Sei sulla pagina 1di 59

FILOLOGIA ITALIANA LUCA MAZZONI

02/10

L’esame sarà orale

Il manuale è quello di Stussi dell’ultima edizione. Non studiare il capitolo 2.

- 1 Che cos’è la filologia?

Lo scopo della filologia è quello di creare l’edizione critica di un testo (un testo pubblicato in una versione il più
possibile originale alla volontà dell’autore. Filologia significa amore per la parola/lo studio della parola. In Italia la
filologia è lo studio dei testi e della loro trasmissione. Le filologie derivano da quella classica che poneva l’esigenza
di studiare dal punto d vista scientifico dei testi. Nei testi contemporanei non è facile capire la volontà dell’autore.
Avendo moltissime copie come si fa a capire qual è il testo originale? Lo si risolve attraverso tecniche scoperte in
questi ultimi anni.

Per creare una produzione critica del testo è necessario capire esattamente il significato dei testi. Alcuni testi critici
non sono edizioni molto affidabili dal punto di vista testuale cioè contengono testi che non appartengono all’originale.
Ad esempio in un’edizione non critica del novellino di Boccaccio in cui la lezione corretta non è risata bensì ristata che
significa fine.

Recentissime=freschissime

Pacier= garantisce la pace.

Quindi la filologia è il presupposto per un corretto esercizio della critica letteraria.

L’edizione critica fornisce un testo senza difetti che potrebbero essere causate dalla diffusione e trasmissione.

Prima del 1455 Gutenberg stampa la sua Bibbia, il primo libro stampato della storia, c’erano i copisti amanuensi. Nelle
copiature dei testi originali avvenivano errori almeno 1 a facciata. Il processo di errori di copiatura raddoppiano quindi
segue una proporzione algebrica. I manoscritti più antichi dell’Alto medioevo erano in papiro e dopo la caduta
dell’Impero Romano iniziano a diffondersi le pergamene di pelle di vitello o pecora con procedimenti faticosi. La
codicologia (disciplina ausiliaria della filologia) studia i manoscritti detti anche codici che prima dell’Impero Romano
erano organizzati in volumi arrotolati. Nel foglio di pergamena c’è il lato carne e il lato pelo 2 e poi 2. La carta è più
fragile della pergamena che\ permette una conservazione più lunga. La carta è stata inventata dai cinesi e portata in
Europa dagli arabi e si inizia ad utilizzare dal 12esimo secolo. Si scriveva con penna d’oca oppure cannuccia con la
punta intinta in un calamaio con inchiostro fatto di noce di Gallia e per essere incancellabile doveva avere anche dei
Sali metallici. La Paleografia è lo studio delle antiche scritture. Per cronologicamente capire la datazione dei
manoscritti? Dobbiamo rivolgerci ai paleografi. Capitava che se si voleva cancellare un manoscritto lo si doveva
raschiare la pergamena con una lama e riscriverci sopra e questo nuovo manoscritto viene detto palinsesto. Per
vedere le parole che sono state raschiate ci serviamo della lampada di Wood che ha una luce viola. Nell’800 però non
avendo questo strumento si cancellava la scrittura aggiuntiva con degli acidi ma allo stesso tempo corrodeva il
manoscritto. Angelo NAI?

-2 Tra le scritture antiche più diffuse c’era

- la carolina introdotta da Carlo magno alla fine del 8 secolo.

ET, abbreviazioni per ragioni di spazio, cediglia per vedere un dittongo, le parole sono attaccate l’una
all’altra con la scriptio continuae, scrittura in minuscolo, le maiuscole usate in modo irrazionale, la punteggiatura c’è
ma usata in modo diverso oppure assente.

-la litterae textualis o gotica 11-15 secolo: spigolosa, parole abbastanza separate, predeccessoribus 3= us - = pre

Di Petrarca e Boccaccio abbiamo autografi. Del Decameron ad esempio. Z

-la minuscola cancelleresca (usata negli uffici delle corti preposti di documenti) o bastarda (13, 14).

-la mercantesca nello stesso periodo fino al 16esimo secolo. Tipica dei mercanti, difficile perché scritta in fretta.

nesso caratteristico GLI.

-3 Incunaboli (culla= arti letterarie dovevano ancora svilupparsi) e cinquecentine

I primi tipografi erano tedeschi. Gli incunaboli sono i libri stampati nel 400 le cinquecentine vengono stampate nel 500
stesso. Gli incunaboli sono molto simili ai manoscritti. A volte non c’è titolo ma solo autore e anno di pubblicazione.
Non è detto che la stampa sia diverso dal manoscritto, l’incunabolo o la cinquecentina possono essere copie di
manoscritti andati perduti. Si mettevano forma con caratteri e con torchio veniva stampata la pagina. La prima
edizione di un testo si dice quella principe ed è possibile che riproduca un manoscritto già conosciuto. La textual
bibliography o filologia dei testi a stampa che ricostruisce testo critico quando noi abbiamo a che fare solo con testi
pubblicati non con manoscritti. Con i libri antichi possono esistere varianti di stato ovvero differenze tra una copia e
un’altra di un testo stampato della stessa edizione dovuta all’intervento dei tipografi. L’edizione di un testo fa
riferimento alla datazione di un certo numero di copie di un’opera. L’emissione avviene quando un editore stampa un
certo numero di copie che non vengono vendute e restavano nel magazzino e dopo un certo lasso di tempo il
tipografo o editore capiva che quest’opera non aveva avuto successo immediato e cambia solo il frontespizio, questa
non è una nuova edizione dell’opera perché il testo è uguale ma un’emissione che viene riproposta da quella
precedente solo con cambio di frontespizio. Gli incunaboli non li abbiamo molto spesso per il successo dell’opera
come quelli cavallereschi che venivano messi nella bisaccia e quindi venivano persi.

-4 La trasmissione dei testi

Un autografo è il manoscritto originale, vergato dall’autore. Ma capita che l’originale non sia autografo ma idiografo
vergato sotto la sorveglianza dell’autore come fece Giovanni Malpaghini con Petrarca con il Canzoniere quindi in parte
fu scritto da Petrarca d’altra parte no. L’ antigrafo è il testo da copiare del copista, la copia si chiama apografo. I
manoscritti di un’opera sono testimoni dell’opera che riferiscono come testimoni la versione dell’opera. Di un’opera
esiste una tradizione diretta è l’insieme dei manoscritti che riportano un’opera, l’indiretta è quando all’interno di
un’altra opera si citano parti dell’opera che stiamo analizzando. I testimoni possono essere recentiores non deteriores
= i recenti non sono i peggiori ovvero sono tardi, un ‘opera medioevale non ha solo medioevali ma anche tardi come
ad esempio settecentesco che potrebbe avere meno errori.

06/10

Ogni operazione di copia è soggetta ad alcuni errori. Gli errori poligenetici= errori da copisti, errori che possono essere
commessi più frequentemente:

Apoligrafia= tolgo una sillaba copiando la parola

Dittografia= inserire elemento in più in una parola

Errori paleografici= confondere s con f, confusione tra c,t,te,o, di n,u.

