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speri nza e pov rra u lle economiche attraver o l'inllazionc. di quelle fi iche atrravcr-
la fame, di quelle morali attraver 'o i potenti. na generazione,
era andata a scuola an ora con il tram a cavalli, stava, otto
cielo aperto, in un pae aggio in cui niente era rima lO immuta-
tranne le nuvole, e nel centro - in un campo di forza di espio-
. ni e di correnti distruttrici - il minuto e fragile corpo umano.
Con questo immen o sviluppo della tecnica una miseria del
no nuova ha colpito gli uomini. E il rovescio di questa mi e-
• è l'opprimente ricchezza d'idee che con la rivitalizzazione di
trologia e sapienza yoga, Christian cience e chiromanzia, ve-
ei nostri libri di lettura c'era la favola del vecchio che, III tariani mo e gnosi, scola tica e spiriti mo si è diffusa tra - o
letto di morte, dà ad intendere ai figli che nella sua vigna è III meglio, sopra - la gente. Perché qui non ha luogo un'autentica
scosto un tesoro. Loro non avevano che da scavare. Scavarono rivitalizzazione, ma una galvanizzazione. Viene da pen are ai
ma del tesoro nessuna traccia. Quando però giunge l'invern . I srandiosi dipinti di nsor, in cui uo'immagine spettrale riempie
vigna rende come nes un'altra nell'intera regione. I figli allor le strade di grandi città: borghesucci ma cherati carnevale ca-
si rendono conto che il padre aveva lasciato loro un'esperieOlI mente, contorte ma chere incipriate di farina, corone di lu trini
non nell'oro sta la fortuna, ma nell'operosità. E perienze i 1111 li ulla fronte, si rotolano imprevedibili lungo le vie. Que ti dipin-
ce le hanno poste di fronte, in modo minaccioso o bonario, ill ti, for e, oon sono nient'altro che immagine dell'orrenda e caoti-
ché non siamo «cre ciuti»: «Giovane imberbe, vuoi già metl! l a Renaissance, nella quale cosi tanti ripongono le loro peranze.
bocca». «Devi ancora farne di esperienza». Si sapeva anche oli Di nuovo qui risulta nel modo piu chiaro che la no tra povertà
precisione cosa fos e l'esperienza: sempre le persone piu anzi ilI di esperienza è solo una parte di quella grande povertà, che ha
l'avevano comunicata ai piu giovani. Concisamente, con l'aurorit I nuovamente ricevuto un volto di un'acutezza e precisione simile
della vecchiaia, nei proverbi; prolissamente, con la sua loquaci l I, a quello del mendicante nel Medioevo. Che valore ha allora l'in-
nei racconti; talvolta narrando paesi stranieri, al camino davan tero patrimonio culturale, se proprio l'e perienza non ci congiun-
ti a figli e nipoti. Ma dov'è andato a finire tutto questo? Chi III ge a es o? A co a porti imularla o carpirla con I inganno, questo
contra ancora gente capace di raccontare qualcosa come si dev( il raccapricciante guazzabuglio di stili e di visioni del mondo del
Dove oggi i moribondi pronunciano parole ancora cosi durev Il, secolo corso ce l'ha reso troppo chiaro, per dover ritenere diso-
da tramandarsi, come un anello, di generazione in generazion ' , norevole confessare la nostra povertà. f, ammettiamolo: questa
A chi oggi viene ancora in aiuto un proverbio? Chi vorrà anclH povertà di esperienza non è solo povertà nelle esperienze private,
solo tentare di cavarsela con la gioventu, rimandando alla pCll ma nelle esperienze dell'umanità in generale. E con questo una
pria esperienza? specie di nuova barbarie.
