Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
20/09/2022; lez. 1
L'idea di letteratura che proponiamo è quello di una letteratura non tradizionalmente letteraria.
Non è fatta solo di classici, ma si tratta di un universo che cresce e si espande dal 1700 in poi in
ogni direzione.
➢ Periodizzazione: si parte dal 1700 perché c'è una frattura definitiva tra antico regime e
modernità; cambia tutto in maniera radicale, ad esempio si passa dal patriziato delle società
classiche all'aristocrazia delle società nobili all'egemonia borghese.
Un altro mutamento risiede nella centralità che viene acquisita dalle città, che diventano
protagoniste di questa nuova realtà, essendo laboratori di modernità, in continua espansione.
21/09/2022
Il sistema letterario si è articolato, fin dall’inizio, su due piani: quello verticale (lett. alta / lett.
popolare) e quello orizzontale.
N.B. Il concetto di genere permette di identificare una serie di testi che hanno caratteristiche
comuni fra loro; considerando che la caratteristica costitutiva dei generi è quella di mescolarsi tra
loro, non stupisce l’interesse per il romanzo
- i resoconti di viaggio, incentivati dalla tradizione del Grand Tour (Il Grand Tour era un lungo
viaggio nell'Europa continentale intrapreso dai ricchi dell'aristocrazia europea a partire dal
XVIII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere con partenza e arrivo in una medesima
città. Aveva una durata non definita e di solito aveva come destinazione l'Italia).
In realtà si sono sempre scritti resoconti di viaggio, ad esempio le memorie di Marco Polo
nel Milione = valore documentario e non letterario.
Il genere esplode solo quando diventa prerogativa borghese poiché: si è sempre viaggiato,
solo che fino al ‘700 si viaggiava solo per ragioni specifiche come quelle economiche,
politiche e religiose o per lavoro.
Ma in questo periodo nasce il viaggio per piacere, che si affianca al nuovo concetto di
tempo libero. Viaggiare è però costoso, è esperienza culturale, estetica, perciò si
raccolgono diari di viaggio in modo tale che anche chi non ha i mezzi economici per
partire, riesce ad immergersi in tale dimensione edonistica.
Il romanzo ha anche funzione sociale: con la pubblicazione di libri alla portata di tutti si vuole
anche unificare la lingua italiana e aumentare il livello di alfabetizzazione.
Gli autori si impegnano nella diffusione di una cultura medio-popolare a livello nazionale,
aggiornata e basata su principi scientifici. L’operazione è intenzionale e così la produzione di
opere come i best sellers.
• Michele Lessona, Volere è potere; così popolare da diventare un modo di dire. L’opera
raccoglie storie vere di italiani che sono stati capaci di affermarsi pur partendo da una
condizione inferiore. È un invito a studiare e ad impegnarsi per la propria emancipazione.
3
• Paolo Mantegazza, medico e scienziato, ha una valenza istituzionale così alta da divenire
senatore.
• Antonio Stoppani, geologo, si trasferisce a Milano in quanto capitale culturale e morale
d’Italia. Di origini modeste, scrive per riviste scientifiche e compie spedizioni strutturare in
montagna; concepisce la geologia stratificata, quella regionale e geografica. Pubblica,
nel 1876, un libro che racconta i suoi viaggi fino in Sicilia, con lo scopo di far conoscere
l’Italia agli italiani, Il Bel Paese.
Nel 1906 Egidio Galbani inventerà il 1° formaggio morbido senza crosta che prenderà il
nome di Bel paese. Il nuovo prodotto crea un primato, abbattendo l’idea di formaggio
come retaggio francese. Il prodotto diventerà di moda: la letteratura tende quindi a
superare i territori convenzionali e ad esplorare altri generi, sfociando anche in altri ambiti
attraverso pubblicità e citazioni.
Il primo ristorante viene inaugurato a Parigi durante la Rivoluzione francese, riunendo tutti coloro
che erano ai servizi dei nobili e ora senza lavoro; in quel luogo, destinato a diventare sociale, si
mescolarono personalità molto diverse come intellettuali, scrittori, giornalisti e letterati.
Si passa quindi dalle Accademie, private e selettive, a luoghi d’incontro come i cafè e i salotti.
Caffè sarà anche il nome di uno dei primi periodici italiani, che si occupava anche di costume e
attualità.
Primo premio letterario italiano nasce nel 1927 a Milano, il premio Bagutta, molto autorevole e
dedicato alla letteratura italiana, che prende il nome dalla trattoria in cui nasce, in zona San
Babila, di proprietà di due fratelli toscani. La trattoria viene scoperta da Riccardo Bacchelli e
presto diventerà un luogo d’incontro per diversi scrittori e letterati. Il premio verrà istituito da
Bacchelli e altri nove.
Nel 1929 nasce la prima rivista italiana dedicata esclusivamente alla cucina, concepita da
Umberto Notari su suggerimento della moglie Delia Padovani, a Milano.
Il genere della ricetta ha regola diverse ma ben precise: sono previsti degli ingredienti e una
procedura; tendenzialmente breve e con impostazione schematica. È un genere extra letterario e
formalizzato.
Marinetti scrive un libro di cucina insieme a Fillia (Luigi Colombo), La cucina futurista (1932), chr
vuole essere la declinazione culinaria del manifesto futurista.
Il premio Strega è il più importante premio letterario italiano, finanziato dal Liquore omonimo. La
cerimonia è mondana, a dimostrazione dei nessi che la letteratura crea al di fuori del suo ambito.
22/09/2022; lez. 3
Nel Novecento le cose si complicano, l’ampliamento dell’offerta libreria in // all’articolazione del
pubblico: letterarietà e paraletteratura; accanto alla letteratura istituzionale troviamo la lett.
avanguardistico-sperimentale, inoltre, sorge la cosiddetta PARALETTERATURA, con la lett. di
intrattenimento e la lett. residuale-marginale.
ATT!! nuovo non vuol dire per forza trasgressivo, il nuovo è originale!
Le nuove produzioni sono esperimenti riusciti perché apprezzati dal pubblico, non dalla critica, e
allo stesso tempo non sono definibili come avanguardistici, perché sono leggibilissimi.
Le due letterature hanno pari dignità, vanno quindi studiate allo stesso modo anche se a livelli
assiologici diversi, ovviamente.
→IMPRESSIONE DI VALORE diverso da GIUDIZIO DI VALORE, anche se la base di partenza è la stessa,
la registrazione di un’impressione estetica/dell’efficacia estetica positiva o negativa derivante
dalla lettura di un testo. Meglio poi saper spiegare il perché mi è piaciuto o meno un testo,
piuttosto che essere un lettore ingenuo e giungere ad una motivazione tautologica priva di
consapevolezza.
4
→Un Harmony è bello o brutto? Non esiste un bello assoluto, ma un bello relativo, a seconda di chi
elabora tale giudizio, a seconda del pubblico di riferimento.
La valutazione va quindi condotta in base al destinatario dell’opera, siamo davanti a due tipologie
di opere che sono ai due estremi del sistema letterario, La cognizione del dolore di Gadda è più
bella perché ha una complessità strutturale e funzionale infinitamente superiore agli Harmony, è
un’opera che mette insieme efficacemente tutta una serie di elementi che vanno dalla visione del
mondo dell’autore ed il suo linguaggio che si mischiano con vicende di personaggi memorabili e
che includono alti e bassi.
5
MODULO A: Il sistema letterario della modernità: Franco Brioschi, Critica della ragion
poetica, La letteratura e il suo doppio
Il saggio inizia con un interrogativo <Che cos’è un’opera?>; Brioschi risponde basandosi su una
distinzione ideata da Lausberg (1949) tra discorso di consumo e discorso di ri-uso; rispettivamente
tra il discorso destinato a consumarsi in un singolo atto di
comunicazione ad hoc, e quello destinato ad una fruizione Discorso CONSUMO RIUSO
ripetuta nel tempo da parte di un uditorio che nel tempo si
rinnova. variabile X
Da quest’ultimo sfondo, attraverso un percorso di
emancipazione e secolarizzazione, si distaccheranno i generi e stabile X
modi che oggi chiamiamo letterari.
• discorso di consumo: discorso comune, che non si ripete mai privato X
uguale a sé stesso, in quanto personalizzato, sia nel senso che lo
pubblico X
dico io, sia nel senso che lo dico a qualcuno in un determinato
contesto. Simmetria degli interlocutori + discorso orale
personalizzato X
• discorso di ri-uso: è tenuto in tipiche situazioni periodicamente
o irregolarmente e, in ogni società, costituiscono uno strumento autoriale X
sociale per il mantenimento della pienezza e della continuità
dell’ordine sociale. orale X
Si possono distinguere 3 tipi di discorsi, i quali condividono il fatto
di essere PUBBLICI, tendenzialmente sempre uguali a sé stessi, di scritto X
essere ritenuti esemplari e per tale motivo istituzionalizzati =
hanno uno statuto superiore a quello dei discorsi di consumo, in quanto discorso scritto e autoriale.
1. testi sacri: afferiscono al tema della religione e costituiscono un corpus CHIUSO (canone);
tutti i testi che vi appartengono hanno pari autorità, sono insindacabili, immodificabili e
hanno un valore prescrittivo, cioè orientano i comportamenti, danno delle regole sulla base
di precetti;
2. leggi: appartengono ad una dimensione laica e mondana, costituiscono un corpus aperto,
dinamico e suscettibile, oltre che di incrementi, di correzioni e abrogazioni. Hanno un valore
prescrittivo più vincolante di quelli religiosi;
3. opere letterarie: anch’esse costituiscono un corpus aperto, ma in maniera differente dalle
leggi; chiunque può scrivere un sonetto o un romanzo e non occorre che qualcuno gliene
abbia mai attribuito il potere, il problema sarà di avere acquisita una qualche capacità o
competenza. Né alcuno, d’altro canto, ha la facoltà di “abrogare” un testo letterario; può
proscriverlo nell’Indice dei libri proibiti, ma se quello è o pretende di essere un testo
letterario, NESSUNO può far sì che cessi di esserlo → Gli Indifferenti di Moravia, dopo essere
stato messo all’Indice diventa un bestseller!
In tale contesto corpus “aperto” si intende anche nel senso che ammette l’annessione dei
Testi Leggi Letteratura testi informati in origine ad altri regimi discorsivi, come
sacri la prosa filosofica, scientifica, saggistica, fino alla
Sfera del sacro X scrittura privata.
Sfera mondana X X CORPUS MOLTO AMPIO = nessuno sarà in grado di
Corpus chiuso X conoscere e leggere tutte le opere contemporanee.
Corpus aperto X X
E solo una parte di tale sottoinsieme sarà canonizzata,
Canone stabile X
cioè sarà considerata un “caso tipico”, anche se
Canone dinamico X X
Autorialità X X questa collocazione risulta instabile, frutto di conflitti
Non autorialità X tra assiologie tradizionali ed emergenti.
Abrogabili X La canonizzazione nella modernità è dinamica, c’è
Non abrogabili X X chi sale e chi scende!
Prescrittivi X X
Non prescrittivi X
6
Alcuni confronti:
→ Leggi e letteratura: dimensione storica; il corpus dei classici è dominabile per intero. Il giudizio di
valore che riguarda i classici tendenzialmente è stabile (concordia di giudizio) e le leggi non hanno
necessità di individuare l’autore, ad esempio non ci interessa sapere chi ha scritto un determinato
articolo del codice civile e penale.
Auerbach definisce tale schema come REGIME DI SEPARAZIONE DEGLI STILI; egli scrive
l’opera “Mimesis”, libro ponderoso in cui rappresenta la realtà nella letteratura occidentale
da Omero a Woolf, in cui si allaccia alla Rota Virgili in quanto nella modernità vi è una
svolta, da regime di separazione degli stili ad una MESCOLANZA DI STILI. Diventa possibile
rappresentare in modo nobile un personaggio abietto, spregevole, ad es. Madame Bovary
rappresentata con grande dignità; Promessi Sposi, Don Chisciotte.
28/09/2022; lez. 5
La rivoluzione letteraria del Terzo Stato: la transizione fondamentale in campo letterario si
delinea tra secondo Settecento e primo Ottocento, quando la modernità si autorappresenta
come epoca distinta da una dinamica interna di mutazione e sviluppo che l’allontana
irreversibilmente dal passato, e che, una volta inaugurata, è destinata a prolungarsi
indefinitamente nel futuro, rimodellando senza sosta la civiltà umana.
Alle “belle arti” subentra la “letteratura”, a cui si affianca l’ESTETICA, disciplina a cui ora viene
conferita la sovranità sull’intero sistema delle arti: non è un mutamento da poco, poiché crollano i
criteri di giudizio precedenti, che non possono più essere oggettivi, come prevedevano i criteri
dell’assiologia classica = SOGGETTIVIZZAZIONE DEL GIUDIZIO → ciò non esclude che il singolo fruitore
possa accreditare autorità alla tradizione o all’esperienza degli specialisti, ma in linea di principio
nessuna autorità ha fonte diversa dalla delega liberamente conferita a ciascuno di noi.
N.B. Il lettore borghese trasferisce l’individualismo egualitaristico insito nella sua coscienza di
cittadino che vuole liberarsi del passato e difendere l’indipendenza delle sue scelte.
Questa dialettica non manca di trovare riscontro nelle assiologie della modernità letteraria:
1. letteratura come rituale sociale lascia spazio alla letteratura come esperienza ESTETICA,
dove sono in vigore statuti democratici; in tale democrazia, destinatario elettivo è il
pubblico e il suo organo privilegiato è il romanzo, definito da De Benedetti con l’etichetta
<genere d’appartamento>, poiché destinato ad una lettura solitaria, silenziosa, privata ed
interiore.
