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SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE

prima analisi della ragion di stato, perché in fon- Lezione del 22 marzo 1978
. di.ul!a felicità ~enz~ soggetto. Q;lando, per esempio,
Chemmtz defimsce la taglOn dI stato, usa l espressione "felicità
de.ll<? stato'~rmai"felicitàdella popolazione"ò§~ Non sonogliuo~
mlma dover essere felici, prosperi, al limite nemmeno ricchi è
lo stato. stesso.· Si tratta· di· uno degli aspetti fondamentali deiIa
politica mercantilista dell'epoca. Il problema è la ricchezza del-
lo~tatoenonqllelladellapopolazione.La ragion di stato è un
rapporto dello stato con se stesso, un'automanifestazione in cui
l'~l~mento della popolazione è accennato ma non èpresente, non
~I ~flette.AlI~stesso modo, quando Bacone parla di sedizioni, di
mdlgenza e .dI malc~mtento ~. molto vicino alla popolazione, ma
non concepIsce maI la popolazione come un composto di sog-
getti economici capaci di avere un comportamento autonomo. Si
parla di ricchezze, di circolazione di ricchezze, di bilancia com-
merciale, ma mai di popolazione come soggetto economico. E La ragion di stato (III) - Lo stato come principio di intelligibilità e
~uando, a propos~to della verità, i teorici della ragion di stato in- come obiettivo - Il funzionamento della ragione di governo: (A) Nei
sI~ton~ sul p~?blIco, sulla necessità di avere un'opinione pub- testi teorici. La teoria del mantenimento dello stato. (B) Nellapra-
blIca, l analISI e .cond?tta sempre in una maniera, per così dire, tica politica. Il rapporto di concorrenza tra gli stati - Il trattato di
purament~passlva.SI tratta di dare agli individui una certa rap- Westfalia e la fine dell'impero romano - La forza, nuovo elemento
p:esen.ta~I.one, ul!a cert~ idea, di imporre loro qualcosa ma non della ragione politica - Politica e dinamica delle forze - Il primo
d~ servIrSI m mamera attIva del loro atteggiamento, della loro opi- complesso tecnologico specifico della nuova arte di governo: il si-
n~one, dell~ro m<;>d? di fare. In altri termini, penso che la ragion stema diplomatico-militare - Il suo obiettivo: la ricerca di un equi-
dI stato abbIa defimto un'arte di governo in cui il riferimento al- librio europeo. Che cos'è l'Europa? L'idea di "bilancia"- I suoi stru-
la po~olazi?ne era ~~pl!cito, ma non era ancora entrato nel pri- menti: (1) la guerra; (2) la diplomazia; (3) l'istituzione di un di-
smanflesslvo; Balll111zIo·delxVII··Seco!o··fino alla·metfcclelxvm spositivomilitarepermanente;
si verificheranno delle trasformazioni grazie alle quali e attra-
verso l~ quali sarà elaborata la nozione di popolazione, questa Nelle ultime lezioni ho cercato di mostrare come in Europa
sorta ~I. elem~nto ~en.trale di o.g"?i vita politica, di ogni riflessio- sia awenuta una sorta di penetrazione della "ragione di gover-
ne polItIca, dI <;>gm SCIenza polItIca dal XVIII secolo in poi. E sarà no": Con ciò non voglio dire che l'arte di governo degli uomini,
elaborata 1?edI~nte un apparato creato proprio per far funzio- di cui ho fornito alcuni tratti in relazione alla pratica pastorale,
n~re la raglOn dI st~to: q~esto apparato è la polizia. L'intervento sia divenuta uno degli attributi del potere sovrano grazie a un
dI questo. campo dI pratlch~ denominato polizia farà apparire, semplice procedimento di riporto, trasferimento o traslazione. Il
nell.a teona generale assolutIsta - se volete - della ragion di sta- re non è diventato il pastore dei corpi e delle vite allo stesso mo-
to, Il nuovo soggetto della popolazione. E quello. che tenterò di do in cui il pastore spirituale era il pastore delle anime e dell'al-
dilà. È invece comparsa- come ho cercato di rendere evidente-
un'arte assolutamente specifica di governo, un'arte che aveva in
sé la propria ragione, la propria razionalità, la propria ratio. Si
tratta di un awenimento nella storia della ragione occidentale,
della razionalità occidentale, che non è certo meno importante
del fenomeno rappresentato da Keplero, Galileo, Cartesio ecc.
esattamente nella stessa epoca, cioè dalla fine del XVI secolo e per

* Tra virgolette nel manoscritto.


tuttoiLXVIr.Siamodi fronte a iÙl1fenomenorrioltocompless()di ciò a. cui deve mirare la ragion distato nel suo intervento. Lo sta-
trasformazi()l).edel]a ragi()ne occidentale e ho voluto mostrare toè pertanto principio di intelligibilità di ciò che è, ma anche di
come la comparsa dhma ragione di governo abbia dato luogo a ciò che deve essere. Si cerca di comprendere ciò che lo stato è
un~ certa manie~a dip"ens~~e, ;,agionare e calcolare che all'epo- solo allo scopo di farlo esistere nella maniera più efficace. Prin-
ca e stata denommata polItIca , e che - non dobbiamo dimenti- cipio di intelligibilità e obiettivo strategico: sono questi i due ele~
care.__ venne percepita e considerata inizialmente come una sor- menti che inquadrano la ragione di governo chiamata, per l'ap-
ta. di etero~ossia'l1I1a.f<)Ilte. gei jIlql1j~tl1dine .nei.contemporanei. ._punto,ragion.di sta~o. V?glio dire che l~ stato. è fon~a!ilent~l­
l!n'a]tmllll:l.Iliera di pensare il potere, il regno, e di pensare la pra- mente !'idea regolatnce dI quella forma dI penSIero, dI nf1esslO-
tIC~ del regnare e del governare, nonché i rapporti tra regno ce- Ile, di calcolo e di intervento che si chiama politica: la politica
l:st~e regn?terrestre: un'eterodossia che è stata chiamata poli- come mathesis, come forma razionale dell'arte di governo. La
t}~~.Lapol~tif,a,dllIJ.qllt\raln~res.enterebbep er l'arte di governo ragione di governo, dunque, pone lo stato come principio di let-
plU o meno clOche la mathesls rappresentava, nella stessa epo- tura della realtà, come obiettivo e come imperativo. Lo stato è
ca, per la scienza della natura. ciò che comanda la ragione di governo, e che in altri termini per-
Hovoluto anche evidenziare come la ratia di governo trovas- mette di governare razionalmente secondo necessità; è la fun-
se. nello stato il suo principio e il suo obiettivo, il suo fondamento zione di intelligibilità dello stato rispetto al reale ed è ciò che lo
e Il suo scopo. Lo stato sarebbe,quindi ~ non saprei come dire _ rende razionale e necessario oggetto di governo. Governare ra-
principi()clijntelligibilità e schema strategico, o se vogliamo ri~ zionalmente perché c'è uno stato e affinché ci sia uno stato. Ec-
correre a un termine anacronistico per l'epoca, potremmo affer- co, in sintesi, quanto vi ho detto le volte precedenti.
