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Come si legge un’edizione critica, G.

Inglese
Critica del testo
Per la letteratura greca e latina antica, a differenza di quella contemporanea, non esistono
originali. Il più antico libro fisico è il poema di Esiodo “Le opere e i giorni” (VI sec. scritto), il cui
testo conservato è posteriore di circa 1500 anni rispetto all’originale perduto.

 Più antichi manoscritti conservati di Virgilio: V sec. d.C.  posteriori di 400 anni. L’Eneide
attualmente in uso è quella di Paratore.
 Canzoniere (1° ed. 1336-1374): manoscritto originale, in parte autografo e idiografo per
mano di Malpaghini  Vaticana, ms. vaticano latino 3195
 Decameron: trascrizione autografa incompleta (Berlino, ms. Hamilton 90)
 Orlando furioso, Ariosto: 3 ed. curate dall’autore (1516, 1521, 1532).
 Ricordi di Guicciardini: 2 redazioni in manoscritti autografi.
 Gerusalemme Liberata, Tasso: caso particolare  un vero e proprio originale non è mai
esistito, in quanto le edizioni pubblicate non sono mai state approvate dall’autore.
 Promessi Sposi: 1 minuta autografa (il “Fermo e Lucia” + 2 ed. curate da Manzoni (1827,
1840-43)

Ecdotica = insieme delle riflessioni sul metodo e la tecnica dell’edizione (dal greco èkdosis =
edizione).

Manoscritti
Segnatura = coordinate che indicano la posizione del ms. nei depositi della biblioteca.

Scheda descrittiva di un manoscritto:

1. Intestazione (luogo di conservazione del ms., la sua segnatura attuale ed eventuale


segnatura antica)
2. Info sulla forma libraria, supporto, età, consistenza
3. Tipo di scrittura
4. Contenuto testuale
5. Bibliografia

Codice = libro costituito da fogli piegati e cuciti in fascicoli, affermatosi nel mondo latino (II – IV
sec. d.C.) soppiantando il rotolo o volumen. Codex = legno  insieme di tavolette cerate, libro.

Libro dal lat. Liber = membrana tra corteccia e legno.

Carte di guardia = carte inserite dal legatore per proteggere il codice, vengono contate a parte.

Cartulazione = conteggio del numero di carte di un manoscritto.

Struttura del codice = numero dei fascicoli e numero delle carte che li compongono. Per facilitare
la rilegatura, i fascicoli sono numerati e spesso presentano il richiamo della prima parola del
fascicolo successivo.

Tipi fondamentali di scrittura dal medioevo al rinascimento: gotica libraria, minuscola


cavalleresca, umanistica (antiqua e corsiva, poi italica)  nel XV sec. essi si sono trasformati in
caratteri per la stampa: gotico, tondo o romano dall’umanistica antiqua) e il corsivo. La
mercantesca invece non ha avuto continuo nella stampa per il minor prestigio culturale.
 Codice miscellaneo = contiene più testi.
 Testo adespoto = privo dell’indicazione dell’autore
 Testo anepigrafo = privo di titolo.

Libro a stampa
 Anni 40 XV sec.: comparsa per la prima volta della stampa a caratteri mobili di metallo
fuso, in Europa.
 1464 (?): in Italia a Subiaco grazia a Corrado Schweinheim e Arnoldo Mannartz da Praga.
 Primo testo italiano pubblicato a stampa: Preghiere sulla passione di Cristo (ita. Sett. 1462-
1463?  senza note tipografiche
 Distinzione incunaboli (prima del 1501) essenzialmente classificatoria, perché i caratteri
tecnici della proto-tipografia permangono immutati fino alla metà del XVI sec. il
procedimento tipografico artigianale rimane inalterato fino all’800.

Copista sostituito dal compositore. Correzioni e variazioni potevano essere effettuate anche
durante la tiratura finale  a volte sono stati messi in circolazione sia fogli corretti che scorretti (es.
Orlando furioso, 1532).

Edizione di un originale
Hanno valore di originale:

 Manoscritti autografi
 Manoscritti eseguiti da persona sotto diretto controllo dell’autore (idiografi)
 Stampe curate dall’autore

Di un certo testo possono essere conservati più documenti con valore di originale (minuta
autografa, bella copia autografa, edizione autorizzata, correzioni autografe ecc.). inoltre, possono
trovarsi testimonianze secondarie (non originali) che fanno le veci di un diverso originale perduto
(es. Rerum Volgarium Fragmenta o Canzoniere di Petrarca).

