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Corsi di Michel Foucault

al Collège de France

La volontà di sapere
(1970-1971)
,,. Teorie e istituzioni penali
(1971-1972)
La società punitiva
(1972-1973)
Il potere psichiatrico MICHEL FOUCAULT
(1973-1974)
pubblicato Sicurezza, territorio,
Gli anormali
(1974-1975) popolazione
pubblicato
Corso al Collège de France (1977-1978)
"Bisogna difendere la società"
(1975-1976) Edizione stabilita sotto la direzione di François Ewald
pubblicato e Alessandro Fontana da Michel Senellart
'fraduzione di Paolo Napoli
Sicurezza, territorio, popolazione
(1977-1978)
pubblicato
Nascita della biopolitica
(1978-1979)
pubblicato
Sul governo dei viventi
(1979-1980)
Soggettività e verità
(1980-1981)
Lermeneutica del soggetto
(1981-1982)
pubblicato
IUBFUS
Il governo di sé e degli altri
(1982-1983)
Il governo di sé e degli altri: il coraggio della verità
(1983-1984)
SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE
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:,:~~~,ç9~si?e~are un modello, o !1:e~lio una tecnica diplomatico- Lezione dell'8 febbraio 1978
m1p!~e, ~· mfine, terza tappa, c!-iro. m che modo la governamen-
tal1ta.ab~m as~unto_le pr~porz1om che ha grazie a una serie di
str;umen~1 part1colan, la c:m f?rmazione è contemporanea proprio
al~ arte di governo e che s1 chiama polizia, nel senso antico del ter-
mme, per come era utilizzato nel XVII e XVIII secolo. Credo che la
.pastorale, l~ nuo~a ~ecnica ~iplom~tico-militare e la polizia siano
Ètre grandi punti d appogg~o grazi: ai quali ha potuto prendere
onpa q.uesto fenomeno, di essenziale importanza per la storia
dell Occidente: la governamentalizzazione dello stato.

Perché studiare la governamentalità? - Il problema dello stato e


della popolazione - Richiamo al progetto generale: triplo sposta-
mento dell'analisi rispetto (a) all'istituzione, (b) alla funzione,
(c) all'oggetto - La posta in gioco del corso di quest'anno - Ele-
menti per una storia della nozione di "governo"; campo seman-
tico di questa nozione dal XIII al xv secolo - L'idea di governo de-
gli uomini. Le fonti: (A) l'organizzazione di un potere pastorale
nell'Oriente precristiano e cristiano; (B) la direzione di coscien-
za - Primo abbozzo del pastorato. Suoi tratti specifici: (a) si eser-
cita su una molteplicità in movimento; (b) è un potere fonda-
mentalmente benevolo che ha per obiettivo la salvezza del greg-
ge; (c) è un potere che individualizza. Omnes et singulatim. Il
paradosso del pastore - L'istituzionalizzazione del pastorato con
la Chiesa cristiana.
Vi chiedo scusa se oggi sarò ancora più fiacco del solito, ma
ho l'influenza e non mi sento molto bene. Avevo tuttavia degli
scrupoli, pensando che sareste venuti solo per sentirvi dire di tor-
nare a casa. Parlerò fino a quando ci riesco, ma siate indulgenti
riguardo alla quantità e qùalità del mio discorso.
Vorrei iniziare un po' a indagare la dimensione di ciò che
ho chiamato, con un termine approssimativo, "governamenta-
lità". *Bisogna partire dal principio secondo cui "governare" non
è lo stesso che "regnare", e non equivale neppure a "comanda-
re" o a "dettare legge"**; in altri termini, governare non signifi-
ca essere sovrano, feudatario, signore, giudice, generale, pro-

* Tra virgolette nel manoscritto.


** Nel manoscritto questi tre verbi o locuzioni sono tra virgolette.
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prietario, maestro o professore. Nel "governare" si designa qual- essere compreso solo a partire da qualcosa di esterno e di ge-
cosa di specifico, si tratta di capire quale genere di potere cor- nerale che è l'ordine psichiatrico, dal momento che quest'or-
risponda a questa nozione. Quali relazioni "tli potere vengono dine si articola in un progetto globale rivolto a tutta la società,
riconosciute e promosse, dapprima dalle arti di governo nel XVI definibile grosso modo come igiene pubblica. 4 Sull'esempio di
secolo, di cui vi ho parlato, poi dalla teoria e dalla pratica mer- Castel, si può mostrare come l'istituzione psichiatrica concre-
cantilistica nel XVII, e infine, nel XVIII secolo, da qualcosa che tizzi ed estenda, rendendolo più capillare e penetrante, un or-
giunge a una certa soglia di scienza, 1 o piuttosto - dato che que- dine psichiatrico il cui radicamento mira essenzialmente a de-
sto termine è del tutto fuori luogo - a un certo livello di com- finire un regime non contrattuale per gli individui minorati. 5
petenza politica con la dottrina fisiocratica del "governo eco- Si può infine mostrare come lordine psichiatrico funzioni nel
nomico". 2* coordinare un insieme di tecniche diverse che vanno dall' edu-
P_rima questione: perché voler studiare un campo così in- cazione dei bambini, all'assistenza ai poveri, all'istituzione del
consistente e vago, cui corrisponde una nozione tanto proble- patronato operaio. 6 Un metodo come questo consiste nell'ag-
ma~ica e a:tificiale come la "governamentalità"? La mia rispo- girare l'istituzione passandole dietro, per cercare di far emer-
sta immediata sarebbe: per affrontare il problema dello stato e gere ciò che, a grandi linee, si potrebbe chiamare una tecno-
della popolazione. Ma sorge subito una seconda questione: noi logia di potere. Un'analisi di questo genere permette di sosti-
in fondo sappiamo già cosa sono lo stato e la popolazione, o al- tuire all'analisi genetica, per filiazione, un'analisi genealogica
meno c:ediamo di -saperlo. Le nozioni di stato e di popolazio- - non bisogna confondere la genealogia con la genesi e la fi-
ne possiedono una loro definizione e una loro storia; il campo liazione che ricostruisce la rete di alleanze, collegamenti e scam-
al quale si riferiscono è abbastanza noto, e per quanto alcuni bi, punti di appoggio. Ecco dunque un primo principio di me-
aspetti restino oscuri, altri sono ben visibili. Perciò, dovendo todo: passare all'esterno dell'istituzione, per sostituire [a un'a-
studiare un ca.mpo come quello dello stato e della popolazione, nalisi centrata solo sull'istituzione] il punto di vista globale del-
che resta sem10scuro nel migliore e nel peggiore dei casi, per- la tecnologia di potere. 7
ché affrontarlo mediante la nozione di "governamentalità" che Secondo spostamento, secondo passaggio all'esterno, que-
dal canto suo è completamente oscura? Perché andare all'at- sta volta rispetto alla funzione. Prendiamo il caso della pri-
tacco di qualcosa di forte e consistente con qualcosa di debole gione. Si può certamente fare l'analisi della prigione sulla ba-
fluido e lacunoso? ' se delle sue funzioni canoniche - le funzioni definite ideali,
. Lo dirò in due parole, riandando brevemente al progetto in relazione a un loro esercizio ottimale, un po' come aveva
più generale. Quando negli anni scorsi trattavo il tema delle di- fatto Bentham nel Panopticon 8 -, e confrontarle con le fun-
scipline nell'ambito dell'esercito, degli ospedali, delle scuole, zioni realmente esercitate, facendo un bilancio funzionale del-
delle prigioni, volevo in fondo realizzare un triplice sposta- la prigione dal punto di vista storico, in termini di più e di me-
mento e, per così dire, passare all'esterno in tre modi. In pri- no, tra quanto era stato programmato e ciò che di fatto è sta-
mo luogo, passare all'esterno dell'istituzione, decentrarsi ri- to realizzato. Tuttavia, se si analizza la prigione dal punto di
spetto alla problematica dell'istituzione e all"'istituzionalcen- vista delle discipline, bisogna di nuovo cortocircuitare, o me-
trismo". Prendiamo l'esempio dell'ospedale psichiatrico. È evi- glio aggirare il punto di vista funzionale, risituando la pri-
dente che possiamo partire da ciò che lospedale psichiatrico è gione in un'economia generale del potere. Di colpo ci si ac-
in quanto strutturato in un certo modo, nella sua densità isti- corge che la storia reale della prigione non è affatto ritmata
tuz10nale, per ricostruirne gli assetti interni, individuando la dai successi e dagli insuccessi della sua funzionalità, ma si in-
necessità logica di tutti gli elementi che lo compongono, mo- scrive in strategie e tattiche alimentate proprio dai suoi defi-
strando il tipo di potere medico che si organizza al suo inter- cit funzidnali. Dunque, al punto di vista interno della funzio-
no e come si sviluppa un particolare sapere psichiatrico. Ma si ne bisogna sostituire il punto di vista esterno, delle strategie
può anche procedere dall'esterno - mi riferisco qui all'opera e delle tattiche.
fondamentale di Robert Castel, L'ordre psychiatrique,3 senz'al- Infine, terzo decentramento, terzo passaggio all'esternq ri-
tro da leggere - mostrando che lospedale come istituzione può spetto all'oggetto. Adottare come punto di vista le discipline
significa rifiutare un oggetto già bello e fatto, che si tratti del-
* Tra virgolette nel manoscritto. la malattia mentale, della delinquenza o della sessualità. Si-
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gnifica, cioè, rifiutare di misurare le istituzioni, le pratiche e come conseguenza il metterci di fronte all'istituzione totalizzan-
i saperi con il criterio di un oggetto già dato. È necessario in- te dello stato.*
vece cogliere il movimento attraverso cui si costituiscono, nel- La posta in gioco del corso di quest'anno consisterebbe per-
lo spazio di queste tecnologie mobili, un campo di verità e de-
gli oggetti di sapere. Si può senz'altro sostenere che la "follia • Sicuramente a causa della stanchezza dovuta all'influenza, Foucault ri-
non esiste", 9* senza con ciò voler dire che la follia non sia nul- nuncia qui a esporre l'argomentazione completa, così come si trova nel mano-
la. Si tratta insomma di fare l'esatto opposto di ciò che la fe- scritto (pp. 8-12):
nomenologia ci aveva insegnato a dire e a pensare, e cioè che "Di qui la seconda ragione per porre la questione dello stato: il metodo che
la follia esiste, anche se questo non significa che sia qualco- consiste nell'analizzare dei poteri localizzati in termini di procedure, tecniche,
sa.10 tecnologie, tattiche, strategie non è semplicemente una maniera di passare da un
livello all'altro, dal micro al macro? E quindi questo metodo non sarebbe valido
In breve, il punto di vista che ho adottato in questi studi con- solo provvisoriamente, solo per il tempo di questo passaggio? Certamente nes-
sisteva nel tentativo di liberare le relazioni di potere dall'istitu- sun metodo deve rappresentare un interesse in sé. Un metodo deve essere fatto
zione, per analizzarle sotto il profilo delle ~ecnologie; liberarle per potersene sbarazzare. Ma qui si tratta più di un punto di vista che di un me-
todo, è un aggiustamento dello sguardo, una maniera di far girare il [supporto?]
inoltre dal legame con la funzione, per situarle in un'analisi stra- delle cose grazie allo spostamento di chi le osserva. Ora mi sembra che un simi-
tegica; separarle infine da un oggetto, per ricollocarle sul piano le spostamento produca alcuni effetti che meritano, se non di essere conservati
della costituzione dei campi e degli oggetti di sapere. Dopo aver a ogni costo, almeno di essere presi in considerazione il più a lungo possibile.
tentato di realizzare questo triplice passaggio all'esterno in rela- Quali sono questi effetti?
Se si deistituzionalizzano e defunzionalizzano le relazioni di potere, è possi-
zione alle discipline, vorrei ora proporlo rispetto allo stato. Si può bile coglierne la genealogia, cioè la maniera in cui si formano, si insediano, si svi-
passare all'esterno dello stato, così come si è potuto farlo - piut- luppano, si moltiplicano e si trasformano a partire da qualcosa di completamente
tosto facilmente, del resto - con queste differenti istituzioni? Lo diverso dalle relazioni di potere. Prendiamo l'esempio dell'esercito: si può dire che
stato non rappresenta forse un punto di vista inglobante, così co- il disciplinamento dell'esercito deriva dalla sua statalizzazione. Si spiega la tra-
me le discipline lo erano per le istituzioni locali e definite? Una sformazione di una struttura di potere in un'istituzione grazie all'intervento di un'al-
tra istituzione di potere. Il cerchio si chiude senza rinvii all'esterno. Se si mette in-
domanda del genere può essere posta solo come conseguenza ne- vece in relazione questo disciplinamento non con la concentrazione statale, ma con
cessaria di ciò che ho appena finito di dire. Dopo tutto, le tecno- il problema delle popolazioni nomadi, con l'importanza delle reti commerciali, con
logie~enerali di potere, che si è cercato di ricostruir~assando l'invenzione delle tecniche, con i modelli [diverse parole illeggibili] gestione di co-
ai margillì ·aeU'isfffiizTone~non-soìiotorseTespressfone. di qlieT-· rrilinità;·allotaVedìamcfche la 'genealogia' della disciplina militare si costituisce su
questa trama di alleanze, di sostegni e di comunicazione. Non la genesi: la filia-
l'istituzione globale e totalizzante che è lo stato? Se si esce da zione. Se vogliamo sottrarci alla circolarità che rinvia l'analisi delle relazioni di po-
queste istituzioni locali, regionali; puntiformi, come gli ospeda- tere da un'istituzione all'altra, bisogna coglierle là dove queste relazioni costitui-
li, le prigioni, le famiglie, non si è semplicemente rinviati a un'al- scono delle tecniche che operano in processi multipli.
tra istituzione? Allo stesso modo, se si abbandona un'analisi isti- Se si deistituzionalizzano e defunzionalizzano le relazioni di potere, si può
[vedere] perché e in quali termini esse sono instabili.
tuzionale non si è forse costretti a rientrare in un altro tipo di - Permeabilità a una serie di processi diversi. Le tecnologie di potere non sono
analisi istituzionale, in un altro registro e livello, che riguarda ap- immobili: non sono strutture rigide che mirano a immobilizzare, con la loro immo-
punto lo stato? Prendendo l'esempio dell'internamento, si po- bilità, dei processi dìnaillici. Le tecnologie di potere non smettono di modificarsi sot-
trebbe dire che è stato una procedura generale che ha coinvolto to l'influenza di numerosi fattori. E quando un'istituzione crolla, non è necessaria-
la storia della psichiatria. Ma dopo tutto l'internamento non è mente perché il potere che la sosteneva è stato messo fuori gioco, ma probabilmen-
te perché è divenuta incompatibile con alcune mutazioni decisive di queste tecnolo-
forse una tipica operazione statale, o comunque, derivata dall'a- gie. Esempio della riforma penale (né rivolta popolare, né spinta extrapopolare).
zione dello stato? Certo, è possibile sganciare i meccanismi di- - Ma anche accessibilità a lotte o attacchi che trovano per forza il loro tea-
sciplinari dai luoghi in cui si cerca di applicarli - prigioni, offi- tro nell'istituzione.
cine, esercito -, ma non è forse lo stato a essere responsabile, in Tutto ciò per dire che è possibile realizzare degli effetti globali, non attra-
verso un fronteggiarsi concreto, ma attraverso attacchi locali o laterali o diago-
ultima istanza, della loro messa in atto a livello generale e loca- nali che rimettano in gioco l'economia generale dell'insieme. Si pensi al caso dei
le? La generalità extraistituzionale, non funzionale e non ogget- movimenti spirituali marginali, alle varie forme di dissidenza religiosa che non
tiva, cui aspirano le analisi di cui vi parlavo poco fa, può avere si proponevano di attaccare la Chiesa cattolica e tuttavia hanno fatto vacillare
non solo un intero versante dell'istituzione ecclesiastica, ma lo stesso modo di
esercitare il potere religioso in Occidente.
* Tra virgolette nel manoscritto. In ragione di questi effetti teorici e pratici, vale forse la pena di proseguire
l'esperienza iniziata".
.9.6 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DELL8 FEBBRAIO 1978 97