ma~e che era ul?a sOrJ;a di idea regolatrice 1: lo stato è !'idea rego- Tutto questo è evidentemente insufficiente per riuscire a in-
l~~nce della ragIOne dI governo. Intendo dire che nel pensiero po- dividuare il funzionamento effettivo della ragion di stato, della
~ItiCO c~e ricercava la razionalità di un'arte di governo, lo stato è ragione di governo. Se riprendiamo infatti le definizioni della ra-
lllnanZItutto un principio di intelligibilità del reale una certa ma- gion di stato che ho citato, mi sembra che permanga sempre qual-
nier~dipens~re quelli che.erano, nella loro natura' e nei loro rap- cosa come non proprio un equivoco, ma un'oscillazione, una spe-
portI, unasene dI elementI e di istituzioni già esistenti. Che cos'è cie di effetto-mosso, sfuocato. Non so se [ricordate] la definizio-
u~ re? E un sovrano? E un magistrato? Che cos'è un corVo costi- ne di ragion di stato fornita da Palazzo nel testo scritto e pubbli-
tUItO? E una legge? E un territorio? Che cosa sono gli abitanti di cato in italiano nel 1606 e tradotto in francese nel 1611,2 Palaz-
questo territorio? Che cos'è la ricchezza del principe? E la ric- zo diceva che la ragion di stato è ciò che deve garantire !'integrità
chezza del sovrano? Tutti questi fattori hanno cominciato a esse- dello stato, è "l'essenza stessa della pace, la regola per vivere in
re. penS~tiç()med~men~i.dello.stato,il.qualeharappresentatouna tranquillitàìlaperfezionedelle cose";3Ci viene data qui una de-
determmata mamera al concepire, analizzare e definire la natu- finizione propriamente essenzialista della ragion di stato: la ra-
ra e i rapporti di questi elementi già esistenti. Lo stato rappresenta gion di stato deve fare in modo che lo stato sia effettivamente
dunque uno schema di intelligibilità di un insieme di istituzioni conforme a ciò che è, che resti cioè statico, vicino alla sua es-
già stabilite e di realtà già date. Ci si rende conto che il re si defi- senza; la sua realtà deve restare conforme a ciò che deve essere
nisce per il suo ruolo particolare, non tanto rispetto a Dio e alla allivello della sua necessità ideale. La ragion di stato sarà quin-
s",llvezza degli uomini,. m~ rispetto allo stato (il magistrato, il giu- di l'adattamento della realtà dello stato alla sua essenza eterna o
dlceecc.).Lostato, qumdI, come principio di intelligibilità di una comunque immutabile. In breve: la ragion di stato è ciò che per-
rel:l.1tà esistente e di un insieme istituzionale già stabilito. mette di mantenere lo stato "in stato'~. Del resto Palazzo, nel te-
In secondo luogo, nella ragione politica lo stato funziona co- sto citato,4 giocava sulla parola status che significa sia "stato" nel
meobiettivo, vale adire comeciò che deve essere ottenuto al ter- senso di uno stato, sia immobilità delle cose. Mantenere lo stato
mine degli interventi attivi della ragione e della razionalità. Lo in stato, diceva Palazzo.
stato è c!? a cu~ t,ende l'opera ~i razionalizzazione dell'arte di go- Ma in realtà, nelle definizioni di Palazzo come in altre della
verno. Lmtegnta dello stato, Il suo compimento e rafforzamen- stessa epoca, la ragion di stato si caratterizza per un altro tratto
to, .il SU? ripristino: nel c.aso fc:sse stato compromesso o nel ca- che interviene in maniera, se non proprio segreta, perlomeno di-
so m CUI qualche nvoluzlOne l avesse rovesciato o ne avesse so- screta. Palazzo sostiene che la ragion di stato è la regola che per-
speso momentaneamente la forza e gli effetti specifici: è questo mette di acquisire la tranquillità, la perfezione delle cose, la pa-
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ce,.la sua conservazione e iLsuo.incremento. Botero, che. èforse di Platone: evitare la rivoluzione, mantenere lo stato - un uni-
il primo in Italia ad aver elaborato la teoria della ragion di stato, stato- in una permanente condizione di perfezione.
dice chela ragion di stato è "una conoscenza perfetta dei mezzi Tuttavia nei testi meno teorici, meno speculativi, meno mo-
attraverso cui gli stati si formano, si mantengono, si fortificano ~~listici o ~orali di quelli di Botero e Palazzo, mi sembra che
e aumentano".s Molto più tardi, all'epoca del trattato di Westfa- emerga qualèosa di c0!ilpletament~divers?: Si tr~!ta ~i testi scrit-
lia, Chemnitz dirà che la ragion di stato è ciò che permette di sta- ti da persone più vicme alla pratIca pohtlca, plU dIrettamente
bilire, conservare e accrescere unarepubblica;6Se èvero chela -'coinvolte con essa; per esempio i testi scritti da Sully e pubbli-
l11aggior parte dei teorici insiste sul fatto che la ragion di stato è cati con il titolo Economies royales 8 o quelli lasciati da Richelieu,
ciò~che permette di mantenere lo stato - il termine impiegato è le lnstructions date agli ambasciatori o ad alcuni responsabili e
"mal1utenzione", mantenere -, tutti aggiungono che accanto a ufficiali regi. In tutti questi casi risulta evidente che la teoria del
questoobiettivoijn.manieraforseunpo~ subordinata, vi è anche mantenimento dello stato è del tutto insufficiente per descrivere
la necessità di incrementarlo. In cosa consiste dunque questo in- la pratica reale della politica e la messa in atto della ragion di sta-
cremento dello stato che ricorre in tutte le definizioni della ra- to. Il supporto reale di ciò che Botero e gli altri chiamavano sem-
gion di stato? Nella maggior parte dei testi a cui faccio riferi- plicemente "incremento': dello stato, ~ un fenom~no I?0lto i~­
mento - in Botero, in Palazzo certamente, in Chemnitz in misu- portante, a mio avviso. E la~onstél.!.él.~!5'ne_~gh sta.t~so~? SI-
ra minore senza dubbio, perché più legato a una situazione po- tuati uno accanto. alr~I!:t::QjI!~uIl()sp~zi2.~Ql1~2g~nza.MI sem-
litica precisa -, le definizioni restano ancora piuttosto teoriche e bra che;-perl'epòca, sia un'idea fonaàmentale, nuova e di estre-
speculative, influenzate da una sorta di residuo platonico, poi- ma fecondità per quella che si può definire la .tecnologi~ politi-
ché è proprio il mantenimento dello stato - in conformità alla sua ca. Ma perché si tratta di un'idea nuova? POSSIamo conSIderare
essenza di stato - a dover caratterizzare la ragion di stato, se- le cose sotto due aspetti, uno propriamente teorico e uno legato
condo questi autori. Bisogna certam~nte evitare gli avvenimenti alla realtà storica dello stato.
quasi necessari e sempre minacciosi di cui parlava Bacone a pro- Punto di vista teorico: l'idea secondo cui gli stati sono in un
posito delle sedizioni.7 Ma c'è dell'altro. Secondo Botero, Palaz- rapporto di concorrenza tra loro è in fondo la conseguenza di-
zo e altri, occorre scongiurare quei processi quasi inevitabili e retta, quasi ineluttabile, dei principi teor~ci ~ntrodotti dalla ra-
sempre minacciosi che rischiano di far decadere lo stato, cau- gion di stato su cui mi sono soffermat? l ultlm~ volt~. Quando
sando la sua scomparsa dopo averlo portato allo zenit della sto- cercavo di descrivere come era concepIta la ragIOn dI stato, per
~lria. Bisogna evitare - ed è qui che entra in funzione la ragion di questi teorici lo stato risultava essere sempre ~l ~ne di se st~~so.
