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UNA STORIA DEL LIBRO

1. VOLUMEN,CODEX
Si può definire libro un insieme concluso di fogli che fanno da supporto a un testo manoscritto o stampato,
oppure un'insieme di fogli legati insieme, oppure un oggetto dotato di caratteristiche di pregio tali da farne
un'opera artistica.

Jorge Louis Borges definisce il libro come:


"volumen, un prisma a sei facce rettangolari composto di sottili lamine di carta che devono presentare un
frontespizio, un'antiporta, un epigrafe in corsivo, una prefazione anch'essa in corsivo, nove o dieci capitoli
che cominciano con la lettera capitale, un'indice del contenuto, un ex libris con una clessidra a sabbia e con
un motto latino, conciso errata corrige, alcune pagine bianche, l'indicazione ben spaziata della tipografia e la
data ed il luogo di stampa: oggetti che, come si sa, costituiscono l'arte dello scrivere."

La vicenda del libro ha inizio prima della carta, infatti è prefigurato sulle grotte delle pareti preistoriche. Il
passaggio da immagine a segno porta con sè, per altro verso, la possibilità di nominare non solo cose del
mondo, ma anche cose astratte. La grotta preistorica si evolve in stele, e nella stele lapidea si assiste al
passaggio alla scrittura alfabetica.

• La stele presuppone la possibilità di costruire una superficie liscia, rettangolare, su cui i caratteri
alfabetici si allineino e corrano da sinistra a destra facendosi pagina.
• Il carattere della lapide è , all'opposto, segnare di se stessa un luogo, fissando nel tempo e nello
spazio un senso, in qualche modo sacrandolo.

Ma il nome del libro , biblion in greco e liber in latino, porta entro sè il significato primo di corteccia
d'albero: ugualmente l'ideogramma cinese indicante il libro lo schematizza come tavoletta lignea o bambù.

Per quanto riguarda la composizione: dal papiro si estrae il midollo, sagomato in strisce sottili. Esse,
vengono bagnate, fatte seccare e battute sino a ottenerne dei fogli piani, che resi ancor più lisci da un velo
di colla, sono tagliati ad un'altezza di 15/17 cm.
Tra il IV millennio a.c e la metà del III nascono delle figure come quella dello scriba, che usa la scrittura
ieratica per i temi riguardanti il divino, e la scrittura demotica per scopi burocratici e utilitari.

A fare del papiro libro sacro provvede la diffusione del "Libro dei morti e della nascita", raccolta di formule
rituali in ieratico che veniva posta, almeno dalla XVIII dinastia in poi, presso la mummia per consentire al
defunto di passare nell'aldilà.

Il libro, volumen, è una striscia di papiro scritta a colonne di linee parallele su un solo lato, recante talora
illustrazioni, avvolta intorno a un bastoncello (umbilicus) in legno o avorio terminante agli estremi con
pomelli (cornua), a uno dei quali è appeso un cartellino (titulus) riportante l'argomento del libro. Il cilindro
del libro arrotolato è preservato dai danni da un astuccio cilindrico (capsa o theca).

Il passaggio da rotolo papiraceo alla sequenza di fogli rettangolari sovrapposti trova la propria ragione
storica nella prima metà del II secolo a.c.

La pergamena, rispetto al papiro ha uno svantaggio evidente: il maggior costo materiale e di manodopera
nella produzione, che essa compensa, però con la straordinaria robustezza, dunque durevolezza. E' grazie a
tali caratteristiche che non solo sono stati tramandati sino a noi importanti testi dell'antichità, ma anche che
i palinsesti hanno mantenuto sotto le riscritture tracce di testi più antichi.
In ogni caso, la pergamena e la forma tendenzialmente rettangolare della pelle di partenza inducono ad un
taglio ed a una piegatura delle pagine che fanno prediligere, per motivi di praticità, la sovrapposizione tra
fogli, rettangoli tutti uguali scritti su entrambi i lati e legati insieme la cui sequenzialità è nella struttura
stessa del nuovo libro concepito, il codex.
Già dai tempi degli antichi romani vengono introdotte le biblioteche, sia pubbliche che private. Si contano
nel 377 d.c circa 28 biblioteche pubbliche.

E' con il cristianesimo che il modello del codex, del libro a fogli rettangolari tra coperture rigide, diventa
definitivamente prevalente sul volumen. Presso i cristiani rimane in uso il volumen che viene svolto
verticalmente anzichè orizzontalmente ed è dedicato ad usi liturgici, atti amministrativi,cronache e
genealogie.

