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AA 2022/2023
Prof. Lo Monaco
PRIMA PARTE: ISTITUZIONALE
Il Concetto di Modernità
Il concetto di Modernità → per gli storici convenzionalmente inizia con la scoperta
dell’America e finisce con la Rivoluzione francese. (inizio contemporaneità)
Charles Baudelaire è stato il primo poeta a dichiarare che la letteratura non era più quella
che era stata per secoli. ➔ fino all’800 la letteratura aveva un ruolo essenziale, quello della
Formazione morale → Baudelaire afferma che il poeta è una guida, il solo che può rivelare
la realtà delle cose.
il Crepuscolarismo
Per parlare di Crepuscolarismo prima bisogna fare una distinzione terminologica tra
tendenza e movimento.
• Movimento → gruppo organizzato di letterati che si organizzano spesso attraverso le
riviste per portare avanti una certa poetica o attività.
• Tendenza → è un orientamento vasto, non coordinato da un centro di pensiero; è
spontanea, che emerge come se fosse un’esigenza di cambiamento, con elementi in
comune.
Il crepuscolarismo difatti è una TENDENZA DIFFUSA, non un movimento organizzato.
Si sviluppa in maniera diffusa in particolare tra Roma e Torino → alcuni nomi di poeti
crepuscolari che operano in queste due città:
Moretti e Corazzini → Roma
Guido Gozzano → Torino
Govoni e Palazzeschi → si considerano di più dei futuristi.
Il termine “Crepuscolare” lo si deve alla definizione data da Borgese nel 1910, recensione a
delle poesie di Moretti → “segnano il “crepuscolo” della grande poesia”. Borgese sostiene
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che i poeti sono arrivati al crepuscolo, soprattutto per quanto riguarda le poetiche morali.
➔ si riferisce al tramonto della poesia in stile D’Annunziano.
Il tono delle loro poesie è spento; la metrica è in verso libero che tende alla prosa e trattano
temi completamente diversi da quelli utilizzati in passato.
Oppongono il gusto per le piccole cose quotidiane e un tono dimesso e prosaico alla poesia
dai contenuti aulici e dallo stile ricercato della tradizione (inattualità del registro sublime).
Sono da tenere in considerazione le ragioni sociali di questa scelta:
Crisi dei valori poetici in relazione al mondo borghese e alla mercificazione dell’arte;
Inutilità della letteratura rispetto alla società → perdita della funzione di guida da cui
deriva l’abbassamento della figura del poeta contro il modello del poeta-vate (di stile
D’annunziano)
La risposta del poeta era di superiorità rispetto al pubblico borghese e lo fanno con
l’accettazione della scomparsa del ruolo di “poeta”.
I temi dominanti sono ampi, uno fra tutti è il tema della malattia → metafora di una
condizione storica che indica l’impossibilità di vivere nel presente, un senso di esclusione
dalla modernità e dai valori borghesi. → sofferenza materiale dell’individuo, accettazione di
una vita normale=autentica che però è una vita di sofferenza. La condizione di inferiorità
del poeta in realtà gli conferisce la condizione che gli consente di dimostrare il rifiuto alla
società borghese dichiarandosi marginali.
Opere rilevanti:
1903: Corrado Govoni, “Armonia in grigio et in silenzio”
1906: Sergio Corazzini – Alberto Tarchiani “Piccolo libro inutile”
1907: Sergio Corazzini, “libro per la sera della domenica”
1910: Marino Moretti, “Poesie scritte col lapis”
1911: Guido Gozzano, “I colloqui” → opera più rappresentativa.
Sergio Corazzini
• Romano, morto giovane di tubercolosi.
• Tono dimesso, senza ricercatezza.
• Critico alla mercificazione dell’arte.
È un tono provocatorio perché il libro “inutile” lo è per la nuova società borghese dove il
valore dominante è il profitto. Il termine “inutile” utilizzato dagli autori è un modo di dire che
la letteratura non ha prezzo. La letteratura crea profitto ma esso stesso non è lo scopo
principale.
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Bando (Da “Libro per la sera della domenica, 1907”
“io non sono un poeta” → in conclusione è una negazione, un rifiuto, una provocazione al
modello d’annunziano di poeta → modello che il pubblico conosce benissimo e che
apprezza.
Evoluzione dell’editoria → Editoria come unico mezzo di diffusione su larga scala. I romanzi
erano merce che la gente acquistava in massa perché erano diventati accessibili.
Aumento dei libri = aumento dei lettori → i libri più venduti erano quelli di D’annunzio →
anche lui disprezzava la società borghese ma al contempo era riuscito a fare di se stesso
un personaggio → riusciva a vendersi, era un personaggio pubblico e quindi il modello
d’annunziano non era più soltanto un modello letterario ma era anche culturale.
Nel momento in cui questi poeti si rapportano al modello d’annunziano → dato che la
letteratura era considerata come merce, i romanzi influiscono anche sulla società →
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riguardo all’immaginario che D’annunzio ha costruito, il lettore a quest’altezza cronologica
si aspetta un certo tipo di poetica.
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Vill’Amarena! Dolce la tua casa Passaggio dal contesto nobiliare al
in quella grande pace settembrina! borghese che pensa all’utile → passaggio
La tua casa che veste una cortina da passato a presente.
di granoturco fino alla cimasa: Contrasto: Villa → contadina
come una dama secentista, invasa
Evoluzione temporale
dal Tempo, che vestì da contadina.
Sez. VI
Unire la mia sorte alla tua sorte
per sempre, nella casa centenaria!
Ah! Con te, forse, piccola consorte
vivace, trasparente come l’aria,
rinnegherei la fede letteraria
che fa la vita simile alla morte....
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Oh! questa vita sterile, di sogno! Credere nella letteratura annulla la vita,
Meglio la vita ruvida concreta relega la vita allo stato di sogno, non è la
del buon mercante inteso alla moneta, vita vera.
meglio andare sferzati dal bisogno, Vs. estetismo di d’annunzio → vita come
ma vivere di vita! Io mi vergogno, un’opera d’arte.
sì, mi vergogno d’essere un poeta!
Il poeta finge di preferire la vita borghese
a quella del letterato, mondo fittizio, donne
fittizie veicolate dalla letteratura.
Gozzano non rinnega di essere poeta, si
vergogna ma intende il contrario. Non
rinnega la fede letteraria ma si rende
conto che la poesia non è più praticabile.
Tu non fai versi. Tagli le camicie
per tuo padre. Hai fatta la seconda
classe, t’han detto che la Terra è tonda,
ma tu non credi.... E non mediti Nietzsche....
Mi piaci. Mi faresti più felice
d’un’intellettuale gemebonda....
Tu ignori questo male che s’apprende “male che s’apprende in noi” → malattia →
in noi. Tu vivi i tuoi giorni modesti, letteratura che intacca la vita.
tutta beata nelle tue faccende.
Mi piaci. Penso che leggendo questi
miei versi tuoi, non mi comprenderesti,
ed a me piace chi non mi comprende.
Ed io non voglio più essere io! Il poeta dice che vorrebbe essere un
Non più l’esteta gelido, il sofista, borghese ma alla fine segue la fede
ma vivere nel tuo borgo natio, letteraria.
ma vivere alla piccola conquista
mercanteggiando placido, in oblio
come tuo padre, come il farmacista....
Il futurismo
Il futurismo è un movimento d’avanguardia → con il termine “avanguardia” dobbiamo
distinguerne due tipi:
Avanguardia Storica → Futurismo, Futurismo russo, Dadaismo, Surrealismo. (dal 1911
al 1924)
Nuove avanguardie → su esempio di quelle storiche, nascono intorno agli anni ’60 del
Novecento come per esempio in Italia, la Neoavanguardia che è costituita da due
gruppo principali: il “Gruppo 63” e il “Gruppo 70” legate allo sperimentalismo
internazionale.
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Sotto questo aspetto c’è però una forte differenza tra avanguardia storica e
Neoavanguardia → quest’ultima non ha prodotto manifesti ma è comunque possibile
individuare un programma di poetica condiviso nei suoi aspetti portanti e l’attività
culturale è di tipo collegiale.
I principi erano esposti nei manifesti, pubblicizzati dalle riviste → tipico nelle
avanguardie storiche e caratteristica che si perde con le nuove avanguardie
L’avanguardia è un movimento interdisciplinare che propone un mutamento radicale
nell’intero ambito estetico con attenzione particolare al momento fruitivo.
L’obbiettivo principale → rottura con il passato.
Piena consapevolezza del processo di mercificazione dell’arte → L’avanguardia
porta avanti un processo di opposizione verso la mercificazione dell’arte; la
sperimentazione sulle forme artistiche conduce in questo senso fino alla negazione
della stessa opera d’arte per come intesa nell’ambito borghese.
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il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il Esaltazione del movimento e della velocità
passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il che caratterizzano la nuova società
pugno”. industrializzata > il movimento è quello
delle nuove macchine, il fervore delle
4. “Noi affermiamo che la magnificenza del industrie, il brulichio delle metropoli,
mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la
simboli della modernità di cui il Futurismo
bellezza della velocità. Un’automobile da
corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili ambisce a farsi cantore
a serpenti dall’alito esplosivo […] è più bello
della Vittoria di Samotracia”.
Valori che si oppongono alla staticità del
8. “Noi siamo sul promontorio estremo dei passato, ma che delineano anche una
secoli. […]. Il tempo e lo spazio morirono ieri diversa percezione del tempo a favore di
[…] abbiamo già creata l’eterna velocità una simultaneità perenne
onnipresente”.
• Verbo all’infinito:
o Perché si adatti elasticamente al sostantivo, restituisce il senso della continuità
della vita e l’elasticità dell’intuizione.
o Slega il verbo dal soggetto → distruzione dell’Io → la poesia non può essere
espressione del soggetto → sostituire la psicologia dell’uomo ormai esaurita
con l’ossessione lirica della materia.
l’io è stato finora il protagonista della poesia (poesia che coincide tradizionalmente con la
lirica) → i futuristi si scagliano contro l’uso dell’io.
Ossessione lirica della materia → la materia deve essere il soggetto, ovvero la realtà. Quindi
il verbo all’infinito risponde alla velocità, alla simultaneità → movimento eterno.
• Uso delle onomatopee:
o Il suono stesso che deve risaltare all’interno del testo.
• Abolizione dell’aggettivo e dell’avverbio:
o Perché presuppone una pausa nel discorso (agg.)
o Perché è una vecchia fibbia che tiene unite le parole (avv.)
• Abolizione della punteggiatura:
o Sostituita (in parte) da segni matematici come indicazioni di intonazione (di
movimento)
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• Abolizione delle congiunzioni:
o Ogni sostantivo deve essere legato al suo doppio senza congiunzione per
analogia. Es. uomo-torpediniere, donna-golfo, folla-risacca ecc.
• Uso di un’analogia vastissima:
o «per l’immaginazione senza fili, io intendo la libertà assoluta delle immagini o
analogie, espresse con parole slegate e senza fili conduttori sintattici e senza
alcuna punteggiatura […] L’analogia non è altro che l’amore profondo che
collega le cose distanti, apparentemente ostili e diverse.»
o Due cose contrapposte → collegare due cose apparentemente contrapposte
→ la libertà assoluta delle immagini, l’autore la rende con la distruzione della
sintassi.
o Impressione di un estremo caos che si ripercuote nel contesto tipografico delle
parole in libertà → contro ogni logica organizzatrice.
Propone inizialmente poetiche legate al Frammentismo legato alla rivista “La voce” → una
poesia proposta su tale rivista. In seguito, aderisce al Futurismo pubblicando
“L’immaginazione senza fili” e “Parole in libertà”; raccolse anche testi stranieri come quelli di
Apollinaire.
La proposta dei fiorentini si appunta però sull’utilizzo del Riso e dell’ironia → i toni di
Marinetti erano piuttosto violenti → utilizzo del riso e del divertimento come arma
provocatoria contro il tono combattivo di Marinetti. Quindi si ha una spaccatura e i fiorentini
giungono ad una separazione da Marinetti e dal gruppo principale, dovuta principalmente
ad una polemica tra Papini e Marinetti → nasce il Futurismo fiorentino.