Omeoarchia= dall’antigrafo vede una parola che inizia con pro ma non la legge tutta e la scrive sbagliata

Tituli non sciolti o inseriti a propositi= trattini orizzontali sopra le lettere che dice che lettera è sottintesa. Il copista si
dimentica di inserire questi.

Omeoteleuto= più frequente e più facile da individuare. Parola finisce con stella e poi c’è un altro stella e salta parte
testuale.

Varianti d’autore= bisogna presupporre che ci sia un testo originale e copiato da copisti. Ma può anche darsi che
l’autore scriva un testo lo inizia a diffondere ma poi vuole cambiare parole. Quindi a volte si fa fatica a capire quale sia
la versione originale. Dante dice che l’incipit del suo sonetto l’ha cambiato. Uno degli esempi famosi è quello di Fermo
e Lucia che è il primo abbozzo dei promessi sposi che presenta grandi cambiamenti.

La tradizione è un termine che è stato creato da Giorgio Pasquali.

I copisti adottavano alla propria realtà il testo e i personaggi anche. Il Tempo non i più. Gli altri autori d’altra parte
potevano essere.

Le fasi della critica testuale:

le operazioni essenziali sono 3

1 RECENSIO 2 ESAMINATIO 3 EMENDATIO


Il fondatore del metodo filologico è Carl Lachmann editore tedesco.

RECENSIO: si riuniscono e si descrivono i testimoni (manoscritti). Per far ciò si devono trovare tutti i manoscritti di
quell’opera e poi lo descrivo. Ovvero dico le caratteristiche che esso ha e qui entra in gioco la paleografia. A questo
punto devo creare lo stemma codicum chiarendo i loro rapporti capendo quale manoscritto è stato modello di un
altro. Lo stemma codicum è l’albero genealogico dei manoscritti. Le sigle vengono spiegate: O= originali da cui
derivano una serie di rami. Alfa e beta sono i sub-archetipi, originale è il testo che l’autore ha scritto l’archetipo è
quello che sta alla base della storia del manoscritto. Poi sono presenti le famiglie. I manoscritti perduti sono in greco,
sub-archetipi o perduti gli altri in latino. Altri manoscritti sono copie di altri. I tratti tratteggiati stanno a significare che
c’è stato il fenomeno della contaminazione. E’organizzato in ordine cronologico dal più antico a quello più recente. Dal
1355 i manoscritti della commedia sono molto contaminati e i rapporti con i manoscritti sono difficili e si fa alla
tradizione antica vulgatum. Negli ultimi anni abbiamo la digitalizzazione dei manoscritti mentre prima si inserivano nei
CD-rom. L’archetipo che presenta molti errori è l’archetipo del convivio.

-Per trovare i manoscritti devo controllare i cataloghi. IMBI= indice dei manoscritti delle biblioteche d’Italia che è
un’opera tutt’ora in corso di stampa. Questi sono raccolti in base alla segnatura. Abbiamo la collana indici e cataloghi
del ministero della pubblica istruzione e la biblioteca apostolica vaticana. In fine abbiamo l’Iter Italicum creato da
Kristeller che in più di 30 anni di lavoro ha cercato biblioteche umanistiche i manoscritti. Poi c’è la collana dei
manoscritti datati d’Italia e altri ancora. Bisogna andare in biblioteche che hanno la biografia dei manoscritti e
leggerseli. Inoltre ci sono il sito MANUS e BIBMAN. Iccu sta per istituto centrale per il catalogo unico. Nuova biblioteca
manoscritta per trovare una certa opera in alcune biblioteche venete che hanno aderito alla consultazione di
manoscritti.

EXAMINATIO = Se nello stadio più antico non ci sono errori monogenetici si tratta dell’originale sennò siamo difronte
all’archetipo. Archetipo del convivio di Dante è pieno di errori

Quindi con l’EMENDATIO bisogna correggerli.

09/10

\Articolo corriere della sera: parla della questione del rinvenimento di un inedito di Macchiavelli attraverso la
catalogazione dei manoscritti per mano di Conti un borsista. La Biblioteca Nazionale di Firenze è un’istituzione molto
importanti perché ha molti manoscritti. Due nipoti di Machiavelli hanno avuto il compito di resettare i manoscritti del
nonno Machiavelli creando un codice “Apografo Ricci”. Manus inizia un inventario dei manoscritti palatini della
Biblioteca. E ’stato trovato un manoscritto composito (arie pagine unite) chiamato “Cronica”. Brogliaccio=insieme
disordinato di appunti

All’interno ci sono eventi raccontati importanti della storia d’Italia e dei conflitti europei. Non è presente l’antigrafo di
questo testo. Abbiamo capito che è di Machiavelli per prove paleografiche, storiche e filologiche. 5 punti su cui
basarsi:
1- Quando copiando non era sicuro che fosse del nonno lo segnala ma non in questo caso
2- La legatura= è il modo in cui un manoscritto è rilegato. La codicologia studia le legature varie.
3- Questa è una prova interna diversamente le altre due prima erano esterne.

4- Il copista che ha copiato questo ne ha copiati altri di Machiavelli.


5- Se non sappiamo se attribuire quest’opera ad un certo autore dobbiamo trovare corrispondenze. Dice in
realtà in parte queste opere rispecchiano Biagio Buonaccorsi.
Questo fa capire che la ricerca del filologo non ha mai fine.

PROBLEMI DI AUTENTICITA’ E ATTRIBUZIONE


La filologia decide sull’autenticità o meno di un testo. I filologi si avvalgono dei documenti interni ed esterni,
capace anche di conoscere lo stile dell’autore.
-Dante scrive le Egloghe, testi pastorali dove però si trovano corrispondenze politiche attuali. Viene detto
però che queste siano state composte da Boccaccio, ciò non ha avuto molto credito.
-Martelli dice che il Dialogo della nostra lingua di machiavelli fosse una giarda cinquecentesca= tendenza
anche fiorentina di costruire delle beffe da parte di un anonimo= poco successo.
-Codice Bardera di rime del secolo XIII di Lamma professore dice che un suo amico possedeva manoscritto
trecentesco che portava rime duecentesche. Lamma diede edizione diplomatica di questi testi ma negli anni
20 si scoprì che in realtà questo manoscritto non fu mai esistito.
-Fiore e detto d’amore di Dante sono delle opere dantesche ma non tutti sono d’accordo su ciò. Queste opere
sono conservate in un manoscritto dove non c’è il nome di Dante. Nel Fiore c’è il nome SER DURANTE il vero
nome di Dante qualcuno pensa sia di lui altri no o che si tratti di altri Dante. Il problema è che hanno stili
diversi ci sono francesismi che non ricorrono in opere di Dante.
-L’Epistola a Cangrande in realtà può essere in contraddizione con altre opere dantesche quindi non si sa.
-Paolo Pellegrini rinviene lettere di Cangrande ad Arrigo 7 nella quale sono usate citazioni di altri autori che
Dante fa anche altrove nella sua opera. Questa sarebbe una lettera che Dante scrisse a Verona a servizio di
Cangrande della Scala.
-Lettera di Ilaro che è una lettera latina che Ilaro, monaco scrisse raccontando nel suo monastero in Toscana
dante avrebbe chiesto ospitalità lì nel suo viaggio verso la Francia (su cui si dubita) e avrebbe fatto vedere i
versi della commedia. Oggi si dice che questo è un falso del Boccaccio perché si trova in un manoscritto
laurenziano di Boccaccio.