tanto in questo. Se per lo studio dei rapporti tra ragione e follia nare" quindi nel senso di mantenere, nutrire, fornire i mezzi di
nell'Occidente moderno ho provato a interrogare le procedure ge- sussistenza. "Una donna il cui governo [gouvernement] è eccessi-
nerali diinternamento e segregazione, aggirando l'asilo, l'ospe- vo"15 è una donna che consuma troppo, è difficile da mantenere.
dale, le terapie, le classificazioni*; e se per la prigione ho cercato "Governare" possiede anche il significato a noi più vicino, per
di passare dietro le istituzioni penitenziarie propriamente dette, quanto leggermente diverso, di riuscire a vivere di qualcosa. Frois-
per cercare di far emergere l'economJa generale di potere, non si sart parla di una città che "vive della sua arte del drappeggio", 16
potrebbe fare lo stesso con lo stato? E possibile passare all'ester- che trae cioè la sua sussistenza da quell'attività. Ecco alcuni pun-
no dello stato, ricollocando lo stato moderno in una tecnologia ti di riferimento strettamente materiali per la parola "governare".
generale di potere che ne avrebbe determinato i mutamenti, lo Vediamo ora i significati di tipo morale. "Governare" può vo-
sviluppo, il funzionamento? Si può parlare di qualcosa come una ler dire "dirigere qualcuno", nel senso propriamente spirituale di
"governamentalità", che starebbe allo stato come le tecniche di governo delle anime - senso classico destinato a durare molto a
s~gregazione stavano alla psichiatria, le tecniche disciplinari al lungo; in un significato un po' diverso da questo, "governare" può
sistema penale, la biopolitica alle istituzioni mediche? Ecco, in voler dire "imporre un regime" a un malato, sia nel senso del me-
sintesi, la posta in gioco di [questo corso].** dico che governa il malato, sia del malato che segue delle cure,
Consideriamo la nozione di governo a partire da una breve cioè si governa. Così, un testo afferma che "un malato, dopo aver
storia del termine, risalendo a quando non possedeva ancora il si- lasciato l'Hòtel-Dieu, a causa del suo cattivo regime [gouverne-
gnificato politico e statuale che comincerà ad assumere in ma- ment] è passato dalla vita alla morte".17 Ha seguito un cattivo re-
niera rigorosa nel XVI e XVII secolo. Consultando semplicemente i gime. "Governare" o "governo" possono pertanto riferirsi alla con-
dizionari storici della lingua francese, 11 cosa balza agli occhi? La dotta, nel senso propriamente morale del termine: una ragazza
prima cosa che si può notare è che la parola "governo" ricopre di "cattivo governo" 18 significa che ha una cattiva condotta. "Go-
una congerie di significati diversi nel XIII, XIV, xv secolo. Innanzi- vernare" si può riferire inoltre a una relazione tra individui, as-
t1:t!o, troviamo il senso puramente materiale, fisico, spaziale di sumendo le forme più diverse: la relazione di comando e di do-
d1ngere, far avanzare, o anche di awenturarsi su un sentiero o minio, nel senso di dirigere qualcuno, averlo a propria disposi-
un::i strada. "Governare" significa seguire un percorso, o far se- zione. O anche un rapporto verbale con qualcuno: "governare
gmre u;,i percorso. ~d esempio, in Froissart si trova il seguente qualcuno" può significare "parlare con lui", "intrattenerlo" nel
brano: · Un [,,;] ·sent1ero·così·stretto-che·{~:·~}due·uomini·non-po"· senso·dHntrattenere·una conversazione con lui. Un testo del xv
trebbero passare [ne sy pourraient gouverner]",12 cioè non po- secolo dice infatti: "Fece una bella mangiata con tutti quelli che
trebbero procedere l'uno verso l'altro. "Governare" ha anche il si- lo intrattennero [gouvernerent] durante la cena". 19 Governare
gnificato materiale, assai più ampio, di sostentare, fornire i mez- qualcuno durante il suo pasto significa parlare con lui. Infine si
zi di sussistenza, come risulta ad esempio da un testo del 1421: può anche riferire al commercio sessuale: "Un tale che governa-
"grano sufficiente a mantenere [gouverner] Parigi per due anni", 13 va la moglie del suo vicino e andava molto spesso a trovarla". 20
o ancora, sempre nella stessa epoca: "un uomo non aveva ciò di Ho tracciato una mappa molto empirica, non scientifica, a
cui vivere e mantenere [gouverner] la moglie malata".14 "Gover- colpi di dizionario e sulla base di riferimenti eterogenei; credo
comunque che aiuti a circoscrivere una delle dimensioni del pro-
'Il manoscritto aggiunge (p. 13): "come nello studio dello statuto della ma- blema. La parola "governare", prima di assumere una valenza
lattia e dei privilegi del sapere medico nel mondo moderno, occorre passare die- propriamente politica a partire dal XVI secolo, ricopre un vastis-
tro. I'ospe?ale e le is~ituzioni ~ediche per tentare di afferrare le procedure gene- simo campo semantico, designando di volta in volta lo sposta-
rali che s1 fanno canco della VIta e della malattia in Occidente, la 'biopolitica"'. mento nello spazio, il movimento, la sussistenza materiale, l'ali-
** ~arole incomprensibili. Foucault aggiunge: "Vorrei, adesso, per farmi per-
donare Il carattere [parola incomprensibile] di quello che cerco di dirvi tra un ac- mentazione, le cure da praticare a un individuo e la salvezza che
cesso di tosse e l'altro ... ". gli si può garantire con l'esercizio del comando, in un'attività pre-
Il m~noscritto r;esent~ questa nota complementare: "N.B. Non sostengo che scrittiva incessante, premurosa, sollecita e sempre benevola. "Go-
lo stato sia nato dall arte d1 governare e che le tecniche di governo degli uomini vernare" si riferisce al dominio che si può esercitare su se stessi
nascano nel XVII secolo. Lo stato come insieme delle istituzioni della sovranità
es~steva ?a mill~nni. L~ tecniche di governo degli uomini sono anch'esse più che
e sugli altri, sul corpo come sull'anima e sul modo di agire. "Go-
m~llynane. Ma e a partire da una nuova tecnologia generale di governo degli uo- vernare" si riferisce infine a un commercio, a un processo circo-
m1m che lo stato ha preso la forma che gli riconosciamo". lare o di scambio che passa da un individuo all'altro. A ogni mo-
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do, in tutta questa varietà di significati, una cosa è chiara: non si J,;idea che possa esistere un governo degli uomini, e che gli
governa mai uno stato, né un territorio, né una struttura politi- uomini possano essere governati, non mi sembra un'idea greca.
ca. Si governano persone, individuto collettività. Quando si par- Tornerò in seguito su questo tema, in particolare su Platone e il
la di una città che si governa attraverso l'arte del drappeggio, si- Politico, verso la fine della lezione - se ne avrò il tempo e la for-
gnifica che gli uomini traggono la loro sussistenza, la loro ali- za -, oppure la prossima volta. Tuttavia, credo si possa già dire,
mentazione, le loro risorse e la loro ricchezza dall'arte del drap- in termini generali, che l'idea di un governo degli uomini ha avu-
peggio. Non si tratta perciò della città come struttura politica, to origine piuttosto in Oriente - inizialmente in un Oriente pre-
bensì delle persone intese come individui e come collettività. In cristianµ, e poi nell'Oriente cristiano-, in due forme: da un lato
altre parole, si governano gli uomini.* con l'idea e l'organizzazione di un potere di tipo pastorale, dal-
Questo può metterci sulla pista di qualcosa che riveste senza l'altro con la direzione di coscienza e la direzione delle anime.
dub~io una .certa importanza; da questa prima disamina emerge Iniziamo dall'idea e dall'organizzazione di un potere pastora-
che, mnanz1tutto e fondamentalmente, si governano gli uomini. le. Che il re, il dio o il capo siano dei pastori nei riguardi degli uo-
Non è un'idea di origine greca e neppure romana, mi sembra. Nel- mini, considerati un gregge, è un tema molto ricorrente in tutto
la letteratura greca ricorre costantemente la metafora del timone, l'Oriente mediterraneo. Lo troviamo in Egitto, 23 in Assiria24 e in
del timoniere - il pilota, colui che tiene la barra della nave -, per Mesopotamia, 25 così come, ovviamente, tra gli ebrei. In Egitto, per
designare l'attività di chi è alla guida della città e detiene verso di esempio, ma anche nelle monarchie assiro-babilonesi, il re è de-
es~a ?.na serie di oneri e responsabilità. Pensate all'Edipo re, 21 in signato in maniera rituale come il pastore degli uomini. Durante
cm s1 mcontra spesso la metafora del re che ha la città a carico, e la cerimonia di incoronazio.ne il faraone riceve le insegne del pa-
che perciò deve guidarla bene, come un buon pilota governa la store: gli viene consegnato il vincastro del pastore ed è chiamato
sua ~mbarcazione, evitando gli scogli e conducendola in porto. 22 effettivamente pastore degli uomini. Questo titolo fa parte delle
Ma m tutta questa serie di metafore in cui il re è assimilato a un credenziali regie anche per i monarchi babilonesi, ed è prima di
timoniere e la città a una nave, occorre sottolineare che chi è go- tutto un termine che design il rapporto degli dei - o del dio - con
vernato - designato in questa metafora come loggetto del gover- gli uomini. È il dio, infatti, il pastore degli uomini. In un inno egi-
no - è la città stessa, simile a una nave che, tra gli scogli e in pie- zio troviamo frasi di questo tipo: "O Ra, tu che vegli quando tut-
na tempesta, è costretta a destreggiarsi per evitare i pirati i ne- ti dormono e cerchi il bene del tuo gregge ... ". 26 La metafora del
mici,· ed èquesta·nave·ch~va-condotta··sicur~in-porto:-L1aggettff···· pastore, il·riferimento ·al pastorato permettono di designare un
del governo non sono gli individui; il capitano o il pilota della na- certo tipo di rapporto tra il sovrano e il dio: infatti, se Dio è il pa-
ve non governano i marinai, bensì la nave, così come il re gover- store degli uomini, e se anche il re è il pastore degli uomini, il re
na la città, non gli uomini della città. È la città nella sua realtà so- diventa in qualche modo un pastore subalterno, a cui Dio ha af-
stanziale, nella sua unità, nella sua possibile sopravvivenza o even- fidato il gregge degli uomini ed egli, alla fine della giornata e del
tuale scomparsa, a costituire l'obiettivo del governo. Gli uomini suo regno, dovrà restituirlo a Dio. Il pastorato è un tipo di rap-
dal car_ito loro sono governati solo indirettamente, in quanto im- porto fondamentale tra Dio e gli uomini, e il re partecipa in un
barcati sulla nave. Ed è in virtù di questo passaggio intermedio - certo senso di questa struttura pastorale che caratterizza il rap-
I'essere imbarcati sulla nave - che gli uomini si trovano a essere porto tra Dio e gli uomini. Un inno assiro, rivolgendosi al re, di-
governati. Ma non sono gli uomini in quanto tali a essere diretta-
mente governati da chi è al comando della città.**
L ce: "Compagno eminente che partecipi al pastorato di Dio, tu che
ti curi del paese, tu che lo nutri, o pastore d'àbbondanza". 27