Anche in ambito bizantino le biblioteche monastiche hanno maggior fortuna delle pubbliche. La grande
biblioteca voluta da Costantino a Costantinopoli nel 330, ricca di 120000 volumi, viene bruciata nel 477
durante la rivolta di Basilisco. Le biblioteche saranno sottoposte poi a saccheggi e distruzioni nel corso della
storia.

2. SCRIPTORIA
Lo scriptorium, è la parte del monastero in cui si svolgono le attività di copia, decorazione e legatura dei
manoscritti, è organica al progetto complessivo di vita santa e, come tutte le funzioni della comunità,
organizzato in modo rigoroso. Nella stagione finale del primo millennio, lo scriptorium monastico esercita
un fervido e benedetto monopolio sulla produzione libraria.

Lo scriptorium prevede che i monaci si esercitino nella lingua latina tanto su testi sacri quanto su testi della
tradizione pagana, sino a giungere a un livello di competenza che ne fa dei copisti provetti: alcuni si
spostano di monastero in monastero sia per copiare libri assenti nel proprio, sia per perfezionarsi altrove e
per portare la propria sapienza. E' questa un'azione religiosa, una declinazione del labora benedettino che,
secondo il primario modello orientale, è di per se stesso anche un ora.

A capo dello scriptorium è l'armarius, monaco di lunga esperienza che organizza la divisione del lavoro, si
occupa degli approvvigionamenti, controlla tempi e modi di esecuzione, oltre a svolgere il ruolo di
bibliotecario, ovvero responsabile del patrimonio librario esistente.
Oltre a questa figura vi è anche la figura del decoratore, che traccia i capilettera, gli ornamenti e dove
persiste, le miniature figurate.

I tre principali tipi di scrittura che si utilizzano sono, in un progetto collettivo di regolarità calligrafica, non
esclude tuttavia vezzi e usanze propri degli scriptoria più autorevoli, il maiuscolo, il minuscolo ed il corsivo.

• maiuscolo --> lettere capitali quadrate ereditate dai romani


• minuscolo --> caratterizzato dalla facoltà di rilevare in alto le aste dei caratteri, e in basso le code.
• corsivo --> piccolo e fluente, vi si scrivono gli atti, le lettere, i documenti, ma ben presto esso entra
anche nella grafia del libro a fianco del minuscolo.

I manoscritti decorati mostrano tre caratteri principali:


1. il valore di continuità (con la tradizione romana/ellenistica)
2. il valore della concezione
3. il rapporto con le culture orientali

Il fiorire della civiltà urbana comporta che il possesso di una biblioteca è simbolo di eminenza sociale,
quanto quello del fattore identitario: la nuova società vuole riconoscersi in una letteratura che non sia solo
la sacra di tradizione, la quale è appannaggio dei clerici, ma comporti anche un immaginario laico e insieme
un approccio al sacro meno estraneo e più legato alla coltivazione individuale.

Ambito per eccellenza del mutato orizzonte culturale è la nascita delle università. (Alma Mater Studiorum
--> 1088). L'università diventa per legge il luogo in cui la ricerca si sviluppa libera e indipendente.
Con il passare degli anni nascono anche figure come: il copista ed il libraio, che danno vita ad un vero e
proprio mercato.
Rispondendo alle esigenze di studio cui il testo corrisponde, il libro conosce nuove articolazioni:
• la scrittura è su due colonne
• i margini ampi sono destinati alle glosse
• le singole parole sono separate l'una dall'altra
• i blocchi di testo sono raggruppati sotto il nome di "paragrafi"
• si inseriscono i titoli in rosso (rubricae) per rendere oggettiva la struttura del testo

Dal punto di vista produttivo viene introdotto il sistema della pecia: una copia ufficiale dei libri, in modo tale
che i copisti professionisti prendano in affitto le singole peciae, cosicchè più mani contemporaneamente
possono lavorare alla trascrizione.
E' in questo ambito che viene introdotto l'uso di marcare ogni quaderno con un numero d'ordine, la
segnatura, che permette in seguito un facile riordino e la legatura con nervi di cuoio.