EDIZIONE DI UN AUTOGRAFO O DI OPERA A TESTIONE UNICO


Se siamo difronte ad un solo manoscritto di un’opera possiamo adottare 3 criteri: o testimone unico, critica,
interpretativa, diplomatica.
1- Edizione diplomatica: lo si fa per carte d’archivio, testi antichi o di interesse linguistico. La diplomatica è
l’arte dello studio del documento, quindi riprodurlo nella maniera più precisa possibile, senza correggere
errori o aggiunte. E si indicano le carte dal manoscritto su cui si trascrive. In un periodo le edizioni
diplomatiche venivano usate per riprodurre i canzonieri più importanti italiani come:
Questi riportano opere di Guinizelli soprattutto LCORE GENTILE.

Recto del foglio. La punteggiatura è irrazionale. Non c’è divisione in versi. Non ci sono accenti e nessun intervento
critico.

La fine del verso sembra essere segnalata dai punti.


Ogni verso è in colonna. Non ci sono apostrofi.

2- Edizione interpretativa: è destinata alle stesse tipologie testuali dell’edizione diplomatica. Qui si inizia a d
avere gli interventi dell’autore: dividere le parole, distinguere u/v, regolare le maiuscole, introdurre
interpunzione e segni diacritici (accenti e apostrofi), introdurre parentesi per lo scioglimento di
abbreviazioni.

(sempre LCORE GENTIL)

Qui si è anche segnalato le varianti prese da altri testi. Testi a penna= manoscritto. Collazionare= confrontare

3-Edizione critica con un solo testimone o con autografo

a) A un solo testimone cioè si trova in un solo manoscritto. Si deve trascrivere il testo per com’è ma
renderlo leggibile per i nostri giorni. Il compito dell’editore è interpretare il testimone con la maggiore
precisione possibile. La trascrizione è il primo passo dell’interpretazione. Attenzione all’interpunzione
che viene introdotta e alla divisione esatta delle parole.
b) Autografo= se il testo a testimone unico è un autografo si fa un’edizione critica ma non bisogna
correggere gli errori che risalgono all’autore, tranne quelli meccanici (lapsus calami), non bisogna cioè
sostituirsi alla volontà dell’autore.

13/10

L’EDIZIONE DI UN TESTO CON PIU’ TESTIMONI

Metodi filologici usati fino all’800 che ora non sono più affidabili:

1- Non fidarsi della vulgata/textus receptus ovvero l’edizione di un testo più diffusa.
2- Se abbiamo tanti manoscritti supponiamo di avere una particolare lezione in tutti i manoscritti (codices
plurimi) allora tutti questi sono attendibili. Ma prima di affidarsi a ciò bisogna prima chiarire i rapporti che
intercorrono tra di essi= costruendo uno stemma codicum.
3- Il manoscritto più antico (codex vetistissimus) non si deve privilegiare perché questo può essere separato
dall’originale da molti più intermediari rispetto al manoscritto più attuale (recentiores non deteriores= i più
recenti non sono peggiori cit. di Giorgio Pasquali).
4- Dire che uno è il codex optimus ovvero il migliore rispetto a tutti gli altri è soggettivo se non lo si confronta
con altri testi

Il metodo che prende origine da Carl Lachmann è LA COLLATIO. Noi per pubblicare un testo dobbiamo capire i rapporti
tra i manoscritti individuandone la geneologia. Si parte dalla COLLATIO ovvero si inizia trascrivere uno dei testimoni (il
migliore a prima vista) questo fungerà da base di collazione, si può prendere come ciò un’edizione a stampa. Poi si
registrano le varianti degli altri codici rispetto a quel testo. Le varianti le si registrano nei margini dell’edizione o nei
m1argini del foglio su cui si è trascritta la base di collazione (verso per verso per poesie), oppure le si segna su fogli
separati.

P è la base di collazione. Non interessano le varianti grafiche ma quelle di sostanza (con/che).


Convivio opera di Dante ha l’archetipo segnato da molti errori. Lei prende la vulgata, numera le righe e poi segna le
varianti in un foglio tratte dal manoscritto L (Laurenziani= viene dalla biblioteca laurenziana di Firenze). Nel 56 il segno
significa che è cambiato il numero delle parole. Nel 57-58 senza differenza di parola non stringe ma stringe. Nel 63-64
l’apice essendo posto in uno spazio vuoto indica l’omissione. Nel 67-68 c’è una lezione diversa come nel 69. Nel 73 è
riceve, le parentesi quadre sono le integrazioni dell’editore perché le pagine erano sfigurate, il manoscritto (dx) invece
omette il sì.

Poi si passa alla ricerca degli errori. E’ utile preparare schede che rechino in alto parte della base di collazione e poi le
varianti die manoscritti.

Successivamente si devono classificare i testimoni capendo le loro relazioni. Questo avviene individuando gli errori e le
lacune (mancanza parti del testo come parole o addirittura pagine) presenti nei manoscritti. Gli errori possono essere
di due tipi:

1- Congiuntivi: errore difficile da commettersi (non poligenetico) o una lacuna presente in due o più manoscritto
dimostra che c’è parentela= provengono dallo stesso antecedente.
2- Separativo= un testimone che in un punto ha un testo corretto non può derivare da un manoscritto che nello
stesso punto ha un errore o una lacuna.

Riconosciuti i rapporti tra i testimoni vengono rappresentati con lo stemma codicum. Poi si procede all’eliminazione
delle varianti adiafore o indifferenti nate durante la trasmissione del testo. A volte capita che in un punto del testo ci
sia la parola mondo e poi terra quindi entrambi le lezioni sono accettabili e per decidere quale scegliere uso lo stemma
codicum, queste si chiamano varianti indifferenti.

L’errore è apertamente contrario alla logica e al buon senso. Per capire un errore bisogna conoscere bene la lingua
sennò si possono confondere gli errori con le parole rare. Errore può essere anche qualcosa che viola le regole della
lingua dell’autore= sottointeso che bisogna conoscere bene l’intera opera di un autore. Un errore è qualcosa che è in
contrasto con quanto lo scrittore afferma altrove. Tipico è l’anticipazione o ripetizione di una parola= errore
monogenetico.

Gli errori non significativi sono quelli poligenetici invece quelli importanti sono monogenetici.

1-Errore separativo di B= errore che non può essere stato fatto da A.

3- A e B hanno un lo stesso errore ma in entrambi c’è un errore non presente nell’altra copia quindi c’è originale
che con le due copie ha creato due errori differenti.
4- A e B hanno entrambe un errore differente ma A e B hanno anche un errore comune. Quindi da un originale è
stato creato un archetipo x che contiene l’errore congiuntivo. Potrebbe esserci anche un C copiato
direttamente dall’originale che contenga errori separativi.

Nel caso di 3 testimoni:

In tutti questi casi succede che oltre ad avere ciascuno un errore separativo B e C nel primo esempio hanno un errore
che li accomuna= congiuntiva e derivano da un codice perduto alpha.

