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1. IL PRIMO NOVECENTO
20 SETT. 2021
> MODERNITÀ → quali sono le novità per cui si parla di un cambiamento epocale?
● seconda rivoluzione industriale (1865-78) → in Italia arriva un pochino più tar-
di e soprattutto fa sentire i suoi effetti in Italia nei primi del ‘900 (mentre in
Francia ciò accade prima → Baudelaire registra i primi effetti già negli anni ‘60
dell’‘800);
● la seconda riv. ind. comporta lo sviluppo di innovazioni tecnologiche, che
comporta una rivoluzione nel mondo dell’industria, dei trasporti, dei servizi,
tant’è che è proprio in questo periodo che nasce e si sviluppa l’industria mo-
derna;
● tutto ciò comporta uno sviluppo dell’economia e quindi anche un cambiamen-
to all’interno delle classi sociali → nascita e sviluppo della piccola e media
borghesia, composta sostanzialmente di individui impiegati nel settore
terziario e che hanno accesso alla cultura, in quanto sono più o meno
scolarizzati;
● la piccola e media borghesia rappresenta il nuovo pubblico di lettori che si va
a definire → mentre prima i libri avevano una circolazione piuttosto ristretta,
soprattutto tra le classi sociali più alte (borghesia e nobiltà), che avevano sia il
tempo sia il denaro da dedicare all’acquisto e alla lettura dei libri → ora invece
si va formando un ceto intermedio, che ha del tempo libero in quanto svolge
lavori come l’impiegato (non lavori pesanti come il lavoro nei campi o in
fabbrica) e ha anche una discreta possibilità economica → è infatti proprio in
questo momento che nasce e si sviluppa la moderna industria editoriale, che
si rivolge a questo pubblico più ampio di lettori, che comincia a ess. di massa
→ questo comporta non solo un aumento della tiratura di giornali, quotidiani e
2
> Perdita d’aureola → un poeta laureato (con la corona d’alloro) si aggira per le
strade di Parigi di notte → già questo indica un cambiamento radicale nelle città, le
quali diventano delle vere e proprie metropoli → è proprio in questi anni che si
affermano il fenomeno della vita notturna e la figura del dandy, ossia un giovane che
si gode le avventure notturne della metropoli.
- Il poeta laureato si aggira per la Parigi notturna, rischia di ess. investito da una
carrozza, fa un movimento brusco e la sua corona d’alloro (l’aureola, simbolo del
poeta sommo) cade nel fango → il poeta decide volontariamente di non raccoglierla,
perché preferisce che sia uno di questi poetucoli, che vogliono fregiarsi del titolo di
poeti e sono al servizio della nuova società di massa, a raccoglierla → questo ha
due conseguenze:
❖ rinuncia a quello che fino ad allora era stato il ruolo autorevole del poeta
all’interno della società;
❖ acquisizione di una maggiore libertà → il poeta non ha più il suo ruolo, con
tutto ciò che comporta, ossia diritti, doveri e il fatto di ess. una figura di
riferimento, autorevole → avendo lasciato l’aureola nel fango e non essendo
più un riferimento per nessuno, il poeta ha la libertà di fare ciò che vuole,
anche di dire cose provocatorie e inaudite, di compiere azioni non
moralmente accettabili → difatti la prima cosa che fa il protagonista del
poemetto di Baudelaire è entrare nel postribolo, ossia un bordello → ormai il
poeta può farlo perché non ha più un ruolo sociale di riferimento → così allora
la poesia può accogliere temi anche scandalosi, volgari, brutti → non c’è più
l’imperativo di fare il bello e di trasmettere un messaggio morale, perché il
poeta è stato messo ai margini dal cambiamento avvenuto all’interno della
società da un punto di vista politico, sociale ed economico.
3
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4
CREPUSCOLARISMO
21 SETT. 2021
molte poesie crepuscolari → ma all’interno della raccolta ci sono anche delle poesie
che in qualche modo assumono un tono più apertamente provocatorio, con accenti
anche grotteschi che evidenziano una vicinanza con l’espressionismo (cfr. Bando di
Corazzini).
- Marino Moretti, Poesie scritte col lapis (1910) → le poesie scritte col lapis hanno
come principale caratteristica quella di ess. facilmente cancellabili → la scrittura a
lapis non resiste al tempo, è labile, effimera, soggetta a una veloce cancellazione →
ancora una volta si tratta di una parola che è irrilevante, superflua e che non ha
presa sulla realtà.
- Guido GOZZANO, I colloqui (1911) → opera che chiude idealmente la stagione
crepuscolare.
- Questa selezione di opere è funzionale a mettere in evidenza quali siano le
caratteristiche principali della poesia crepuscolare:
● messa in discussione del ruolo del poeta e della funzione della poesia, dal
momento che il libro è inutile e la parola è vicina al silenzio;
● rapporto col registro del sublime, che è centrale nella grande tradizione
simbolista e decadente, mentre è completamente estraneo alla poesia
crepuscolare → ci muoviamo in una direzione non di ribaltamento del registro
del sublime (che sarà invece propria del futurismo) ma di estenuazione del
sublime, perché il registro del sublime viene sentito come inattuale, parte di
un’epoca ormai passata.
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SERGIO CORAZZINI
> Piccolo libro inutile → C. e Tarchiani decidono di corredare il loro libro con
un’avvertenza:
«I due poveri autori1 non hanno osato dichiarare il prezzo di questo libro inutile
perché, immaginandolo tale [cioè inutile], pensarono che nessuno avrebbe voluto
mai comprarlo».
1
Connotazione degli autori come poveri, in direzione di un volontario
abbassamento della figura e del ruolo del poeta.
- La dichiarazione, contenuta nell’avvertenza, va in due direzioni:
❖ la prima va nel senso di un abbassamento della figura dell’autore e del valore
della sua opera → l’opera non vale niente perché è inutile, perciò è anche
assurdo pensare di attribuirle un prezzo;
❖ l’altra direzione è provocatoria → in qualche modo decidere di non attribuire
un prezzo e definirlo inutile, come cosa che non serve immediatamente,
sottrae l’opera d’arte e anche lo stesso autore al vincolo dell’industria
culturale, un po’ come il protagonista del poemetto di Baudelaire, che
7
> Desolazione del povero poeta sentimentale (da Piccolo libro inutile):
I
Perché tu mi dici: poeta?
Io non sono un poeta.
Io non sono che un piccolo fanciullo che piange.
Vedi: non ho che le lagrime da offrire al Silenzio.
Perché tu mi dici: poeta? 5
[...]
VIII
Oh, io sono, veramente malato!
E muoio, un poco, ogni giorno.
Vedi: come le cose. 50
Non sono, dunque, un poeta:
io so che per essere detto: poeta, conviene
viver ben altra vita!
Io non so, Dio mio, che morire.
Amen. 55
poetica pronunciata dal poeta è abbassata a quello della lacrima del pianto → quindi
la parola poetica si va ad approssimare al silenzio.
- Quando si parla si “fanciullo”, siamo molto lontani dal fanciullino pascoliano, che
aveva un potere molto diverso → aveva un’importante funzione conoscitiva, perché
attr. lo sguardo vergine del fanciullo era possibile stabilire dei legami e delle
corrispondenze inedite tra gli elementi della realtà, al di fuori anche della logica
consueta → il fanciullino pascoliano era in grado di vedere aspetti ignoti e
sconosciuti della realtà e aveva quindi una funzione conoscitiva ≠ qua invece si tratta
semplicemente di un abbassamento e anche di una contrapposizione alla figura del
poeta-vate → il poeta non è più una guida morale e civile, non ha più una funziona
nella società, ma è solo un piccolo fanciullo.
- Ripetizione della negazione “non” ai vv. 2, 3 e 4.
- Il v.4 amplia e specifica l’immagine del fanciullo che piange → non si ha una parola
piena da contrapporre al silenzio ma soltanto delle lacrime.
- Il v.5 è uguale al verso iniziale.
- Strofa finale → si apre con l’idea di una vita che si approssima alla more, così
come la parola al silenzio → si ha quindi una negazione della vita piena e del vivere
inimitabile dannunziani.
- Tutto questo non c’entra niente con la malattia dei poeti crepuscolari → Corazzini e
Gozzano erano infatti malati di tisi → il significato dei loro versi però non è da
ricercarsi nel dato biografico.
- Ritroviamo poi la stessa struttura “Vedi:” → i due punti servono come introduzione,
quasi come una soglia, che mette in comunicazione le due parti del verso → inoltre
l’azione del vedere presuppone un rispecchiamento.
- Questo «Vedi: come le cose» signifca da una parte un processo di reificazione del
soggetto poetico, cioè il soggetto poetico che è cosa tra le cose e ha lo stesso valore
delle cose → questo si chiama processo di reificazione del soggetto poetico → il
poeta è quindi una cosa tra le cose e delle cose condivide anche il destino effimero
→ viene messo in evidenza l’ineluttabile scorrere del tempo e consumarsi della vita.
- «Non sono, dunque, un poeta» → contrapposizione tra la non-figura del poeta
presentata da C. e il modello dannunziano della vita inimitabile, che non può più ess.
vissuta.
- «Io non so, Dio mio, che morire» → vita che si approssima alla morte, quasi una
non-vita.
- Si conclude con un “Amen”, perché in tutta la poesia ricorrono spesso i simboli
religiosi e perché adotta un ritmo iterativo e ripetitivo che è molto simile a quello della
litania sacra → l’iconografia sacra è molto presente nella poesia crepuscolare e in
particolare C., non tanto per un riferimento religioso, quanto appunto come bacino
iconografico di immagini e di simboli.
9
> Bando (da Libro per la sera della domenica) → in questa raccolta alcuni
componimenti hanno un tono provocatorio, con un accento e delle sfumature quasi
espressionistiche → la provocazione silenziosa di Desolazione del povero poeta
sentimentale diventa qui molto più palese e manifesta.
- I banditori erano coloro che vendevano per strada delle merci, esaltandone le
qualità e invitando gli acquirenti a comprare → qui è lo stesso poeta che si fa
banditore della sua merce, ossia la poesia → si trova una svendita del proprio
prodotto intellettuale → è chiaro come qui il discorso di contrapposizione verso
l’industria e il mercato editoriali e anche la nuova platea di lettori sia molto più
manifesto.
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GUIDO GOZZANO
- G. dice che la signorina Felicita è l’unica donna che avrebbe potuto amare ma che
non ha mai amato → vale a dire che la possibilità di una felicità e di una vita piena
appartiene a un passato che non può più trovare posto nel presente → quindi la
poesia di G. registra la distanza incolmabile tra un passato che non è più attingibile e
un presente in cui ormai non si possono più riproporre i valori del passato → mentre
nel passato era ancora possibile la poesia, nel presente essa non serve più a niente.
- È attr. l’ironia che G. mette in evidenza la distanza incolmabile tra un passato ormai
tramontato e un presente improntato ai valori dell’utile della nuova società, in
particolare della nuova classe sociale emergente.
- Intanto possiamo osservare che G. si pone in qualche modo in continuità con la
tradizione, perché di fatto troviamo delle strofe composte da terzine, che si basano
sul sistema della rima incatenata, tipica del poema (es. Commedia) → G. qui ne ha
appunto un bisogno perché sta scrivendo un poemetto (forma molto utilizzata al
tempo → es. Pascoli e D’Annunzio) → inoltre il poema ha la caratteristica di ess. un
componimento poetico di taglio narrativo, cioè spesso è una forma poetica che ha
una misura più ampia e che dunque ben si presta a raccontare una storia.
- Anche quella della signorina Felicita, seppur fittizia, è una storia → il poeta, che
nella finzione letteraria è un avvocato, si ritira nella campagna piemontese per
guarire da una malattia in convalescenza → qui fa amicizia con gli abitanti di una
villa confinante, la signorina Felicita e suo padre → il protagonista frequenta la villa e
nasce un sentimento nei confronti di Felicita.
- Bisogna ricordare che l’inclinazione sentimentale in G. è sempre ironica → ma che
cos’è l’ironia? → l’ironia è una figura retorica di tipo antifrastico (ossia si dice una
cosa per affermare il suo contrario) → perciò quando G. afferma che con Felicita la
sua vita sarebbe stata tanto bella e felice afferma il contrario, perché bisogna
ricordarsi che nella vita reale non aveva come compagna una come Felicita, ossia
bruttarella, gretta e anche po’ ignorante, bensì la Guglielminetti, donna intellettuale,
di altra levatura → dunque questa poesia rappresenta una ferocia critica di ciò che
Felicita rappresenta, ossia la piccola e media borghesia.
12
27 SETT. 2021
[...]
Quel tuo buon9 padre - in fama d'usuraio - da quel salone buio e troppo vasto...
quasi bifolco, m'accoglieva senza "...la Marchesa fuggì... Le spese cieche..."
inquietarsi della mia frequenza, da quel parato a ghirlandette, a greche...
mi parlava dell'uve e del massaio, "dell'ottocento e dieci, ma il catasto..."
mi confidava certo antico guaio da quel tic-tac dell'orologio guasto...
notarile, con somma deferenza10. "...l'ipotecario è morto, e l'ipoteche..."
"Senta, avvocato..." E mi traeva inqueto Capiva poi che non capivo niente
nel salone, talvolta, con un atto e sbigottiva: "Ma l'ipotecario
che leggeva lentissimo, in segreto. è morto, è morto!!...". - "E se l'ipotecario
Io l'ascoltavo docile, distratto è morto, allora..." Fortunatamente
da quell'odor d'inchiostro putrefatto, tu comparivi tutta sorridente:
da quel disegno strano del tappeto, "Ecco il nostro malato immaginario!"11.
9
Aggettivo usato in maniera ironica → subito dopo si afferma il contrario → il
padre di Felicita è in realtà un usario e un ignorante.
10
Il padre non si inquieta della frequentazione perché Felicita è un po’ in là con gli
anni e quindi sarebbe stata molto in età da marito, col rischio di rimanere zitella → la
qualificazione “signorina” è quindi utilizzata da G. in maniera dispregiativa → inoltre
G., essendo un avvocato (nella finzione letteraria), rappresentava un buon partito
agli occhi del padre, che cerca di avere le sue consulenze.
11
Si vede bene come il padre di Felicita facesse parte della piccola borghesia del
paese, e anzi ha un ruolo un po’ occulto, perché è un usuraio → capiamo inoltre che
c’è qualcosa di collegato con l’eredità lasciata dalla marchesa alla villa.
- Passiamo ora alla presentazione della signorina Felicita → anche in questo caso è
il discorso è ironico ma c’è ancora un elemento in più → abbiamo proprio la
presentazione di una figura femminile che nei suoi tratti, intesi come aspetto fisico,
occupazioni, caratteristiche intellettuali, si oppone in maniera netta al modello della
donna fatale di ascendenza dannunziana → Felicita è esattamente il contrario della
bellissima, colta e nobile Elena o dell’altrettanto bella Maria in Il piacere.
12
Il riferimento alla bellezza fiamminga certamente non compensa la descrizione
di Felicita, definita come quasi brutta e priva di ogni attrattiva, con un volto sì buono
ma anonimo.
13
Continua la caratterizzazione negativa di Felicita, i cui tratti non si addicono a
una signorina → Felicita non appare assolutamente come la donna fatale, ma ha un
aspetto dimesso, casalingo e piuttosto anonimo.
Intorno a quella che rideva illusa v'era Torquato nei giardini d'Este.
nel ricco peplo, e che morì di fame, "Avvocato, perché su quelle teste
v'era una stirpe logora e confusa: buffe si vede un ramo di ciliege?"
topaie, materassi, vasellame,
lucerne, ceste, mobili: ciarpame Io risi, tanto che fermammo il passo,
reietto, così caro alla mia Musa!14 e ridendo pensai questo pensiero:
Oimè! La Gloria! un corridoio basso,
Tra i materassi logori e le ceste tre ceste, un canterano dell'Impero,
v'erano stampe di persone egregie; la brutta effigie incorniciata in nero
incoronato dalle frondi regie e sotto il nome di Torquato Tasso!15
14
Nella soffitta di Villa Amarena ci sono molte cose → G. inserisce la sua Musa
(sia la poesia sia Μνημοσύνη, la musa della memoria) nella soffitta in mezzo al
ciarpame del passato.
15
La stampa che raffigura Torquato Tasso nei giardini d’Este è relegata in soffitta
in mezzo al ciarpame che non serve più → Felicita non riconosce né Tasso né la
corona d’alloro che qualifica il poeta laureato.
- La corona d’alloro è relegata in una stampa che si trova in soffitta e non viene più
riconosciuta → questo ci fa capire come G. collochi la poesia e l’arte in una
dimensione del passato che non è più attualizzabile, perché l’arte è qualcosa di
legato al passato e che aveva senso solo in una società umanistica, che oggi è
definitivamente tramontata, perciò l’arte e la poesia non servono più, perché serve
solo il perseguimento dell’utile e del guadagno.
15
- Viene poi descritta l’infatuazione di Felicita per G. e anche l’ipotesi di felicità con la
signorina che il poeta fa con taglio ironico → c’è un’altra poesia di G., che precede
questa poesia e che si intitola L’ipotesi, che è tutta declinata al futuro e nella quale
G. ipotizza una possibile felicità domestica con la signorina Felicita → qui invece il
desiderio è rivolto a un passato che non si è realizzato e irrealizzabile.
21
Il discorso è sempre ironico → G. prende di mira proprio il buon mercante inteso
alla moneta e la classe che rappresenta.
22
Con Corazzini abbiamo visto la negazione («Io non sono un poeta») → con G.
arriviamo alla vergogna di ess. poeta, da intendersi sempre in senso ironico.
- L’antitesi è tra la poesia, che appartiene al passato, a una società umanistica che
non c’è più, e la società della piccola e media borghesia, rappresentata dal mercante
e dal padre di Felicita, che invece è completamente improntata a valori diversi e
nella quale la letteratura, l’arte e la poesia non hanno più alcuna funzione.
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IL FUTURISMO
ALDO PALAZZESCHI
> Dare uno sguardo alle date ci fa capire come non ci sia una cesura netta tra
crepuscolarismo e futurismo ma invece come i due fenomeni siano contigui e, per un
certo numero di anni, sovrapponibili e contemporanei.
- La divisione non è così netta nemmeno per quanto riguarda gli autori → es.
Palazzeschi e Govoni.
> P. è un autore molto originale, che cioè mantiene una sua propria autonomia
rispetto a tutti i movimenti e fenomeni letterari del secolo (la sua produzione infatti
continuerà fino a tutti gli anni ‘60 → il suo romanzo Stefanino è in linea con la
Neoavanguardia e il Gruppo 63) → la caratteristica principale (come scrive
l’importante critico letterario Luigi Baldacci) è quella di aver partecipato ai principali
fenomeni letterari e culturali del secolo, però mantenendo sempre una propria
18
originalità e autonomia di fondo → Baldacci dice che P. ha preso tutti i treni ma per
farli saltare in aria.
> Chi sono? → tratta dalla parte conclusiva dei Poemi, che apre a una fase
successiva.
- Abbiamo visto finora come nei poeti crepuscolari fosse centrale la domanda
relativa all’identità del poeta e alla sua funzione → Corazzini risponde di non ess. un
poeta, mentre Gozzano afferma ironicamente che si vergogna di ess. un poeta e ne I
colloqui scrive il suo nome tutto attaccato con le lettere minuscole dicendo di ess.
una cosa, con un’evidente diminuzione dell’identità del poeta.
> E lasciatemi divertire (da L’incendiario) → nella poesia viene letto il divertimento
(elemento che si collega direttamente alla figura del saltimbanco) come cardine della
poetica palazzeschiana → bisogna ricordarsi che il divertimento è soprattutto
diversione e allontanamento dalla norma, tant’è vero che in questo caso si trova
un’opposizione di tipo polemico tra il poeta che recita i suoi versi, tra il poeta che
recita le sue grullerie e le sue stramberie e il pubblico, che non accetta le stramberie
del poeta, il quale rivendica la sua libertà di dire ciò che vuole → infatti, siccome gli
uomini non chiedono più nulla ai poeti, essi sono autorizzati a dire ciò che vogliono.
- La poesia è ricca di onomatopee → solitamente l’onomatopea costituisce il grado
zero del linguaggio, perché si ha una corrispondenza tra il significante (cioè il suono)
e il significato (“la cosa, l’oggetto”, per così dire).
- P. non usa le onomatopee in senso mimetico rispetto alla realtà ma le usa in
maniera creativa, perché i suoi suoni sono inventati e non hanno una esatta
corrispondenza con qualcosa → infatti definisce ciò che sta facendo come
“corbellerie”.
20
[...]
Non è vero che non voglion dire3,
vogliono dire qualcosa.
Voglion dire…
come quando uno si mette a cantare
senza saper le parole4.
Una cosa molto volgare5.
Ebbene, così mi piace di fare.
3
Il poeta risponde alle obiezioni del pubblico.
4
Rivalutazione del significante a scapito del significato → non tutto per forza deve
avere un significato, ma si possono valorizzare anche altri aspetti della parola
poetica e letteraria, come il significante, il suono.
21
5
Volgare perché va contro la consuetudine dei benpensanti borghesi, che
pretendono dal poeta una poesia ben fatta → volgarità come elemento provocatorio
contro la norma sociale e morale.
