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SANT'IGNAZIO

Rione Pigna

Principale luogo di culto della chiesa dedicata al fondatore della Compagnia di Gesù è l’Altare
dedicato a Luigi Gonzaga dove riposano i resti del santo, realizzato tra il 1697 e il 1699, sotto il
patronato della famiglia Lancillotti, nel braccio destro del transetto. Esso è parte di un più
articolato complesso cultuale dedicato al giovane gesuita che comprende anche le stanze
all’interno del Collegio Romano. Il santo viene commemorato il 21 giugno.

Luigi Gonzaga, nato a Castiglione delle Stiviere nel 1568, morì in odore di santità nella notte tra il
20 e il 21 giugno 1591 nell’infermeria del Collegio Romano all’età di ventitré anni. Il suo biografo,
Virgilio Cepari dedica un lungo capitolo alle sorti delle reliquie che da subito si cercò di preservare
e valorizzare nei limiti concessi dal rigido controllo inquisitoriale sul culto pubblico dei nuovi santi.
Per volere del cardinale Roberto Bellarmino, suo confessore, si provvide a tumularlo nella sepoltura
comune presso la cappella del Crocifisso della chiesa della SS. Annunziata nel Collegio Romano
dentro una cassa di legno affinché le sue spoglie non si mescolassero con gli altri corpi (Cepari, p.
223). Sette anni dopo, nel 1598 l’acqua del Tevere danneggiò la cassa che per ordine del Generale
della Compagnia di Gesù Claudio Acquaviva fu sostituita da un’altra di dimensioni minori collocata
in alto sulla parete della cappella. La riesumazione del corpo fu l’occasione per prelevare alcune
reliquie che furono inviate, racconta sempre il Cepari, in molte città italiane e perfino in Polonia e
nella Indie: la fama del santo cresceva esponenzialmente seguendo le traiettorie delle fondazioni e
dei missionari gesuiti. Avvicinandosi la data della beatificazione, il corpo fu più volte traslato
all’interno della medesima chiesa dapprima nella cappella di San Sebastiano e quindi nel maggio
del 1605 nella meno angusta “cappella della Madonna”. In quegli anni soggiornava a Roma un
fratello minore di Luigi, Francesco, ambasciatore del duca di Mantova, che ebbe un ruolo decisivo
nella promozione del culto: commissionò un ritratto dell’illustre fratello, che lo rappresenta mentre
riceve una corona di fiori dagli angeli, da porsi sopra il sepolcro e ottenne dai gesuiti varie reliquie
tra le quali il cranio, che era stato già separato dal corpo e traslato alla chiesa del Gesù e che ora
faceva il suo ingresso nella chiesa del collegio della Compagnia di Castiglione delle Stiviere. Inoltre
si fece portavoce presso Paolo V delle richieste del vescovo di Mantova, Francesco Gonzaga, per
una pronta beatificazione, che fu decretata nel concistoro del 26 settembre 1605, il medesimo anno
in cui veniva proclamato beato un altro giovane gesuita, il polacco Stanislao Kostka morto nel 1568
a diciotto anni e sepolto nella chiesa di Sant’Andrea al Quirinale dove tutt’ora riposa.
Nel 1618 la Congregazione dei Riti diede parere positivo affinché si avviasse il processo di
canonizzazione, estendendo al contempo la messa e l’ufficio proprio su tutti i territori del ducato di
Mantova, su quelli di proprietà della famiglia Gonzaga e nelle chiese della Compagnia di Gesù. Per
l’occasione fu realizzato, sempre all’interno della chiesa della SS. Annunziata, un nuovo altare
intitolato al beato sotto il quale fu posta il 15 giugno del 1620 l’urna. Negli stessi anni fu adibita a
cappella, a spese del cardinale Bellarmino, anche la stanza dell’infermeria del Collegio Romano in
cui Luigi aveva passato gli ultimi giorni della sua vita.
Il successo devozionale delle figure di Luigi Gonzaga e di Stanislao Kostka dava il via ad una
promozione più sistematica della fortunata tipologia del “santo giovane”, che investì tutta la
produzione storiografica gesuitica del periodo (Scaramella, pp. 91-106) e che trovò il principale
epigono nella figura di un altro studente del Collegio Romano, il fiammingo Giovanni Berchmans
morto il 13 agosto del 1621, la cui prima biografia, affidata ancora una volta a Virgilio Cepari, fu
pubblicata nel 1627. I padri della Compagnia, con l’avallo del Bellarmino, agirono questa volta con
maggiore determinazione in vista della futura glorificazione, esponendo senza reticenze il corpo alla
pietà “indiscreta” dei fedeli: una folla così bramosa di reliquie che più volte i padri che custodivano
la salma furono costretti a cambiare gli abiti ridotti a brandelli non riuscendo a impedire il taglio dei
capelli, delle unghie e perfino di un dito del piede. Il suo corpo la notte seguente fu sezionato per
prelevarne il cuore, inviato qualche mese dopo nel collegio di Lovanio, e fu quindi collocato nella
sepoltura comune della cappella del Crocifisso le cui pareti si riempirono di ex voto trasformandola
nei fatti, e a dispetto dei decreti del Sant’Uffizio ratificati da Urbano VIII solo due anni prima che
regolavano in senso restrittivo i nuovi culti, in un piccolo santuario dedicato al giovane fiammingo
(Cepari 1652, pp. 233-234).
Con la canonizzazione di Ignazio di Lojola nel 1622 la Compagnia affidò all’architetto e confratello
Orazio Grassi la costruzione della nuova chiesa a croce latina dedicata al fondatore, grazie al
finanziamento del cardinale Ludovico Ludovisi nipote e vicecancelliere di papa Gregorio XV.
Quattro anni dopo fu demolita la stanza-cappella del beato per spianare il terreno su cui sarebbe
