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Recensio

La recensio consiste nel censimento e nella valutazione dell'intera tradizione di un testo: essa può
essere diretta - in questo caso si tratta di testi espressamente realizzati per trasmettere una data
opera - o indiretta - si tratta qui di opere che, attraverso citazioni, imitazioni, traduzioni ecc., ci
tramandano un testo pur non essendosi poste tale scopo come prioritario.

Collatio
Tale operazione ("confronto", dal latino) si concentra sui testimoni utili alla constitutio textus
(ricostruzione di un testo), comparando le fonti tra di loro; contestualmente il criterio detto della
eliminatio codicum descriptorum ("eliminazione dei codici copiati") consente di lasciare da parte,
sulla base di analisi delle caratteristiche fisiche del manoscritto, quei testimoni - detti apografi -
verosimilmente copiati da codici (antigrafi) di cui disponiamo; ai fini della sola constitutio textus,
infatti, tenere in conto un codice copiato da un altro posseduto risulterebbe poco utile perché questo
apografo conterrebbe certamente tutti gli errori presenti nel suo antigrafo, più altri di propria
innovazione. Eccezioni possono verificarsi quando ad esempio un codex descriptus (copiato) riporta
porzioni di testo perdute nell'antigrafo. Dopo questa fase si procede tentando di ricostruire le
relazioni storiche tra i manoscritti, delineando la genealogia dei codici sulla base della comunanza
di errori-guida che permettano di individuare con certezza una discendenza diretta (errores
coniuctivi) o di escluderla (errores separativi).

Lo stemma codicum della tradizione delle opere di Plauto


Tale operazione porta alla compilazione di uno stemma codicum (albero genealogico della
tradizione manoscritta) in cui si individuano:
 un archetipo, cioè il capostipite
dell'intera tradizione posseduta,
solitamente indicato con la
lettera Ω;
 uno o più codices interpositi,
cioè testimoni interposti tra
l'archetipo e i manoscritti
posseduti, solitamente indicati
con lettere dell'alfabeto greco;
 uno o più codici posseduti,
solitamente indicati con lettere
dell'alfabeto latino.
Si giunge così alla individuazione di più classi (o famiglie o rami) della tradizione: laddove una
lezione sarà attestata nella maggioranza delle classi (e NON nella maggioranza dei codici
posseduti), questa, secondo il metodo meccanico lachmanniano, sarà verosimilmente la lezione
corretta.

Emendatio
Non sempre la ricostruzione dello stemma codicum permette una adeguata selezione delle lezioni:
se ci si trova di fronte a una recensione aperta, o orizzontale (Pasquali), e cioè se l'intera tradizione
non deriva da uno e unico archetipo, è necessario ricorrere a strumenti correttivi basati su criteri
interni, e cioè valutando quale tra le diverse lezioni aderisca maggiormente all'usus scribendi
(abitudine stilistica) dell'autore o ancora quale sia la lectio difficilior (la lezione più difficile, e
dunque difficilmente opera dell'innovazione da parte di qualche copista, che anzi tende
generalmente a banalizzare le lezioni dell'originale).

Oltre il metodo di Lachmann: Bédier


Il filologo francese Joseph Bédier, che nel 1890 aveva approntato una edizione critica del Lai de
l'Ombre (antico testo francese) seguendo il metodo di Lachmann, nel 1928, dopo le critiche al suo
lavoro portate da Gaston Paris, torna a studiare il testo, concludendo poi in primo luogo che il
metodo stemmatico era assai raramente efficace, in quanto spesso la tradizione si riduceva a due
sole classi: Bédier afferma, a questo proposito, l'esistenza di una forza dicotomica che porta a poco
a poco al raggruppamento dei testimoni in due grandi famiglie. Il risultato di questo era dunque
l'mpossibilità di procedere alla scelta della lezione tramite la legge di maggioranza e, inoltre, che
esso portava a produrre inevitabilmente testi compositi, frutto dell'ingegno emendatore di un
filologo ma mai esistiti nella realtà; la soluzione risiede, per Bédier, nel pubblicare uno tra i
manoscritti realmente posseduti e studiati, secondo il gusto, dopo aver corretto solo gli errori più
evidenti. Con Bédier perciò il metodo lachmanniano, fino a quel momento base insostituibile per
l'edizione critica di qualunque testo, entra in crisi.

Una sintesi tra Lachmann e Bédier


Le critiche che Bédier aveva rivolto al metodo stemmatico non furono prive di conseguenze: molti
filologi avevano infatti adottato il sistema bédierano, detto del bon manuscript. Tuttavia alcuni
scienziati come l'italiano Giorgio Pasquali recuperarono il metodo di Lachmann, pur senza ignorare
completamente i contributi portati da Bédier. Nel fondamentale saggio Storia della tradizione e
critica del testo (1934) Pasquali indica la necessità che le operazioni di mera critica testuale siano
precedute e supportate da un approfondito studio storico della tradizione testuale, che non consideri
i singoli testimoni unicamente come sigle o semplici "contenitori di testi"; è anzi opportuno
analizzare in modo capillare ciascun manoscritto nella sua interezza, non tralasciando nemmeno di
osservare i caratteri esterni e l'individualità storica del testo. Tuttavia la sola attenzione al codice in
quanto tale, così come era stata esposta da Bédier, viene rifiutata da Pasquali, secondo il quale
l'editore critico non può esimersi dal fornire una edizione critica scientificamente fondata, non
riducibile alla mera riproduzione di uno dei testimoni - sia pure esso il migiore tra tutti quelli
posseduti -.
Bibliografia
 S. Timpanaro, La genesi del
metodo del Lachmann, Torino,
UTET, 2004 (I ed. 1963)
 A. Stussi (a cura di),
Fondamenti di critica testuale,
Bologna, Il Mulino, 2006
 G. Inglese, Come si legge
un'edizione critica. Elementi di
filologia italiana, Roma,
Carocci, 2003
 G. Contini, Breviario di
ecdotica, Torino, Einaudi, 1992
 M. Barbi, La nuova filologia e
l'edizione dei nostri scrittori.
Da Dante al Manzoni, Firenze,
Le Lettere, 1994
 G. Pasquali, Storia della
tradizione e critica del testo,
Firenze, Le Lettere, 1988 (I ed.
1934)
 P. Maas, Critica del testo,
Firenze, Le Monnier, 1982
 F. Hermann, Testo critico e
critica del testo, Firenze, Le
Monnier, 1983
 A. Andreose, L. Renzi,
Manuale di filologia e
linguistica romanza, Bologna,
Il Mulino, 2006
 M. Scialuga, Introduzione allo
studio della filologia classica,
Alessandria, Edizioni
Dell'Orso, 2003

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