Raccolte poetiche:
• 1905 “I cavalli Bianchi” → fase crepuscolare
• 1907 “Lanterna” → fase crepuscolare
• 1909 “Poemi” → raccolta di snodo tra crepuscolarismo e futurismo
• 1910 “L’incendiario” → fase futurista → Milano, Edizioni Futuriste di «Poesia» (“poesia”
è la rivista fondata da Marinetti)
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Chi sono? (Da “Poemi”, 1908)
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“Grullerie” → delude le aspettative del pubblico borghese.
• Rifiuto di una poesia dai toni seri e affermazione del gioco e del divertimento →
rovesciamento alto/basso
• Onomatopee (uso innovativo del linguaggio poetico) → sperimentazione sul
significante (suono) che porta verso l’azzeramento (la negazione) dei significati
acquisiti, invalsi nella società, e lascia il massimo grado di libertà al poeta
• Discorso diretto (senza segni di interpunzione) → dimensione dialogica (quasi
teatrale) e di conflitto tra poeta e pubblico >> il pubblico giudica e ha pretese nei
confronti del poeta, il poeta rivendica la sua autonomia con il piglio dello sberleffo
futurista.
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1914-1915: torna in Italia, si stabilisce a Milano. Riprende i contatti epistolari con Giovanni
Papini e pubblica le prime poesie sulla rivista “Lacerba” e “La diana”.
Nel 1915 parte per il fronte come soldato semplice nel 19° reggimento di Fanteria e viene
inviato nel Carso → “dotato” di diverse culture, partecipa alla guerra per sentirsi un italiano
vero, per fare un gesto patriottico → esperienza della guerra fondamentale che immetterà
nella sua prima raccolta, “il porto sepolto” nel 1916. → lo pubblica grazie alla conoscenza
con Ettore Serra.
Nel 1918 torna definitivamente a Parigi.
Le opere principali:
Il porto sepolto, 1916
Allegria di Naufragi, 1919 → contiene le poesie di “Porto sepolto” e altre.
L’allegria, 1931 → poesie scritte tra il ’14 e il ’19, comprende le poesie di “allegria di
naufragi”.
Sentimento del tempo, 1933 → poesie scritte tra il ’19 e il ’35 (dopo allegria di
naufragi)
Vita di un uomo, 1942-43 → poesie scritte tra il ’14 e il ‘35
Il dolore, 1947 → raccolta dopo la morte del fratello e del figlio ma anche dopo la
guerra.
La terra promessa, 1950 → ispirata al mito di Enea e Didone, nasce dall’idea di
scrivere un melodramma.
Taccuino del vecchio, 1960 → poesie dal ’52 al ‘60
Vita d’un uomo, 1965 → seguono diverse edizioni
Influenze:
• Influenza del simbolismo francese (Mallarmé), Apollinaire, Futurismo, Frammentismo
Vociano e probabilmente dell’Haiku giapponese
• Filosofia di Bergson, suo maestro a Parigi.
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o Prime.
Inversione della prima e ultima sezione → quando pubblica l’edizione del 1931 aveva già in
mente di pubblicare “il sentimento del tempo” → sa già quale sarà la sua evoluzione della
sua produzione poetica.
Le poesie che sono nella prima sezione sono le poesie più recenti e che andranno poi a
confluire in un nuovo progetto. Il cambiamento della disposizione dei testi è un intento
poetico ben preciso dell’autore per indirizzare il lettore verso un’interpretazione particolare
della propria opera.
Veglia
Cima Quattro, il 23 dicembre 1915.
Buttato vicino
A un compagno
Massacrato
Con la bocca Vicinanza con la morte, precarietà dovuta
Digrignata alla vicinanza ad un compagno morto →
Volta al plenilunio da cui scaturisce il suo vitalismo, la voglia
Con la congestione di vivere.
Delle sue mani Può sembrare un sentimento spontaneo
Penetrata → influenza di Bergson sull’importanza del
Nel mio silenzio vitalismo → vita, in quanto tale sempre in
Ho scritto movimento, vitalismo rivelato a partire da
Lettere piene d’amore un atto di intuizione, illuminazione.
Non sono mai stato
Tanto
Attaccato alla vita.
In Memoria
Locvizza, il 30 settembre 1916
Si chiamava
Poesia che apre la raccolta de “il porto sepolto”.
Moammed Sceab
Lato biografico → parla di un “amico”, Mohamed
Discendente Sceab, che rappresenta una sorta di alter-ego
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di emiri di nomadi del poeta perché entrambi hanno lo stesso
suicida destino.
perché non aveva più Mohamed si ritrova senza patria → come
Patria Ungaretti → cambia identità pur di sentirsi parte
Amò la Francia
di una nazione.
e mutò nome
Allo stesso modo fu la vita di Ungaretti → senso
Fu Marcel di sradicamento → Ungaretti ha sempre il
ma non era Francese desiderio di sentirsi italiano → desiderio e
e non sapeva più necessità che ha Ungaretti sono le stesse di
vivere questo personaggio Moammed.
nella tenda dei suoi Moammed Sceab non si sente più francese ma
dove si ascolta la cantilena non si sente neanche più arabo.
del Corano
gustando un caffè Cantilena → in riferimento ai canti dei minareti
africani, un qualcosa che non ha una struttura
E non sapeva musicali → sono i canti tradizionali del rito
sciogliere
musulmano → come lunghi lamenti.
il canto
del suo abbandono “e non sapeva sciogliere il canto del suo
abbandono” → differenza tra canto e cantilena
L’ho accompagnato → è attraverso il Canto che Ungaretti riesce a
insieme alla padrona dell’albergo rielaborare il sentimento di sradicamento →
dove abitavamo canto sinonimo di poesia → si riferisce ad una
a Parigi composizione maggiormente strutturata rispetto
dal numero 5 della rue des Carmes ad una cantilena, attraverso regole
appassito vicolo in discesa. principalmente metriche → quando Ungaretti fa
riferimento al canto fa riferimento non solo al
Riposa fatto che lui sa comporre poesie ma riesce a
nel camposanto d’Ivry
conciliare la tradizione → con la poesia riesce a
sobborgo che pare
sempre sentirsi italiano perché segue la tradizione.
in una giornata
di una Ultimo verso → si ricollega al titolo “in Memoria”
decomposta fiera → preservare la memoria del suo amico
altrimenti andrebbe perduta. → poesia che serve
E forse io solo per ricordare il passato.
so ancora Componente autobiografica → morti di guerra →
che visse assenza di patria
La poesia rielabora la mancanza ma si sente
comunque parte della tradizione.
Girovago
In nessuna
parte Problema della patria → “accasare” = sentirsi
di terra appartenente ad un luogo.
mi posso
accasare Ogni posto nuovo che trova si sente straniero.
A ogni
nuovo “Nascendo tornato da epoche troppo vissute” →
clima il poeta si sente come se avesse già vissuto
che incontro troppo → si riferisce ad epoche del mondo che in
mi trovo
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languente un certo senso si ritrova concentrato nella sua
che esistenza.
una volta “universale” → contesto che può coincidere
già gli ero stato anche con il tutto o con la storia dell’intera specie
assuefatto
→“immenso”
E me ne stacco sempre
straniero
Nascendo Opposizione tra memoria e innocenza →
tornato da epoche troppo influenzato da Pascal, è convinto che prima
vissute dell’inizio della vita dell’uomo e la morta, ci siano
Godere un solo due infiniti dove c’è il nulla ma anche dove c’è il
minuto di vita tutto e dove entrambi coincidono → la vita
iniziale dell’uomo si ritrova in questi due estremi →
Cerco un paese memoria/tempo.
innocente
I fiumi
Questo componimento è molto importante per l’autore, che infatti, molto tempo
dopo la sua scrittura, lo definì come la sua carta d’identità. I fiumi citati nel titolo sono
infatti tutti i fiumi della sua vita, Ungaretti ripercorre le tappe e i luoghi che lo hanno
accompagnato fino al 1916, l’anno di scrittura di questa poesia.
Albero → Questa è una personificazione dell’albero, dai rami che possono ricordare
arti umani e richiamano i famosi alberi della selva dei suicidi del canto 13 dell’Inferno.
Così come l’albero distrutto dalla guerra, la stessa condizione è quella del poeta,
abbandonato e condannato ad una continua sofferenza.
In quanto poeta Ungaretti si ritiene più sensibile dell’uomo comune, sa di dover
affrontare il dolore in maniera diversa e che percepisce il senso di sradicamento e
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mancanza di armonia con il mondo e la natura, tipica in particolare del letterato del
900. Racconta di come questo albero, così come il poeta, fosse lasciato lì, in questa
sorta di cratere, una dolina, caratterizzata da una forma che gli dona un certo
languore o una tristezza malinconica, che ricorda il poeta della tenda di un circo,
prima e dopo lo spettacolo, scialbo e decadente.
Lo spettacolo del circo racchiude il senso dello spettacolo della guerra, uno
spettacolo drammatico e di scempio. Quella stessa mattina il poeta aveva cercato di
rilassarsi facendosi un bagno nelle acque del fiume Isonzo, fiume che scorre nella
zona del Carso. Dice che, come una urna, avvolge una reliquia, quindi come avvolge
dei resti umani, così l’acqua avvolgeva il suo corpo, in un senso di pace.
Il letto del fiume è quindi come un'urna, l’oggetto che racchiude le ceneri dei morti.
Essendo Ungaretti perennemente circondato dalla morte, è facile pensare come il
tema della morte sia ricorrente nella sua opera, e di fatto qui si trova sin da subito.
Ma la particolarità di Ungaretti è che, al contrario di molti poeti e scrittori precedenti
e contemporanei a lui, che piuttosto che assistere alle atrocità della guerra e a dover
vivere una vita così miserabile, speravano di rifugiarsi nella morte, Ungaretti sviluppa
un particolare attaccamento alla vita.
Ungaretti contornato dalla morte esprime sempre uno struggente sentimento di
vitalità, che riesce a trovare grazie alla poesia, al contrario di molti altri.
Dopo un po il poeta si rialza, in particolare specifica di “tirare su le sue quattro ossa”,
non a caso ma per sottolineare come del soldato, internamente non rimanga più
quasi nulla. La guerra ha prosciugato questi uomini e li ha resi vuoti e malinconici.
Cammina sul letto del fiume, talmente scivoloso da sembrare un acrobata, immagine
che richiama sia il circo e la tristezza del paesaggio e del poeta stesso, ma anche
l’immagine dei soldati e della loro condizione, perennemente sul filo della morte, ed in
bilico per non cadere.
L’idea della caduta dei soldati per indicarne la morte è comune in Ungaretti, come ad
esempio in soldati, dove la caduta delle foglie autunnali viene paragonata alla morte
improvvisa di decine di soldati colpiti da un’imboscata.
Uscito dall'acqua il poeta si accoccola vicino ai suoi vestiti sudici di guerra, quindi
sporchi di fango e di polvere ma anche di tutto ciò che è la guerra, portandosi dietro
tutti i traumi e dolori. → La terra natale di Ungaretti, Alessandria e il suo tipico
deserto, è presente anche in questa poesia, attraverso l’immagine del beduino,
utilizzata per indicare il gesto che il poeta fa per mettersi sotto al sole per asciugarsi,
che ricorda quello della preghiera musulmana. indica l’Isonzo e afferma che in
questo fiume si è riconosciuto, ha trovato sé stesso a contatto dell’acqua del fiume,
che lo ha fatto riconoscere in una piccola parte, un filo dell'universo.
In questo bagno ristoratore il poeta per un attimo si sente in armonia con il tutto.
Trova una sorta di armonia panica con l’universo reale, non fittizia come d’annunzio,
l’uomo diventa un tutt’uno con la natura. Quando non ha questi spiragli di armonia è
quando soffre, cioè tutto il resto del tempo. Infatti, il suo tormento, e le sue
sofferenze, sono presenti solo nei momenti in cui non è a contatto con l’universo e si
ritrova estraneo al mondo che lo circonda. → questa è la condizione generale del
poeta, che ha una sensibilità tale da poter avvertire il sentimento di sradicamento.