. * Il manoscritto a~giun?e: "Storia della governamentalità. Tre grandi vetto-


I Ma, lo sappiamo, è con gli ebrei che il tema del pastorato si
sviluppa e si approfondisce in modo decisivo, 28 con la peculiarità
ri della governamentahzzazione dello stato: la pastorale cristiana = modello an- che il rapporto pastore-gregge diventa essenzialmente, fonda-
~ico; il nuovo regime .d~ll~ relazioni diplomatico-militari = struttura di appoggio; mentalmente e quasi esclusivamente un rapporto religioso. So-
i~ pro~lema della pc;ihzia mterna dello stato= supporto interno". Cfr. supra, le ul- no le relazioni tra Dio e il suo popolo a essere definite relazioni
time nghe della lezione precedente ( 1° febbraio).
.**Il m:;inoscritto aggiunge, a p. 16: "Questo non esclude che tra i ricchi, i po- tra un pastore~ il suo gregge. Nessun re ebreo, a eccezione di Da-
tenti, quelh che per status sociale possono gestire gli affari della città e gli altri vid, fondatore della monarchia, è chiamato esplicitamente pa-
(non gli schiavi o i meteci, ma i cittadini) esistano delle modalità di azione mol- store29: è un termine riservato a Dio. 30 Si ritiene semplicemente
teplici e strettamente collegate: clientelismo, evergetismo". che alcuni profeti abbiano ricevuto dalle mani di Dio il gregge
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degli uomini, e a lui debbano restituirlo. 31 D'altra parte, i cattivi store sa dove sono i prati fertili, conosce le strade buone su cui
re, quelli che sono stati denunciati per aver tradito la loro mis- incamminarsi e i luoghi propizi al riposo. A proposito di Yahvè,
sione, sono definiti cattivi pastori - mai individualmente del re- nell'Esodo si dice: "Hai condotto, con la tua grazia, questo po-
sto, ma sempre globalmente - per aver dilapidato e disperso il polo che hai riscattàto, l'hai guidato, con la tua forza, alla tua
gregge, rivelandosi incapaci di nutrirlo e di ricondurlo alla sua santa dimora". 34 Diversamente dal potere che si esercita sull'u-
terra. 32 Il rapporto pastorale, nella sua forma piena e positiva, è nità del territorio, il potere pastorale si esercita quindi su una
essenzialmente il rapporto tra Dio e gli uomini. È un potere di ti- molteplicità in movimento.
po religioso, che trova il suo principio, il suo fondamento e la sua Secondo elemento: il~e pastorale è. fondamentalmente
perfezione nel potere che Dio esercita sul suo popolo. 2.~:P2t~r~ sl:~~l~. d~LR,~2~~; ~i po~~1fe"~o~Yenel'e'Clie. eùn~8:'f5et-
Ci imbattiamo qui, mi sembra, in un elemento di fondamen-
tale importanza, verosimilmente assai peculiare a questo Orien-
re
to tipico ai tutte carattenzzaz10m rehg10se, morah e poht1che
del potere. Come potrebbe essere un potere in sé malvagio? Co-
te mediterraneo, affatto diverso dal mondo dei greci. Poiché non me potrebbe essere un potere la cui funzione, destinazione e giu-
troverete mai, presso i greci, l'idea che gli dei guidino gli uomini stificazione non sia fare il bene? Si tratta di un carattere univer-
come un pastore guida il gregge. Qualunque sia l'intimità - non sale, ma con una particolarità: sicuramente nel pensiero greco,
necessariamente molto grande - delle divinità greche con la loro ma credo anche in quello romano, l'obbligo di fare il bene non è
città, il rapporto non è mai di questo tipo. Il dio greco fonda la che una componente tra le altre che contraddistinguono il pote-
città, ne indica il luogo di insediamento, contribuisce alla co- re. Il potere si caratterizza, sì, per il suo essere benefico, ma an-
struzione delle mura, ne garantisce la solidità, le attribuisce il suo che per la sua onnipotenza, nonché per la ricchezza e lo splen-
nome, invia oracoli mediante i quali trasmette i suoi consigli. Gli dore dei simboli che lo circondano. Il potere si definisce per la
uomini consultano il dio, che interviene e protegge; può accade- sua capacità di trionfare sui nemici, sconfiggerli, ridurli in schia-
re che si adiri e poi si riconcili, ma in nessun caso il dio greco vitù. Si definisce anche per la capacità di conquistare, oltre che
guida gli uomini della città come il pastore guida le sue pecore. per l'insieme di territori, ricchezze ecc. che riesce ad accumula-
In ~he modo si carat~erizza, allo!~~g~~.§!()~E~~:_re del pasto- re. Il carattere benefico è solo un elemento in questo fascio di at-
Q?, cosi estraneo al pensiero greco e cosi presen'fe;-mvece, nel- tributi che definiscono il potere.
l'Oriente mediterraneo e soprattutto presso gli ebrei? Quali sono .... Jl p.o,t~r:~ p.'1,St()ral~ mi pare invece interam~~t~ c~:Ea!!~~~~~a~
i suoi tràttì specificffCreaocne·Iq5ossìamo riassumere nenno- to damf sua· capacìtaaffafe·aet·berf<'~!''laslfarag10n a'essere SI
do seguente: il potere del pastore non si esercita su un territorio, esfilirfsce-in quesraftmzìcrne·, Jferclié lobiettivo essenziale del po-
ma per definizione su UJ1 g[ygge e, ·p-Rt'es"affamellte7"suTgregge tere pastorale è la salvezza del gregge. In questo senso, certo, non
c1:ie ~!.§Pg§_t~,,ç!-~~l!!lH!2.&2,3!I!'.elfr:2~ Il potere del pastore sleserci- siamo molto lontani dall'obiettivo tradizionalmente attribuito al
ta essenzialmente su una molteplicità in movimento. Il dio gre- sovrano, la salvezza della patria, lex suprema dell'esercizio del po-
co è un dio territoriale, intra muros, che ha un suo luogo privile- tere. 35 Ma nella tematica del potere pastorale la salvezza da assi-
giato, una città o un tempio. Il Dio ebraico è invece il Dio che curare al gregge possiede un senso molto preciso. La salvezza è
cammina, si sposta, è errante. La sua presenza è più intensa e vi- innanzitutto la sussistenza fornita, il nutrimento garantito, i pa-
sibile proprio quando il suo popolo si sposta. Quando il popolo scoli più buoni. Il pastore è colui che nutre il gregge direttamen-
vaga, secondo un movimento che gli fa abbandonare la città, i te con le sue mani o, comunque, guidandolo verso i prati fertili
prati, i pascoli, Dio prende la sua guida e gli mostra la direzione e accertandosi che gli animali mangino a dovere. Upotere pa-
da seguire. Il dio greco appare sulle mura per difendere la pro-
St.QI.ale è unJ2h.~Ìe.re ch~.E~é!::~s~~.!~JL.~E~~-s~: ~•.~~~~~~!?!], s i
pria città, mentre il Dio ebraico appare nel momento in cui la 11
preoccupa.e e,, e ..12ecore non sourano, parte a a ricerca u1 que1-
città viene abbandonata, all'uscita delle mura, quando il popolo le~i sono smarrfree-Ci.ira"quèlle'che sono rimaste ferite. In
inizia a seguire la via che attraversa i prati. "O Dio, quando mo- un commentario rabbinico un po' più tardo, che comunque rap-
vesti alla testa del tuo popolo", dicono i Salmi. 33 Allo stesso mo- presenta perfettamente questa situazione, si spiega come e per-
do, o comunque in termini molto simili, il dio-pastore egizio Amon ché Mosè sia stato designato da Dio a guidare il gregge d'Israele.
è definito come colui che guida gli uomini su tutte le vie. E se in Infatti, quando era in Egitto Mosè era molto bravo a far pasco-
questa direzione, che il Dio assicura a una molteplicità in movi- lare le sue pecore e sapeva, ad esempio, che quando arrivava in
mento, troviamo un riferimento al territorio, è perché il dio-pa- un prato doveva accompagnare per prime le pecore più giovani
102 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DELL8 FEBBRAIO 1978 103

affinché potessero cibarsi dell'erba più tenera, e poi le più an- Tutto ciò che fa è rivolto alla totalità del suo gregge, ma anche a
ziane e robuste, capaci di brucare l'erba più dura. In questo mo- ogni singola pecora. Qui ci imbattiamo nel famoso paradosso del
do ogni pecora, secondo le sue caratteristiche, disponeva dell'er- pastore, che assume due forme. Da un lato, il pastore deve avere
ba di cui aveva bisogno e di un nutrimento adeguato. Il pastore, l'occhio su tutti e su ciascuno, omnes et singulatim 38 - e sarà que-
Mosè, presiede a questa distribuzione giusta, calcolata e ponde- sto a costituire il grande problema delle tecniche di potere nel
rata del nutrimento, e Yahvè, assistendo alla scena, gli dice: "Poi- pastorato cristiano, così come delle tecniche impiegate nella ge-
ché tu sai avere pietà delle pecore, avrai pietà del mio popolo ed stione della popolazione nella modernità, come vi ho già accen-
è a te che lo affiderò". 36 nato. Omnes et singulatim. Il paradosso emerge in maniera an-
Il potere del pastore si manifesta pertanto in un dovere, in un . cora più chiara nel tema del sacrificio del pastore per il suo greg-
compito di salvaguardia, benché la forma che questo potere as- ge: sacrificio di se stesso per la totalità del gregge, e sacrificio del-
sume - altro carattere importante del potere pastorale - non sia, la totalità del gregge per la singola pecora. In altre parole, in que-
in prima istanza, la manifestazione eclatante della sua potenza e sta concezione ebraica del gregge, il pastore deve tutto al suo greg-
della sua superiorità. Il potere pastorale si manifesta inizialmente ge, al punto che per salvarlo accetta di sacrificare se stesso. 39 D'al-
attraverso lo zelo, la devozione, l'infinita sollecitudine. Chi è il tro canto, il pastore si troverà nella situazione di trascurare lato-
pastore? Colui la cui potenza balza agli occhi degli uomini, co- talità del gregge per salvare una singola pecora. È un tema ripe-
me succede per i sovrani o gli dei greci che appaiono in tutto il tuto mille volte nelle varie sedimentazioni del testo biblico, dal-
loro splendore? Niente affatto. Il pastore è colui che veglia. "Ve- la Genesi fino ai commenti rabbinici che hanno al centro la fi-
glia" nel senso della sorveglianza su chi può farsi male, ma so.- gura di Mosè. Mosè è colui che ha effettivamente accettato di ab-
prattutto della vigilanza rispetto a tutte le possibili sventure. Il bandonare la totalità del gregge per andare a salvare una peco-
pastore veglia sul gregge e sventa tutte le disgrazie che potreb- ra; una volta trovata, la riporta sulle proprie spalle, e a quel pun-
bero minacciare le pecore. Questo vale sia per il Dio ebraico sia to anche il gregge, che aveva accettato di sacrificare, è salvo, sim-
per il dio egizio, a proposito del quale si dice: "O Ra, tu che vegli bolicamente proprio grazie al fatto di aver accettato quel sacrifi-
quando gli uomini dormono e cerchi il bene per il gregge ... ".37 cio. 40 Siamo al cuore della sfida, del paradosso morale e religio-
Per quale motivo? Essenzialmente perché detiene una carica che so del pastore: sacrificio dell'uno per il tutto, e del tutto per l'u-
non è definita in primo luogo dalle onorificenze, ma dall'onere e no, che sarà al centro della problematica cristiana del pastorato.
dalla fatiea: Tutfe1e.ciiredelpastoresoiio~rivolfe aglìaltn, maia . ·:rerriassu:iiiere:Tìaea del potere pastorale è l'idea di un po-
se stesso: è questa la differenza tra il buono e il cattivo pastore. tere che si esercita su una molteplicità più che su un territorio.
Il cattivo pastore è colui che pensa ai pascoli solo per il proprio È un potere che guida verso un fine e agisce da intermediario ri-
profitto, per far ingrassare il gregge che potrà vendere e disper- spetto a questo fine. È pertanto finalizzato a quelli su cui si eser-
dere, mentre il buon pastore pensa solo al suo gregge. Non cer- cita, non a unità superiori come la città, il territorio, lo stato, il
ca il proprio profitto nel benessere del gregge. Vediamo delinearsi sovrano[ ... ].* È un potere, inoltre, che si indirizza a tutti e a ognu-
qui un potere dal carattere fondamentalmente oblativo e, in un no nella loro paradossale equivalenza, e non all'unità superiore
certo modo, transitivo. Il pastore è al servizio del gregge, è l'in- formata dal tutto. Ebbene, mi sembra che le strutture delle città
termediario tra il gregge e i pascoli, il nutrimento, la salvezza. greche e dell'impero romano fossero del tutto estranee a .un po-
Ciò implica che il potere pastorale, come tale, è sempre un bene. tere di questo tipo. Si potrebbe dire, tuttavia, che esistono diver-
Tutte le dimensioni di terrore, forza o inaudita violenza, questi si testi nella letteratura greca in cui il potere politicC!_ viene para-
poteri inquietanti che fanno vacillare gli uomini al cospetto di re gonato molto esplicitamente al potere del pastore. 12~.~!c::.a,~s> del
e divinità, tutto ciò svanisce nel caso del pastore, che si tratti del Politico che, come sapete, si dedica proprio a questo tipo d mda-
re-pastore o del dio-pastore. gine. Chi è colui che regna? Che significa regnare? Non consiste
Infine, un'ultima caratteristica, che conferma alcune cose det- nell'esercitare il potere su un gregge?
te finor_:a: l'idea del potere pastorale come potere individualiz- Siccome sono veramente stanco, non mi avventuro ora in que-
zante. E vero che il pastore dirige tutto il gregge, ma può farlo sto approfondimento, vi chiedo di fermarci qui. Sono esausto. La
solo a condizione che nessuna pecora sfugga al suo controllo. Il
pastore conta le pecore, al mattino quando le conduce nei prati
e la sera per accertarsi che ci siano tutte, curandole una a una. * Parola incomprensibile.

j
)
d
104 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE

prossima volta riprenderò da queste domande, formulate nel Po- Lezione del 15 febbraio 1978
litico di Platone. Vorrei solo indicarvi - in termini generali, e con
una schematizzazione decisamente approssimativa - un feno-
meno che mi pare comunque di centrale importanza: l'idea del
potere pastorale, estranea al pensiero greco-romano, è penetra-
ta nel mondo occidentale grazie alla mediazione della Chiesa cri-
stiana. È la Chiesa cristiana ad aver codificato tutti i temi del po-
tere pastorale in meccanismi precisi e istituzioni definite: ha or~
ganizzato un potere pastorale specifico e autonomo, ne ha in-
stallato i dispositivi all'interno dell'impero romano istituendo un
tipo di potere che, credo, nessun'altra civiltà aveva conosciuto
prima. S_ta propri.2_.gui il paradosso su Glli YQrrei soffermarmi nel-
le prossime lezioni: tra tutte, la civiltà dell'Occidente cristiano è ~
stata senza dubbiò··1a:··_pm creativa, la più conquistatrice, la più
arrogante e certamente una dè1Ie più cruente. In ogni caso, una
delle civiltà che hanno fatto maggiore ricorso alla violenza. Ma Analisi del pastorato (seguito) - Il problema del rapporto pastore-
allo stesso tempo - e vorrei insistere proprio su questo parados- gregge nella letteratura e nel pensiero greco: Omero, la tradizione
so - l'uomo occidentale ha appreso nel corso dei millenni ciò che pitagorica. Sporadicità della metafora del pastore nella letteratura
nessun greco avrebbe mai accettato di riconoscere: considerarsi politica classica (Isocrate, Demostene)- Un'eccezione importante:
una pecora tra le pecore. Per millenni, [l'uomo occidentale] ha il Politico di Platone. L'uso della metafora negli altri testi di Plato-
i~parato a chi~dere la salvezza a un pastore che si sacrifica per ne (Crizia, Leggi, Repubblica). La critica dell'idea del magistrato-
lm. La forma d1 potere più strana e caratteristica dell'Occidente, pastore nel Politico. La metafora pastorale applicata al medico, al-
che ha goduto della fortuna più ampia e duratura, non credo sia l'agricoltore, al maestro di ginnastica e al pedagogo - In Occiden-
nata nelle steppe o nelle città; non è nata con l'uomo di natura, te, la storia del pastorato come modello di governo degli uomini è
né con i primi imperi. Questa forma di potere, così caratteristi- indissociabile dal cristianesimo. Sue trasformazioni e crisi fino al
ca dell'Occidente,·e così tfiiica, creclo;inTuna·1a: stofia..delleci~··· ···· ···--...:...J~------·· XVIITsecola~·Necessitàdi una·storia del pastorato - Caratteri del ''go-
viltà, è nata o almeno si è modellata sulla funzione del pastore, e verno delle anime": potere inglobante, coestensivo all'organizza-
su una politica considerata un affare da ovile. zione della Chiesa e distinto dal potere politico - Il problema dei
rapporti tra potere politico e potere pastorale in Occidente. Para-
gone con la tradizione russa.
Nell'esplorare il tema della governamentalità avevo iniziato
a tracciare uno schizzo un po' vago, non tanto della storia, quan-
to piuttosto di alcuni tratti caratteristici del pastorato, un feno-
meno sicuramente molto importante per l'Occidente. Le rifles-
sioni sulla governamentalità così come lo schizzo approssimati-
vo del pastorato non vanno certo presi per oro colato. Non è un
lavoro concluso e neppure già compiuto; si tratta piuttosto di un
.lavoro in corso, con tutto quello che comporta in termini di im-
precisione, ipotesi e possibili piste da seguire.
Insistendo sul tema del pastorato, la volta scorsa intendevo
evidenziare che il rapporto pastore-legge, in quanto relazione tra
Dio e gli uomini, o tra il sovrano e i sudditi, è stato un tema ef-
fettivamente presente e costante nella letteratura egizia all' epo-
ca dei faraoni, così come nella letteratura assira; ricorre di fre-
104 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE

prossima volta riprenderò da queste domande, formulate nel Po- Lezione del 15 febbraio 1978
litico di Platone. Vorrei solo indicarvi - in termini generali, e con
una schematizzazione decisamente approssimativa - un feno-
meno che mi pare comunque di centrale importanza: l'idea del
potere pastorale, estranea al pensiero greco-romano, è penetra-
ta. nel m,ondo occidentale grazie alla mediazione della Chiesa cri-
stiana. E la Chiesa cristiana ad aver codificato tutti i temi del po-
tere pastorale in meccanismi precisi e istituzioni definite: ha or~
ganizzato un potere pastorale specifico e autonomo, ne ha in-
stallato i dispositivi all'interno dell'impero romano istituendo un
tipo di potere che, credo, nessun'altra civiltà aveva conosciuto
prima. S~a proprio qui il_I!aradosso su cui vqrrei soffermarmi nel-
le prossime lezioi;~:.t:,:~_!1.;l!te, I.a .civiltà d.e:_ll'Occidente cristiano è (
stata senza dubb10 la pm creativa, la pm conquistatrice, la più
arrogante e certamente iinàde1Ie più cruente. In ogni caso, una
delle civiltà che hanno fatto maggiore ricorso alla violenza. Ma Analisi del pastorato (seguito) - Il problema del rapporto pastore-
allo ~tesso teml?o - e vorrei insistere proprio su questo parados- gregge nella letteratura e nel pensiero greco: Omero, la tradizione
so -1 uomo occidentale ha appreso nel corso dei millenni ciò che pitagorica. Sporadicità della metafora del pastore nella letteratura
nessun greco avrebbe mai accettato di riconoscere: considerarsi politica classica (Isocrate, Demostene)- Un'eccezione importante:
una pecora tra le pecore. Per millenni, [l'uomo occidentale] ha il Politico di Platone. L'uso della metafora negli altri testi di Plato-
imparato a chiedere la salvezza a un pastore che si sacrifica per ne (Crizia, Leggi, Repubblica). La critica dell'idea del magistrato-
lui. La forma di potere più strana e caratteristica dell'Occidente, pastore nel Politico. La metafora pastorale applicata al medico, al-
che ha goduto della fortuna più ampia e duratura, non credo sia l'agricoltore, al maestro di ginnastica e al pedagogo - In Occiden-
nata nelle steppe o nelle città; non è nata con l'uomo di natura, te, la storia del pastorato come modello di governo degli uomini è
né con i primi imperi. Questa forma di potere, così caratteristi- indissociabile dal cristianesimo. Sue trasformazioni e crisi fino al
ca dell'Occidente, ~é cosrffnica, CfédO;In'lìilfa_la.stoiiaaèHecì=: xvmse·calo:Necessitàdiuna storia del pastorato - Caratteri del ''go-
viltà, è nata o almeno si è modellata sulla funzione del pastore, e verno delle anime": potere inglobante, coestensivo all'organizza-
su una politica considerata un affare da ovile. zione della Chiesa e distinto dal potere politico - Il problema dei
rapporti tra potere politico e potere pastorale in Occidente. Para-
gone con la tradizione russa.
Nell'esplorare il tema della governamentalità avevo iniziato
a tracciare uno schizzo un po' vago, non tanto della storia, quan-
to piuttosto di alcuni tratti caratteristici del pastorato, un feno-
meno sicuramente molto importante per l'Occidente. Le rifles-
sioni sulla govemamentalità così come lo schizzo approssimati-
vo del pastorato non vanno certo presi per oro colato. Non è un
lavoro concluso e neppure già compiuto; si tratta piuttosto di un
lavoro in corso, con tutto quello che comporta in termini di im-
precisione, ipotesi e possibili piste da seguire.
Insistendo sul tema del pastorato, la volta scorsa intendevo
evidenziare che il rapporto pastore-legge, in quanto relazione tra
Dio e gli uomini, o tra il sovrano e i sudditi, è stato un tema ef-
fettivamente presente e costante nella letteratura egizia all' epo-
ca dei faraoni, così come nella letteratura assira; ricorre di fre-
104 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE

prossima volta riprenderò da queste domande, formulate nel Po- Lezione del 15 febbraio 1978
litico di Platone. Vorrei solo indicarvi - in termini generali, e con
una schematizzazione decisamente approssimativa - un feno-
meno che mi pare comunque di centrale importanza: l'idea del
potere pastorale, estranea al pensiero greco-romano, è penetra-
ta nel mondo occidentale grazie alla mediazione della Chiesa cri-
stiana. È la Chiesa cristiana ad aver codificato tutti i temi del po-
tere pastorale in meccanismi precisi e istituzioni definite: ha or"
ganizzato un potere pastorale specifico e autonomo, ne ha in-
stallato i dispositivi all'interno dell'impero romano istituendo un
tipo di potere che, credo, nessun'altra civiltà aveva conosciuto
prima. S_ta proprio _gui il_I!aradossa su cui vqrrei soffermarmi nel-
le prossime lezioi;i~~!:~ ..~:i~t·e· •. la .civiltà d.~ll'Occidente cristiano è
stata senza dubb10 la pm creativa, la pm conquistatrice, la più \
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arrogante e certamente una dè1Ie più cruente. In ogni caso, una
delle civiltà che hanno fatto maggiore ricorso alla violenza. Ma Analisi del pastorato (seguito) - Il problema del rapporto pastore-
allo stesso tempo - e vorrei insistere proprio su questo parados- gregge nella letteratura e nel pensiero greco: Omero, la tradizione
so - l'uomo occidentale ha appreso nel corso dei millenni ciò che pitagorica. Sporadicità della metafora del pastore nella letteratura
nessun greco avrebbe mai accettato di riconoscere: considerarsi politica classica (Isocrate, Demostene)- Un'eccezione importante:
una pecora tra le pecore. Per millenni, [l'uomo occidentale] ha il Politico di Platone. L'uso della metafora negli altri testi di Plato-
imparato a chiedere la salvezza a un pastore che si sacrifica per ne (Crizia, Leggi, Repubblica). La critica dell'idea del magistrato-
lui. La forma di potere più strana e caratteristica dell'Occidente, pastore nel Politico. La metafora pastorale applicata al medico, al-
che ha goduto della fortuna più ampia e duratura, non credo sia l'agricoltore, al maestro di ginnastica e al pedagogo - In Occiden-
nata nelle steppe o nelle città; non è nata con l'uomo di natura, te, la storia del pastorato come modello di governo degli uomini è
né con i primi imperi. Questa forma di potere, così caratteristi- indissociabile dal cristianesimo. Sue trasformazioni e crisi fino al
ca dell'Occidente, e così Unica, creao:TrCfiTftala storia··aeue··a::·· ···· xvmsecolo:-Necessità·diuna storia del pastorato - Caratteri del ''go-
viltà, è nata o almeno si è modellata sulla funzione del pastore, e verno delle anime": potere inglobante, coestensivo all'organizza-
su una politica considerata un affare da ovile. zione della Chiesa e distinto dal potere politico - Il problema dei
rapporti tra potere politico e potere pastorale in Occidente. Para-
gone con la tradizione russa.
Nell'esplorare il tema della govemamentalità avevo iniziato
a tracciare uno schizzo un po' vago, non tanto della storia, quan-

;!·'.
to piuttosto di alcuni tratti caratteristici del pastorato, un feno-
meno sicuramente molto importante per l'Occidente. Le rifles-
sioni sulla governamentalità così come lo schizzo approssimati-
. vo del pastorato non vanno certo presi per oro colato. Non è un
lavoro concluso e neppure già compiuto; si tratta piuttosto di un
.. lavoro in corso, con tutto quello che comporta in termini di im-
J precisione, ipotesi e possibili piste da seguire.
r· Insistendo sul tema del pastorato, la volta scorsa intendevo

I
evidenziare che il rapporto pastore-legge, in quanto relazione tra
Dio e gli uomini, o tra il sovrano e i sudditi, è stato un tema ef-
fettivamente presente e costante nella letteratura egizia all' epo-
ca dei faraoni, così come nella letteratura assira; ricorre di fre-

l
J
107
LEZIONE DEL 15 FEBBRAIO 1978
106 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE

bisogno. Infine, sempre in questa letteratura di i~pro11:ta pit~­


quente anch~ presso gli ebrei, mentre non sembra aver rivestito gorica, si trova l'idea secondo cui ciò che cara~t~n~za il. i:::iagi-
una grande importanza per i greci. Mi sembra anzi che il rap- strato non è tanto il potere, la potenza, la capacita di decis10ne.
pori;o pas.tore-gregge n.o~ rappresenti un buon modello politico Per i pitagorici il magistrato è in11;anzitl:lt~o ilphi!anthropos, co-
per! 9re~1. A questa tesi s1 possono muovere alcune obiezioni, in- lui che ama i propri governati, gh ~o~~m eh.e gh s<;mo sot!o~o­
fatti l ultima volta qualcuno è venuto a dirmi di non essere d'ac- sti colui che non è egoista. Per defimz10ne, il magistrato e pie-
co_rdo su que~toyunto. Perciò, nella prima parte della lezione vor- no' dello stesso zelo e della stessa sollecitudine del pastore. "La
rei cercare d1 circoscrivere meglio il problema del rapporto pa- legge non è fatta per lui", per il magistrati;>, ma inna1:1~itutto "per
store:gregge nell:i letter~tura e nel pensiero greci. i suoi governati" .5 Siamo in presenza d~ un:i t~a,d1z10ne abba-
S1 potrebbe, m effetti, sostenere che presso i greci il tema del stanza coerente, duratura, che per tutta 1antichita ~a conserva:
rapporto :rast~re-gre??'e s~a presente come rapporto che lega il to questo assunto fondamentale secondo cui il magistrato, colm
sov:a~o ai, suoi sudd1t1, o il responsabile politico ai suoi concit- che decide nella città, è innanzitutto e fondamentalmente un pa-
ta~m~. u1:1 a~e.rm~zion~ di questo genere poggia su tre gruppi store. Ma bisogna dire che questa tradizione pitagorica è, se non
pnnc1pah d1 nfenmenti. In primo luogo - va da sé - sul voca-
marginale, quanto meno circo.scr~tta. . . .
b.ola~o omerico. Tutti sanno che nell'Iliade, per lo più a propo- Passiamo ora alla terza sene di testi cm facevo cenno. c~e ne
?1
s!to Aga~ennone, ma anche nell'Odissea, si trova una serie di è di questa metafora nel vocabolario politico classico? Om. ~a­
nfen.ment1 ~l re in q.uanto pastore, dei popoli, poimen laon; co- viamo due tesi. Una è del tedesco Gruppe, che nella sua ediz10-
me viene ~hiamato ntualmente. 1 E innegabile, e lo si può facil- ne dei frammenti di Archita6 spiega come la metafora del pasto-
mente sp.1egare come una denominazione rituale del sovrano, re sia sostanzialmente assente presso i greci, salvo là dove c'è sta-
presente ~n tu~ta la ~etteratura indoeuropea e in quella assira; ta- ta un'influenza orientale, e per la precisione ebraica. s:condo
le denommaz10ne ntuale consiste nel rivolgersi al sovrano chia- Gruppe, i testi in cui il pastore rappresenta il m?dello per Il buon
mandolo "pastore dei popoli". Esistono numerosi studi sull'ar- magistrato sono s~gnifica~ivi, dotati ?i pr~fondità e coer~nza nel
gomento, per esempio, quello di Riidiger Schmitt a cui rinvio loro riferirsi a un ideologia o a un tipo di rappresentaz10ne d:l
c.he nel 1967 ha scritto un libro sulla poesia e le espressioni poe~ politico tipicamente orientale. Ma si tratta di_ui: te~a caratten-
t1che nella lette:at~r~ in~oeur<;>pe~. 2 Alle pagine 283-284 si può
~~~;:1Jefpnapsef.1-e~~,i:1f:nm~~~;-~ll ~~J2!:__i:§§io~_eoùpen laol:b.Jlli=-------~- .T~---
, o ?, I, un ~sp_ress10ne arcaica e precoce, che si ritrova
pero ~nche. pm tardi: napp~re, ad esempio, nei poemi in ingle-
__
- stic.o_s_olo.deLpi_tqgoriç_L_:J:)i ço:riseguenza, ogn~ n~ern;nento al pa-
store è segno di un'influenza pitagorica, e qumdi ?nentale: .
A questa tesi si oppone quella di De~atte che, m La polttique
des phytagoriciens,7 dice: niente affatto, il tema del pastore.come
se ~nt1co d1 Beowulf, 3 dove Il sovrano è definito pastore dei po- t· modello o personaggio politico è un luogo c~mune, non ~1guar­
poli o pastore del paese. da soltanto i pitagorici. Non traduce alcuna mfluenza onentale
Secon~a .serie ~i testi; quelli che si riferiscono esplicitamen- e in definitiva, è un tema relativamente privo d'importanza, una
t~ alla tra?1z101:1e p1tagonca, dalla sua origine fino al neopitago- specie di luogo comune del pensiero o più semp~icemente d~l vo-
cabolario, della retorica politica dell' ep~c:i classica. _In_realta De-
nsmo e a1 testi dello pseudo Archita, citati da Stobeo 4 dove si 8

poss~:mo trovare riferimenti al modello del pastore inc~ntrati es- latte non suffraga con riferimenti precisi la sl1;a tesi nguardo al
sen.zialme.n~e attorno a due o tre temi. In primo luogo, l'etimo- tema del pastore come luogo comune nel pen~ie:o e 1:1~1 V?~abo­
logia trad1z10nalmente ammessa dai pitagorici secondo cui no- lario politico classici. Senonché, guardand'? i div~rsi i~d~ci che

lf
mos, la legge, proviene da nomeus, il pastore. Il pastore è colui nella letteratura greca potrebbero attestare 1uso di termim come
che. fa ~a legge. perch~ è l~i che distribuisce il cibo, guida il greg- "pascolare", "pastore", "padre", poimen, non:ieus, si rest_a s~rpre­
ge, md1~a l~ gmsta direz10ne da seguire, stabilisce come devono si. Per esempio, l'Jndex isokrateon non formsce al~u_n nfe:r:men-
accopp1ars1 le pecore per dare una buona progenie. La funzio- to per le parole po_imen e no_meus. ~e.mbrerebbe, cio:, eh~ m Iso-
ne. del pastore. coi:s~ste quin?i ne~lo sta?ilire la legge per il pro- crate sia sostanzialmente impossibile trovare l?ersmo : espres-
pno !?re~ge. D1 qm l appellativo d1 Nomws attribuito a Zeus, ov-
!· sione del pascolare o il termine pa~tore. In part1c~l~re m U1;1 te-
vero il d10-pastore che fornisce alle pecore il cibo di cui hanno sto, l'Aeropagitico, Isocrate offre un accurata descnz10ne dei do-
veri del magistrato, 9 ed è sorprendente const~tare cor,n-e del b_uon
magistrato, colui che deve soprattutto vegliare sull educaz10ne
*Nel manoscritto Foucault rinvia a Iliade, II, 253; Odissea, m, 156; XIV, 497.
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108 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 15 FEBBRAIO 1978

dei giovani, Isocrate fornisca una descrizione molto circostan- ta dal pastore, bensì una funzione laterale, che nel Politico sarà
17
ziata, approfondita, ricca di prescrizioni. Un insieme di doveri e chiamata per l'appunto adiuvante. .
compiti incombono su di lui: deve prendersi cura dei giovani, sor- Terza serie di testi, infine, sempre in Platone, escludendo il
vegliarli senza sosta, occupandosi non solo della loro educazio- Politico: sono i passi della Repubblica, in particolare del primo
ne ma anche dell'alimentazione, del comportamento, del modo libro nella discussione con Trasimaco, quando questi afferma,
in cui crescono e persino delle loro scelte matrimoniali. Siamo quasi fosse un'evidenza, un luogo comune o, almeno, un tema
molto vicini alla metafora del pastore, eppure questa metafora familiare: certo si dirà che il buon magistrato è quello che si
non compare. Del resto non la si trova neppure in Demostene. comporta come' un vero pastore. ~a guar~iamo un P?' meglio
Pertanto, nel cosiddetto vocabolario politico classico della Gre- cosa fa il pastore. Credi davvero, dice Trasimaco, che il pastore
eia, la metafora del pastore è una metafora rara. 10 · sia l'uomo che pensa esclusivamente al bene del suo gregge? Il
Rara, ma con l'eccezione importantissima, decisiva, di Pla- pastore si preoccupa delle sue bestie nella mi~ura in cui può tr~~-
tone. In Platone, infatti, si trovano numerosi testi in cui il buon ne un vantaggio personale, solo perché un,g10rno P'?tra sacri~-
magistrato, il magistrato ideale, è considerato un pastore. Un cade, sgozzarle, o in ogni caso venderle. E per egoismo che il
buon pastore non è soltanto un buon magistrato, ma il magi- pastore agisce come agisce, facendo finta di essere devoto all~
strato vero, ideale; questo è detto nel Crizia, 11 nella Repubblica, 12 sue bestie. Perciò, conclude Trasimaco, questo paragone con il
nelle Leggi 13 e nel Politico. 14 Poiché il Politico merita un discor- pastore non è affatto topico per desc:rivere la virtù n7ce~saria al
so a sé, lasciamolo per il momento in sospeso e consideriamo gli f magistrato. 18 Ma riceve la seguente risposta: quello di cm tu par-
altri testi di Platone in cui ricorre la metafora del pastore: che j~ li non è il buon pastore, il vero pastore, il pastore tout court, ma
cosa troviamo? Mi sembra che in questi altri testi la metafora i~J la caricatura del pastore. Un pastore egoista è qualcosa di con-
venga impiegata in tre maniere. · ~0é traddittorio. Il vero pastore è quello che, si dedica interamente
Innanzitutto, per descrivere quella che era stata la modalità ·,i. al suo gregge e non pensa a se stesso 19 E certo o almeno pro-

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tempi non ne avessero mutato la condizione. Originariamente gli
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co - almeno a un tema familiare, certamente noto a Socrate, a

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la condotta, provvedendo alla loro felicità e al loro benessere. È il v~ le che affiora chiaramente nel libro I della Repubblica.
tema che affronta il Crizia 15 e che ritornerà nel Politico. Vedremo ~f Proprio con questo libro il grande testo del Politico intavo-
in seguito cosa significhi questo tipo di riferimento. lerà un dibattito in cui ci si chiede, in maniera diretta e senza
In secondo luogo, esistono anche altri testi in cui il magistrato mezzi termini, s~ sia possibile definire alla luce del rapporto di
del tempo attuale - ovvero il tempo che ha fatto seguito alla con- potere tra pastore e gregge, non un qualsiasi Il!agi~trato della
dizione di felicità originaria dell'umanità presieduta dagli dei - città ma il magistrato per eccellenza o, per megl10 dire, la natu-
è anch'egli considerato un pastore. Ma bisogna fare attenzione, ra st~ssa del potere politico così come si esercita nella città. Può
perché questo magistrato-pastore non è mai considerato il fon- la politica corrispondere effettivamente a questa forma del rap-
datore della città, né colui che ha dato alla città le leggi fonda- porto pastore-gregge? Si tratta della questione f~ndame~t~le o,
mentali, bensì il magistrato principale. Come emerge con chia- comunque, di una delle di~ensio11;i fonda~en,~ah ~el P~,lit1~0. A
rezza nelle Leggi, il magistrato-pastore è in realtà un subordina- una simile questione tutto il testo risponde no , ed e un no che
to: si trova un po' in una posizione intermedia tra il cane da guar- mi pare sufficientemente circostanziato da potervi scorgere un
dia o - per dirla più brutalmente - il poliziotto, e il vero signore rifiuto nella debita forma, di ciò che Delatte chiamava a torto un
o legislatore della città. Nel libro x delle Leggi il magistrato è con- luogo ~omune, mentre bisogna considerarlo un tema familiare
trapposto, da un lato, agli animali predatori che deve tenere alla della filosofia pitagorica, secondo cui il capo della città dev'esse-
larga dal suo gregge, ma è anche distinto dai signori che sono al re il pastore del gregge. .
v~rtice dello stato. 16 Dunque funzionario-pastore, certo, ma fun- Questo tema viene quindi rifiutato. Percorrendo schematica-
z10nario solamente, nel senso che non è tanto l'essenza della fun- mente lo svolgimento del Politico, sappiamo grosso modo come
zione politica, del potere politico cittadino a essere rappresenta- si presenta il rifiuto della metafora del pastore. Chi è l'uomo po-
110 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 15 FEBBRAIO 1978 111

litico? Può essere definito solo attraverso la conoscenza specifi- In effetti, un'obiezione sorge immediata: che senso ha opporre
ca e l'arte particolare che gli consentono di esercitare effettiva- tutti gli animali da una parte, e gli uomini dall'altra? Cattiva di-
n;ente, e in maniera adeguata, la sua azione di uomo politico. visione, dice Platone riferendosi a un problema di metodo [ ... ]. 24 *
:Larte, _la conoscenza che caratterizza l'uomo politico, è l'arte di Non si possono mettere tutti gli animali da un lato, e tutti gli uo-
prescnvere, di comandare. Ma chi è che comanda? Sicuramente mini dall'altro. Occorre fare delle divisio.ni equilibrate, compo-
un ~e ~oma~da. Nondimeno, an~he un indovino che trasmette gli ste da metà equivalenti. Pertanto, a proposito del tema secondo
ordm1 del d10, un messaggero, l araldo che porta i risultati delle cui il magistrato è colui che veglia su un gregge, bisognerà di-
deliberazioni di un'assemblea, il capo dei rematori di una nave: stinguere differenti tipi di animali, quelli selvaggi da quelli man-
tutti,_ in ?~finitiva, c_o~_andano, impartiscono ordini. Bisogna al- sueti e domestici: 25 gli uomini appartengono a questa seconda
lora md1viduare chi e il vero uomo politico tra tutti coloro che categoria. Tra gli animali domestici o mansueti [andranno di-
danno ordini, e qual è l'arte propriamente politica che corrisponde stinti] quelli che vivono nell'acqua e quelli che vivono sulla ter-
alla fu?zione del rr_iagistra!o. Di qui l'analisi di ciò che significa ra: l'uomo si trova tra questi ultimi. Gli animali che vivono sul-
prescnvere, svolta m un pnmo tempo nella maniera seguente. Ci la terra devono dividersi a loro volta tra volatili e pedestri, con
sono due modi di prescrivere, osserva Platone. Si può prescrive- e senza corna, con e senza piede fesso, tra quelli che si possono
re un proprio ordine o quello di un'altra persona, come nel caso accoppiare e quelli che non possono farlo. La divisione si perde
del messaggero, dell'araldo, del capo dei rematori e anche del- così in infinite suddivisioni, dimostrando che se si procede in
l'indovin_o .. L'l!omo politico, invece, trasmette i propri ordini.20 questo modo, partendo cioè da~ te:rr~a fam~liare - il ma~istra~o ~
Ma a chi s1 nvolgono questi ordini trasmessi a proprio nome? un pastore, ma di chi?-, non s1 ottiene mente. In altn term1m,
Pos~ono _rivolgersi .a cose inanimate, come ad esempio nel caso quando si prende come invariante l'equazione magistrato= pa-
dell architetto che impone la sua volontà e le sue decisioni a co- store e si fa variare l'oggetto su cui si applica questo rapporto,
se i?animate, quali il legno e la pietra. Ma gli ordini, a maggior cioè il potere del pastore, si potranno fare tutte le classificazio-
rag10ne, possono essere imposti alle cose animate essenzialmente ni di animali possibili - acquatici, non acquatici, pedestri, non
agli esseri viventi. Ed è qui che si colloca l'uom~ politico: a dif- pedestri, con e senza piede fesso ecc. -, fino a giungere a un~ ti-
ferenza dell'architetto, le sue prescrizioni riguardano gli esseri pologia di tutti gli animali, ma non si riuscirà a proce?e:e d1 ~n
21
viventi. Queste prescrizioni si declinano secondo due modalità: ..........so~l2ill>J>O .!:.Ì~12~!!2 ..ll!l~ q11es!ione fondamentale, e c10e capire
si possono comandare.singolHiidìViauT,-èome ifproprio cavallo-······--~- che cosa sia l'arte di prescrivere. Come invariante il tema del pa-