. stato, secondo~?t~E?~.f>éllél:l:l()-c;i?c;l1eè élcc;éldlltoalr~f?;n?<:li Lo stato non risponde che a se stesso; non VI e legge pOSItIva,
! Babilonia,. all'impero romano, all'impero di Carlo .Magrio;biso- moralenatiirale e nemmeno divina al limite (ma questa è un'al-
j gna evitare, cioè, il ciclo della nascita, della crescita, della perfe- tra que~tione), che possa imporsi allo stato dall'esterno. ~o s~a,­
I zionee infine della gecadenza. Un ciclo che nel vocabolario del- to risponde a se stesso, cerca il proprio bene, n~n ha finaht~
"'!'epoca viene definito "rivoluzione". La rivoluzione, o le rivolu- esterne non deve cioè realizzarsi in qualcosa che sIa..altro da se:
zioni, consistono in quella sorta-di fenomeno quasi naturale, a non te~de né verso la salvezza del sovrano, né verso la salvezza
metà tra il naturale e lo storico, che immette gli stati in un ciclo eterna degli uomini, né verso alcuna forma di perfezionam~nto
che li porta allo splendore e alla pienezza, e successivamente li o di escatologia. Con la ragion di stato- lo r:~~2!:<:l~Y2J'1lItlma
fa scomparire. Ciò che Botero e Palazzo intendono per ragion di volta ~ siamo.in 1f~'in()na()drstofìcita'iilaefinitélL iI.111Il!~IIlPO
stato, in fondo, è il mantenimento degli stati contro queste rivo- aper1o"e senz,l:l, terlIlfne.Jn altre' pàroIe;attraverso la ragion di
lllzi()l1i.Siall1()vic;iniél.f>léltoIle, c()ll1e dicevo prima, con la diffe- sfa..fDsideHneaunmoridohi cui vi sarà necessariamente, fatal-
renza che, per far tronte alla minaccia permanente della deca- mente e per sempre una pluralità di stati che trovera~no la pro-
denza delle città, Platone proponeva una buona costituzione, leg- pria legge e il proprio fine in se stessi. In tale pr?SpettI~~, la plu-
gi giuste e magistrati virtuosi, mentre gli uomini del XVI secolo, ralità degli stati non rappresenta una forma dI tranSIZIOne tra
quali Botero e Palazzo, contro la minaccia quasi fatale delle ri- un primo regno unitario e un impero ul~imo dell'un~tà ritr?,:,a-
voluzioni propongono un'arte di governo, una sorta di abilità o, ta. La pluralità degli stati non fa parte dI una fase dI tranSIZIO-
in ogni caso, una razionalità nei mezzi impiegati per governare. ne imposta agli uomini per un determinato tempo come forma
! i Per il resto, l'arte digoverno persegue lo stesso obiettivo delle leg- di castigo. In realtà, la pluralità degli stati è la necessità stessa
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di una storia, che ora è interamente aperta e non è polarizzata intensificati; nello spazio della concorrenza e della dominazione
temporalmente verso un'unità ultima. Un tempo aperto, una spa- commerciale, in uno spazio di circolazione monetaria, di con-
zialità molteplice, ecco le irriplicazioni della teoria della ragion quista coloniale, di controllo dei mari. Tutto ciò dà all'autoffer-
di. stato.dicuLviparlavo I:ultima.volta.. . . mazione di ogni stato non solo la forma dell'autofinalità di cui vi
Maa dire il vero, simili conseguenze teoriche non si sareb- parlavo la volta scorsa, ma la forma nuova della concorrenza. È
bero.cristallizzate su qualcosa come una tecnologia politica* se, possibile affermarsi solo in uno spazio di concorrenza politica ed
nei fatti, non si fossero articolate su una realtà storica di cui co- economica - per dirla in termini anacronistici rispetto alla realtà
stituivanoproprioilprincipiodiintelligibilità. Ora, che cos'è que- dell'epoca -, in uno spazio di concorrenza che fornirà un senso
sta realtà storica su cui si è articolatli l'idea di una storia tempo- alla questione dell'incremento dello stato, quale principio e filo
ralmente aperta e di uno spazio, direi quasi statualmente molte- conduttore della ragion di stato.
plice? Certo, nel corso del XVI secolo, in maniera del tutto con- Più concretamente ancora, si può dire che la comparsa e lo
statabile, tangibile, definitiva, riconosciuta, e del resto istituzio- sviluppo di una ragion di stato che conserva lo stato esclusiva-
nqJ,izzata nel secolo successivo con il famoso trattato di Westfa- mente attraverso l'incremento delle sue forze in uno spazio di
~\ lia'V(su cui ritornerò), spariscono le antiche forme di universa- concorrenza trova una forma immediata e concreta nel proble-
lità che erano state proposte e imposte all'Europa durante il Me- ma della Spagna, e anche in quello della Germania. È vero che
dioevo come eredità dell'impero romano. La fine dell'impero ro- la ragion di stato è nata in Italia e qui è stata formulata a parti-
mano va collocata esattamente nel [1648],** ovvero il giorno in re da problemi specifici nelle relazioni tra i piccoli stati italiani.
cui si è riconosciuto che l'impero non rappresenta più la voca- Ma se è divenuta effettivamente una categoria di pensiero fon-
zioneultima degli stati, la forma sperata o sognata in cui gli sta- damentale per tutti gli stati europei, se non è rimasta uno stru-
ti si sarebbero fusi. Nella stessa epoca, sempre con il trattato di mento di arialisi, di riflessione e di azione, una forma strategica
Westfalia, viene constatato il fatto che, da un lato, la frattura del- specifica dei piccoli stati italiani, è a causa di tutti i fenomeni di
la Chiesa, con la Riforma, è acquisita, istituzionalizzata e rico- cui vi ho parlato e che si concretizzano nel caso della Spagna.
nosciuta,lO dall'altro, che gli stati nella loro politica, nelle loro Da un latQ,J;l_Spagna si.. !J:'()Y.a.aesser:~ I:~red~" per vi.a<1inastica,
~:dl~ide)I:~~e~~~:fi~~~~;~fH~ati~~~~11~a~1~iuito;~We1r~~
scelte e alleanze· non devono più raggrupparsi secondo l'appar-
tenenza religiosa, gli stati cattolici possono tranquillamente strin-
gere.alleanzecon·stati'Protestant+e·viceversa;·impiegare·eserci···· thce-d~l'xvrse~c(Jl:tn:tttrrrim]Jertrculbniatee'matittimo quasi pla-
ti protestanti e viceversa. 11 In altri termini, l'impero e la Chiesa, netario e monopolistico, soprattutto dopo l'annessione del Par-
le due grandi forme di universalità che da anni, decenni, forse se- . togallo. La Spagna, insomma, agli occhi dell'Europa intera, è l'e-
coli erano divenute - quanto meno l'impero -, una sorta di invo- sempio di un fenomeno stupefacente che per decenni alimen-
lucro vuoto, di guscio senza conteimto, ma che conservavano an- teràla riflessione di cronisti, storici, politici ed economisti. Ma
cora il loro potere di focalizzazione, di fascinazione e di intelli- proprio a causa di questo quasi monopolio, a causa dell'esten-
gibilità storica e politica, hanno perduto la propria vocazione e sione del suo impero, hel giro di pochi anni la Spagna si arric-
il proprio senso, se non altro sul piano dell'universalità. Su que- chisce in maniera spettacolare e in maniera ancora più spetta-
sta realtà si articola il principio secondo cui si vive ormai in un colare e rapida si impoverisce nel corso del XVII secolo, e forse
tempo [politicamente]*** aperto e in uno spazio statualmente mol- addirittura dall'inizio del XvI.