Le mani della natura che lo avvolgono, le mani dell’Isonzo. il fiume prende vita e ha
delle mani, che lo abbracciano, lo intendono, come se l’acqua lo penetrasse, queste
sono mani di vita che realizzano il connubio con la natura, gli regalano la rara felicità;
l’armonia improvvisa lo porta a fare un bilancio della sua vita, una riflessione legata
ai fiumi della sua vita → ripensa ai momenti fondamentali della sua vita e li lega ai
fiumi che attraversano le zone in cui ha vissuto e li elenca: - il Serchio = genitori
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lucchesi - il Nilo = la sua infanzia - la Senna di Parigi → la sua cultura - l'isonzo = fiume
del Carso, luogo della guerra.
Dal ricordo di ognuno di questi fiumi traspare una certa nostalgia, gioca con la
parola traspare indicando la trasparenza delle acque e la contrappone all’oscurità
della notte che è ormai calata. La sua vita gli sembra un fiore i cui petali sono fatti di
buio, una sorta di ossimorico fiore nero. Il fiore è l’immagine della vita, basta pensare
a come Pascoli nel gelsomino notturno utilizza il fiore per dare luce alla vita, qui però
è circondato dalle tenebre e dalla morte, e allo stesso modo si sente il poeta,
immagine di vitalità, destinato alla sofferenza ed al dolore.
Il porto sepolto
Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
Di questa poesia
mi resta
quel nulla
d’inesauribile segreto
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La poesia e l'attività del poeta sono il compimento della rivelazione iniziale che ha
permesso la scoperta del mistero stesso. Nell’altra dichiarazione di poetica, la lirica
Commiato, di poco successiva, la parola è, per l’autore, dotata di forza autonoma e
diviene strumento di liberazione, capace di attingere alle fonti dell’assoluto: trovare
una parola significa penetrare nell’ abisso della propria anima “senza turbarne né
riuscire a conoscerne il segreto”
Ungaretti ebbe molta influenza sull’Ermetismo (→ corrente nata a firenze negli anni
30) → quando Ungaretti pubblicò il sentimento del tempo, l’ermetismo si stava
configurando e tali autori presero Ungaretti come modello.
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o Montale rifiuta il linguaggio analogico del simbolismo in favore di
una “poetica degli oggetti” incentrata su cose comuni, citate come “correlativi
oggettivi”, ossia equivalenti concreti di concetti astratti o di stati d'animo del
soggetto.
Nel 1956 pubblica LA BUFERA E ALTRO → “Bufera” allude, tra altre cose, anche alla
guerra.
Segue un lungo periodo di silenzio e una svolta poetica → messa in discussione delle
tradizionali forme poetiche.
1971 → pubblica SATURA
o piena consapevolezza della distruzione poetica → “fine della letteratura”
o Utilizzo della autoironia
o Mescolanza di stili.
1973 → DIARIO DEL ’71 E DEL ’72 → stampo diaristico che si rivede in “Quaderno di
quattro anni” del 1977
1975 → riceve il premio Nobel per la letteratura.
Solaria
Rivista fondata a Firenze nel 1926 da Alberto Carocci, da lui diretta fino alla chiusura
-
-
Vede la collaborazione di alcuni dei principali autori del periodo come Montale,
Vittorini, Gadda, Quasimodo, Moravia e anche critici come Contini e Debenedetti.
Il Programma della rivista non viene stabilito in partenza ma si vuole dare vita a un
“gruppo” che lavori per rinnovare la letteratura italiana → forte eclettismo, la rivista
diventa un laboratorio di idee
Prosegue l’ideale di una “repubblica delle lettere” indipendente dalla politica
Rifiuto delle “rivoluzioni” condotte in nome del “nuovo” a favore di un’opera di
aggiornamento che si serva anche del confronto con la tradizione italiana e
internazionale → Vs Avanguardie.
Aperta alla cultura internazionale, pubblica in traduzione autori capitali dello
sperimentalismo europeo come Eliot e Joyce, in contrapposizione alla chiusura del
fascismo. → è una dichiarazione di indipendenza dal fascismo → distanziamento
dalla politica.
Opera di rilievo nel promuovere autori italiani fondamentale → autori italiani
tralasciati dalla critica e nascita del romanzo italiano (Svevo, Tozzi, Saba) ➔ reclama
il distacco dalla politica che gli consente di agire in libertà.
Ossi di Seppia
Raccolta composta da 4 macro sezioni:
o Movimenti;
o Ossi di seppia,
o Mediterraneo;
o Meriggi e Ombre.
Temi Principali:
o Rapporto tra uomo e natura derivante dal simbolismo → L’opposizione tra
mare e terra (cfr, Meriggiare pallido e assorto), Natura/città,
infanzia/maturità.
➔ Ossi di seppia è una figura simbolica che indica una condizione esistenziale che
appartiene a tutti gli uomini. L’osso di seppia è il residuo del mare, lo scarto del mare, che
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spesso ritroviamo in spiaggia. Prima questi si trovano a galleggiare nel mare per poi essere
portati a riva come relitti e abbandonati lì. Tale movimento degli ossi di seppia è visto da
Montale come simbolo della condizione umana → stadio di felicità quando l’osso è in mare
(panismo = comunione con la natura, con il tutto, con l’universo stesso), l’uomo viene poi
abbandonato e condannato all’esilio da quella sensazione di felicità che prova in mare. →
Rappresenta la vita degli uomini sulla terra, le crisi che l’uomo si trova a vivere sulla terra
sia da un .punto di vista soggettivo che universale Tale opposizione tra mare e terra si trova
in tutta la raccolta → l’uomo è condannato a restare sulla terra. ➔Meriggiare pallido e
sordo
➔Altra opposizione è quella tra natura e città → il ricordo dell’infanzia .coincide con il
ricordo dello stadio di felicità provato a contatto con la natura Montale parla di romanzo di
formazione → romanzo in cui il protagonista effettua una crescita personale: dallo stadio
infantile alla maturità = acquisizione di piena consapevolezza. Non ha solo un significato
allegorico ma anche autobiografico.
o Rapporto tra il poeta e la società ➔ VS la poetica crepuscolare. → “non
chiederci la parola”
o Poesia filosofica (di riflessione) → le poesie procedono da un ragionamento
filosofico sulla poesia stessa. → “Spesso il male di vivere ho incontrato” →
Utilizzo di immagini molto concrete in rappresentanza di un concetto astratto
pag. 21
Il romanzo sperimentale nel primo ‘900:
Svevo e Pirandello
Il romanzo sperimentale del primo ‘900:
Si assiste ad un ritorno del romanzo a livello europeo influenzato dai cambiamenti che
avvengono dal punto di vista culturale e sociale. Ciò che influisce maggiormente la cultura è
il relativismo conoscitivo introdotto dalle nuove teorie scientifiche (Einstein e Planck) e dallo
sviluppo della psicoanalisi (Freud) che mette in discussione le categorie interpretative del
passato e la fiducia nella possibilità di ottenere verità oggettive sul mondo:
Si deteriorano i nessi logico-causali → rapporto causa-effetto (VS naturalismo
ottocentesco)
Lo spazio e il tempo diventano dimensioni soggettive che dipendono dalla
prospettiva dell’oggetto.
La soggettività è divisa e frammentata al suo interno, l’identità individuale si dissolve. Tutto
dipende dal punto di vista → tutto può essere messo in discussione, vengono stravolte le
certezze per quanto riguarda il mondo e la scienza.
Nel romanzo arriviamo ad una frammentazione dell’individuo e si afferma che alcune
componenti della soggettività non possono essere regolate → inconscio.
Modi della narrazione e tempo (Il discorso narrativo) → sparisce la linearità del tempo:
passato presente e futuro convivono anche nel discorso del narratore. Tale discorso è
incentrato sulla percezione soggettiva. Il narratore è OMODIEGETICO → punto di vista del
protagonista della storia (→ VS narratore onnisciente dell’800)
pag. 22
Si può essere pienamente consapevoli delle contraddizioni che fanno parte della
nostra vita. La consapevolezza che ne scaturisce porta ad un “guardarsi vivere”
dall’esterno → senso di estraneità alla vita.
L’umorismo 1908
“Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile
manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a
ridere. "Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile
signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a
questa espressione comica. Il comico è appunto un "avvertimento del contrario".
Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora
non prova forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e
lo fa soltanto perché pietosamente, s'inganna che, parata così, nascondendo le
rughe e le canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di
lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione,
lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto,
più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a
questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e
l'umoristico”.
Trama:
Il protagonista è Serafino Gubbio, che lavora negli studi cinematografici della
Kosmograph come operatore cinematografico incaricato di girare la manopola della
macchina da presa per le riprese di un film. Il fil, che doveva essere un dramma
sentimentale, si trasforma in tragedia; Serafino filma impassibile il protagonista del
film (Aldo Nuti) che uccide l’attrice Nadia Nestroff di cui era innamorato e poi viene
sbranato dalla tigre a cui doveva effettivamente sparare.
In seguito all’episodio Serafino diventa muto per lo shock subito e rinuncia ad ogni
forma di sentimento e comunicazione.
Struttura:
La struttura del romanzo è diaristica, senza uno svolgimento lineare ma che si muove
avanti e indietro nel tempo e nello spazio seguendo il corso dei pensieri e delle
riflessioni dell Io che scrive (→ il titolo quaderni mette in evidenza il carattere
diacritico della scrittura)
Temi Principali:
Tema del progresso e della macchina → nel romanzo si crea un contrasto tra civiltà
tecnologica e civiltà umanistica ➔ la macchina priva l’individuo di esprimersi; la
macchina priva l’artista di rappresentare la realtà coinvolgendolo in un processo di
alienazione del soggetto;
pag. 23
Tema della mercificazione dell’arte → nel romanzo si crea un contrasto tra
riproducibilità della meccanica dell’opera e irripetibile unicità dell’opera artistica ➔
l’opera d’arte non è più un oggetto unico e irripetibile ma riproducibile grazie alla
tecnologia;
Il nuovo mondo industriale condanna l’artista alla sua crisi definitiva come interprete
del mondo → Serafino non può parlare ed è condannato a girare meccanicamente
la manopola
La letteratura non rinuncia ad esercitare la sua funzione corrosiva di denuncia
rispetto alla realtà
Il protagonista è “fratello” degli altri personaggi inetti alla vita borghese che animano i
romanzi precedenti di Svevo (“una vita” e “senilità”). Il problema di Zeno, come quello degli
altri personaggi dei romanzi di Svevo, è quel senso di perenne inettitudine, di inadeguatezza
davanti alla società borghese.
pag. 24
Carlo Emilio Gadda
“Quer pasticciaccio brutto di via Merulana”
Carlo Emilio Gadda (1893 – 1973)
Frequentò il politecnico di Milano e diventò ingegnere. Successivamente studiò filosofia →
questa formazione a metà tra scienza e filosofia, influenzerà molto la sua scrittura, vista
come una forma di conoscenza della realtà → strumento di conoscenza.
La scrittura è tuttavia per Gadda una forma di deformazione della realtà: le parole di fatto
non possono rappresentare le cose come sono, ogni atto linguistico è un’interpretazione
della realtà stessa. Dietro ogni parola vi è un’interpretazione del reale.
Il racconto è ambientato nel 1927 sotto il fascismo, a Roma, in un quartiere borghese in Via
Merulana.
La struttura di base del romanzo è quella di un POLIZIESCO, un giallo (→ struttura
inaugurata da Edgar Allan Poe) → il pubblico sa cosa aspettarsi = delitto → indagine →
scoperta del colpevole.
Trama:
In un palazzo di via Merulana, avviene un furto di gioielli ed un omicidio (Liliana
Balducci viene assassinata). L’indagine è seguita dal carabiniere Pestalozzi e dal
commissario Don Ciccio Ingravallo.