[...] […]
Ma giovinotto6, Lasciate pure che si sbizzarrisca,
diteci un poco una cosa, anzi, è bene che non lo finisca,
non è la vostra una posa, il divertimento gli costerà caro:
di voler con così poco gli daranno del somaro.
tenere alimentato […]
un sì gran foco? Certo è un azzardo un po’ forte
[ …] scrivere delle cose così,
Come si deve fare a capire? che ci son professori, oggidì,
Avete delle belle pretese, a tutte le porte.
sembra ormai che scriviate in giapponese.
6
Le obiezioni del pubblico rappresentano il pensiero comune, la norma.
[…]
Infine,
io ho pienamente ragione,
i tempi sono cambiati,
gli uomini non domandano più nulla
dai poeti:
e lasciatemi divertire!7
7
Dal momento che ha perso la sua funzione sociale, il poeta ha la libertà di avere la
funzione che più preferisce, che in questo caso è una funzione anti-sociale ed
eversiva, proprio rispetto a quella che era la classe egemonica, basata su un rigido
codice morale e normativo → non è più necessario nemmeno farsi capire, ma ciò
che importa è il gesto, la provocazione.
> L’edizione del 1913 presenta anche un saggio di accompagnamento alle poesie di
P. scritto da Marinetti, intitolato Il poeta futurista Aldo Palazzeschi → «E lasciatemi
divertire è il più bel trattato d’arte poetica, e insieme lo schiaffo più poderoso che abbiano
mai ricevuto in faccia i passatisti italiani» (ossia i borghesi benpensanti).
28 SETT. 2021
> Curi e Sanguineti mettono in evidenza come, sia per i crepuscolari che per i
futuristi, sia centrale il motivo del SUPERAMENTO DEL SUBLIME e della
concezione del bello legata a una tradizione di tipo ottocentesco → chiaramente
tutto ciò avviene anche in riferimento a D’Annunzio, autore che è un imprescindibile
punto di riferimento, anche dialettico, sia per i crepusculari che per i futuristi.
- Secondo Curi l’attraversamento di D’Annunzio e, in generale, della tradizione del
sublime avviene in due modi diversi → o per rovesciamento o per estenuazione → al
primo tipo appartengono i futuristi (cfr. E lasciatemi divertire di Palazzeschi), mentre
al secondo tipo appartengono i crepuscolari, i quali svuotano il sublime e la cui
operazione ha un senso psicologico e ideologico, prima che stilistico → «si tratta di
assumere fino in fondo il proprio ruolo di poeti venuti dopo la crisi del mito e del sublime e
di accettare senza riserve la funzione di cronisti della quotidianità. Quella di Gozzano è
sempre una poesia di secondo grado. La poesia è il simulacro di una parola innocente
andata perduta e irrevocabile» → Gozzano infatti si riferisce sempre a un passato che
è inattingibile, che è il luogo del desiderio, dove la poesia e l’arte avevano ancora un
senso.
- Sanguineti (in Tra liberty e crepuscolarismo, Milano, 1961) osserva però come
anche quello dei crepuscolari sia, a suo modo, un rovesciamento → seppur meno
esibito rispetto a quello di Palazzeschi, anche i crepuscolari rovesciamo il sublime
nell’ironia, nel sentimentalismo, nel senso di malinconia ecc. → secondo Sanguineti
infatti «il rovesciamento è caratteristico di tutta la cultura del crepuscolarismo: l’ironia di
Gozzano, il sentimentalismo di Corazzini, il grottesco di Palazzeschi nascono da un
medesimo principio, da una equivalente trovata artistica, nascono dalla scoperta che, ad un
certo punto della storia, il sublime non è più tollerabile in alcun modo, se non nella sua
dimensione rovesciata».
- Il sublime non è più attuabile né attuale → dunque come si supera questa
dimensione? → si supera o con un rovesciamento esplicito e attr. anche il codice del
grottesco e del basso corporeo (cfr. Palazzeschi) oppure con un’estenuazione o
rovesciamento mascherato, propri dei crepuscolari.
- Laddove il sublime va ad annullarsi nel suo contrario (ossia ciò che è banale,
quotidiano, prosaico e ciò che è, per certi aspetti, antivitale), quello che è certo è che
sia crepuscolarismo che futurismo nascono da un uguale problema, ossia la crisi
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FUTURISMO → I MANIFESTI
«3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno. Noi
vogliamo cantare il movimento [...]».
- Il movimento viene individuato come il principio cardine della nuova realtà → i
nuovi mezzi di trasporto cambiano in qualche modo la visione del mondo.
- Vediamo come l’idea del movimento sia ribadita nel punto 4, dove viene
esplicitamente postulata la sostituzione del vecchio canone estetico con uno nuovo:
«4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza
nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa [...] è più bello della
Vittoria di Samotracia».
- La velocità, il movimento, o meglio il dinamismo è l’elemento che si viene a
sostituire al vecchio concetto di bellezza, che si identificava con la Nike di
Samotracia, un famosissimo gruppo scultoreo di età ellenistica, preso da sempre
come modello di bellezza, rappresentava il canone estetico per eccellenza → l’idea
è dunque quella di sostituire il vecchio canone estetico con il dinamismo, il cui
simbolo è spesso rappresentato dall’automobile.
- Spesso si parla del futurismo associandolo a una sorta di idolatria delle macchine e
di esaltazione dell’automobile → in realtà questo non è corretto, perché ciò che si
esalta è il movimento, il principio dinamico, che poi è spesso rappresentato
dall’automobile o dal treno → però ciò che importa è il dinamismo, come principio
cardine attorno a cui si organizza la nuova realtà e, di conseguenza, diviene il
principio cardine dell’opera d’arte.
- Il dinamismo, inoltre, comporta una riformulazione delle coordinate spa-
zio-temporali su cui si basano la logica tradizionale e la consueta interpretazione
della realtà:
«8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli. [...] Il tempo e lo spazio
morirono ieri [...]».
- L’idea è quella di un azzeramento delle coordinate spazio-temporali che
sorreggono la consueta interpretazione della realtà → la nostra interpretazione della
realtà avviene sempre in base alle coordinate di spazio e di tempo → un
avvenimento è avvenuto in quel luogo e in quel tempo → in qualsiasi nostra
interpretazione entrano lo spazio e il tempo, che sono due misure del tutto
convenzionali.
- I cambiamenti introdotti a livello tecnologico nella possibilità di spostamento
cambiano radicalmente la concezione di tempo e di spazio → ciò che prima era
molto lontano improvvisamente diventa più vicino.
- Un’altra idea è quella di fare tabula rasa della tradizione, rappresentata da alcuni
luoghi tipici della cultura tradizionale:
«10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie [...]».
- Rinnovamento totale dell’arte che segue al totale rinnovamento della sensibilità
umana che contraddistingue l’epoca moderna.
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QUADRI FUTURISTI
- A partire dalla pittura si comprende meglio come il dinamismo sia sentito come
principio cardine della realtà e quindi anche dell’opera d’arte.
> U. Boccioni, La strada entra nella casa (1911) → sono impiegati non solo i colori
stesi con la tecnica postimpressionista (con i puntini e i filamenti che danno
l’impressione di un movimento di colori) ma anche la tecnica cubista della
scomposizione dei piani, per cui sembra appunto che la strada entri nella casa, in
una sorta di prospettiva ribaltata.
- Rapporto cubismo-futurismo → i futuristi apprezzano sicuramente l’idea della
scomposizione dei piani propria della pittura cubista, cioè l’idea della volontà di
una restituzione integrale dell’oggetto nella sua forma ideale, più che reale → i
cubisti scompongono gli oggetti della realtà mettendone tutte le facce, anche
quelle che non si vedono, su un piano (senza utilizzare più la prospettiva dunque)
→ il cubismo, attr. la deformazione, mira a rappresentare la forma ideale e pura
dell’oggetto.
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- Nei quadri impressionisti tra le figure si vanno a instaurare dei rapporti luminosi
→ la realtà non è descritta così com’è ma secondo rapporti di luce così come
vengono percepiti in un preciso istante di tempo dal soggetto che dipinge →
l’impressionismo rappresenta l’impressione di un attimo fuggente
29
4 OTT. 2021
che collega le cose distanti, apparentemente diverse ed ostili. Solo per mezzo di
analogie vastissime uno stile orchestrale, ad un tempo policromo, polifonico e
polimorfo, può abbracciare la vita della materia».
1
Ossia la metafora e la similitudine.
2
Cioè si sono fermati al piano del realismo.
> Es. di tavola parolibera → Dune (1914) di Marinetti → siamo ben lontani
dall’organizzazione classica della pagina di un libro → la tavola parolibera ha una
propria precisa organizzazione, che risponde anche a princìpi estetici.
- Nel titolo abbiamo anche un’altra indicazione → La declamazione futurista → infatti
nelle tavole parolibere non ci sono solo le componenti letteraria e artistica, ma anche
un’altra, che potremmo definire come “vocazione teatrale” → cioè secondo Marinetti
le tavole parolibere presupponevano una declamazione orale → secondo
Majakovskij (poeta del futurismo russo) con la declamazione Marinetti fa rientrare
dalla finestra quello che ha buttato via dalla porta → vale a dire che attr. le pause
della declamazione rientra anche quella punteggiatura che Marinetti aveva buttato
via.
- C’è poi tutta una serie di onomatopee:
● es. «dum dum dum» → secondo Marinetti doveva dare il senso del suono dei
tamburi che accompagnano il sorgere del sole africano, caldo e forte;
● es. «ran ran» → Marinetti dice che si tratta di un suono totalmente inventato e
che ha la funzione di rendere il senso dell’implacabilità del sole nel deserto.
- Ci sono poi altre parole che collegano direttamente (e fanno dipendere l’uno
dall’altro) il significante grafico e quello sonoro → per es. la parola «Sentimentale»
prevede una declamazione discendente, con il tono di voce che piano piano si
abbassa, perché la parola è scritta con caratteri via via più piccoli.
- Questo aspetto si vede meglio nella tavola parolibera di F. Cangiullo, che ne ha
composte molte e venivano pubblicate sulla rivista Lacerba, che era diretta da Papini
e Soffici ed era l’organo fiorentino del futurismo (inizialmente i due direttori erano
piuttosto scettici, ma poi Palazzeschi favorisce l’avvicinamento) → in questa tavola,
intitolata Fumatori, le parole, nella loro disposizione, danno proprio il senso delle
33
posizioni dei sedili nel treno e dei bagagli infilati sopra → dunque la disposizione
delle parole suggerisce l’immagine dello scompartimento del treno.
- Marinetti, ne Lo splendore geometrico, spiega il meccanismo dietro alla parola
«Fumare» e la definisce come una “analogia disegnata”, perché questa parola dà
l’idea della noia che si diffonde come il fumo nello scompartimento del treno → si
tratta di un rafforzamento del significato in maniera analogica, in quanto associato a
una sensazione.
- Dunque la declinazione visiva delle parole può andare o nel senso di un
collegamento tra significante sonoro e significante visivo o nel senso di un
collegamento tra significato e significante visivo → in ogni modo viene utilizzato
come un ampliamento delle possibilità della parola.
- È cmq importante notare come la tavola parolibera, nel tempo, vada sempre più
verso un’organizzazione pittorica, cioè verso una decisa valenza estetica (cfr. Apres
la Marne di Marinetti, 1915).
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> Non si può comprendere il ‘900 letterario se non si riflette sulla funzione
fondamentale delle riviste, che erano la sede deputata al dibattito e all’elaborazione
di nuove idee.
> La Voce è una rivista che ha una vita piuttosto lunga, anche se cambia un po’
anima durante gli anni → la fase più importante va dal 1908 (anno della sua
fondazione) fino al 1914.
- Si tratta di una rivista fiorentina → infatti fino agli anni ‘50 Firenze è un po’ la
capitale culturale del nostro paese.
- La rivista è fondata da Giuseppe Prezzolini, intellettuale e scrittore sicuramente
molto attivo nel panorama letterario e culturale dell’epoca.
- Dal 1914 al 1916 la rivista cambia pelle → non bisogna dimenticarsi che il 1914 è
l’anno di maggior impegno futurista da parte della rivista Lacerba → in questo
periodo La Voce abbassa un po’ i toni, cambia serie e vira verso questioni più
prettamente letterarie, che meno attengono alla vita culturale e politica del paese →
è diretta da Giuseppe de Robertis e viene detta “La Voce bianca” perché cambia il
colore della copertina.
- La Voce nel 1908 nasce proprio con il proposito di dare voce alla nuova
generazione di intellettuali, quelli che si stavano affermando con la rivoluzione della
società in atto nel primo ‘900, e idealmente si rivolge anche a un pubblico più ampio
rispetto alla solita cerchia di letterati → infatti aveva una veste grafica meno costosa
(perciò anche un costo di vendita contenuto) e adottava un linguaggio più moderno
→ aveva anche un taglio politico molto vivace (dichiaratamente anti-giolittiana) e si
proponeva di formare il nuovo ceto dirigente e intellettuale italiano.
34
> Lacerba → è l’altra rivista protagonista della scena fiorentina e nazionale e che un
po’ mette in crisi La Voce nel 1914.
- La rivista è fondata nel 1913 da Papini e Soffici, che erano collaboratori di La Voce
→ Lacerba però vuole proporre un programma molto più radicale → la rivista dura
solo fino al 1915, perché (come dice l’editoriale di chiusura) con l’ingresso in guerra
dell’Italia si depone la penna e si imbracciano le armi → infatti Lacerba ha un deciso
carattere interventista, in linea con la propaganda marinettiana.
- Alla rivista collabora in maniera stabile anche Aldo Palazzeschi, che non è
assolutamente allineato sulle posizioni interventiste → infatti l’unico manifesto che
pubblica è Il controdolore, che si pone come esaltazione della risata a motore
creatore dell’universo.
- È proprio su Lacerba che viene pubblicato il manifesto Distruzione della sintassi.
Immaginazione senza fili. Parole in libertà, oltre a molte tavole parolibere di poeti e
pittori futuristi.
- La rivista riprende in maniera ironica il titolo di un poemetto trecentesco di Cecco
d’Ascoli, L’acerba.
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35
L’ESPRESSIONISMO
> Sempre in questi anni si afferma un’altra corrente di ambito europeo ma anche
italiani, ossia l’espressionismo → sono anni molto complessi, in cui si intrecciano
più suggestioni, stimoli e tentativi di superare la tradizione e interpretare la
modernità.
- L’espressionismo si interseca un po’ tra crepuscolarismo e futurismo → la sua
origine non è né italiana, ma tedesca, né letteraria, ma pittorica → il termine è di
origine tedesca ed è impiegato per definire gli artisti del Die Brücke, fondato a
Dresda nel 1905 → il termine poi viene a identificare anche una sperimentazione
non solo artistica ma anche letteraria del primo ‘900.
- Che cosa accomuna gli artisti e, poi, alcuni letterati? → l’idea, non nuova, secondo
cui la realtà non deve ess. rappresentata secondo i canoni oggettivi del naturalismo,
del realismo o del verismo ma con delle espressioni soggettive e deformanti (cfr.
L’urlo di Munch → l’urlo si propaga a tutto il paesaggio e lo deforma → l’uomo e il
paesaggio sono dunque rappresentati in maniera deformata secondo l’angoscia che
anima il soggetto) → si tratta quindi di una rappresentazione antinaturalistica,
straniata, tendente all’esasperazione dei contrasti e avente forme di forte
deformazione verbale e figurativa.
- Un altro elemento caratteristico è l’attenzione al brutto e al deforme, non a ciò che
è classicamente e canonicamente bello → cfr. rappresentazione di soggetti marginali
della società → abbiamo quindi attenzione verso la corporeità e la figura umana è
spesso ridotta a un burattino → tema del burattino e delle marionette si trova anche
ne Il libro per la sera della domenica di Corazzini, dove si osserva in alcune poesie
una matrice di tipo espressionistico.
- L’elemento espressionistico sarà presente anche nelle opere di Campana e
Sbarbaro → nell’antologia di Luperini questi due poeti sono appunto rubricati sotto
l’etichetta dell’espressionismo → nei manuali più recenti però è ormai entrata in
gioco per definire questi anni densi di stimoli diversi la categoria di modernismo.
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36
DINO CAMPANA
a commuovere gli dei inferi → Orfeo grazie alla sua musica riesce a
esprimere il suo dolore e la sua disperazione per la perdita dell’amata
e a convincere gli dei inferi a far tornare Euridice nel mondo dei vivi.
> Non è dunque da poco che nel titolo C. inserisca questi elementi forti di richiamo
alla tradizione → il titolo è già in qualche modo programmatico → però la poesia di
C. è composita → cioè risente della tradizione e anzi per certi aspetti risale alle
origini mitiche, ancestrali e iniziatiche della tradizione, con la sua concezione di
poesia iniziatica e quasi divinatoria → in certa misura riprende anche alcuni elementi
del tardo simbolismo e li porta alle ultime conseguenze, esasperandoli → allo stesso
tempo la sua poesia è caratterizzata da un senso di lacerazione e di disarmonia
rispetto al tempo presente, che in qualche modo è consono a quella situazione di
instabilità che caratterizza l’intellettuale primo-novecentesco → questa idea di
sradicamento è invece contrapposta a un desiderio ideale di reintegrazione dell’io
nell’armonia profonda delle cose → senso della perdita di un’armonia profonda che
non è più recuperabile.
- Un elemento cardine del sistema poetico di C. è l’analogia (importanza e influenza
del futurismo), portata sempre alla sua esasperazione.
- Il soggetto poetico è colui che incarna questo senso di disarmonia e lacerazione e
allo stesso tempo il desiderio verso un mondo di armonia perduta, perché il soggetto
poetico spesso appare sulla scena nei panni del vagabondo e prevede anche una
degradazione feroce della figura del poeta, spesso con un lessico crudo e plebeo di
derivazione espressionista.
- La poesia dà anche un senso angoscioso attr. la ripetizione continua dei suoni e
che ha un carattere perturbante → molti scenari della poesia di C. sono molto simili
alla coeva esperienza della metafisica → nelle poesie di C. si ritrovano molti tratti
tipici delle iconografie di De Chirico, ma anche riferimenti alla pittura cubista e alla
pittura toscana trecentesca (es. Giotto, Masaccio e Masolino) → è stata definita
come una poesia visionaria, in cui dominano i temi della notte, il canto, l’evasione, il
presagio, il viaggio, la libertà, la scoperta, la tentazione, l’erranza, l’oblio, il ricordo
ecc.
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39
CAMILLO SBARBARO
> Pianissimo (1914) → significa qualcosa detto molto piano → S. dunque si pone
sul versante opposto della poesia ad alta voce di D’Annunzio → infatti per certi
aspetti S. utilizza alcuni di quegli elementi crepuscolari di programmatica diminutio
del discorso poetico e della figura del poeta (≠ Campana).
- Anche in questo caso nel titolo si allude all’ambito musicale.
- Il lessico impiegato è molto diverso da quello di Campana (che alterna elementi di
derivazione dal tardo simbolismo a elementi crudi, quasi volgari) → quello di S. è un
lessico banale, quotidiano (riprende qualcosa dei crepuscolari), e lo stile è prosastico
→ viene cioè individuata nei versi di S. una condizione di scarsa vitalità, quasi di
inerzia, di aridità esistenziale (elemento che sarà poi centrale per Montale) → il
soggetto lirico, infatti, è spesso rappresentato come un fantoccio o un sonnambulo,
che ha un’esistenza reificata (quasi come fosse una cosa) e alienata (cioè si sente
estraneo alla realtà e alla società) → dunque il ruolo del poeta cambia, cioè da
poeta-vate a uomo-massa, che si aggira estraneo e inerte tra le vie della città →
l’unica possibilità che rimane al poeta è quella di guardarsi vivere, di farsi spettatore
di sé secondo un processo di sdoppiamento dell’io (elemento tipico
dell’espressionismo).
- L’ambientazione è in genere cittadina e la città è spesso rappresentata attr. una
deformazione grottesca e allucinata, perché riflette l’aridità del soggetto, cui
corrisponde il deserto della città.
40
5 OTT. 2021
> S. viene generalmente fatto rientrare in quella congerie di poeti legati alla rivista La
Voce e che in qualche modo risentono della lezione espressionista → successiva-
mente lo stesso Luperini è tornato sulla periodizzazione e le categorie critiche
proposte per inserire l’opera di S. (ma anche di Campana) all’interno del
modernismo, una nuova categoria critica che ben si adatta a questo periodo.
- S. è importante non solo per la sua proposta di poetica ma anche perché Montale
guarda con interesse a questa linea ligure di cui fa parte non solo S. ma anche
Clemente Rebora e altri poeti e prosatori → alcuni elementi dell’opera di S. verranno
in qualche modo ripresi da Montale e saranno importanti per la sua opera.
> Taci, anima stanca di godere → si tratta della poesia di apertura della raccolta
Pianissimo e non ha titolo → infatti per riferirci a questo componimento usiamo il
primo verso → la maggior parte delle poesie di Pianissimo non ha titolo e, in questo
caso, si configurano anche in una veste frammentaria e provvisoria, dovuta anche
all’assenza di esplicita titolazione.
- Già nei primi versi si vede la condizione di inerzia e rassegnazione esistenziale
rispetto a una vita di cui non si comprende lo scopo e che quindi viene sentita come
vuota, inutile.
41
1
Si vede subito il tema dello sdoppiamento → infatti il poeta si rivolge alla sua
anima, attr. il meccanismo dello sdoppiamento.
- Tema dell’aridità esistenziale → l’anima è stanca sia di godere sia di soffrire.