Fuori dalla cultura ufficiale l'evolversi della cultura cristiana porta a due innovazioni la cui importanza è
decisiva nella vicenda del libro:
1. la fioritura di temi mistici e poetici
2. la fioritura di una letteratura religiosa popolare

Un altra innovazione riguarda l'epica cavalleresca: la chanson de Roland e tanti altri, nascono nelle corti
insieme alla poesia religiosa, la novellistica, il romanzo d'avventure, una nuova epica.

La figura dei copisti è importante anche in Oriente, dove prendono il nome di "warraqin". I copisti
trascrivevano i libri anche privatamente: nel IX secolo si contano a Baghdad un centinaio di rivendite di libri,
e la carta è così diffusa che è dall'arabo antico che deriva il termine risma, indicante allora come oggi un
blocco di 500 fogli.

3.PHILOBIBLON
All'incirca verso il 1250 nascono i primi biblofili, coloro che sono collezionisti ma anche ricettatori di libri,
fanno perlustrare biblioteche pubbliche e private, fanno copiare e restaurare libri.

Si può attribuire a un mutamento tecnico un ulteriore passaggio rivoluzionario nella storia del libro. Gli
scriptoria britannici e normanni, iniziano , nel XI secolo, a utilizzare penne mozze a sinistra, dunque con un
andamento di punta diverso dalle precedenti e più adatto alle variazioni calligrafiche.
In quest'ambito, il diffondersi del gotico comporta almeno due aspetti degni di nota:

1. il pensiero del foglio, secondo una prospettiva principalmente estetica --> la bellezza della pagina
non è data dalla porpora o dall'oro o dallo splendore degli ornamenti miniati, ma dagli elementi
primi stessi della scrittura e dell'impaginazione
2. il fissarsi di una grafia ufficiale, di una scrittura destinata al libro, diversa da quella dell'uso corrente

Con le generazioni successive, quelle del trionfo del gotico internazionale e dell'affermarsi del Rinascimento
anche nella miniatura, l'arte del libro manoscritto giunge al culmine.

Il secolo del libro a stampa è quello delle ultime grandi figure della miniatura prima della sua crisi definitiva,
non è raro, nel Quattrocento, che la figura del grande pittore e quella del grande miniatore coincidano, da
Jean Fouquet a Jan Van Eyck al Beato Angelico.
4.INCUNABOLI
La seconda metà del Trecento vede diffondersi in Europa una tecnica di stampa, la xilografia (dal greco
xylon, legno, e graphein, scrivere), legata soprattutto alla produzione seriale di immagini, ma che
rappresenta il precedente concettuale perfetto della stampa a caratteri mobili. Il principio è semplice. Una
tavoletta di legno dalla fibra consistente, tagliata nel verso della fibra (legno di filo: nell'Ottocento si
preferirà il legno di testa e si opererà perpendicolarmente alle fibre), viene incisa con strumenti affilati e
appuntiti sino a far emergere un disegno in rilievo. La parte in rilievo viene inchiostrata e successivamente vi
si appoggia un foglio di carta che, opportunamente pressato in modo uniforme sul verso con un tampone,
riceve l'impressione.

Se per la realizzazione e la produzione di immagini la xilografia si rivela uno strumento efficace, la sua
efficacia nei testi è assai più limitata. L'opera di incisione è lenta ed imprecisa, il procedimento di stampa
all'epoca faticoso e delicato, l'usura dei legni rapida e, complessivamente, il risultato non concorrenziale con
la qualità delle opere manoscritte e miniate.

In ogni caso, sia la xilografia sia l'impressione a punzoni indicano che la cultura tecnica è giunta al punto di
maturare la svolta decisiva, la riproduzione meccanica in serie dei testi su fogli di pergamena e, meglio
ancora, di carta.

• Gutenberg:
Johann Gensfleisch, nasce a Magonza da una famiglia di orafi e commercianti. Dal 1448 egli è
ancora a Magonza, dove nei primi anni del decennio nuovo escono alcune elementari pubblicazioni
a stampa, calendari ed esemplari della Grammatica di Donato, che molti gli attribuiscono.
Egli deve far fronte a due problemi principali: la realizzazione dei caratteri e l'inchiostro. Per
stampare Gutenberg porta avanti un'impresa ciclopica: utilizza due torchi, ciascuno azionato da due
operai, e almeno sei compositori, cui devono aggiungersi gli addetti a tutte le altre funzioni del
processo.
Il successo di vendita non compensa i costi enormi sostenuti per l'impresa. E' questa la ragione per
cui Fust intenta una causa per debiti a Gutenberg, appropriandosi dei suoi strumenti. Schoffer, che
con Fust darà vita ad una trentina di pubblicazioni, dal 1462 introduce inoltre l'uso di firmare i
propri libri con una marca editoriale, inaugurando una tradizione giunta fino a noi.