Gadda partendo dalla struttura base del giallo → “Smonta” il genere poliziesco poiché:
Non si scopre la verità, non c’è un finale narrativo → non sappiamo esattamente chi
sia l’assassino. Questo è un romanzo che rimano con un finale aperto, non si ha una
soluzione certa della storia, lasciando l’interpretazione al lettore.
Le indagini proseguono per intuizioni e non seguono la logica deduttiva tipica del
poliziesco. Le indagini risultano infondate.
Gadda rovescia le caratteristiche che definiscono il genere poliziesco, costruendo una sorta
di “anti-giallo”.
pag. 26
L’opinione che bisogna riformare in noi, il nesso logico di causa-efetto che stava alla
base delle scienze fisiche, del mondo e del romanzo giallo → è necessario entrare
nell’ottica per la quale non esiste una sola causa ma ve ne sono di più e tali cause
non sono distribuite in senso gerarchico ma sono come fili che si intrecciano.
Il Neorealismo
Il neorealismo è una tendenza che si afferma nel cinema italiano negli anni quaranta. I
registi più noti sono Roberto Rossellini, Vittorio de Sica e Luchino Visconti. Siamo nel periodo
della guerra: si gira all’aperto senza set cinematografici, gli attori non sono professionisti →
di fatto si ha una grande verosimiglianza nei confronti della realtà.
In ambito cinematografico sono state prodotte molte pellicole famose ed è proprio dal
campo cinematografico che si cerca di applicare la tendenza all’ambito letterario.
Modelli letterari antecedenti → Verga e il realismo dell’800; Realismo italiano degli anni ’30
(Vittorini e Pavese); letteratura americana (Hemingway) diffusa e tradotta da Vittorini e
Pavese.
La struttura dei romanzi riprende quella del romanzo ottocentesco ovvero: il romanzo ha
una trama conclusa; i personaggi raccontano la loro esperienza personale (solitamente di
tipo storico) in prima persona e quindi, la loro esperienza, ha un valore universale perché
accomuna tutti gli uomini del tempo ai personaggi; narratore onnisciente tranne nelle
scritture di stampo autobiografico.
pag. 27
Temi principali: la letteratura assume la funzione di “specchio” della realtà, derivata dalla
necessità di raccontare quanto successo durante la guerra (forte carattere autobiografico)
e di contribuire alla ricostruzione morale e culturale del paese dopo il ventennio fascista.
Guerra partigiana: aveva coinvolto tantissime persone comuni. Ogni perosna sentiva
il dovere morale di raccontare la loro esperienza come protagonisti della storia
stessa. Molti di questi racconti sono di fatto, di stampo autobiografico.
o Uomini e no di Vittorini; L’Agnese va a Morire di Renata Viganò; il sentiero dei
nidi di ragno di Calvino; la casa in collina di Pavese.
Seconda guerra mondiale: tratta di una compartecipazione a parte di tutti gli uomini
del tempo nella storia
o “il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern
Campi di Sterminio
o “se questo è un uomo” di Primo Levi
La questione Meridionale
o “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi → esperienza di confino di Carlo Levi,
bloccato in Basilicata.
I romanzi sopra indicati partecipano al Neorealismo ma ciascuno presenta proprie
caratteristiche che lo distanziano dal movimento.
pag. 28
Cesare Pavese
Si laurea con una tesi su Walt Whitman; è traduttore di Defoe, Dickens, Melville, Joyce e
Faulkner. Collabora alla realizzazione di “Americana”, antologia di poeti americani curata
da Vittorini (1939-40)
Nel 1934 inizia la sua collaborazione con la casa editrice “Einaudi” → cura la collana “La
cultura”.
Ha un grande interesse per gli studi antropologici ed etnologici, per le antiche ritualità del
mondo contadino → nel 1947 crea la “Collezione di studi religiosi, etnologici e psicologici” la
cosiddetta “collana viola” di Einaudi, insieme a Ernesto de Martino.
Nel 1936 pubblica la prima raccolta di poesie “Lavorare Stanca”; nel ’41 “Paesi tuoi”; nel ’48
“La casa in collina” e nel ’50 “La luna e i falò”.
“Io non credo che possa finire. Ora che ho visto cos’è la guerra civile, so che
tutti, se un giorno finisse dovrebbero chiedersi - E dei caduti che facciamo?
pag. 29
Perché sono morti? - io non saprei cosa rispondere. Non adesso, almeno. Né mi
pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti e soltanto per
loro la guerra è finita davvero
La rivista nasce legata al partito comunista italiano → impronta politica comunista. Propone
però un’idea aperta di cultura che si contrappone alle direttive culturali del PCI → il quale
proponeva di fare letteratura per le masse basandosi su modelli vecchi dell’800. Dato che
Vittorini proponeva l’avanguardia europea si ebbe uno scontro col partito comunista che
portò alla chiusura della rivista.
pag. 30
Italo Calvino (1923 – 1985)
Ereditò dai genitori l’interesse per la scienza;
Partecipò alla resistenza con le Brigate Garibaldi (comuniste) sulle Alpi Marittime;
Il suo talento venne scoperto da Pavese e Vittorini che lavorando presso Einaudi, si
resero conto delle sue potenzialità.
Nel 1957 esce dal PCI dopo i fatti di Ungheria;
Nel 1964 si trasferisce a Parigi dove incontra il gruppo dell’Oulipo, anche se continua
a tenere contatti con l’Italia → inizia il cosiddetto “secondo periodo” della sua
produzione.
La poetica di Calvino
L’autore si cimentò in diversi generi di romanzo, sperimentandone forme diverse tra loro, in
base al periodo. Alcune costanti della sua poetica sono:
La fiducia nella ragione (illuminismo) → da questo ne deriva un particolare rapporto
tra letteratura e realtà: la letteratura è una forma di indagine razionale sulla realtà
che non si esaurisce mai. La ragione dev’essere disposta a seguire la molteplicità e la
variabilità del reale.
L’ironia e la leggerezza → Calvino si distanzia dalle cose per ottenere nuovi punti di
vista e poter così interpretare la realtà con prospettive diverse.
Continuo riferimento al modello di Ludovico Ariosto → L’Orlando furioso e le Satire.
La scrittura chiara e nitida, precisa nella descrizione delle cose.
Primo periodo:
Il sentiero dei nidi di ragno, 1947
Primo periodo fino ai primi anni ’60 → si distinguono due filoni dopo la pubblicazione
de “Il sentiero dei nidi di Ragno”: uno realistico e uno allegorico-fantastico.
o REALISTICO:
▪ La speculazione edilizia 1957 in rivista, 1963 in volume
▪ La giornata di uno scrutatore 1963
o ALLEGORICO-FANTASTICO:
▪ La trilogia de “i nostri antenati” 1960 che comprende: “il visconte
dimezzato”; “il Barone rampante”; “il cavaliere inesistente” scritti tra il ’52
e il ’59.
Seppur questi racconti vertano sul fantastico, vanno letti alla luce della realtà storica,
della contemporaneità → Si racconta di una storia immaginaria, fantastica ma, dietro
a tale storia, c’è un significato ulteriore che ha un legame con la quotidianità e con la
realtà storica in cui ci troviamo. Nel momento in cui Calvino pubblica la trilogia,
spiega quali potrebbero essere le letture allegoriche dei tre testi:
o Il visconte dimezzato è l’allegoria dell’uomo che è dimidiato (ridotto a metà)
al suo interno ➔ divisione tra bene e male / apparenza e profondità / tra l’io e
l’es…
o Il barone rampante potrebbe esser letto come un’allegoria della figura
dell’intellettuale. Il ragazzo che sale sugli alberi, per non scendere mai più, è
colui che si allontana dalla società e acquisisce una prospettiva distaccata
guadagnando una distanza critica della realtà, interagendo però con essa =
ruolo dell’intellettuale.
pag. 31
o Il cavaliere inesistente può essere vista come metafora dell’uomo durante il
consumismo che vale solo per quello che appare, ma dentro è svuotato, che
vale solo per quello che ha e non per ciò che è.
L’interpretazione è libera, è affidata al lettore = la storia può essere interpretata dal
lettore in qualunque modo
Secondo periodo:
Dal ’64 circa, nelle opere di Calvino si riscontra il forte interesse per la scienza e un
tipo di letteratura basata sul “gioco combinatorio” nella struttura del romanzo a
seguito della sua adesione all’Oulipo.
La letteratura è ancora indagine conoscitiva sulla realtà ma rinuncia ad ottenere una
visione complessiva all’interno di un sistema.
Opere principali:
o Le cosmicomiche 1965; T con 0 1967 → racconti ispirati alle teorie scientifiche;
o Le città invisibili 1972 → influenza Oulipo
o Il castello dei destini incrociati 1973 → influenza Oulipo
o Se una notte d’inverno un viaggiatore 1979 → l’iper romanzo.
Trama: Pin ruba la pistola di un marinaio tedesco, cliente di sua sorella (che fa la prostituta)
e che poi viene incarcerato per il furto. Riesce a scappare di prigione grazie a Lupo Rosso,
un giovane partigiano. Rimasto solo nel bosco, incontra il partigiano Cugino che lo porta
alla brigata partigiana del Dritto (comandante della brigata) e Pin si allea con questi.
Il Capitolo IX accoglie un episodio particolare: il dialogo tra il Comandante Ferriera e il
commissario Kim, dopo una battaglia terminata con il ritiro della brigata, Pin torna dalla
sorella; scappa e di nuovo rimane solo, ma incontra nuovamente Cugino.
Titolo: il sentiero dei nidi di ragno è il luogo del racconto → es. quando Pin ruba la
pistola la nasconde lì ed è proprio in quel luogo che Pin si rifugia anche quando si
trova lontano;
il punto di vista è quello di Pin, ma il narratore è ETERODIEGETICO → esterno alla
storia, non coinvolto nella trama che si limita a raccontare i fatti.
Il romanzo parla della resistenza, ma il racconto è pieno di caratteristiche fantastiche
e di elementi fiabeschi → la componente realistica e quella fantastica si mescolano.
Calvino riprende la struttura della fiaba che delinea un percorso di formazione verso
la maturità → prova da affrontare, un oggetto magico, antagonisti ecc.
E ci sono anche diversi riferimenti a fiabe molto note (pollicino)
L’atmosfera è fantastica perché Pin, essendo un ragazzino non comprende il mondo
degli adulti e colma le sue lacune con l’immaginazione. Vede il mondo con gli occhi di
chi crede ancora nella magia e nelle fiabe → ha uno sguardo pressoché alienato
sulle cose.
Il mondo letterario è quello Picaresco → libri d’avventura con adolescenti come
protagonisti.
pag. 32
A differenza degli altri romanzi sulla resistenza non si ha la figura dell’eroe partigiano
= i partigiani vengono rappresentati come degli scapestrati, sono personaggi
grotteschi → es. il dritto incendia il settore partigiano perché si distrae per amore.
Nel cap. IX i due comandanti Kim e Ferriera discutono proprio sulle caratteristiche di
questa bizzarra brigata: Ferriera sostiene che non sono organizzati e abbastanza
dediti alla causa, Kim li difende dicendo che ognuno combatte a modo suo e che in
fondo anche loro stanno dalla parte giusta; faranno anche loro la Storia ( → l
personaggio di Kim è ispirato ad un comandante realmente conosciuto da Calvino
durante la sua esperienza di partigiano, a lui è dedicato il romanzo)
La questione ideologica è messa da parte e non c’è un giudizio morale sui
personaggi.
Il Barone Rampante:
Testo a carattere fantastico e allegorico in cui la figura del protagonista, un ragazzo
che decide di trascorrere la sua vita sugli alberi, si fa allegoria della distanza critica
richiesta all’intellettuale e, allo stesso tempo della sua ricerca di una diversa forma
d’impegno, slegato dall’ortodossia del partito.
La Speculazione Edilizia:
Romanzo breve fortemente autobiografico in cui il protagonista incarna l’intellettuale
in crisi davanti ai nuovi disvalori del boom economico e al fallimento degli ideali della
resistenza.
pag. 33
Riviste del secondo ‘900:
“officina”, “il Verri”
Riviste che segnano momenti di svolta…
Periodo successivo alla Seconda guerra mondiale in Italia → durante gli anni cinquanta si
sente il forte bisogno di rinnovare la cultura italiana, rimasta provinciale e chiusa rispetto a
quella degli altri paesi occidentali.