2. letteratura refrattaria ad una canonizzazione selettiva, non solo perché il romanzo ignora
l’ossequio ad un modello prototipico, ma soprattutto perché l’idea stessa di canone
contraddice la necessità di alimentare il circuito di produzione e consumo con nuove
opere e di estenderlo differenziando l’offerta
3. il ri-uso di forme e schemi preesistenti ora rischia di essere imputato ad esempio deprecabile
di imitazione
4. i detentori del gusto hanno ceduto il passo ai detentori dei mezzi di produzione, gli
amministratori dell’industria culturale, i quali hanno lo scopo di sfruttare i bisogni del
pubblico.
Il successo, ora, è la misura del valore estetico! Domina il criterio del NUOVO, dello scarto
dalla norma
5. il pubblico è il destinatario elettivo, scomponibile nei suoi soggetti individuali, chiamati a
condividere con
Il concetto di soggettivizzazione è connesso alla questione del valore (p.33); il valore di un’opera
letteraria non è più legato ad una legittimazione che gli deve essere riconosciuta, ma DIPENDE DAL
SOGGETTO e dall’esperienza estetica compiuta da esso nel leggere l’opera.
Nuovo mutamento: non esiste il bello e il brutto, ma:
• giudizio di valore: giudizio stabilito dai “detentori del gusto”, dalla cerchia di intellettuali istruiti,
che motivano l’apprezzamento o meno di una determinava opera;
• impressione di valore = GIUDIZIO ESTETICO, di fatto immotivato.
Esso è connesso alla percezione, all’esperienza che ha il soggetto di una determina opera, al
sentimento di piacere o dispiacere che l’accompagna.
Es: sotto lo stesso titolo escono 2 opere con due visioni completamente diverse:
1) Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana (1777), 13 volumi. Nel 1770 riceve la direzione
della biblioteca estense, chiamato dal duca di Modena; qui si dedica alla stesura della sua opera,
da cui emerge molto bene la sua idea di letteratura tradizionale. Sostiene continuità con il mondo
classico: la sua Storia parte dagli etruschi e arriva fino al 1700 all’insegna di una continuità
ininterrotta di valori e concezioni.
30/09/2022; lez. 6
Giovanni Berchet, in un saggio del 1916, identifica per la 1° volta in Italia in modo chiaro il nuovo
pubblico borghese (manifesto del romanticismo in Italia). Il saggio è intitolato <Sul “Cacciatore
feroce” e sulla “Eleonora” di Goffredo Augusto Burger. Lettera semiseria di Grisostomo al suo
figlioulo>.
Nel saggio
vengono citate 3 classi di individui
1. Ottentoti: è il popolo analfabeta che rappresenta,
nell’immaginario collettivo, l’arretratezza e l’ignoranza;
2. Parigini: nella mentalità di tutti Parigi è la capitale
dell’Ottocento, attrae intellettuali e studiosi dall’Illuminismo in
poi; essi non tengono conto del giudizio personale, poiché
sono fortemente condizionati dai classici! Non hanno
esprimono la loro opinione!
3. Popolo: è indicato con un nome abbastanza comune, non
icastico, perché rappresenta il nuovo pubblico, la borghesia
e, in Italia nel 1816, questa classe non costituisce una vera e propria classe (siamo agli inizi) e
dunque nemmeno un vero e proprio pubblico letterario!
ANTICIPAZIONE DI QUELLO CHE SARA’ IL RUOLO DI QUESTO PUBBLICO = auspicio di Berchet!
10
N.B. Il popolo ha scoperto il piacere di leggere, ed il piacere, in virtù della sua essenza, induce a
basare il proprio giudizio sulle sensazioni/emozioni. Il lettore torna ad essere al centro, anche in
questo campo emerge l’individualità, tipica della società borghese. LETTORE è il destinatario
elettivo, definito per esclusione!!!!!!!!!!!
<Innanzitutto si diffonde l’istruzione, si creano migliaia di lettori. Il giornale penetra dovunque, anche nelle
campagne si comperano libri. In mezzo secolo il libro, che era un oggetto di lusso, diventa un oggetto di
consumo corrente. Un tempo costava carissimo; oggi le borse più modeste possono farsi una piccola
biblioteca. (dimensione economica connaturata alla letteratura)
Sono fatti di importanza decisiva: non appena il suo popolo sa leggere e può leggere a buon mercato, il
commercio librario decuplica i suoi affari e lo scrittore trova ampiamente il modo di vivere della sua penna.
Dunque, la protezione dei grandi non è più necessaria, il parassitismo scompare dal costume, un autore è un
operaio come un altro, che si guadagna la vita con il suo lavoro.>
Commento:
- innanzitutto, non a caso, la premessa di tutto è la diffusione dell’istruzione
- il giornale penetra dovunque = mezzo principale di diffusione della letteratura in questa nuova
società
- aumento della richiesta = aumento dell’offerta = diminuzione dei prezzi = oggetto di consumo!
- lo scrittore inizia a poter vivere della sua penna e quindi non ha più bisogno di avere la protezione
di qualcuno (parassitismo scompare dal costume).
- conclusione finale: da letterato a scrittore, è diventato qualcuno che sa scrivere.
giovedì 06/10, lez.8
1861: Unità d’Italia = spartiacque significativo, lo stato diviene unitario e si avvia al boom
economico.
Un po’ di eventi significativi:
1877 - Legge Coppino, rende obbligatoria la frequenza a scuola ai bambini dai 6 ai 9 anni,
legge che indice nel processo di alfabetizzazione (1861: ¾ non sanno leggere; 1901: ½ non sa
leggere; 1911: gli analfabeti sono il 38% della popolazione); Cerri testimonia l’impossibilità di
insegnare ai giovani in un diario.
1865 - Legge sul diritto d’autore (era stata promulgata in Inghilterra nel 1702), è un diritto che
acquisisce automaticamente chiunque produca opere d’ingegno, cioè testi letterari, opere
d’arte, invenzioni scientifiche; l’opera dell’ingegno deve presentare il carattere della creatività,
dato dall’incontro di originalità e novità (si vede molto bene come sia cambiato il criterio che
attribuisce giudizio di valore, ovvero la capacità di innovare), novità che si vede nella FORMA, non
nel contenuto.
Definizione: "E' il diritto che consente all'autore di poter disporre in modo esclusivo delle sue opere, di rivendicarne la
12
paternità, di decidere se e quando pubblicarle, di opporsi ad ogni loro modificazione, di autorizzarne ogni tipo di
utilizzazione e di ricevere i relativi compensi, retribuzione dovuta a chi ha creato un'opera”
Nasce la distinzione tra opera come bene immateriale, dattiloscritto dell’autore, e come oggetto
libro, proprietà dell’acquirente; in mezzo vi è la mediazione editoriale, che si realizza dopo aver
stipulato un contratto, che può essere di due tipi:
- a percentuale sul prezzo di copertina
- a forfait.
N.B. Baricentro di tutte queste dinamiche è Milano, capitale dell’editoria periodica e libraria
italiana. Milano diviene anche capitale morale, dell’industria e della cultura. Nel 1861 aprono due
editori fondamentali, Treves (lett. istituzionale) e Sonzogno (lett. popolare), i quali si ritagliano una
fetta di mercato che garantirà loro eccellenti affari.
dopo il 1861 quel pubblico prefigurato da Berchet si costituisce e si articola al suo interno:
funzionari di aziende, industriali, dipendenti del sistema finanziario e della burocrazia, medici,
ingegneri, insegnanti = nuova classe dirigente editoriale = formazione per lo più non umanistica!
Essi leggono Verga, D’Annunzio, Fogazzaro, Svevo.
A questo pubblico se ne affianca un altro, quello dei lettori neo-alfabetizzati, bambini, ragazzi,
commercianti, ceto impiegatizio: le opere lette da tale pubblico rispettano perfettamente le loro
convenzioni, difatti si parla di omologia, ovvero reciproco riconoscimento tra protagonisti delle
opere e destinatari.
Collodi voleva terminare il racconto con l’impiccagione di Pinocchi, ma seguirono molte proteste
per il finale poco felice, tanto che è “costretto” a proseguire e concludere la storia in modo
diverso:
1. Scrivere per i giornali vuol dire lavorare in progress
2. Ruolo del pubblico che è intervenuto facendo pressione.
- noi la stiamo utilizzando come differenziazione del pubblico borghese!!!!!!!!! Letteratura di chi sa
leggere, ma non è colto, dopo che è già stata fatta l’Italia.
DIMENSIONE DIDASCALICO-INFORMATIVA
Nessuno ha messo in luce un altro elemento di questi romanzi: leggendo i romanzi di Salgari SI
IMPARANO MOLTE COSE, egli racconta storie ed insieme sceneggia una serie di informazioni che
riguardano numerose discipline come la geografia, etnografia, religioni, dimensione folklorica,
abbigliamento, flora, fauna, etologia, meteorologia, oceanografia, ecc.
Esempio:
<I GRAZIOSI EPIMACHUS ARRUFFAVANO LE LORO PENNE vellutate e brillanti, come se fossero cosparse di pagliuzze
d'oro, e le loro lunghe code sottili; i bellissimi CHIMACUS, volatili grossi come un piccione, col corpo anteriore nerissimo
con striature d'oro e il candido addome, la coda formata di barbe lunghissime e arricciate, SI SPENNACCHIAVANO
RECIPROCAMENTE coi loro becchi sottilissimi, ma assai lunghi: I CHARMASYNA, specie di pappagalli, colle piume rosse e
gialle a striature nere, COMINCIAVANO I LORO CICALECCI scordati e importuni, mentre LE splendide PAROZIE DORATE,
scintillanti di mille colori, immobili sulle più alte cime degli alberi, SI UBRIACAVANO DI SOLE, lasciando ondeggiare
graziosamente le cinque barbe piantate sulle loro teste e terminanti in una specie di fiocco, ai soffi della brezza
marina>.
Solo le frasi principali: 4 righe, 27 parole
Aggiunta di informazioni: 12 righe, 123 parole
Salgari non è stato nei luoghi che racconta, anche se dice di averlo fatto per aumentare il livello di
realismo, ma era aggiornato sulle discipline che divulgava = Salgari scrittore professionista, scrittore
moderno, MA…? (*)
Importante: prima che esca il n° dell’Arena di Verona, settembre 1883, in cui doveva uscire “Le tigri
di Mompracen”, vengono diffusi dei manifesti in cui si esortava a fare attenzione alla tigre della
Malesia, libera in città = 1° campagna pubblicitaria legata ad un’opera letteraria popolare.
1. Scrive romanzi
2. Scrive romanzi di ENORME SUCCESSO
3. Scrive romanzi d’appendice, pubblicati a puntate sui giornali
4. Scrive sui giornali
5. Identifica un pubblico ben preciso, quello MASCHILE, a cui si rivolge in modo funzionale
6. Sta al passo con le richieste del mercato: pubblica 82 romanzi = capacità strepitosa!
7. Scrive per CICLI (della Malesia, dei pirati), nel momento in cui identifica un format di
successo, decide di replicarlo e sfruttarlo!!! Concetto di LAVORARE PER CICLI
8. Fonda anche un suo giornale < Per Terra e per Mare>
9. Importa un genere, quello d’avventura
10. Inserisce informazioni = divulgazione
11. Prima formula di rilancio promozionale
<Né dalle capanne allineate in fondo alla baia dell'isola, né sulle fortificazioni che le difendevano, né sui numerosi navigli
ancorati al di là delle scogliere, né sotto i boschi, né sulla tumultuosa superficie del mare, si scorgeva alcun lume; chi
però, venendo da oriente, avesse guardato in alto, avrebbe scorto sulla cima di un'altissima rupe, tagliata a picco sul
mare, brillare due punti luminosi, due finestre vivamente illuminate. Chi mai vegliava in quell'ora e con simile bufera,
nell'isola dei sanguinari pirati? Tra un labirinto di trincee sfondate, di terrapieni cadenti, di stecconati divelti, di gabbioni
sventrati, presso i quali scorgevansi ancora armi infrante e ossa umane, una vasta e solida capanna s'innalzava, adorna
sulla cima di una grande bandiera rossa, con nel mezzo una testa di tigre>
- progressione
- ripetizione “ne”
- accumulazione caotica che stordisce.
17
Tra i magnifici 7 non c’è neanche un italiano, il 1° grande capolavoro sarà “Le ultime lettere di
Jacopo Ortis” (1800), mentre il 2° “I promessi sposi”: è possibile che questi nascano come fiori nel
deserto? (domanda possibile esame)
Perché?
→ il romanzo è un genere disprezzano nel 700
→ non sono stati comporti dei capolavori
→ gli autori che scrivono romanzi non sono autori di SERIE A, non sono noti e non sono stimati.
Ma qualche bibliografia c’è: la bibliografi è un genere critico di servizio, e in questo senso nobile; è
un elenco di opere relative ad un autore, ad un genere.
Un altro genere critico è quello dell’antologia, ovvero la scelta, da parte di un curatore ritenuto
autorevole, di una serie di autori o di passi relativi, ad esempio, ad un genere. Un altro genere
critico è il manuale.
Le bibliografie del romanzo italiano del 700 ci dicono che i romanzi costituiscono una NEBULOSA:
abbiamo molti nomi di autori, ma non abbiamo alcun loro titolo, alcun loro esemplare; non
vengono conservati perché le biblioteche li ritengono appartenenti ad un genere SPREGEVOLE.