2
Nemmeno la gioia individua una dimensione alternativa al dolore dell’esistenza e
l’anima è rassegnata sia al piacere che al doloro → la rassegnazione indica uno
stato di inerzia.
3
Condizione di assenza di vitalità, laddove la vita è una condizione di non-vita,
vicina alla morte (idea tipica anche degli Ossi di seppia, in particolare del poemetto I
vivi e i morti che si trova nella parte finale della raccolta).
4
La condizione è quella di assenza di sentimenti.
5
Individua una condizione di non vita e di assenza di stimoli vitali.
6
Figura del sonnambulo, del soggetto poetico che si aggira all’interno di una
realtà che non conosce e che sente come del tutto estranea.
- «io e te» prosegue l’idea dello sdoppiamento del soggetto poetico.
7
In questi versi si individua l’assenza di una finalità ulteriore, di una dimensione
metafisica oltremondana o cmq di una finalità che sta dietro la realtà fenomenica che
noi esperiamo quotidianamente → in sostanza tutto quello che fa parte della realtà è
semplicemente quello che è, senza alcun tipo di finalità ulteriore → viene negata
qualsiasi dimensione metafisica.
8
Il mondo non ha più alcun fascino, capacità di destare interesse, curiosità o
sentimenti vitali.
9
Alla condizione di aridità interiore corrisponde l’ardità del mondo esterno.
10
Di nuovo il tema del guardarsi vivere in una condizione di alienazione rispetto
alla realtà circostante.
42
- Il lessico impiegato è molto semplice, i versi sono liberi, lo stile della poesia è quasi
prosastico e il poeta non ha nessuna connotazione particolare ma è uomo tra gli
uomini che procede come un sonnambulo → in questo si vede anche la differenza
rispetto alla poesia di Campana, dove siamo cmq nell’attesa di un mistero che
potrebbe rivelarsi, anche se poi la rivelazione del mistero arcano non avviene mai,
rimane sempre sospesa → c’è cmq (come nella pittura di De Chirico) la speranza di
poter accedere a un significato ulteriore → invece in S. questo non è presente, ma
l’idea è quella di un’impossibilità e impraticabilità di conoscenza dei meccanismi
della realtà, i quali sono ciechi e nei quali l’individuo è ingabbiato suo malgrado.
43
5 OTT. 2021
- Nel 1942 U. firma il contratto con l’editore Mondadori, che d’ora in poi sarà il suo
editore di riferimento → per Mondadori dà anche vita al ciclo sotto cui comprende
tutta la sua opera, Vita d’un uomo:
● Vita d’un uomo. 1914-1919. L’Allegria, Milano, Mondadori, 1942;
● Vita d’un uomo. 1919-1935. Sentimento del Tempo, Milano, Mondadori, 1943.
45
——————————————————————————————————
> Le poesie de Il porto sepolto sono piuttosto poche (si tratta di 32 poesie).
- U. nell’ultima edizione modifica non poco i testi della prima edizione de Il porto
sepolto.
- Tutte le poesie presentano l’indicazione del luogo e della data → però non sempre
questa indicazione è veritiera → è stato infatti riscontrato come molte date siano
inesatte → magari U. indica la data della prima idea di composizione, ma secondo le
attestazioni, che provengono soprattutto dai carteggi con Papini, Soffici, Prezzolini e
Gherardo Marone, molte date non tornano (molto spesso infatti U. allegava le sue
poesie alle lettere).
- La prima e l’ultima poesia sono contraddistinte da due dediche → la prima è
dedicata a Mohammed Sceab mentre l’ultima a Ettore Serra → in verità ne Il porto
sepolto del 1916 la prima poesia non aveva un titolo ma semplicemente era
introdotta da un’epigrafe in memoria di Mohammed Sceab → nelle edizioni
successive U. le dà il titolo In memoria, che dunque riprende l’epigrafe → invece
l’ultima si intitolava Poesia, poi il titolo viene cambiato in Commiato per dare il senso
di congedo dai lettori.
- Il libro ha una struttura estremamente rigorosa → esiste uno stretto rapporto
tematico che collega le due poesie d’apertura (In memoria e Il porto sepolto) e le due
poesie di chiusura (Italia e Commiato).
- È un po’ improprio definire Il porto sepolto una raccolta → Carlo Ossola, nell’edizio-
ne de Il porto sepolto del 1916 che ha curato per l’editore Marsilio di Venezia sul
finire degli anni ‘80, nell’introduzione ha proprio messo in evidenza come Il porto
sepolto sia un vero e proprio libro di poesia, perché mostra una struttura calibrata e
coesa (mentre Allegria di Naufragi del 1919 ha più le caratteristiche della raccolta di
poesia, perché intende presentare al lettore tutto quello che U. ha prodotto fino a
quel momento).
- Il fatto che le poesie siano accompagnate da luogo e data e che essi siano in
qualche modo riferibili a momenti e spazi in cui si svolgevano i combattimenti della I
Guerra Mondiale dà al libro una connotazione diaristica, e di, in qualche modo, per
alcuni aspetti, diario di guerra.
- Si dice anche che Il porto sepolto (e poi L’Allegria) abbia uno sviluppo
eminentemente spaziale e orizzontale, perché in effetti le poesie sono collegate a
dei luoghi e a dei luoghi si fa anche spesso riferimento (es. la celeberrima I fiumi) ≠
invece Sentimento del Tempo è caratterizzato dall’indagine riguardante il tempo nella
sua dimensione verticale.
46
In memoria
Locvizza il 30 settembre 1916
1
Il riferimento al passato è evidente sin dal verbo all’imperfetto al primo verso, il
quale ci fa capire che Sceab appartiene al passato e non è più in vita.
- Mohammed Sceab era un amico di U. che come lui da Alessandria d’Egitto parte
alla volta di Parigi, dove abitavano vicini.
2
Riferimento alla questione dell’identità, che in U. è un tema sempre presente,
declinato in vari modi → U. nella sua opera costruisce anche il mito del poeta
giramondo (tant’è vero che Giramondo sarà anche il titolo provvisorio dei suoi
scritti di viaggio) e allo stesso tempo senza patria, o meglio uomo dalle molte
patrie, perché U. ha un’identità culturale plurima.
- In questa seconda strofa è posto in evidenza il tema della patria e dello
sradicamento e di come Sceab, arrivato a Parigi, non riesca a coniugare le due
culture.
47
3
Sceab, arrivato a Parigi, decide di cambiare il suo nome per adeguarsi alla
nuova realtà in cui aveva deciso di vivere e per conquistare una nuova patria →
ma nel far questo perde in qualche modo le sue origini e le sue radici.
4
Allo stesso tempo non sa mantenere il legame con la sua cultura d’origine, che
è qui esemplificata da un elemento che si ritrova spesso in U., cioè il riferimento
alla cantilena araba, che ha un andamento iterativo (basato sulla ripetizione di
suoni) e spesso è associata a canti utilizzati all’interno di rituali o di incantesimi →
la cantilena si connette a un’idea ancestrale e primitiva di poesia (aspetto presente
anche in Campana) ed è in rapporto dialettico con il canto.
5
Cosa che invece riesce al soggetto poetico (ce lo dice implicitamente) →
comporre il proprio abbandono all’interno del canto (cioè nella forma della
tradizione deputata alla trasmissione mnestica) consente in qualche modo di avere
un radicamento culturale.
6
Questi versi si collegano tematicamente al titolo, perché hanno a che fare con
il ricordo che il poeta ha di Sceab e che egli trasmette attr. la poesia → la poesia
ha dunque una funzione eminentemente mnestica, cioè di trasmissione attr. la
tradizione (al modo de I sepolcri di Foscolo).
> Conviene soffermarsi sulla particolare impaginazione della poesia → i versi sono
liberi, non c’è alcun rispetto delle strofe o della misura del verso, è assente la
punteggiatura e addirittura ci sono delle parole che fanno verso a sé → è
significativo che le parole suicida, patria e vivere siano isolate in versi a sé (sono
delle parole cardine, attorno a cui si organizza tematicamente la poesia).
- U. dunque utilizza una versificazione libera altamente sperimentale (anche
Sbarbaro utilizza il verso libero, però la sua poesia ha un’organizzazione formale
un pochino più vicina alle strutture tradizionali della metrica) → in U. si ha una
libertà sperimentale che sicuramente si giova dell’esperienza liberatoria delle
avanguardie, anche per quanto riguarda l’assenza di punteggiatura → non sono
dunque pochi gli elementi di novità presenti ne Il porto sepolto.
- Disposizione tipografica, che gioca sui pieni e i vuoti della pagina, riprendendo
anche la sperimentazione di Mallarmé → U. dichiara successivamente che
avrebbe voluto che le parole fossero impresse sulla pagina come incise sulla
pietra di marmo, come tante epigrafi tombali → d’altronde la natura di epigrafe
tombale della poesie in memoria di Sceab è evidente e del resto il paesaggio
carsico era disseminato di epigrafi incise su pietra dei soldati caduti.
48
Il porto sepolto
Mariano il 29 giugno 1916
> Il titolo (lo stesso della raccolta) ha molti significati e risponde a diverse
sollecitazioni, una delle quali è la leggenda del porto di Alessandria → frequentan-
do la biblioteca dei fratelli Thuile, U. viene a conoscenza dell’antica leggenda che
voleva l’antico porto di Alessandria sepolto sotto al mare, ormai irraggiungibile
poiché coperto dalle profondità del mare.
Vi arriva il poeta1
E poi torna alla luce con i suoi canti2
E li disperde3
Di questa poesia
Mi resta
Quel nulla
Di inesauribile segreto4.
1
Qualificazione di poeta che, dopo tutto quello che abbiamo visto relativamente
ai fenomeni letterari del primo ‘900, non è cosa di poco conto → vuol dire un
recupero della figura del poeta, il quale arriva alle profondità buie e insondabili del
porto sepolto.
2
In questi versi è evidentemente adombrata la figura di Orfeo, il poeta che
scende nell’Ade e poi torna alla luce con i suoi canti → accostamento tra la figura
del poeta e di quella di Orfeo → qui di nuovo la poesia si riferisce alle sue origini
mitiche e archetipiche.
3
Evidente anche il riferimento al mito della Sibilla cumana, che disperdeva al
venti i vaticinii scritti sulle foglie, confondendoli insieme e rendendoli di difficile
decifrazione.
4
Dei canti che vengono dispersi rimane quel qualcosa che non può mai
terminare → se il porto sepolto rappresenta l’abisso dell’animo umano, un segreto
cmq insondabile, la poesia e il poeta possono in qualche modo cercare di
scandagliare il segreto insondabile, il quale però non può mai ess. pienamente
espresso e dunque rimane come inesauribile (dimensione completamente diversa
rispetto a Sbarbaro).
49
Italia
Locvizza l’1 ottobre 1916
> È collegata per certi aspetti alla poesia In memoria e per altri a Il porto sepolto.
1
Se in Il porto sepolto avevamo «Vi arriva il poeta», qua abbiamo una
dichiarazione ancor più esplicita e che è una riaffermazione della propria identità
2
Specificazione di ciò che significa ess. un poeta → il poeta rappresenta e dà
voce a una collettività, perché è un grido unanime → cominciamo a capire come la
voce del poeta dia espressione a una collettività, che in questo caso riguarda la
condizione esistenziale dei soldati durante la I Guerra Mondiale, di cui il poeta si fa
interprete e a cui dà voce.
3
Torna la questione dell’identità (cfr. In memoria) → idea dell’identità plurima e
degli innesti.
4
Ribadisce anche quella che è la scelta della sua patria ideale → l’idea di
arruolarsi per U. non risponde soltanto al generale clima interventista, proprio degli
ambienti culturali a cui era legato, ma c’è anche il desiderio di riconoscersi in una
comunità e di eleggere una patria come terreno ideale e stabile.
5
Volontà di riconoscersi italiano attr. l’uniforme e di appartenere a un popolo e a
una patria.
6
Idea di tornare in qualche modo alle sue origini e acquisire una patria
d’elezione, che corrisponde a quella dei genitori ma che per U. diventa una patria
da conquistare.
- L’idea del riposo come in una culla si ritroverà anche in I fiumi, ma con un’ac-
cezione diversa.
50
Commiato
Locvizza il 2 ottobre 1916
> Poesia più direttamente collegata ai temi de Il porto sepolto ma che condivide
con In memoria la questione della dedica, presente nei versi incipitari.
1
Ettore Serra è colui che ha reso possibile l’edizione de Il porto sepolto ed è
colui al quale U. si rivolge nel congedare il libro, facendo tutto sommato riferimento
a una tradizione che dallo stilnovo in poi rappresenta gran parte della tradizione
poetica, ossia l’istituzione del congedo.
2
Il testo è basato sulla definizione della poesia → mentre nel testo de Il porto
sepolto si trova la definizione della funzione e del ruole del poeta come novello
Orfeo, qua abbiamo una poesia programmatica che ruota attorno alla definzione
della parola poetica.
3
Poesia sono dunque il mondo, l’umanità e la vita, i quali sono fioriti dalla
parola → solo attr. la definizione della parola si ha coscienza e consapevolezza
della realtà → qua U. fa riferimento alla parola come atto generativo e fondativo →
dalla parola poetica si generano il mondo, l’umanità e la propria vita, individuando
in questo modo tre dimensioni che sono strettamente correlate all’interno de Il
porto sepolto → la propria vita, l’esperienza biografica del soldato U., che si slarga
a descrivere una condizione esistenziale (la condizione di fragilità, precarietà e
dolore dei soldati al fronte) e che si apre alla dimensione della riflessione
metafisica (significato dell’esistenza e dell’uomo nell’universo).
4
Tutto ciò fiorisce e si definisce a partire dalla parola, che è la limpida
meraviglia di un delirante fermento → l’aggettivo «limpida» è spesso presente in U.
e indica una dimensione intangibile, di perfezione → invece il «delirante fermento»
individua la condizione propria dell’uomo e della realtà fenomenica nella quale è
immerso l’uomo, che è contraddistinta dalla mescolanza dal desiderio → questa
espressione è stata anche vista come vicina a una poetica di tipo barocco, la cui
riscoperta si sarebbe riaffermata pochi anni più tardi.
5
Si torna all’abisso del porto sepolto, che è abisso interiore ma anche segreto
inconoscibile che sta al fondo della realtà e dell’esistenza.
51
- «scavata» → idea di una parola sia scavata nella pietra sia capace in qualche
modo di alludere alla propria vita, alla condizione esistenziale dell’umanità e a quel
segreto che trascende la dimensione fenomenica.
- La parola è scavata nel silenzio → il silenzio chiaramente ha a che fare con
quell’abisso che precede la nascita della parola → il silenzio per U. corrisponde
all’abisso che giace al fondo del nostro animo e al fondo della realtà → la parola è
scavata nel silenzio e tirata fuori a fatica ed emergendo dal silenzio genera la
realtà → l’immagine corrispondente al silenzio è lo spazio bianco della pagina, da
dove emerge la parola scritta in nero, così come su una pietra emerge la parola
incisa.
11 OTT. 2021
> U. presenta Il porto sepolto come un libro scritto di getto → costruisce una sorta di
leggenda attorno a questa raccolta affermando che la maggior parte delle poesie
erano state scritte di getto in trincea su foglietti di fortuna e che poi erano state da lui
raccolte e infine date a Ettore Serra per la pubblicazione.
> In Italia (penultima poesia della raccolta) ritorna il tema dell’identità → il titolo
testimonia la volontà di conquistare una patria.
52
> In Commiato si trova una dedica a Ettore Serra, simile a quella di In memoria a
Mohamed Sheab.
- Questa poesia è in rapporto anche con Il porto sepolto perché vi si trova non solo
l’affermazione della figura del poeta ma anche della sua funzione → il poeta viene
definito come grido unanime, cioè è capace di dare voce a una condizione
esistenziale collettiva, attr. la quale prende forma e si può cercare di penetrare il
mistero dell’universo.
- Qua si viene a definire la funzione della parola poetica, che è generativa rispetto
alla realtà, perché è dalla parola che fioriscono e si delineano il mondo, l’umanità e
la propria vita → la parola scavata nell’abisso (collegamento semantico con Il porto
sepolto) si riferisce al mistero del mondo, ovvero a quel mistero insondabile cui la
parola poetica tende e allude → l’abisso si può interrogare con la parola poetica ma
non è mai spiegabile completamente → rimane dunque al fondo della realtà e
dell’essere umano un segreto, che è interrogabile attr. la parola poetica ma non è
mai spiegabile nella sua interezza.
I fiumi
> Poesia celeberrima, situata più o meno a metà del libro, ha una funzione
importante ed è anche la poesia metricamente più estesa della raccolta.
> Troviamo da una parte l’acqua, che rappresenta la vita del poeta, di cui nel
testo sono delineate le tappe, che hanno a che fare con la questione
dell’identità → dall’altra abbiamo un movimento contrapposto, che è quello della
dismissione delle proprie caratteristiche individuali per diventare parte del tutto,
di tutto l’universo inconoscibile → legame che avviene nella sensazione di
sentirsi in armonia con il cosmo.
1
L’occasione è ancora biografia, siamo al fronte in trincea all’alba e il soldato
U. fa un bagno nel fiume Isonzo, però vediamo subito che questa azione banale
assume una connotazione rituale e sacrale (l’urna e la reliquia sono oggetti
sacri) → il bagno da semplice evento quotidiano assume le connotazioni di un
evento sacro e rituale.
- Ho riposato (già presente in In memoria e Italia) dà l’idea di una condizione di
pace e di tentativo di ricerca di un’armonia con qualcosa.
2
Come un suo sasso → identificazione del soggetto poetico con gli oggetti della
natura.
3
Beduino → riferimento alle sue origini egiziane.
54
> Tutte le azioni del soldato U. sono caricate di una connotazione rituale e
sacrale → si tratta di un momento di riposo dai combattimenti in cui sembra per
un attimo di potersi astrarre dal contesto e dalle atrocità della guerra e scoprirsi
in una condizione di armonia con la natura e l’universo → si parte da un
momento quotidiano, ma col procedere dei versi cambiano le connotazioni degli
elementi biografici e il significato dell’episodio si allarga fino a una condizione
esistenziale più generale.
- Il bagno sacrale precede un momento in cui per il soggetto poetico è possibile
trascendere i propri limiti individuali e sentirsi parte del cosmo, in accordo col
mistero che circonda l’universo.
4
La fibra è una parte di qualcosa (come una parte del sistema muscolare) →
sentirsi una fibra quindi significa sentirsi parte di un universo più grande.
> I fiumi rappresentano le tappe della vita del poeta, perché ogni fiume è
connesso a una diversa identità culturale del poeta:
❖ il Serchio scorre vicino a Lucca ed è quindi il fiume delle origini (a esso
sono infatti legati il padre e la madre);
❖ il Nilo scorre ad Alessandria ed è il fiume che ha caratterizzato l’infanzia
e la giovinezza di U.;
❖ la Senna scorre a Parigi ed è il fiume della maturità (il momento in cui
da ragazzo diventa uomo);
❖ l’Isonzo è il fiume che rappresenta i territori della guerra, il fronte.
5
Nascere, crescere e ardere sono tutti verbi sdruccioli, che quindi esprimono
una particolare energia.
6
Torbido fa riferimento alla vivacità cittadina.
7
corolla di tenebre → di nuovo chiudiamo con un’immagine che riporta alla
dimensione dell’inconoscibile propria de Il porto sepolto.
55
> Naturalmente il presente non può occultare il proprio volto tragico → la strofa
di chiusura dichiara il passato come inappropriabile, definendo “nostalgia” lo
sguardo rivolto a esso e ratificando l’oscura indecifrabilità della vita, identificata
con il buio della notte.
Lindoro di deserto
> Terza poesia della raccolta → Lindoro si riferisce a una maschera della
commedia dell’arte che rappresenta l’amore.
> Finora abbiamo messo in evidenza alcune particolarità dello stile di U., le
quali si collegano in qualche modo al lascito sperimentale delle avanguardie
nelle seguenti caratteristiche:
● uso del verso spezzato (dove la parola spesso costituisce un verso
autonomo);
● assenza di punteggiatura;
● uso insistito dell’analogia → essa rappresenta il cuore della poetica
futurista → U. però si dimostra sempre molto critico verso il futurismo → però in
uno scritto giovanile per definire l’analogia usa proprio quell’espressione il
legare cose lontane tra loro che già aveva impiegato Marinetti.
Mi si travasa la vita
in un ghirigoro di nostalgie Da questa terrazza di desolazione9
i braccio mi sporgo
Ora specchio i punti di mondo al buon tempo10
che avevo compagni
e fiuto l'orientamento5
> Nei primi versi di questa poesia si vede molto bene la tecnica analogica → ci
troviamo all’alba (situazione già vista in I fiumi) → questo momento in cui si
passa dalle tenebre alla luce del giorno si trova in molte poesie de Il porto
sepolto e lo troveremo poi anche in numerose poesie di Sentimento del Tempo
e insisterà anche nella sua ultima produzione (es. La terra promessa).
1
Dondolo di ali di fumo → immagine condensata che stabilisce rapporti
analogici tra diversi elementi per dare la sensazione dell’immagine di ciò che
avviene quando sorge il sole → in campagna quando sorge il solse spesso si
alza una nebbiolina, la quale , alzandosi piano piano, ricorda un movimento
ondulatorio, quasi come se fossero delle ali che dondolando si alzano in volo
nel fumo.