I libri pubblicati entro il 1501, sono chiamati incunaboli, termine che richiama il latino incunabulum, culla, e
suggerisce l'infanzia della tipografia. L'incunabolo è per molti versi un succedaneo del manoscritto.

Dalla tradizione manoscritta proviene anche l'uso del colophon, che in assenza di titolo, era l'unica carta
d'identità del libro. Le illustrazioni, le decorazioni e i capilettera sono per lo più ancora eseguiti a mano, e
solo gradualmente la xilografia vi si sostituisce, soprattutto in area tedesca.
Le cose cambieranno solo nel secolo successivo con l'incisione a bulino su lastre metalliche: la calcografia
dopo la metà del Cinquecento si afferma come tecnica principe nell'illustrazione a stampa.
La legatura, infine, è un uso che l'arte della stampa continua a considerare accessorio e sostanzialmente
estraneo all'edizione vera e propria, che viene distribuita e venduta in fascicoli.

Fondamentalmente medioevale. è nonostante la carta e i caratteri mobili, l'oggetto, e fondamentalmente


medievali ancora i suoi argomenti. Lo spirito del libro, la sua capacità di farsi cultura attiva e azione diretta
nella storia, muta con la prima generazione del Cinquecento, e proprio sul terreno che incrocia religiosità e
filosofia.

Sulla sponda opposta Lutero, utilizza il libro come arma polemica religiosa e politica, la cui moltiplicabilità lo
rende strumento insostituibile di circolazione di idee. Dal 1500 circa in poi, il libro entra drammaticamente
nella sua maturità, e di fatto vengono introdotti i processi ai libri e i roghi.
5.ALDO E GLI ALTRI
Aldo Manuzio, abilissimo tipografo, esordisce nel 1495 a Venezia con la grammatica greca di Costantino
Lascaris "Erotemata, Questioni".
Ancora nel 1495 Aldo inizia a pubblicare l'opera che gli dà immediata rinomanza, l'Opera di Aristotele in
cinque volumi, completata nel 1498. Ciò che contraddistingue Manuzio non è solo il grado di profonda
innovatività delle scelte tipografiche, dal carattere bembo all'italico, della decisione di pubblicare i testi
classici senza note commento in volumi in ottavo, dalla ripresa del frontespizio a introduzione del testo
secondo l'uso inaugurato da Giorgio Arrivabene nel 1487 per la sua Bibbia, dalla logica commerciale
moderna per cui l'editoria è impresa vera e propria e la marca un vero e proprio brand, così autorevole da
sopravvivere alla morte del fondatore, sopraggiunta nel 1515.
Nasce di fatto, in questo momento, il concetto di identità culturale della casa editrice, e l'idea stessa di
collana.

Curando per Aldo Manuzio le edizioni del 1501 di Petrarca, e del 1502 delle Terze Rime dantesche, Pietro
Bembo si attiene a scelte filologiche d'un rigore sino a quel momento riservato ai testi antichi:
• l'abolizione delle abbreviazioni medievaleggianti
• la grafia stabilita delle parole
• un sistema di interpunzione ragionato
• introduzione dell'apostrofo e dell'accento grave

Tutti questi elementi iniziano a delineare nel corpo vivo della stampa, una codificazione che è di
fatto la stessa della nascente grammatica volgare.
Intorno al 1550 nasce quella che noi chiamiamo "bibliografia", cioè un'elencazione sistematica, quanto il più
possibile dettagliata di libri e testi a stampa di un autore o relativi a un dato argomento, o comunque
secondo un progetto specifico di ricerca che riguarda il libro, la sua natura concettuale e anche quella
oggettiva.

E' con Claude Garamond che, a Parigi, l'autonomia della scrittura a stampa raggiunge la pienezza definitiva.
Egli è il primo, infatti, a concepire una produzione di caratteri autonoma rispetto alle botteghe di editoria.