Il fatto di avere scelto questi 7 testi è frutto di una scelta arbitraria, parziale, sono
sicuramente dei capolavori rispetto ad altri romanzi, ma ne esistono tantissimi altri (degli
stessi autori e non) di pari dignità, non compresi in questo elenco. Mancano, ad esempio,
scrittori quali Goethe e Stendhal: il romanzo parte alla grande ed IMPATTA POTENTEMENTE!
Sono tutti capolavori, romanzi di qualità riconosciuta, eccelsa, ad un altissimo livello
artistico-espressivo e, difatti, vengono immediatamente tradotti → il pubblico premia queste
opere, appartenenti ad un genere di carattere neonato. Sono infatti etichettabili come
<classici della modernità> = l’espressione “classici” sembra un paradosso, ma non
riguardano il passato, bensì la “modernità”, si pongono cioè a fondamento di una
tradizione NUOVA, INEDITA, ORIGINALE, DIVERSA, INDIPENDENTE rispetto alla tradizione dei
classici antichi.
20
Con il passare del tempo, relazionabile alla presa di posizione del genere, l’autore viene
legittimato, si impone come creatore: si parla quindi di autorialità in progress, che si
allontana dalla finzione pseudo-autobiografica
Ritmo crescente: il 1° testo è del Cinquecento, il 2° del Seicento, ma, a partire dal 3°,
vengono tutti pubblicati a pochi anni di distanza l’uno dall’altro.
ll 1° esce in Francia e il 2° in Spagna ≠ i restanti escono in INGHILTERRA, ed in questo senso
emerge ancora di più il ruolo cardine di questo paese.
No romanzi di autori italiani = riprova del ritardo italiano.
Sono tutti autori maschi = certificazione del campo letterario è tradizionalmente
appannaggio dei maschi.
Che lavoro fanno questi autori?
→ Rabelais era un medico
→ Cervantes faceva il militare, di famiglia modesta
→ Richardson fa lo stampatore e il tipografo
→ Sterne, di famiglia abbiente, approda tardi alla letteratura, è un viaggiatore (moda del
Grand Tour) e scriverà “Viaggio sentimentale tra la Francia e l’Italia” = genere odeporico=
genere non tradizionale scritto da un autore di formazione tradizionale
→ Swift letterato ipercolto
→ Fielding letterato ipercolto
N.B. Questi ultimi rappresentano l’ECCEZIONE: ciò mostra come non sia necessario essere
ipercolti per scrivere un romanzo.
1° soglia di lettura: frontespizi/copertine forniscono indizi al lettore/acquirente, dicono tante
cose, perché il romanzo è un oggetto nuovo, è un genere sconosciuto e il lettore ha bisogno di
sapere cosa aspettarsi
2° soglia di lettura: paratesto d’autore (saggio Giovanna Rosa): prima dell’inizio della storia
del romanzo, ci sono sempre pagine scritte dall’autore in cui si rivolge al lettore.
Pagina memorabile in cui Fielding chiarisce le condizioni della nuova civiltà romanzesca: il lettore
diviene interlocutore interessato, libero di scegliere e criticare ciò che gli viene proposto e colui
che glielo propone = AUTONOMIA e LIBERTÀ di giudizio, le quali gli consentono di regolare l’offerta del
mercato.
L’autore, essendone consapevole, sin dall’inizio, allestisce un’appetitosa “carta dei cibi” e, al
termine dell’opera dà l’addio a coloro che gli hanno tenuto compagnia, abbassando il tono della
narrazione, che diviene colloquiale, come una semplice conversazione fra amici cari → metafora
della scrittura come viaggio, come andata e ritorno!
Esiste una vera e propria relazione dialogica: l’appello al lettore trova espressione nelle modalità in
21
cui l’autore imposta il <patto narrativo>, processo collaborativo duplice, che consiste nel fornire le
cosiddette istruzioni per l’uso:
un esempio di apostrofe al lettore è L’espressione di Sartre suggerisce l’orizzonte negoziale della modernità,
fornito dalla Commedia, dove l’emittente dove autore e lettore, ciascuno nel suo ruolo, paritari, si incontrano sulla
(Dante) si rivolge ad un uditorio intento pagina e si accordano sulle regole del gioco!
ad ascoltare parole scandite a voce N.B. Il fruitore rivendica il diritto costituzionale di <divenire
alta, in una relazione eminentemente soggetto >, pronto ad assumersi la responsabilità di un giudizio
oratoria. sovrano e indipendente.
Ecco che vengono riplasmate radicalmente le funzioni dell’epica antica ed il patto narrativo è in
grado di garantire la progressione feconda della lettura, nell’equilibrio dinamico di libertà di scelta
e condizionamenti istituzionali, fi autonomia critica e di soggezione ai modelli egemoni.
CROLLO CRITERI UNIVERSALI che porta ad una riformulazione di un paradigma di norme e di valori;
ma quali sono i fattori strutturali (*) alla base del passaggio dall’ancien regime al sistema letterario
della modernità?§
Tutto ciò conduce ad una RIVOLUZIONE dei meccanismi di produzione e circolazione del libro, il
quale entra nella dimensione CONTRATTUALE della proprietà, grazie all’introduzione del concetto
giuridico del copyright.
Le dinamiche propulsive innescate dalla civiltà dell’urbanesimo hanno contribuito a potenziare gli
effetti di questi fattore, prima fra tutte l’impegno per l’alfabetizzazione e la scolarizzazione.
(*)
• sviluppo tecnico dei macchinari
• condizioni favorevoli del mercato, come il prezzo basso della carta e un maggior benessere del
ceto medio
• l’intraprendenza dei librai-editori
• la nuova rete distributiva = nascita riviste, edicole, biblioteche circolanti
• mutamento fisionomia e ruolo sociale dei protagonisti del sistema; lo scrittore non è più legato ad
un padrone come mecenate, ma affida la ricerca della fama e del successo al CONSENSO dei
lettori; l’atto di scrittura guadagna in efficacia persuasiva.
N.B. Si giunge ad un PARADOSSO : l’attività creativa si dichiara tanto più disinteressata quanto più
punta all’interessamento dei suoi lettori dei suoi lettori; dunque, sicuramente scompare quel nesso
emulazione classici/modelli = apprezzamento, ma, contemporaneamente, l’estro creativo è
limitato a quelli che si scoprono essere i gusti del pubblico.
Anche quest’ultimo è soggetto a mutamenti: nel pieno rispetto della legge
della domanda e dell’offerta, all’incremento massiccio di prodotti librari fa
riscontro l’espansione dell’utenza, in verticale e in orizzontale.
Da UNIVERSO CHIUSO (lettura intensiva) a universo APERTO della letterarietà
dove la dimensione produttiva incontra quella fruitiva e si assiste alla
LESEREVOLUTION.
lettura estensiva, capace di accumulare con CURIOSITA’ ONNIVORA i libri di
vario genere e valore, consumati senza ordine né gerarchia = passaggio
storico che imprime una rivoluzione anche nel campo dei protocolli ricettivi,
22
poiché la lettura diviene INDIVIDUALE e MUTA. Essa lascia al singolo la libertà di scegliere cosa
dove e come leggere. Al centro di questo sconvolgimento si colloca il romanzo.
Esso ottiene il riconoscimento istituzionale e conquista una posizione egemone solo dopo aver
sconfitto pregiudizi, diffidenze, sospetti e paure, in quanto malvisto e condannato dai <detentori
del gusto> per il fatto di essere estraneo alla gerarchica tripartizione aristotelica di sovvertire le
norme relazionali.
All’inizio del difficile tragitto c’è Don Chisciotte di Cervantes, con il capovolgimento parodico dei
modelli epici cavallereschi, la fisionomizzazione del narratore e del suo pubblico elettivo, la messa
in scena delle pratiche di lettura → Cervantes si staglia sull’orizzonte della civiltà romanzesca.
Apre il prologo l’allocuzione diretta ad un lettore che <non ha nulla di meglio da fare>, raffigurato
nell’intimità della <sua casa>, dove è <padrona, come il re lo è dei dazi>.
Figura di moderno io leggente solitario MA anche figura di ascoltatore = compresenza.
Quest’ultima rende il capolavoro cervantiano un romanzo eccentrico, concepito ancora
nell’epoca dell’ancien regime, nel momento stesso in cui, però, già prefigura gli istituti fondanti
della modernità prosastica!
Ecco che vengono riplasmate radicalmente le funzioni dell’epica antica ed il patto narrativo è in
grado di garantire la progressione feconda della lettura, nell’equilibrio dinamico di libertà di scelta
e condizionamenti istituzionali, fi autonomia critica e di soggezione ai modelli egemoni.
Vediamo altre caratteristiche del sistema letterario della modernità.
Un pubblico di lettori.
Il romanzo è l’unico genere che postuli per statuto l’esistenza di un pubblico, inteso nell’eccezione
moderna del termine, in quanto esso più facilmente definisce una platea di persone raccolte in
una sala ad ascoltare e non un insieme di persone che si dedicano alla fruizione ATTIVA
individuale.
N.B. Perché la partita doppia di appagamento ludico + critico apprezzamento valutativo in cui è
implicato il lettore non si chiuda in rosso, un prerequisito è essenziale, la CARICA PERSUASIVA che il
narratore decide di attribuire al testo per dialogare con il suo pubblico elettivo.
L’autore CREA I SUOI LETTORI, nel senso che è egli stesso, sin dall’inizio, a dover suscitare l’interesse
di un pubblico indifferente; ma cosa significare <interessare>? Significa:
- coinvolgere, rendere partecipi
- essere importante per qualcuno, ovvero permettere l’attivazione del “movimento dialettico di
assimilazione e adattamento”, fulcro dei procedimenti persuasivi dettati dalla moderna retorica
della narrativa; il lettore deve riconoscersi in quanto viene raccontato (assimilazione) e poi fare
propria la vicenda (adattamento).
Il fatto che sia tutto connesso alla nuova società mostra come siano stati riformulati i criteri
compositivi, in sintonia con
Nella NUOVA PROVINCIA DELLE LETTERE il discorso narrativo tende ad
l’ordine aperto e mobile
abbracciare ogni aspetto del reale! dell’orizzonte d’attesa a cui si
23
indirizza la produzione letteraria: si parla cioè di una gamma degli interessi umani illimitata →
l’espansione del campo di rappresentatività al di là di ogni confine topologico, di ogni gerarchia di
stile, sollecita il narratore ad avventurarsi in zone inesplorate, ad occupare domini prima
sconosciuti, trattare tematiche inedite e mettere in scena personaggi non illustri.
1. Il venir meno della distanza epica assoluta, unito all’ancoraggio all’elemento incompiuto
del presente consentono al romanziere di calarsi nel tempo-spazio del racconto, occuparvi
un posto privilegiato; esso perde la posizione eletta di chi parla ispirato dalle Muse, la sua
parola non riecheggia alcuna verità assoluta: semplicemente egli racconta confidando
solo sulla forza del suo estro inventivo, e, nell’illustrare le vicende dell’umanità, s’avvale
della propria esperienza, memoria personale, testimonianza soggettiva.
2. NO pretesa di VALIDITA’ UNIVERSALE = i valori presentati sono percepiti come autentici per il
fatto di essere collettivamente condivisibili; la parola romanzesca acquisisce esemplarità
poiché procede grazie all’esperienza di un io narrante amicalmente vicino = intimità
confidente che si traduce nelle articolazioni morfologiche del patto, il quale adempie alla
funzione individualizzante.
Legame di interdipendenza fra leggere e scrivere reso reale dagli effetti contrattuali della
comunicazione
3. La scelta autoriale di inscrivere nel testo la <situazione narrativa> non implica alcun criterio
assiologico, presuppone solo una connessione forte con le coordinate storiche
dell’orizzonte di attesa.
Agli esordi della civiltà urbano-borghese il romanzo epistolare si impose con successo
anche grazie all’immediatezza evidente con cui denunciava strutturalmente il vincolo di
reciprocità; inoltre, il fatto che molto spesso le missive siano raccolte e pubblicate da una
terza figura, vale a corroborare il nesso stringente fra la configurazione di genere ed il suo
nuovo circuito istituzionale della modernità.
Oltre al r. epistolare, si espande il genere delle memoria e confessioni raccolte a viva voce
o per iscritto dall’autore o curatore che si incarica di darle alla luce, non prima di averle
<riviste>.
in tali casi il patto narrativo si avvicina ad una sorta di grado zero, una delle tante sfumature
entro cui si declina funzionalmente la relazione fra l’io e il tu.
Altro romanzo che scrive Fielding, intitolato Joseph Andrews, in cui altresì vi è
una premessa, in cui tratta gli spazi bianchi tra un capitolo e l’altro e in cui il
lettore appare come un viaggiatore che compie un percorso all’interno
dell’opera. Utilizzo di una metafora REALISTICA, che recupera le esperienze di
tutti.
Funzionalità della struttura del romanzo + tema del viaggio (recupera testo).
N.B menù. Dimostrazione che il romanzo, fin dall’inizio, fa tradizione di per sé,
Fielding si richiama e richiama un romanzo precedente, quello di Cervantes +
Joseph Andrews è il fratello di Pamela, protagonista di un romanzo
popolarissimo.
Tradizione romanzesca interna = RICHIAMI INTERNI: siamo di fronte a quello
che potremo chiamare un “sequel ante litteram”. Inoltre, questo classico,
Pamela, viene richiamato per fare un punto di vista questa volta MASCHILE,
alla stessa vicenda.