2
mozza il silenzio degli occhi → i raggi del sole interrompono le tenebre della
notte facendo sì che gli occhi possano nuovamente vedere le forme della realtà
→ gli occhi del soldato non si erano chiusi, solo che tutto intorno era buio.
3
Ora si concentra sui colori dell’alba → il vento disperde le nuvole color rosa,
che all’alba hanno quel particolare colore rosato, quindi si ha come
l’impressione che il colore rosa delle nuvole si dissolva in parti sempre più
piccole all’interno del cielo come rami di corallo, che rimandano, assieme al
colore roseo, all’ambito dell’amore, per cui si ha una sete di baci.
- Il rosa viene accostato al colore del corallo e anche al bacio → spesso la
figurazione classica dell’alba ricorda l’amore → si usano la figura di Venere o
57
quella dei Putti → quindi l’analogia con il bacio è classica → la vita in trincea
non disattiva l’espressione del desiderio.
> In questi primi versi abbiamo cominciato a capire con quali modalità si viene a
delineare l’immagine nei versi ungarettiani → il lavoro è sulle capacità del
linguaggio di attivare un’immagine.
4
Invece il lavoro in questo verso isolato si sposta sul significante → la parola
alba è compresa in allibisco → le due parole hanno un significato e anche un
suono molto simili, non si tratta solo di allitterazione → la confusione di
significante tra i due termini crea anche una confusione tra soggetto e oggetto,
tra il poeta e la dimensione della natura, e quindi, per esteso, tra il poeta e il
cosmo (situazione simile a quella vista all’inizio de I fiumi, dove il poeta si
confonde con i sassi dell’Isonzo) → questo elemento di confusicità diventa un
elemento di confusione tra io e universo → si ha uno scambio tra gli elementi
tipici dell’alba che si trasferiscono direttamente sul soggetto poetico → abbiamo
quindi uno stato di confusione tra oggetto e soggetto e dunque un’armonia tra io
e cosmo (simile a quello che si avrà con M’illumino d’immenso).
5
Torna ancora il tema dell’identità → nel momento in cui ci si sveglia si torna
alla vita e torna anche la memoria di cosa è la nostra vita, che è fatta per lo più
di passato e quindi anche di nostalgia → i punti di mondo sono quei punti
cardinali che U. descrive ne I fiumi e che costitiuiscono i punti cardinali della
sua identità.
6
Qui U. introduce un altro tema topico, quello del viaggio, laddove il viaggio è
sì lo spostamento da un luogo a un altro ma è anche un viaggio esistenziale,
vita vista come un viaggio dalla nascita alla morte → una volta svegliatosi, il
poeta può riprendere in mano la bussola con cui orientare la pulsione a fare
della vita e dell’arte un viaggio.
7
Alternanza giorno notte, laddove la notte è identificata con la locuzione soste
di sonno → si riferisce al nomadismo inesausto fatto di erranze e soste.
8
Lindoro richiama lo splendore dei raggi del sole che ricoprono il poeta
(come in I fiumi, dove si stende a ricevere i raggi).
9
È il momento presente che sta vivendo, ossia la tragedia della guerra.
10
Si pone in modo positivo verso il nuovo giorno perché si ha la sensazione
di un momento di armonia e confusione col tutto → sono degli attimi in cui si ha
la sensazione in poter ess. in connessione con tutto l’universo.
58
Annientamento
1
Qui l’uomo è rappresentato con la parte più emblematica e che contraddi-
stingue l’essere vivente, ossia il cuore (sineddoche = una parte per il tutto) → il
movimento ritmico del cuore che batte ricorda la luce intermittente delle lucciole
→ questi due elementi vengono dunque messi in analogia → ancora una volta
si stabilisce un rapporto diretto tra soggetto e oggetto, che anche a livello
grammaticale si confondono l’uno con l’altro → non solo si ha l’eliminazione dei
termini di paragone ma proprio della relazione diretta tra soggetto e oggetto.
59
2
di verde in verde ho compitato → ricorda l’usanza dei bambini di contare le
lucciole → U. fa spesso riferimento a elementi della vita quotidiana che tutti
possono vivere e li trasponde in una dimensione esistenziale metafisica.
3
Identificazione tra poeta e natura → il movimento ritmico del cuore viene
accordato e modulato al suono ritmico emesso dai grilli = identificazione con la
natura.
4
Adesso è come se fosse parte del suolo, ricoperto di margherite, mentre
prima plasmava il suolo.
- Richiamo al gioco infantile dei bambini, che ha un proprio ritmo, che ricorda
ancora il battito del cuore, i grilli, le lucciole.
5
Annientamento del sé nella natura prefigurato dal titolo.
6
Cresce come se fosse una pianta.
7
Addirittura abbiamo un’azione riflessiva del soggetto che coglie se stesso
come se fosse una pianta → qui si raggiunge l’acme di confusione tra soggetto
e oggetto.
8
spinalba = è un cespuglio che fa dei fiorellini.
9
Torna ancora il fiume Isonzo, presenza costante ne Il porto sepolto.
10
Il greto è il fondo del fiume che si vede sotto l’acqua grazie al sole ed è di
colore grigio.
- Abbiamo qui tre dimensioni → la dimensione bassa, terrestre del greto (1) e la
superficie riflettente dell’acqua (2), dove si riflettono le nubi che scorrono in cielo
(dimensione alta del cielo) (3) → questa strofa consente di spostarsi dalla
dimensione del basso terrestre alla dimensione aerea dell’alto del cielo → finora
la poesia si muoveva nel basso, mentre ora stiamo andando verso l’alto →
questp è importante perché introduce le ultime due strofe, le più significative
della poesie, dove si compie un passaggio ulteriore.
> Nelle ultime due strofe si ha questo passaggio ulteriore → finora si è avuto la
stessa direzione dei fiumi e di Lindoro → invece nei versi conclusivi si ha
qualcosa in più, che poi sarà centrale in tutta l’opera di U.
11
Descrizione della vitalità tipica dell’uomo (che troveremo in molti altri casi)
→ per U. la vita dell’uomo è contraddistinta dal desiderio e dalla brama, è ciò
che muove la vita e la contraddistingue → gli aggettivi sfrenato e sgomento si
riferiscono proprio al desiderio inesauribile che contraddistingue la vita umana.
- Questa strofa è divisa a metà:
● i primi tre versi identificano la caratteristica principale della vita umana,
il desiderio;
60
● gli altri versi identificano una dimensione nella quale il desiderio non ha
più motivo di ess. ma che è contraddistinta dalla felicità, dimensione
dove non c’è più il tempo, dove il cuore non batte più → il cuore, con il
suo battito ritmico, è anche figura del tempo cui la vita umana è
connessa e soggetta, perché essa ha due limiti, la nascita e la morte,
cioè è soggetta allo scorrere inesorabile del tempo → nel momento in
cui il cuore non batte più vuol dire che siamo in una dimensione diversa
dalla vita terrena, che è caratterizzata dall’assenza di tempo e
dall’eternità → questa dimensione, proprio perché eterna, è
caratterizzata dalla felicità, che è l’appagamento e quindi la cessazione
di ogni desiderio.
12
Ho sulle labbra il bacio di marmo = simbolo di eternità → la condizione di
morte è identificata come una dimensione eterna contraddistinta dalla felicità
perché non c’è alcun più desiderio da esaudire e che ci muove → qua ci si
sposta in una dimensione ulteriore, di tipo metafisico, al di fuori della realtà
fenomenica e terrena, una dimensione che viene spostata nell’aldilà e che non
è esperibile all’interno della nostra vita.
> Pound inizia a pubblicare le sue prime poesie tra il 1910 e il 1912 → sono
anni segnati molto dalle avanguardie → a Londra nel 1910 viene allestita una
mostra dedicata al postimpressionismo, durante la quale vengono collegati i
quadri dell’espressionismo e quelli del postimpressionismo (es. Gauguin e
Matisse) → Virginia Woolf dirà che in seguito a questa mostra la sensibilità
moderna è profondamente cambiata.
- Pound andrà spesso lì per ammirare le presentazioni futuriste → Marinetti farà
sempre a Londra delle presentazioni futuriste e vi saranno anche quadri
futuristi, per cui il movimento futurista verrà conosciuto anche in ambito
anglosassone.
> Sicuramente Pound ed Eliot risentono della lezione delle avanguardie, anche
se in modo diverso dall’Italia, perché nel resto d’Europa non si ha
un’avanguardia tanto forte come quella futurista → questo perché si mantiene
un legame forte con la tradizione → però ci sono varie sperimentazioni, come
l’imagismo e il vorticismo, dove è fondamentale l’idea dell’immagine, che deve
ess. presentata direttamente, non descritta, deve ess. presentata subito agli
61
> Nell’elaborazione dell’imagismo Pound deve non poco allo studio della poesia
giapponese, l’haiku, forma di poesia molto breve → nel primo decennio del ‘900
nasce la moda della “giapponeseria” e Pound entra in contatto con la moglie di
Fenollosa, che era uno studioso statunitense di arte e letteratura orientale e
quindi aveva avuto modo di approfondire in prima persona la poesia
giapponese.
> Anche U., più o meno nello stesso periodo, era abbastanza dentro a queste
cose orientali, perché collaborava a una piccola rivista napoletana, La Diana,
diretta da Gherardo Marone, che aveva rapporti con Shimoi (professore di
letteratura giapponese presso l’Università orientale di Napoli) e decide di
ospitare sulla sua rivista delle traduzioni di haiku.
- Inoltre, poco prima dell’uscita de Il porto sepolto, Marone mette insieme, con il
contributo di Shimoi e altri studiosi di letteratura giapponese, un’antologia di
haiku giapponesi in traduzione italiana → probabilmente U. vede questa
antologia prima di pubblicare la sua opera → questa rivista gli arrivava
direttamente sul fronte perché gliela inviava lo stesso Marone → in alcuni
numeri di La Diana in cui appaiono poesie di U., appaiono anche alcuni haiku.
- Quando esce Il porto sepolto, l’opera viene salutata dalla critica come
esempio di poesia giapponese italiana → U. però disprezza questo giudizio di
“poeta di giapponeserie”.
discussione critica su quanta e quale sia stata l’influenza dell’haiku sulle poesie
de Il porto sepolto.
> U. e Pound elaborano nello stesso momento una poesia abbastanza simile →
su questo ha riflettuto Ernesto Livorni nel libro Avanguardia e tradizione.
Ungaretti ed Ezra Pound, proprio dedicato al collegramento tra i due autori attr.
l’haiku → è interessante rilevare come ci siano delle consonanze letterarie che
testimoniano una consonanza culturale che possiamo definire “modernismo”
(anche ne L’allegria troveremo influenze dell’haiku e dell’imagismo).
12 OTT. 2021
> Ci sono alcune poesie (es. Stasera, Notte di maggio, Tramonto e Rose in fiamme)
di Il porto sepolto che possono ess. accostate all’imagismo e alla poesia giapponese
dell’haiku → si tratta poesie molto brevi, composte da tre versi, caratterizzate da un
linguaggio essenziale e dalla presentazione di un’immagine.
- La critica ha rilevato la contiguità tra questo tipo di testi e le poesie pubblicate più o
meno nello stesso periodo da Ezra Pound nell’ambito del movimento imagista da lui
fondato.
- A dare il via a questo tipo di analisi è stato il critico Ernesto Livorni, che ha
pubblicato un libro intitolato Avanguardia e tradizione, dedicato a un raffronto tra
l’opera di U. (con anche riferimento al Futurismo primo-novecentesco) e quella di
Ezra Pound, poeta anglo-americano che tra il 1912-13 e il 1915-16 è attivo a Londra,
dove dà vita all’imagismo e al vorticismo, i quali risentono per alcuni aspetti della
lezione delle avanguardie (principalmente del futurismo), che era conosciuta in
ambito anglosassone soprattutto attr. una serie di mostre che hanno avuto luogo tra
il 1910 e il 1913.
- La prima mostra, organizzata a Londra, era dedicata al post-impressionismo → il
titolo di questa mostra consente di raccogliere una serie di esperienze
pittorico-artistiche che si erano delineate in Europa dall’impressionismo in poi → la
mostra non comprendeva solo quadro impressionisti ma anche divisionisti, Matisse,
Gaugain ecc. → la mostra ebbe un successo clamoroso e un’autrice importante
come Virginia Woolf che tale mostra aveva segnato un cambiamento epocale della
sensibilità moderna.
- Più o meno nello stesso periodo, sempre a Londra, Marinetti organizza delle serate
futuriste e anche delle mostre di pittori,futuristi → dunque l’avanguardia è conosciuta
negli ambienti londinesi e, più in generale, anglosassoni → però l’avanguardia come
movimento, non viene recepita né da Pound né da altri poeti attivi in quel periodo,
tant’è vero che l’imagismo e il vorticismo accolgono alcuni elementi della
sperimentazione artistico-letteraria futurista ma non accolgono l’idea del movimento
d’avanguardia → innanzitutto perché (come dice lo stesso Pound) viene mantenuto
63
un forte legame con la tradizione (“best tradition”) e poi perché gli imagisti non
intendono costituirsi né come gruppo né come scuola, la loro attività è
eminentemente letteraria e artistica e non è prevista nessuna forma di impegno
attivo nei confronti della società.
- Pound elabora la poetica dell’imagismo per la maggior parte attr. lo studio della
poesia giapponese, in particolare delle forme dell’haiku e del tanka → l’haiku era una
forma di poesia molto breve, ben radicata nella tradizione giapponese, composta
generalmente da tre versi (di cinque, sette e cinque sillabe) e presentava
un’immagine riconducibile al mondo della natura (es. ramo di ciliegio in fiore) →
questo si inquadra in un generale interesse per l’oriente che attraversa nel primo
decennio del ‘900 anche grazie alle esposizioni universali.
- Pound entra in contatto con la poesia giapponese grazie all’archivio ricco di carte di
Fenollosa, studioso statunitense di arte e letteratura orientale → grazie alla vedova
dello studioso, P. ha la possibilità di avere del materiale relativo alla poesia
giapponese.
- Cosa hanno in comune l’imagismo e la poesia giapponese? → la brevità e la
presentazione di un’immagine collegata a un fenomeno della natura, a un aspetto
del paesaggio, magari colto in una determinata stagione → l’attenzione è rivolta
anche al trasformarsi della natura col trascorrere delle stagioni o delle ore del giorno.
- Pound inoltre era molto interessato anche alla questione dell’immagine sulla scorta
delle innovazioni in ambito artistico che erano state presentate nelle mostre
londinesi, tant’è vero che Pound parla della ricerca di un linguaggio che fosse in
grado di rendere i colori e le caratteristiche di un’immagine → Pound utilizza una
definizione molto calzante, parlando della ricerca di un “language in colour”, ossia di
una sorta di linguaggio-colore che fosse in grado di rendere la sensazione visiva attr.
64
la parola (oltre a questo Pound fa molta attenzione anche alle figure di suono, in
quanto anche il suono doveva contribuire a rendere la sensazione visiva) → in
questo è anche assai vicino alla ricerca artistica portata avanti in quel periodo
dall’astrattismo di Kandinskij (Pound lo cita esplicitamente).
- Anche U., qualche anno dopo Pound, ha modo di conoscere la poesia giapponese
→ U. non conosceva per niente il giapponese e non era neanche particolarmente
curioso verso l’arte e la letteratura orientali → U. entra in contatto con la poesia
giapponese grazie alla rivista napoletana La Diana, il cui direttore era Gherardo
Marone, che U. conosceva bene (lo testimonia il ricco scambio epistolare tra i due,
tant’è vero che molte poesie di U. escono, prima della pubblicazione, proprio sulla
rivista di Marone).
- A Napoli c’è un’importantissima università specializzata nello studio della cultura
orientale → Marone era in contatto con un professore di questa università, Shimoi,
che si occupava di letteratura giapponese → proprio grazie all’amicizia con Shimoi,
Marone comincia a pubblicare su La Diana le traduzioni di haiku giapponesi → U.,
che leggeva la rivista, ha così modo di leggere gli haiku tradotti, dai quali fu colpito
sicuramente per la loro brevità ed essenzialità.
- Marone, grazie al successo degli haiku presso i lettori, decise di pubblicare
un’antologia di poesie giapponesi, che esce più o meno nello stesso periodo di Il
porto sepolto, ma U. ebbe modo di vederla prima della pubblicazione della sua opera
→ tant’è vero che, quando Il porto sepolto fu pubblicato nel 1916, U. fu salutato dalla
critica come poeta di giapponeserie, perché si accorse della tangenza tra alcune
poesie di U. e la forma dell’haiku → esse avevano in comune l’essenzialità del
dettato poetico, la brevità, la presentazione di immagini naturali, l’accento posto sui
valori visivi e sonori, in linea con la coeva sperimentazione di Pound.
> In questa particolari poesie di U. bisogna notare un aspetto che caratterizza molte
poesie di Il porto sepolto e di L’Allegria, vale a dire l’importanza del titolo, che ha una
funzione determinante nella poesia e fa davvero parte del testo poetico → questo
aspetto si coglie bene nelle poesie brevi ma è evidente anche in poesie come
Lindoro di deserto o Annientamento.
65
Stasera1
Versa il 22 maggio 1916
Balaustrata2 di brezza
per appoggiare stasera
la mia malinconia3
1
Il titolo è essenziale perché localizza la poesia e poi viene anche ripreso
all’interno del testo → si tratta di un testo breve, composto da soli tre versi.
- L’immagine è condensata attr. un procedimento di tipo analogico ma anche attr.
un accorto lavoro sul significante, cioè sul suono.
2
Termine desueto per balaustra (= ringhiera che circonda il terrazzo) → in
questo caso è interessante perché sembra quasi un participio passato, come se la
balaustra fosse fatta di brezza → fonde in uno l’immagine della balaustra del
balcone e della brezza serale.
3
Sulla balaustra in genere si appoggiano le braccia → l’immagine individuata
dalla poesia è quella di un uomo che alla sera appoggia le braccia sulla balaustra
e viene pervaso da un senso di malinconia → infatti, come nell’imagismo, si ha
l’immagine della sera collegata a un complesso emotivo (la malinconia) in un
istante di tempo.
- Insistenza su alcuni suoni consonantici (es. B, R, S e T) che danno il timbro della
poesia e che di fatto collegano le parole attr. il significante.
Tramonto1
Versa, 20 maggio 1916
- Si tratta dunque di poesie molto brevi ma sulle quali U. lavora molto tempo, perché
ogni parola è attentamente calibrata e studiata.
- Rosa in fiamme → U. la invia a Soffici e Papini all’interno delle sue lettere → in
questa poesia è resa ancora l’immagine dell’alba → U. dice di aver cercato di
rendere la sensazione di felicità del giorno che nasce con una sensazione auditiva,
cioé il suono delle campanelle, perché si tratta di un suono festoso e quindi avrebbe
potuto suscitare nel lettore una sensazione di felicità per la mattina che nasce.
——————————————————————————————————
L’ALLEGRIA
> L’Allegria nella sua forma definitiva ha una particolarità → il titolo della sezione
incipitaria e il titolo della sezione conclusiva sono scambiati rispetto al senso comune
→ la prima sezione dell’opera si intitola Ultime, mentre la sezione conlusiva si
intitola Prime → la ragione di questa inversione è spiegata dallo stesso U. nelle note
alla raccolta → la sezione Ultime comprende «le ultime poesie da cui mi distaccavo»,
mentre le sezione Prime comprende «le prime poesie di una nuova stagione poetica» →
la sezione Ultime comprende una scelta di poesie che erano state escluse da Il porto
sepolto, mentre la sezione Prime ci porta verso Sentimento del Tempo, inaugurando
una nuova stagione.
- Mentre U. sistema redazionalmente L’Allegria per arrivare alla sua edizione
definitiva, ha già sul tavolo di lavoro Sentimento del Tempo, tant’è vero che
intercorrono solo due anni tra l’edizione definitiva de L’Allegria (Ed. Preda, 1931) e la
prima edizione di Sentimento del Tempo (1933).
- Difatti Sentimento del Tempo si apre con una sezione che si intitola Prime →
dunque L’Allegria si chiude con una sezione intitolata Prime e Sentimento del Tempo
si apre con una sezione col medesimo titolo → queste due sezioni costituiscono
come un anello di congiunzione tra L’Allegria e Sentimento del Tempo.
67
Eterno
Allegria di naufragi
Versa il 14 febbraio 1917
E subito riprende
il viaggio
Come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare
- La poesia non presenta solo l’idea del mare ma anche due elementi che fanno
parte della personale mitografia che U. costruisce nei suoi testi poetici:
❖ il primo tema è quello del viaggio → idea del viaggio come emblema dai
plurimi significati → sia viaggio geografico che viaggio esistenziale, che
coincide con la propria vita;
❖ figura del lupo di mare superstite → anche questa idea fa parte della
personale mitografia di U., che spesso si rappresenta come un naufrago
(soprattutto nella poesia Il capitano, appartenente a Sentimento del Tempo).
69
Mattina
Versa il 14 febbraio 1917
M’illumino
d’immenso
- Fa parte della sezione Naufragi → anche questa poesia rientra nell’idea del
dettato essenziale, però si colloca più sul versante di Eterno che non su quello di
Stasera e Tramonto, perché presuppone un tipo di riflessione e non è soltanto la
presentazione di un’immagine → è più vicina al verso «allibisco all’alba» di Lindoro
di deserto, anzi si può dire che si corrispondono, in quanto individuano una
situazione analoga.