Nell’ultimo esempio se in A B C si avesse lo stesso errore congiuntivo si crea l’ultimo caso dell’esempio prima di
questo.
In questo schema noi abbiamo un originale da cui è disceso un archetipo non conservato che ha almeno un errore
congiuntivo dal quale derivano i manoscritti conservati

Tutti e 6 hanno lo stesso errore congiuntivo, ciascuno ha un errore separativo però a gruppi di due questi hanno un
ulteriore errore congiuntivo. E ed F hanno due congiuntivi in più ovvero lo stesso di C e D (b) e c. a, b, sono codici
interpositi. L’archetipo lo si ha quando tutti i manoscritti hanno lo stesso errore congiuntivo.

16/10/20

Esempi di errori congiuntivi

-Guittone, canz XXXII: tre testimoni leggono “Capitano d’Arezzo Tarlato” ma è un ipometro=manca una sillaba quindi è
un errore d’archetipo, più probabile che quello giusto fosse “O Capitano d’Arezzo Tarlato”.
- Jacopone, Donna de Paradiso.

Le interpretazioni più probabili sono quelle a sx. Impiccato lo si intuisce dal contesto.

Errori congiuntivi che isolano le principali famiglie dei manoscritti. L’archetipo di Jacopone si divide in due sub-
archetipi.

Corrotto= pianto

Esempi tratti da un’enciclopedia medioevale

-Dunque è necessario per forza di ragione che sotto la sfera della luna fino al centro delle sfere fisse ci siano quattro
corpi.

-Qualsiasi sia il primo personaggio dell’antichità.

Nel Convivio di Dante ci sono moltissimi errori, in particolare molte lacune.


-Le parole tra quadre sono state introdotte dagli editori. Il copista ha copiato fino a il primo sotterrati e poi ha posato
l’occhio su un altro sotterrati ed è andato avanti. Si tratta di un Saut du meme au meme, la Simonelli dice che
nell’archetipo non era così perché potrebbe essere in tutti i manoscritti quindi è poligenetico. Secondo Brambilla
Ageno è un errore dell’archetipo che poi è stato copiato quindi monogenetico.

-Qui la parte tra parentesi è una lacuna ma molto estesa quindi è probabile che questo fosse un errore d’archetipo.

Esempi di errori separativi e congiuntivi

Sonetti del Duecento.

L’amore deve essere reciproco. L’amore corrisposto non dura a lungo. Se uno trova una corrispondenza amorosa può
aumentare l’intensità del suo sentimento. L’amore è come si pensava nel Medioevo contiene la luce del sole e la
riflette come l’amore lo trattiene in sé e lo porta nei confronti dell’altra persona.

9= errore congiuntivo d’archetipo ma Br capisce che è ipometro.

11=lo riduce non ha senso errore d’archetipo con lezione lo.


Un’operazione che fa parte della Recensio è l’ Eliminatio codicudm descriptorum= eliminazione dei manoscritti copiati
da un altro manoscritto che sono inutili per la ricostruzione del testo. E’ descriptus di un altro conduce un manoscritto
che contiene tutti gli errori dell’antigrafo più uno (statisticamente provato). Un descriptus può essere utile per
colmare una lacuna che è intervenuta nell’antigrafo dopo la copiatura (perdita di fogli).

LO STEMMA

Avendo costruito lo stemma questo ci è utile per capire come classificare i manoscritti e come comportarci con le
varianti indifferenti.

Per scegliere quale delle varianti indifferenti prendere in considerazione devo usare il criterio della maggioranza dei
discendenti immediati all’interno di ciascun raggruppamento.

Se a e b sono accettabili bisogna capire quale delle due è corretta. Recensione chiusa significa l’applicazione della
legge della maggioranza. Se a e b sono diversi il criterio non è applicabile e si applicano:
20/10/20

La diffrazione la si ha quando abbiamo tante alternative differenti e se queste sono tutte sbagliate la si ha in assenza,
in presenza quando una delle lezioni è accettabile ma tutte le altre sono sbagliate.

Ti rialzi, così di modo da essere una persona gigante. Li suvarati è preferibile perché è una lezione più rara. Quindi il
copista ha creato una banalizzazione dell’autografo che presentava “li suvarati” ma lui non capendo ha scritto “Sotto li
piedi”.

Esgravare completa meglio il significato ed è una finale, rispetto ad agravare usato da un’altra famiglia di manoscritti.
Succede a volte che dobbiamo usare delle lezioni in minoranza nello stemma perché alcune maggioranze possono
essere considerate delle banalizzazioni.

a,b sono le famiglie. La b ha due rami con un codex interpositus. L’epitesi è un fenomeno tipico dell’italiano antico con
sillaba aggiunta alla fine. Confano è poligenetico e hanno cambiato con confano ma è certo che quella originale è
difficile e quindi è confane.

L’usus scribendi è l’insieme delle abitudini stilistiche dell’autore, questo si attiva quando noi siamo confusi su alcuni
significati. Bisogna conoscere le opere, la grammatica storica e la storia della lingua italiana.

Prenderaggio= è la forma del futuro antico.

Quindi ora abbiamo completato la prima parte del metodo di Lachmann.

Successivamente lo si esamina= exminatio per verificare se esso coincide o meno con l’originale. L’examinatio deve
essere accurata e a volte non è necessario correggere.

L’autore credeva che alle viole fosse un errore ovvero che si intendesse alle piogge. Nel furbesco comprar viole
significa fuggire.

Come si correggono gli errori d’archetipo?


ope
ingenii= riflettendo, con l’ingegno.

In questi casi il copista ha impresso nella sua testa delle parole che poi riporta per errore.

L a prima parte si confonde con la seconda. Lui si scusa perché parla volgare e non latino che è come dire che il pane di
biada e non di frumento.
Di Masuccio abbiamo solo due incunaboli non manoscritti.
23/10

LE FORME E LA GRAFIA

Le forme sono le varianti grafiche, fonetiche e morfologiche anche se la sostanza è la stessa. Lo stemma ci da
indicazioni sulla sostanza del testo non nella forma perché il copista adatta il testo alla propria lingua, non si possono
quindi ricostruire le forme in base allo stemma:

Questi sono toscanizzati quindi diversi dall’originale. Occorre quindi scegliere il manoscritto cronologicamente e
territorialmente più vicino all’autore e riprodurne gli usi linguistici. Il trivulziano 1080 ha anche delle parole venete. Il
rischio però è quello di attribuire all’autore le caratteristiche grafiche e morfologiche del copista.

Come si rendono i testi? Si tende ad essere conservativi ma a volte la grafia dei manoscritti è illeggibile quindi:

Il raddoppiamento fonosintattico lo si ha quando la particella che precede finisce per vocale, oggi molto presente nel
toscano di oggi e veniva reso in questo modo nella pronuncia. Il puntino deriva dai poeti provenzali del sud della
Francia e veniva usato nello stesso modo.

Le questioni di forma possono avere riflessi anche di sostanza, esempi danteschi:


LA METRICA

E’ un ottimo strumento di correzione dei testi. Congetture= modifiche basate sull’ingegno.