Analisi frontespizio Pamela, molto “pieno” perché esso corrisponde ad un primo livello di letture =
PROCESSO IN CUI L’OPERA DIVIENE UN OGGETTO MATERIALE, OGGETTO-LIBRO.
- Pamela = protagonista donna
- Virtue rewarded = STORIA MORALE
- Familiar letters= dimensione familiare
Tutti fanno precedere all’avvio della storia, delle ISTRUZIONI DELL’USO!
Rapporto del romanzo con il sistema letterario tradizionale, non si tratta del semplice
scardinamento e radicale mutamento, ma di qualcosa di più.
Tutti romanzi di generi diversi, allora il romanzo è un SUPERGENERE, ha una forza prototipica molto
elevata.
N.B. Il romanzo si presenta come un genere che fa immediatamente da SISTEMA! Parte con
un’offerta diversificata. Dunque, scardina il sistema letterario tradizionale, guadagna una posizione
sempre più centrale rispetto ai generi classici, tende ad essere inizialmente un’ALTERNATIVA, e poi
a rimpiazzare tutti gli altri generi, a sostituirli, ENTRA IN COMPETIZIONE PER INTERO con il sistema
precedente, una vera e propria alternativa!
Ridisponiamo per la 3° volta i magnifici 7 rispetto ai destinatari elettivi potenziali, ma anche effettivi.
Tripartizione che passa da un romanzo indirizzato ad un lettore non istruito, ad uno colto, ad uno
ipercolto. 3 livelli:
Settore A
1. Le avventure di Robinson Crusoe di Defoe 1719: il romanzo d'avventura
2. Pamela di Richardson I - 1740 / II - 1742: il romanzo sentimentale
Settore B
3. Don Chisciotte di Cervantes 1605 - '15: il romanzo cavalleresco e picaresco → devo sapere
che cos’è un poema cavalleresco, solo così la dimensione tragicomica emerge ed il patto
funziona.
4. Tom Jones di Fielding 1749: il romanzo comico - realistico (eroicomico) → presuppone la
capacità di apprezzare i giochi stilistici e le curvature parodiche introdotte dallo scrittore
Settore C: è il più articolato, perché è quello che si rivolge ai più colti, figure che stanno
affrontando una transizione e si affacciano ad un genere nuovo, il romanzo, che risponderà alle
loro “nuove” esigenze.
5. I viaggi di Gulliver di Swift 1726: il romanzo filosofico
6. Gargantua e Pantagruele di Rabelais prima metà 500: il romanzo espressionista /
carnevalesco
7. Vita e opinioni di Tristram Shandy di Laurence Sterne 1760-'67: il romanzo intellettualistico,
umoristico, ironico. È una delle tanti varianti di genere del romanzo, che arriva ad introdurre
una possibilità in cui si discutono le sue fondamenta, ma in modo organico alle altre
proposte.
Il romanzo è così duttile da mettere in campo anche le sue “versioni limite” → antiromanzo
Sono tutti e 3 romanzi “difficili”, per ragioni diverse!
Sunto:
I <Magnifici 7> possono essere disposti secondo 3 criteri:
a) cronologico
26
2) Capuana a Zola, 1895: <Scrivo tutto il santissimo giorno. Ogni mattina ho l’obbligo (*) di metter giù o una
novella per grandi o una fiaba per bambini o un articolo di giornale o una lezione per le mie ottime allieve della
scuola di Magistero. E sovente son due o tre cose nella medesima giornata; vivere è difficile>
(*) = non con una connotazione negativa, ma nel senso che è pagato per farlo (dimensione contrattuale letto in
positivo, non solo come vincolo che produce fatica).
E, tuttavia, qualcosa sta cambiando; sullo sfondo storico-politico in cui si consuma il tramonto di un’epoca,
l’istituzione letteraria è sottoposta al gioco di spinte innovative e resistenze conservatrici che ne corrode l’antico
equilibrio. Nebulosa di opere tra le quali spiccano i bestseller di Chiari e di Piazza = emerge la volontà di accogliere
le esigenze di svago del nuovo pubblico; MA NON:
• definizione di un moderno profilo autoriale
• ricerca di strutture di genere entro cui inscrivere le coordinate dell’universo romanzesco.
27
PIETRO CHIARI (1712-1785) → Autore che fu in grado di captare le tensioni contraddittorie che
agitavano la civiltà veneziana in cui il confronto con l’Europa la poneva
all’avanguardia nell’organizzazione dell’editoria libraria. Egli lavorò a
Venezia, capitale dell’editoria e del teatro, ed esordì con il romanzo “La filosofessa italiana” - 1754;
scrisse anche opere teatrali, OPERE DA CAMERA (nuovo genere, formula che non ha però seguito,
fallisce), e LIBRI DI LETTERE. I primi romanzi pubblicati vedono 42 edizioni, 200 mila copie: cifre
enormi se ipotizziamo che il popolo teorizzano da Berchet, nel Settecento, quasi non esiste
paradosso: il maggior interesse nei confronti di questi “bestseller” non risiede nella singolarità dei
motivi e dei personaggi che li affollano quanto piuttosto nella marginalità dello spazio istituzionale
cui furono relegati.
Godettero di uno strepitoso successo presso un’utenza molto larga, ma i detentori del gusto
applicarono alle sue opere il marchio della trivialità (carattere PARALETTERARIO), non-letteratura
per un non-pubblico); vennero definite <bislaccherie> e non fondano alcuna nuova provincia.
N.B. la fortuna delle opere di Chiari vale a testimoniare l’urgenza con cui nuove fasce di lettori, dal
profilo culturale incerto, ma portatrici di istanze di rinnovamento autentico, chiedono a libri di taglio
inedito il soddisfacimento dei bisogni di ricreazione immaginosa, che le traduzioni avevano
cominciato ad alimentare.
E, come i romanzieri d’oltralpe, l’abate si preoccupa, prima di iniziare a raccontare, di esporre le
sue intenzioni; consapevole che il pubblico ama le novità, ma non desidera esserne frastornato.
N.B. Si nota subito il fatto che sono indirizzate ad un pubblico femminile con una PROTAGONISTA
FEMMINILE (di estrazione sociale bassa, popolare, non nobile), il fatto che alludono al tema del
viaggio, dell’amore, al mondo esotico, alla dimensione contemporanea.
Chiari è sintonizzato con le trasformazioni della modernità letteraria, con molto anticipo.
b) FINZIONE MEMORIALISTICA .
Le protagoniste raccontano in 1° persona la propria storia, rendendo credibile e vera la narrazione,
poiché chi racconta ha vissuto tale esperienza: si tratta di una caratteristica della letteratura
moderna e il punto di equilibrio del patto narrativo; la scelta delle coordinate della
confessione/delle memorie esalta, come nei capolavori stranieri, la relazione scambievole fra l’io e
il tu, inscrivendo all’interno del testo i rapporti funzionali fra l’autore ed il suo pubblico.
Tuttavia, la rete dialogica è ancora troppo flebile ed incerta per sollecitare processi attivi di
identificazione!
Si può parlare di pseudo autobiografia, nel senso che vi è la commistione di due generi prosastici:
- componente romanzesca = fiction
28
c) PERSONAGGI FEMMINILI – PIATTI: le donne ripetono continuamente gli stessi errori, non
capitalizzano l’esperienza, non hanno memoria di sé; così come sono all’ingresso del romanzo, tali
e quali escono alla fine dell’opera. Sono VITTIME della trama, non indirizzano la vicenda, la quale,
con il suo ritmo, impone loro situazioni che si ripetono uguali a sé stesse, a scapito della coerenza e
dell’identità del personaggio!
Potrebbero alludere a personaggi tipici della commedia? NI, si però di un teatro non goldoniano,
ma premoderno.
d) CORRUZIONE DEI DIALOGHI , sono organizzati come orazioni contrapposte.
C’è un soggetto che fa un discorso LUNGO, ed articolato come un’orazione, strutturato in termini
retorico-avvocatizi, e che si rivolge ad un interlocutore, il quale in seguito ribatte punto su punto,
come se si trovasse in un’aula di tribunale o in una scuola di Gesuiti (Chiari era un abate).
Differenza con la commedia, dove i personaggi hanno battute brevi, efficaci.
e) ONOMASTICA dei personaggi: non conta più il titolo nobiliare, il rango che qualifica socialmente
i protagonisti, poiché, nella civiltà borghese, è importante IL NOME ed IL COGNOME = centralità e
irripetibilità del singolo individuo.
IMP! Anche tra i magnifici 7, alcuni titoli riportano il nome e il cognome, tratto
da comunissimi nomi e cognomi inglesi.
In Chiari le protagoniste hanno tutte nome ROSINA, nome popolare, senza
titolo, MA manca il cognome = ecco che <una Rosina vale l’altra> e dunque
il nome finisce per essere VUOTO e slegato dalla figura a cui si riferisce!
Si potrebbe dire che <La giocatrice del letto> ha una protagonista che non si
chiama Rosina. È un passo avanti perché viene attribuito un titolo nobiliare,
ma, in realtà, anche essa ha i tratti di Rosina, e TOLOT rimanda al tema
dell’opera, è l’anagramma di LOTTO.
f) SPAZIO E TEMPO: gli spazi sono vuoti! Sono dati i nomi delle città, ma esse non vengono descritte,
non c’è una loro caratterizzazione precisa: una è uguale all’altra.
Il tempo è presente, ma è generico, INDETERMINATO, non vi sono rimandi a fatti storici.
Manca il cronotopo (categoria rielaborata da Bachtin, il quale ritiene che sia funzionale nel
romanzo, poiché dà evidenza emblematica alla vicenda).
g) VICENDA: le vicende sono lineari, seguiamo Rosina nel suo viaggio picaresco, nelle sue
avventure, che inanellano una serie di fatti IMPROBABILI ed INVEROSIMILI , IMPLAUSIBILI = il ritmo rende
impossibile immaginare vicende di questo genere (tradimenti, rapimenti, aborti).
h) LINGUA E STILE: nel Settecento la lingua romanzesca in Italia è un problema, perché tale genere
ha bisogno di una lingua per sé stesso, ovvero di una lingua nazionale, CHE NON C’È!
Chiari, allora, si appoggia ad una retorica tradizionale, all’abilità degli oratori, e dunque alle
tecniche gesuite, alla retorica giudiziaria: in tale modo, non vi è però coerenza funzionale tra <le
Rosine>, dunque l’estrazione sociale, ed il modo in cui si esprimono: l’effetto è la comicità
involontaria, la monotonia, la ripetitività e la pesantezza.
Conclusione: tutti questi punti non rispondono al paradigma dei classici del romanzo, dei Magnifici
7!
29
Lo scopo è quello di far maturare una pubblica opinione, formata da interlocutori diversi, dotati di
spirito critico: anche nella Milano dell’assolutismo riformatore è giunto il momento di forzare i confini
delle élite specialistiche e avviare un dialogo fecondo con tutti coloro che erano pronti a
rivendicare il diritto di “divenire soggetto” delle proprie scelte di lettura
Gli interlocutori elettivi dell’intellettuale milanese non solo non sono le “donne vaghe”, ma neppure
le schiere di opinione pubblica che si appassionavano ai romanzi europei; il terreno di confronto
con il paradigma della modernità è ancora illuministicamente circoscritto alla battaglia delle idee.
N.B. Il Caffè tratta <cose tutte dirette alla pubblica utilità> e fra queste non rientrano le opere di
finzione, nelle due annate del periodico, l’attenzione dedicata ai romanzi è episodica e irrilevante,
forse perché troppo amati dal pubblico volgare e contaminati dagli interessi mercantili.
SI’ nascita spirito critico e dialogo, ma NO <romanzizzazione> del sistema!
30
Oltre ai romanzi di Chiari o “alla Chiari”, ce ne sono altri, ma di un gruppo diverso (2° gruppo),
chiamato de “I romanzi classicisti” scritti da autori letterati, famosi all’epoca e anche dopo.
Vediamo alcuni titoli:
▪ Francesco Algarotti, Il congresso di Citera (1751).
(Analisi copertina = stabilizzazione oggetto libro)
▪ Giacomo Casanova, Il duello (1780)
▪ Alessandro Verri, Saffo poetessa di Mitilene (1782) → richiamo alla poetessa greca DONNA
▪ Giacomo Casanova, Icosameron, ovvero Storia di Edoardo e di Elisabetta che passarono
ottantun anni presso i Megamicri abitanti indigeni del Protocosmo nell'interno del nostro globo
(1788).
Romanzo allegorico che prende in giro metaforicamente la società contemporanea!
▪ Ippolito Pindemonte, Abaritte. Storia verissima (1790)
▪ Alessandro Verri, Notti romane al sepolcro degli Scipioni (uscito in due parti, nel 1792 e nel 1804 →
superamento dell’Ottocento); nel 1790 viene scoperta la tomba degli Scipioni, che viene sfruttata
dall’autore, il quale evoca gli spiriti degli antichi romani, guidati da Cicerone, che parlano dei
tempi andati e della decadenza. Cicerone = guida, autore classico
▪ Vincenzo Cuoco, Platone in Italia (1804)
▪ Alessandro Verri, La vita di Erostrato (1815).
Osservazioni: sono quantitativamente molti titoli, tutti dimenticati, nessuno li conosce, ma sono
sicuramente più studiati di quelli di Chiari, poiché gli autori sono scrittori DOC, affermati; alcuni
autori scrivono più di un romanzo.
I titoli sono eloquenti!
Scegliamone uno e vediamo come è fatto.
c) Onomastica eloquente: i nomi non sono anagrafici (manca il cognome), non realistici (non
esistono) e rimandano alla lingua greca/latina.