Una cosa è chiara: le quotazioni dell'esperienza sono cadute. Barbarie? Proprio cosi. Diciamo questo per introdurre un nuovo
questo in una generazione che, nel 1914-1 ,aveva fatto una dell positivo concetto di barbarie. A cosa mai è indotto il barbaro dal-
piu mostruose esperienze della storia mondiale. For e questo non la povertà di esperienza? E indotto a ricominciare da capo; a ini-
è cosi strano come sembra. Non si poteva già allora constatare ch ziare dal nuovo; a farcela con il poco: a co truire a partire dal po-
la gente se ne tornava muta dai campi di battaglia? on piu ric I co e inoltre a non guardare né a destra né a sinistra. Tra i grandi
ma piu povera di esperienza comunicabile. Ciò che poi, dieci 3n creatori ci sono sempre stati gli implacabili, che per prima cosa
ni dopo, si sarebbe riversato nella fiumana di libri di guerra r I fa evano piazza pulita. Essi infatti volevano avere un tavolo per
tutt'altro che esperienza che orre dalla bocca all'orecchio.' Cl disegnare; sono stari dei costruttori. Co f un co truttore fu De-
non era strano. Poiché mai esperienze sono state smentite piu I carte , che per prima cosa per tutta la sua filosofia non voleva
fondo di quelle strategiche attraverso la guerra di posizione, ÙI avere nient'altro che un'unica certezza: «Penso, dunque ono», e
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da questa prese le mossf..'. Anche Einstein era un costruttore di {Id nesimo - essa la rifiuta. Perfino nei suoi nomi propri; Peka, Labu,
genere, ui improvvi amente dell'intero vasto mondo della fisit l ofanti e simili si chiama la gente nel libro, che trae il. n~m.e dal
proprio niente inter ava piti di una singola, piccola discord"n proprio eroe: «Lesabén~io». ~n~he ~ ru si dànno volentlen.lU loro
za tra le equazioni di ewton e le esperienze deli'astronomia I figli dei nomi «disumaruzzau»: II chlaman? O.ttobre c~me il mese
que to te o «c min iare da capo» lo avevano ben presente gli della Rivoluzione, o «Pjatilekta» econdo il Pian? Qumquennale,
artisti quando facevano riferimento ai matematici e, come i cu o «Aviachim» secondo il nome di una compagrua aerea. essun
bisti, costruivano il mondo da forme stereometriche o quandll, rinnovamento tecnico del linguaggio, ma la sua mobilitazione al
come Klee, prendevano a proprio modello gli ingegneri. Perché l servizio della lotta o de1lavoro; in ogni caso al servizio della tra-
figure di Klee ono, per cOSI dire, progettate su! tavolo da di egnll sformazione della realtà, non della sua descrizione.
e, come una buona macchina, anche nella carrozzeria, obbedi Scheerbart comunque, per ritornare di nuovo a lui, 'pone ~n
soprattutto alle necessità del motore, cosi queUe nell'espre siolw gran valore nel f:u: allog~iare .Ia. su~ gente -. e,. secondo l. esempio
dei loro lineamenti obbedi cono soprattutto alloro «interno di questa, i propn conclttadml -. ':ll quar~l.en con~orlU1 alla sua
All'interno piuttosto che all'interiorità: questo le rende barbari he posizione: in case di vetro regolabih e mo~ili, c~me mta,nto ne co-
Qua e là le migliori «teste» hanno già da tempo cominciato struivano Loo e Le Corbusier. on per ruente il vetro e un mate-
familiarizzare con queste cose. Una totale mancanza d'iliu ioni riale cOSI duro e li cio, a cui niente si attacca. Ma anche un mate-
nei confronti dell'epoca e ciononostante un pronunci~si enz,l riale freddo e sobrio. Le cose di vetro pon hanno «aura». Il vetro
riserve per essa: questo è il loro carattere distintivo. E la tes", soprattutto il nemico del segret? E anche il nemico del pos-