dovuta sorgere la cupola, che come è noto per motivi economici non sarà mai realizzata, sostituita
dal celebre dipinto prospettico di Andrea Pozzo. Alcuni cimeli e i quattro affreschi seicenteschi ivi
conservati che rievocavano episodi della vita del beato (adesso parte di una più ampia esposizione
di dipinti, per lo più del XIX secolo, dedicati al santo) furono portati nella camera da lui abitata
mentre era studente, al tempo probabilmente già ridotta ad oratorio, ancor oggi visitabile nella
forma assunta dopo i restauri del 1790. A partire dal 1650, in concomitanza con l’apertura al
pubblico per il giubileo della nuova fabbrica, ancora priva dell’abside, iniziò la demolizione della
chiesa della SS. Annunziata per far spazio alla tribuna.
L’anno prima il corpo di Luigi Gonzaga era stato trasportato nella seconda cappella della navata
destra della chiesa di Sant’Ignazio – l’attuale cappella di San Giuseppe – concessa dal 1629 al
marchese Scipione Lancellotti, particolarmente devoto del beato. Ma la morte del patrono e i
contrasti tra l’architetto Carlo Rainaldi e il Rettore del Collegio ritardarono di alcuni decenni la
sistemazione definitiva della reliquia, per la quale si dovrà aspettare la realizzazione del
monumentale altare realizzato, a spese di Ottavio Maria Lancillotti, da Andrea Pozzo tra il 1697 e il
1699 nel braccio destro del transetto. Il nuovo spazio cultuale si inserisce all’interno di un più
composito programma iconografico del pittore e architetto gesuita che si irradia dall’imponente
affresco dipinto sulla volta: il tema iconografico di Ignazio trionfante sui quattro continenti, desunto
dal frontespizio dell’Historia della Compagnia di Gesù di Daniello Bartoli pubblicata nel 1667,
acquista valenze agiografiche con la presenza dei santi gesuiti Francesco Saverio, Francesco Borgia
e Luigi Gonzaga che compongono, uniti al fondatore dai raggi della grazia divina, una proposta
cultuale unitaria. E del resto i lavori per l’altare aloisiano procedevano parallelamente alla
realizzazione della cappella con le spoglie di Sant’Ignazio alla chiesa del Gesù, altro capolavoro di
Andrea Pozzo, a dimostrazione di un progetto culturale su larga scala che investiva il complesso
delle fondazioni gesuitiche della città di Roma.
Il corpo di Luigi Gonzaga trovò la sua definitiva collocazione all’interno di una preziosa urna in
lapislazzuli con un bassorilievo d’argento dello scultore genovese Angelo de Rossi che rappresenta
il beato nell’atto di ricevere la Comunione in punto di morte, episodio ricordato anche in un
affresco di Francesco Trevisani nella volta della cappella di San Giuseppe. Sopra la mensa si trova
il grande altorilievo marmoreo raffigurante la Gloria di Luigi Gonzaga, opera di Pierre Legros
figlio mentre sulla volta del transetto destro e ai lati dell’altare sono dipinti, ad opera dello stesso
Andrea Pozzo, la visione di Maria Maddalena de’ Pazzi dell’ascesa al cielo di Luigi Gonzaga,
episodio tratto dall’agiografia della santa scritta dallo stesso Virginio Cepari suo confessore, la
visione della Madonna che Luigi ebbe alla corte di Filippo II a Madrid e infine la prima comunione
del beato ricevuta Castiglione delle Stiviere da san Carlo Borromeo.
Il 31 dicembre del 1726 Benedetto XIII canonizzava Luigi Gonzaga, insieme a Stanislao Kostka,
nella Basilica Vaticana e tre anni più tardi lo proclamava patrono della gioventù cattolica. È in
questo periodo che la figura del santo si stempera dei connotati più marcatamente mistici per
divenire una figura esemplare, più accessibile ad un pubblico giovane: significativa in tal senso la
pubblicazione nel 1722 di una riedizione della Vita del Cepari che si arresta con l’ingresso di Luigi
nell’Ordine indirizzata a chi, come si legge nel frontespizio, «nel Secolo desidera ad esempio di lui,
e sotto il suo Patrocinio passar con Innocenza, e Santità gli anni pericolosi della Gioventù». In
questo periodo i gesuiti riprendono in mano anche il culto di Giovanni Berchmans, le cui ossa
giacevano quasi anonime nella cappella di San Giuseppe, pubblicando tra il 1717 e il 1751 ben
cinque edizioni della Vita del Cepari; nel 1729 si torna a parlare di miracoli avvenuti per sua
intercessione e si riesumano le ossa per collocarle in una urna di legno più solida. Ma è soprattutto
nel XIX secolo che il modello del “santo giovane” troverà piena espressione grazie sopratutto alla
rivalutazione del modello gonzaghiano all’interno dell’opera di don Bosco e del mondo salesiano. È
un periodo fortunato non solo per il culto aloisiano, ma soprattutto per quello di Giovanni
Berchmans il cui processo di canonizzazione, riaperto nel 1742, si concluderà il 15 gennaio del
1888. In occasione della beatificazione, celebrata nel 1865, fu trasformata in cappella la camera
dove il beato era vissuto e furono riesumate le sue ossa che il 9 agosto del 1873 furono traslate con
solenne processione presso l’altare dell’Annunziata nel transetto di sinistra della chiesa in un’urna
realizzata su progetto di Virginio Vespignani dagli scultori Francesco Viti e Vincenzo Bruno sul
modello dell’urna di san Luigi. Con particolare solennità furono celebrati il terzo centenario di san
Luigi promosso da Leone XIII e il secondo centenario della canonizzazione del 1926 quando Pio XI
lo riconfermò patrono della gioventù. Negli stesso anni trovarono posto nella cappella di San
Gioacchino anche i resti di Roberto Bellarmino.