Capiamo ora perché Berchet, nella lettera semiseria, parla di “Grisostomo”, Boccadoro in greco:
PRENDE IN GIRO QUESTI ROMANZI CLASSICISTI.
f) STILE: lingua dotta, erudita, colta, scrittura esemplata sugli auctores classici, lontana da quella in
uso.
31
I 2 paratesti de <La Filosofessa italiana> sono firmati dal tipografo Pasinelli e non dall’autore
Chiari, che ancora una volta non ha colto in pieno le potenzialità del nuovo genere, poiché non
sente l’esigenza di scrivere un’introduzione, ma autorizza al farlo il suo tipografo. Quest’ultimo ne
scrive due:
1. la prima è intitolata “Eccellenza”, cioè una dedica al signore tipico della società dell’antico
regime = captatio benevolentiae, dimensione di tradizionalità;
2. La seconda si intitola “Lo stampatore che legge”, mette a fuoco il destinatario, cioè il nuovo
lettore! Fa una serie di riferimenti a romanzi stranieri, dicendo che quello che stanno per leggere è
originale, ma si inserisce in tale tradizione.
Per quanto riguarda la premessa ad Abaritte, Pindemonte inquadra subito il pubblico più
elevato, poiché si tratta di un romanzo classicistico.
Cuoco; il suo discorso sottolinea come la moda dell’archeologia sia ormai sbocciata.
IMP!!! Dal 1796 al 1817 passano 21 anni: da ciò possiamo concludere che non è assolutamente
facile scrivere un romanzo in Italia nel primo Ottocento; nel mentre egli ha scritto molti sonetti
divenuti celebri, e forse questo lo ha indotto a pubblicare un romanzo, poiché se lo poteva
permettere, essendosi già affermato con generi tradizionali!
N.B. In questo mondo manca il diritto d’autore → il mercato è senza regole
b) PERSONAGGI = sono pochissimi e tutti funzionali all’eroe Jacopo, l’unico personaggio a tutto tondo
che interpreta due grandi temi, amore e patria (1° romanzo di Verga è intitolato “Amore e Patria”):
l’amore è un tema tipicamente borghese, caratterizzato dalla reciprocità, dalla libera elezione
sentimentale
il patriottismo è un tema contemporaneo, risorgimentale, intrecciato al sentimento amoroso,
che ha come risultato la consapevolezza dell’impossibilità di coniugare questi 2 nobili obiettivi, in
un crescendo ritmato che lo porta al suicidio.
Il personaggio è dunque ARTEFICE DEL PROPRIO DESTINO!
c) Onomastica: viene utilizzato un nome anagrafico! Ortis è il cognome che Foscolo riprende dal
cognome di un ragazzo autenticamente vissuto, suicida per amore, mentre Jacopo è la
traduzione di Jean Jacques Rousseau.
Il che vuol dire che J.O. mette insieme un piano basso, un giovane qualunque, ed un piano alto di
competenza letterario-filosofica. ANAGRAFICA BORGHESE + DIMENSIONE REALISTICA + CRONACA
E FILOSOFIA.
d) Spazio e tempo: ogni lettera reca una data e un luogo. Le coordinate spazio-tempo sono
perfettamente individuate, permettendo un riferimento all’oggi e alle sue vicende storiche,
rendendo attuale l’impegno politico di Jacopo.
ATT!!! Anche in Cuoco c’è un riferimento pre-risorgimentale, il primato degli italiani riconosciuto da
Platone, ma un conto è rivendicare attraverso Platone, in un finto viaggio in Italia, il primato,
un’altra cosa è parlare di ciò che è successo oggi = il tema risorgimentale è attualizzato.
Dal punto di vista dello spazio, la maggior parte delle lettere sono scritte dai colli Euganei + il
paesaggio riflette lo stato esistenziale di Jacopo, con forte soggettivismo della descrizione.
e) Vicenda: è una vicenda breve, lineare, plausibile/verosimile, intensa; c’è una crescita del
protagonista attraverso la vicenda, fino alla presa di coscienza finale!
f) LINGUA E STILE : lo stile è molto elaborato, con una FORTE ORDITURA POETICA , sono sciolti nella prosa
molti ottonari, endecasillabi, funzionali alla caratterizzazione del personaggio, il quale è nobile ed
esemplare. La prosa dell’Ortis è conforme al suo destino tragico!
Foscolo si rivolge ai letterati come lui, al pubblico colto, ma anche ai giovani lettori meno esperti,
con i quali si instaura un’immedesimazione data dalla componente generazionale!
N.B. A questo punto dovrebbe apparire chiara la differenza tra i protoromanzi e l’Ortis. Possiamo
così rispondere alla domanda perché i protoromanzi sono brutti e perché l’Ortis è bello:
N.B. Manzoni arriva a scrivere I.P.S alla fine di un lungo percorso, parte come letterato tradizionale,
e giunge ad essere un professionista della scrittura romanzesca:
- Urania, 1809, poemetto neoclassico
- 1812 inizia a lavorare agli INNI SACRI che pubblica nel 1822, raccolta di 5 componimenti che
rappresenta il tentativo di passare ad una poesia basata sul mondo degli antichi, ad una poesia
correlata ad episodi dell’immaginario collettivo di tutti
- Drammi storici (non li chiama tragedie), sono storie vere di eroi esistiti davvero, con i quali Manzoni
rompe con le unità aristoteliche, rompe il paradigma classico dell’unità di spazio-tempo, si
emancipa.
Vi è poi l’edizione definitiva del 1840-42, I PROMESSI SPOSI, un romanzo illustrato (1) da Francesco Gonin
che esce a DISPENSE (2): scelte di carattere tipografico-editoriale che mettono in luce la sua
transizione da letterato tradizione a lettore professionista.
1. Stampa a sue spese il libro, dotandolo di illustrazioni, fondamentali come aiuto alla lettura;
essendo il romanzo un genere PER TUTTI, anche per chi non ha competenze letterarie, esso è
accompagnato da immagini tipiche del gusto dell’epoca, siamo di fronte a paesaggi pittoreschi,
che tranquillizzano, e sublimi, che concernono una categoria estetica che riguarda la potenza
della natura, che affascina, ma allo stesso tempo inquieta.
L’Ortis non ha illustrazioni, perché i suoi destinatari sono colti e non hanno bisogno di tale
facilitazione.
2. La proposta in dispense permette la rateizzazione della spesa, invece che acquistare subito
l’opera per intero, comprare singole dispense permette di essere acquistato da tutti.
▪ <L'Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di
mano gl'anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li
schiera di nuovo in battaglia>
ATT!!! Inizio del manoscritto ritrovato: siamo di fronte ad una finzione letteraria, non invenzione di
Manzoni, tra i precedenti ci sono Don Chisciotte, Platone in Italia, ma un elemento di originalità
c’è, poiché M. ci mette sotto agli occhi esattamente l’inizio del manoscritto che ha trovato, ce lo
fa leggere, lo pubblica, esibisce il documento che ha una forte di veridicità molto elevata! È
anche un elemento di rispetto nei confronti del lettore.
Manzoni ha un’attenzione minuta a produrre un falso conforme al documento che sarebbe
dovuto essere, come emerge dall’impiego di una prosa tipicamente seicentesca (deffinire, Tempo,
cadaueri): il lettore colto coglierà questi dettagli e se ne divertirà. Nel momento in cui un romanzo
si rivolge a tutti le fasce di lettori, la soglia di leggibilità è data dal pubblico alto, non da quello
basso.
▪ <Ma, quando io avrò durata l'eroica fatica di trascriver questa storia da questo dilavato e
graffiato autografo, e l'avrò data, come si suol dire, alla luce, si troverà poi chi duri la fatica di
leggerla?>
Esibito il documento, inizia il commento, il ragionamento fra sé e sé, che in realtà è con il lettore; il
problema che presenta Manzoni è quello della leggibilità: ci sarà qualcuno che farà la fatica di
leggere? → subentra subito il ruolo determinante del destinatario.
Anche Foscolo, nell’Ortis, individua subito il lettore, ma Manzoni non parla ad un lettore, ma ai suoi
“25 lettori”, introducendo un concetto diverso, il concetto di PUBBLICO, un insieme collettivo di
lettori ognuno con la sua specificità: la scelta di Foscolo è quindi selettiva, si rivolge ad un certo
tipo di lettore!
▪ <Nell’atto però di chiudere lo scartafaccio, per riporlo, mi sapeva male che una storia così bella
dovesse rimanersi tuttavia sconosciuta; perché, in quanto storia, può essere che al lettore ne paia
altrimenti, ma a me era parsa bella, come dico; molto bella>
Manzoni si mette dal pdv del lettore, perché dice “a me, COME LETTORE”, diventa un
rappresentate dei suoi destinatari.
▪ <Taluni però di que’ fatti, certi costumi descritti dal nostro autore, c’erano sembrati così nuovi,
così strani, per non dir peggio, che, prima di prestargli fede, abbiam voluto interrogare altri
testimoni; e ci siam messi a frugar nelle memorie di quel tempo, per chiarirci se veramente il mondo
camminasse allora a quel modo>
Pone il problema della verosimiglianza e della verità storica.
▪ <Una tale indagine dissipò tutti i nostri dubbi: a ogni passo ci abbattevamo in cose consimili, e in
cose più forti: e, quello che ci parve più decisivo, abbiamo perfino ritrovati alcuni personaggi, de’
quali non avendo mai avuto notizia fuor che dal nostro manoscritto, eravamo in dubbio se fossero
realmente esistiti >
Manzoni dichiara il suo METODO: verifica la verosimiglianza (realtà + finzione).
b) PERSONAGGI = universo in cui tutto si tiene in modo organico = modello opposto all’eroe e solitario
dell’Ortis (narrazione in terza persona permette di rappresentare un universo plurimo)
- ci sono tantissimi personaggi
- varietà di genere, varietà anagrafica
- laici/religiosi, opposizione in ogni classe sociale
- varietà di professioni
36
c) Onomastica: i nomi dei personaggi non sono solo anagrafici (nome+cognome), ma sono
soprattutto FUNZIONALI alla caratterizzazione all’indole dei personaggi stessi, NOMEN OMEN.
Es. Azzecca-garbugli; Renzo Tramaglino, che rimanda a “tramaglio”, ovvero una rete fatta di 3
maglie, sia da pesca che da uccellagione, tipica del lago, sintomatica di una professione
modesta, ma rimanda anche a “travaglio”; Lucia Mondella, “monda” vuol dire pulita, ovvero
vergine, casta, ma anche ingenua, schietta.
d) Spazio e tempo: siamo in Italia, Brianza, Lago di Como, in particolare un determinato ramo, le
coordinate sono subito dichiarate e la topografia è rappresentata in modo maniacale, tanto che il
viaggio di Renzo è ricostruibile seguendo una cartina → motivo del viaggio, motivo di moda.
Tempo: siamo nel 1628, calata dei Lanzichenecchi, anche in tale vi è una contestualizzazione
immediata.
N.B. Carlo Ginzburg colloca il romanzo tra gli esempi della nuova storiografia francese: emerge,
cioè, come Manzoni abbia studiato e ricreato su base documentaria gli usi e i costumi, le abitudini
alimentari, l’abbigliamento dei personaggi, tutto ciò che la storiografia ufficiale non considerava
neanche = idea dei promessi sposi come SAGGIO MATERIALE = icasticità rappresentativa
e) Vicenda: GRANDE STORIA PUBBLICA, una serie di vicende che si intrecciano, la peste, la rivolta
del pane, la calata dei Lanzichenecchi in Italia, storie di potere e storie d’amore, dominante
sentimentale che muove il libro (romanzo rosa?) e dimensione velatamente erotica; storia degli
effetti positivi della provvidenza.
Tra la provvidenza e il tentativo di stupro di Don Rodrigo si colloca il percorso di emancipazione
economica dei due giovani = tema tipicamente borghese. Qual è la metafora di Manzoni? È la
storia di due personaggi ignoranti che si emancipano tra mille difficoltà e intraprendono una
carriera piccolo borghese, all’insegna della libera elezione sentimentale, avviando un’attività in
proprio ed iniziando una nuova vita.
▪ ogni personaggio si definisce in rapporto agli altri, ma ogni personaggio ha una storia singola!
f) LINGUA E STILE : un libro per tutti richiede una lingua per tutti.
Problema che Manzoni affronta in modo geniale: egli usa un vocabolario semplice e ristretto,
riduce le parole e tenta di espungere tutti quei termini letterari, classici, tutte le citazioni, per avere
una lingua comunicativa, chiara, trasparente.
Fatta tale scelta, la sua bravura emerge → nonostante ciò, ogni personaggio ha il proprio tono,
conforme alla sua caratterizzazione sociale, caratteriale e
dal riuscire ad ottenere da un
psicologica.
vocabolario così ristretto (meno di
10’000 parole) una straordinaria varietà
di intonazioni: dalla bonomia, cioè un IMP!!! Manzoni fonda il nuovo genere del romanzo storico,
atteggiamento benevolo verso il lettore mentre Foscolo quello del romanzo epistolare: anche da
e i personaggi, alla comicità, noi il romanzo si impone con una differenziazione di
genere, che apre uno spazio (analizzare le
all’umorismo, all’ironia contro i potenti,
contrapposizioni e le analogie). Con questi due scrittori
fino allo sdegno.
abbiamo la NASCITA DEL ROMANZO MODERNO IN ITALIA;
entrambi tali modelli vengono presi come modello
fondano una tradizione: esiste un’opera che è una sintesi perfetta di questi due capisaldi, la storia
di una monacazione forzata in forma epistolare, “Storia di una capinera” di Giovanni Verga, 1871.