cosa che il poeta Bert Brecht precisi come il comunismo non. 1.1 ses o. Il grande scrittore André Glde ha detto una volta: «Tutte
la giusta ripartizione della ricchezza ma deUa povertà, o ch il le cose che voglio possedere, diventano per me opache». Gen~e
precursore dell' architettura moderna, Adolf Loos) dichiari: «Il l come cheerbart non sogna forse di costruzioni in vetro propno
scrivo solo per uomini che possiedono un moderno entire. Pt I perché propugna una nuova povertà? Ma ~orse qui dice di piu un
uomini che si struggono nella nostalgia del Rinascimento o Il, I confronto della teoria. e qualcuno entra IO una stanza. borgh~se
Rococò, io non scrivo». Un artista cosi «ad incastro», come il pii degli anni Ottanta, allora, in tutta la comoda e tranq~ili~ «agia-
tore Pau! Klee, ed uno cosi programmatico, come Loo - entra ili tezza» che e sa irradia, l'impressione: «Qui tu non ha! Olenr"e d~
bi rifuggono dall'immagine umana tradizionale, olenne, nobil,. cercare» è la piu forte. Qui non hai niente da cercare :- p~rche qUl
fregiata di tutte le offerte sacrificati del passato, per rivolgersi .11 non c'alcun luogo nel quale il suo abitante non abbia già laSCia-
nudo uomo del nostro tempo che, strillando come un neonato, l' to la sua traccia: sulle mensole mediante ninnoli, sulla poltrona
ne giace nelle sudicie fasce di quest'epoca. essuno lo ha alutato mediante una copertura, sulle finestre mediante qualcosa ?i .tra-
in modo piti lieto e ridente di Pau! cheerbart. Di questi ci no parente, di fronte al camino mediante il parafuoc.o. Da ~U!lUuta
romanzi che da lontano assomigliano a quelli di un Jules Vernl ad andare avanti, molto avanti, una bella espressione di Brecht:
ma a grande differenza di Verne, nelle cui opere sono sempre pii «Cancella le tracce» dice il relrain nella prima poesia del ~esebuck
coli rentiers francesi o inglesi a volare in giro per lo spazio nei pill lur Stiidtebewohner [Libro di lettura per gli abitanti della cIttà]. Qw
fantastici veicoli, Scheerbart si è interessato del problema di co l nella stanza borghe e è diventato abitudine l'atteggiamento oPI><:
apportino i nostri telescopi, i nostri aeroplani e missili degli uon l sto. E d'altra parte l'intérieurobbliga il.~uo abi~ante a pr~~d~r.e il
ni di allora per del tutto nuove, interessanti c amabili creatlln maggior numero di abitudini, che sono plU comnu~urate ~ znteneur
Del resto queste creature parlano già in una lingua completamt'll in cui questi vive, che a lui stesso. Questo lo capIsce chi~nq~e an:
te nuova. E precisamente ciò che la caratterizza è la dispo izi m cora cono ca l'assurdo stato d'animo in cui cadevano gli abitanti
per l'arbitrario elemento costruttivo, in contrapposizione quindi di questi ambienti felpati, quando n~~a.loro.dimora qualcos~ an-
all'organico. Questo è il tratto inconfondibile presente nella llIl dava in pezzi. Lo stes o loro modo di IrrItar I - e questa paSSIOne,
gua degli uomini O piuttosto della gente di Scheerbart; poich' 1.1 che a poco a poco comincia ad estinguersi"la ap~vano accentu~~
somiglianza con l'uomo - ql1e lO principio fondamentale dell'timi magistralmente - era soprattutto la reazIOne di un uomo, CUI e
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AURAI.(IH~
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tonda cosi velocemente com la navicella di un aerostato. Ed ora
I.ll .1, c?ncellata
«la traccia dei suoi giorni terreni »', Que to IIl1 noi vogliamo per una volta mantenere le distanze, retrocedere.
