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BIBLIOTECONOMIA LEZ 9

BIBLIOTECHE ROMANE
Principalmente sono biblioteche private del patriziato romano, frutto di bottini di guerra o di acquisto.
Ricordiamo che il commercio di libri in epoca romana era molto florido, e alcuni grandi personaggi avevano
costituito delle biblioteche poi diventate famose, come la Biblioteca di Cicerone o quella Lucullo, o villa
Papiri ad Ercolano.

Biblioteche che erano spesso conservate nelle tenute di campagna ed erano funzionali all’Otium (il tempo
libero colto) e luogo di incontro e discussione con gli amici. Roma ha conosciuto anche biblioteche
pubbliche: pare sia stato Giulio Cesare il primo a farla allestire, mentre altre furono istituite
successivamente. Erano pubbliche, ma comunque aperte solo a lettori selezionati. Anche queste sono da
considerare come luoghi di incontro e scambio culturale.

Particolarità: organizzate per lingue: una greca, una romana.

SCRIPTORIUM
Siamo nell’ Alto medioevo, quando in ambito monastico si sviluppa un nuovo modello di biblioteca. ( V - VI
sec. D.C) In molti conventi vengono organizzati scriptoria, ovvero biblioteche con laboratori di scrittura
annessi. All’interno di essi i monaci si dedicavano alla copiatura dei testi, che era una delle funzioni previste
dalle regole monastiche: conservare e trasmettere il sapere. Vi erano laboratori di lettura e scrittura, spazi
contigui e in parte dedicati alla lettura e in parte alla scrittura e copiatura. Si diffuse questo modello fino a
raggiungere luoghi lontanissimi dell’Europa del nord come l’Islanda o la Scozia.

BIBLIOTECA UMANISTICA
A partire dal 1300 si sviluppa un nuovo modello di Biblioteca (gli umanisti erano cultori del mondo classico
e appassionati cercatori di libri). Queste biblioteche col tempo svilupparono una qualche vocazione
pubblica perché gli umanisti le mettevano a disposizione degli amici e degli altri studiosi e si diffuse la
consuetudine di donare poi la biblioteca ad un soggetto pubblico (ES. BIBLIOTECA DI PETRARCA, DI
COLUCCIO SALUTATI – cancelliere di Firenze- Niccolò NICCOLI – lasciò la sua biblioteca privata ai
domenicani di San Marco che fu all’origine di una biblioteca finanziata da Cosimo de Medici). Quindi la
biblioteca umanistica nasce come privata e finisce come pubblica (sempre circoscritta al ceto colto)

Durante la metà del 400 si sviluppa un nuovo modello di biblioteca, di uso conventuale (ES. biblioteca
Malatestiana a Firenze, ispirata a quella di San Marco a Firenze. Si trattava di una Biblioteca conventuale
ma finanziata con i fondi del signore di Cesena. Il modello strutturale di questa biblioteca ricalca quello di
una chiesa, per riprendere la sacralità del luogo degli studi – 3 navate – sulle navate laterali troviamo i
plutei, che svolgono 2 funzioni: leggio e armadio, nel quale erano conservati i libri, incatenati.

VASO LIBRARIO
Sul modello malatestiano si formarono altre biblioteche, fino ad una svolta, che avremo intorno alla fine del
500, in cui si afferma un modello diverso dalla biblioteca conventuale, ovvero il Vaso Librario (ES. VASO
LIBRARIO DELLA BIBLIOTECA CASANATENSE DI Roma- 700, ancora prima abbiamo la BIBLIOTECA ANGELICA
DI Roma – 1604- prima aperta davvero al pubblico in Europa, edificata secondo il modello del vaso librario,
con alte scaffalature di legno, modello arricchito e sistemato intorno alla metà del 700)

MODELLO CONCETTUALE DI RIFERIMENTO: ambiente unico nel quale si svolgono tutte le funzioni delle
biblioteche: organizzazione del sapere (libri disposti su scaffali, lungo le pareti della sala o ballatoi) secondo
le discipline del tempo. La presentazione del materiale librario del VASO è organizzata per saperi.
Questa organizzazione fisica dei libri in questa unica sala ha quindi carattere enciclopedico. In fondo a
questo vaso vi è un bibliotecario, un erudito che dialoga con gli altri eruditi che frequentano la biblioteca.

Funzione di organizzazione del sapere, funzione conservativa e funzioni di servizio.