Siamo arrivati al 1861, in cu si colloca una vera e propria svolta. L’UNITA’ D’ITALIA: dal 1861 si avvia
una lenta diminuzione dell’analfabetismo, passando per la legge Casati del 1859, per arrivare alla
Legge Coppino del 1871. Nel 1881 il n° degli analfabeti è del 62%; nel 1901 scende al 48,7%; nel
1911 al 38%. Grazie a questa diminuzione si verifica una divaricazione ed articolazione del pubblico
e della proposta editoriale.
37
Biografia in punti:
➢ Curzio Malaparte è un nome d’arte, all’anagrafe si chiama Curt Erick Suckert; ci troviamo
di fronte ad un autore italiano con cognome straniero, che si firma con uno pseudonimo
eloquente, che significa <che sta dalla parte sbagliata/del male>. È una scelta forte,
allusiva, è una presa di posizione personale!
➢ Nasce in una famiglia numerosa vicino a Prato, dunque in provincia, ma frequenta subito
ambienti mondani, in cui ha una crisi mentale e professionale pesante; non può essere
mantenuto dalla famiglia e viene messo a raglia presso una famiglia di contadini, i coniugi
Tebaldi, figure che incidono molto sulla formazione del giovane.
La sua formazione infantile è determinata dal modello contadino → deriva da qui un
carattere turbolento, sovversivo, anarchico, ed una tendenza sin da giovane a non accettare lo
status quo, a mettersi CONTRO (controPARTE)
➢ Viene mandato a studiare a Prato, dove prende la licenza liceale nel 1916 presso il collegio
Cicognini, istituto qualificato con studenti di estrazione sociale medio-alta, da cui uscirà
anche Gabriele d’Annunzio.
Prato è una città radicale.
➢ Nel 1912 si colloca l’esordio letterario con un inno a Sem Benelli, noto letterato → omaggio
tradizionale ad un poeta pubblicato su un giornale Il Bacchino (elemento innovativo)
➢ Nel 1913 pubblica due novelle infantili sul <Corriere dei piccoli>
➢ nel 1914 iniziano le frequentazioni di Parigi che diventerà una città per lui significativa, in cui
pubblicherà opere in francese = bilinguismo= tradizione letteraria francese
➢ nel 1917 combatte sul fronte italiano, vive la disfatta di Caporetto e scrive il 1° libro
scandaloso intitolato “Viva Caporetto!”, pubblicato nel 1921, in cui rovescia la prospettiva
rispetto ai fatti reali. Racconta Caporetto come apoteosi del proletariato, come vittoria del
sacrificio degli italiani eroi delle trincee. Da questa esaltazione si sviluppa il fascismo
interventista, eroico, giovanile di Malaparte!!!
➢ Nel 1922 si iscrive al Partito Nazionale Fascista, contestualmente intrattiene stretti rapporti
con PIERO GOBETTI, letterato dichiaratamente antifascista = volontà di Malaparte di tenere
uniti concetti inconciliabili!
➢ Nel 1924 fonda e poi dirige il quindicinale “La conquista dello Stato”, i cui contenuti non
vennero graditi da Mussolini, tanto da farlo espellere dal PNF e arrestare; fu detenuto prima
38
a Roma, poi a Lipari, a Ischia ed infine a Forte dei Marmi. Nel 1935 Mussolini lo libera dal
confino
➢ Nel 1937 si stabilisce a Roma e dirige fino al 1943 Prospettive, una delle testate più
vitali dell’epoca, eclettica e moderna, aperta alla Francia e alla cultura europea; Moravia
ne rilevò poi la direzione. Nel 38 acquistò un lotto sull’isola di Capri facendone una
residenza leggendaria, un rifugio isolato e impervio, dimora che imita il Vittoriale.
➢ Nel 1940, richiamato alle armi, diventa corrispondente di guerra per il Corriere della Sera.
➢ Mauro Canali ha scoperto che, tra gli amici americani di Malaparte, oltre al colonnello
Henry H. Cumming (Jack Hamilton ne “La pelle”) c’è anche Percy Winner che era un
giornalista sotto copertura, mandato dall’esercito degli Stati Uniti come spia; la polizia
fascista lo sa e lo tiene sotto controllo → Malaparte sarà un suo informatore.
Nel 47 Winner pubblica un romanzo autobiografico intitolato “Dario: A
Fictitious Reminiscence”, dove il personaggio principale del libro, Dario Duotti, altro non è
che Curzio Malaparte. Quindi un romanzo scritto da una spia che rappresenta sotto
mentite spoglie uno dei suoi informatori. Malaparte si arrabbia perché c’è in gioco la sua
incolumità e scrive 2 lettere di protesta pubblica ai giornali, che però non verranno mai
pubblicate.
Sunto
1. estrazione sociale in discesa, nasce borghese e diviene poi proletario
2. esordisce in versi con un‘ opera ad elogio, ma pratica subito il giornalismo, scrivendo per una
testata che letterata non è
3. pratica le proprie idee → attivismo + interventismo → parte per il fronte per libera scelta
4. scrittore dichiaratamente fascista, con uno spirito individualistico, ma anche
5. apertura dinamica verso le forme d’espressione d’arte contemporanea
6. “maledetto toscano” = indole del toscano irriverente, imprevedibile, estroso
7. personaggio ATIPICO, dal pdv professionale, politico
Il libro avrebbe dovuto avere un altro titolo, cioè <LA PESTE>, ma nel
1947 uscì <La peste> di Albert Camus, grande successo in Francia e in
Europa; il titolo originario gli viene in qualche modo sottratto.
• PERSONAGGI
Abbiamo 3 livelli:
1. il protagonista- narratore, che è centrale; il protagonista è tale non solo per il
fatto di essere al centro della vicenda e perché vediamo tutto dal suo punto di
vista, ma anche perché è un personaggio A TUTTO TONDO, che ci presente i suoi
pareri ed i suoi giudizi = è giudicante, MA contraddittorio, a volte fa un’affermazione
e poco dopo ne troviamo una di significato opposto.
- narratore con funzione testimoniale
- intellettuale ipercolto, raffinato
- la realtà diventa surreale, fascinosa grazie al suo pdv
2. gli accompagnatori, che hanno una funzione di appoggio e fungono da spalla
dialogica; godono di una posizione subalterna, in quanto non interessa ciò che
dicono, ma ciò che dice il protagonista.
3. i personaggi sullo sfondo, le folle, le montagne di cadaveri ecc.
• PUNTO DI VISTA: non c’è una lettura univoca, non c’è un messaggio unico
• Vicenda: costruito con una serie di incontri! Struttura semplice del romanzo
picaresco e cittadino all’insegna della chiarezza e della leggibilità! Non prevale il
collegamento, ma il SALTO, la serie di episodi a flash, episodi che risaltano in quanto
interrelati tra loro, ma non collegati in maniera precisa → esaltano in quanto
ritagliati, autonomi, messi in evidenza.
(*) Questa struttura procede per aggregazioni, non con uno sviluppo
consequenziale, e da qui emerge la matrice giornalistica di Malaparte, abituata a
scrivere per pezzi, a scrivere per singoli resoconti!
ANALISI CAPITOLI
1 La peste inizio di un viaggio, di una peregrinazione da parte del tenente-narratore
Malaparte e J. Hamilton nella Napoli devastata dalla guerra.
41
Incipit del romanzo: Erano i giorni della «peste» di Napoli. Ogni pomeriggio alle cinque, dopo
mezz'ora di punching-ball e una doccia calda nella palestra della PBS, Peninsular Base Section, il
Colonnello Jack Hamilton ed io scendevamo a piedi verso San Ferdinando, aprendoci il varco a
gomitate nella folla che, dall'alba all'ora del coprifuoco, si accalcava tumultuando in Via Toledo.
Eravamo puliti, lavati, ben nutriti, Jack ed io, in mezzo alla terribile folla napoletana squallida,
sporca, affamata, vestita di stracci, che torme di soldati degli eserciti liberatori, composti di tutte le
razze della terra, urtavano e ingiuriavano in tutte le lingue e in tutti i dialetti del mondo. L’onore di
essere liberato per primo era toccato in sorte, fra tutti i popoli d’Europa, al popolo napoletano: e
per festeggiare un così meritato premio, i miei poveri napoletani, dopo tre anni di fame, di
epidemie, di feroci bombardamenti, avevano accettato di buona grazia, per carità di patria,
l’agognata e invidiata gloria di recitare la parte di un popolo vinto, di cantare, di battere le mani,
saltare di gioia tra le rovine delle loro case, sventolare bandiere straniere, fino al giorno innanzi
nemiche, e gettar dalle finestre fiori sui vincitori.
Ma nonostante l’universale e sincero entusiasmo, non v’era un solo napoletano, in tutta Napoli,
che si sentisse un vinto. Non saprei dire come questo strano sentimento fosse nato nell’animo del
popolo.
N.B. Da un lato viene data lapidariamente la lettura della situazione determinata dalla peste; con
un figura retorica Malaparte contrappone egli stesso ed il ricco compagno americano con il
popolo e viene fuori una descrizione che prima è di tipo oggettivo (folla) e che poi diventa un po’
sarcastica, prende in giro i napoletani, che perdono il loto tipico ottimismo, e amareggiante,
poiché denuncia un’ambivalenza di ammirazione e di condanna di queste condizioni.
Il paesaggio è popolare, fatto di persone, e di prostituzione: I prezzi delle bambine e dei ragazzi,
da qualche giorno, erano caduti, e continuavano a ribassare. Mentre i prezzi dello zucchero,
dell'olio, della farina, della carne, del pane, erano saliti, e continuavano ad aumentare, il prezzo
della carne umana calava di giorno in giorno.
il romanzo si concentra nei Quartieri Spagnoli di Napoli, nella parte storica che si affaccia verso
Santa Lucia e che alle spalle ha Toledo.
Esclusione del 90% della città → Napoli vuol dire Napoli proletaria MA rappresenta in realtà tutta
l’Italia.
N.B. Il 1° capitolo riprende il titolo che avrebbe dovuto avere l’opera: Malaparte, in sede
strutturale, allude al libro di Camus, attribuendo a tale capitolo un significato peculiare, poiché
dialoga con un testo preciso. L’opera di Camus è un romanzo che trasfigura fantasticamente la
condizione della guerra, le devastazioni e la sofferenza, attraverso la metafora della peste, che
colpisce oggetto l’uomo nella II guerra mondiale = dimensione di trasposizione metaforica = si
trova anche ne La pelle, nella visionarietà onirica (in certi luoghi sembra di assistere a dei sogni),
nella deformazione grottesca dei fatti, nel dubbio che viene al lettore leggendo il romanzo, in
relazione alla veridicità o meno dei fatti
2. La vergine di Napoli una ragazza di Napoli vende la sua verginità. Continuità topografica con
il capitolo precedente! Nelle scene sessuali siamo di fronte ad accoppiamenti mai finalizzati alla
procreazione: non sessualità riproduttiva, ma sterile = TEMA DELLA MORTE E DELL’IMPOSSIBILITA’ DI
RINASCITA PER LE PERSONE E PER LA CITTA’!
3. Le parrucche dimensione erotica oltre a quella della morte. Donne che per piacere ai neri,
indossano “parrucche” bionde sulle loro parti intime, poiché le napoletane sono
tendenzialmente more. Mondo della prostituzione.
5. I figli di Adamo torna Hamilton come guida e assistiamo al rito della figliata, in cui un uomo
mima il parto di una donna accompagnato da un coro e personaggi che seguono la
cerimonia, fino a partorire un figlio che è una specie di simulacro fallico osceno di legno.
42
7. Il pranzo del generale Cork siamo in Ucraina, dove si verifica l’episodio della crocifissione
degli uomini → il messaggio che passa è quella dell’orrore della guerra in quanto tale,
indipendente dalla latitudine.
8. Trionfo di Clorinda
9. La pioggia di fuoco racconta l’eruzione del Vesuvio, entra in scena la NATURA. In tale
capitolo sono presenti moltissime MOVENZE DANTESCHE + rimandi all’Eneide. Scena apocalittica
viene continuamente incrementata.
Excursus geologico: quella descritta è l’ultima eruzione del Vesuvio (1944); le fasi dell’eruzione
sono 4: fase fusiva; fase delle fontane di lava; esplosioni miste (3° giorno); fase sismo-esplosiva, 11
giorni dopo la prima fase.
10. La bandiera in tale capitolo è collocata una scena clou, in cui assistiamo alla trasformazione
di un cadavere in una bandiera, poiché il corpo di un soldato privo di vita schiacciato da un tank
diviene un tappeto di pelle.
11. Il processo impossibile rinascita di Napoli, il processo si conclude con una constatazione di
chi non è più nato ed è già morto (feti in bottiglia)
Copertine di carattere
surrealista e che alludono
alla deformazione tipica del
testo ➔
43
FERITO A MORTE
In una lettera del 1956, La Capria comunica all’editore Valentino Bompiani di aver iniziato da
quasi 3 anni un romanzo a cui aveva attribuito il titolo provvisorio “Leoni di giugno”, dove “leoni”
stava per “vitelloni” (riferimento al celebre fil di Fellini), i quali sono i giovani di buona famiglia
che passano la loro giornata nell’ozio.
Escono 3 capitoli in 3 sedi diverse, su riviste, che poi confluiranno, ma che hanno una natura
autonoma in precedenza: questo ci dà l’idea di un’autonomia delle singole parti che poi
confluiranno in un romanzo. E’ un modo efficace per affacciarsi alla società letteraria, poiché i
frammenti forniscono un’immagine del tipo di opera e una funzione rassicurante per l’autore.