I mestieri del libro si specializzano e definiscono non solo perchè chi incide caratteri non sempre è tipografo
in prima persona, e tra gli addetti alla stampa ognuno ha compiti ormai precisi, ma anche e soprattutto
perchè l'attività di editore sempre più tende a riguardare l'aspetto progettuale dal reperimento di capitali al
commercio vero e proprio delegando ad altri il compito dell'esecuzione tipografica.

Se molto accade intorno alla tipografia, ciò che accade al suo interno si stabilizza in un rituale che, salve le
normali evoluzioni, rimarrà sostanzialmente immutato sino all'età moderno. Il testo viene prima composto
utilizzando i caratteri a disposizione della tipografia. Il compositore attinge dalla cassa i caratteri e li allinea
rovesciati, da sinistra a destra, sul compositoio, un regolo a squadra con un cursore che consente di stabilire
la linea della giustezza voluta, con opportune spaziature.

Mentre l'artigianalità nobile della tipografia fissa, tra Cinquecento e Seicento, le proprie liturgie, sul terreno
più ambiguo e complesso dl pensiero del libro si giocano partite assai più decisive e mobili.

In compenso molto spazio era riservato alla figura del mecenate, ecclesiastico o nobile, una dedica in forma
di immagine dell'autore che, genuflesso, porgeva l'opera al committente, e in seguito di lettera o
invocazione.

Resta il fatto che, come è certo che l'editoria cinquecentesca è largamente redditizia per i professionisti del
libro, non lo è altrettanto per gli uomini. L'autore è una figura intellettuale, per retaggio culturale restia a
uscire dalle calde serre della protezione mecenatesca e affrontare le burrasche dell'economia di mercato.
Pubblicare è da un lato ambire alla gloria imperitura e guadagnare nell'immediato un'autorità intellettuale
spendibile mondanamente nelle corti; dall'altro sfruttare al massimo grado la potenza di diffusione delle
proprie idee, con una rapidità e incisività che il dibattito culturale va rendendo sempre più necessaria.

Un contratto notarile regola il rapporto tra autore e tipografo che può essere di quattro tipi:
1. i costi della stampa sono a carico dell'autore
2. l'autore o il tipografo o l'editore si spartiscono in società i costi
3. prevede che sia l'editore ad assumersi gli oneri economici della pubblicazione in cambio di un certo
numero di esemplari del volume
4. (diffusa soprattutto agli inizi del Seicento) l'editore provvede a tutti i costi, riconoscendo all'autore
un compenso fisso

Intorno alla metà del 1500 si diffondono gli indici, cioè le elencazioni, dei libri a vario titolo proibiti. Se si
prende ad esempio l'indice paolino, questo elenca circa un migliaio di pubblicazioni proibite, colpendo con i
suoi strali numerosi autori non cattolici dei quali l'intera opera è proibita così com'è per 61 tipografi, tutti
d'area svizzera e tedesca. In virtù dell'indice paolino cadono in disgrazia ovviamente i testi di Lutero,
Calvino, Machiavelli... Anche se non tutti vengono abiliti,molti subiscono degli emendamenti.

Molte sono le proteste da parte del mondo intellettuale, e molte quelle di editori e librai. La severità delle
norme è in parte addolcita nell'indice detto tridentino, che Papa Pio IV fa promulgare nel 1564. Il suo
successore, Pio V fa tuttavia proibire nel 1567 la stampa di tutte le opere in volgare.

Ben presto lo zelo censorio passa dai testi di argomento religioso ai testi letterari e scientifici nel tentativo di
controllarne non tanto l'ortodossia religiosa, quanto il più generale influsso del libro sulle coscienze
individuali e la possibilità di diffondere opinioni suscettibili di turbare l'ordine costituito.
Nelle nazioni dove la riforma protestante ha avuto maggior peso che in Italia, le cose vanno diversamente:
in Francia il controllo della stampa è palleggiato tra il re, la Chiesa e la Sorbona, con frequenti disaccordi che
rendono meno strette le maglie della censura.

Nel 1500 e 1600 --> xilografia --> preferita perchè


• ragioni di consuetudine
• spesso la figura dell'incisore si identifica con quella dello stampatore
• meno passaggi lunghi e costosi rispetto alla stampa su metallo

6.BEAUX LIVRES E AMBULANTI


L'aumento considerevole del costo della carta, causato da un incremento enorme del consumo a fonte della
rarefazione degli stracci, gli effetti delle regole censorie e di normative legali inadeguate, l'affermarsi in
molte nazioni di regimi assolutisti poco inclini alla libertà di stampa: queste sono le cause che fanno del
Seicento un secolo di transizione e ripiegamento nella vicenda del libro, dopo i fasti del suo secolo migliore.