Siamo in un’epoca in cui già è nata la stampa a caratteri mobili: la moltiplicazione delle pubblicazioni via via
si svilupperà ulteriormente ed aumenteranno sia le pubblicazioni che i lettori: aumentano proprio
quantitativamente i libri che devono acquistare e mettere a disposizione dei lettori.

SUDDIVISIONE PER SPAZIO BIBLIOTECARIO:


- SEPARAZIONE TRA SALA DI CONSULTAZIONE E DEPOSITO
Agli inizi dell’800 si sviluppa in Italia e in tutta l’Europa continentale un nuovo modello di biblioteca:
basata sulla separazione tra la sala di consultazione e il deposito.
La sala è tendenzialmente spoglia (a volte con manuali di sola consultazione come atlanti, dizionari
o enciclopedie); il grosso del patrimonio documentario è confinato in un deposito: il lettore deve
necessariamente passare dalla mediazione del bibliotecario. Questo serve a tutelare meglio il libro,
a conservarlo rispetto ad usi impropri, a tenere in qualche modo distante un lettore di cui non ci si
fida molto. È da considerare un’esigenza di conservazione ed economia che permette di risparmiare
spazio organizzando i libri non x materia (non necessario nel deposito), ma per formato e altezza.

- SCAFFALE APERTO CON ORDINAMENTO SISTEMATICO


Mentre per il Vaso Librario si puntava sulla necessità di trasmettere un’idea monumentale della
biblioteca, quando si sviluppa il metodo dello scaffale aperto tutto si riduce a misura d’uomo,
proprio per far si che possa “navigare” all’interno dell’offerta della biblioteca. Siamo nella seconda
metà dell’Ottocento. I lettori stanno ulteriormente crescendo. Nel Regno Unito e negli Stati Uniti si
è sviluppata quella che è la Public Library, biblioteca pubblica locale, e questo modello risponde
pienamente nelle esigenze di andare incontro ai propri lettori. Il lettore non va tenuto lontano dal
libro ma bisogna favorire il contatto: scaffale aperto come soluzione per far avvenire questo
incontro. Tuttavia, non basta. Bisogna anche pensare ad un modello di ordinamento adatto allo
scaffale aperto, la collocazione per formato o per altezza non è funzionale, bisogna adottare un
modello diverso: quello sistematico, e quindi ritorna il modello per materia che aveva caratterizza il
Vaso librario. Le materie non hanno più i confini di quelli del Seicento, assistiamo ad una forte
laicizzazione del sapere e ad un ampliamento delle competenze; nasce quindi un modello di
classificazione per materie che conoscerà un profondo successo:

LA CLASSIFICAZIONE DECIMALE DI DEWEY


DEWEY è un giovano bibliotecario americano che concepisce questo schema di classificazione nel
1873. Tre anni dopo lo pubblicherà in un opuscoletto anonimo di una 20 ina di pagine e da quel
momento, con una cadenza decennale ca, uscirà una nuova edizione della classificazione decimale.
Le prime edizioni sono a cura ancora di Dewey, dopo la sua morte a cura di una vera e propria
agenzia. È il modello più diffuso. Nel 2011 è stata pubblicata la 23ima edizione; quella del 2003 è la
prima edizione pubblicata nel web. Il modello di base è rimasto quello di Dewey, l’agenzia ha
provveduto a degli affinamenti, hanno cercato cioè di porre rimedio a degli aspetti non proprio
funzionali, in quanto questo modello di classificazione è abbastanza rigido.
- 000 SCIENZA EGLI ELABORATORI, INFORMAZIONE ED OPERE GENERALI
- 100 FILOSOFIA E PSICOLOGIA
- 200 RELIGIONE
- 300 SCIENZE SOCIALI
- 400 LINGUAGGIO
- 500 SCIENZA
- 600 TECNOLOGIA
- 700 ARTI E ARTI RICREATIVE
- 800 LETTERATURA
- 900 STORIA E GEOGRAFIA

Decimale perché parliamo di uno schema a base dieci: 10 classi fondamentali (da 0 a 99, 100 a 199, e
così via). Ogni classe è articolata in 10 divisioni, ogni divisione in 10 sezioni.

Ogni documento viene contrassegnato da un’annotazione numerica di almeno 3 cifre dopodiché


seguite queste 3 cifre da un punto possono esserci altre numerazioni per altre suddivisioni (tempo e
spazio).