teplice,Siamocora·difrontea delle unità in qualche· modo asso- Il caso della Spagna presenta dunque un insieme di processi
lute, senza subordinazioneo dipendenza le une dalle altre, al- che hanno cristallizzato tutte le riflessioni sulla ragion di stato e
meno per quanto riguarda gli stati principali. Tali unità - è que- lo spazio concorrenziale nel quale ormai si viveva. In primo luo-
sto I:altro versante della realtà storica su cui si articola il proces- go, ogni stato simile alla Spagna, a condizione di averne i mez-
so - si affermano, o comunque cercano di affermarsi, in uno spa- zi, l'estensione e la capacità di definire le proprie pretese, cer-
zio che ora è quello degli scambi economici moltiplicati, estesi e cherà di ritagliarsi una posizione dominante rispetto agli altri
paesi. Non si ambirà più direttamente all'impero ma a un domi-
* Foucault aggiunge: "se, nei fatti, non avessero potuto applicarsi". nio effettivo sugli altri stati. In secondo luogo, l'esercizio stesso
** M.E: "1647". del dominio, la situazione di quasi monopolio che la Spagna ave-
*** M.E: "temporalmente". va, se non acquisito, almeno sognato e quasi raggiunto per un
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certo periodo, è tuttavia perpetuamente minacciata da ciò che stica -, e da che momento, invece, si sia iniziato a pensarli in ter-
l'aveva provocata e alimentata; ci si può, infatti, impoverire per mini di concorrenza.
arricchimentò, ci si può esaurire per eccesso di potenza. La si- In maniera molto generale e schematica si potrebbe dire che,
tuazione .di .dominio.può.. caderevittima. di qualcosa chesLchia~ fino a quando si è rimasti su un piano di conflitto in termini di
merà rivoluzione, termine che acquista ora un senso del tutto di- rivalità dinastiche tra principi, a contare era certamente la ric-
verso: la rivoluzione è l'insieme dei meccanismi effettivi grazie a chezza del principe, sia sotto forma di tesori posseduti, sia sotto
cui ciò che aveva assicurato la potenza dello stato e del dominio forma di risorse fiscali disponibili. La prima trasformazione av-
provocherà,all'opposto,lasuacadutao comunque la perdita del- viene nel momento in cui si smette di pensare, calcolare e valu-
la sua potenza. La Spagna ha rappresentato il fulcro, l'oggetto tare le possibilità di conflitto e di fuoriuscita da questo conflitto
privilegiato, 1'esempio tipo attorno al quale ,si svilupperà 1'anali- in bas v alla ricchezza del principe, del suo tesoro, delle sue ri-
si della ragion di stato. E inoltre palese che tutte le analisi sulla sorse monetarie, e si tenta di pensarle sotto forma di ricchezza
ragiondi stato e sul nuovo campo della politica, in corso di defi- dello stato stesso. Passaggio dalla ricchezza del principe come
nizione, abbiano trovato un impulso privilegiato tra i nemici e i fattore di potenza, dunque, alla ricchezza dello stato come forza
rivali della Spagna: la Francia, la Germania che tentava di stac- stessa del regno. La seconda trasfòrmazione avviene nel passag-
carsi dal giogo della preminenza imperiale, l'Inghilterra dei Tu- gio dalla valutazione della potenza di un principe, sulla base del-
doro Insomma, siamo passati da un tempo che rappresentava an- l'estensione dei suoi possedimenti, a una ricerca delle forze più
cora l'orizzonte del pensiero politico del XVI secolo - caratteriz- solide, ma anche più segrete, che caratterizzano uno stato: vale
zato da una tendenza unificatrice scandita e minacciata da rivo- a dire, non più i veri e propri possedimenti, [ma] le ricchezze in-
luzioni essenziali -, a un tempo aperto, attraversato da fenome- trinsechedello stato, ciò di cui esso può disporre: risorse natu-
ni di concorrenza che possono provocare rivoluzioni reali, che rali, possibilità commerciali, bilanci degli scambi ecc. Terza tra-
coinvolgòno quegli stessi meccanismi che assicurano la ricchez- sformazione: quando i conflitti erano concepiti in termini di ri-
za e la potenza delle nazioni. valità tra principi, la ricchezza del principe era determinata dal
Si può dire che si tratta di cose nuove? Si può davvero so- sistema delle alleanze, intese quali obblighi familiari a cui era le-
stenere che l'apertura di unq spazio di concorrenza tra gli stati gato; dal momento in cui si inizia a concepire il conflitto in ter-
sia un fenomeno apparso all'improvviso tra la fine del XVI e l'i- mini di concorrenza, invece, le potenze saranno valutate e cal-
niziodel xvIIsecolo;ealpuntodacristallizzare nuoviaspettie·svi" colate grazie alle alleanze in quanto combinazioni provvisorie di
luppi della ragion di stato? Va da sé che le rivalità, le situazioni interessi. Questo passaggio dalla rivalità dei principi alla con-
di sfida, i fenomeni di concorrenza esistevano già da tempo, ma correnza degli stati è indubbiamente uno dei cambiamenti più
vorrei chiarire ancora una volta che ciò di cui parlo, ciò che è in importanti che riguardano sia le forme della vita politica sia le
questione in tutto quello che vi dico, è il momento in cui questi forme della storia dell'Occidente.
fenomeni iniziano a entrare effettivamente in un prisma rifles- Certo, il passaggio dalla rivalità dinastica alla concorrenza
sivo che permette di organizzarli in strategie. Il problema è sa- degli stati è un passaggio complesso, lento, che vi descrivo in ter-
pere da quando questi fenomeni di rivalità, di confronto - rav- mini un po' caricaturali, insistendo su alcuni tratti, ma in realtà
visabili da sempre - hanno effettivamente iniziato a essere per- le articolazioni di questi processi saranno più lunghe. La guer-
cepiti sotto forma di concorrenza tra stati, in un campo ecorio- ra di successione spagnola all'inizio del XVIII secolo,12 per esem-
micoepolitico~apertoein~untempoindefinito;Da quando si so- pio, sarà ancora completamente invischiata nei problemi, nelle
no organizzati un pensiero e una strategia della concorrenza al- tecniche, nei procedimenti, nelle maniere di fare e di pensare ti-
lo scopo di codificare tutti questi fenomeni? È questo aspetto pici delle rivalità dinastiche. Tuttavia, a mio parere, la guerra di
che mi interessa cogliere e mi sembra proprio che dal XVI- XVII successione spagnola, con l'epilogo e il fallimento a cui è anda-
secolo si sia cominciato a rappresentare i rapporti tra stati non ta incontro, rappresenta l'ultima forma di conflitto in cui la ri-
più in forma di rivalità, ma in forma di concorrenza. Qui non valità dinastica dei principi caratterizzerà e, in certa misura, de-
posso che limitarmi a indicare il problema. Bisognerebbe ten- terminerà il fenomeno della concorrenza degli stati, che nelle
tare di analizzare il modo in cui i conflitti tra i regni venivano guerre successive apparirà in tutta la sua pienezza. In ogni ca-
compresi, riconosciuti, dibattuti e, allo stesso tempo, pensati e so, da quando si passa dalla rivalità tra principi alla concorren-
calcolatUntermini di rivalità -,- essenzialmente di rivalità dina- za tra stati, e da quando il conflitto si pensa in termini di con-
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correnza tra stati, emerge una nozione essenziale, che non era porto di forze: la conservazione, il mantenimento e lo sviluppo
ancora stata formulata in alcun testo teorico sulla ragion di sta- di una dinamica delle forze. Per mettere in opera una ragione
to: è la nozione di forza. Non si parla più di incremento dei ter- politica definita fondamentalmente sulla base della dinamica
ritori, ma. eli çre$çiJaelelle forzedello.stato;.non.si..p adapiùdi delle forze, l'Occidente; le societàoccidentali hanno elaborato
e$tensionedeipossedimenti o di alleanze matrimoniali, [ma] di due grandi insiemi che possono essere compresi solo a partire
ìl.ccre$çinierito. delle forze statali; non si parla più. di combina- da questa razionalizzazione delle forze. I due grandi insiemi di
zi()lledelle eredità attraverso alleanze dinastiche, ma di com- cui vorrei parlarvi oggi e la prossima volta sono, da un lato, un
p?sizioIle~:II:E?l'~:dell?stat() • in alleanze politiche •e provvi- dispositivo diplomatico-militare e, dall'altro, il dispositivo della
. sorie. Tutto questo sarà là màtèria prima, l'oggetto e, allo stesso polizia, nel senso che la parola aveva a quell'epoca. Che cosa as-
tempo, ilprincipio di intelligibilità della ragione politica. Se ora sicura, la funzione di questi insiemi? In primo luogo, il mante-
c()nsideriamola ragione politicanonpiù.nei testi un po' teorici, nimento di un rapporto di forze, nonché la crescita di ognuna
essenzialistie platonici di cui viparlayo l'ultima volta, ma nelle di queste forze senza che }'insieme si sfaldi. Il mantenimento del
formulazioni che le erano proprie soprattutto alla fine del XVI rapporto di forze e lo sviluppo delle forze interne a ogni ele-
secolo e all'inizio del XVII (in particolare durante la guerra dei mento, oltre che il loro collegamento, è ciò che in seguito si chia-
Trent'anni),B in autori che erano dei pratici più che dei teorici merà meccanismo di sicurezza.