 L’edizione di un originale si concretizza in: trascrizione del documento/i, esame della


lezione (correzione di eventuali errori dell’autore), ordinamento cronologico dei documenti.

Trascrizione diplomatica
Trascrizione diplomatica = modello base, ogni lettera o segno significativo del manoscritto deve
essere reso con la lettera o il segno corrispondente  lavoro strettamente paleografico che deve:

1. Decifrare e riprodurre le scrizioni del manoscritto (=identificare il grafema, entità formale,


realizzato dall’idiografema tracciato concretamente sulla pagina)
2. Segnalare con le barrette le righe e le pagine del ms.
3. Sciogliere tra parentesi tonde le abbreviazioni
4. Dar conto in una fascia d’apparato o con espedienti grafici dello stato della scrittura e degli
eventuali accidenti.

Edizione interpretativa
Con la trascrizione diplomatica non necessariamente il testo è fruibile al lettore. Fino al 500 non si
sono imposte abitudini costanti o regole condivise da tutti a proposito dei segni e degli spazi
ordinatori (divisione delle parole, apostrofi, accenti, interpunzione, maiuscole, capoversi) che
aiutano a cogliere i valori lessicali, sintattici e metrici del testo.

 L’editore di testi antichi che non sono presentati secondo un sistema coerente e chiaro di
ordinatori, dovrà provvedere a dotarne il suo testo, per permettere una lettura razionale e
risolutiva di ogni ambiguità.

Problema più impegnativo e complesso: conservazione o modernizzazione delle grafie non


corrispondenti a quelle dell’uso comune odierno  in contrasto: la difesa della storicità del testo e
la necessità di rendere accessibili i testi a una più larga fascia di lettori.

Ogni edizione deve esplicitare i criteri adottati nell’introduzione con una dettagliata analisi
descrittiva dello stato della lingua del testo che si pubblica.

Segni diacritici di testi medievali/rinascimentali non previsti dalla grammatica comune moderna:

1. Uso di accento e apostrofo per risolvere omografie provocate da grafia o morfologia


arcaiche o dialettali
2. Apostrofo libero (per un monosillabo vocalico assimilato alla vocale finale della parola che
precede o all’iniziale della seguente)
3. Punto in alto (segnala la semplificazione grafica conseguente ad assimilazione)
4. Uso punto in alto e trattino per evidenziare continuità grafica e fonetica (non strettamente
necessario)

Errori dell’autore
Rispetto di un testo originale ≠ correggere lapsus dell’autore  da correggere.

≠ errori in cui l’autore è caduto per un difetto di informazione  irrimediabili (es. Teseida,
ipermetria).

Originale plurimo
Apparato diacronico o genetico-evolutivo  l’editore affronta il problema critico di scegliere la
versione testuale in cui si esprime la più matura volontà dell’autore + il problema tecnico-pratico di
rendere leggibile il processo dell’elaborazione.

Es. Decemnale, Machiavelli:3 testimonianze con valore di originale (L copia di dedica del 3
novembre 1504, V stampa senza note tipografiche curata da un amico dell’autore nel febbraio
1506, C bella copia autografa destinata ad un altro amico, non datata). Testi abbastanza diversi fra
loro. L’analisi non permette di allineare le 3 versioni in una serie progressiva, sembra che dalla
versione più antica (L), l’autore abbia svolto due rielaborazioni divergenti.

Testimone unico = quando l’originale non è conservato


In una copia non d’autore ci aspettiamo di trovare:

1. Errori sostanziali in numero maggiore e di qualità diversa


2. Alterazione più o meno intensa delle forme linguistiche
Es. sonetto di Giacomo da Lentini, Io m’agio posto in core a Dio scrivere: solo ms. Vaticano lat. 3793,
di mano fiorentina 200esca ≠ sonetto composto da G negli anni 1230-40 in siciliano illustre. Il
copista fiorentino aveva sotto gli occhi una copia toscana  noi abbiamo un testo completamente
toscanizzato, MA prevale l’idea di conservare l’assetto linguistico “siculo-toscano”.

Se la lezione tràdita risulta erronea  l’editore cerca di proporre una correzione corrispondente
all’usus scribendi dell’autore e tale che risulti giustificata in relazione ai tipi di errori noti (genesi
dell’errore).