Diciamo che il modello decimale non fu l’unico modello proposto, ma ci furono altri sostanzialmente
con criteri diversi. Possiamo affermare però che il modello a base dieci si presenta molto intuitivo,
seppur rigido e di fondamento positivistico (corrisponde cioè ad una idea ottocentesca del sapere), che
non si esclude possa andare in crisi col passare degli anni e con lo svilupparsi di altre materie che si
sovrappongono o si fondono con altre (ES. PER Dewey: BIOLOGIA : CAMPO BIOLOGIA; ETICA: CAMPO
ETICA; BIOETICA: ? ecco che quindi il modello inizia ad andare in difficoltà)

Quando si sviluppa questo modello non mancano però gli oppositori: fanno notare che in questo modo
alla biblioteca servirà più spazio, infatti è necessario lasciare dei vuoti negli scaffali per aggiungere via
via nuovo materiale, non si può sfruttare più la numerazione a catena (fase precedente); bisogna
predisporre spazio tra uno scaffale e l’altro per permettere alle persone di poter circolare ed esplorare
comodamente l’ambiente. Si fa il pro ed il contro, ma questo modello è destinato comunque a
prevalere: dilaga infatti prima negli USA, poi in Europa, poi in Asia. Ha conosciuto anche dei modelli
leggermente diversi ma che nella classificazione Dewey trovano il loro sfondo sistematico: es. nei paesi
di lingua francese e in Spagna si sviluppa una classificazione decimale universale, che è una
classificazione Dewey riveduta e corretta.

La Dewey serve sia per organizzare i materiali, ma anche per allestire il catalogo per materie e per
schematizzare l’organizzazione dei repertori bibliografici.

ES. presente nell’area economica della biblioteca centrale di Ateneo.

- LA DIPARTIMENTALIZZAZIONE DELLE RACCOLTE


Non che la Dewey non abbia difetti. Infatti, sono state o individuate soluzioni leggermente diverse
oppure accorgimenti tendenti a limitare qualche aspetto troppo rigido della CDD. Una è la
dipartimentalizzazione delle raccolte. Questo tipo di divisione la troviamo nella Biblioteque
National di Parigi, dove sono stati creati più dipartimenti per le diverse aree (ES. nell’AREA SCIENZA
E TECNICHE ci sarà una sezione per le SCIENZE PURE e un’altra per le SCIENZE APPLICATE).

- AREE DI INTERESSE
Intorno alla metà del 900 le biblioteche iniziano a riflettere sulla necessità di spostare l’attenzione
dall’organizzazione per materie (scaffale aperto) ai i bisogni e alle esigenze di lettura degli utenti,
(specialmente le biblioteche pubbliche locali). Il problema però sta nel fatto che i bisogni di accesso
alle risorse documentarie non corrisponde rigidamente alle partizioni del sapere presenti negli
schemi di classificazione. (ES. la categoria: LETTERATURA nella classificazione decimale è articolata
in modo da privilegiare le letterature nazionali e non i generi letterari. Se Il mio bisogno è quello di
leggere “un giallo” qualsiasi e non un classico della letteratura americana, capiamo che la Dewey è
debole, non identifica l’appartenenza di un romanzo ad un sottogenere di una certa categoria, ma
l’appartenenza invece ad una letteratura di questo o quel paese o di questo o quel periodo).
L’affluenza di un pubblico anche “popolare” porta le biblioteche a svilupparsi secondo le AREE DI
INTERESSE. Nascono intorno agli anni 30\40. L’organizzazione è sempre a scaffale aperto, ma
cambia il criterio di ordinamento (modello più informale di presentazione dell’offerta), con un
ribaltamento: la biblioteca per classificazione fa riferimento principalmente alle gerarchie
disciplinari, mentre una biblioteca per aree di interesse privilegia i comportamenti di ricerca dei
lettori.
- BIBLIOTECA TRIPARTITA
Intorno alla metà degli anni 60 nasce in Germania la biblioteca tripartita. Gli spazi interni individuati
sono sostanzialmente tre:
 INGRESSO molto accogliente, molto informale: i libri sono disposti su carrelli, esposti di
piatto, troviamo le novità, troviamo poltrone e tavolini, troviamo quotidiani. Il lettore è
libero di muoversi come vuole, addirittura sono sistemati qui immediatamente i libri che
arrivano in biblioteca senza passare attraverso le procedure amministrative di
catalogazione. La DISPOSIZIONE QUI È PER AREE DI INTERESSE.
 SPAZIO CENTRALE: spazio a scaffale aperto CLASSIFICATO PER MATERIE: questa parte è
principalmente uno spazio di studio, con modalità, quindi, diversa di fruizione. Qui troverò i
tavoli e le sedie.
 DEPOSITO: conservati i libri meno richiesti.