- Anche qui il titolo Mattina fa veramente parte del testo, composto da due
brevissimi versi costituiti da parole isolate e perfettamente speculari.
- Il soggetto (come in «allibisco all’alba») prende su di sé le caratterizzazioni
dell’oggetto, ossia il sole che sorge, perché è il soggetto poetico a illuminarsi
d’immenso e il senso di immensità è dato dal sole che sorge dall’alba (momento
topico per l’opera di U.).
- Il pittore Diego D’Orazio (molto vicino a U. nella parte finale della sua vita) ha
descritto la poesia come un «procedimento di dilatazione cosmica dell’io», e in effetti
è una definizione che ben descrive il testo → si tratta davvero di una dilatazione
cosmica dell’io nel senso di una confusione tra io e cosmo, anche da un punto di
vista dell’elaborazione poetica → i versi infatti sono attentamente studiati e
calibrati → in entrambi i casi abbiamo un’elisione, la vocali iniziali e coclusive sono
identiche, ripetizione di consonanti con suono molto simile.
- Sulla stessa scia si collocano altre due poesie come Dolina notturna e
Trasfigurazione.
70
18 OTT. 2021
Girovago
Campo di Mailly maggio 1918
come luogo di eterna felicità, in quanto Adamo ed Eva sono immortali (la loro vita
non è soggetta al tempo) e innocenti e non hanno neppure alcun desiderio, perché
nel paradiso terrestre non esiste mancanza.
- Questa condizione è stata accostata dalla critica anche alla riflessione di Freud
sulla vita prenatale → il bambino prima di nascere si trova nell’utero materno, nel
quale, attr. la placenta, sono soddisfatte tutte le sue esigenze → il bambino non ha
mancanze e dunque non ha desideri → quando viene alla luce la prima cosa che
fa è il pianto, che si esprime come mancanza di aria → dunque la prima connota-
zione della vita è relativa alla mancanza e dunque è un desiderio.
Preghiera
- Poesia che chiude L’Allegria e che recupera temi cardine dell’opera ma già
cominciando ad approfondirli in direzione di Sentimento del Tempo, ponendosi
sulla stessa scia di poesie come Annientamento e Girovago, proprio nella
definizione di una dimensione estranea alla vita terrena e caratterizzata
dall’assenza di tempo. dall’innocenza e dalla felicità.
Quando mi desterò
dal barbaglio della promiscuità1
in una limpida e attonita sfera
——————————————————————————————————
> Tra Il porto sepolto del 1923 e l’edizione Preda de L’Allegria del 1931 si collocano
una serie di progetti e cicli poetici parzialmente realizzati che già portano verso
Sentimento del Tempo, che hanno molto a che fare con le sezioni incipitarie de Il
porto sepolto del 1923 e che costituiscono uno sviluppo delle sezioni Sirene e Elegie
e Madrigali dell’edizione del 1923 → si tratta del poemetto incompiuto La morte di
Crono, dei cicli Appunti per una poesia e della poesia Le Stagioni.
73
18 OTT. 2021
> Le riviste:
- Il periodo tra le due guerre è stato definito dalla critica anche con una qualificazione
di tipo culturale, come periodo del ritorno all’ordine → esso in verità non è che un
aspetto di questo complesso e ampio periodo storico, all’interno del quale si
registrano diversi altri fenomeni.
pittorico) e Giuseppe Ungaretti (il quale pubblica una poesia intitolata Paesaggio e
un saggio intitolato A proposito di un saggio su Dostojevski).
- Nella poesia Paesaggio U. descrive le varie fasi del giorno e il cilo delle ventiquat-
tro ore in connessione con la descrizione del paesaggio → attenzione alla concezio-
ne del tempo, spesso rappresentato in rapporto al paesaggio → questo elemento
caratterizza anche la prosa d’arte, elaborata soprattutto dal gruppo di La Ronda, alla
quale si deve l’identificazione del periodo tra le due guerre con il ritorno all’ordine
(perché le ronde notturne erano composte da persone che perlustravano la città per
riportare l’ordine), con l’idea di riportare all’ovile le pecorelle smarritesi durante la
stagione delle avanguardie, propugnando l’esigenza di tornare a guardare i modelli
della tradizione, ossia la classicità, che deve ess. non tanto oggetto di imitazione
quanto oggetto di stimolo e di esempio per la produzione creativa e critica attuale →
la classicità funge da riferimento per ritrovare «un simulacro di castità formale»
(Cardarelli, Prologo in tre parti, n. 1, aprile 1919 → questo testo ha un chiaro intento
programmatico) dopo il sovvertimento formale delle avanguardie.
- Cardarelli continua → «Non ignoriamo del resto che se la nostra lingua ha regole
prescritte e il nostro alfabeto esisteva appena da qualche secolo che già il genio preistorico
dei nostri antichi ne aveva sfiorato e immortalato tutte le lettere, dall’alfa all’omega [...]» →
idea che la nostra sia una tradizione antica e che si debba riannodare quei fili che i
futuristi avevano tagliato → «Eviteremo perciò di proposito di far fracasso con delle
formule che mandano odore di muffa e di giovinezza» → qua la stoccata è proprio
indirizzata al futurismo (che non si esaurisce affatto con la I Guerra Mondiale ma
prosegue in forme diverse).
- «Il nostro classicismo è metaforico e a doppio fondo. Seguitare a servirci con fiducia di uno
stile defunto non vorrà dire per noi altro che realizzare delle nuove eleganze, perpetuare
insomma, insensibilmente, la tradizione della nostra arte» → idea di guardare alla
classicità non come modello semplicemente da imitare ma come modello propulsivo
per creare qualcosa di nuovo.
La prosa d’arte
- È stato detto dalla critica contemporanea al periodo che nelle prose di Emilio
Cecchi sta appollaiato l’endecasillabo → cioè la musicalità della prosa, la sua
descrittività, l’utilizzo di un lessico alto e prezioso fanno sì che la prosa d’arte si
avvicini in qualche modo al linguaggio della poesia.
——————————————————————————————————
76
LA METAFISICA
> Ungaretti trascorre tra il 18 e il 19 molto tempo con Savinio e Carrà e nel
passaggio tra L’Allegria e Sentimento gioca un ruolo di influenza anche la metafisica,
soprattutto come la interpreta Carrà.
un enigma che sta dietro le cose ma la cui sostanza rimane preclusa e non si rivela
mai.
- Nel 1919 Freud pubblica un saggio, tradotto in italiano col titolo Il perturbante → il
titolo originale suona un po’ diversamente, perché “il perturbante” è una traduzione
impropria dal tedesco unheimlich, composto dalle parole un e heimlich, che significa
familiare, casalingo, domestico → unheimlich è dunque qualcosa di non familiare,
che si percepisce come non domestico, ignoto, e non essendo familiare ci risulta
strano e ci turba → Freud mette in evidenza come nel dizionario tedesco ad heimlich
sia associato non solo il significato di “familiare” ma anche come qualcosa di
familiare che ci è nascosto e che in particolari circostanze ritorna fuori.
- Il termine “perturbante” spiegato in questo modo torna bene per capire come i
quadri di D.C. ci inducano turbamento perché presentano anche degli elementi
familiari ma in modo non familiare, con qualcosa che ce li fa percepire in maniera
estranea alla normalità.
- D.C., L’enigma d’un pomeriggio d’autunno (1910) → anche in questo caso si pone
l’attenzione al trascorrere del tempo, a momenti topici della giornata e delle stagioni
→ in particolare, per quanto riguarda D.C., l’attenzione si pone sulle ore calde della
giornata → soggetto iconografico tipico è infatti la piazza assolata → il momento
delle ore calde è secondo Nietzsche il momento delle apparizioni e della rivelazione.
- Nel quadro ci sono i soliti elementi:
● la figura umana è reificata → non solo la statua senza testa ma anche le
persone raffigurate in una posa estremamente statica, quasi statuaria;
● poi abbiamo le architetture, che ancora una volta sono il soggetto
predominante nel quadro;
● ancora una volta abbiamo il rapporto tra il finito (cioè il contorno degli elementi
architettonici definito geometricamente) e l’infinito (il cielo che si apre oltre
l’orizzonte), reso particolarmente evidente dalle fessure di cielo che si
intravedono dalle aperture;
● ancora una volta la presenza inquietante della tenda, che sembra celare
qualcosa di misterioso che sta dietro, come un’apparizione che si deve
disvelare sulla scena ma che non si svela mai → la nostra curiosità di
spettatori subito si chiede cosa sia celato dalle tende → sono un elemento di
perturbamento e che danno il senso dell’enigma;
● uso sapiente delle ombre e della prospettiva → D.C. fa uso tutto sommato
classico della prospettiva, ma è sbagliata, anche se in maniera non
chiaramente percettibile → è chiaro che non sono rispettate le proporzioni tra
la statua, le persone e gli edifici → D.C. deforma in maniera quasi
impercettibile la prospettiva e le proporzioni ma quanto basta per creare una
situazione di disturbo → in molti casi questo accade anche per le ombre, che
non corrispondono pienamente all’oggetto o al punto luce del quadro.
umane e gli elementi architettonici → inoltre le ombre sono troppo grandi e non
rispettano il punto luce.
> Carlo Carrà e Ungaretti in questo periodo sono molto legati e si trovano entrambi
a Milano → C. proviene dall’esperienza del futurismo → conosce D.C. a Ferrara
durante la Prima Guerra Mondiale e rimane colpito dalla pittura di D.C. → se D.C. è
il genio sregolato, C. è un po’ il normalizzatore della metafisica, tant’è vero che la
figura di punta in Valori Plastici sarà proprio lui e sarà lui a canonizzare e definire la
pittura metafisica, motivo per cui D.C. si arrabbierà moltissimo e anche per il volume
Pittura metafisica (Firenze, Vallecchi, 1919), col quale C. va a definire il fenomeno
della metafisica → il volume è pubblicato dalla stessa casa editrice e nello stesso
anno dell’opera di U. → sarà proprio U. ad andare da Milano a Firenze per portare a
Vallecchi i manoscritti di Allegria di naufragi e di Pittura metafisica dell’amico C.
- Pittura metafisica è un volume che C. mette insieme nel 1919 ma molti paragrafi
erano stati già pubblicati su Valori Plastici, come per es. Il quadrante dello spirito,
pubblicato sul numero di apertura della rivista:
«[...] Egli sente di essere microcosmo plastico a contatto mediato col tutto1. La
materia stessa non ha che quel tanto di esistenza che importa il grado di colpa
che si trova in lui2. Così, io, in questo navigar sonnambulo mi rimetto all’infinita
parte di eternità che è in me, per mezzo della quale mi sento in relazione col mio
essere più vero, e cerco di penetrare l’intimità recondita delle cose ordinarie, che
sono le ultime ad essere conquistate3.»
1
Quella sensazione di ess. docile fibra dell’universo, cioè una parte in armonia col
tutto.
2
La materia in rapporto al concetto di colpa si vedrà meglio in Sentimento del Tempo
collegata alla figura di Caino.
3
Quel mistero, quell’enigma che si cela dietro anche alle cose più ordinarie.
- «Le ombre sono taglienti e nere sul pavimento bigio. È il dramma delle apparizioni» →
questo è il commento (con chiaro riferimento a Nietzsche e al momento delle
apparizioni) al dipinto Il dramma delle apparizioni pubblicato nel 1918 sulla rivista →
il quadro è costituito da un ovale → a questo quadro e a C. è dedicata la poesia di U.
Preghiera, dove si fa cenno alla «limpida e attonita sfera» → la critica ha inteso
ravvisare un possibile collegamento tra la poesia Preghiera di U. e il quadro L’ovale
delle apparizioni di C., pubblicato su Valori Plastici proprio nell’anno di composizione
della poesia.
79
- Il rapporto con Carrà e questo ambiente è importante proprio non solo per
l’ideazione e la realizzazione di Allegria di naufragi del 1919 ma anche per la
composizione delle prime poesie di Sentimento del Tempo e soprattutto per quella
fase molto complessa di passaggio che si situa tra il 1920 e il 1924, nella quale U,
lavora ad alcuni progetti, che in parte verranno realizzati in Sentimento del Tempo
ma in parte rimarranno al loro stadio progettuale.
19 OTT. 2021
1
Nella dichiarazione è nuovamente centrale il riferimento all’analogia, vista come
illuminazione favolosa, cioè capace di aprire un varco alla percezione di qualcosa
che sta oltre la realtà.
2
Il mito è un altro elemento che ricorre nella produzione di U. in questo periodo (e
che agirà anche in Sentimento del Tempo), in particolare il mito della classicità
greco-romana.
3
U. fa proprio riferimento alla pittura metafisica anche con la sottolineatura della
combinazione di oggetti.
4
Ecco che U. convoglia questi stimoli verso la particolare concezione del tempo che
sta elaborando in quel periodo, alla ricerca di quella dimensione eterna in cui il
tempo non scorre.
5
Dai modelli della classicità si desume anche quell’idea di perfezione che è anche
garanzia della tenuta e resistenza al tempo dell’opera.
6
U. si sta proprio interrogando sul tempo, nella sua accezione sia immobile ed
eterna sia transitoria e fugace → questo rapporto tra la coordinata dell’eternità e
quella della temporalità sarà determinante soprattutto nella sezione Prime di
Sentimento del Tempo.
82
19 OTT. 2021
Ancora cronologia redazionale
- Tra Il porto sepolto del 1923 e l’edizione Preda de L’Allegria del 1931 si collocano
una serie di progetti e cicli poetici che già ci portano verso Sentimento del Tempo e
che costituiscono uno sviluppo delle sezioni Sirene ed Elegie e Madrigali dell’edizio-
ne del 1923 → si tratta in sostanza di La morte di Crono, poemetto che U. progetta
ma che poi non realizza → dall’idea di questo poemetto però nascono dei cicli, che
si intitolano Appunti per una poesia (1925-26) → al centro del poemetto (e dunque
83
dei cicli) c’è come nucleo ideativo la poesia Le stagioni (variamente e diversamente
rielaborato da U.).
- Questi sono progetti che in qualche modo proseguono idealmente quella
sperimentazione che U. ha tentato nelle prime sezioni dell’edizione del 1923.
——————————————————————————————————
> Henri Bergson → U. aveva seguito i suoi corsi al College de France → B. però
rappresenta in generale un punto di riferimento nodale nel primo ‘900, anche per lo
stesso futurismo ed è centrale anche per quanto riguarda Eugenio Montale (più in Le
occasioni che ne Gli ossi di seppia).
- Elementi del pensiero di B.:
❖ B. opera una distinzione tra il tempo della scienza e il tempo della vita:
➢ il tempo della scienza è rappresentato come spazializzato, come una
sorta di linea continua che procede inesorabilmente in una direzione;
➢ il tempo della vita invece si identifica con il concetto di durata,
rappresentato col gomitolo di filo attorcigliato o con la valanga, perché
implica un mutamento e una crescita;
❖ in Materia e memoria (1896) B. distingue tra i concetti di memoria, ricordo e
percezione:
➢ la memoria pura è sostanzialmente la coscienza stessa, che in
maniera automatica, come se fosse una lastra fotografica, registra tutto
ciò che accade, anche quello di cui non abbiamo consapevolezza →
essa dunque si identifica col nostro passato, che di fatto ci segue in
ogni momento;
➢ il ricordo è definito da B. come “ricordo-immagine”, cioè come la
materializzazione operata dal nostro cervello di un evento del passato
→ il nostro cervello, secondo B., trasforma in ricordo-immagine solo
quello che serve all’azione, mentre mantiene nell’inconscio gran parte
del passato → ecco perché, secondo B., la memoria è per la gran
parte oblio;
➢ la percezione invece agisce come una sorta di filtro selettivo dei dati in
vista dell’azione;
84
- Vediamo ora cosa U. dice a proposito del progettato poemetto La morte di Crono
→ si capisce fin dal titolo come abbia a che fare col tempo → Crono è il dio del
tempo, per cui la morte di Crono è la morte del tempo.
- Nella sua idea si dovrebbe trattare di un poemetto frammentario, basato anche su
dei cori fra i vari personaggi → è interessante che U. decida di riprendere la forma
del coro, caratteristica della tragedia greca e accompagnata di solito dalla musica.
- U. dà conto del suo progetto in un saggio intitolato Punto di mira (1924), dove
descrive il progetto del poemetto:
«Nella mia poesia La Morte di Crono mi sono ispirato a quest’idea antica:
l’uomo appartiene all’ordine temporale. E a simboleggiarlo ho quindi scelto
l’antico simbolo: le quattro vicende del giorno e le stagioni dell’anno1. E la
parabola dell’anno e quella del giorno sono forse eterne figure dell’armonia
universale, mentre l’uomo non è che un punto tra due infiniti oblii. Il silenzio
della tomba è uguale a quello di prima della culla. È l’eternità.
[...]
La Morte di Crono è divisa in tre cantiche: Le Stagioni, L’Argonauta, La Morte di
Crono; la prima e la seconda cantica, in diversi canti. […] Ho pensato di dover
ricorrere alla forma dialogata. Gl’interlocutori sono l’Adolescente, l’Uomo, Clio
che rappresenta la mediazione sopra il corso degli eventi, il Coro che rappresenta
una certa umanità di sentimenti2, Eco che rappresenta le cose lontane, la
memoria, la nostalgia, la speranza».
1
U. assume questi elementi come gli antichi simboli della temporalità.
2
Il coro nella tragedia greca era la voce collettiva che commentava gli eventi
rappresentati sulla scena.
- Tutto questo alla fine entrerà fino a un certo punto in Sentimento del Tempo →
anche nella redazione definitiva di Le stagioni saranno sostanzialmente abolite la
forma dialogata e la presenza del coro e dei personaggi → di questo rimarrà traccia
solo nell’utilizzo del corsivo → questi elementi rientreranno prepotentemente nella
successiva produzione di U., ossia La terra promessa (in accezione però diversa
perché U. qui si rifa all’Eneide) e Taccuino del vecchio.
> Blaise Pascal → è un autore che U. legge e conosce → nel 1925 U. è coinvolto
nell’edizione di un piccolo libriccino contenenti la traduzione di Giulio Locatelli di tre
pensieri di P., per la quale U. scrive una breve premessa.
- L’idea pascaliana dell’uomo come punto tra due infiniti oblii entra prepotentemente
in Sentimento del Tempo.
87
——————————————————————————————————
88
Paesaggio
Mattina1
Ha una corona di freschi pensieri,
Splende nell'acqua fiorita2.
Meriggio
Le montagne si sono ridotte a deboli fumi e
l’invadente deserto formicola d’impazienze e
89
Sera
Mentre infiammandosi s’avvede ch’è nuda, il
florido carnato nel mare fattosi verde bottiglia,
non è più che madreperla.
Quel moto di vergogna delle cose svela per un momento,
dando ragione dell’umana malinconia,
il consumarsi senza fine di tutto4.
Notte
Tutto si è esteso, si è attenuato, si è confuso5.
Fischi di treni partiti.
Ecco appare, non essendoci più testimoni,
anche il mio vero viso, stanco e deluso6.
1
La rappresentazione della mattina tutto sommato risponde a un’iconografia
classica → il sorgere del sole è tradizionalmente rappresentato con elementi
positivi, che rimandano ai campi semantici della freschezza, della natura che
fiorisce ecc.
2
Immagine di felicità, di rinascita, di freschezza e di inizio.
3
Questo non può non ricordare le iconografie dei quadri di De Chirico e della
metafisica in generale → il paesaggio è assolato perché è il momento del
meriggio, in cui il sole è più caldo → ricorda il momento dell’apparizione di
Nietzsche, in cui tutto formicola di impazienze perché sembra che la natura sia sul
punto di rivelare un mistero.
- U. per rappresentare il momento del mezzogiorno ovviamente utilizza l’immagine
del deserto, che veicola l’idea del sole al momento del suo massimo splendore e
calore.
4
È il momento del tramonto, in cui la luce piano piano va via lasciando il posto
alla notte → il tramonto è tradizionalmente simbolo del consumarsi di tutte le cose.
- Descrizione del paesaggio con un linguaggio fortemente analogico →
associazione tra il colore roseo del cielo e il colore del viso umano, che piano
piano da rosso, poi roseo diventa più scuro via via che la luce se ne va → il mare
si colora di verde bottiglia (colore che si approssima al buio) e risplende come
madreperla con i raggi della luna e delle stelle.
- «Quel moto [...] di tutto» → riferimento a uno scritto di Alberto Savinio comparso
su Valori Plastici, nel quale riflette su quello che per lui è il significato di metafisica
→ per Savinio la metafisica è quel lato fantasmico delle cose che rimane
normalmente celato alla vista.
- Savinio riflette anche sul concetto di natura, collegato a un detto di Eraclito,
secondo cui la natura sarebbe contraddistinta dal pudore (o vergogna) → la natura
90
Le stagioni
2
Iride (come Eco) è nella mitologia un po’ una figura di ponte tra il mondo divino
e quello terrestre.
3
«luce nera» → figurazione ossimorica della luce → idea di una luce così forte
che si trasforma nel suo contrario, cioè acceca e non fa vedere.
4
È il sogno che ci possa ancora ess. la giovinezza.
5
Ricorda molto La ginestra di Leopardi → raffigurazione di un paesaggio in cui
è scomparso l’uomo e rimane soltanto la resistenza della natura, che procede
ciecamente nel suo incedere (le stagioni si ripetono sempre indipendentemente
dalla presenza dell’uomo).