della politica, troviamo una nuova stratificazione teorica. Que- Partiamo innanzitutto dalle nuove tecniche di tipo diploma-
sto nuovo elemento della ragione politica è la forza, la forza de- tico-militare. Se gli stati sono disposti uno accanto all'altro in un
gli stati. Si entra quindi in una politica il cui oggetto principale rapporto di concorrenza, bisogna trovare un sistema che per-
saràfimpiego eil calcolo delle forze. La politica, la scienza po- metta di limitare il più possibile la mobilità degli altri stati, la 10-
litica, incontra qui il problema della dinamica. roambizione, la loro crescita e il loro rafforzamento, lasciando
Si apre, così, un problema che lascio in sospeso e che mi li- tuttavia a ognuno margini tali da consentire di massimizzare la
niito a segnalare. I;evoluzione che si è prodotta sulla base di una sua crescita senza provocare i suoi avversari e senza, d'altra par-
realtà storica e di processi ben definiti -la scoperta dell'Ameri- te, determinare la: propria scomparsa né il proprio indebolimen-
ca, la costituzione degli imperi coloniali, la scomparsa dell'im- to. Questo sistema di sicurezza è stato delineato e attuato per-
pero romano, l'arretramento e l'erosione delle funzioni univer- fettaIIl~ntealt~rmine clelIa g;uerJ:'a dei Trent'anni, al termine quin-
salistichedellaChiesa-rtutti·questiproblemi·chehannouna-ne:; di diceiito anni di lotte religiose e politiche 15 che hanno provo-
cessità e un'intelligibilità proprie ci conducono alla comparsa cato il crollo evidente e definitivo del sogno imperiale e dell'uni-
nel pensiero politico della categoria fondamentale di forza. Im- versalismo ecclesiastico, portando alla ribalta, gli uni di fronte
plicano tutti una mutazione nel pensiero politico che, per la pri- agli altri, un certo numero di stati, tutti inclini ad ambire all'af-
ma volta, aspira a essere insieme una strategia e una dinamica ferniazione di se stessi e all'autofinalità della propria politica. Che
delle forze. Nella stessa epoca, com'è noto, attraverso processi cosa comportava questo sistema messo in piedi alla fine della
del tutto diversi, anche le scienze della natura, e in particolare guerra dei Trent'anni? Un obiettivo e degli strumenti. I;obiettivo
la fisica, incontrano la nozione di forza. La dinamica politica e era l'equilibrio dell'Europa - anche questa idea di equilibrio è di
la dinamica come scienza fisica sono pertanto quasi contempo- origine italiana, come la ragion di stato. Credo che la prima ana-
ranee. Bisognerebbe vedere come questo processo si sia artico- lisi di una politica in cui ogni principe cercava di mantenere uno
.lato~in.Leibniz,14.ilte0Fico·generaledellaforzadal punto di vi- stato di equilibrio in Italia, si trovi in Guicciardini. 16 Ma lascia-
sta storico-politico e da quello della scienza fisica. Perché le co- mo il caso italiano e torniamo all'Europa. Che significa equili-
se sono andate in questo modo e che significato assume questa brio dell'Europa? Quando i diplomatici, gli ambasciatori che ne-
contemporaneità? Confesso di non saperne niente, ma credo sia goZiavano il trattato di Westfalia ricevevano istruzioni dal loro
inevitabile porre il problema, poiché con Leibniz abbiamo la pro- governo,17 avevano la raccomandazione esplicita di fare in mo-
va che l'omogeneità dei due processi non era affatto estranea al do che le nuove linee di frontiera, le nuove delimitazioni degli
.pensiero dei contemporanei. stati, i nuovi rapporti da stabilire tra gli stati tedeschi e }'impero,
Riassumiamo il tutto. Il vero problema della nuova raziona- le zone di influenza della Francia, della Svezia, dell'Austria ob-
lità di governo non è tanto o soltanto la conservazione dello sta- bedissero a un principio: mantenere un certo equilibrio tra i di-
to in un ordine generale, bensì la conservazione di un certo rap- versi stati dell'Europa.
216 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 22 MARZO 1978 217

. In primo luogo, che. cos'è l'Europa? All'inizio o nella prima del XVII secolo e che si cristallizzerà verso la metà del secolo con
metà delxvII secolo, l'idea diEuropa è assolutamente nuova. In- la firma dei trattati, dando luogo a una realtà storica da cui non
nanzitutto, è un'unità che non ha più la vocazione universalisti- siamo ancora usciti. Questa è l'Europa.