Abbiamo tutti i modelli in uno solo: INGRESSO: carattere ESPOSITIVO; CENTRALE: STUDIO; REMOTO:
DEPOSITO; con una caratteristica particolare: i libri non vengono sistemati in via definitiva in uno di questi
spazi, conoscono le loro dinamiche, vengono sistemati nello spazio di ingresso o centrale o deposito in base
alle esigenze della biblioteca.

- LA BIBLIOTECA FRATTALE
Negli anni 90 del 900 viene elaborato un nuovo modello, sempre in Germania: la Biblioteca frattale
(il frattale è un oggetto geometrico nel quale ogni parte somiglia all’insieme), che riproduce
all’infinito il modello della biblioteca tripartita. Ogni area della biblioteca è tripartita: non c’è quindi
una sola area centrale, di ingresso o magazzino, ma relativamente ad un modello articolato di
offerta avremo più aree (isole tematiche) all’interno delle quali ci sarà un ingresso centrale, uno
spazio centrale più strutturato e uno spazio di deposito. Una delle caratteristiche è la
declassificazione (indebolimento del criterio di ordinamento sistematico) e il tentativo di sostituire
le notazioni sistematiche con le categorie e i linguaggi della quotidianità (c’è l’idea che la biblioteca
debba riflettere i “mondi di vita”)
- BIBLIOTECA MULTIMEDIALE
Si afferma una forte presenza degli audiovisivi (in Francia si afferma la Mediateque) in cui
l’audiovisivo è centrale. Anche se adesso questo modello si è indebolito con il dilagare dei file
multimediali. Spesso la biblioteca multimediale è interna ad una tradizionale (ES. la biblioteca
SALABORSA DI BOLOGNA)
- BIBLIOTECA COME SPAZIO DI APPRENDIMENTO
In molte realtà del mondo universitaria le biblioteche stanno cambiano volto, tendono a
caratterizzarsi come spazi di apprendimento: si preoccupa di supportare l’apprendimento,
promuovere gli accessi alle tecnologie dell’informazione, prevede spazi al proprio interno di studio
e lavoro collaborativo e\o individuali, ci sono anche attività di laboratorio (spazi con meno libri e più
attrezzature multimediali). Naturalmente questa scelta è particolarmente radicale: ad essere
sacrificato è il libro, che deve lasciare spazio ad altro, a tutte le risorse della conoscenza.
- BIBLIOTECA COME SPAZIO DI CITTADINANZA E RELAZIONALE
Sviluppatosi specialmente nelle biblioteche pubbliche locali: angoli di lettura, laboratori, esercizio di
diritto di cittadinanza, integrazione nello spazio urbano. Quando parliamo dello spazio di
cittadinanza, parliamo anche di cittadinanza digitale e di quello che la biblioteca fa per migliorare
l’uso delle tecnologie.
- BIBLIOTECA “VERDE”
In tema di sostenibilità, di cambiamento climatico, di difesa dell’ambiente ha favorito negli ultimi
anni di una nuova idea di costruzione delle biblioteche e di rapporto tra biblioteca ed ambiente.
La green library è attenta all’impatto e alla sostenibilità ambientale, se di nuova realizzazione, è
costruita con materiali naturali; è una biblioteca che tiene comportamenti rispettosi nei confronti
dell’ambiente: risparmio di energie, riciclo dei materiali (carta), minor consumo di plastica, etc.
(ES. BIBLIOTECA DI NAIROBI: miglior esempio di biblioteca verde, una biblioteca con soluzioni di
luce, ventilazione e illuminazione naturali, con un giardino organico all’interno, e con una carta di
impegni che guarda appunto alla sostenibilità). Una delle caratteristiche più importanti è
l’educazione ambientale, ovvero quell’insieme di iniziative che la biblioteca assume per coinvolgere
i propri utenti nei programmi sostenibili. La biblioteca contribuisce alla formazione di una comunità
più responsabile e consapevole nei confronti degli effetti del cambiamento climatico e cosa si può
fare per tutelare meglio l’ambiente.

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