26 OTT. 2021
Le stagioni
1.1
O leggiadri e giulivi coloriti2
Che la struggente3 calma alleva,
E addolcirà,
Dal fuoco desioso adorni,
Torniti da soavità;
O seni appena germogliati4,
Già sospirosi,
Colmi e trepidi alle furtive mire.
V’ho
Adocchiati.
94
Iridi libere
Sulla tua strada alata;
L’arcano dialogo scandivano5.
È mutevole il vento,
Illusa adolescenza.
2.6
Eccoti domita e turbata7.
3.
Indi passò sulla fronte dell'anno
Un ultimo rossore14.
Nell’acqua garrula
Vidi riflesso uno stormo di tortore
Allo stellato grigiore s’unirono15.
4.16
95
7
«turbata» → cfr. «e anche le statue si turbano», Paesaggio → siamo sempre
nell’atmosfera assolata di perturbamento, delle ore calde del giorno e dei periodi
caldi dell’anno.
8
L’ora dell’estate è un’ora che toglie le forze ed è oscura e fonda → la luce forte
delle ore calde si volge per troppa intensità nel suo contrario, cioè in questo caso
nell’oscurità, ed è così forte che, al momento culminante, toglie le forze → si ha il
presentimento del futuro declino.
9
«lucida sepoltura» → cfr. «limpida e attonita sfera», Preghiera → queste
connotazioni rimandano alla perfezione, che ovviamente si colloca nella
dimensione ultra-fenomenica.
10
U. qualifica il periodo dell’estate e le ore calde del giorno in maniera
ossimorica → il meriggio infatti è definito notturno → come il massimo momento di
luce si volge nell’accecamento, così anche il momento di massima pienezza
dell’essere si volge nel presentimento della fine.
11
È in questo momento che il ricordo attanaglia con maggior forza, perché si ha
la consapevolezza di aver ormai vissuto la parte più bella e significativa della
propria vita, per cui i ricordi diventano quasi crudeli, perché quello che c’è dopo è
solo una lenta discesa → non potra più tornare la pienezza della giovinezza, il
momento della piena maturità.
12
Il riferimento è probabilmente all’ombra dei ricordi che irrompono nella nostra
vita e danno il senso di qualcosa che se n’è andato per sempre.
13
La suprema veemenza è ancora espressione del desiderio, connotazione
peculiare dell’essere umano.
14
È il momento del tramonto e dunque dell’autunno.
15
Momento di passaggio dalla freschezza della giovinezza al grigiore della
vecchiaia.
16
Nella quarta parte l’essere ha raggiunto la sua solitudine, il paesaggio è
freddo e nudo e nella terra ci sono radici che resistono alle stagioni.
17
Il sogno, che caratterizza in maniera quasi totalizzante il primo tempo della
vita, va via via affievolendosi fino a spegnersi nel grigiore dell’autunno
18
Con l’inverno gli alberi perdono le foglie, ma, sebbene nudi, resistono,
abbarbicati alla terra, e sono pronti a rinascere una volta tornata la primavera → la
natura resiste, continua nel suo ciclo di rigenerazione e morte continuo → ciò che
ha termine è la vita dell’uomo singolo, mentre la vita dell’umanità prosegue.
- È interessante come l’idea della ciclicità delle stagioni in qualche modo riassuma
anche il rapporto che c’è tra individuo e umanità → la vita umana singola ha un
inizio e una fine, mentre la vita dell’umanità tende all’infinito, come il ciclo delle
stagioni (la singola stagione finisce ma il ciclo continua) → in questo modo la
dimensione finita e quella infinita si intersecano.
97
Ti svelerà
- Poesia che fa parte della sezione intitolata La fine di Crono → U. non porterà mai
a compimento il progettato poemetto La morte di Crono ma da quell’idea nasce
l’idea di Sentimento del Tempo e informa di sé molti elementi propri della raccolta
→ in questo caso dà il titolo alla sezione La fine di Crono, cioè “la fine del tempo”.
- Ti svelerà deriva dall’edizione del 1931 di Le stagioni pubblicata su La Gazzetta
del Popolo e con la quale condivide il riferimento alle stagioni, nello specifico
all’estate, definita con l’espressione «ora di luce nera» (già presente nell’Argomento
a Le stagioni scritto da U.).
- Nella nota a Sentimento del Tempo U. si sofferma proprio sul valore del ricordo,
che è il tema centrale della poesia, con delle considerazioni che richiamano da
vicino la filosofia di Bergson:
«Il prodigio del momento poetico e della presenza del passato accentuano il
sentimento tragico della fuga del tempo. Nulla si può cogliere se non sotto forma
di ricordo poetico […]. La durata interna è composta di tempo e di spazio, fuori
del tempo cronologico; l’universo intero è un mondo dove la reversibilità è di
regola. Quel tempo non scorre mai in un’unica direzione, non s’orienta mai nel
medesimo modo; si può risalirne il corso, non si sa fino a quale fonte
inaccessibile, ma tuttavia immediatamente presente in noi. La memoria trae
dall’abisso il ricordo per restituirgli presenza, per rivelare al poeta se stesso».
1
Invocazione al ricordo affinché torni alla mente.
2
Il ricordo chiaramente è connesso alla giovinezza.
3
Procedimento di personificazione del ricordo → è proprio il ricordo che viene
convocato dalle lontanaze del passato a tornare a farsi sentire presente.
98
4
È il momento dell’estate, delle ore calde e della pienezza dell’essere che già
pre-sente quello che avverrà dopo, ossia il rivolgimento nel suo contrario.
5
È chiaramente la rappresentazione dell’aridità dell’estate.
6
«Un corpo ilare ti svelerà» → cfr. «il corpo che ti sarà leggero», Preghiera →
fanno sempre riferimento a quella dimensione di felicità intangibile ed eterna che è
collocata in un momento altro, diverso, rispetto alla vita terrena.
Sirene
Funesto spirito1
Che accendi e turbi amore,
Affine io torni senza requie all’alto
Con impazienza le apparenze muti2,
E già, prima ch’io giunga a qualche meta,
Non ancora deluso
M’avvinci ad altro sogno3.
Uguale a un mare che irrequieto e blando
Da lungi porga e celi
Un’isola fatale,
Con varietà d’inganni
Accompagni chi non dispera, a morte4.
1
U. spiega il significato di questo sintagma (connesso alla poesia e alla voce
poetica) nelle note alla raccolta:
«È l’ispirazione, che è sempre ambigua, che in sé contiene uno stimolo e una
verità illusoria, l’inquietudine di cui si diceva prima; è la musa sotto forma di
sirena, e nella poesia è presente, appunto, l’isola fatale, l’isola delle sirene
incontrata da Ulisse nel suo viaggio».
- Di tutta la storia del mito di Odisseo nella poesia di U. non rimane nulla → questo
è un aspetto interessante che si ritrova anche in altre poesie della raccolta → vi è
una chiara allusione al mito (cfr. Iride, Eco, Crono, le sirene) ma di esso rimane
soltanto il nome, come se fosse un guscio vuoto o un involucro, e scompare
99
qualsiasi riferimento alla favola mitica → il riferimento al mito non viene dunque
assunto per la favola mitica ma in quanto ricorda qualcosa (classicismo moderno).
- Il mito è il racconto che si tramanda sempre uguale a se stesso dai primoridi
dell’umanità fino a quando essa non avrà fine → è qualcosa che dura
costantemente e che quindi allude a quella dimensione di immobilità non toccata
dal tempo, che è la dimensione dialettica per eccellenza di Sentimento del Tempo.
2
C’è sempre una differenza tra il piano dell’alto e il tema della mutevolezza del
tempo terreno e della realtà fenomenica → l’ispirazione poetica ha a che fare con
le apparenze e le impazienze della realtà fenomenica, che è caratterizzata da
mutevolezza costante.
3
La poesia crea continuamente apparenze e partecipa della mutevolezza della
realtà fenomenica.
4
L’inganno, la mutevolezza e le apparenze fenomeniche sono quelle
dell’ispirazione poetica, della quale allo stesso tempo fa parte anche il tentativo di
alludere continuamente a un’isola fatale, che è allusa (cioè svelata e celata)
continuamente dalla parola poetica.
- Come il canto delle sirene trae in inganno i marinai e li conduce alla morte, così
l’ispirazione poetica ha allo stesso tempo a che fare sia con le apparenze che
mutano continuamente sia con la tensione verso una meta di per sé irraggiungibile
ma cui la parola poetica tende sempre.
L’isola
1
La sera è perenne solo nel luogo in cui non scorre il tempo → tentativo di dare
raffigurazione all’infigurabile, cioè a un luogo caratterizzato dall’eternità e che si
perde in una dimensione ancestrale del nostro passato.
quadri di Scipione → tra l’altro lo stesso Scipione prenderà spunto dalla poesia di
U. Caino per il suo famoso quadro Caino e Abele → dunque i due erano molto
amici, frequentavano gli stessi ambienti e spesso U. leggeva a lui e agli altri artisti
le sue poesie prima che fossero pubblicate.
- Questa poesia è importante anche perché presenta numerose tangenze con la
poesia Annientamento, la prima poesia de Il porto sepolto che sposta il discorso
della felicità dall’armonia con il cosmo a una dimensione eterna e immobile, che si
pone al di fuori della vita terrena.
1
Sovrapposizione tra la descrizione di un momento (quello dell’alba), l’inizio
della giornata, l’inizio della vita, la dimensione dell’amore, del desiderio e della
speranza.
- Il sole sorge, illumina la terra e si diffonde nelle grotte che formano il giardino
della Villa Gregoriana di Tivoli.
2
Si tratta di un ruscello.
3
La luce del sole forma sul prato come una scia luminosa.
4
“È l’ultima volta che guardo il raggio luminoso del sole che sul prato disegna
quasi una scia, che somiglia al movimento della tortora che zampetta divagando
sul prato”.
- Ancora abbiamo il verbo turbare → il turbamento è appunto un ambito semantico
caratteristico di Sentimento del Tempo → interessante in questo caso è il fatto che
il «si turba» suggerisce anche dal punto di vista sonoro il verso prodotto dalle
tortore → il tubare delle tortore è un suono quasi lamentoso (infatti U. scrive «pari
alla tortora lamentosa»).
- «svagata» sembra riferirsi all’erba ma invece si riferisce alla tortora.
102
Dove la luce
Ci scorderemo di quaggiù,
E del male e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove2.
1
Ancora una volta l'aggettivo “leggera” vuol dire che siamo in una condizione di
assenza di peso, di corpo e di vita.
2
Ci scorderemo di tutto ciò che ha contraddistinto la nostra vita terrena.
3
Si tratta di un luogo in cui è assente il tempo (non vi è alternanza tra giorno e
notte e tra le stagioni) e non esistono più gli elementi che caratterizzano la vita
umana.
4
L’ora è costante e siamo liberi dall’età perché il tempo non scorre.
5
Cioè vivremo questa condizione edenica dimenticando tutto ciò che faceva
parte della nostra vita terrena.
104
2 NOV. 2021
- Questa poesia appartiene alla sezione Inni, una delle più importanti di
Sentimento del Tempo, perché nella raccolta si osserva un’evoluzione dei temi
propri dell’opera di U. → le prime sezioni di Sentimento del Tempo sono, in certa
misura, più legate alla temperie elaborativa di L’Allegria e ne approfondiscono
alcuni elementi, stabilendo (soprattutto nella sezione Prime) una certa continuità
→ bisogna tenere presente che l’opera di U. procede per approfondimenti
successivi → si tratta più o meno dei medesimi temi che però vengono
approfonditi costantemente nel tempo → la sezione Inni porta a maturazione dei
concetti che già avevamo visto delinearsi in alcune poesie de L’Allegria e
soprattutto nelle prime sezioni di Sentimento del tempo → in particolare si tratta
dei concetti di memoria e innocenza, del rapporto dialettico tra questi due termini e
del rapporto dialettico tra il piano della realtà fenomenica e il piano della realtà
noumenica (riferimento a Platone) → lo stesso U., in una serie di testi e commenti
alle sue poesie, rileva come la riflessione filosofica di Platone comincia ad avere
una certa importanza nella sua opera, che sarà più determinante ne La terra
promessa.
- Cosa media U. dal discorso platonico? → sicuramente quel rapporto (che
vediamo in poesie come L’isola e Sirene) tra la mutevole realtà fenomenica
quotidiana (quella che cade sotto i nostri sensi, caratterizzata appunto dalla
mutevolezza e dalla sua natura di apparenza) e una sorta di realtà vera,
inconoscibile e intangibile (noumenica) che sta al di là di tutto ciò che cade sotto i
nostri sensi → è dunque ovvio il riferimento a Platone e alla differenza tra il mondo
delle idee (iperuranio, dove abita l’anima prima di scendere sulla terra) e tutto ciò
che fa parte della realtà → nell’iperuranio ci sono le idee pure (per es. l’idea del
bello) di cui le anime, prima di nascere, hanno una certa nozione → dopo la
nascita, le anime mantengono una specie di ricordo allo stato latente delle idee
che abitano l’iperuranio e che hanno conosciuto prima della nascita → però questa
memoria latente agisce come una reminescenza, cioè se ne può avere un labile e
momentaneo ricordo, mentre le forme terrene sono una realizzazione diminuita e
corrotta dell’idea pura.
- Il titolo della poesia è piuttosto ambiguo → la fantasia infatti è collegata al danno,
che corrisponde non solo al “dannarsi, darsi da fare” ma anche a qualcosa di
negativo → in effetti questi sensi agiscono entrambi nella poesia:
❖ il dannarsi, darsi da fare indica quella bramosia, quel desiderio, quell’agire
sfrenatamente che è tipico dell’uomo;
❖ l’altro senso negativo è da ricondurre all’idea platonica del fatto che la
fantasia (così come l’ispirazione poetica) ha a che fare con la nostra realtà
terrena, che è labile, mutevole e caratterizzata dall’apparenza, e con la
105
- Questo infatti si trova subito espresso nella domanda con cui inizia la poesia.
T'inseguo4, ti ricerco,
Rinnovo la salita, non riposo,
E ancora, non mai stanca, in tempesta
O a illanguidire scogli,
Danni con fantasia5.
1
Questo è un po’ il concetto che avevamo visto in Sirene → «E già, prima ch’io
giunga a qualche meta / Non ancora deluso / M’avvinci ad altro sogno / Uguale a un mare
che irrequieto e blando / Da lungi porga e celi / Un’isola fatale» → quando sembra di
poter arrivare alla conoscenza dell’idea pura e di poterla quasi toccare «geli
orrenda» → l’idea è sempre quella di una meta della conoscenza (che potremmo
dire è l’idea in sé), quel qualcosa di inconoscibile e che rimane tale e che nel
momento in cui sembra di poter arrivare a raggiungerlo si riallontana e quindi quasi
ferisce.
2
Questo è il verso che più ha a che fare con la filosofia platonica → la
creazione della mente, che avviene attr. la fantasia e cioè la parola poetica, non
può ess. altro che una corruzione rispetto all’idea in sé, perché, nel momento in cui
il tentativo del poeta è quello, attr. la parola poetica, di agganciare e di contenere
nella parola qualcosa che per sua natura è inconoscibile, il poeta non può far altro
che corrompere l’idea pura, perché nel momento in cui si cerca di esprimere ciò
che è illimitato attr. un discorso e una parola, che invece hanno per sua natura dei
limiti, ovviamente la restituzione di ciò che è illimitato non potrà avvenire se non
per corruzione.
106
3
Dal momento che ogni tentativo di nominare l’innominabile è impossibile,
allora perché seguito a cercare delle parole? perché continuo ad ascoltare la
parola poetica e la fantasia, a comporre poesia e ad affidarmi alla parola?
4
Si riferisce alla mente.
5
Sono tutte azioni incalzanti che ci riportano al piano che caratterizza la vita
terrena.
6
Questi sono tutti elementi che caratterizzano la vita umana.
7
Tutto quello che fa parte della verità fenomenica e cade sotto i nostri sensi è
mutevole e ha la caratteristica di ess. apparente, soggetto al cambiamento → non
è dunque la vera luce dell’idea pura (e del noumeno).
8
Questo importante passaggio ci fa capire quanto U. da un lato faccia
riferimento alla poesia platonica ma dall’altro se ne discosti anche → in questo
senso il discorso di U. non è completamente spostato verso l’iperuranio ma si
parte cmq dall’amore e dall’attaccamento a ciò che costituisce la nostra realtà
terrena e fenomenica, che non è svalutata in vista di una realtà superiore → la
sfida sta nella possibilità della conoscenza di ciò che sta oltre, ma ciò non significa
implicitamente una svalutazione della nostra realtà → per questo U. definisce
come “felice” la colpa.
- U. in questo momento riflette anche in maniera esplicita sul racconto biblico → fa
esplicito riferimento al racconto biblico e al paradiso edenico, tant’è vero che l’altra
poesia di Inni è dedicata alla figura di Caino → la conseguenza della cacciata dal
paradiso terrestre di Adamo ed Eva è la nascita dell’umanità e dunque del tempo
→ allora perché U. la definisce “felice”? → in questo caso U. riprende un po’
Paradise lost di Milton → quando Eva viene cacciata dal paradiso terrestre, per
prima cosa rimane affascinata dalla varietà dei paesaggi terrestri, mentre nel
paradiso terrestre è tutto identico a se stesso e costantemente bello → la varietà è
dunque sinonimo di vita e dunque la colpa è felice perché senza di essa non ci
sarebbe stata la vita.
107
Caino
1
Le sabbie sono favolose perché il favoloso fa riferimento al mito biblico → la
sabbia fa anche riferimento al deserto di Alessandria d’Egitto.
2
Perché non ha più peso → l’aggettivo “leggero” si trova abbinato a elementi
che non fanno più parte della vita terrena → il primo elemento che viene meno è
appunto quello del peso corporeo.
3
Adamo è il primo a macchiarsi della colpa → per questo viene definito come il
pastore di un gregge di lupi (ossia l’umanità macchiata dalla colpa).
108
4
Caino è il primo uomo nato e quindi il primo uomo mortale («luce breve»), come
lo siamo anche noi («che punge i nostri giorni»).
5
Elementi che individuano quella bramosia e quell’essere sfrenato che
caratterizza la dimensione della vita.
6
Di nuovo si torna all’atmosfera favolosa del mito biblico → sono tutti aggettivi
che fanno nuovamente riferimento a qualcosa che non pertiene più alla
dimensione terrena.
7
Tensione sempre verso una dimensione innocente oltre la morte, in cui è
possibile ess. calmi e riposati (riferimento a una dimensione edenica in cui non
esistono mancanza e desiderio e in cui regna la calma).
8
La memoria è definita come “incessante” perché ha avuto inizio con l’inizio
dell’umanità ed è incessante nel suo sviluppo, cioè non si può fermare, finché
esisterà l’umanità ci sarà sempre anche la memoria, che non può ess. spazzata
via.
9
Se si potesse tornare a quel primo momento di vita dell’umanità allora forse la
memoria potrebbe ess. onesta.
- Dunque la divaricazione parte dalla memoria, che rappresenta l’emblema del
tempo della vita mortale e che ci separa da quella dimensione edenica connessa
all’innocenza e che è inattingibile per l’uomo se non come desiderio a cui tendere
costantemente e che non può ess. nemmeno raccontata o rappresentata in poesia
perché non può ess. rinchiusa in una parola che per sua natura è limitata e
limitante.
5. EUGENIO MONTALE
2 NOV. 2021
> Nasce a Genova nel 1896 → durante l’infanzia trascorre le estati a Monterosso,
nelle Cinque Terre.
- Si diploma come ragioniere e inizia a studiare canto (elemento che ha influenzato
la strutturazione fonica dei suoi versi).
- Nel 1917 partecipa alla guerra, conosce il critico Sergio Solmi e inizia a pubblicare
le sue prime poesie.
- Nel 1927 si trasferisce a Firenze (dove rimarrà fino al 1948) → lavora dapprima
presso la casa editrice Bemporad, poi come direttore del Gabinetto Viesseux
(1929-1938) → viene licenziato nel 1938 perché non iscritto al partito fascista.
- Nel 1948 si trasferisce a Milano e lavora al Corriere della Sera (col quale già colla-
borava mentre si trovava a Firenze).
- Muore a Milano nel 1981.
——————————————————————————————————
110
OSSI DI SEPPIA
> Il titolo → dai manoscritti di M. ma anche dalla sua corrispondenza, sappiamo che
M. si è a lungo interrogato sul titolo → originariamente una delle prime scelte che
rimane abbastanza a lungo è quella di Rottami, nel solco di quella poetica degli
scarti tipica di poeti come Sbarbaro (Trucioli e Scampoli) e Boine (Frantumi).
- Il titolo scelto alla fine è Ossi di seppia → è un titolo complesso che allude a più
significati:
❖ allude innanzitutto alla opposizione tra terra e mare, la quale caratterizza tutta
la raccolta → il mare viene identificato come una condizione di felicità
naturale, mentre la terra è l’opposto e rappresenta la condizione di aridità e
chiusura dell’esistenza;
❖ l’osso di seppia viene gettato dalle onde del mare scarnificato sulla battigia →
gli ossi di seppia sono dunque degli scarti che il mare getta sulla riva.
> M. in più interviste mette in evidenza la continuità tra Ossi di seppia, Le occasioni e
La bufera → in alcune interviste addirittura definisce Ossi di seppia e Le occasioni
come dei canzonieri, cioè dei libri di poesia dotati di una precisa coerenza
strutturale, individuando anche una continuità e un raccordo tra i primi tre libri → la
cesura avviene con Satura, che inaugura una nuova stagione compositiva.