(con i
testi in prosa siamo più liberi).

Abbiamo limitazioni delle scelte arbitrarie, ma occorre prestare attenzione a non compiere scelte anacronistiche (fuori
dal tempo in cui si scrive) come l’anisosillabismo= a volte i versi non sono tutti uguali a numero di sillabi; questa cosa
non va corretta perché al tempo era normale questo fenomeno.

Quando una parola finisce per vocale e quella successiva inizia per vocale si ha dialefe quando le due sillabe finale
della prima e iniziale della seconda sono diverse, si ha sinalefe se le due sillabe vengono fuse in una (Dante= solo e
pensoso) (in linea di massima c’è sinalefe). Si ha dieresi quando due vocali vicine all’interno della parola formano due
sillabe diverse, la sineresi quando due vocali vicini all’interno della parola formano due sillabe uguali ex= religione
deriva da “reiligio” in latino quindi in italiano abbiamo dieresi tra -ione e mettiamo i due puntini della dieresi sopra la i,
è necessario riflettere sulla base latina. Ci interessa sapere che circa questi l’uso è variabile ma ci sono alcune norme
da tener conto.

Una rima è l’identità di suono a due o più parole a partire dalla vocale accettata.

L’assonanza si ha quando a partire dalla vocale accentata tra due o più parole sono uguali solo le vocali (cena, resta).
Può essere presente anche la consonanza più rara.

Le rime siciliane erano scritte in siciliano illustre e i copisti toscani le hanno toscanizzati e nel passaggio dal siciliano al
toscano sono state perduti alcuni suoni e diventano i, u diventano o: in siciliano antico avere si diceva aviri, servire si
diceva serviri, quindi in siciliano aviri e serviri erano in rima ma il copista toscano metterà avere e servire. Uso tipico
della nostra attività letteraria fino a Boccaccio. Quindi non vanno corretti.

1- Rima ricca: comprende la rima inoltre qualche lettera che si trova prima della vocale accentata.
2- Rima derivativa: sono parole con la stessa origine etimologica che sono in rima.
3- Rima identica: rima con due parole uguali sia per forma che per significato.
4- Rima equivoca: rima con due parole uguali per forma ma diverse per significato.
5- Rima franta: la singola rima è divisa su più parole.
6- Rime per l’occhio: sottospecie di rime frante. E’ visibile solo leggendo perché il suono è diverso (non rima).

ESEMPI:

1)
Il congedo è l’ultima strofa della canzone. Questo è uno schema complesso. Fronte e sirma (femminili) dividono la
stanza e a loro volta possono essere divise in piedi e volte. Le lettere tra parentesi sono le rime al mezzo (merzede-
fede, faccia-piaccia). Le lettere maiuscole stanno ad indicare F= endecasillabi, f= settenari.

Spostando “remebranza” nella riga superiore e aggiungiamo la cupolativa e rendiamo questo verso un endecasillabo e
l’altro diventa un settenario e lo schema finale cambia.

2)

Nei due esempi non c’è fronte perché sono congedi e segue lo schema rimico solo della seconda parte della stanza
della canzone cioè la sirma.
27/10

LA METRICA

Quando abbiamo un testo in prosa abbiamo meno vincoli rispetto ad uno in poesia. Uno dei primi esempi di passaggio
dal latino all’italiano ha dei problemi di interpretazione metrica. Questo è stato pubblicato in varianti, diversi versicoli.

L’esametro è un tipico verso latino medioevale formato da sei piedi con la coda (sillaba finale). Ma nessuna di queste
soluzioni è soddisfacente perché richiede ritocchi onerosi al testo; si preferisce la trascrizione di Castellani:

- L’APPARATO CRITICO

E’ presente nell’edizione critica. E’ posto a piè pagina, contiene tutti gli errori dei manoscritti= negativo, invece è
positivo se contiene l’indicazione di quali testimoni portano la lezione corretta, molto raro. A volte è presente una
soluzione mista. Nell’apparato non troviamo varianti formali (grafiche e morfologiche) in linea di massima ma possono
in alcuni casi esserci. In linea di massima non vanno riportate le lectiones singulares (lezioni proprie di un singolo
manoscritto prive di valore stemmatico). Vanno invece inserite le sotto varianti perché loro a differenza delle
precedenti aiutano a ritrovare l’archetipo.
Congetturale significa una lezione ipotizzata in frazione di un ‘assenza.

In sostanza eliminiamo le lectio singularis se abbiamo tanti manoscritti ma se ne abbiamo pochi no.

L’apparato della commedia di Petrocchi:

Nella prima parte c’è il testo.

Poi prima fascia di apparato dove ci sono le


varianti.

Terza fascia di apparato che serve per discutere


le varianti.

Dileguo=scomparsa
I segni tratteggiati indicano il fenomeno della contaminazione. Può capitare che un copista attinga a diversi antigrafi e
non solo a uno= si parla di contaminazione. Se si riesce a capire con quali testimoni il manoscritto è stato contaminato,
si disegna nello stemma una linea tratteggiata. Se la contaminazione riguarda uno o due manoscritti si possono
collocare facilmente nello stemma; se la tradizione è fortemente contaminata, non si può disegnare uno stemma, per
cui si possono usare colo i criteri di usus scribendi e lectio difficilior.

X arcgetipo

Y codice interposito
Mette i numeri per far capire che sono settenari.

30/10

Nell’edizione critica si trova solo la parte sx. La parte destra cerca di interpretare le informazioni della parte sinistra. L
è un apparato negativo, non indica i manoscritti che hanno la lezione corretta. L’oggetto interno è il complemento
oggetto riprende il nome contenuto nel verbo. Tra v’aggia e avante c’è sinalefe.

I prostetica davanti alla s complicata: le parole se iniziano con s e poi consonante di solito hanno una i prostetica più
diffusa nella lingua italiana antica. Lo scempiamento lo si ha quando si hanno due consonante vicina e una cade.
-BREVE STORIA DELLA FILOLOGIA
03/11/20

Quentin raggruppa i manoscritti per concordanza di errore e lezione corretta, mentre Bedier sceglie un manoscritto
considerato “buono” e si sceglie di riprodurre questo.

-LA FILOLOGIA IN ITALIA

L’Italia era all’inizio un po' arretrata tranne verso la fine:

2-Per cultura crociana si intende che erano dominanti le idee di Benedetto Croce, filosofo che era contrario alla
filologia. Lui diceva che i testi letterari avevano parti poetiche che andavano studiate altre non poetiche in cui il genio
dello scrittore non era degno di attenzione, invece le parti poetiche dovevano essere prese in considerazione e quindi
studiate dai critici. Lui dirigeva Laterza ma molte volte si vedeva che non c’era l’apparato proprio per il motivo
antecedente.