Bibliografia: V. Cepari, Vita di Giovanni Berchmans fiammingo, religioso della Compagnia di Giesù [...], roma 1627;
Id., Vita del Beato Luigi Gonzaga della Compagnia di Giesu [...] riveduta, e corretta, & accresciuta nella terza parte ,
Piacenza 1630 (prima ed. 1606); Id., Vita di Giovanni Berchmans Fiammingo Religioso della Compagnia di Giesù [...],
Roma 1652; Id., Vita del Beato Luigi Gonzaga nello stato secolare [...], 1722; Festa di S. Luigi Gonzaga, in «Il Divin
Salvatore», a. II, 37, 16 giugno 1866, pp. 605-606; N. Angelini, Vita di S. Giovanni Berchmans della Compagnia di
Gesù [...], Roma 1888; G. Bonavenia, Ricordo delle feste centenarie di San Luigi Gonzaga celebrate in Roma, Siena
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Giovanni Berchmans, S. Stanislao Kostka, B. Antonio Baldinucci, Ven. Giuseppe Pignatelli, Prato 1904, pp. 31-60;
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Feo, V. Martinelli, Milano 1996, pp. 66-93; P. Scaramella, I santolilli. Culti dell’infanzia e santità infantile a Napoli
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Valtrino, Vita di Luigi Gonzaga della Compagnia di Giesù secondo il manoscritto della Biblioteca Nazionale
Marciana, a cura di G. Arcari, Mantova 2006.

TOMMASO CALIÒ

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