«Ho scritto un solo libro, di cui prima ho dato il recto, ora do il verso».
- Qua M. si sta riferendo a Satura e alla nuova stagione compositiva che essa
inaugura.
111
> Quali sono i riferimenti culturali e filosofici di M.? → ce ne parla l’autore stesso:
«Negli anni in cui composi gli Ossi di seppia [...] agì in me la filosofia del
contingentismo di Boutroux soprattutto, che conobbi meglio del Bergson. Il
miracolo era per me evidente come la necessità. Immanenza e trascendenza non
sono separabili [...]. Occorre vivere la propria contraddizione senza scappatoie».
- Secondo quanto afferma M., la lezione di Bergson agisce fino a un certo punto e in
maniera abbastanza ridotta all’interno degli Ossi di seppia, mentre è sicuramente
decisiva in Le occasioni, soprattutto riguardo ai temi dell’epifania e del ricordo legato
a un oggetto-emblema.
- All’altezza degli Ossi di seppia invece agisce moltissimo il riferimento alla
riflessione di Boutroux, filosofo francese che elabora la cosiddetta “teoria del
contingentismo”.
112
> Critica alla fiducia positivistica nel rigido concatenarsi dei nessi causa-effetto
(rispondenti a leggi fisiche della natura determinate e analizzabili scientifica-
mente) all’interno della struttura della realtà.
> Nei passaggi tra i vari ordini della realtà naturale e fenomenica (chimico,
fisico, biologico, spirituale…) la realtà sfugge alla necessità meccanica e
include la contingenza (cioè legato a un’occasione particolare e che si configura
come spazio di libertà per l’azione umana).
In limine
Il frullo che tu senti non è un volo, Cerca una maglia rotta nella rete8
ma il commuoversi dell’eterno grembo; che ci stringe, tu balza fuori, fuggi!
114
vedi che si trasforma questo lembo Va, per te l’ho pregato, – ora la sete
di terra solitario in un crogiuolo4. mi sarà lieve, meno acre la ruggine…9
- Da notare è come M. recuperi l’istituto della rima → non solo rime tradizionali
(es. pomario - reliquiario) ma anche tutta una serie di rime non regolarissime
(es. morto risuona in orto) → questo già ci fa capire come nelle sue poesie M.
lavori incessantemente sul significante attr. figure di suono che collegano le
parole (si tratta per lo più di assonanze, consonanze e allitterazioni).
1
Il pomario era il frutteto → dunque si parla di una zona limitata e recintata dove
ci sono degli alberi da frutto.
- La parola pomario ha una sorta di assonanza con il pomerio, una zona
particolare dell’antica Roma che costituiva una sorta di zona di confine posta ai
limiti della città e nella quale molto spesso si seppellivano i morti → è probabile
che ci sia anche un’allusione a questa zona di confine e non vita.
2
All’interno dello spazio chiuso del frutteto entra il vento e porta l’ondata della
vita.
3
È una zona in cui si conserva la memoria del passato → il reliquiario ci
introduce anche a tutta un’atmosfera di tipo sacrale che ha a che fare con la
memoria del passato (le reliquie appunto).
4
Questo lembo di terra delimitato del frutteto in cui si conservano le reliquie di
tutto ciò che è morto e appartiene al passato, grazie alla vita portata dal vento si
trasforma in un crogiuolo, cioè in un luogo dove avviene la trasformazione e
dunque in cui si genera la vita → il crogiuolo era il pentolino dove si fondevano i
metalli per crearne uno nuovo.
5
Dunque il frutteto è una zona liminare delimitata da un muro (come spesso
accade nelle poesie di M.) ed è caratterizzata da un rovello, cioè una situazione
di angoscia esistenziale.
6
Si prospetta l’idea di una possibile salvezza e di un possibile miracolo.
7
L’orto non è solo luogo di memorie ma è anche il luogo in cui, tramite la
mescolanza, l’eterno grembo dà di nuovo luce alla vita e dunque si
compongono le storie, che sono scancellate per il gioco del futuro, cioè finita
una ne inizia un’altra, secondo la legge di necessità che governa l’universo
(morte e generazione di nuova vita).
8
Nella rete della catena delle necessità che determinano il piano fisico della
nostra realtà.
9
Cioè la possibilità del miracolo che esula dalla necessità e rompe il piano
dell’immanenza in direzione metafisica della trascendenza, cioè nell’ipotesi che
ci sia qualcosa oltre la legge di causa-effetto che determina la realtà.
115
1
La sensazione è quella di sentirsi imprigionati sotto una campana di vetro.
2
Il miracolo consiste nella comprensione di ciò che sta al di là della realtà.
3
Il problema è che quel che vedo è il nulla e lo vedo con il terrore da ubriaco.
4
Di nuovo la realtà come apparenza e inganno.
5
Perché io poeta ho visto che c’è il nulla.
6
Elemento importante della poesia di M. → cioè il poeta recupera la sua
funzione perché riesce a capire qualcosa di più rispetto agli altri uomini, che M.,
già nel poemetto Mediterraneo, comincia a definire come uomini-massa e che
se ne vanno incappucciati, cioè non si pongono domande sull’esistenza e non
si voltano mai indietro → il poeta è l’unico che si pone delle domande e che
116
- Qui si vede molto bene l’idea del correlativo oggettivo → il male di vivere è
rappresentato emblematicamente da alcuni oggetti e da delle situazioni ed
eventi concreti, che sono associati a una sensazione, che è quella del male di
vivere, ossia dell’aridità esistenziale.
1
Queste sono le immagini che rappresentano il male di vivere e la
sensazione di aridità esistenziale.
2
Al male di vivere che connota la situazione esistenziale dell’uomo si
contrappone il tentativo della «divina Indifferenza», cioè di elevarsi al di sopra del
male di vivere e di non percepire più questa sensazione di angoscia e aridità →
dunque la «divina Indifferenza» è rappresentata da tutta una serie di valori che
sono in collegamento con la dimensione dell’alto, ossia la nuvola e il falco
(mentre le immagini della prima strofa sono legate alla terra e alla realtà
fenomenica).
- «la statua nella sonnolenza / del meriggio» → chiaro riferimento ai quadri della
metafisica ma anche al grande meriggio di Nietzsche e al momento delle
visioni.
118
Nelle crepe del suolo o su la veccia E andando7 nel sole che abbaglia
spiar le file di rosse formiche sentire con triste meraviglia
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano com’è tutta la vita e il suo travaglio
a sommo di minuscole biche3. in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia8.
1
Riferimento al meriggio → siamo più o meno nello stesso periodo in cui U.
scrive le poesie della sezione Prime di Sentimento del Tempo → riferimento al
meriggio come momento sospeso e immobile, in cui si può avere per un
secondo la sensazione che il corso del tempo sia fermo → è interessante anche
come il verbo sia usato all’infinito, a sottolineare ancora di più questo momento
di sospensione temporale → inoltre è molto incerto anche a cosa si riferisca il
meriggiare (= trascorrere il pomeriggio?) → questo verso molto denso allo
stesso tempo è ambiguo e dà il senso di durata e sospensione temporale.
2
Questi sono i rumori tipici dell’aspra campagna ligure nei momenti più caldi
del giorno.
3
Questo è il suolo arido dei bricchi genovesi, cioè i sentieri delimitati da muri
a secco che salgono su per i monti → il paesaggio è quello di Monterosso e
delle Cinque Terre.
4
L’idea di usare il verbo all’infinito ha anche a che fare con la messa tra
parentesi dell’io lirico → quindi è chiaro che la sensazione si allarga a una
condizione esistenziale.
5
L’immagine è quella del poeta (o cmq di un uomo) nella campagna ligure su
una collina che guarda il panorama davanti a sé e il mare appare tra le foglie
delle fronde dei rami degli alberi, per cui gli spicchi di maare che si intravedono
sembrano delle scaglie.
6
Di nuovo l’attenzione ai valori fonici, di nuovo a riprodurre quasi in maniera
onomatopeica il suono.
119
7
Qui usa il gerundio, che è sempre privo di soggetto ed è sempre un modo
che dà il senso della continuità e della sospensione temporale.
8
Anche questo è un correlativo oggettivo che ci dà il senso del male di
vivere, cioè della sensazione di chiusura entro dei limiti invalicabili, come se la
nostra vita fosse circoscritta all’interno di un territorio ben delimitato che non
può ess. oltrepassato se non attr. un miracolo che è di là dal venire e bisogna
attendere.
4 NOV. 2021
> Alcuni punti caratteristici di Meriggiare pallido e assorto sono tangenti alla temperie
culturale del classicismo moderno e, più in generale, del modernismo:
❖ flusso di immagini concatenate (presentazione, non descrizione) → nella
poesia abbiamo, per l’appunto, una serie di immagini concatenate:
- immagine del rovente muro d’orto circondato da sterpi e dalla fauna
tipica del luogo (i merli e le serpi);
- immagine delle formiche che compongono file;
- immagine (l’unica collegata alla speranza e al miracolo) del mare che
si intravede dalle fronde (laddove il mare in M. ha sempre un valore
positivo, in contrapposizione all’aridità della terra);
❖ tempo immobile del meriggio;
❖ uso del verbo all’infinito:
- da un lato tende a prolungare la sensazione dell’immobilità e della
sospensione temporale;
- dall’altro conferisce impersonalità, elemento proprio della poetica
modernista (es. Ungaretti);
❖ collegamento delle immagini a una sensazione e a una riflessione esistenzia-
le;
❖ tema della necessità che caratterizza la vita, cui il soggetto poetico tenta di (o
quantomeno vorrebbe) sottrarsi (cfr. Boutroux).
> Un altro tema interessante (che negli Ossi c’è ma fino a un certo punto) è quello
della memoria → questo tema sarà invece centrale in Le occasioni, proprio nel
senso bergsoniano del termine, vale a dire il ricordo-immagine che emerge in
maniera epifanica → un altro punto di raccordo tra l’opera di M. e il modernismo
risiede appunto nell’uso del ricordo con valore di epifania (es. Joyce → nella raccolta
Ossi di seppia è presente una poesia intitolata I morti, la quale presenta una serie di
tangenze testuali notevoli con il racconto omonimo presente nei Dubliners di Joyce).
120
- Il ricordo riemerge per un attimo come l’acqua portata su dal secchio attr. la
carrucola e poi immediatamente si deforma per poi svanire e tornare
nuovamente nell’oblio.
- Di nuovo torna quella distanza che irrimediabilmente ci divide da un passato
che si configura come irrecuperabile.
- Ovviamente nel tema dell’immagine riflessa nell’acqua vi è anche un riferimen-
to al mito di Narciso (che si accosta alla sua immagine riflessa nell’acqua).
Crisalide
(da Meriggi e ombre)
1
Ancora una volta l’orto viene usato come metafora della sensazione di
chiusura e limitatezza esistenziale.
2
La situazione è simile a quella di Cigola la carrucola del pozzo → i ricordi
arrivano come una risacca e subito svaniscono → cioè il ricordo non riesce più
a funzionare come evocazione di un evento passato, come sutura tra il
122
1
L’immagine è quella dell’acqua che viene su dal pozzo attr. una carrucola
(riferimento al cigolio).
- L’acqua che scende e sale è correlativo oggettivo dello scorrere del tempo,
della riemersione del passato nel presente e nuovamente dell’oblio cui è
destinato l’effimero ricordo.
- Il viaggio è ovviamente inteso come esistenza.
2
Le memorie sono spesso confuse come un viluppo (la stessa immagine del
viluppo di memorie presente in In limine), cioè sono tra loro aggrovigliate → i
ricordi non sono tra loro chiari, ma sono tutti aggrovigliati come un gomitolo
l’uno nell’altro, sono confusi e annebbiati, non si può attingere a ricordi precisi,
chiari.
124
3
Tutto svanisce → la caratteristica della vità è l’ess. effimera e vana,
condannata a sparire, così come la memoria di essa, che magari può tornarci
fugacemente alla memoria nell’ora della sonnolenza o in un singolo attimo.
4
Riferimento a una donna (probabilmente Annetta Arletta, ma non si sa con
precisione) → solo alla figura femminile è eventualmente concesso di avere
respiro oltre la morte, di tendere a una dimensione infinita oltre la morte →
questo non è certamente concesso al poeta.
5
La speranza è quella di poter indicare un varco a chi forse (e chissà per
quale ragione) potrà salvarsi, uscendo dalla ferrea legge di necessità che
determina, racchiude e circoscrive la nostra vita → anche in questo caso (come
in In limine) il miracolo è sperato per una figura femminile.
6
È il poeta che offre se stesso affinché la donna si salvi.
7
Non m’ode perché è passato a un’altra dimensione che non è più quella
della vita (in La casa dei doganieri ci sarà una situazione molto simile).
Incontro
- Di fatto questa è la poesia che conclude Ossi di seppia, con l’invito finale del
poeta che ormai scende verso la città, dando così inizio a una nuova fase della
propria vita e anche della propria opera:
● lo scenario prevalente di Ossi di seppia è quello delle Cinque Terre → è
uno scenario naturale che oppone, in termini dialettici, il mare e la terra e
che si basa proprio su questa contrapposizione tra l’armonia naturale del
mare e l’aridità e la desolazione della dimensione esistenziale
rappresentata dalla terra → qualche volta può avvenire il miracolo di una
presunta raggiunta armonia o felicità, ma la maggior parte delle volte non
avviene;
● Le occasioni invece sono una raccolta cittadina, ambientata nella città, e
che quindi si confronta anche con la storia e col ruolo che gli uomini
hanno e devono avere nella storia, anche da un punto di vista dei valori
etici e morali → il compito dell’uomo nella storia è appunto di tipo morale
ed etico (Clizia avrà appunto anche questo tipo di valore, come custode
dei valori e dell’importanza della cultura umanistica contro la barbarie
che incombe e si profila all’orizzonte).
125
1
La sensazione cui il poeta rimane aggrappato come ultima possibile
sensazione vitale è quella, per l’appunto, della tristezza, che, sebbene dolorosa,
è cmq sensazione ancora legata alla vita e che quindi si oppone a quel nulla
che c’è oltre la fine della vita.
2
Immagine dell’aridità che abbiamo già visto nel rivo strozzato di Forse un
mattino andando o in Meriggiare pallido e assorto o in Non chiederci la parola.
3
Gli atti umani che sono finiti, si sono consumati, di vite che sono tramontate
nella dimensione che si trova oltre il confine che rinchiude la vita (una
dimensione di non vita).
4
Tema degli uomini simili ad alghe e altri elementi della vegetazione e il tema
degli uomini incappati e dei non-vivi sono propri delle ultime sezioni di Ossi di
126
seppia.
5
Incappati = incappucciati → gli uomini incappucciati non sono consapevoli
della loro condizione di non-vita, che da un lato identifica ovviamente una
dimensione oltre la morte ma dall’altro indica anche una condizione di non-vita
che già è presente nell’esistenza stessa (da parte cioè di quegli uomini che se
ne vanno incappucciati, che non guardano di qua e di là, che non hanno dubbi,
che non si fanno domande, che attraversano in maniera inconsapevole la vita,
che non si voltano, che guardano sempre davanti a sé nella strada che gli è
stata tracciata).
6
Incappati di corteo → questa immagine ricorda anche un’atmosfera tra
l’infernale e il purgatoriale → i riferimenti a Dante saranno numerosi poi in Le
occasioni.
7
Spesso abbiamo questo scenario marino in cui i non-vivi sono rappresentati
come alghe fluttuanti (si trova soprattutto in I morti e Mediterraneo).
8
La tristezza è l’unico elemento ancora di tipo vitale, che contraddistingue la
vita, perché è un sentimento → provare tristezza significa provare qualcosa,
mentre la condizione degli uomini incappati è anche quella di un’impassibilità ai
sentimenti.
9
Il tema dell’attesa è un altro tema molto importante → questo tema sarà
ancora più esplicito in Le occasioni ma soprattutto sarà un tema ripreso dalla
stagione dell’ermetismo fiorentino nelle raccolte propriamente ermetiche (es. A
vento notturno di Mario Luzi, raccolta emblematica dell’ermetismo, nella quale
l’attesa di qualcosa che non si sa ha un peso determinante).
10
La forma che mi fu tolta perché la forma umana distingue l’uomo
consapevole della propria vita dagli uomini incappati, simili ad alghe, che
appunto non hanno forma.
11
L’immagine complessa dei capelli che si attorcono alle dita rappresenta il
momento in cui la donna si libera dalla prigione vegetale per riacquisire una
forma → però è importante anche perché si ritroverà nella poesia Nuove stanze
in Le occasioni, laddove invece simile ad anelli sarà il fumo sprigionato dalla
sigaretta fumata da Clizia (figura di salvezza), che qui è adombrata in quanto la
pianta che si nomina è femminile.
- Su questo punto la critica dà due interpretazioni che un po’ divergono ma nella
sostanza si equivalgono → si tratta o dei capelli della donna (che riprende
forma) o del soggetto poetico che riprende forma → il concetto non cambia, in
quanto si tratta di recuperare (a contatto con la figura femminile) un’identità e
un’individualità che consenta la discesa verso la città.
12
La donna che era apparsa come possibilità di salvezza e rigenerazione
scompare d’improvviso → le apparizioni della donna in M. sono intermittenti,
come quelle del ricordo-memoria (arrivano in maniera improvvisa e allo stesso
127
——————————————————————————————————
LE OCCASIONI
> Anche Le occasioni conoscono due edizioni, differenti l’una dall’altra ma piuttosto
ravvicinate → la prima edizione è del 1939, mentre la seconda, accresciuta rispetto
alla precedente, è del 1940.
> La raccolta comprende poesie composte dal 1928 al 1940 + due poesie del 1926*
→ sono quindi poesie che, dal punto di vista dell’elaborazione, seguono, senza
soluzione di continuità, le poesie di Ossi di seppia (in particolare le poesie del 1926
si collocano proprio nel momento di passaggio tra la prima e la seconda edizione di
Ossi di seppia).
Struttura dell’opera
> La poesia di apertura è Il Balcone, scritta in corsivo (come In limine) (il balco-
ne è anch’esso un luogo liminare, sia di collegamento che di separazione tra la
casa e l’esterno).
Classicismo moderno
«Non negheremo, tuttavia, posto questo interrogativo1, che nella poesia moderna, e
non solo italiana2, che più si avvicina a quella classica3 – e si tratta, a nostro
credere, di un classicismo sui generis e quasi paradossale4 – non si possa
distinguere due modi formali assai diversi […] una poesia che tende a ritrovare,
dopo scavi, macerazioni e complesse “esperienze”, una “arrotatura” e un
“cristallo”, che sono, a ben guardare, più o meno direttamente condizionati da una
lunga accumulazione temporale, e, si vorrebbe credere, anche spaziale5; ed esiste
una poesia che si direbbe quasi ignara di sé, voce del minuto e sua espressione
minima sufficiente6 […]».
1
Cioè come la voce dei classici possa rinascere in quella dei moderni.
2
M. è perfettamente avvertito dello scenario internazionale, in particolare di
quello della letteratura inglese (M. conosce l’inglese e legge T.S.Eliot, Ezra
Pound ecc.).
3
M. capisce e percepisce che c’è un ritorno alle forme della tradizione.
4
M. nella sua “definizione” di classicismo moderno lo definisce come un
classicismo sui generis e quasi paradossale → il paradosso sta proprio nel tentativo
di coniugare la classicità alla modernità, laddove classicismo moderno è
definizione ovviamente ossimorica.
5
Il classicismo moderno si avvale di un profondo ripensamento di tutta la
tradizione, di un guardare lontano nel tempo a quella che è stata la nostra
tradizione, sottoposta però a un lavoro di revisione e innovazione che fa sì che
la classicità possa ess. coniugata alle espressioni della modernità.
6
La poesia neoclassica invece è superficiale e semplicemente ripropone
questi temi della classicità che andavano di moda attr. un’imitazione scontata e
banale (e anche un po’ servile rispetto alla politica culturale dominante del
fascismo).
130
- Questa per M. è la via del classicismo moderno → i valori della classicità, per
ess. ancora attivi nella modernità, devono ess. rimasticati, rimeditati, sottoposti
a riflessione e anche rilavorati da un punto di vista metrico, sintattico e stilistico
→ cioè la classicità non viene presa e copiata ma viene rielaborata (e non
imitata) nei suoi temi e forme.
> Tiziana De Rogatis collega questa concezione del tempo come insieme
discontinuo al concetto di epifania.
- Anche in Ungaretti il tempo non è il tempo della scienza (che scorre tutto in
una direzione) ma è un tempo discontinuo (che ha una durata, si aggroviglia,
ogni tanto raggruma in sé passato, presente e futuro) → appunto l’epifania in M.
ha proprio la funzione di collegare insieme passato, presente e futuro in un
attimo di possibile comprensione → nel caso di M. l’epifania è spesso casuale,
cioè è recupero di un ricordo che avviene in maniera casuale e di norma scatta
a contatto con un oggetto o una situazione che hanno valore emblematico e
scatenano, generano il ricordo involontario.
> Tiziana De Rogatis sottolinea poi come l’epifania sia di fatto una memoria
involontaria che si attiva a contatto con un’occasione-spinta, spesso
rappresentata da oggetti che hanno la funzione di veri e propri emblemi e
possono avere varia natura (es. dagli oggetti preziosi di Dora Markus ai
soldatini di piombo di Carnevale di Gerti).