In una seconda lettera del 1961 annuncia a Bompiani di aver composto i capitoli da 1 a 7
(blocco unico) a cui affida il titolo “Lo spazio di un mattino”, giustificato sia dal fatto che la 1°
parte si svolgeva nello spazio temporale di un mattino, sia perché l’argomento del romanzo era
la fugace giovinezza.
Bompiani elogia il suo scrittore e lo invita a velocizzarsi per potersi candidare al premio strega del
1961!! nello stesso anno è già alla terza edizione → funzione maieutica dell’editore!
• Raffaele La Capria, Ferito a morte; prefazione di Giorgio Bàrberi Squarotti, Milano: Club
degli Editori, 1969
• Raffaele La Capria, Ferito a morte; introduzione di Geno Pampaloni, Coll. Oscar
Mondadori, Milano: A. Mondadori, 1973
• Raffaele La Capria, «Ferito a morte». In: Tre romanzi di una giornata (Contiene: Un
giorno d'impazienza; Ferito a morte; Amore e psiche), Coll. Supercoralli, Torino: Einaudi,
1982, ISBN 88-06-05383-3
• Raffaele La Capria, Ferito a morte; prefazione di Domenico Starnone; con una lettera
di Claudio Magris, Torino: UTET; Fondazione Maria e Goffredo Bellonci onlus, 2006, ISBN
88-02-07444-5
• Raffaele La Capria, «Ferito a morte». In: Opere; a cura e con un saggio introduttivo
di Silvio Perrella, Coll. I Meridiani, Milano: A. Mondadori, 2003, ISBN 88-04-51361-6.
Considerazioni:
- numerose edizioni
- la copertina della I edizione è scelta personalmente da La Capria (iconografia ben precisa,
44
TITOLO: rimanda alla citazione <Una città che ti ferisce a morte o t’addormenta, o tutte e due le
cose>. Il destino di qualunque napoletano che viene ferito a morte per il fatto di nascere nella
città.
ARCHITETTURA: 10 capitoli divisi all’interno in una serie di paragrafi (lasse, tessere, porzioni testuali
autonome): tale articolazione non è riportata nell’indice, i capitoli non hanno un titolo, sono solo
numerati con numeri romani; il fatto che l’indice non sia indice è qualcosa di interessante, ma si
tratta di un NON INDICE STRUTTURATO. Si può parlare di un’architettura dissimulata, nascosta.
Ciò corrisponde a quanto detto da Veronesi in quarta di copertina; egli dice che il libro è “una
specie di boomerang”. Con la scelta strutturale, La Capria vuole costruire la sua unità e non la sua
frammentazione → l’opera è un FLUSSO e l’indice lo evidenzia nella sua mancanza!
Domanda esame: introdurre <Ferito a morte> a partire dalla sua dimensione materiale?
1-7 = dimensione della giovinezza, svolta durante la cena a casa De Luca, il protagonista parte per
Roma diventando indipendente e dunque ADULTO
8-10 = riconsiderazione a posteriori, e dunque matura, senza fluidità dei punti di vista del passato
▪ pagina 47, quarta riga in alto: ripresa della dimensione della ciclicità. Refrain, ma con un esito
diverso: la spigola la prende, ma l’occasione c’era già stata e lui la aveva persa. C’è anche
intrinseca una dimensione di crescita del personaggio, poiché ora, memore del passato, è in
grado di cogliere la seconda occasione. SPIGOLA CATTURATA.
▪ La descrizione della fisiognomica dei pesci richiama a <Pesci rossi> di Emilio Cecchi, elzevirista;
Pesci rossi è il primo di una raccolta di elzeviri/prose d’arte/frammenti.
L’idea di scrivere questo brano viene a Cecchi dopo aver visto una mostra di Matisse ed essere
rimasto colpito da un quadro.
▪ pagina 112: alla fine se la mangia la spigola, è diventato grande, adulto. SPIGOLA CUCINATA
N.B. Lo sperimentalismo emerge anche nella polifonia, nel flusso di coscienza, nella presenza del
mondo onirico.
Il salto continuo del punto di vista va contro il tradizionalismo e rende il romanzo suggestivo da un
alto e dall’altro non facile. Tra la 1° e la 2° lassa emerge la prospettiva mobile nel ricorrere di due
termini, occhi e occhio, ad evidenziare due prospettive differenti.
PERSONAGGI: micro cosmo fitto di figure soprattutto maschili, vi sono poche donne, Carla, Betty,
ecc.. le quali sono oggetto di conquista, di discussione, di vanto, di desiderio; minoranza di
componente femminile che si traduce nell’assenza di punti di vista femminili.
I personaggi maschili dicono sciocchezze, trascorrono la giornata parlando, ma in realtà non
dicono nulla = SILENZIO.
L’unico nucleo famigliare è quello di Massimo, che viene alla ribalta nel VII capitolo, quando si
trova a tavola con madre, padre e nella scena è presente anche la cameriera Assuntina, unica
proletaria. La famiglia si presenta come certificazione di una normalità acquisita: Massimo è
diventato grande.
VICENDA: non è solo una storia di maturazione e di crescita, ma anche la storia di un gruppo di
amici che vivono assieme e poi si perdono, salvo poi ritrovarsi. Tale situazione narrativa ha avuto
cinematograficamente grande successo:
- <Leoni al sole>
- <Grande freddo>, film del 1983
- Marrakech Express di Gabriele Salvatores (1989)
- Carlo Verdone,
- Passato prossimo, 2003
TEMPO E SPAZIO: siamo a Napoli, non in quelle geografie di Malaparte e Ortese, ma nella Napoli
di Palazzo Medina, trasfigurazione di un palazzo realmente esistito dove ha abitato La Capria,
ovvero Palazzo Donn’Anna.
È un edificio strepitoso in quanto frutto di una fusione architettonica, non si capisce dove finisce
la natura e dove inizia l’architettura, dove finisce lo scoglio e dove inizia la casa. Ma poi siamo
anche in Via Caracciolo, dove vi è il lungo mare, luogo di ritrovo. Poi nelle ville come villa
Posillipo, villa Martinelli. Poi Positano, Capri. Poi c’è la natura, il mare “Carla ha l’odore del
mare”, monumento di isolamento e coincidenza di un altro mondo, uno animale e vegetale in
cui ci sono i momenti di autenticità del protagonista. Immersione nel mare come l’isolamento e
fuga dalla storia e dalla guerra. La guerra qui c’è ma è disinnescata.
A.M.O. definita da Vittorini come <una zingara assorta in un sogno> = zingara perché nomade, priva di
casa, perché fa esperienza di realtà diverse, ma assorta in un sogno perché dotata di una carica
visionaria, trasfiguratrice, che caratterizza tutta la sua opera.
Il mare non bagna Napoli venne pubblicato presso Einaudi nel 1953; analizziamolo a partire da
quanto detto da Erri de Luca nel 1954 sul Corriere della Sera: “Il libro consta di 3 parti inconciliabili
che non avrebbero dovuto coesistere in un solo libro”; egli mette in evidenza come il limite
dell’opera sia di possedere una struttura fallimentare.
A questa stroncatura si può contrapporre un articolo che esce su Linea d’Ombra; nel 1953 A.M.O.
invia una copia del libro a Paola Masino, inserendo una presentazione di esso dove mette in luce
l’elemento caratteristico del lavoro che ha pubblicato, cioè la COMMISTIONE di narrazione
letteraria e resoconto giornalistico. E, difatti, la prima coppia di capitoli è ascrivibile al piano
letterario, mentre i due capitoli successivi sono dei resoconti cronachistici; infine, il 5° capitolo (Il
silenzio della ragione) è un’inchiesta in cui l’Ortese mescola le due caratteristiche tipologiche, nel
senso che si ha una dimensione referenziale (cronaca/inchiesta → giornalismo), unita alla
deformazione letteraria spiccata (ingrediente di fiction narrativa)!!!
Equilibrio nascosto: dall’indice notiamo una sorta di progressione autobiografica, nel senso che
l’ordine con cui sono proposti i capitoli rispettano l’ordine di successione cronologica; inoltre, Un
paio di occhiali racchiude due puntate che erano già uscite, dunque la successione è: 2 racconti
+ inedito + 2 racconti editi + inedito.
SCANSIONE QUILIBRATA DI VECCHIO E NUOVO, simmetria precisa!
N.B. Editore con funzione ATTIVA → propone all’autrice tale raccolta →funzione conativa
Siamo di fronte ad una raccolta composta da testi che erano già stati scritti per diverse riviste, uniti
a testi che sono stati composti apposta per essere inseriti per l’uscita in volume!!
Il libro esce con un titolo fortunato approvato da Calvino, Il mare non bagna Napoli, un paradosso
che vuole anche essere implicitamente una denuncia dello stereotipo che ancora oggi si impone,
non alludendo alla Napoli stereotipata, cioè quella popolata dal turismo, ma alla Napoli che, dal
pdv urbanistico, non è bagnata dal mare (Napoli dei quartieri, Napoli popolare), e a quella che,
dal pdv sociale, è caratterizzata da chi vive in condizioni primitive, di indigenza, che non sa
nemmeno che in città c’è il mare.
USCITA TIPOLOGIA
Un paio di Rivista Dimensione Corrisponde
occhiali <Omnibus> referenziale biografiche
nel 1949
Interno INEDITO Dimensione
familiare referenziale
Oro a Forcella Rivista <Il Resoconto 8 pagine
Mondo> nel cronachistico
1951
47
La storia editoriale del libro: occorre sottolineare che l’Ortese intraprende un processo di
progressiva canonizzazione (parallela a La Capria)
- 1953, collana <I gettoni> di Einaudi
- 1967, esce con Vallecchi, in un’edizione economica
- 1975, esce in edizione economica con BUR, con un’introduzione di Giulio Cattaneo
- 1979, edizione scolastica a cura di Anna Nozzoli
- 1994, approdo ad Adelphi = editore di cultura per antonomasia
- 1999, edizione scolastica targata Adelphi/La nuova Italia
N.B. Le due edizioni SCOLASTICHE sono interessanti, poiché l’approdo alla dimensione scolastica
determina l’inizio del processo di canonizzazione.
Il libro possiede ingredienti di uniformità che vengono miscelati secondo un’efficace progressione
sperimentale. Da un lato l’Ortese decide di mettere assieme testi di natura diversa, dall’altro lato lo
fa secondo un’alchimia che li rende OMOGENEI: dimensione di difformità + tecniche di
omogeneizzazione architettonica/tematica/stilistica!
✓ 3° + 4° capitolo = 25 pagine
✓ 1° + 2° capitolo = 51 pagine
✓ 5° capitolo = 74 pagine
✓ 1° + 2° + 3° + 4° capitolo = 76 pagine
✓ 5° capitolo = 74 pagine
Bilanciamento: i primi 4 corrispondono alla prima parte del libro (2 fiction + 2 cronache), mentre
l’ultimo costituisce da solo la seconda sezione (ibrido). Tendenza di equilibrio!
2. Interno familiare, anche questo di ispirazione verista, che narra della famiglia Finizio e, in
particolare di Anastasia, ripercorrendone il percorso psicologico/sentimentale (giovane
donna sacrificata alla famiglia, senza alcun riconoscimento).
Si tratta di un verismo differente dal racconto precedente, quest’ultimo è vicino alla
tradizione di un verismo realistico (rappresenta oggettivamente il mondo popolare, mai
introspezione psicologica, ma comportamentale = prospettiva etologica), Interno familiare,
invece, è vicino al realismo psicologico = rappresentazione soggettiva di personaggi che
appartengono a classi medio-alte, mediante l’utilizzo del discorso indiretto libero.
In tale racconto NON SUCCEDE NULLA e infatti si chiude con la risposta “Vengo” da parte
di Anastasia al richiamo della madre, che sta ad indicare il fatto che non sia successo/fatto
nulla. Verismo tipico di <Vita dei campi>.
ATT!!! Anna Maria Ortese si rifà, 40/50 anni dopo il suo periodo di auge, al modello del
verismo; in realtà non è così, perché la scommessa dell’autrice è quello di conciliare la
poetica verista con due procedimenti testuali novecenteschi, uno di matrice formalista e
l’altro fenomenologico.
Un paio di occhiali è un esempio perfetto del procedimento dello STRANIAMENTO,
procedura artistica e letteraria che consiste nel creare un salto prospettico improvviso, per
cui il lettore vede le stesse cose in un’ottica diversa: straniamento nel senso che il lettore si
ritrova straniero rispetto ad una situazione in cui si era ambientato.
Inizio di Interno familiare: esempio di <intermittenza del cuore> = uno dei procedimenti tipici
del romanzo novecentesco che consiste nella trasformazione di un fatto insignificante in
un’attesa rivelazione. Rappresenta un’epifania (Proust), all’insegna di una notevole
originalità!
Dunque, l’Ortese si può classificare come autrice neorealista.
1. Oro a forcella: racconto di una passeggiata attraverso le vie di forcella di una giornalista
che culmina con il banco del monte dei pegni, istituzione pubblica storica, forma di
finanziamento popolare.
2. La città involontaria: parla della visita all’interno di una ex-caserma borbonica collocata
in via Marina, popolata da vagabondi, sfollati, barboni, un ricettacolo di indigenza
catastrofica.
Città involontaria = città di disperati!!!
✓ Il silenzio della ragione = titolo emblematico che rimanda ad una sconfitta, ma ad una
sconfitta che non rinuncia a denunciare!