Nella seconda metà degli anni ’50 → avvio della seconda rivoluzione industriale ➔ periodo
di grande sviluppo:
Sviluppo delle città dove hanno sede le industrie maggiori del paese = Genova,
Milano e Torino;
Sviluppo della lingua → i parlanti italiani cominciano veramente a parlare l’italiano e
non più il dialetto. Si ha un forte aumento dell’istruzione e un grande sviluppo del
sistema scolastico.
Il fattore determinante dal punto di vista delle trasformazioni linguistiche (ma non solo) è
l’introduzione della Televisione → si avvia un processo che porterà la maggior parte degli
italiani a parlare e a scrivere in italiano.
Dal punto di vista letterario si registra tuttavia una certa arretratezza: il mondo letterario
sembra rimanere ancorato alle vecchie dominanti letterarie → Il Neorealismo, nel campo
del romanzo, e l’Ermetismo in poesia, sono in fase di declino, avvertiti come modi antiquati
di fare letteratura che non reggevano il passo dei cambiamenti sociali in atto.
Gli intellettuali si pongono il problema di dover rinnovare e come rinnovare la letteratura
italiana per tenerla al passo con la contemporaneità → gli scrittori più giovani propongono
un nuovo modo di fare letteratura, servendosi delle RIVISTE per promuovere le loro
intenzioni → l’obbiettivo generale è quello di rinnovare cultura e letteratura.
Le riviste più rilevanti in questo senso sono:
“Officina”;
“il Verri”
“il Menabò”
Officina (1955-1959)
Rivista fondata a bologna da Roberto Roversi, Francesco Leonetti e Pier Paolo
Pasolini.
Il sottotitolo recita “Bimestrale di poesia” → pubblicato ogni due mesi (periodicità
della rivista)
Tra i collaboratori della rivista compaiono Franco Fortini e Gianni Scalia
LA rivista chiuderà sia perché la redazione era composta da personaggi con
ideologie divergenti tra loro, sia per problemi economici.
IL PROGRAMMA DI OFFICINA:
o Proporre una letteratura politicamente impegnata e schierata, di orientamento
Marxista di sinistra, a favore di uno sviluppo di una società di equali.
o Proporre una nuova letteratura che si opponga alle dominanti letterarie,
rappresentate dal Neorealismo nel romanzo, e dell’Ermetismo in poesia.
o Proporre una letteratura sperimentale che non taglia i ponti con la tradizione
ma la rielabora → Pasolini propone di considerare la letteratura precedente al
Novecento a partire da Pascoli → si parla di fatto di “anti novecentismo
Pasoliano”.
pag. 34
o Tra i testi pubblicati sulla rivista compaiono quelli di Volponi (amico di Pasolini),
Gadda e Calvino.
Opere Principali:
Poesia:
o Dopo le prime raccolte scritte in dialetto friulano, pubblica “Le ceneri di
Gramsci” nel 1957 → raccolta poetica in cui è centrale la sua questione
ideologica.
Romanzi:
o “Ragazzi di vita” 1955;
o “Una vita violenta” 1959
Film:
o “Accattone”
o “uccellacci e uccellini”
o “Il decameron”
pag. 35
o “Salò e le 120 giornate di Sodoma”
La struttura risente del processo di gestazione del romanzo, composto da 8 capitoli in cui,
pur con grandi salti temporali, il narratore ripercorre le vicende rispettando l’ordine
cronologico degli eventi, al contempo i capitoli possono però essere letti come degli episodi
indipendenti → micromondi narrativi autonomi.
Il narratore → voce narrante, extradiegetico
pag. 36
Dal punto di vista dei contenuti la poesia si allontana dalla tradizione ermetica → la poesia
di Pasolini è di tipo realistico, è attaccata al concreto, immersa nella realtà storica ed
impegnata politicamente.
In quasi tutte le opere di Pasolini, il fulcro è la posizione del soggetto poetico ➔ L’io è al
o
centro del testo ma non è un Io generico ma si tratta di Pasolini in persona. Si ha una forte
coincidenza tra l’autore reale e l’io del testo → il testo si focalizza sul vissuto di Pasolini.
Presenza di figure del sottoproletariato urbano come esempio positivo di vitalità e
istintualità intese come esempi d’opposizione alle norme borghesi.
La scena descritta è quella di un cantiere e la costruzione di nuovi edifici che spazza via il
vecchio mondo contadino
Pasolini insiste sul fatto che ‘si fa posto al nuovo’ = al progresso e alla civiltà, ma ogni volta
che si presenta l’immagine del futuro, si presenta anche l’immagine di qualcosa che muore
e che fa male.
e
SECONDA PARTE: MONOGRAFICA.
Riferimenti Cronologici:
1956, fondazione del “Verri”, pubblicazione di “Laborintus” di Sanguineti → primi
esempi di poesia della neoavanguardia.
1960: pubblicazione di “La Ragazza Carla” di Pagliarani sul “Menabò”
1961: pubblicazione dei “Novissimi” e del racconto di Enrico Filippini “Settembre”
1963: Primo convegno del Gruppo ’63 a Palermo
1963: pubblicazione di “Fratelli d’Italia” di Arbasino e “Capriccio Italiano” di Sanguineti
→ primi esempi compiuti di romanzo sperimentale
1965: terzo convegno del Gruppo ’63 dedicato al Romanzo Sperimentale.
I novissimi – 1961
I novissimi è un antologia poetica pubblicata nel 1961 a cura di Alfredo Giuliani incaricato da
Luciano Anceschi di proporre un nuovo tipo di letteratura, sulla base di ciò che veniva
discusso negli stessi anni nelle pagine de “Il Verri”. L’uscita di questa raccolta è da
considerarsi come la nascita della Neoavanguardia.
Comprende le poesie di: Nanni Balestrini, Alfredo Giuliani, Elio Pagliarani, Antonio Porta ed
Edoardo Sanguineti.
pag. 38
Questo poemetto parla di una giovane donna, Carla Dondi, che trova un primo impiego in
una ditta milanese. Pagliarani racconta del disagio della giovane dovuto alla sua
alienazione del lavoro → sentimento provato da molti lavoratori in pieno sviluppo
industriale. ➔ messaggio di tipo ideologico.
Si tratta di un poemetto narrativo → a tratti compare anche la voce di un narratore,
costruito attraverso un montaggio di voci diverse (cui corrispondono diversi registri
linguistici) che, nella loro discordanza, suggeriscono un effetto di straniamento.
Il linguaggio utilizzato è quello della comunicazione quotidiana, versi irregolari suggeriscono
però una dizione lontana da quella “naturale” → effetto di straniamento
La posizione di Pagliarani è un po’ a metà strada tra la sperimentazione officinesca e le
soluzioni degli altri novissimi.
pag. 39
La struttura/forma del romanzo sarà di conseguenza caotica (schizofrenica, cfr. Novissimi )
→ il caos diventa il metodo di lavoro dello scrittore, perché è la stessa modalità della
coscienza ad essere schizofrenica
La struttura caotica dell’opera d’avanguardia diviene il vero contenuto dell’opera → la
struttura dell’opera è intesa come metafora epistemologica della contemporaneità
(Umberto Eco)
La struttura può dirci qualcosa sulla realtà contemporanea (dentro e fuori dal soggetto) e
in particolare ci parla della frammentazione dell’esperienza e dell’impossibilità di
ricomporre la nostra esperienza in un’immagine unitaria, ovvero di costruire un messaggio
certo, stabile e univoco attraverso il linguaggio. ➔ La tecnica che viene usata
principalmente è il montaggio (o collage) che permette di assemblare frammenti diversi
che vengono prelevati dalla realtà così da sembrare elementi irrelati (non collegati). Viene
resa evidente la dispersione dei nessi logici.
Il romanzo sperimentale come ANTIROMANZO:
La norma del romanzo tradizionale viene ribaltata in ogni suo aspetto:
Trama
Personaggio
Autore
Si parla infatti di Antiromanzo, nel doppio senso che stravolge il romanzo tradizionale e ne
contesta strategie e presupposti. I risultati sono spesso illeggibili, perché infrangono del
tutto l’orizzonte d’attesa del lettore.
Strategie di base del romanzo sperimentale → come si rompe lo specchio per introdurre il
caos.
Nonostante l’estrema varietà di soluzioni testuali, si possono individuare alcune strategie
comuni:
ABOLIZIONE DELLA TRAMA LINEARE fino all’abolizione di qualunque trama
propriamente detta e spesso basata sulla riduzione dell’‘azione’ dei personaggi a
micro-eventi e percezioni → distruzione della percezione ordinaria del tempo (ad.
esempio l’ambientazione onirica può eliminare il senso dello spazio e del tempo; il
montaggio citazionistico distrugge la linearità dei fatti)
ABOLIZIONE DEL PERSONAGGIO, che si ritrova frammentato o disperso nel
mondo, non più semplicemente scisso al suo interno come nel romanzo
sperimentale di primo ‘900. Spesso, senza connotati particolari, il personaggio viene
ridotto a sola ‘voce’ che ‘parla’ nel testo → il soggetto ha perso la capacità di
comprendere e di rapportarsi al mondo esterno, così come di rapportarsi a sé stesso,
la sua condizione è simile a quella di una coscienza alterata dalla schizofrenia (che
deve però essere intesa come condizione storica dell’uomo contemporaneo e non di
un personaggio in particolare) → ne deriva una prospettiva straniata, del tutto
inaffidabile, del personaggio/voce (spesso il narratore è omodiegetico) → il mondo
appare caotico
COMPONENTE METALETTERARIA sempre presente, se non preponderante, nel testo,
che ha il compito di ‘smascherare’ la finzione, cioè di rivelare la presenza dell’artificio
letterario → il testo si compone come ragionamento critico sulla letteratura fino al
limite in cui l’intero discorso del narratore coincide con il romanzo stesso. [Il ‘caso-
limite’ è ben rappresentato dal racconto Settembre di Enrico Filippini.Tale
caratteristica può assumere diverse forme (ad es. commistione tra saggio e
romanzo in Fratelli d’Italia di Arbasino).
MESCIDAZIONE TRA GENERI DIFFERENTI → superamento della distinzione tra i
generi (romanzo, poesia, saggio, trattato, teatro, etc.) che rompe con la tradizione e
pag. 40
serve a contestare le vecchie convenzioni letterarie (già sperimentata in ambito
poetico)
pag. 41
L’industria, l’attività industriale, è una novità in Italia per quell’epoca. La letteratura, di
contro, rimane un passo indietro rispetto al resto Vittorini fu il primo ad affermare di dover
“svecchiare” le forme, il modo di scrivere e di non limitarsi al cambiamento di contenuti → la
questione centrale, attraverso il tema dell’industria, è quella di come costruire un nuovo
romanzo.
Da qualche anno si era già diffuso il romanzo a tema industriale, ma Vittorini sottolinea in
merito una questione importante:
La realtà industriale modifica radicalmente l’intera società e la cultura, nei romanzi si parla
però del mondo industriale come si parlava del mondo contadino, con uno stile di stampo
neorealista che non si adatta per nulla alla nuova realtà industriale e non ne coglie i veri
cambiamenti → È necessario trovare ‘forme’ nuove, nuovi modi di scrivere per
rappresentare la realtà contemporanea
La letteratura Industriale
La letteratura industriale è la letteratura che ha come argomento il mondo dell’industria,
in particolare viene rappresentata la fabbrica.
Tappe principali:
Il romanzo a tema industriale si sviluppa fortemente negli anni del boom e della
seconda rivoluzione industriale, diventando un fenomeno editoriale esteso → gli
esempi migliori sono Tempi stretti e Donnarumma all’assalto di Ottieri, e Memoriale
di Volponi
Negli anni ‘70 si moltiplicano i romanzi a tema industriale scritti da operai → cfr. parte
monografica
Un ‘ritorno’ dell’argomento in letteratura si verifica intorno al 2000, in particolare si
consideri la Dismissione di Domenico Rea (2002), ma molti esempi si offrono anche
in anni più recenti, nel periodo in cui le industrie vengono dismesse
L’autobiografia e il romanzo
autobiografico.