3-L’opera “Storia della tradizione e critica del testo” è importante perché lui diceva che non bisogna guardare i
manoscritti di un’opera per riprodurne il testo critico ma anche per studiare la traadizione quindi come l’opera è stata
letta nel corso dei secoli e in quali ambenti è stata posta e come questi ambienti l’hanno influenzata o viceversa. Qui
viene anche posto il problema delle varianti d’autore: nulla vieta che in molte varianti di un’opera possano essere
anche varianti d’autore.
1- E’ per quest’opera che in Italia viene molto usato il metodo di Lachmann.
2- Della filologia romana fanno parte le lingue neolatine lo spagnolo e il francese.
3- Contini corregge la recensione chiusa ovvero: Lachmann era più che altro un teorioc non ha messo in pratica
tutto, lui diceva di riscostruire un testo critico solo attraverso uno stemma il che è impossibile perché noi
arriviamo alla tradizione di un’opera con un bifido= due famiglie che poi verrà scelta qual è la migliore.

3- Intertestualità si intende quando unopera di un autore allude ad un’opera di un altro autore c’è
intertestualità.

2-Il rapporto tra autografo dell’opera e delle stampe sono l’oggetto di studio della filologia d’autore italiana e in parte
francese. La filologia dei testi a stampa nata in ambito anglosassone perché si basa proprio di testi a stampa.

3-Il copy text è quello più vicino alla volontà dell’autore.

-L’EDIZIONE DI POEMETTI A TESTIMONE UNICP: LUCREZIA TORNABUONI, STORIA DI HESTER, VITA DI TUBIA.

L’autrice è Lucrezia Tornabuoni, madre di Lorenzo il Magnifico. Vissuta tra gli anni 20 e 80 del 400° Firenze. Saggia
amministratrice del patrimonio dei Medici, molto scaltra dal punto di vista politico. Fu lei a promuovere il matrimonio
di Lorenzo con Clarice Orsini di Roma attestato da lettere, mossa astuta per procurare a Firenze un’alleanza a Roma.
Lei era anche una poetessa che scrisse alcune opere letterarie tutte di ambito religioso: 8 laudi, 5 poemetti. Le laudi
sono contenute in 2 edizioni. I poemetti sono interessanti dal punto di vista editoriali 3 terzini 2 0ttave, hanno storie
tratte dall’antico e nuovo testamento. Le ottave sono dedicate a Giuditta e San Giovanni Battista, il terzo la storia di
Susanna dal libro di Daniele in terzine. Nel 2001 una studiosa americana pubblica l’opera omnia di Lucrezia , lei
traduce le opere in inglese ma ne mancavano due che erano in un manoscritto a Firenze e traduce anche questi due
poemetti quindi accade che di questi due abbiamo solo la traduzione inglese e non italiana. Succede che in realtà una
studiosa li pubblica ma non era totalmente corretto.

Quindi si parla dei problemi filologici affrontati nell’edizione:

Il manoscritto è scritto in litterae antiquas. Questo è testimone unico ma non è autografo, non è stato scritto da lei ma
probabilmente commissionato oppure come dedica, questo lo si sa perché le sue lettere sono conservate e la grafia è
differente.
La storia di parla di un re persiano che ripudia la
moglie perché non vuole partecipare al suo
banchetto e ese ne deve trovare un’altra. Così un
gruppo di vergini aspira ad essere la regina.

(Est 2,12) testo


biblico

Si corregge olio con ozio perchèuna fonte dice che per sei mesi si ungevano con olio di mirra…Questo da origine ad un
endiadi che si usano due parole vicine per esprimere un concetto unzione con olio.

All’inizio Hestèr e poi Hester questo perché nell’italiano antico c’è una regola per cui i nomi stranieri dovevano essere
accentati nell’ultima sillaba = ossitoni. L’accento cambia e lo si capisce anche dalla metrica nella prima abbiamo un
endecasillabo con la 4 sillaba accentata e il verso così è comune a Lucrezia. A compimento significa completamente, lo
si riferisce all’adornamento. Il copista scrivendo le si è confuso. La cupolativa et la mantiene.

Hester si palese davanti al re:


Questo primo verso sembra che abbia una sillaba in meno ma il fiorentino non accetta la consonate alla fine ma si
legge Tebethe. Con il verbo allettare al tempo si usava non con il complemento di termine ma come l’italiano
contemporaneo .

Questa viene corretta con il confronto dell’originale. Amam progetta sterminio del popolo ebraico ed Hester che è
ebrea vuole punirlo e lui chiede pietà. Il copista fa un errore perché nell’originale non c’è riferimento al fatto che
Amam si sia inginocchiato di fretta. 5 versi dopo Assuero marito di Hester dice vuole offendere mia moglie? Quindi la
villania non è che si è inginocchiato in fretta ma vicino a lei. Allei= esempio di raddoppiamento fonosintattico tipico del
toscano. S’ha a ‘nginochiare significa fare qualcosa cioè si inginocchia. Del re con la sua sembra ripetizione ma queste
ripetizioni tra genitivi e pronomi possessivi sono tipici della lingua del 400. Il suo non va corretta in sua perché nel
fiorentino del 400 si ha un uso invariabile dei pronomi.

06/11
Scritto in litterae antiquae con però problemi di tipo paleografico. Qui siamo al secondo capitolo dell’opera, Tobia
viene accecato dallo sterco delle rondini e viene accettato, la moglie porta a casa un capretto per mangiarlo ma lui
pensa che sia stato rubato e scatena l’ira della moglie. ha’= forma apocopata di hai. Tuo speranza= nel fiorentino del
400 i pronomi e gli aggettivi possessivi sono invariati. Substanza= le forme latineggianti restano. Stentiano= non si
corregge perché è in rima, la prima persona singolare dell’indicativo presente è con la n non con m. le limosine davi
sono invano= il che come pronome o congiunzione capita spesso che sia omesso (la frase sarebbe le limosine che davi
sono invano). Cento per un te ne dovia Dio rendere= allusione al vangelo di Matteo. e n’sano= scriptio continuae.
Quello che tu ottieni dalle tue elemosine è che tu diventi cieco e pazzo perché quello che ricevi sperperi e ti lamenti
per il capretto. Sé per due volte= la forma originaria si tu sei è sé scoperta da Arrigo Castellani che dice che fino al 400
questa era la forma , dal 500 si cambia.

Il figlio di Tobia che va in missione trova l’angelo Raffele che dice di chiamarsi Azaria e gli fa una profezia però
riferendosi al Tobia il padre (padre e figlio si chiamano entrambi Tobia). Azaria dice che il padre vedrà il cielo ma il
copista ha messo ciglio perché si sta parlando di occhi perché Tobia padre è accecato e che poi tornerà a vedere.
L’espressione lume del cielo è utilizzato da Dante e Petrarca per riferirsi ai raggi del sole, sole, spesso lei allude a questi
due autori. Uso dell’aggettivo possessivo indeclinabile.
Ester torna ebrea viene scelta da Assuero e lei si rende conto che lui ha progettato uno sterminio degli ebrei quindi lei
si reca triste al banchetto. Vocali e consonanti scempie sono molto diffuse. A llui= raddoppiamento fonosintattico.
Trestizia veniva ripetuta sbagliando perché si dice che Ester si presenta allegramente al re nonostante la sua tristezza e
quindi mostrando letizia nei suoi occhi. Veggiendo gli occhi intorno ebbe a vedere è sbagliato si preferisce volgendo

Fine della vita d Tobia che si sposa con Sara e torna dal padre. Redita= ritorno. Mobilta= non esiste e sta meglio
mobilia nel senso di beni, ricchezze cioè quando Sara va dai genitori dello sposo ha con se ricchezze. Si arriva a ciò
perché il copista aveva messo il finale della parola antecedente in quella dopo = errore di anticipo, in più c’è un
fraintendimento grafico.