OSSERVAZIONI
▪ attraverso un’abile alternanza di itinerari in presa diretta e di soggetti narrativi emblematici
presente negli ultimi due capitoli, Il mare non bagna Napoli presenta un’immagina articolata della
città popolare; dal pdv della stratificazione sociale, il libro presenta: sottoproletari emarginati dei
Granili + condizione di Eugenia (sempre appartenente al sottoproletariato) + abitanti dei piani alti
dei Granili + piccoli borghesia rappresentata da Anastasia + intellettuali borghesi protagonisti
dell’ultimo capitolo.
▪ anche il sistema dei personaggi mostra varietà funzionale ed una progressione significativi; ci
sono anzitutto personaggi verosimili, ma di fantasia (Eugenia), poi personaggi anonimi, ma veri, nel
50
secondo dittico, ed infine ci sono personaggi non solo veri, ma anche riconoscibili, nell’ultimo
capitolo, che sono personaggi noti in quanto pubblici.
CONCLUSIONI
Potremmo dire che i 5 capitoli procedono dall’astratto al concreto, dall’impersonalità del
narratore dei primi due racconti alla partecipazione testimoniale del secondo dittico, dalla finzione
alla realtà, dalla letteratura al giornalismo, dal generale al particolare; allora l’ultimo capitolo
assume un valore decisivo, perché mette in evidenza lo statuto ibrido del libro (complesso,
fascinoso, efficace).
BIOGRAFIA DELL’AUTRICE
A.M.O nasce a Roma nel 1914, NON A NAPOLI, e non muore a Napoli, ma a Rapallo: nonostante
Napoli sia la città “più importante per questa autrice”, occorre sottolineare come essa in realtà
cambiò 7 domicili.
Nasce in un periodo difficile, quello della Prima Guerra Mondiale; il padre Oreste lascia la famiglia
e quando torna questa comincia a compromettersi; si trasferiscono a Potenza, in una delle regioni
in quel periodo più arretrate d’Italia, insieme alla Sardegna. Da Potenza poi passa all’Africa, in
particolare alla Libia, prima a Tripoli e poi nel deserto: siamo di fronte ad una progressione in
negativo. Guerra → disgregazione famigliare.
Nel 1928 l’Ortese arriva a Napoli, quando ella ha 14 anni, con esperienze significative alle spalle;
abita in un quartiere popolare, il Piliero, quartiere cosmopolita, in parte malfamato, in una casa
che si affaccia sul porto.
La giovane autrice è affascinata da questo luogo vivace e rimarrà ai suoi occhi sempre un luogo
mitico, difatti la casa giovanile è rievocata nell’opera <Il porto di Toledo> del 1975.
Piccola parentesi
Una parole chiave all’interno de <Il porto di Toledo> è MARINE, che riassume la dimensione del
Piliero.
Da dove deriva? Uno dei luoghi topici dell’inizio del libro è una piccola chiesetta che stava alle
spalle del quartiere, la chiesetta di Porto Salvo (nome simbolico, luogo di salvezza, di ritorno a
casa) che è presente anche nella raccolta <Angelici dolori> del 1937 e che attirò l’Ortese per il
fatto di ospitare una Madonna non bianca, ma nera “che non si vede mai, tranne un giorno
all’anno quando viene esposta”.
Il quartiere è stato raso al suolo, dunque è davvero esistita questa chiesa? Ammesso che sia
esistita, ci sarà ancora o è andata distrutta? Intorno alla metà del Cinquecento, un marinaio
scampa miracolosamente da un naufragio e fa un voto alla madonna di Porto Salvo e dice <se
scamperò, mi impegnerò a fondare una chiesa in tuo nome, una chiesa di tutti i marinai>; egli si
salva, organizza insieme ad altri marinai una congrega, e chiede al cardinale il permesso di
avviare i lavori di costruzione della Chiesa: il 1° giugno inizia la costruzione.
LAPIDE del marinaio recita: <con una parte di soldi de marini e con cassette di terre costruì....>
La parola che l’Ortese non ricordava più dove avesse letto o come l’avesse
concepita/immaginata, è stata desunta inconsapevolmente, senza memoria diretta, dalla lapide
di Bernardino Belladonna nella chiesetta di Porto Salvo che Custodisce la madonna nera.
L’Ortese lascia presto la scuola, non ottenne nemmeno la licenza elementare; si forma all’inizio
sulle letture del papà Oreste, che legge a lei “I miserabili” di V. Hugo, “Il conte di Montecristo”. Non
andando scuola può leggere quello che vuole, in quanto non vincolata dai programmi scolastici
(periodo di autarchia fascista) e legge autori soprattutto stranieri, ma allo stesso tempo fa i compiti
ai fratelli, che a scuola ci vanno, e studia i loro libri di testo, scoprendo i classici (Leopardi, Manzoni)
= FORMAZIONE AUTODIDATTA che le fornisce una grande apertura, una capacità di cogliere
letture altrimenti precluse che nessun altro ha (legge Moravia).
Il 6 gennaio 1933 muore l’amatissimo fratello Emanuele e il 3 settembre dello stesso anno, l’<Italia
51
letteraria> pubblica una poesia intitolata “Emanuele” che corrisponde all’esordio letterario
dell’Ortese: è una poesia composta da 172 versi sciolti, una poesia di morte in ricordo del fratello.
ATT!!! Adriana Capocci = figura femminile nella vita dell’Ortese, incontrata nel salotto di Benedetto
Croce nel 1937, donna che appartiene all’alta borghesia, è elegante e frequenta l’università,
avendo come professore di Storia del Risorgimento Aldo Romano
Il primo libro dell’Ortese, Angelici dolori, è la trasfigurazione letteraria di A.R. e gli <angelici dolori> si
possono anche intende come il primo innamoramento e la prima disillusione sentimentale di Anna
Maria.
Angelici dolori ha grande successo e suscita molta curiosità; significativa è la quarta di copertina,
che sostanzialmente è un’autobiografia, in cui Anna Maria si presenta e si definisce come
“ignorante” e dice <non conosco i greci ed i latini, poco dei moderni, nulla o quasi dei
modernissimi. D’Annunzio per me è, con reverenza, quasi un Ignoto>. Dà un’immagine di sé
differente da quella che poi emerge nel testo.
Tale testo viene pubblicato da Bompiani grazie alla mediazione di Bontempelli, tuttavia, l’autrice si
vergogna del suo nome!!!
Firmando il contratto, esiste la clausola per la quale il secondo libro deve essere pubblicato dal
medesimo autore; il secondo libro esce però per Einaudi!
Arriva la guerra, la famiglia comincia a disperdersi, la città di Napoli mostra anche capacità
reattive, alle quali l’Ortese partecipa (impegni sociali/militanti):
1. Partito Comunista, 1943-45 → censimento delle condizioni dei bambini nei quartieri più poveri;
essi vengono accolti da famiglie volenterose che si prendono cura di loro; parte il comitato
“Salviamo i bambini di Napoli” a cui prende parte l’Ortese.
2. Impegno dal punto di vista culturale, insieme a La Capria, Compagnoni e altri autori organizza e
fonda la rivista “Sud”, rivista che esce per due anni e che riguardava arte (cinema, musica, pittura)
e letteratura; Vittorini l’ha definita “Il Politecnico del sud”. La rivista pubblica autori italiani e
stranieri: il titolo “Sud” ha come idea intrinseca quella del dialogo del Sud Italia con il resto del
mondo.
Ispirazione della grafica derivante dall’espressionismo tedesco.
Da questa rivista passerà poi a “Il mare non bagna Napoli”, il cui ultimo capitolo suscita reazioni
molto dure ed indignate dei suoi ex compagni di avventura, che vengono rappresentati in
maniera pietosamente critica, con grande cattiveria: per tale motivo l’Ortese decide di
abbandonare per sempre Napoli, <Il silenzio della ragione è il racconto che ha scatenato l’inferno,
per cui non sono più tornata a Napoli. Aggressioni che ho avuto da certi giornali e poi insulti
personali: non ho osato più toccare Napoli, un argomento che scotta>.
ATT!!! Si pone una questione di carattere critico: è “giusta” questa indignazione? È difficile stabilire
chi avesse ragione. Innanzitutto, occorre ricordare che è rarissimo che nei testi letterati i
personaggi siano presentati con nome e cognome anagrafico, mentre più frequentemente ci
sono delle allusioni. La parola “cattiveria” è una parola cruciale che utilizza l’Ortese e anche i suoi
ex-amici del Gruppo Sud; lo utilizza La Capria <erano tutti dotati di un senso di autocritica spietata,
fummo con noi stessi più scortesi di quanto fu la Ortese>: il concetto di critica in quel gruppo era
esercitato non solo nei confronti della
la CATTIVERIA all’interno del Gruppo Sud è un modo di città, ma anche verso loro stessi (già qui
vedere il mondo, un punto di vista per raccontarlo, una la scelta dell’Ortese appare meno
dote caratteriale, poetica, letteraria, pittorica da coltivare. bizzarra, in quanto la critica era una
prassi comune all’interno del gruppo) =
52
idea della cattiveria come modo di mettere a nudo la realtà in termini crudi!
N.B. Compagnone scrive nel 1955 in un articolo che festeggia il suo 80° compleanno <ho iniziato
ad odiare da ragazzino, come tutte le persone civili, perché l’odio è un sentimento autentico>; la
frase preferita da Compagnone era <ogni vero carattere è un cattivo carattere>.
Da questo punto di vista, forse la scelta dell’Ortese non è così bizzarra ed imprevedibile, la reazione
dura del gruppo dipende dal fatto che la crudeltà è rivolta nei suoi confronti.
nell’edizione del libro del 1979, non sono riportati nomi e cognomi dei partecipanti del gruppo =
l’Ortese utilizza nomi di fantasia per correre ai ripari, anche se nell’edizione successiva tutto torna
come prima. Si tratta di ripensamenti strumentali.
Il libro è una raccolta di elzeviri, pezzi usciti precedentemente su giornali, soprattutto sul Corriere
della Sera, poi raccolti in volume; gli elzeviri sono pezzi brevi scritti con un certo tasso di letterarietà
per un pubblico ampio.
Di esso si contano circa 60 edizioni!!!
Il libro ha una prefazione, che ha come baricentro il 1943, e che introduce Ignazio, il protagonista
del 1° racconto, racconto introduttivo, emblematico, che riassume ed anticipa ciò che verrà dopo
ed il senso dell’intero libro:
- tratto di alleggerimento e di ironia che permea tutto il testo: Don Ignazio che ha perso
tutto, se ne è andato e ha dimenticato persino la dentiera sul comodino
- tema della DISTANZA, per il napoletano Marotta è necessario raccontare di Napoli da una
posizione di lontananza da quest’ultima, ovvero da Milano; tuttavia, è presente anche una
“vicinanza” dal pdv sentimentale, poiché nella prefazione il tema è quello della visita al
cimitero sulla tomba della madre (digressione di patetismo legata al tema dei cari perduti)
= distanza oggettiva + vicinanza sentimentale
- tema del RICORDO e della NOSTALGIA, di quanto la madre era viva e di Napoli
53
N.B. Viene presentato un patto di lettura abbastanza chiaro, viene messo in evidenza come
l’argomento sarà la Napoli del passato in cui il narratore viveva, a cui si guarda con disposizione
sentimentale nostalgica, non la tragedia, ma un tono medio. Impostazione diversa rispetto agli altri
libri analizzati.
Compaiono anche due sorelle, il padre, la zia, con tutta una serie di riferimenti autentici che
emergono in modo chiaro: nell’avvio del libro tali personaggi REALI, che si trovano ancora a
Napoli, permettono di iniziare la descrizione della città.
La raccolta poi prosegue con un progressivo appannamento: le figure parentali passano sullo
sfondo e scompaiono, lasciando spazio ad una folla di personaggi “tipicamente napoletani” =
espressione che rimanda ad un altro aspetto fondamentale del libro; siamo di fronte a personaggi
che hanno un’identità anagrafica, sono spesso a tutto tondo, ma hanno anche una funzione
generale, sono EMBLEMATICI, tipici di Napoli.
Potremmo dire che Marotta racconta di soggetti individuali, che sono anche però STEREOTIPI,
incarnano dele caratteristiche generali, condivise dall’immaginario comune di Napoli!
Titolo: L’Oro di Napoli → non è un caso che il primo racconto replichi il titolo del volume!
Ciò ci conferma l’emblematicità del 1° racconto: Don Ignazio è molto ben caratterizzato ed è un
personaggio unico, ma rappresenta tutti i napoletani <la possibilità di rialzarsi dopo ogni caduta;
una remota, ereditaria, intelligente, superiore pazienza>!.
Quali sono queste caratteristiche che accomunano i napoletani:
- il protagonista è gobbo e porta fortuna
- passa dal riso al pianto
- ha una forte inventiva e deve imparare ad arrangiarsi (arte di arrangiarsi)
- gusto per lo spettacolo
- ha il sostegno del vicinato; gli isolati sono presentati come micro comunità di assistenza reciproca
- chiede l’elemosina, ma si diverte con il gioco d’azzardo
- ha l’attitudine ad imbrogliare.
N.B. Don Ignazio racchiude in sé tutti questi aspetti, mentre nei racconti successivi SINGOLI
PERSONAGGI interpretano UNA di queste caratteristiche:
- c’è un portinaio che è zoppo
- un suonatore di pianola con una scimmietta che chiede l’elemosina
- il guappo prepotente
- la bella pizzaiola
- l’accanito giocatore
- i Luciani, “popolo dentro un altro popolo”, ovvero gli abitanti del borgo di Santa Lucia
minuto 40