o una coppia di buoi, ma anche dare ordini ad animali che vivo- store è completamente sterile, ci rinvia sempre e soltanto a va-
no in forma di gregge, cioè a una collettività di animali. È evi- riazioni possibili nella classificazione degli animali. 26
dente c~e l'uomo politico si rivolge piuttosto a questa seconda Di qui la necessità di ricominciare da capo il procedimento.
~at~gona: comanda gli esseri che vivono in gregge. 22 Si possono Prende così avvio il secondo momento di questa critica del tema
i:r;i.fine dare ordini o agli animali in generale, oppure a quella spe- pastorale, nel tentativo di capire in cosa consista l'essere pasto-
cie particolare di esseri viventi che sono gli uomini, come nel ca- re. Si tratta quindi di far variare quella che fino a ora è stata con-
s~, ap~u~to, dell'uomo politico. Ora, cosa significa impartire de- siderata l'invariante dell'analisi. In che cosa consiste l'essere pa-
~h ord~m a un gregge di esseri viventi, animali o uomini? Signi- store? Si può rispondere così: essere pastore implica innanzitut-
fica evidentemente essere il loro pastore. Giungiamo quindi a to l'esistenza di un solo pastore del gregge. Non ci sono mai pa-
questa d~finizione: l'uomo politico è il pastore degli uomini, il

I
stori diversi per un solo gregge, ce n'è uno solo. Se si considera-
p~store. d1 que~ g!egge di esseri viventi che costituisce la popola- no le sue attività, ci si accorge infatti che il pastore deve svolge~
z10ne d1 una citta. 23 Pur essendo decisamente maldestro questo re molti compiti: procurare il nutrimento al gregge, occuparsi
esito registra chiaramente se non un luogo comune alme~o un' o- delle pecore più giovani, curare quelle malate o ferite. Deve inol-
pinione familiare, e il problema del dialogo sarà proprio quello tre addestrarle lungo i sentieri dando ordini o suonando, nel ca-
di sapere come riuscire a liberarsene. so una melodia. Deve combinare gli accoppiamenti in maniera
. Direi ~~e il m~vimento c?~ permette di liberarsi da questo taie che siano le pecore più vigorose e feconde a dare gli agnelli
tema f~m1hare - 1uomo poht1co come pastore del gregge - si
svolge ~n. ~uattro ta~p~. _In primo luogo, viene ripreso il metodo
della drvISione, che 1mzialmente appare logoro e semplicistico. * Alcune parole incomprensibili.
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112 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 15 FEBBRAIO 1978 113

migliori. Un solo pastore per una serie di funzioni differenti.27 nio pastore che presiede ogni specie animale. Tra queste specie
Riprendiamo ora tutto questo e applichiamolo al genere umano animali, c'è un gregge particolare, il gregge umançi, dotato an-
o alla città, che si può [dire]?* Di sicuro deve esserci un solo pa- ch'esso di un genio pastore. Chi è questo pastore? E la "divinità
store umano: un solo magistrato e, in ogni caso, un solo re. Ma in persona", afferma Platone. 31 La divinità in persona è il pasto-
chi, nella città, si farà carico di tutte le attività necessarie al nu- re del gregge umano nella fase dell'umanità che non appartene-
trimento, alla cura, alla terapia, alla regolamentazione delle unio- va all'attuale costituzione del mondo. Che cosa fa questo pasto-
ni, ~ c~i ~e, svolgerà di fat~o? È .su questo punto che il principio re? A dire il vero, il suo compito è insieme infinito, capillare e fa-
dell umc1ta del pastore viene immediatamente contestato ed cile. Facile perché la natura intera offre all'uomo ciò di cui ha bi-
emergono quelli che Platone definisce i rivali del re nella pra'tica sogno: il nutrimento è fornito dagli alberi, il clima è così mite che
pastorale. Infatti, se il re si definisce pastore, perché non dire che l'uomo non ha bisogno di costruirsi una casa, può dormire sotto
il coltivatore, che si fa carico del nutrimento degli uomini, o il le stelle, e non fa in tempo a morire che già ritorna in vita. Quel-
fornaio che con il pane li alimenta sono da considerarsi altret- lo che la divinità governa è un gregge fortunato, ben nutrito, con-
tanti pastori dell'umanità, proprio come il pastore che conduce tinuamente riportato in vita, privo di minacce e difficoltà. La di-
le pecore del suo gregge nei prati e le fa bere? Il coltivatore e il vinità è il suo pastore e inoltre, come dice il testo di Platone, "es-
~ornai? sono rivali del re in quanto pastori dell'umanità, e anche sendo la divinità il pastore, non c'era bisogno di una costituzio-
Il medico che cura i malati lo è, dato che svolge la stessa funzio- ne politica". 32 La politica inizia pertanto quando finisce questa
ne, .come lo sono il maestro di ginnastica e il pedagogo respon- prima epoca felice in cui il mondo ruota nel senso giusto. Quan-
sabile della buona educazione dei bambini, della loro salute del do il mondo comincia a ruotare all'incontrario, la divinità si riti-
loro. vigore fisico, dello sviluppo delle loro abilità: sono tutti pa- ra e giungono i tempi difficili. Certo, gli dei non abbandonano
stori del gregge umano. Possono tutti rivendicare il titolo di pa- completamente gli uomini, ma si limitano ad aiutarli in manie-
store e costituiscono perciò altrettanti rivali dell'uomo politico. 2s ra indiretta, donando loro il fuoco, le [arti] 33 * ecc. Non sono più
Eravamo dunque partiti da un'invariante ammessa dall'ini- i pastori onnipresenti, immediatamente disponibili, come erano
z~o:. il m1'.lgistra~o ~il pa~to~e. Facendo variare la serie degli esse- nella prima fase dell'umanità. Gli dei si sono ritirati e gli uomini
r~ vive~t1 s1:1 cu~ s1 ~pphca 11 potere del pastore, si giunge a una sono obbligati a governarsi da soli, hanno perciò bisogno della
tipologia di ammah, ma la divisione non ha mai fine. BJpren- i :12._e>l!!!9!~.fl.~gJi_l!~!!li.11iPoliticL_Tuttavia- il testo di Platone è ~al­
d~ndo allor~l'arùillsiaelpastore,~perèapirè in cosa consiste, ve=----~­ to chiaro al riguardo -, questi uomini che ora sono a capo d1 al-
diamo proliferar~ u~a serie di funzioni che non sono politiche. tri uomini non si trovano al di sopra del gregge, così come gli dei
Da ':1n lato, la sene d1 tutte le divisioni possibili delle specie ani- erano al di sopra dell'umanità. Fanno a loro volta parte degli uo-
ma~1, ~all'.a~tro, la tipologia di tutte le attività possibili nella città mini, pertanto non possono essere considerati pastori. 34
ass1m1lab1h a quella del pastore. Il politico è scomparso di qui E veniamo al quarto tempo dell'analisi: poiché la politica, il
la necessità di riconsiderare il problema. ' politico, gli uomini della politica intervengono solo quando l'an-
Ter.z? tempo dell'analisi: come sarà possibile cogliere I'essenza tica costituzione dell'umanità è scomparsa, e l'epoca del dio-pa-
del poht1co? A questo punto interviene il mito. Com'è noto, il mi- store è terminata, come definire il ruolo dell'uomo politico? In
to del Poli.fico mette in scena l'idea secondo cui il mondo ruota · cosa consiste l'arte di impartire ordini agli altri? È qui che alla
s~ ,se stes~o, dapprima in u:r- senso .e naturale, quello della feli- metafora del pastore si sostituisce un noto modello della lettera-
cita, ~e~m!~ :P~.J- d~ un,n;ov1mento m senso opposto, quello dei tura politica: il modello della tessitura. 35 I.:uomo politico è un tes-
tempi d1ffic1h. · Fmche Il mondo ruota sul suo asse secondo il sitore. Ma perché quello della tessitura è il modello giusto? (Pro-
primo senso, l'umanità vive nell'età felice. È l'era di Crono: come cedo molto rapidamente perché sono cose note.) Innanzitutto, il
dice Platone, è un'era che "non appartiene all'attuale costituzio- modello della tessitura consente di sviluppare un'analisi coeren-
ne del mondo, ma a quella antecedente". 30 E cosa accadeva allo- te di differenti modalità di azione politica nella città. A differen-
ra? ~sis!evano diverse specie animali, ognuna delle quali era co- za del tema in qualche modo invariabile e globale del pastore,
st1tmta m gregge. Alla testa di ogni gregge, c'era un pastore: il ge- che non può che ricondurre allo stato anteriore dell'umanità o a

* Parola incomprensibile. * Parola incomprensibile.


LEZIONE DEL 15 FEBBRAIO 1978
115
114 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE

una folla di pretendenti al titolo di pastore dell'umanità, col mo- rarlo? 39 Le attività del pastore esistono e sono necessarie, ma la-
dello del tessitore si delinea invece uno schema analitico delle sciamole là dove sono, perché solo là sono valide ed efficaci: nel
operazioni che servono a comandare gli uomini nella città. Si po- campo d'azione del medico, del maestro di ginnastica, del pe-
tranno così isolare in primo luogo tutte le arti ausiliarie della po- dagogo. Soprattutto, non diciamo che l'uomo politico è un pa-
litica, cioè le altre forme di prescrizione che non rientrano pro- store :rarte regia del comando non può definirsi sulla base del
priamente nella politica. Infatti la politica, come l'arte del tessi- past~rato, troppo modesto nelle sue esigenze, anche a cau~a dei
tore, non si occupa globalmente di tutto, al contrario del pasto- suoi compiti umili, per poter essere adeguato a un re. I pitago-
re che per principio si occupa del gregge nel suo insieme. La po- rici si sbagliano, pertanto, nel voler far valere la forma pastora-
litica, come l'arte del tessitore, si sviluppa solo se può contare sul le: può funzionare bene nelle piccole. comunità ~eligiose e pe~a,­
supporto di alcune azioni ausiliarie o preparatorie: tosare la la- gogiche, ma hanno torto nel volerla imporre a livello della c1tta
na, intrecciare il filo, far passare il cardatore in maniera tale che intera. Il re non è un pastore.
il tessitore possa lavorare. Analogamente, l'uomo politico ha bi- Grazie ai diversi segnali negativi, dati dall'assenza del tema
sogno di una serie di arti ausiliarie. Fare la guerra, emettere sen- del pastore nel vocabolario politico della Grecia class.ica, e grazi.e
tenze giuste nei tribunali, persuadere le assemblee con l'arte del- alla critica esplicita di Platone, abbiamo la prova pmttosto. eVI-
la retorica: tutto ciò non rientra propriamente nella politica, ma dente che la riflessione greca sulla politica esclude la valorizza-
ne rappresenta la condizione di esercizio. 36 Quale sarà allora l'at- zione del tema pastorale. È presente invece tra i popoli orientali
tività politica propriamente detta, l'essenza del politico, dell'uo- e tra gli ebrei. Senza dubbio nel mondo antico - ma bisognereb-
mo politico, o piuttosto dell'azione dell'uomo politico? Sarà quel- be fare delle ricerche molto più approfondite e precise - sono esi-
la di intrecciare, così come il tessitore intreccia l'ordito e la tra- stiti degli elementi di appoggio che, a partire da un certo momento,
ma. :ruomo politico intreccia tra loro gli elementi buoni, forma- e precisamente col "cristianesimo", hanno consentito la diffusio-
ti dall'educazione, le forme in cui si esprimono virtù distinte e a ne della forma del pastorato. Ma questi punti di appoggio per l'ul-
volte persino opposte, i temperamenti contrari, per esempio il ca- teriore diffusione del pastorato non credo vadano cercati nel-
rattere virile con quello moderato, e lo fa grazie alla mediazione !'ambito del pensiero politico, né nelle grandi forme di or~aniz­
di un'opinione comune che gli uomini condividono. :rarte regia zazione della città. Bisognerebbe piuttosto guardare alle piccole
non è dunque l'arte del pastore, ma quella del tessitore, che con- comunità, ai gru12pi ristretti basati su specifiche forme di socia-
siste nell'assemblare le esistenze "ìITum:rcomuffifà clie riposa siil~-· lTtà~ comeiecomuriHàfiIOsofiche o religiose - i pitagorici ad esem-
la concordia e l'amicizia". 37 Così il tessitore politico, lI politico pio-, le comunità pedagogiche, le scuole di gin~astica; forse an-
tessitore, con la sua arte diversa da tutte le altre, crea il tessuto che a certe forme di direzione di coscienza (su CUI tornerò la pros-
più bello, e "tutta la popolazione dello stato, liberi e schiavi - di- sima volta). [In tutti questi ambiti] è possibile cogliere, se nonl:ap-
ce ancora Platone -, è avvolta nelle pieghe di questo magnifico plicazione esplicita del tema del pastore, almeno alcune configu-
tessuto" .38 In tal modo si assicura la piena felicità di uno stato. razioni tecniche e riflessioni che in seguito hanno permesso la
Nel testo di Platone, dunque, troviamo espresso nella debi- diffusi~ne nel mondo ellenico di un tema di derivazione orienta-
ta forma il rifiuto del tema del pastorato. Non che Platone vo- le come il pastorato. In ogni caso, non è dal lato della grand~ ~­
glia abolirlo completamente, si limita piuttosto a mostrare che flessione politica che si troverà un'analisi positiva del potere ispi-
il pastorato rientra, dal suo punto di vista, nelle attività minori, rata al modello pastorale e al rapporto pastore-gregge. .
senza dubbio necessarie alla città, ma subordinate all'ordine del Detto questo, la vera storia del pastorato come fonte d1 un:'l
politico, quali l'attività del medico, dell'agricoltore, del maestro specificatipoTogìach potere ~1f_g!1 l12m!!!!t~~T~atn­
di ginnastica, del pedagogo. Tutti questi personaggi possono cer- ce~dtpTO~~rnoae,gliuo.miI1i'. corn.:~!!C:!~"!l~IB.2!!-512.?.c­
to essere paragonati a un pastore, ma l'uomo politico, con le sue cidentale"s<Jltrcorcnsfianesiirio:·senzà·aubOio la parola "cnstia-
attività particolari e specifiche, non può essere un pastore. Al n""es1mt5-~iìu"rirenscoquiaCiO' che è stato spesso sostenuto da
paragrafo 295 del Politico c'è un passo molto chiaro in proposi- Paul Veyne40 - non è esatta perché ricopr~ realtà .diverse. Per.e~­
to, in cui si dice: è possibile immaginare che l'uomo politico si sere più precisi e rigorosi, bisognerebJ:e dire che il past~rat? m1-
abbassi o, più semplicemente, trovi il tempo per fare come il pa- zia con un processo assolutamente umco nella stona e d1 CUI non
store, come il medico, il pedagogo o il maestro di ginnastica, e c'è traccia in nessun'altra civiltà: il processo grazie al quale una
si sieda accanto a ogni cittadino per consigliarlo, nutrirlo o cu- comunità religiosa si costituisce come Chiesa, cioè come un'isti-
116 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 15 FEBBRAIO 1978 117

tuzione che aspira al governo degli uomini nella loro vita quoti- vernare gli uomini nella loro vita quotidiana, e persino nei det-
diana, col pretesto di condurli alla vita eterna in un altro mondo tagli materiali della loro esistenza: a chi spettava questo potere,
non limitandosi a un gruppo circoscritto, a una città o a uno sta~ da chi dipendeva l'investitura, come si intendeva esercitarlo, con
to, ma rivolgendosi all'umanità intera. Una religione che aspira al quale margine di autonomia per ciascun individuo, come dove-
governo quotidiano degli uomini nella loro vita reale, col pretesto vano essere qualificati coloro che lo detenevano, quale limite as-
della loro salvezza e su scala mondiale: questa è la Chiesa, e non segnare alla loro giurisdizione, a quali ricorsi andavano incontro