Definizione di ‘autobiografia’
La definizione oggi accreditata di autobiografia arriva con il volume di Philippe Lejeune, Il
patto autobiografico, del 1975
pag. 42
b. in prosa.
2. Soggetto trattato: vita individuale, storia di una personalità.
3. Situazione dell'autore: identità dell'autore (il cui nome si riferisce una persona reale) e
de narratore.
4. Posizione del narratore:
a. identità fra il narratore e il personaggio principale.
b. visione retrospettiva del racconto
Sarebbe un'autobiografia ogni opera che soddisfa contemporaneamente le condizioni
indicate da ciascuna delle categorie.
L’autobiografia può variare fortemente nelle forme, tanto da renderne difficile, se non
impossibile, una definizione testuale, vale a dire in quanto genere caratterizzato da alcuni
elementi ‘fissi’.
Alcune delle condizioni sopraelencate potrebbero infatti non essere rispettate o rispettate
solo in parte. Ci sono però due condizioni imprescindibili perché si possa parlare di
autobiografia:
l’identità autore-narratore (3)
l’identità narratore-personaggio principale (4 A)
NB. L’utilizzo della prima persona grammaticale non è determinante, esistono autobiografie
in terza e in seconda persona
Il patto Autobiografico
Queste due condizioni indispensabili definiscono quello che Lejeune chiama ‘patto
autobiografico’:
Si dà autobiografia solo nel momento in cui il nome dell’autore sulla copertina
coincide con il narratore della storia e con il personaggio principale della vicenda.
Solo ed esclusivamente da questo rapporto di identità dipende la definizione di
autobiografia
Il patto autobiografico è invece definito da Lejeune come un patto referenziale (riferito alla
realtà, non alla finzione); lo scopo è quello di «aggiungere un'informazione ad una ‘realtà’
pag. 43
esterna al testo, dunque sottomettendosi a una prova di verifica». Non mira «alla semplice
verosimiglianza, ma alla somiglianza al vero. Non ‘l'effetto di reale’, ma la sua immagine».
Memoriale di Volponi
Il romanzo ha la forma di un memoriale (narratore= personaggio principale, racconto
retrospettivo), imita dunque le forme della scrittura intima, ma non c’è alcuna identità tra
personaggio/narratore e autore; non c’è possibilità di pensare che Albino sia l’autore,
perché ha un altro nome e perché ha un’estrazione sociale diversa (è un operaio, non un
intellettuale). Tuttavia, noi lettori sappiamo ritrovare nel romanzo elementi autobiografici
(esperienza diretta di Volponi alla Olivetti) e il punto di vista del personaggio mostra diversi
punti di contatto con quello dell’autore (sguardo di Albino= sguardo del poeta, inoltre i
giudizi critici di Albino sulla fabbrica ricalcano quelli di Volponi, che ritroviamo anche nei
suoi saggi e negli interventi sulla questione). In definitiva è un romanzo in cui possiamo
leggere una certa componente autobiografica (gradazione bassa di vicinanza autore-
personaggio) e che ‘imita’ le forme dell’autobiografia.
Ottiero Ottieri
Donnarumma all’assalto 1959
Ottiero Ottieri (1924 – 2002)
Laurea in lettere a Roma; arrivato a Milano trova impiego alla Mondadori, collabora con
riviste di scienza e psicologia
Dal 1952 al 1965 impiegato alla Olivetti come responsabile della selezione del personale
→ nel ‘55 viene mandato nello stabilimento Olivetti di Pozzuoli
È considerato il ‘pioniere’ del romanzo industriale, i suoi romanzi in questo senso più
Significativi sono:
Tempi stretti (1957, è considerato il primo romanzo industriale; è un testo di tipo
naturalistico in cui l’autore rappresenta il mondo della fabbrica e la società
contemporanea; i “tempi stretti” sono quelli dell’operaio alla catena di montaggio, ma
il riferimento va a una condizione esistenziale generalizzata, piegata ai tempi della
produzione e dell’efficienza)
Donnarumma all’assalto (1959)
La linea gotica (1963, un diario dedicato al mondo dell’industria e al boom
economico, di cui compaiono alcuni brani sul n. 4, 1961, del «Menabò» dedicato a
‘letteratura e industria’)
pag. 45
Olivetti, la fabbrica “illuminata”
Adriano Olivetti dirige la fabbrica ereditata dal padre, con sede centrale a Ivrea, leader
nella produzione delle macchine da scrivere (in seguito del settore informatico).
Dirige l’azienda con l’idea di fare dell’industria un fattore di progresso sociale e non solo
economico, che permetta agli individui di vivere ‘in armonia’ >> un ideale che cerca una
congiunzione tra comunismo (uguaglianza e solidarietà tra gli uomini) e capitalismo
(sviluppo e interesse economico)
Nel suo progetto Olivetti coinvolge intellettuali e scrittori, con l’obiettivo di congiungere
le cosiddette ‘due culture’ (scienza e letteratura) → alla Olivetti gli scrittori non lavorano
solo come pubblicitari, ma si occupano anche del personale e ricoprono ruoli manageriali
importanti. Gli scrittori appoggiano il progetto di Olivetti, ma dall’interno ne vedono anche le
contraddizioni. Tra i tanti scrittori che lavorano alla Olivetti: Fortini, Volponi, Ottieri
Trama:
Storia di uno psicologo responsabile della selezione del personale in una fabbrica del sud
(che noi sappiamo essere lo stabilimento Olivetti di Pozzuoli). Nel romanzo vediamo lo
psicologo svolgere i colloqui e le prove di ingresso per l’assunzione di nuovi operai con il
compito di scegliere solo i migliori, ma davanti alla disoccupazione dilagante di quelle zone
lo psicologo comincia a chiedersi se sia giusto operare una selezione, privando la maggior
parte delle persone del diritto al lavoro.
Il romanzo procede attraverso gli incontri e i rapporti che lo psicologo intrattiene con gli
aspiranti operai, gli operai già assunti e i colleghi, una galleria di personaggi su cui di volta
in volta il narratore si sofferma cercando di far emergere individualità e storie personali,
quando invece il suo compito gli richiede di essere imparziale e neutrale → il protagonista
mostra un volto umano ed è attento alle questioni etiche, che invece le ragioni del profitto e
dell’efficienza della logica industriale gli imporrebbero di ignorare.
I colloqui per la selezione si svolgono in un clima di forti tensioni, i disoccupati passano delle
implorazioni per l’assunzione alle minacce di morte nei confronti dei dirigenti
Donnarumma è uno dei tanti aspiranti operai, ma tra tutti i personaggi assume un ruolo più
rilevante, perché più di altri, con il suo carattere irrazionale e ribelle, fa emergere le
contraddizioni della fabbrica
Tema principale:
Se per molti scrittori il problema dell’industria è il modo in cui si lavora al suo interno, per
Ottieri il problema vero è la disoccupazione, rispetto alla quale il lavoro in fabbrica
rappresenta il rimedio e l’industria-modello rappresentata dalla Olivetti può inoltre
pag. 46
migliorare le condizioni delle persone e quelle generali della società → questo sembra vero
a maggior ragione al Sud, dove la disoccupazione sembra aver abbandonato le persone in
una sorta di stato incivile, nell’ignoranza e nella povertà.
Paolo Volponi
Memoriale 1962
Paolo Volponi (1924 – 1994)
Lavora alla Olivetti dalla metà degli anni 50 fino ‘71 è direttore dei Servizi sociali
dell’azienda, poi direttore delle Relazioni aziendali → nel 60 muore Adriano Olivetti, Volponi
rimane nell’azienda, ma si scontrerà con i nuovi dirigenti.
In seguito, diventa collaboratore della FIAT (responsabile dei rapporti tra fabbrica e città) e
presidente della Fondazione Agnelli, ma viene allontanato a causa dell’adesione al PCI.
Diventa senatore come indipendente del PCI e candidato alla presidenza della Repubblica
Autore di poesie e romanzi il primo e l’ultimo dei suoi romanzi sono dedicati al mondo
dell’industria, in cui Volponi ha lavorato per gran parte della sua vita.
Memoriale 1962
Le mosche del capitale 1989
pag. 47
etico politico e sperimentalismo formale.
Lo stile, anche nei romanzi, è caratterizzato da una forte tensione lirica (poetica)
Tra i temi principali troviamo:
Il rapporto tra naturale e artificiale
L’alienazione dell’uomo contemporaneo [tema frequentissimo nella letteratura di
quegli anni]
La necessità di costruire una società più giusta e di fare dell’industria un reale fattore
di progresso sociale [in particolare mediante la liberazione dal lavoro e la
costruzione di un rapporto diverso tra fabbrica e società]
Memoriale 1962
Il memoriale è un genere di racconto in prima persona di vicende biografiche, condotto
andando a ritroso nel tempo, a partire cioè da quando una determinata vicenda appare
conclusa. Il punto di vista coincide con quello di chi dice io nel testo e racconta la vicenda
Trama:
In “Memoriale” Volponi racconta la storia di un ex contadino, Albino Saluggia, reduce dalla
Seconda guerra mondiale e dalla prigionia in Germania, che tornato in Italia trova lavoro
presso un’industria piemontese (si tratta della Olivetti di Ivrea, ma nel romanzo non ci viene
detto). Nel lavoro in fabbrica Albino vede la possibilità di ricominciare una nuova vita e di
migliorare la propria condizione sociale, ma, da luogo di un possibile riscatto, la fabbrica
diviene un nemico. Albino, infatti, è malato di tisi e per questo verrà allontanato dal lavoro,
obbligato a curarsi dai medici della fabbrica da sempre affetto da profonda solitudine e in
preda a un delirio paranoico, è però convinto che la sua malattia sia un’invenzione dei
medici, che hanno ordito un complotto ai suoi danni, per impedirgli di lavorare e di rifarsi
una vita. Passerà del tempo in sanatorio tornato in fabbrica prende parte a uno sciopero,
ribellandosi alla fabbrica, e viene infine licenziato → [lo spunto viene a Volponi dalla lettera
di un operaio della Olivetti]
Temi principali
Il tema principale del romanzo è quello dell’alienazione (spersonalizzazione) dell’uomo
contemporaneo nel lavoro industriale, ma anche nell’intera società contemporanea [cfr.
brano in cui Albino lavora i pezzi di metallo in cui cerca di riappropriarsi del frutto del
proprio lavoro]
L’ alienazione si verifica in primo luogo nell’allontanamento da uno stadio di armonia con il
tutto, con la natura, caratteristico della società preindustriale → si nota l’opposizione tra il
naturale e l’artificiale (ma la natura sta ormai per essere soppiantata dalla città, solo i poeti
possono custodirne la memoria)
Albino cerca sempre, infatti, dei segni nel mondo naturale. → Nostalgia del mondo
contadino Vs mondo della fabbrica = mondo a parte rispetto alla città.
si sposta sempre dal suo paese di campagna (Candia) verso la città (c’è un
confronto costante tra città e campagna)
Albino sembra vivere secondo un tempo ciclico che si oppone a quello imposto dalla
razionalità produttiva (dalla società industriale) che sta all’origine dell’alienazione
Il narratore
L’autore ci presenta il tema dal punto di vista di Albino, che è un narratore inattendibile
→ non c’è un’istanza mimetica rispetto alla realtà, ma l’intento di straniarla. Lo straniamento
è dato per l’appunto dalla prospettiva del malato mentale affetto da paranoia. Uno
sguardo straniato sulle cose ce le fa vedere da una prospettiva inedita e inverosimile, che
però svela molto più di qualunque discorso analitico ed esplicativo.