ca.. che pote~a~vere,a~eserrlpio~.ilSJ:istial1esilll().. P~rg~finizio~ ~Secolldopunto,1abilancia.Che cos'è la bilancia d'Europa 20 ? .,
ne, la vocazione del cristianesimo mirava a ricoprire il mondo in~ La parola latina èJ!utina Europae. * La parola "bilancia" è im- ~A\'t~
tero; TEuropa,invece; è unà costruzione geografica che all'epo- piegata in svariati sensi nei testi dell'epoca. Secondo i vari paesi, ~.-
ca, ad. esempio, non comprende la Russia e comprende l'Inghil- le varie politiche e i vari periodi, la bilancia d'Europa significa in
terra s()loin lllogo l})olto ambiguo, dato chel'Ing;hilten'a non era primo luogo l'impossibilità per lo stato più forte di imporre la sua
effettivamentepanein'causaneltrattato di Westfalia. L'Europa legge a un altro stato. La bilancia d'Europa sarà cioè conservata
è pertanto una costruzione geografica ben delimitata, e senza uni- se si fa In modo che la differenza tra lo stato più forte e gli altri
versalità. Secondariamente,J'Europanon è una forma gerarchi- non ~ia tale che lo stato più forte possa imporre la propria legge
ca di stati più o meno subordinati gli uni agli altri che culmine- a tutti gli altri. Limitazione, quindI, del divario tra il più forte e
rebbe in l,ma forma ultima e unica, vale a dire l'impero. Ogni so- gli altri:* Secondo punto, la bilancia europea, l'equilibrio euro-
vrano - la butto lì in maniera davvero grossolana, bisognerebbe peo è stato concepito come risultato di un numero limitato di sta-
c~rregg~re quanto sto per dirvi -è un imperatore nel suo regno, ti più forti: l'eguaglianza tra essi sarà mantenuta in modo che
o In ogm caso questo vale per i sovrani principali; in fondo non ognuno degli stati più forti potrà impedire che un altro si avvan-
vi è nulla che indichi in uno di essi la superiorità sugli altri, fa- taggi e finisca per prevalere. In altri termini, costituzione di un'a-
cendo dell'Europa una sorta di insieme unico. L'Europa è fonda- ristocrazia di stati, di un'aristocrazia egualitaria che prenderà la
men~almente plurale, il che non significa - per correggere im- forma, ad esempio, di una parità di forze tra Inghilterra, Austria,
medIatamente quello che ho appena detto - che non vi siano dif- Franda e Spagna. Con una simile quadriglia, è chiaro che nes-
ferenze tra gli stati.* [Questo fatto è molto evidente]** per esem- suno dei quattro paesi potrà avvantaggiarsi considerevolmente
pio, ancora prima del trattato di Westfalia, in ciò che Sully rac- sugli altri, visto che, se ciò accadesse, gli altri tre reagirebbero
conta a proposito di Enrico IV e di quello che egli chiamava il per impedirlo. Infine, terza definizione dell'equilibrio europeo è
"magnifico disegno". 18 Il magnifico disegno, cioè secondo Sully quella che ricorre solitamente tra i giuristi e che in seguito avrà
il pensiero politico diEnrico IV, consisteva nel costruire un'Eu- tutte le conseguenze che potete immaginare. Nel XVIII secolo si
ropa... plural~,lll1:.gllJ::<:>p,!çQlll~ç;ostruzione . .geografica~limitata,. trovaneHoJusgentium diWolff, secondo cui l'equilibrio europeo
senza universalità e unità culminante, ma che prevedeva quindi- esige che "l'unione reciproca di diverse nazioni" deVe potersi rea-
ci stati più forti degli altri, che avrebbero preso le decisioni per lizzare in maniera "che la potenza preponderante di uno o più
gli altri. 19 Cisarebbe quindi una costruzione geografica, una mol- paesi sia pari alla potenza complessiva degli altri". 21 In altre pa-
teplicità senza unità di stati; [tra] i quali, comunque, esiste una role, è necessario che la riunione di diverse potenze piccole pos-
differenza principale, per non dire costitutiva e complessa: la dif- sa controbilanciare la forza della potenza superiore che rischia
ferenza tra piccoli e grandi,Il quarto carattere dell'Europa, infi- di minacciare una di esse. Di qui la possibilità di una coalizione
ne, è che pur essendo una costruzione geografica, una pluralità, Capace di controbilanciare, in un momento e in un luogo preci-
l'Europa è in rapporto col mondointer(), ed è questo rapporto a si,' qualsiasi potenza che abbia acquisito una posizione prepon-
segnare.lasua specificità rispetto al mondo, poiché l'Europa de- derante. Limitazione assoluta della forza dei più forti, pareggia_
v~ aver~ ~. il1i:z;iaa.g'!vereJJnJipo~dirapportocolresto·del· mon- mento dei più forti, possibilità di combinarsi dei più deboli con-
do che è quello della dominazione economica o della colonizza- tro i più forti: ecco le tre forme concepite e immaginate per co-
zione, in ogni caso dello sfruttamento commerciale. L'Europa co- stituire l'equilibrio europeo, la bilancia dell'Europa. .
me regione geografica di molteplici stati, senza unità ma con di-
slivelli tra piccoli e grandi, che stabilisce col resto del mondo un
rapporto di sfruttamento, di colonizzazione, di dominazione: è * Manoscritto, p. 14: "trutina sive bilanx Europae" (espressione riportata da

questo il pensiero che si è formato [alla] fine [del] XVI e all'inizio L. Donnadieu, La théorie de l'équilibre. Étude d'histoire diplomatique et de droit in-
ternational, tesi di dottorato in scienze politiche, Università d'Aix-Marseille, A.
Rousseau, Paris 1900, p. 3).
* M.E: "e, al contrario, è stato molto ben sottolineato". ** Nel manoscritto Foucault rinvia qui a Sully, al "magnifico disegno". Cfr.
** M.E: "lo si trova". infra, p. 350, nota 18.
219
218 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 22 MARZO 1978

Capite che con queste procedure differenti, invece di una sor- sua risoluzione - tu hai preso la mia eredità, mi hai confiscato
ta di escatologia assoluta, che fisserebbe in un impero, in una una delle mie terre, hai ripudiato mia sorella -, e ci si batteva. Le
Il?-0narchia universale il punto di compimento della storia, ab- guerre si sviluppavano nel quadr? giuridico rappresentato. dal~a
bIamo qualcosa che si potrebbe definire un'escatologia~relativai guerra pubblica e dalla guerra pnvata. Era la guerra pubblIca In
precari~ e fragile, m~ ,:erso cui bi,sogna tendere realmente: que- quanto guerra privata, o~pure .era l~ guerra privat~ C?~ prende-
sta fragile escatologia e la pace. E la pace universale, una pace va una dimensione pubblIca. SI era In una guerra dI dlntto, e del
che è relativamente universale e relativamente definitiva certo resto la guerra si risolveva esattamente come una procedura giu-
ma non ci si aspetta piÙ. che questa pace sognata giunga da un~ ridica attraverso qualcosa come una vittoria, che era come un
supremazia unitaria e definitivamente incontestata come quella giudizio di Dio. Hai perso, e quindi il diritto non era dalla tua
dell'impero o della Chiesa. Tale pace universale e relativamente parte. Sulla continuità del diritto e della guerra, sull'omogeneitàVLvv.'V'J
universale,.definitiva ma relativamentedefinitiva, ci si aspetta in- tra la battaglia, la vittoria e il giudizio di Dio, rimando allibro dio/v <. \ i' "
vece che gIUnga da una pluralità di stati, impossibilitati a pro- Duby su Le dimanche de Bouvines,22 in cui trovate dei passi illu-;,
~un:e,effetti prep<;>nderanti e unici di dominazione. Non è più dal- minanti sul funzionamento giudiziario della gg~a.
I umta che scatunsce la pace, ma dalla non-unità, dalla pluralità Ora, inveèe:la guerra fi:ffiZionaii1iiìOdO-diverso, perché da
ma~tenuta come t~e. E evidente che ora si è in una prospettiva un lato non si è.più in una guerra del diritto, bensìinunaguer-
stonca, ma anche In una forma della tecnica diplomatica molto ra dellQ.stp.1&tdella ragion di stato. In definitivà~-nori c'è più bi-
div~rsa rispetto al Medioevo, in cui ci si attendeva la pace dalla sogno di trovare una ragione giuridica per scatenare una guerr~.
ChIesa dato che essa rappresentava la potenza unica e unifican- Si ha perfettamente il diritto di darsi una ragione puramente dI-
te. Ora invece ci si aspetta la pace dagli stati stessi e dalla loro plomatica per scatenare una guerra -l' eq~ilibrio è compromes- .