> La figura della donna è sempre in bilico tra presenza e assenza (cioè tra
quando si palesa e quando invece scompare) → la sua presenza però si
presenta quasi magicamente, solo per frammenti, per es. attr. gli oggetti che la
caratterizzano e che quindi si caricano di un’eternità distante → si ha quindi una
coesistenza di quotidiano (tutto nel tempo) e di assoluto (fuori dal tempo)
(potremmo dire - per usare le parole dello stesso M. - la coesistenza di
immanenza e trascendenza).
- Gli oggetti-emblema e la donna bucano la dimensione del tempo, perché
consentono di percorrerlo in una dimensione non lineare, andando indietro o
avanti (nella speranza). (semmai guarda ultimi 5 minuti)
8 NOV. 2021
«Tutto è interno e tutto è esterno per l’uomo d’oggi, senza che il mondo sia per
forza la nostra rappresentazione. Si vive con un senso mutato del tempo e dello
spazio».
- Si vive con un senso mutato del tempo anche in conseguenza della diversa
percezione che si ha pure dell’inconscio, della memoria, del ricordo, di tutto ciò
che sta all’interno del nostro animo, di tutta quella componente soggettiva della
coscienza che è così importante nel modernismo:
● cfr. La coscienza di Zeno → il tempo interiore della coscienza si sovram-
mette e si interseca continuamente complicando lo svolgimento lineare
del tempo della vita e della storia;
- La coscienza di Zeno non a caso non è organizzata in modo cronologico
→ il protagonista non descrive ciò che gli è accaduto secondo un ordine
cronologico ma i vari capitoli in cui si articola il memoriale di Zeno Cosini
sono organizzati per temi (il fumo, la storia del matrimonio ecc.);
- il raggruppamento è tematico perché il tempo che si segue è quello della
coscienza, che è un tempo misto, aggrovigliato, che mette insieme
passato, presente e futuro.
132
Il carnevale di Gerti
> Poesia che appartiene alla prima sezione dell’opera, che non ha un titolo ed è
densa di ritratti femminili.
> Questa poesia è stata scritta subito dopo aver chiuso Ossi di seppia →
dunque cronologicamente è una delle prime poesie di Le occasioni e ha molto a
che vedere con la poesia seguente, Dora Markus → infatti le due figure
femminili sono tra loro sovrapponibili, tant’è vero che M. in Dora Markus le
sovrappone davvero.
- Gerti l’aveva effettivamente conosciuta, Dora Markus no → Gerti è il
diminutivo di Gertrude ed era la fidanzata di Bobi Bazlen (intellettuale amico di
M.) → Gerti non è italiana e nella poesia non è precisata la sua provenienza ma
lo scenario di riferimento è quello della Mitteleuropa (probabilmente è originaria
dell’Austria).
- Gerti è appunto la figura collegata all’oggetto-emblema della poesia = il
piombo fuso.
- In Gerti si trova un riferimento a un tema cardine in Ossi di seppia e che si
mantiene in Le occasioni, ossia il tema del varco, della maglia rotta nella rete,
della possibilità del miracolo al di là della dura legge di necessità → spesso la
possibilità del miracolo e del varco è collegata a figure femminili (in Le occasioni
in maniera ancor più sistematica).
> La prima strofa descrive la situazione del carnevale fiorentino → Gerti sta at-
traversando in carrozza probabilmente il lungarno.
1
Scatta il ricordo dell’episodio del piombo fuso mentre Gerti attraversa in
carrozza il lungarno durante il carnevale (rappresentato dalle stelle filanti, dalla
calca delle persone sui lungarni, dai coriandoli che nevicano, dai bambini che
suonano vari strumenti) → tutto questo porta in un mondo di fantasia, sospeso
→ è proprio la situazione dell’epifania involontaria.
- Al momento della composizione della poesia ancora non si presentiva in modo
così deciso l’arrivo della II Guerra Mondiale.
2
Una sorta di campana di vetro del mondo immaginario e del ricordo.
3
Nella bolla di vetro si coniugano in maniera favolosa i ricordi del paese di
origine della stessa Gerti (descritto qua quasi come un paese delle favole).
4
Intende il capodanno → è il momento in cui si fonde il piombo.
5
In questa sorta di bolla di vetro del ricordo si perdono le precise coordinate
temporali e tutto si mescola.
6
Nel tempo interiore della coscienza si possono rimettere indietro le lancette
dell’orologio e tutto può tornare liberamente a mescolarsi.
7
I disguidi del possibile sono proprio le maglie rotte nella rete, il varco, quel
qualcosa che inceppa il corso della normalità e il meccanismo determinato e
135
Dora Markus
> Poesia che fonde insieme la figura di Gerti con quella di un’altra donna (in
verità mai conosciuta da M.) che M. inizia più o meno nello stesso periodo di
Gerti ma che poi riprenderà e concluderà molto successivamente (la rivede
anche a ridosso della pubblicazione di Le occasioni → siamo quindi già
proiettati in quello scenario plumbeo che prelude alla II Guerra Mondiale).
1
Siamo a Ravenna.
2
Intende la patria di origine di Dora Markus, che possiamo immaginare
anch’essa originaria della Mitteleuropa → la patria vera si connota come una
terra promessa cui si vorrebbe poter tornare.
3
Interessante il rapporto tra il Fu che apre la strofa e il senza memoria che la
chiude, a mettere in evidenza come ci sia sempre un rapporto dialettico tra la
memoria e l’oblio → questo rapporto dialettico è un elemento cardine dell’intera
raccolta.
4
L’immagine delle scaglie che brillano era presente anche in Meriggiare
137
pallido e assorto, dove si trovano le scaglie di mare, cioè il pezzetto di mare che
si intravede dalle fronde e che era l’elemento di speranza verso cui tendeva lo
sguardo del poeta.
- Qua le scaglie sono anche un probabile riferimento anche ai mosaici bizantini
che caratterizzano il mausoleo di Ravenna.
5
L’irrequietudine di Dora fa pensare agli uccelli che migrano tutti insieme e
spesso urtano i fari nelle sere tempestose.
6
L’oggetto-emblema in questo caso è un amuleto (oggetto della vita
quotidiana collegato a una figura femminile), che non è altro che un topino bianco
d’avorio che si trova nella borsetta di Dora → è proprio l’amuleto quell’oggetto
che è in grado, in qualche modo, di salvarla.
7
Compare nuovamente la regione d’origine di Dora, ossia la Carinzia, che si
trova in Austria.
- Ormai nella tua Carinzia → la donna è partita dall’Italia ed è tornata in patria →
anche in questo caso la terra d’origine è descritta attr. tratti idilliaci, quasi
favolistici.
8
Dall’esterno si passa all’interno della casa di Dora, alle cui pareti sono appesi
degli oggetti di maiolica e di avorio (come il topino, che quindi è connesso alla
sua origine e per questo motivo è garanzia d’esistenza) e anche i ritratti degli
antenati.
9
Riferimento alle basette lunghe tipiche degli uomini ebrei.
10
Ancora una volta il passato che riaffiora nel presente in alcuni particolari
momenti.
11
fede feroce → riferimento al nazismo.
12
Qua comincia a ess. abbastanza esplicito il tema dell’imminente addensarsi
della tragedia della II Guerra Mondiale (e cmq siamo già dentro il periodo delle
deportazioni).
138
> La poesia presenta alcuni elementi già presenti nella sezione Meriggi e
Ombre di Ossi di seppia:
● innanzitutto è comune la donna = Annetta Arletta;
● presenta delle tangenze abbastanza evidenti con le poesie Incontro e
La casa sul mare.
> Centrale nella poesia è anche il tema della memoria → o meglio il tema di una
memoria che non fa il suo lavoro o quanto meno non lo fa nella maniera
tradizionale:
❖ secondo la tradizione petrarchesca, la memoria ha valore in quanto
consente di unire il passato e il presente, convocando nel presente tutto
ciò che è passato e che quindi è assente → la memoria petrarchesca è
una sorta di sutura rispetto all’assenza;
❖ questo tipo di memoria va in frantumi nel periodo del classicismo mo-
derno → non è più attivo né in Ungaretti né in M. → infatti sono più fre-
quenti i casi di affermazione dell’inefficacia del ricordo che quelli invece
in cui il ricordo funziona in maniera attiva.
1
Nella prima strofa si ha subito l’opposizione tra interno ed esterno → la
casa dei doganieri (che viene descritta dall’esterno perché si trova a rialzo sulla
scogliera) vs l’interno della casa, dove a un certo punto una sera era entrata la
donna.
2
Perché la donna non ricorda? → lo capiremo più avanti.
3
Il libeccio sferza da anni le vecchie mura della casa, che è lì da molto
tempo e dalla quale, evidentemente, la donna è assente da molto tempo.
4
La bussola indica la direzione → il fatto che vada impazzita all’avventura vuol
dire che non è più possibile capire la direzione in cui andare ed esprime un
momento di confusione (infatti non torna nemmeno il calcolo dei dadi) → siamo
cioè in un momento che non risponde più alla logica tradizionale.
5
Altro tempo frastorna la tua memoria perché chiaramente la donna è passata
a un’altra sponda, cioè non è più in vita → dunque non può ricordare e dunque
è assente dalla casa dei doganieri e dunque lo sciame dei suoi pensieri è fuori
dalla casa.
6
L’immagine del filo che si addipana dà proprio l’idea dell’immagine
bergsoniana del gomitolo del tempo → il filo è strettamente intrecciato e non
può più ess. srotolato, proprio perché l’unico a tenerne un capo è il poeta.
7
È però l’unico capo, perché non c’è più la donna a tenere l’altro e a
svolgere in maniera ordinata il filo dei ricordi.
8
La banderuola è quella che segna la direzione del vento → gira senza pietà =
gira in tutte le direzioni → questo oggetto (assieme alla bussola e ai dadi)
testimonia ancora come sia un momento di smarrimento e di sospensione delle
coordinate logiche della realtà.
9
La donna non c’è più, non risponde, non può ess. invocata e convocata,
non ritorna → la memoria non è petrarchescamente sutura dell’assenza e
possibilità di ricordare la donna amata ma è semmai disorientamento, qualcosa
che non funziona più e che impazzisce.
10
Di nuovo il mare (con valore sempre positivo) che si estende all’orizzonte e
dove si percepisce una luce in lontananza.
11
Guardando il mare sembra che possa aprirsi un varco e che possa esserci
un disguido del possibile, la possibilità di un miracolo a interrompere la legge di
necessità, che ci sia modo di poter in qualche modo accedere a qualcosa di
diverso.
140
Nuove stanze
> Poesia in cui è presente la figura di Clizia (è la protagonista) (che entra nella
raccolta a partire dai Mottetti, anche se in maniera non completamente esplici-
ta).
> È una delle ultime poesie composte → siamo veramente a ridosso dell’uscita
del libro (1938-39) → infatti si presente come imminente la tragedia della II
Guerra Mondiale (ormai è cosa certa e si sente arrivare alle porte).
> La poesia è ambientata in una stanza ed è centrale il rapporto dialettico tra in-
terno ed esterno → in questo caso l’interno rappresenta un ambiente protettivo,
in cui è ancora possibile pensare e cercare di interpretare in maniera lucida ciò
che sta accadendo, mentre l’esterno è caratterizzato dal senso di minaccia per
una tragedia irrazionale che sta per compiersi.
Poi che gli ultimi fili di tabacco Il mio dubbio d’un tempo era se forse
al tuo gesto si spengono nel piatto tu stessa ignori il giuoco che si svolge
di cristallo1, al soffitto lenta sale sul quadrato e ora è nembo alle tue porte5:
la spirale del fumo follia di morte non si placa a poco
che gli alfieri e i cavalli degli scacchi prezzo, se poco è il lampo del tuo sguardo,
guardano stupefatti; e nuovi anelli ma domanda altri fuochi, oltre le fitte
la seguono, più mobili di quelli cortine che per te fomenta il dio
delle tue dita2. del caso, quando assiste6.
La morgana che in cielo liberava Oggi so ciò che vuoi; batte il suo fioco
torri e ponti è sparita tocco la Martinella7 ed impaura
al primo soffio; s’apre la finestra le sagome d’avorio in una luce
non vista e il fumo s’agita3. Là in fondo, spettrale di nevaio8. Ma resiste
altro storno si muove: una tregenda e vince il premio della solitaria
d’uomini che non sa questo tuo incenso, veglia chi può con te allo specchio ustorio
nella scacchiera di cui puoi tu sola che accieca le pedine opporre i tuoi
comporre il senso4. occhi d’acciaio9.
1
Vediamo già un oggetto prezioso = piattino di cristallo.
2
Gli anelli di fumo sono paragonati agli anelli che Clizia ha alle dita (ancora
un elemento prezioso) → spesso le donne in M. sono descritte attr. oggetti
magici e preziosi che le circondano → in questo caso gli anelli fanno riferimento
anche a un mondo magico-rituale perché Clizia compie un’azione quasi di
previsione del futuro (la situazione sembra avere quasi carattere
magico-rituale).
- Letteralmente cosa sta facendo la donna? → Clizia sta fumando una sigaretta,
141
7
La Martinella è la campana che si trova a Palazzo Vecchio e che suona in
caso di pericolo.
8
Spesso la neve e queste figure scricchiolanti legate al ghiaccio fanno intuire
una minaccia di tipo mortifero e infernale.
9
Può resistere in qualche modo alla tempesta e allo scenario di morte e di
follia che si prefigurano soltanto chi è alleato con Clizia e può opporre alla
tragedia imminente lo sguardo d’acciaio di Clizia, laddove invece le pedine
(ossia coloro che non capiscono la tragedia che sta arrivando) sono impotenti
perché accecate (non riescono a comprendere la gravità di ciò che si prepara
nel futuro).
- In questo punto M. riprende una posizione che era già stata espressa in Ossi
di seppia → solo il poeta è colui che si rende conto di cosa c’è alle sue spalle e
si preoccupa di guardare l’ombra → M. ancora una volta recupera una funzione
importante per il poeta, il quale è capace di rendersi conto di una serie di cose e
di intendere il messaggio di Clizia e quindi di opporsi alla follia che sta per
distruggere l’interno della casa e che, per estensione, sta per portare morte e
distruzione nella storia → Clizia appunto rappresenta anche quella possibilità e
quella fiducia nella cultura umanistica che è l’ultimo baluardo rimasto a difesa
nella barbarie che si sta per scatenare → Clizia è garanzia di quei valori etici e
morali che si possono ancora opporre alla catastrofe e che d’altronde sono
l’unica possibilità per contrastare e resistere a ciò che sta accadendo.
9 NOV. 2021
La primavera hitleriana
> Questa poesia fa parte di La bufera e altro, raccolta composita pubblicata nel
1956 (dunque a grande distanza da Le occasioni).
- Il periodo tra la seconda edizione di Le occasioni e la pubblicazione di La
bufera e altro non è silente → M. infatti fa uscire in modo sparso (o su rivista o
in plaquette) diverse poesie prima di inserirle nella raccolta definitiva.
- M. inoltre prosegue anche la sua attività intellettuale, per quanto riguarda sia
la critica letteraria sia la collaborazione a giornali e quotidiani (da ricordare è la
collaborazione con Il corriere della sera, motivo per cui si trasferisce da Firenze
a Milano).
- Nel frattempo scrive anche una serie di testi in prosa, raccolti successivamen-
te in un volume appositamente dedicato alle prose montaliane.
143
Oh la piagata
primavera11 è pur festa se raggela
in morte questa morte!12 Guarda ancora
145
1
L’immagine è definibile come “perturbante”, perché sono chiaramente
individuabili in questa strofa dei cattivi presagi di sventura, che ci portano al
tema della poesia, ossia la guerra imminente.
- Quali sono questi segni negativi? → le falene impazzite e il gelo (siamo ormai
prossimi alla fine dell’inverno, quindi la temperatura dovrebbe farsi più mite ma
invece il gelo permane).
2
Si tratta di Hitler, che sfila lungo le vie della città in mezzo ai soldati
schierati.
3
Si tratta del palco che era stato allestito, illuminato e decorato coi simboli
nazisti.
4
È un giorno di festa, quindi i negozi in città sono chiusi → anche la
rappresentazione dei negozi è caratterizzata da presagi di morte → per es.
nelle vetrine, che sono povere e inoffensive, si vendono i giocattoli di guerra e
di cannoni → come precisa il verso finale, nessuno è incolpevole perché in
questo contesto (e soprattutto nella retorica del regime nazi-fascista) si
incentivano i bambini fin dall’infanzia a coltivare i valori della virilità, della
guerra, della battaglia.
5
Siamo a primavera e si avvicina la Pasqua, per cui le vetrine sono piene
anche di capretti → anche il capretto ucciso è un presagio di morte (e non certo
di innocenza), perché è un animale che viene sacrificato.
6
Coloro che si trasformeranno in carnefici sono ancora miti (la guerra ancora
non è cominciata) → in qualche modo però sono già in parte carnefici in quanto
sono lì che acclamano Hitler e dunque stanno preparando il futuro che verrà.
7
Torna qui l’immagine delle ali schiantate e dunque delle falene impazzite →
questa qualificazione di “impazzita” si trovava già in La casa dei doganieri, dove
sta a indicare un momento di disorientamento e confusione → non si riesce,
attr. l’esercizio della razionalità, a trovare e comporre un senso.
8
Le golene sono gli argini dell’Arno.
146
9
Nessuno è completamente esente da colpe perché ognuno, seppur in
diversa misura, sta partecipando alla preparazione della catastrofe.
10
Tutto quello che c’è di buono e che avrebbe potuto contrastare la tragedia
imminente è stato vano? → M. qui elenca tutta una serie di elementi
emblematici collegati a un orizzonte positivo e anche alla liturgia cattolica →
nella lunga parentesi fa riferimento in maniera più diretta a simboli di origine
religiosa.
- eliotropi = girasoli → riferimento diretto a Clizia, che nella mitologia è la ninfa
trasformata in girasole.
- sinibbio = vento proveniente dal nord → in generale il vento che proviene dal
nord nel macrotesto montaliano ha un significato negativo.
11
Nella prima strofa la primavera era piagata dall’improvviso riemergere del
freddo → qua è piagata anche dall’imminente passaggio della guerra e della
morte → si vede dunque come nella prima strofa siano contenuti dei presagi di
morte che sono poi ripresi nel corso del testo.
12
È una festa per modo di dire perché è una festa mortifera.
13
Riferimento diretto a Clizia e al suo potere di opporsi a tutto questo.
- La sorte della ninfa Clizia è quella di guardare in alto fissa verso il sole.
14
Riferimento alle rime dantesche (anche se l’attribuzione è incerta), dove
Dante fa riferimento a colei che guarda fissa in alto il sole e il non mutato amor
mutata serbi, perché appunto la ninfa Clizia era innamorata del sole e continua a
conservare l’amore per il sole nonostante sia stata tramutata in girasole.
15
Clizia dunque ha valore salvifico rispetto all’umanità, è a lei che è
demandata la possibilità di salvezza.
16
Nella parte finale della poesia inserisce un elemento di speranza verso il
futuro (infatti M. comincia la poesia nel 1939 ma poi la riprende più tardi, perciò
già conosce l’esito della storia).
- I mostri sono Hitler e tutta la sua schiera, i suoi sostenitori.
17
La speranza è quella che ritorni l’alba dopo la notte terribile della sciagura
della guerra.
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Di nuovo ritorna il riferimento alle falene impazzite e schiacciate, che in
precedenza erano state presagio di morte → perciò la speranza è che ci sia un
domani senza presagi e segni di morte.
19
In genere per M. il sud come punto cardinale ha valore positivo.
Mottetti
> I mottetti sono delle composizioni brevi, legate a un genere musicale della
nostra tradizione medievale e rinascimentale, in genere di argomento amoroso
→ hanno una forma breve e non hanno un titolo (come gli Ossi).
- Mottetti è la seconda sezione di Le occasioni.
1
Cioè come un colpo sparato che deve raggiungere il bersaglio → l’immagine è
quella del proiettile che viene deviato dalla sua traiettoria.
2
Siamo a Genova nella parte di Sottoripa, quei vicoli che si affacciano sul porto
antico.
3
Indica il ferro e gli alberi delle navi del porto di Genova.
4
Ancora una volta torna l’idea di un amuleto connesso alla figura femminile e
che costituisce un segno, cioè un varco di accesso alla maglia rotta nella rete.
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1
Di nuovo gioca sulla dialettica assenza-presenza.
2
Immagine legata al quotidiano → l’evento che è associato a un momento di
interrogazione riguardo alla donna e al fatto se sia possibile rinvenire un
barbaglio, un segno, un’illuminazione della donna nel passato.
- schermo d’immagini = l’apparenza consueta di cui è fatta la realtà.
- barbaglio = lampo, illuminazione improvvisa, epifania capace di illuminare il
presente e di indicare un varco → alla donna è dunque associata la luce
improvvisa, laddove il lampo e la luce hanno a che fare con l’epifania e la
possibilità di una rivelazione.
1
Si torna di nuovo al segno e al suo legame con la donna e alla possibilità di
comporre il senso.
2
L’immagine è quella di una luce che si stampa sul muro attraversando le
palme illuminate dalla luce dell’aurora → si tratta dunque di un evento che si fa
segno.
- Anche qua è presente l’elemento del barbaglio e della luce improvvisa.
3
Il segno in questo caso consiste in un raggio di luce che filtra sul muro che
riaccende l’immagine della donna.
149