pag. 48
Lo sguardo di Albino corrisponde a quello del poeta:
i dubbi di Albino sono in realtà quelli di Volponi, ovvero dell’intellettuale dirigente di
fabbrica rispetto alla razionalità produttiva [componente autobiografica]
Albino è un contadino-operaio, ma anche un poeta (nel romanzo sono inseriti i versi
da lui scritti)
La lingua
Albino cerca di reimpossessarsi delle cose, di trovare contatto e soprattutto armonia con la
realtà trasfigurandole per mezzo della sua attività immaginativa;
ciò si traduce in una lingua fortemente poetica, densa di figure retoriche al punto che si
può parlare di «poesia lirica in prosa»
È per l’appunto questo alto tasso di figuralità a conferire l’effetto di straniamento
Trama:
Ci sono 2 storie che si intersecano:
1. Il dirigente Bruto Saraccini, prima promosso a amministratore delegato di un industria,
poi deposto a favore di un altro a causa delle sue idee progressiste sulla fabbrica; si licenzia
e diventa consulente per un’altra azienda, ma anche lì non riesce a portare avanti i suoi
progetti per l’industria >> dietro le due industrie è facile vedere la Olivetti e la FIAT, mentre
Saracciniè personaggio chiaramente ispirato alla vita dello stesso Volponi (c’è anzi una
forte sovrapposizione, la differenza sta nel fatto che Saraccinisi piega al potere economico)
Temi
Il potere economico → tutto ruota (‘ronza’) attorno al denaro, l’interesse collettivo non
interessa e non può interessare all’industria → sconfitta dell’intellettuale e del progetto di
un’industria ‘illuminata’ [cfr. biografia autore]
Il rapporto tra naturale e l’artificiale → la ‘natura’ è un concetto perduto, tutto ciò che era
naturale è stato conquistato e dominato dall’uomo, ogni elemento della natura è
trasformato in ingranaggio produttivo (natura artificiale)
pag. 49
Luciano Bianciardi
La Vita Agra 1962
Un’intellettuale ‘fuori dai ranghi’, non ha occupato posizioni di particolare rilievo culturale e il
suo riconoscimento come scrittore è stato contrastato dalla critica
Molto legato alla sua terra (Grosseto) è insegnate e bibliotecario; attivo nella diffusione
della cultura tra le classi inferiori (vedi l’iniziativa del Bibliobus, ma anche l’organizzazione di
cineclub, dibattiti, etc..)
A metà anni ‘50 si trasferisce a Milano, dove sarà pubblicista per molti giornali importanti
(ad es. «Il Giorno»), traduttore di romanzi dall’inglese, redattore di case editrici (in
particolare Feltrinelli)
I minatori della maremma, scritto con Carlo Cassola nel 1956: un’opera che è per metà
saggio/ inchiesta sulle condizioni dei minatori della Ribolla (miniera di carbone di proprietà
della Montecatini nel grossetano), per l’altra metà raccolta di interviste ai minatori stessi
→ nel 1954 era esploso uno dei pozzi della miniera causando la morte di 43 minatori; i
responsabili vengono tutti assolti → l’episodio è all’origine della storia de La vita agra.
La sua opera è in gran parte di stampo autobiografico e incentrata sulla critica ironica
all’establishment culturale e alla società.
Struttura
Narrazione in prima persona; non c’è una vera e propria storia (trama molto esile), ma una
sorta di lungo memoriale con inserti dal tono saggistico o meditativo, in cui è difficile
ricostruire l’ordine cronologico degli eventi (non ci sono indicazioni temporali) e la struttura
appare caotica per indicare l’incapacità d’orientamento del soggetto.
Trama
Il protagonista senza nome, un giovane intellettuale anarchico, lascia la provincia toscana e
la famiglia per andare a Milano, con l’obiettivo di far saltare il palazzo dell’impresa
mineraria (che noi sappiamo essere la Montecatini) responsabile dell’esplosione di una
pag. 50
miniera (la Ribolla); in breve tempo, tuttavia, il protagonista comincia a mutare i propri
obiettivi di vendetta e giustizia, e si integra sempre più nella vita della metropoli. Nel
corso della storia conosce una donna, Anna, che diventa la sua compagna (diventano
inseparabili); cambia spesso lavoro a causa dei frequenti licenziamenti e si trova in perenne
difficoltà economica, perseguitato dai debiti e dai creditori (l’assedio dei ‘tafanatori’); infine
trova una certa stabilità come traduttore, ma le sue condizioni rimangono precarie. Sul
finale del romanzo il personaggio mostra di essere arrivato al culmine di un processo di
alienazione (spersonalizzazione)causato dalla società del boom
Aspetti tematici
La città alienata e disumanizzata viene rappresentata come un inferno (o un purgatorio)
abitato da uomini che si muovono come ombre con ritmi frenetici e automatizzati, dove
vige l’indifferenza reciproca, un luogo in cui l’umanità appare degradata (contrapposto al
mondo della provincia)
Critica alla società del benessere: nella società dei consumi, in cui qualunque desiderio
sembra potersi avverare, l’uomo continua a vivere, in realtà, costretto dai bisogni primari; il
protagonista si trova sempre più isolato dalla società e sperimenta su sé stesso gli effetti
della nuova società del boom, in particolare l’indifferenza reciproca tra le persone e
l’isolamento degli individui, l’opportunismo e la mancanza di solidarietà, le nuove figure di
lavoratori e arrampicatori sociali che affollano la città e determinano le sorti dell’economia
→ il soggetto si rifiuta costantemente di adeguarsi, ma piano piano si spegne, vive
come già morto, rassegnato. Non abbiamo, infatti, un soggetto protagonista che ci
presenta la sua chiara visione delle cose, ma un soggetto spaesato che perde
progressivamente la capacità di giudicare e di opporsi al mondo >> un percorso di
privazione della personalità.
Critica all’industria culturale e perdita del ruolo dell’intellettuale: il protagonista lavora
presso case editrici e giornali come redattore e giornalista, dove incontra tecnici e burocrati
della cultura che lavorano solo per il profitto dell’azienda; la sua professionalità è svilita e il
suo lavoro intellettuale si rivela precario e sfruttato tanto quanto gli altri lavori
La rabbia → il ribellismo del personaggio si riassume simbolicamente nel tentativo di far
esplodere uno dei simboli del capitalismo, il palazzo Montecatini, ma lo stesso stile denota
un tono di invettiva e astioso, denigratorio e «irato» che fa del romanzo un affresco
impietoso dell’Italia del boom economico
Dal punto di vista stilistico si trova infatti una forte carica espressionistica e parodica a
partire dall’uso sistematico di plurilinguismo (anche con l’uso di lingue straniere, in
particolare l’inglese) e pluristilismo in senso parodico (influenza di Gadda).
pag. 51
Scritture Selvagge:
letteratura antagonista nell’Italia degli
anni ’70
La letteratura dopo il Sessantotto
La crisi della letteratura impegnata e del ruolo dell’intellettuale arriva al proprio apice con
la contestazione giovanile, che porta con sé violenti attacchi a qualunque principio di
autorità ed’elitarismo → la Letteratura, come istituzione separata dalla realtà deve
essere abolita (anche l’intellettuale impegnato era infatti rimasto distante dalle masse) e la
pratica artistico-letteraria deve divenire una possibilità per tutti calata nella
quotidianità (nella vita)
Il sessantotto porta infatti con sé la democratizzazione e l’abbassamento dell’operazione
letteraria (‘tutti’ fanno/possono fare letteratura, anche senza avere cognizione dello
specifico letterario) e la perdita dei valori estetici tradizionali (riguardo il giudizio sulle
opere: cosa è e cosa non è letteratura)
Dopo il Sessantotto il campo letterario si trova in una situazione di spaesamento dovuta
anche all’azione dirompente della Neoavanguardia, che aveva ‘azzerato’ le forme
tradizionali, mentre si fa avanti una nuova letteratura impegnata che cerca di fare i
conticon la rivoluzione trascorsa → le soluzioni provengono sia dagli scrittori di
professione chedal ‘basso’.
Gli anni Settanta saranno connotati dalla disgregazione del campo letterario (Berardinelli)
nel quale sarà difficile individuare tendenze forti davanti ad una assoluta libertà di forme
(siamo all’inizio della Postmodernità, che vede la coesistenza e il riuso di tutte le forme
possibili) e al dilettantismo seguito al processo di democratizzazione del Sessantotto.
pag. 52
tradizione letteraria, che viene volutamente ignorata in opposizione alla letteratura
istituzionalizzata delle élite→questo garantisce il rapporto orizzontale, alla pari, con il
lettore, vs posizione elitaria dell’Autore vecchio stampo
Istanza politica → letteratura come strumento di lotta politica e denuncia sociale
Fenomeno editoriale→ Franchi narratori di Feltrinelli, Bertani e altre case editricidel
circuito eso-editoriale
Letteratura e antropologia
A proposito della letteratura selvaggia, due critici precedentemente appartenenti al
Gruppo 63, Guglielmi e Giuliani, insistono sulla profonda istanza antropologica di
questi testi.
L’antropologia costituisce per Giuliani il modello letterario di partenza dei selvaggi; il
critico pensa agli scritti di testimonianze raccolti dagli storici (storia orale) e al
metodo stesso seguito dagli antropologi, che raccolgono le storie provenienti da
strati sociali inferiori → l’esempio principale è rappresentato dalle Autobiografie
della leggera di Danilo Montaldi (1961), peraltro indicate come modello principale
dei Franchi narratori da parte di Balestrini
Come già sostiene Montaldi, anche la scrittura dei diseredati ha la sua dignità
letteraria, ma è letteratura proveniente da una cultura diversa da quella dominante
→ accettato questo fatto, la Letteratura è costretta ad allargare i suoi steccati
Si tratta di una letteratura che è interessata a ricostruire i rapporti con la realtà, più
che a ridiscutere la tradizione letteraria.
pag. 54
La questione dell’emigrazione accomuna in realtà la maggior parte degli operai, che con
questo viaggio tornano in buona parte verso la propria terra d’origine (ripresa del tema del
nostos) → il viaggio è occasione per ripensare alle cause dell’immigrazione al Nord
Struttura complessa che tiene insieme il momento del viaggio e il tempo dei ricordi, inserti
onirici, interiorità del protagonista e diverse voci della collettività (abbondanza di dialoghi)
Sono inoltre riportate le scritte dei bagni della fabbrica («L’urlo della notte»)
Sopra la nave si ripresenta la differenza di classe, con una netta divisione tra operai
e intellettuali/borghesi; la questione si intreccia a quella del rapporto tra il proletario
e la cultura ‘alta’, con diversi riferimenti sprezzanti all’istituzione letteraria [cfr.
l’episodio di Pound in pdf. Guerrazzi, Nord e sud.]
Introduzione
Alcune delle opinioni degli operai Ansaldo riportate nell’Introduzione al volume:
Guerrazzi ha trovato il coraggio di scrivere un libro che potrei aver scritto benissimo io
Nord e sud uniti nella lotta non l’ha scritto Guerrazzi, l’ha scritto la classe operaia, col
suo linguaggio schietto e genuino
Non ci posso ancora credere che venga stampato un libro scritto da un operaio, non
sembra quasi neppure un libro tanto le cose che dice sono vere. In genere i libri, per
quello che ne so, parlano di grandi personaggi che fanno cose eroiche, molto
intelligenti, ricchi, ma non di noi poveri perché non siamo interessanti.
pag. 55
Bruno Brancher, Disamori (1977)
Il testo è organizzato in capitoli corrispondenti a fasi consequenziali della vita del
protagonista:
Infanzia in un collegio di suore, adolescenza nel quartiere milanese, prima esperienza del
carcere; emigrazione in Belgio e lavoro presso la miniera di Marcinelle; ritorno a Milano;
nuova permanenza in carcere.
Il racconto della vita personale è intervallato da quelli degli amici di quartiere (in particolare
Paolino e Zarina) → la storia del singolo è la storia di tutti, nel senso che i destini della
vita del sottoproletario sono comuni
La dimensione collettiva della voce narrante è poi rimarcata dalla particolare struttura
testuale, che mima in buona parte le forme dell’oralità [cfr. pdf Brancher, Disamori] e di
una fruizione situata negli stessi posti di aggregazione degli sbarbà de vita (l’osteria) →
dimensione antropologica del racconto orale come processo di auto riconoscimento della
comunità. La scrittura è intesa come forma di consolazione e condivisione
Scritture giovanili
Titoli principali:
Dario Trento, Storiella omosessuale (1977, Squi/Libri)
Claudio Ambrosi, Limoni neri (1978, Squi/Libri)
Caterina Saviane, Ore perse. Vivere a sedici anni (1978, Franchi narratori di Feltrinelli)
Scritture in cui si rivela lo stretto legame tra ‘il personale e il politico’ (slogan del periodo).