Nel 1615, nascono in Germania le pubblicazioni settimanali, che arriveranno nel 1620 in Italia ed in
Inghilterra nel 1622... L'importanza di una stampa periodica d'informazione appare in Francia (1631) subito
chiara. Anche l'attività generale di stampa è posta sotto tutela. Nel 1610, Luigi XIII da un lato conferma i
privilegi per stampatori e librai, sotto controllo della Sorbona, autorizzando gli stampatori a riunirsi in una
comunità, dall'altro proibisce esplicitamente qualsiasi forma di organizzazione agli operai delle tipografie.
Librai e stampatori hanno l'obbligo di operare nel quartiere dell'università e sono sottoposti a controlli
periodici. Nel 1629 il re nomina dei censori dai quali dipende la concessione dei privilegi, surrogando una
prerogativa dell'università e vent'anni dopo stabilisce che chi eserciti la stampa o l'attività di libraio debba
essere francese, cattolico, di costumi morigerati, ed esperto del latino e del greco. Occupandosi con tanta
acribia dei "cattivi" libri, l'autorità decide di occuparsi anche dei "buoni", i "beaux livres".

Le cose sono diverse in Inghilterra:


• 1694 --> viene abolita la censura
• 1710 --> introduzione del Copyright Act che stabilisce che, analogamente a quanto accadeva già in
Francia, una copia di ogni opera a stampa venga conferita alle biblioteche reali pubbliche.

Sul piano dei generi letterari uno si afferma in modo cospicuo, il libro di viaggio. Nasce anche il concetto di
gentlemen traveller, che altro non è che l'autore di un resoconto che altri gentlemen come lui leggeranno, in
cui informazioni enciclopediche si incrociano con notazioni di costume ed episodi di vita vissuta, sino a vere
e proprie divagazioni nel pittoresco. Il viaggio diviene, per definizione, il viaggio in Italia.

Ma la novità più importante riguarda un modo nuovo in se stesso di concepire il libro, e soprattutto la
nascita di un nuovo pubblico. A Troyes, nell'Aube, Nicolas Oudot concepisce all'inizio del secolo dei libri di
piccolo formato e dalla foliazione contenuta, stampati su carta di modesta qualità e con risorse tipografiche
ridotte all'essenziale, la cui vendita è affidata ai "colporteurs", i venditori ambulanti così chiamati perchè
reggono appesa al collo una cassetta contenente le mercanzie. I libri costano una cifra irrisoria, 2 soldi, e
sono protetti da una copertina non stampata di colore blu: da questo dettaglio deriva il nome con cui
passano alla storia, bibliothèque bleue.

I mercati, le fiere paesane, le sagre di campagna in Francia, sono lo scenario naturale di questa idea
rivoluzionaria di editoria. Il segreto della biblioteca blu è l'incontro tra il bassissimo prezzo, che rende il libro
accessibile agli strati meno colti e più bassi della popolazione, e i contenuti, che oscillano tra divulgazione e
divertimento con un approccio culturalmente non impegnativo e un senso pragmatico dell'utilità: l'alto
prezzo del libro colto, e non meno il complesso di inferiorità che esso genera presso il pubblico meno
sofisticato, vengono aggirati in un solo colpo.

Gli argomenti di maggior successo si irradiano in direzioni diverse. Miracoli,prodigi, curiosità e fatti di
cronaca nera rappresentano un filone in grado di far concorrenza ai libri devoti, diffusissimi e basati sulle vie
dei santi e sui modelli esemplari di vita pia.
Sul piano della vita pratica --> libri di medicina
Sul piano dell'intrattenimento --> fate, romanzi, cavalleria d'amore, novelle...

Per converso la biblioteca blu concorre in modo notevole ad innalzare i livelli di alfabetizzazione, e può farsi
strumento di diffusione di messaggi che, anzichè favorire la coesione sociale, vogliono minarla. Per tali
ragioni l'autorità politica li guarda con sospetto. Ai tempi delle mazarinades l'attività degli ambulanti è
proibita, e nel 1757 si prometterà la pena di morte ai librai e colporteurs che vendano scritti "tendenti ad
attaccare la religione, a eccitare gli animi, ad attentare le autorità del re e la tranquillità dei suoi stati." Sarà
Napoleone III a risolvere definitivamente la questione, proibendo la vendita ambulante di libri.