Ester prega Dio per non fare sterminare il popolo ebreo, prega Dio e anche Assuero ne parla bene. Tornando di morte
indegni= non va bene perché il verbo tornare non viene mai messo in questo senso quindi c’è stato un
fraintendimento grafico perché la u e la n sono scritte simili e se si copia di fretta si possono fare errori.
Nella vita di Tobia all’inizio si parla attraverso l’intervento di Lucrezia di Senna cherib che è un re pagano che fa
uccidere gli ebrei ma poi lui stesso viene ucciso dai suoi figli. Uditai= è accettabile se la meraviglia l’avesse già detta
quindi non è passato prossimo ma futuro semplice (Hor). La t e la r sono molto simili quindi il copista l’ha frainteso.

Nell’ultimo capitolo della storia di Ester permette agli ebrei di fare la strage nei confronti dei Babilonesi. Gli ebbon= gli
ebbero. Sorti= ai loro destini di morte non sorte. In tutte le terra solo una non seguiva il comando dei Babilonesi e fu
fatta la vendetta degli ebrei su di loro, non ha molto senso, confrontandolo con il libro di Ester nell’antico testamento
si dice che tutte fecero la vendetta.

Tobia con l’angelo sta attraversando un deserto e vede un pesce e dice tienilo e sarà utile per far guarire il padre dalla
cecità. Guarda= non funziona come rima ma funziona il significato del verbo guata che ha lo stesso significato.
Sparalo= aprilo. Curata= interiora. Lì è in corsivo perché è un dodecasillabo ma non dobbiamo rispettare
l’anisosillabismo, si deve ipotizzare che l’et andasse scritta ma non letta ecco perché il corsivo.
La prosodia è il calcolo corretto delle sillabe di un verso. Tobia padre dice di andare da Gabello a Tobia figlio a
prendere dei soldi che lui gli aveva dato e l’angelo gli indica la strada. Et= è una sillaba in più. ‘l= scrivendo così si ha
una sillaba in meno, viene usata da Lucrezia, ha lo stesso significato. Gabello= scritto così per far rima.

Tobia andando a prendere i soldi vede il cugino del padre che ha una figlia Sara e loro due si sposano e lei aveva perso
7 mariti la prima morte di nozze ma Tobia non è morto. Pien’ e non pieno= la lezione corretta è pieni perché
ragionavano insieme tutti quanti.

Tobia padre non vuole il capretto, prega Dio e dice al popolo ebraico questo. Istati= i prostetica. Il senso è noi siamo
die peccatori ed in fin dei conti ci meritiamo queste punizioni. Lucrezia sottintende dei verbi e omette che. Quindi nei
due ultimi versi si sottintende un cosicchè.
Preghiera a Dio di Lucrezia che è stata maltrattata da un’ancella perché l’ha accusata della morte del marito. Il senso
Dio esalta chi ha sofferto ma non funziona la sintassi. Non costa nulla a te darci il tempo e la calma= uso singolo di
Lucrezia.

Tobia chiama Raffaele e gli dice di prendere i soldi da Gabello. Se io dichiarassi di diventare tuo servo ufficialmente e
se andassi pellegrino per il mondo ma poi non funziona. Non è “non e altero ne proteruo” ma è caduta una lettera
quindi sé.
L’angelo dice a Tobia padre questo. Nel terzo verso c’è una sillaba in meno nel quarto una in più. Quindi tu lo si
manda al verso precedente e si toglie la ripetizione. Però crea una dieresi di eccezione, nella tradizione letteraria i
possessivi sono monosillabi ma tuo qui ha due sillabe, è accettabile ma eccezionale, si può sanare ripetendo il tu ma
stilisticamente non sta bene.

10/11

FILOLOGIA D’AUTORE

La filologia d’autore studia autori moderni (800-900) e contemporanei. Con autori moderni abbiamo manoscritti
autografi (scritto direttamente dall’autore) o idiografo (scritto sotto la sorveglianza dell’autore). A volte si hanno più
manoscritti autografi della stessa opera oppure stampe sorvegliate dell’autore (bozze). Per stesure o redazioni plurime
si intende che un testo nel manoscritto venga riscritto più volte.

I materiali di studio della filologia d’autore sono:

Possono esserci testi di autori moderni in cui l’opera è rimasta incompiuta oppure non è stata stampata; oppure
un’opera stampata e di avere più redazioni diverse in manoscritti, una prima stampa in rivista, il manoscritto inviato in
tipografia, le ristampe con alcune modifiche, le bozze corrette dall’autore…

A volte però abbiamo a disposizione materiale più “grezzo”: abbozzi, taccuini di appunti, elenchi di nomi, schemi,
disegni…

A volte ancora (tipicamente dall’inizio dell’800) gli scrittori non mandano in tipografia l’autografo, ma lo fanno
trascrivere da copisti di professione (che inevitabilmente commettono degli errori).

Dall’800 in poi il manoscritto non è più il modo per far conoscere un’opera ma diventa un supporto per la produzione
dell’opera. Può capitare che siano conservati abbozzi oppure minute preparatorie (li abbiamo di Petrarca e tanti autori
moderni come Flaubert).

Famoso è il caso di Balzac che assillato da necessità economiche, mandava in tipografia un abbozzo (manoscritto), che
poi arricchiva lavorando sulle bozze= la stampa ha favorito la proliferazione dei materiali preparatori.

-Le carte vengono ceduti a biblioteche pubbliche o centri di ricerca. L’università di Pavia è il centro italiano della
filologia d’autore perché li insegnava Dante Isella che ha coniato il termine filologia d’autore, ha studiato l’edizione
critica del giorno di Parini di materiali autografi ( esmpio di filologia d’autore) . Le allieve di Isella applicano i suoi
insegnamenti ad autori successivi.

-Prima di essere chiamata filologia d’autore era noto come critica degli scartafacci (manoscritti di poco valore) definita
così da Croce che disprezzava la filologia che non rappresentava il genio dell’artista e che dedicare a studiare gli
abbozzi era inutile perché erano cartacce. Contini studia Petrarca con il Codice degli Abbozzi del Canzoniere e Ariosto
con i frammenti autografi dell’Orlando Furioso pubblicata negli anni 30.
- Manzoni prima scrive il manoscritto Fermo e Lucia poi apporta correzioni e scrive i Promessi Sposi che è
l’edizione del 1827. Poi nel 1840 un’altra edizione differente soprattutto di tipo linguistico perché lui intende
aumentare la parlata colta fiorentina nel testo vuole diminuire la letterarietà dell’edizione precedente.
- Moroncini e Debenedetti confrontano il testo a stampa con i materiali autografi. Lo studio genetico si basa su
materiali preparatorii. In Francia questi scrittori teorizzano che un’opera letteraria è un continuo cioè che una
determinata opera rappresenta solo una fase dello sviluppo creativo dell’autore.