Rappresentative di un disagio generazionale che riguarda la caduta delle prospettive
politiche tanto quanto la difficoltà della soggettivazione, le cui cause vengono ugualmente
rintracciate nella condizione sociale generalizzata (alienazione diffusa).
pag. 56
L’autofiction
Esempi italiani: Walter Siti e Michele Mari
Nascita e sviluppo dell’autofiction
Il termine è stato coniato nel 1977 dal critico e scrittore francese Serge Doubrovsky e
compare per la prima volta nella prefazione al suo romanzo Fils.
Si tratta di una sorta di autobiografia romanzata in cui l’autore racconta della giornata del
prof. Universitario Doubrovsky, alle prese con problemi edipici (morte della madre;
relazione con la compagna), di una seduta con il suo terapista e infine di una sorta di
messa a nudo esistenziale e di ricostruzione del sé che avviene per il tramite della
letteratura.
Il romanzo e, soprattutto, le riflessioni in merito all’autofiction che lo accompagnano hanno
grande influenza: da questo momento quello dell’autofiction diventa un ‘genere’
estremamente diffuso (larghissima la produzione straniera a partire dagli anni ‘80; in Italia
abbiamo meno esempi e più recenti), mentre la critica letteraria (in particolare quella
francese, molto meno quella italiana) si è fortemente impegnata nella definizione del
termine per oltre vent’anni → il concetto di autofiction è stato oggetto di numerosi
fraintendimenti.
Doubrovsky e Lejeune
Doubrovsky sta già scrivendo Fils al momento della pubblicazione de Il patto
autobiografico di Lejeune; rimane profondamente influenzato da questa lettura e
matura l’intenzione di legare la propria opera letteraria (e le riflessioni poetiche
correlate) a un’ipotesi lasciata in sospeso da Lejeune:
«l’eroe di un romanzo dichiarato tale, può avere lo stesso nome dell’autore? Nulla lo
impedisce, ed è forse una contraddizione interna dalla quale si possono trarre effetti
interessanti. Ma, in pratica, nessun esempio di tale ricerca si presenta alla mente.»
[Lejeune, Il patto autobiografico]
Doubrovsky è intenzionato a colmare questa lacuna, ma a conti fatti il suo Fils rimane simile
a una classica autobiografia (benché romanzata). Saranno altri autori e realizzare romanzi
con maggiore pertinenza rispetto all’ipotesi di Lejeune.
Definizione di autofiction
Lorenzo Marchese, autore di una delle monografie più esaustive sull’autofiction in
Italia (L’io possibile, Transeuropa 2014), scrive che l’autofiction potrebbe essere
definita come:
«componimento in prosa di varia lunghezza in cui un autore scrive quella che in
apparenza è la propria autobiografia, ma nel contempo fa capire attraverso
1
per la definizione di autofiction si fa riferimento a L. Marchese, L’io possibile (cfr. saggi consigliati in bibliografia
pag. 57
strategie paratestuali e testuali che la materia della storia che si racconta è da
intendersi come falsa, cioè non corrispondente alla realtà dei fatti avvenuti e non
credibile come resoconto testimoniale. […] la ‘’storia vera’’ del discorso
autobiografico si mostra come un’invenzione in alcune delle sue parti, e il paradosso
di una storia insieme veridica e inventata è accentuato dal fatto che non è mai
agevole, e in certi casi impossibile, discernere i fatti inventati da quelli invece
avvenuti realmente: ugualmente, persone riconoscibili come realmente esistite o
esistenti possono essere caricate di azioni e pensieri inventati, verosimili o
inverosimili, molto difficili da dimostrare, sulla scia di quanto si fa, da moltissimo
tempo, nel romanzo storico. […] Il dualismo da cui il meccanismo dell’autofiction
parte non è quindi quello di realtà-finzione, ma quello di verità-finzione, che viene
posto per essere negato con una confusione voluta dei piani»
L’autore gioca programmaticamente con l’ambiguità in cui è lasciata l’interpretazione (cosa
c’è di vero e cosa c’è di finto), ma la premessa al suo discorso è, per l’appunto, che si tratta
di una finzione → l’autore esibisce infatti la finzionalità della sua operazione tramite il
paratesto (ad esempio la scritta ‘romanzo’ in copertina o un’introduzione) e alcune spie
interne di stampometaletterario, che sono caratteristiche portanti dell’autofiction
Nel momento in cui il lettore constata la finzionalità dell’operazione, per poter ‘godere’
dell’opera è disposto a farsi ingannare e a prendere la storia ‘per vera’, così come si fa con
il patto finzionale (narrativo).
Il patto autobiografico è però saltato poiché viene a mancare la certezza dell’identità
autore-personaggio (messa chiaramente in discussione dall’autore stesso) e con essa la
referenzialità delle cose narrate (la «professione di sincerità» dell’autobiografia).
Si tratta in sostanza di un ‘falsa’ autobiografia, ovvero di un romanzo che finge, in tutto e
per tutto, di essere un’autobiografia e che al contempo dichiara costantemente la falsità di
quanto narrato (dichiara esplicitamente che si tratta di un romanzo) → è come se l’autore
dicesse ‘non è un romanzo’/ ‘ non è un’autobiografia’, ‘ non dico la verità’/ non vi sto
prendendo in giro’ → la soggettività si mantiene volutamente in uno statuto incerto tra
vero e falso.
L’autofiction sembra voler stabilire un ‘ritorno alla realtà’, facendo perno sulla pretesa
di veridicità dell’autobiografia (più aderente alla realtà rispetto a un romanzo)2; allo stesso
tempo, però, prende atto dello statuto incerto, se non impossibile, della realtà → non ha
quindi la pretesa
di rappresentare le cose così come sono (come uno specchio), ma fa finta di farlo (come
un trompe l’oeil, un inganno)
2
Postmodernità indica un periodo storico (negli USA a partire dagli anni ‘50-’60, in Italia anni ‘70) che si sviluppa in relazione
alla terza rivoluzione industriale e alla pervasività dei mass media, caratterizzato da una letteratura disimpegnata rispetto
all’obiettivo mimetico (rappresentazione della realtà) a favore di una letteratura intesa come riscrittura del già scritto, come
gioco letterario di citazioni e rifacimenti che rimane distante dalla realtà.
** è una tendenza generalizzata, in opposizione alla lett. postomoderna, che comprende la non-fiction novel (es.
Saviano), dove la voce autobiografica si pone a garanzia di verità (nell’autofiction invece si riflette sullo statuto
incerto della realtà)
pag. 58
Il soggetto (psudo-autobiografico) dell’autofiction prende atto del fatto che è impossibile
rappresentare sé stessi in maniera veridica in un mondo in cui il soggetto stesso e la
realtà tutta si ‘costruiscono’ per via di immagini fittizie.
Modalità dell’autofiction
L’autofiction, come e più dell’autobiografia, ha forme talmente variegate da non
poter essere racchiusa all’interno di una etichetta tipologica, non può cioè essere
definita come un vero e proprio genere.
Si possono distinguere due ‘modalità’ principali:
Il racconto ‘fin troppo’ realistico: modalità dominante, quella della falsa autobiografia
(Siti)
Il racconto che vìola in maniera evidente la norma realistica, con l’elemento
inverosimile e addirittura meraviglioso o fantastico, evidentemente finzionale (Mari)
Walter Siti
Docente universitario alla Scuola Normale di Pisa e importante critico letterario
Esordisce come scrittore nel 1994 con Scuola di nudo, seguito da Un dolore normale
nel 1999, entrambi improntanti alle forme dell’autofiction
L’esempio migliore di autofiction è offerto dal romanzo del 2006, Troppi paradisi
Trama e struttura
Il racconto è narrato in prima persona da un narratore che, come l’autore, si chiama Walter
Siti e fa il professore universitario all’Università di Pisa.
Il tempo utilizzato è il presente, che accentua l’effetto di aderenza ai fatti narrati.
La storia è ambientata nel 1998, in piena epoca berlusconiana (affermazione del potere
televisivo). Siti ha una relazione con un giovane, Sergio, che lavora per la televisione e
vorrebbe fare carriera; dopo la morte del padre e in concomitanza con un periodo di
disoccupazione di Sergio, Siti si allontana dal compagno e inizia una nuova relazione con un
giovane borgataro, un culturista di nome Marcello, che diventa per lui una sorta di desiderio
ossessivo; raggiunto l’obiettivo di possedere Marcello il protagonista si sente del tutto
integrato con la società dello spettacolo.
La trama è di per sé esile; l’intero romanzo si compone di lunghi brani a carattere saggistico
in cui è in discussione il funzionamento della società occidentale, basata sull’immagine e
W
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Il racconto sembra autobiografico, viene rispettata perfettamente l’identità autore -
narratore- personaggio (patto autobiografico), ma l’autore ci avverte che si tratta di
un racconto finto (viene a mancare la professione di sincerità dell’autobiografia)
servendosi del paratesto → vedi l’Avvertenza al romanzo
[lettura dell’Avvertenza; di p. 3, fino a «ha ragione»; pp. 4-6, da «Intendo» a «dichiararlo»; pp.
11-12 fino a «rapporto»; pp. 61-62, da «Poi» fino «inutile»]
Michele Mari
A lungo docente di Letteratura italiana alla Statale di Milano
Il primo romanzo è del 1989, Di bestia in bestia
La sua produzione letteraria conta numerosi romanzi, raccolte di racconti e poesie
Legato a un’idea ‘manieristica della letteratura (tra i modelli compare Gadda),
fondata sulla ricombinazione di linguaggi e stili differenti e sul citazionismo [non
lontano dai modelli postmodernisti], ma ha posto l’io autobiografico (il racconto
dell’infanzia in particolare) al centro di molti suoi testi, a garanzia di veridicità (anche se i
ricordi possono essere sia veri che fittizi)
Leggenda privata può essere ricondotto alla definizione dell’autofiction secondo
modi fantastici
Trama e struttura
Il racconto autobiografico della propria infanzia e dell’adolescenza è inserito all’interno di
una ‘cornice’ metanarrativa che riprende elementi del genere horror, in cui l’autore si
trova a dialogare con gli esponenti di due Accademie, composte da mostri, strane entità
minacciose dai nomi bizzarri.
L’Accademia di Sopra rappresenta i circoli intellettuali milanesi, quella di Sotto i ricordi della
casa di campagna di famiglia (a Nasca, vicino a Varese). Entrambe le Accademie chiedono
al narratore di raccontare sé stesso. Quelli di Sopra chiedono un’autobiografia che incontri
il gusto dei lettori, che sia dunque smascheramento del sé, ma che sia allo stesso tempo
densa di elementi avvincenti, anche se finti (come un assassinio che sarebbe stato
compiuto dal protagonista). Quelli di Sotto chiedono invece che l’autore si metta a nudo,
rivivendo il proprio angoscioso passato.
Il narratore vive però il racconto del sé come una minaccia di autoannullamento e tenta
continuamente di sottrarsi al compito che gli viene imposto.
Il racconto della propria vita finisce per coincidere con il racconto del rapporto tra i genitori
(della loro separazione) e tra lui e i genitori, accompagnato dall’inserto di fotografie della
propria giovinezza (tratte per la maggior parte dall’album di famiglia dell’autore; vedi
copertina). L’autobiografia non verrà terminata, l’autore riesce a sottrarsi al compito grazie
all’intervento di Gheri, figura femminile fantasmatica, il cui nome coincide con uno dei tanti
nomi e nomignoli del protagonista di cui si parla nel testo.
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proliferazione dei nomi e soprannomi del protagonista (a seconda delle fasi di vita viene
chiamato Chila, Danilo, Miguel, Gheri)
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