7.ENCYCLOPÉDIE
Per sfuggire alla censura alcuni autori, preferiscono utilizzare nomi insindacabili come Amsterdam,
Bruxelles, Londra...
Nel 1750 Diderot pubblica un Prospectus annunciante l'opera che, in senso filosoficamente moderno, nè
riprodurre la tradizione medioevale, nè seguire le orme dei dizionari e repertori eruditi che sempre più fitti
vanno circolando.

Sempre più professionalizzate e distinte la figura del tipografo e dell'editore, ormai grosso modo accettata
la possibilità che almeno in un sistema come l'inglese, l'autore possa vivere dei proventi delle sue attività e
consolidatasi una rete di librerie dotate di sale di lettura e della possibilità di affittare volumi, oltre che di
biblioteche di prestito, la febbre del libro si diffonde presso strati sociali sempre più vasti. Il romanzo, e con
esso sia la letteratura d'intrattenimento sia di livello colto che basso, diviene il genere editoriale trainante.
Contemporaneamente si comprende che i nuovi territori di espansione dell'impresa editoriale sono la
stampa periodica e la divulgazione, fonte di un sapere diffuso e cerniera tra l'alta cultura e quella da
biblioteca blu.
Il 26 Agosto 1789 l'articolo 11 della dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino recita:" La libera
comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell'uomo; ogni cittadino può
dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo rispondere dell'abuso di tale libertà nei casi
determinanti dalla legge".

8.EDITORI
Lo snodo cruciale della vicenda ottocentesca del libro, narrata da un Balzac che tra il 1825 e il 1828 ha
tentato personalmente una peraltro fallimentare avventura editoria proprio con una batteria di sette
macchine Stanhope, è fondamentalmente il passaggio da un artigianato innalzato, con elementi d'arte,
all'industria vera e propria.

Nel 1795 si verifica la prima sostanziale innovazione quando viene realizzato in Inghilterra, a opera di Lord
Charles Stanhope III, un torchio interamente in ghisa, che consente di stampare circa 100 fogli l'ora e che
nel volgere di breve tempo, come testimonia Balzac, sostituisce gli antichi torchi in legno.

Koenig e Bauer, inventano una pressa a platina automatica, in cui l'inchiostro è distribuito uniformemente in
quattro rulli. Nel 1812 essi rimpiazzano la platina con un cilindro di pressione e , tra il 1814 e il 1816 la loro
macchina è dotata di un motore a vapore e di due cilindri, così da poter imprimere recto e verso in un unico
processo e stampare 1100 fogli l'ora. Per ottenere la massima efficienza da queste macchine è opportuno
che la pagina di stampa sia realizzata in stereotipia.

E' l'inizio di realizzazioni di ben altra portata, rese ulteriormente possibili dalla concezione nel 1844, ancora
da parte di Gottlob Keller, di un sistema di mole di pietra per sfibrare il legno, consentendo di ottenere carta
da una miscela contenente il 60% di pasta di legno e 40% di pasta di stracci. La scoperta della cellulosa da
parte di Meillier e poi di Tilghman, e di procedimenti che utilizzano agenti chimici come la soda caustica ed
il bisolfito di calcio, consentono di riutilizzare carte a basso prezzo ed in quantità sino ad allora immaginabili.

Viene introdotta la Linotype viene introdotta a partire dal 1840 ed è una macchina per la composizione
meccanica delle pagine di stampa consistente ad una tastiera collegata a dei magazzini che vengono
richiamati man mano che il linotipista li batte sulla tastiera.
Nel 1887, l'americano Tolbert Lanston concepisce la Monotype, basata sul principio di una matrice per
singolo segno. Il vantaggio è la rapida correzione degli errori ed una migliore qualità dei caratteri,
controbilanciato da una velocità di composizione dimezzata rispetto alla Linotype.

Per quanto riguarda l'illustrazione in senso stretto, la fotografia si sostituisce alla xilografia e alla litografia
nella prima volta nel 1852. Nel 1890 la fotografia fa la sua comparsa sui giornali e riviste, affermando nel
volgere di pochi anni un primato incontrastato.