rlU~C~t1 a (arlo Scheerbart con il suo vetro e il Bauhaus con il III iamo divenuti poveri. Abbiamo ceduto un pezzo dopo l'altro
l 'IaIO: hanno costruito degli spazi in cui è difficile la ciare tr I
dell'eredità umana, spes o abbiamo dovuto depositarlo al Mon-
«ScL,onò quanto detto - spiegava cheerbart vent' anni fa lì te di pietà a un centesimo del valore, per riceverne in anticipo la
po. lamo b n parlare di una «cultura del vetro». Il nuovo amhl I monetina dell'«attuale». La cri i economica è alle porte. dietro
te di vetro trasformerà completamente l'uomo. E c'è solo da dc di esse un'ombra la guerra che avanza. Star saldi è divenuto og-
derare che la.nuova .civiltà del vetro non trovi troppi oppo iWn gi affare dei pochi pote~ti, che, lo ~a I~di?} non s0.n 0 piu urna·
Povertà di espenenza: questo non lo si deve intendere COlli ni dei molti; nella maggIOr parte del casI plU barbar~, ~a non al-
e gli uomini anelassero a una nuova esperienza. o, es i d I la buona maniera. Gli altri allora devono preparar 1, dI nuovO e
de:ano ~ sere e onerati dalle esperienze, desiderano un ambii Il con poco. 10 fanno insieme a quegli uomini che del radicalmente
te. In cu~ I:0~sano far risaltare la propria povertà, quella e teri Il nuovo hanno fatto la loro causa e lo hanno fondato su compren-
e lO deflOltlva anche quella interiore, in modo cosi netto e \111 sione e rìnuncia. elle loro costruzioni, immagini e storie l'uma-
ro che ne venga fuori qualcosa di decente. Gli uomini non. 01111 nità si prepara a sopravvivere alla c~tura, se questo è ne~essario.
neanch~ sempre ign~ri o privi di esperienza. Spesso si può din' il
E quel che è piu importante, lo fa r!de.ndo. Forse a tratti questo
contrano: hanno «divorato» tutto, la «cultura» e l' «uomo» . Il riso suona barbaro. Bene. Talvolta il SIngolo può pure cedere un
sono d~venuti piu che sazi e stanchi. e suno piu di loro si .1:11 po' d'umanìtà a quella ma sa. che un giorno gliela renderà con
~e COlPl~O dalle parole di cheerbart:« Siete tutti cosi stanchi
I~ realta solo perché non concentrate tutti i vostri pensieri li lIlI
interessi e interessi raddoppiati.
plano del tutto semplice epp~ grandioso». Alla stanchezza s 1\11
Il sonno.e allora non è per mente strano che il sogno ricompcn I
per la tnstezza e lo scoraggiamento del giorno e mostri realizzol
ta quella esis:enza. del tutto semplice ma grandiosa, per la qu. Il
~ello stat? di ~eglta manca l~ forza. L'esistenza di Topolino p I
1 ~omo .dl oggi. è .un sogno d! questo genere. Questa esistenza
p.!ena d! mera~lglie, .che non solo superano quelle della tecnica, m I
I pren~ono gIoco dI esse. Perché ciò che in queste è piu notevoli' o
è certo il fat.to che tutte 9uante senza macchinari, improvvi t· o
saltano fuofl dal corpo di Topolino, dei suoi partigiani e dei Uill
persec?tori, dai piu comuni mobili, co i come da un albero, dal
le nub~ o da u.n lago. atura e tecnica, primitività e comfort qUI
sono diventa:! perfettam~nte.un~ cosa ~Ia e agli occhi della geo
te, stancataSI ~ell.e complIc~zlOm ~enza fme della vita quotidian'\
e per la quale il fIne della vita affiora solo come un lontanissimo
PU?t~ di fuga in u.n'infinita prospettiva di mezzi, appare liberanl .
un es~tenza che lO ogni frangente basta a se stessa nel modo pill
semplIce e ~~>o~emporaneamente piu confortevole, in cui un'auto
non pesa plU di un cappello di paglia e il frutto sull' albero si arro

l Qui Benjamin fa ~ferimento ai ~Iebri va I Il,81·86 cld1aII pane cl I faust, in clU


~the f~ e 1amare a Fa.u I: "Ferman, dunqu ,IU ci co (bello! La traccia dei miei giN
ru terreru non pOlrà iv.mre In elerno_ [o 'J C.).

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