Rlu~ali:à. Si tratta di. un ca1?biamen!o considerevole. È questo so bisogna ripristinarlo, vi è un eccesso dI potenza da una par-
l ~b!ettlvo per garantIre la SIcurezza In modo che ogni stato po- te: non la si può tollerare. Certo che si troverà il pretesto giuri-
tra Incrementare le sue forze senza che tale incremento provochi dico, ma la guerra si distacca da questo pretesto. Inoltre, se la
la rovina degli altri o di se stesso. guerra perde la sua continuità col diritto, recup~ra un'alt::a con:
Secondo aspetto, gli strumenti. Sono tre gli strumenti di cui tinuità con la politica. La politica che ha propno la funZIOne dI
si dota la ragion di stato, la cui armatura è diplomatica e si defi- mantenere l'equilibrio tra gli stati, la politica che deve assicura-
nisce ~sse~zialmente·.attraverso·lacostituzionediun'Europa,ùi re la bilanciatra gli stati nelquadro europeo, a un certo momento
una bIlanCia europea. Va da sé che il primo strumento della pa- ordinerà di fare la guerra a uno stato, ma solo fino a un certo
ce universale precaria, fragile, provvisoria, che prende la forma punto, per evitare che l'equilibrio si comprometta eccessivamente,
di una bilancia e di un equilibrio tra la pluralità degli stati è la tramite un sistema di alleanze ecc. Da questo momento compa-
guerra. D'ora innanzi si potrà fare la guerra, o meglio si dovrà fa- re quindi il principio che, com'è noto, verrà formulato quasi due-
re la guerra proprio allo scopo di mantenere fequilibrio. Ecco al- cento anni dopo, da qualcuno che afferma: "La guerra è ~a con-
l<;>ra .ri?altars.i inte~ra~~ente le funzioni, le forme, le giustifica- tinuazione della politica con altri mezzi" .23 Ma non faceva ment'al-
ZIOm, Il penSIero gIUndico della guerra, ma anche i suoi obietti- tro che constatare una mutazione acquisita di fatto fin dall'ini-
vi. Perché, dopo tutto, come veniva concepita la guerra nel Me- zio del XVII secolo, [con la costituzione]* della nuova ragione di-
dioevo? La guerra era essenzialmente un comportamento, stavo plomatica, della nuova ragione politica al momento del tr~ttato
per dire giuridico, ma preferisco dire giudiziario: Perché si face- di Westfalia. Non bisogna dimenticare che sul bronzo del can-
va la guerra? Perché siverificava un'ingiustizia, perché avveniva noni del re di Francia, c'era scritto: Ultima ratio regum, "l'ultima
una violazione di diritto, o comunque perché qualcuno rivendi- ragione dei re". 24** Ecco, ?unque, il prir~IO s~~~ento per ~ar fun-
cava un diritto contestato da qualcun altro. Nella guerra medie- zionare il sistema della SIcurezza e dell eqmhbno europeI.
vale, non esisteva discontinuità alcuna tra il mondo del diritto e Il secondo strumento, altrettanto antico della guerra e an-
il mondo della guerra. Non esisteva neppure discontinuità tra l'u- ch'esso profondamente rinnovato, è ovviamente lo strumento di-
niverso del diritto privato, in cui bisognava risolvere le contro-
versi<:, e il m<;>ndo del.diritto che non si chiamava e non si pote- • M.P.: "al momento di questa grande costituzione".
va chiamare InternazIOnale o pubblico, e che era il mondo dei •• Segue una frase in parte incomprensibile: "[...] la ragione politica che ora
conflitti tra i principi. Si era sempre nella controversia o nella r.
si è inscritta sul cannone [...
LEZIONE DEL 22 MARZO 1978 221

plonl.<itico. Shissiste allanascita di qualcosa di relativamente nuo- torio considerato neutro e imparziale per tutti i principi,29 e gli
vo .... anche se le cose andrebbero precisate al riguardo "",. nel sen" ambasciatori riuniti in permanenza a Venezia dovranno essere
so che il trattato diWestfalia è un trattato multilaterale in cui non incaricati di risolvere le liti e le contestazioni, nonché di vigilare
si risolve una controversia tra più persone, ma neLquale la tota- sull'osservanza del principio di equilibrio.3° .
litàdegli stati -a eccezione dell'Inghilterra -, che costituisce quel I..:idea che gli stati formino nello spazio europeo una sorta dI
nuovo insieme che. è l'Europa, regolerà i suoi problemi e i suoi società, !'idea che gli stati siano come individui che devono in-
confl l'tt'l. 25• R. egol a..r:~.IlOnSIgIII
" f ica.perappuntoseguire.-delle.di_
l'
rattenere tra lorocuncerto numero di relazioni, che il diritto do-
.r:~ttiY7g;iuridicheprescrittedalleleggi o dalle tradizioni. Nonsi- vrà fissare e codificare, è ciò che all'epoca ha favorito lo svilup-
gnifica seguire le linee prescritte dai diritti di eredità o del vinci- po del cosiddetto diritto delle genti, lo ju~ gentium. Qu.~st.o dirit-
tore, c()n le Clausole di riscatto, di matrimonio, di cessione. Le li- to diventerà uno dei punti fondamentalI, una delle plU Intense
neediforza.ç~Y$~.r:a.I1J1os~g;llitedaidiplomatici. in questo· trat- fonti di attività del pensiero giuridico, perché si tratta di defini-
ta~o m~ltilater~le,so~o determinate dalla necessità di un equili- re quali saranno le rela;z:ioni giuridiche tra. i nu?vi i~dividui ch:
brIO. SI scamblera, SI mercanteggerà, si trasferiranno i territori coesistono in uno spazIO nuovo, ovvero glI statI dell Europa, glI
lecittàflediocesi, i porti, le abbazie, le colonie: in funzione di co~ stati in una società delle nazioni. I..:idea che gli stati formino una
sa? Non certo del vecchio diritto di eredità o del vecchio diritto società è chiaramente formulata in un testo dell'inizio del XVIII
del vincitore, ma in funzione di principi fisici, perché si tratterà secolo, Les principes du droit de la nature et de~ gens,31 a ope.ra di
di riunire un territorio a un altro, di trasferire la rendita di un uno dei più grandi teorici del diritto delle gentI, BurlamaqUl. ~:­
certo principe, di accordare un determinato porto a un territo- condo Burlamaqui, "l'Europa costituisce ogg;i ~n sis~e11?-a p~l~tI­
rio, in omaggio al principio di un equilibrio tra stati che sia il più co, un cOrpo in cui tutto è legato dalle relaZIOnI e daI dIverSI In:
stabile possibile. Il principio fondamentale della nuova diplo- teressi delle nazioni che abitano questa parte del mondo. Non e
mazia è una fisica degli stati e non più un diritto dei sovrani. As- più come in passato un ammasso confuso di pezzi iso~ati, ognu-
soc~atoaquesto.fatt?, e sempre nell'ordine della diplomazia, si no dei quali si mostrava poco interessato alla sorte dell alt~o e ra-
aSSIste alla naSCIta dI quelle che non si definiscono ancora mis- nimente si preoccupava di qualcosa che non lo to~casse Imme:
s~onidiplomatich.epermanenti, ma che sono in pratica negozia- diatamente" - il che è storicamente falso, ma non Importa: COSI
tI che SI tengono In permanenza, oltre che all'organizzazione di si riteneva che andassero le cose nel passato, rispetto al quale ec-
un sistema di informazione sulla condizione delle forze in ogni co come defi:Q.isce la situazione attuale: "La continua attenzione
paese (tornerò più tardi su questo punto). Gli ambasciatori per- dei sovrani pér tutto ciò che accade nel proprio stato e in quello
manent~ sono infatti un'is~ituzione che ha una lunga genesi: ap- degli altri, i ministri sempre residenti [fa riferimento ai diplo-
pareeslstruttura.tralacfine.. . del,xY·c·secoloeHniziodeheYrma maticipetmanenti32:M: Et i negoziati costanti fanno dell'Euro-
l'organizzazione consapevole, pensata e permanente di uiI~ di-
pa J.llodema .una specie d~ rep~bblica, i cui membri, pu:r e~sendo
plomazia incessantemente impegnata in negoziati risale a que- indIpendentI, sono legatI dall Interesse comune e SI rIunIscono
sÙ:po~a. Si att:erma !'idea di un dispositivo permanente nelle re- per mantenere l'ordine e la libertà". .. .