si conoscono esempi simili nella storia delle società. Con l'istitu- i loro atti e quale controllo era esercitabile dagli uni sugli altri.
~ionalizzazi<;>ne di una religione come Chiesa si forma - per dirla Dal XIII al XVIII secolo in Occident~§L~ §Y9l!él la grand~ bél~~'l,glia
ii: i:nodo r~p1do e. a grandi linee - un dispositivo di potere impos- in!§:i5I9:aI'-pro?1~roi;tfilt1,1QfigtCs~~za ~he il, pàstorai_o .sia .si~to
sibile da nntracciare altrove, e che non ha smesso di svilupparsi aoolito nei fatti. E vero çhe la Riform~ e una grande battaglia pa-
e affinarsi per quindici secoli, diciamo a partire dal II III secolo sf§@r~, pjil'dfq\i~fiio~iion s1aiinél grande bamrglfa dottrinà!e, ed
d.C. fino al XVIII. Questo potere pastorale, strettament~ collegato ral1che vero che la pòsta iri giòco della Riforma era proprio il
all'organizzazione di una religione come Chiesa -la religione cri- modo di esercitare il potere pastorale; ma se si guarda all'esito
stiana come Chiesa cristiana -, si è senza dubbio trasformato in della Riforma - un mondo protestante o di chiese protestanti, da
modo ~ignificativo nel corso di quindici secoli di storia. Si è spo- un lato, e la Controriforma, dall'altro - bisogna ammettere che
stato, ncollocato, trasformato e integrato in forme diverse, ma in nessuno di questi due mondi ha rinunciato al pastorato. Al con-
fondo non è mai stato veramente abolito. E quando io stesso in- trario, da questa serie di agitazioni e rivolte iniziate nel XIII se-
dividuo nel XVIII secolo la fine dell'età pastorale, probabilmente colo e stabilizzatesi all'incirca nel XVII e XVIII secolo, è scaturito

~~1t~~l~~~~~e~%ii~1fi4~::Jiisi~tf~:~-~~~r~·{1ii~~~ir~ ~~~~~~t~~
mi sto ancora sbagliando, perché in realtà il potere pastorale nel-
la sua tipologia, nella sua organizzazione, nel suo modo di fun-
zionare è qualcosa da cui non ci siamo ancora liberati. rato tanto più meticoloso quanto più gerarchicamente più fles-
Con ciò non voglio dire che il potere pastorale sia rimasto una sibile; e quella della Couti:oriforma, che si riappropria del pasto-
struttura invariata e stabile per quindici, diciotto o venti secoli rato situandolo in una piramide gerarchica all'interno di una Chie-
della storia cristiana. Si potrebbe persino sostenere che l'impor- sa cattoli<::él.f9&t~m~nJg,ç~n!r~!i~~':lta,7 In ogni modo, queste gran-
tanza del potere pastorale, la sua forza, la profondità stessa del di rivOlfo .:. ._ stavo per dire antipastorali, ma si svolgono piuttosto
su~ ra~ic~mento si misura~o dalfintensità~e,dal-numero-dhrgi= attomffalpastorato;-attornffal diritto di essere governati, di sa-
taz10m, nvolte, malcontenti, lotte, battaglie, guerre sanguinose pere in che modo si sarà governati e da chi - sono effettivamen-
che sono state condotte attorno a esso, per esso e contro di es- te collegate a una riorganizzazione profonda del potere pastora-
so. 41 La lunga ed estesa polemica sulla gnosi, che ha diviso il cri- le. In definitiva, direi che il potere politico feudale è andato in-
stian~sim~ per secoli, 42 è in gran parte una polemica sul modo di contro a rivoluzioni, o comunque si è scontrato con processi che
esercitare il potere pastorale. Chi sarà pastore? Come, in che for- l'hanno eliminato e, a parte alcune tracce, estromesso dalla sto-
ma, con quali diritti, per fare cosa? Anche il grande dibattito, ria dell'Occidente. Ci sono state rivoluzioni antifeudali, ma non
sempre collegato alla gnosi, tra l'ascetismo degli anacoreti e la ci sono mai state riVOIUZiOffi·~anrr:PastOrà1i.ìT'i>astorato nonna
regolamentazione della vita monastica nella forma del cenobio, 43 aJ:let>ra'cohosciri1:'iYìlJ>roc~sscn1rrrvolUzì0ne profonda che lo con-
awenuto nei primi secoli della nostra era, è incentrato [ ... ]* sul gederebbe definitivamente dalla storia.
pastorato. In fondo tutte le lotte che hanno attraversato non so- Ma non è questa la sede per fare la storia del pastorato. Mi li-
lo la Chiesa cristiana, ma l'intero mondo cristiano cioè il mon- mito a osservare che questa storia non è mai stata realmente scrit-
do occidentale dal XIII al XVII-XVIII secolo, tutte le lotte, o comun- ta - lo dico con tutte le riserve possibili, perché occorrerebbe con-
que una buona parte di esse, sono awenute intorno e a proposi- sultare le persone competenti, gli storici, non il sottoscritto. Si è
tolel R<2.!~L~J?astor~a WyCIIf!~.ley-;4 s-datrnlxvIII se-
co ò-;--queste lotte, culminate nelle guerre di religione, erano fon-
fatta la storia delle istituzioni ecclesiastiche, delle dottrine, delle
credenze, delle rappresentazioni religiose. Si è anche cercato di
damentalmente delle lotte per sapere chi avesse il diritto di go- fare la storia delle pratiche religiose reali: come e quando le per-
sone si confessavano, si comunicavano ecc. Ma la storia delle tec-
niche utilizzate, la storia delle riflessioni sulle tecniche pastorali,
* Seguono una o due parole incomprensibili. la storia del loro sviluppo, della loro applicazione e affinamento
118 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 15 FEBBRAIO 1978 119

progressivo, i differenti generi di analisi e di sapere associati al- non era la sola dimensione e forma in cui si concepivano i rapporti
!'esercizio del pastorato, questa storia non mi sembra che sia mai tra Dio e il suo popolo. Secondo aspetto, il più importante: gli ebrei
stata fatta davvero. Eppure, dagli albori del cristianesimo il pa- non conoscevano un'istituzione pastorale propriamente detta. Nel-
storato non è stato percepito semplicemente come un'istituzione la società ebraica, nessuno era il pastore degli altri. Inoltre, i re
necessaria, o come un insieme di prescrizioni imposte ad alcuni ebraici (lo ricordavo l'ultima volta) non erano specificamente de-
e privilegi accordati ad altri. In realtà, il pastorato è stato al cen- finiti pastori degli uomini, a eccezione di David, fondatore della
tro di un'immensa riflessione che non si è data come oggetto im- monarchia davidica. Quanto agli altri, erano chiamati pastori so-
mediato soltanto le leggi e le istituzioni [ ... ], * ma si è caratteriz- lo quando si trattava di denunciarne la negligenza, mostrando quan-
zata come riflessione teorica, cioè come filosofia. Non bisogna di- to fossero stati dei cattivi pastori. Presso gli ebrei il re non è mai
menticare che Gregorio di Nazianzo è stato il primo a definire I'ar- designato come pastore nella sua forma positiva, diretta, imme-
te di governare gli uomini mediante il pastorato una technè te- diata; al di fuori di Dio non esiste un pastore.
chnon, epistemè epistemon, "arte delle arti", "scienza delle scien- l'{~J!~_ç_J:1:i(;!~~ cristiana, i_:gyç~~2j_L!ema del pastore acquista una
ze".46 Definizioni che saranno trasmesse, fino al XVIII secolo, nel- progressiva autori()mf~,,. Q9!1. :tjm:~ne. cioè una'déll~ tante diriien-
le formule tradizionali note come ars artium, regimen animarum 47 : sionr derfappòrto tra Dio e glfuofuiriL Diverifora il rapporto fon-
"regime delle anime", "governo delle anime". Questa espressione damentale, essenziale, ch1réomprendetufffglrartn·echè;"1fioltre,
va intesa non solo come principio fondamentale, bensì nel suo ta- si istitu:Zionalizià ii:'tù1ipastorafo con'propneTeggi, regole, tecni-
glio polemico, perché prima di Gregorio di Nazianzo, che cos'e- che e procedure. Il pastorato diventa perciò autonomo, ingloban-
rano I'ars artium, la technè technon, l'epistemè epistemon? Erano te e specifico. Nella Chiesa tutti i rapporti di autorità sono fonda-
la filosofia. Infatti, ben prima del XVII e XVIII secolo, l'ars artium, ti sui privilegi e, contemporaneamente, sui compiti assunti dal pa-
che nell'Occidente cristiano prese il posto della filosofia, non era store nei riguardi del suo gregge. Cristo è un pastore che si sacri-
un'altra filosofia e neppure la teologia, bensì la pastorale. Era I'ar- fica per ricondurre a Dio il gregge che si è smarrito e si sacrifica
te con cui si insegnava a governare gli altri, e si insegnava agli al- non solo per il gregge in generale, ma per ogni singola pecora. Ri-
.tri a farsi governare. Questo gioco del governo degli uni da parte troviamo qui il tema mosaico del buon pastore, disposto a sacrifi-
degli altri, del governo quotidiano, del governo pastorale, è stato care tutto il suo gregge pur di salvare l'unica pecora in pericolo. 48
considerato per quindici secoli come la scienza per eccellenza, Ma quello che era un semplice tema nella letteratura mosaica di-
larte di tutte le· arti;· il sapere ·dttattit·sa]Jeri~-~~~---··----···· · vieneofii latliiavedi-Volta di tutta l'organizzazione della Chiesa.
Volendo delineare qualche tratto di questo sapere di tutti i sa- Il primo pastore è evidentemente Cristo. I:epistola agli ebrei lo di-
peri, dell'arte di governare gli uomini, potremmo subito rilevare ceva già: "Dio ha fatto tornare dai morti il gran pastore di pecore,
un primo aspetto.** Dobbiamo tornare alle cose dette la volta scor- il Signore nostro Gesù Cristo". 49 Cristo è il pastore, ma anche gli
sa a proposito degli ebrei. Il tema del pastorato era oltremodo im- apostoli sono dei pastori che visitano uno dopo l'altro le greggi lo-
portante per gli ebrei, molto più che per gli egiziani e gli assiri: era rn affidate e, alla fine della giornata e della loro vita, nel giorno del
collegato alla vita religiosa e alla percezione storica che il popolo giudizio, dovranno rendere conto di tutto ciò che è accaduto nel
ebraico aveva di se stesso. Tutto si svolgeva nella forma pastorale: gregge. Vangelo di Giovanni, 21, 15-17: Gesù Cristo comanda a Pie-
Dio era il pastore e l'erranza del popolo ebraico corrispondeva al- tro di pascere i suoi agnelli e le sue pecore. 50 Gli apostoli sono dei
l'erranza del gregge alla ricerca del pascolo. In un certo senso, tut- pastori, così come lo sono i vescovi, ovvero i preposti, cioè coloro
to era pastorale. Bisogna tuttavia aggiungere due cose. Primo, il che sono posti in prima linea per - cito dalla lettera 8 di san Ci-
rapporto pastore-gregge era solo uno degli aspetti molteplici, com- priano - custodire gregem, 51 "sorvegliare il gregge", o fovere oves,
plessi, permanenti tra Dio e gli uomini. Dio era pastore, ma non "allevare le pecore", come dice la lettera 17. 52 In quello che per tut-
solo: era anche legislatore, oppure si allontanava dal suo gregge in to il Medioevo resterà il testo fondamentale della pastorale, la ve-
un impeto di collera, abbandonandolo a se stesso. Nella storia e ra e propria "bibbia" del pastorato cristiano, la Regula pastoralis
nell'organizzazione del popolo ebraico, il rapporto pastore-gregge (La regola della vita pastorale),· più volte pubblicata e definita spes-
so il Liber pastoralis (Il libro pastorale), 53 Gregorio Magno chiama
* Segue una parola incomprensibile.
** Foucault aggiunge: "ciò che caratterizza l'istituzionalizzazione del pasto- * Foucault cita il titolo al plurale: Regulae pastoralis vitae, le regole della vi-
rato nella Chiesa cristiana è questo". ta pastorale.
120 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 15 FEBBRAIO 1978 121

regolarmente "pastore" il vescovo. Anche gli abati alla guida delle parsi solo dei singoli ma della città intera e, in definitiva, dell'orbis
comunità sono considerati dei pastori, basti pensare alle Regole terrarum, del mondo intero. 61 È una forma di potere terreno, an-
fondamentali di san Benedetto. 54 che se è finalizzato all'aldilà. E nonostante ciò, nella Chiesa occi-
Rimane infine, o piuttosto si apre il problema di sapere se an- dentale - lasciamo da parte quella orientale - questo potere è ri-
che i parroci siano da considerarsi dei pastori; quando il cristia- masto sempre distinto dal potere [politico].* Tale separazione ri-
nesimo si organizzerà in parrocchie e preciserà questa organizza- suona già nella famosa apostrofe di Valentiniano a sant'Ambrogio,
zione su base territoriale nel corso del Medioevo. 55 Come è noto, inviato a governare Milano "non come magistrato, ma come pa-
tale questione ha dato luogo, se non proprio alla Riforma, sicura- store". 62 La formula resterà, io credo, come una sorta di principio,
mente a una serie di crisi, contestazioni, dibattiti, culminati infi- di legge fondamentale per tutta la storia de! cristianesimo.
ne nella Riforma. Non appena si crearono le parrocchie, sorse su- Mi restano due considerazioni da fare. E chiaro, innanzitutto,
bito il problema di sapere se i parroci fossero dei pastori. Sì, ha ri- che tra il potere pastorale della Chiesa e il potere politico si deter-
sposto Wyclif. 56 Sì, risponderanno le chiese protestanti, ciascuna minerà una serie di interferenze, appoggi, scambi, conflitti - ben
a suo modo. Sì, risponderanno a loro volta i giansenisti, nel XVII e noti e su cui non è il caso di tornare -, al punto che l'intreccio tra
57
XVIII secolo. Ma a tutti loro la Chiesa risponderà sistematicamente potere pastorale e potere politico sarà una realtà storica dell'Occi-
no, i parroci non sono dei pastori. 58 Ancora nel 1788, * Marius Lu- dente. Ma c'è un aspetto fondamentale: malgrado tutte queste in-
pus pubblicava un libro, De parochiis, in cui contestava la tesi se- terferenze, questi intrecci, appoggi e scambi, il potere pastorale,
condo la quale, in un'atmosfera pre- e postconciliare, si sarebbe conserverà - nella sua forma, nel suo tipo di funzionamento, nel-
ammess? sostanzialmente che i parroci fossero dei pastori. 59 la sua tecnologia interna - una propria specificità e differenza ri-
Lasciamo aperto questo problema dei parroci. Si può dire, in spetto al potere politico, almeno fino al XVIII secol_o. I ~dl1~ poteri
ogni caso, che tutta lorganizzazione della Chiesa, da Cristo fino non funzionano allo stesso modo, e anche quando e un umco per-
agli abati e ai vescovi, sia conformata al modello pastorale: i po- s'6n:rggitr~Cesercilare'sia'if]Jo'tere pastorale sia quello politico, co-
teri sono attribuiti, organizzati e giustificati in quanto poteri del me molto spesso è accaduto nell'Occidente cristiano, o per quan-
pastore sul gregge. Qual è il potere sacramentale del battesimo? to la Chiesa e lo stato, la Chiesa e il potere politico stringessero tut-
Dare il nome alle pecore nel·gregge. E quello della comunione? te le alleanze immaginabili, ~-~~cificità~ d;!E2!.ere J?_".l~.!?!~~J ri-
Fornire il nutrimento spirituale e, con la penitenza, reintegrare le ~ta un tratto del tutto.ca;:~!t~E.Iif!~23!~}1 Occ1den~c:_~stia~ò:
P.ec<;>r~ che .hannoabbandonato.il-gregg~Anche-il-potere·di·giu::··· ·· · S~fazron·e: Ia rag10ne stessa ili questa d1stm-
nsd1z1one è un potere pastorale; grazie a esso, infatti, il vescovo zione è un grande problema storico e, almeno per me, un enig-
in quanto pastore può scacciare dal gregge le pecore che, a causa ma. In ogni çaso, non ho certo la pretesa di risolvere e neppu-
di una malattia o di uno scandalo, potrebbero contagiare tutto il re di affrontare ora, né la prossima volta, le complesse dimen-