Se l’elaborazione di una congettura soddisfacente non riesce, si segnala il guasto con due crocette
(cruces desperationis) e si discute la lezione in nota.

Codices descripti / testimoni indipendenti


Ms. Vaticano lat. 4823 contiene una trascrizione del sonetto di Giacomo da Lentini, ma è inutile per
la costituzione del testo, perché è risaputo si tratti di una copia che l’erudito Angelo Colocci fece
trarre dal ms. Vaticano lat. 3793  è un codice derivato (lat. descriptus) da un codice conservato
 non ha valore testimoniale proprio.

Prove della dipendenza di B dal testimone A:

1. Presenza in B di omissioni o inversioni che corrispondono esattamente a guasti materiali di


A
2. Quando si dimostra che B esibisce tutti gli errori di A + almeno un errore proprio

Errore separativo = di natura tale che non possa essere facilmente identificato e corretto da chi
copia; esso disgiunge il testimone integro dalla tradizione portatrice della corruttela.

Testimoni a confronto (edizione ricostruttiva)


Maggior numero di testimoni = maggior numero di varianti. Tra di esse può accadere che nessuna
delle lezioni in concorrenza sia manifestatamente errata, ma che una si riveli comunque secondaria
rispetto all’altra.

Lectio difficilior vs. lectio facilior  il processo della banalizzazione può portare alla sparizione
della lectio difficilior  bisogna restituirla, MA per farlo è richiesta una grande conoscenza della
lingua e della cultura degli autori.

Varianti ammissibili
La scrematura degli errori provati e delle lectiones facioliores lascia di solito in campo un numero
più o meno alto di coppie di lezioni concorrenti, nessuna delle quali può essere degradata a errore
con ragionevole sicurezza.

A volte le discordanze non producono mutamenti di senso, altre sì. In caso non si riuscisse a
trovare una soluzione, non bisogna più chiedersi quale lezione sia migliore, piuttosto quale sia
portata da testimoni più autorevoli.

Postille
Esame di varianti d’autore: Poesia popolare, versione per la “Critica” (1929) vs. versione definitiva
 Croce rinuncia all’uso spregiativo del termine “filologia”, sostituito dal germanismo
“letteratura” (critica). La critica del testo apparterrebbe alla dimensione della storiografia.

Punteggiatura e interpretazione: Canto I Inferno, Petrocchi (1966-67) vs. Sanguineti (2001)

 Aggiunta di una virgola alla fine del v.5  gli editori hanno fatto coincidere scansione
logica e scansione metrica, MA qui il discorso si regge sul nesso delle due voci di dire e la
punteggiatura deve evidenziare tale architettura.

Errori dell’autore: I Malavoglia, Tellini (1988) vs. Cecco (1995).

 Il nonno del giovane ‘Ntoni è il Vecchio ‘Ntoni che sta parlando e dice “buonanima”
riferendosi al padre, ovvero il bisnonno del giovane. L’incongruenza è stata notata da alcuni
critici che ne hanno fatto una questione psicologica, ma padron ‘Ntoni si sente davvero il
padre dei propri nipoti dopo la morte di Bastianazzo. Il dialogo si svolgeva tra padre e figlio
quando la configurazione del nucleo famigliare non era ancora stabilmente fissata.

Confronto fra redazioni: Decemnale, Machiavelli, L vs. V (1506) vs. C

 Lode a Salviati che ridusse in pace Pistoia, riacquistò Arezzo e Valdichiana, risanò la vita
politica fiorentina, ma non riuscì a fermare la ribellione di Pisa, il vero male dello stato. L: il
fallimento del 4° obbiettivo non era imputabile all’uomo, bensì a un difetto istituzionale.
Dopo il 1604 i rapporti fra il gruppo aristocratico di cui Salviati era un esponente e Soderini
per cui lavorava Machiavelli si inasprirono  V: No dedica a Salviati + 1 variante (il cielo,
ovvero la Fortuna non volle che al Salviati toccasse la riconquista di Pisa). C: dice che la
riconquista di Pisa deve aspettarsi da una mano più fortunata di quella del Salvati,
intendendo quella di Soderini (ora Machiavelli e S sono avversari  versione più aspra,
destinata a circolazione limitatissima)
 La versione più antica (L) ha subito nel tempo una duplice esplicazione: generalizzante
(enigmatico rinvio alla contrarietà della Fortuna in V) e determinante (polemica puntuale in
C).

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