Nonostante i proclami rivoluzionari, la libertà di stampa rimane ancora per lungo tempo una pia illusione. Il
suo essere strumento delle idee e della libertà di opinione e di critica la rende oggettivamente antagonista
al potere politico. In Francia la libertà di stampa non diviene una realtà relativamente stabile che dopo il
1881; in Italia essa, dopo una breve apparizione con lo statuto Albertino nel 1848, si riafferma con fatica
solo dopo l'Unità d'Italia.

Due libri che sono soggetti di molte critiche sono Madame Bovary di Flaubert e les Fleurs du Mal di
Baudelaire.

L'editoria è oggetto di discorso mondano, e il libro è ora uno status symbol non più per il suo pregio, ma
perchè apprezzarlo o rifiutarlo indica un'appartenenza culturale e sociale. Aumentati ulteriormente i livelli
di alfabetizzazione, il libro esce definitivamente dalla cultura alta e dal consumo di nicchia per diventare uno
strumento popolare, nella veste duplice di momento di elevazione culturale e di svago popolare. Negli anni
Trenta nascono, sull'esempio storico della biblioteca blu ma con ben altra qualità culturale, collane
economiche ed edizioni suddivise in fascicoli. Gervais Charpentier in Francia e Giuseppe Pomba in Italia,
sono i pionieri di tale scelta editoriale.

Un altro punto di evoluzione è la copertina, infatti alla tradizionale copertina muta se ne sostituisce
dapprima una che ne riporta il titolo e l'autore su carta colorata e qualche ornamento, tra le più celebri
ricordiamo: "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni.
Dal 1830 viene introdotta la legatura industriale e dalla seconda metà del secolo la copertina illustrata
prende ad essere uno strumento comunicativo a pieno titolo.

Per quanto riguardai nuovi generi:


• Jules Verne è l'inventore del genere fantascientifico
• il feulleton --> denominato romanzo d'appendice, che fa il suo debutto in Italia nel 1819 con la
pubblicazione a puntate del Robinson Crusoe di Defoe sul "London Post"
• nel 1857 nasce il genere rosa

Dalla metà del secolo in poi nascono dei veri e propri best seller, basti pensare a "L'assomoir" di Zola, che
solo nel primo anno di pubblicazione vende 150000 copie.

Ma è in ambito inglese che nasce un vero e proprio progetto di rinnovamento dell'arte del libro secondo la
qualità artistica antica. Nel Gennaio 1891 Morris fonda la Kelmscott Press, con lo scopo di produrre libri di
alta qualità caratterizzati da una foggia che richiami il clima visivo degli incunaboli e ne superi,
possibilmente, la qualità.

9.BOOK BEAUTIFUL
Il 900 è il secolo dell'editoria industriale, del libro di massa, ma anche quello della ricerca, per mille diverse
vie, del "book beautiful". Si sviluppano sempre di più le riviste, basti pensare a quelle culturali di lunga
tradizione, pur moderne, diventano il bersaglio polemico di quelle d'avanguardia.
Uomo tipico di riviste è Guillaume Apollinaire.

Se la maggior parte degli autori del Novecento svolgono un'opera fondamentale di recupero della cultura
rinascimentale del libro e dell'arte della stampa, riscoprendo e ridisegnando i caratteri, e promuovendo la
produzione di carte adeguate e legature artistiche, il mondo delle avanguardie storiche, all'opposto con la
tradizione del libro alto rompe completamente.

Filippo Tommaso Marinetti, dopo l'esperienza della rivista "Poesia", dal 1909 interpreta la stampa come
momento di provocazione e allo stesso tempo di propaganda del movimento futurista da lui fondato.
E' l'esempio futurista ad innescare numerose esperienze affini. Dal 1910 l'uso dei giochi verbali, dei
neologismi e delle onomatopee è una parte caratterizzante delle opere, basti pensare a Calligrammes, del
già citato Apollinaire.

Il Novecento ha offerto ha offerto anche una linea intermedia tra il purismo degli eredi di Morris e la
sperimentazione estrema delle avanguardie, oltre che un punto di sintesi del "book beautiful" difficilmente
superabile. Esso ha origine nei "livres de peintres" sperimentati nella Parigi dell'Impressionismo e del post
impressionismo da una compagine autorevole di scrittori, pittori, editori e bibliofili.

Anche nel secondo dopoguerra la vicenda del "book beautiful" continua.

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