati, che la biblioteca non condivide
con nessun altro”
LE BIBLIOTECHE IN ITALIA
La biblioteca pubblica italiana è un’organizzazione di carattere locale, preordinata alla produzione di bene e servizi
meritori riconducibili a valori fondamentali di natura biblioteconomica, in cui trovano espressione le preferenze
comunitarie di un determinato gruppo sociale.
Il panorama delle biblioteche pubbliche in Italia conta quasi 14000 biblioteche (di cui il 36% nate negli ultimi 30-40
anni, quindi sono molto recenti in quanto il discorso sulla biblioteca pubblica si lega alla rivoluzione politica dell’Italia);
2600 sono collegate all’università; 1600 sono collegate agli enti ecclesiastici; più di 7000 sono di enti territoriali
(biblioteche comunali, provinciali e regionali).
Vivono solo di sovvenzioni pubbliche.
In Italia, con la nascita dei governi locali, quindi delle regioni, nascono le biblioteche territoriali. In Trentino, dal 1948, si
ha un governo autonomo ma solo nel 1970 prendono forma degli istituti di autogoverni locali, le regioni. In Trentino si
hanno solo biblioteche comunali mentre in Alto-Adige si hanno anche biblioteche provinciali (una di lingua tedesca e
una di lingua italiana).
Non esiste una legge a livello nazionale sulle biblioteche, ma un regolamento; le leggi sono fatte dalle regioni. Il
regolamento risale al 1995.
Le biblioteche pubbliche statali sono fra le 45 e le 47 (dipende da dove si guarda; nel regolamento del ’95 sono 46).
Appartengono a questa categoria le biblioteche nazionali (Roma e Firenze) e le biblioteche dei monasteri italiani più
importanti e le più importanti biblioteche universitarie. Sono articolazioni del ministero delle attività culturali.
Il sito è BIBVIO.
Essendo sostenute da soldi pubblici, se ci fosse un servizio che offrisse le stesse cose a minor prezzo, si sceglierebbe
quello.
ESTERNALITÀ
Può essere inteso come l’effetto di una transazione fra due soggetti (biblioteca/singolo utente) che si estende ad un
terzo soggetto estraneo alla medesima transazione (collettività).
Le biblioteche pubbliche producono vantaggi in grado d trascendere gli utenti diretti e di estendersi all’intera
collettività? Sono cioè in grado di produrre esternalità positiva?
BENI MERITORI
La produzione di beni meritori è frutto di una interferenza dei pubblici poteri nel sistema di preferenze di consumatori.
I beni meritori corrispondono alle preferenze do comunità: ogni collettività in grado si riconoscersi in un comune
retaggio storica e culturale elabora alcuni valori condivisi che il singolo, in quanto membro della comunità, è disposto
ad accettare anche qualora questi siano in contrasto con le sue preferenze individuali.
Questi elementi dovrebbero confermare la funzionalità della biblioteca.
I VALORI BIBLIOTECONOMICI
Istruzione e apprendimento
Equità di accesso all’informazione
Libertà intellettuale
Gestione flessibile
Dimensione locale e cooperazione
Costituiscono una sintesi di valori che devono essere realizzati da una biblioteca che aspira ad essere riconosciuta
come servizio meritorio.
IL CATALOGO
Un catalogo è un elenco sistematico e ordinato di più oggetti della stessa specie (si ricorda il catalogo delle navi
nell’Iliade); se gli oggetti sono riuniti nello stesso luogo si fa questo elenco per descriverli e per trovarli, ha perciò una
funzione utilitaristica. Il catalogo è anche il libro stesso dove è contenuto.
Se si costruisce un catalogo cartaceo, le notizie di libri è meglio annotarle su dei fogliettini, così che si possano
continuamente aggiungere opere.
È solo dai tardi anni nel ‘900 che le biblioteche producono un catalogo con indicati, oltre al titolo, autore, luogo e anno
di pubblicazione e l’editore, anche dati come il livello bibliografico, il tipo di documento, il ISBD, ISBN, BNI, la
classificazione Dewey, i nomi e i soggetti, la lingua di pubblicazione e il codice identificativo.