laZIOnI tra stati, che non coincide né con l'unità imperiale né con Ecco come nasce !'idea di Europa e della bIlanCIa europea. SI
l'universalità ecclesiastica: è !'idea, cioè, di un'autentica società cristallizza col trattato di Westfalia,33 che costituisce la prima ma-
delle .naz~<;mi, ~ qui non sono io a impiegate una parola retro- nifestazione completa, consapevole, esplicita di una politica del-
spettIva, hdea e stata formulata proprio in quel periodo. La tro-
l'equilibrio europeo; il trattato di West,~alia, com'~ no~o~ av~va la
v~te~n Un ~erto C~cé, che all'inizio del XVII secolo cscrive una spe- funzione principale di riorganizzare l Impero, d~ definIre Il.s~o
cIedI utOPIa. dalt~tolo Le nouveCfu Cynée,26 in cui da un lato pro- statuto, i suoi diritti rispetto ai principi t~desch.I, le zone dI I.n-
g~ttauncregImedI'"g~wemo{pollCe]27{~u cuiritomerò· più detta- fluenza sul territorio tedesco da parte dell Austna, della SveZIa,
glIatamente la prOSSIma volta28 ) e,. dallaltro, in una correlazione della Francia: il tutto in ragione delle leggi di equilibrio che ci
ess~~ziale .... c~e spiega perché, avendovi promesso di parlare di spiegano come la Germania sia potuta divenire, e come è eff:tti-
polIZIa, sento Il dovere di parlarvi prima delle organizzazioni di- vamente divenuta, la fucina della repubblica europea. Non bISO-
plomatico-militari - progetta un'organizzazione permanente tra
gna infatti dimenticare che l'Eur?pa, in ~uanto e~~ità ~il;lTi~ico­
gli stati, un'organizzazione consultiva con ambasciatori riuniti politica e sistema di sicurezza dIplomatIca e polItIca, e Il gIOgO
in permanenza in una città. La città dovrà essere Venezia, terri- che i paesi più potenti d'Europa hanno imposto alla Germania
LEZIONE DEL 22 MARZO 1978 223

ogni qualvolta hanno tentato di farle dimenticare il sogno del-


l'imperatoreassopito, che si tratti di Carlo Magno o di Barba- almeno i più potenti, non si a~ale~se di un si~ile ?~spositivo mi-
litare e non si adoperasse affinche.questo diSposlt~Vo.fosse~lo­
ros,Sa o di quell'ometto che è bruciato tra il suo cane e la sua aman- balmente più o meno dello stesso lIvello del suo pnnclpale nva-
te una sera di maggio* nei locali della cancelleria. L'Europa è la
le? La costituzione di un dispositivo militare rappresenterà, quin-
maniera per far dimenticare l'impero alla Germania. E se l'im-
di, non tanto la presenza della guerr~ nella p?-ce, ,m';lla prese.nza
peratoreeffettivarnem~Il()n.si l'j'sveglia~mai,"nonc'èdastupircsi. "~~delladiplomazianellapolitica e nell economIa; r.:eslst~nz~ dI un
chelaG~I"méIJJ.ja alzila testa a volte e dica: "lo sono l'Europa, per- dispositivo militare permanente è un elemento essenzIale m una
chévoi avete voluto che.io sia l'Europa". Lo dice proprio a quel- politica comandata dal calcolo degli equilibri, dal mantenimen-
li che hanIlo voluto che essa non fosse altro che l'Europa, vale a to della forza attraverso la guerra, dalla possibilità o dalla mi-
djI"~all'imJ?erialisUl?fYançe'se,alladominazione. inglese e all'e- naCCl:a della guerra. In breve, si tratta di uno degli elementi fon-
spansionismo russo; Si è volutò sostituire il desiderio di impero
damentali nella concorrenza tra stati, in cui ognuno cerca ov-
in Germania, con l'obbligo dell'Europa. "Non importa - rispon~
viamente di ribaltare il rapporto di forza a suo favore, ma che
de la Gerrnania ~i perché·sarà l'Europa il mio impero. È giusto
tutti vogliono mantenere nel suo in~ieme: Il principio .d! Clau-
che sia l'Europa il mio impero - dice la Germania - perché voi sewitz secondo cui la guerra è la contmuaZIOne della polItIca tro-
avete creato l'Europa solo per imporre alla Germania la domi- va nell'istituzionalizzazione del militare un supporto preciso. La
naziolle dell'Inghilterra, della Francia e della Russia". Non biso-
guerra non è più un'altra faccia dell'atti~ità del?li uo~ini. A u:n
gna dimenticare quel piccolo aneddoto che risale all87l quan- certo punto, la guerra comincia a essere l attuazIOne dI una sene
do Thiers, discutendo col plenipotenziario tedesco che ;i chia- di mezzi che la politica ha definito e di cui il mezzo militare rap-
mava Ranke, credo, gli dissè: "Ma insomma, contro chi combat-
tete? ~on abbiamo più un esercito, nessuno visi può opporre, la presenta una delle dimensioni .f?ndan:~ntali e costit?tive. Ab-
Francla.è.stremata,la Comune ha inferto l'ultimo colpo alle pos- biamo perciò un complesso polItIco-mIlItare ne~essan? ~lla co-
stituzione dell'equilibrio europeo come meccamsmo dI SIcurez-
sibilità di resistenza, contro chi fate la guerra?", al che Ranke ri-
spose: "Vediamo un po'... contro Luigi XIV". za; questo complesso politico-militare sarà m~ss~ in ~ioco~i con-
Il terzo strumento del sistema diplomatico-militare, che per- tinuo e la guerra sarà solo una delle sue funzIOn.!. [~I. cap~sce ~~­
lora]* che il rapporto tra la pace e la guerra, tra Il CIVIle e Il mIlI-
metterà di garantire la bilancia europea - dopo la guerra, la nuo-
tare si riassesterà intorno a questo sistema:*
va forma e concezione della guerra, e lo strumento diplomati-
Basta chsÌ, mi sono dilungato troppo, scusatemi. La prossi-
co -, è la costituzione di un elemento anch'esso fondamentale e
ma volta affronterò l'altro grande meccanismo di sicurezza pre-
inedito:l'applicazione"diun,dispositivo,inilitarepermanente che
cìispòstofièlla ragiòfi di statò,ormai ificèfitratasul problema del-
implicherà, [in primo luogo], una professionalizzazione dell'uo-
la forza e della potenza. Quest'altro strumento, quest'altra gran-
modiguerra,la carriera delle armi; in secondo luogo, una strut- de tecnologia è il dispositivo politico di polizia.
tura armata permanente, capace di servire da cornice per i re-
clutamenti eccezionali in tempo di guerra; in terzo luogo, infra-
strutture composte da fortezze e trasporti; in quarto luogo, infi-
ne, un.sapere, una ri~e~sione.tattica, dei tipi di manovra, degli
schemI dI attacco e dI dIfesa, msomma una riflessione specifica
e.autonomasulla materia militare e sulle guerre possibili.. Com-
parsa quindi di una dimensione militare che non si esaurisce af-
fflJtQnella.pratica..d ellacguerra,.L'esistenza di un dispositivo mi-
lItare permanente, oneroso, importante, scientifico all'interno
stes.s? del sist~ma .della pa~e, e~~o l;lno degli strumenti indispen-
* Ipotesi; alcune parole incomprensibili. ..
sabIlIalla costItuzIOne dell eqUIlIbno europeo. Come si potrebbe ** A p. 2 il manoscritto aggiunge: "4. Quarto strumento: un apparato dl mfor~
mantenere l'equilibrio se effettivamente ognuno di questi stati, mazione. Conoscere le proprie forze (per nasconderle), conoscere le forze degli
altri alleati e avversari, nascondere questa conoscenza. Conoscere queste forze
. , * Lapsus evidente. Hitler si suicidò il 30 aprile 1945, nel bunker sotterraneo
impÙca che si sappia in cosa consiste la forza degli sta~i. Dov'è il se~eto, in co-
drella cancelleria .del Reich a Berlino. sa consiste: mistero della Spagna che ha perso la propna potenza, mlstero delle
Province Unite, uno degli stati importanti d'Europa".

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