-Proust lo temeva per paura di una mal interpretazione da parte degli studiosi.
-Lo Zibaldone non era un’opera destinata alla pubblicazione, le tre edizioni che abbiamo sono le varie
interpretazioni perché la disposizione delle note era diversa per chi l’ha pubblicata. Anche i Quaderni del carcere
era un’opera privata, pubblicata all’inizio da alcuni studiosi, poi una nuova edizione e un’altra che mette in
discussione la pubblicazione del 75.

-L’epistolario è l’insieme delle lettere scritte da un autore a diversi destinatari, il carteggio è lo scambio di lettere
mandate e ricevute tra solo 2 persone.

-Sono testi interessanti soprattutto dal punto di vista sociologico, curioso è sapere come esprimevano le loro
emozioni persone analfabetizzate in guerra e si devono rispettare al massimo gli errori.

L’AVANTESTO

Per i francesi è importante ciò per capire come lavora l’autore senza rapportarlo però all’opera finale.

13/11

2- L’autore ha mescolato l’edizione più antica mescolandola con quella più attuale mettendole sullo stesso piano.
L’avantesto può avere:

1- Non si può fare un facsimile perché a volte la riproduzione della foto non è efficace. La riproduzione parziale
può essere ad esempio nel caso del quaderno degli appunti di Valéry vengono riprodotte solo le pagine scritte
ma si distoglie l’autenticità perché non lo si riproduce tutto perché si evitano le pagine bianche.
2- Bovary.fr fa capire come può essere risolto il problema di pubblicare testo e avantesto nonostante le
difficoltà di creazione e di fruizione non immediata. Vengono messi a disposizioni trascrizioni e facsimili.

1- L’edizione diplomatica è l’edizione letterale cioè riproduce così com’è il testo.


2- Le biffature sono le X sulle parole e indica che quella opera o concetto è stato usato su un’altra sua opera (di
Joyce), questo ha dato spunto per lo studio dei segni che usa l’autore per vedere l’evoluzione della sua opera.

2-Le filigrane sono immagini che noi vediamo in controluce in una carta quindi noi possiamo avere una datazione della
carta stessa.
1- Per gli italiani e i tedeschi l’avantesto ci permette di capire il testo.
2- L’Orlando Furioso ha tre edizioni, 1516, 1521, 1532. Tra le prime due abbiamo differenze linguistiche. Con
l’ultima abbiamo aggiunta di avvenimenti e di questi abbiamo abbozzi che non tutti furono pubblicati nel 32
ma stanno nell’ avantesto.
3- Dato che questi frammenti nell’edizione definitiva non sono presenti è inutile pubblicarla.

3-La pedanteria è uno scrupolo eccessivo nell’applicare i criteri. (questa era l’edizione dell’avantesto)
La permutazione si ha quando si sposta una parola ad un altro punto del testo. La soppressione sono parole o versi
cancellati e mai più ricorretti.

17/11

1- Termine ante quem= significa termine prima del quale sono state introdotte delle varianti.
2- Quando noi facciamo un’edizione di un testo dell’800 dobbiamo stare attenti all’avantesto e alle varianti e
dobbiamo capire quando il testo è stato revisionato perché in base a ciò può cambiare l’evoluzione dell’opera
stessa.
3- Alcuni filologi distinguono la filologia d’autore da quella lachmaniana con quella della copia. Nei Promessi
Sposi Manzoni cambia varianti formali. Per apparato si intendono le note del testo.

1- A volte in un testo con molte varianti se non ci sono sovrapposizione è difficile capire in ordine quando sono
state poste le correzioni.
2- Lo strato di varianti è un insieme di correzioni che l’autore ha disposto contemporaneamente.
3- Le varianti sincrone sono state inserite nello stesso momento nel testo.
Le parentesi quadre rappresentano ciò che è rimasto uguale.

Sopra a dx c’è la napoletana corretta. La v di splendeva è stata inserita dopo.


20/11
De Robertis dice che nessuna interpretazione può rendere i testi leopardiani perché difficile è rendere le fasi
dell’elaborazioni soprattutto la grafica.

L’autografo napoletano non viene considerato perché lui fa edizione attraverso le stampe. Perché F31 è il testo
definitivo. I titoli correnti sono i titoli dei capitoli o delle poesie che si trovano in alto della pagina. Il paragrafo di
Peruzzi invece teneva in considerazione autografi e stampe.

L’apparato genetico indica le varianti cronologicamente precedenti.


Edizione dei manoscritti. I versi sono numerati.
Edizione delle stampe.
27/11

- Correggere una parola nella pagina significa togliere l’intero fascicolo in cui era contenuto l’errore.

Sulla base della Ventisettana Manzoni costruisce la Quarantana.

- Chiari e Ghisalberti sono gli editori della Quarantana.


La variante è quando una parola viene cancellata e se ne trova un’altra; varianti alternative significa quando noi
abbiamo più parole ma nessuna delle quali sono cancellate.
Pancheri è filologo all’università di Pescara. A testo lui mette prima versione dell’autografo napoletano, quella di
partenza a l’autografo che fa da correzione. Lui dice che l’apparato di Besomi non ci permettono di cogliere le fasi
dell’elaborazione dell’opera perché l’apparato si concentra sulla singola parola.

Riproduzione autografo napoletano. In grigio sono le invarianti, i numeri ad esponenti sono -1= variante
immediata, 0= assetto definitivo del testo, 1,2,3= varianti tardive.

- L’autore intende applicare una scansione metrica come quella latina ecco perché l’aggettivo “barbare”.
- Papini trascrive manoscritti e li pone in appendice o in apparato. Egli segnala la correzione ma non le pone in
ordine cronologico.

- Capuana è esponente del Verismo.


- E’ stato l’editore ad obbligare Capuana a scrivere così o è stato lui direttamente?

01/12/20

- Secondo Tellini Verga raggiunge il suo culmine nella seconda edizione mentre per Riccardi si deve far
riferimento alla prima.

- Riccardi segnala quando l’edizione del 1880 va a capo con /. 1 Jeli cassato e sottoscritto significa che Verga ha
iniziato a scrivere poi ha cancellato la stessa parola e l’ha riscritta sotto. All’inizio c’era scritto alla pancia, poi
alla è stato cancellato e nella seconda fase elaborativa si dice che non arrivava alla pancia=1880. Al punto 12
c’era originariamente alti come campanili e nella seconda fase elaborativa è uguale, all’inizio c’era di un e poi
con variante immediata scrive del. Se non c’è sigla significa che è sempre in corsivo ad esempio.

- La versione definitiva qual è? Forse quella dell’89 e quella del 88 la si analizza per dimostrarne una fase
elaborativa precedente.
- Raccolta di poemi con raccolta ufficiale creata dall’autore.
- I taccuini sono un diario di D’Annunzio con riflessioni di tipo poetico che lui riprende in momenti successivi
quando compone le sue opere poetiche.

- Il testo a dx è l’edizione del 34.


- Non segnalano il fatto che le piante è stato soprascritto.
- L’apparato è discorsivo.

Potrebbero piacerti anche