gregge. Il potere religioso è pertanto un potere pastorale. sioni del problema. Come è potuto accadere che questi due ti-
Ultimo tratto assolutamente fondamentale: per tutto il cristia- pi di potere, politico e pastoraJe, abbiano conservato una ~ro­
nesimo il potere pastorale è rimasto distinto dal potere politico. Il pria specificità e fisionomia? E una domanda aperta. Ho l'im-
che non significa che il potere religioso si sia dedicato alla cura pressione che se esaminassimo il cristianesimo orientale, con-
esclusiva delle anime degli individui. Al contrario, il potere pasto- stateremmo un processo e uno sviluppo alquanto diversi, una
rale - questa è una delle sue caratteristiche essenziali, nonché uno complicità molto più forte, quasi una perdita di specificità del-
dei suoi paradossi, su cui tornerò la prossima volta60 - si occupa l'uno e dell'altro; ma francamente non so dirvi di più. Una co-
::r~~i~*~~*~"~~~f~~1;~er~0~~~~:lf~~
dìàru;·nelfa'gestìonédellevfrè:"defì)éiii;~aeIIèwn~Zè,·aeilè~ose.
!
sa mi sembra però chiara: malgrado tutte queste interferenze,
la specificità [dei due poteri] è rimasta la stessa. Il re, di cui Pla-
tone ricercava la definizione, la specificità e l'essenza, è rima-
NofFnguafè:là sòlogli i:iiCiiviaui, maia.èollettìV:ità:·eome~sOStiene sto il re, anche quando furono escogitati dei meccanismi che
san Giovanni Crisostomo nel De sacerdotio, il vescovo deve vigila- avrebbero potuto collegare i due poteri - come nel caso della
r.e su tutto, avere mille occhi, perché il suoi compito non è occu- consacrazione dei re in Francia e in Inghilterra, il fatto che il
re fosse considerato per molto tempo un vescovo e come tale
* M.F.: 1798.
* M.F.: ''.religioso".
122
SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE

~o:r:sacrato. Nonostante tutto ciò, il re è rimasto re e il pastore


e.nn:asto pastore. Il pastore è rimasto un personaggio che eser-
Lezione del 22 febbraio 1978
cita Il suo potere secondo una modalità mistica il re secondo
una mod~lit~ imp~ri~le. La distinzione, l'eterogeneità del pa-
storato cnst1co [~r:stique] 1 e d~lla sovranità imperiale mi sem-
brano un tratto t1p1co dell Occidente. Di nuovo, non credo che
troveremmo esattamente la stessa cosa in Oriente. Penso ad
e~e~pio, al liJ;r? eh~ circa,quindici anni fa Alain Besançon' de-
d~co. allo Tsarevitch immole, nel quale analizza alcuni temi reli-
g10~1 propri .de!J~ I"?Onarchia e dell'impero russo, mostrando co-
me .1 tem! cnst1~1 siano presenti nella sovranità politica, nel mo-
do IJ? cm essa e st:ita, se non proprio organizzata, quanto me-
no vissuta, percepita e sperimentata in profondità nella società
russa antica e perfino in quella moderna. 63
. Von:ei infi!1e. cita;e un testo di Gogol che mi è capitato sotto
g~I c;>cchi ..pochi g10rm fa, mentre leggevo il libro appena uscito di Analisi del pastorato (conclusione) - Specificità del pastorato cri-
Srn3avski3 su questo autore. 64 Per definire lo zar, ciò che deve es- stiano rispetto alle tradizioni orientale ed ebraica - Un'arte di go-
ser~ lo zar, ,~ogol evoca, in una lettera a Joukovskij del 1846, I'av- vernare gli uomini. Il suo ruolo nella storia della governamental~tà
vemre dell 1mpero russo, il giomo in cui avrà raggiunto la sua - Principali tratti del pastorato cristiano dal II al VI secolo (san Gw-
forma perf~tta e l'inte:r:sità a.ffettiv_a ~he esige la relazione politi- vanni Crisostomo, san Cipriano, sant'Ambrogio, Gregorio Magno,
ca, vale a. dire la relaz10ne d1 domrn10 tra sovrano e sudditi. Ec- Cassiano, san Benedetto): (1) il rapporto con la salvezza. Un'eco-
c? cosa d1c~ Gogol su questo impero infine riconciliato: "L'uomo nomia di meriti e demeriti: (a) il principio della responsabilità ana-
s1 a~cendera d'amore per tutta l'umanità, un amore di cui non s'è ~ litica; (b) il principio del trasferimento completo e istantaneo; (c)
mai acceso prima: Nessuno di noi semplici cittadini saprà nutri- il principio dell'inversione sacrificale; (d) il prin~ipio della_ com~
re .un ta~e ~n:ore rn tutta la sua forza; esso rimarrà nelle idee e spondenza alternata. (2) Il rapporto con la legge: ms~aura_z~one di
nei pen~1ei;-1,.rna!t~at~;-:possonoesserne·totalme11tepenetffili so-·m······ --···· ···· ·urCfappi5fliTdtdipenaenza integrale tra le pecore e chi le dmf!:e. Un
lo quelli ai quah e g1a imposto per legge irrevocabile di amare rapporto individuale e non finalizzato. D~ff_erenza tra l'~path~1ag~e~
t1;1tt1 co1?e ~1? solo ~omo ..Amando tutto il suo stato fino a ogni ca e cristiana. (3) Il rapporto con la venta: la produzione diventa
srngol~ rnd1VIduo d1 qualsiasi ceto e condizione e considerando- nascoste. Insegnamento pastorale e direzione di coscienza - Can-
ne o~n.1 elemento.come parte del suo stesso corpo, soffrendo nel- elusione: una forma di potere assolutamente nuova che segna l'ap-
lo ~pmto per ~utt1, affliggendosi, singhiozzando, pregando notte parizione di modi specifici di individualizzazione. La sua impor-
e g1?i;io p~r Il suo popolo che soffre, il sovrano [lo zar] acqui- tanza decisiva per la storia del soggetto.
stera 1onmpossente voce dell'amore, la sola che può essere com-
presa dal~'umanità dolente e il cui contatto non sarà brusco per Oggi vorrei farla finita con tutte queste storie di pastori e di
le su~ fente; la sola che può portare la riconciliazione in tutte le pastorali che possono essere sembrate un po' l~nghe,. per torna-
class! ~tramutare lo stato in un'armoniosa orchestra. II popolo re la volta prossima al problema del governo, 1arte d1 g?vei;-no e
guanra ~c;>mplet~m~i:ite solo là .dove il monarca [Cesare] com- la governamentalità a partire dal xvn-xvrn secolo. Chmd1amo
pren?era I! suo s1g:i;1~cato ~upeno~e: e~~ere in terra immagine di quindi la questione della pastorale.
Colm eh.e e Amore . Abbiamo qm un immagine e un'evocazio- La volta scorsa, quando ho contrapposto il pastore della Bib-
l)e a~m~revole ~el s.ovrano eristico, che non mi sembra però ca- bia al tessftore di Platone, il pastore ebraico al magistrato greco,
ra~tenst1co dell. Occidente. Il sovrano occidentale è Cesare, non non intendevo rappresentare, da un lato, il mondo greco-roma-
Cnsto. Men~re il pastore occidentale non è Cesare, ma Cristo. no che ignorava completamente la tematica del pastore e la for-
La pross11?~ volta tenterò di precisare un po' meglio il confronto ma pastorale come modalità per dirigere gli uomini, e dall'altro
tra potere politico e potere pastorale, per far emergere la specificità _ derivato da un Oriente più o meno prossimo e in particolare
della forma del potere pastorale rispetto al potere politico. dalla cultura ebraica - il tema, l'idea, la forma di un potere pa-
124
SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 22 FEBBRAIO 1978 125

storale che il c~stianesimo _avrebbe fatto suo per imporlo, con le legge o a un sovrano. Non può essere neppure assimilato ai me-
buone o le cattive, e a partire dalla teocrazia ebraica, al mondo todi impiegati per educare i bambini, gli adolescenti e i giovani,
greco-romano. Ho voluto semplicemente mostrare che il pensie- o alla ricette per convincere gli uomini, persuaderli o soggiogar-
ro g~eco non aveva fatto ampio ricorso al modello del pastore per li più o meno contro la loro volontà. In breve, il pastorato non
analizzare il potere politico, e quando questo tema, così diffuso coincide né con una politica, né con una pedagogia, né con una
e altamente valorizzato in Oriente, era stato utilizzato in Grecia retorica. È qualcosa di completamente diverso. È un'arte d~-~o­
lo er~ ? in testi arca~ci a titolo di designazione rituale, o nei testi vernare gli uomini",* ed è sotto guesto profilo die occorre ricer-
class1c1 per carattenzzare alcune forme locali e ben determinate dlTITel'on~puntoill'fOrmazfoiie~'ofCffslallizzazfone:ffger­
di potere: non il potere esercitato dai magistrati sull'intera città me,-emofionafo' dellagòvemameritalita,ra. curenffataìllpcrlttica
~a que~lo ?i alcuni individui su comunità religiose, nell'ambit~ seg:rfa:~"tra"lafine del XVI secolo e il xVIII, la soglià CleilÒ~sfàtcnno­
d1 relaz10_m pedagogich~, nella cura del corpo ecc. de:l"fr6'.''Lo stato moderno nasce quando la ~~!:!1';~~_!).tal\tJl= ~i­
. . Vo~e1 ~ra mostrarvi che il pastorato cristiano, per come si è1 venta effettivamente una pratica politica oggetto èf1 valutaz10m e
ist1tuz10nahzzato nel suo_ svil~p_po, e per come è stato teorizzato\ di riflessioni. Mi sembra che la pastorale cristiana rappresenti lo
s?prattutto dal ~n. secolo m p_m, e tutt altro dalla pura e semplice sfondo di questo processo, tenendo conto comunque che esiste,
npresa, traspos1z10ne o contmuazione di quello che avevamo vi- da un lato, un divario immenso tra il tema ebraico dèl pastore e
sto essere un tema soprattutto ebraico o orientale. Credo che il la pastorale cristiana e, dall'altro, un divario altrettanto grande
pastor~to cristia~o sia completamente, profondamente e, direi, tra il governo, la direzione pastorale degli individui e delle co-
essen~1almente diverso dal tema pastorale che abbiamo incon- munità e lo sviluppo delle arti di governo, cioè la specificazione
trato m precedenza. di un campo d'intervento politico a partire dal XVI-XVII secolo .
. Tutt'altro innanzitutto perché il tema si è owiamente arric- Oggi non intendo esaminare il modo in cui la pastorale cri-
chi~o, trasformato, complicato grazie al pensiero cristiano. Ma stiana si è formata e istituzionalizzata e come sia riuscita nel suo
tutt a~tn? anc?e perché il pastorato cristiano, il tema pastorale sviluppo a non confondersi con un potere politico (anzi, al con-
nel cnst1anes1mo, ha dato luogo-diversamente dalla civiltà ebrai- trario), malgrado tanti intrecci e interferenze. Non vi proporrò
ca -; a un'imme:i;_isa rete istituzionale che non troviamo da nes- dunque la storia della pastorale e del potere pastorale cristiano
sun altra parte. ~ questa la novità. Il Dio degli ebrei è un dio-J>a- - sarebbe del resto ridicolo, visto il mio livello di competenza e
sto~e,. ma n?n es1~tevan<J pastorì~alYintemoaerregimepolitico.e irpc>Co.fempo·arspo:i:iibìle. Vorrei solo indicare alcuni tratti sa-
sociale d~gl_1 eb~ei. Invece nel cristianesimo il pastorato svilupp~· lienti che, sin dall'inizio, sono emersi nella pratica e nella rifles-
una rete 1st1tuz10nale densa, complicata, fitta, che aspirava a di' sione che hanno accompagnato da sempre la funzione pastorale
v~ntare c:oc::ste~~iva, come i~ effetti è stata, all'intera Chiesa, quin i e che non mi sembra siano ancora scomparsi.
~! a~la c~st1a.mta, !a comumtà complessiva dei cristiani. Dunque, Per tracciare questo schizzo approssimativo, molto rudimen-
l 1~t1tuz10nahzzaz1~me d~l pastorato è un tema molto più com- tale, mi rifarò ad alcuni testi antichi, risalenti all'incirca al III e IV
ph~~to. Te;r,z~ e ultima d1~erenza, su cui vorrei soffermarmi per- secolo, che ridefiniscono il pastorato nelle comunità di fedeli, nel-
che e la p~u importante: Il pastorato nel cristianesimo ha dato le chiese - poiché la Chiesa, in fondo, compare relativamente tar-
lu~go a un arte del condurre, del dirigere, dell'accompagnare, del di. Si tratta di testi in prevalenza occidentali, o testi orientali che
gmd~r~, del prendere p er mano, del manipolare gli uomini, del hanno avuto grande importanza e influenza in Occidente, come
se~mrh p~s~o ~a~so; un arte che ha la funzione di farsi carico de-
1

il De sacerdotio di san Giovanni Crisostomo. 1 Gli altri testi sono:


gh uomm1 _mdn?dual1!1ente e collettivamente per tutto il corso le Lettere di san Cipriano, 2 il fondamentale trattato di sant'Am-
della l?ro vita e m ogm momento della loro esistenza. Incontria- brogio che si intitola De officiis ministrorum (i doveri, gli incari-
mo qm un fenomeno importante, decisivo e senz'altro unico nel- chi dei ministri) 3 e per finire il testo di Gregorio Magno, Liber pa-
la storia de~le società e delle civiltà, che aiuta a comprendere lo storalis ,4** adottato sino alla fine del XVII secolo come un com-
sfondo stonco della governamentalità. Nessuna società e nessu- pendio della pastorale cristiana. Prenderò inoltre in considera-
na civiltà è stata più pastorale delle società cristiane dalla fine del
mondo antico fino alla nascita di quello moderno. E credo che
questo potere pastorale non possa essere assimilato a - 0 confu- * Tra virgolette nel manoscritto
so con - le procedure impiegate per sottomettere gli uomini a una *'. Foucault: Regulae pastoralis vitae. Stesso titolo nel manoscritto.
126 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 22 FEBBRAIO 1978 127

zione alcuni testi che si riferiscono a una forma di pastorale in ge, ma perdono anche se stessi. Si salvano e si perdono insieme
qualche modo più densa, praticata non nelle chiese o nelle co- al gregge o alla città. Questo destino .comune - tei;na ~rese~t~
munità di fedeli, ma nelle comunità monastiche: le Conferenze 5 di presso i greci e gli ebrei - si spiega con una sorta d1 rec1proc1ta
[Gio-".anni] Cassiano, un libro che ha trasmesso, si può dire, al- morale. Infatti, quando le sventure si abbattono sulla città, o quan-
l'Occidente le prime esperienze di vita comunitaria nei monaste- do la carestia decima il gregge, chi è il responsabile? Dove biso-
ri orientali; inoltre le Istituzioni cenobitiche, 6 le Lettere di san Ge- gna ricercare la causa, il fattore che ha scatenato la sventura?
7
rolamo, e per finire, owiamente, la Regola o le Regole di san Be- L'indagine va sicuramente condotta a carico del pastore, del ca-
8
nedetto, il grande testo fondatore del monachesimo occidentale. po o del sovrano. Dopo tutto, se pensate alla peste di Tebe e in:
[A partire] da alcuni elementi tratti da questi testi, come si dagate da dove proviene, troverete Edipo; il re, il pastore, colm
presenta il pastorato? Cosa lo distingue dalla magistratura gre- che comanda è all'origine della sventura della città. Inversamen-
ca, ma anche dal tema ebraico del buon pastore? Se consideria- te, per quale motivo un re malvagio o un pastore indegno guida-
mo .il pastorato nella sua definizione astratta, generale, teorica, no la città o il gregge? È la fortuna o il destino, la divinità o Yahvé
vediamo che è in rapporto con tre cose: [in primo luogo] con la a punire il popolo per la sua ingratitudine o la città per la sua in-
sal~ez~a, d~to che il suo obiettivo principale è guidare gli indivi- giustizia. In altri termini, il re malvagio o il cattivo pastore tro-
dm, amtarh ad avanzare e a progredire sulla via della salvezza. vano, nei peccati della città o nelle colpe della comunità, degli av-
Questo vale sia per i singoli sia per la comunità. Il pastorato ha venimenti storici che li giustificano. C'è dunque un rapporto glo-
poi un rapporto con la legge, deve vigilare affinché gli individui bale, un destino comune, una responsabilità reciproca tra la co-
e le comunità si sottòmettano realmente agli ordini, ai comandi munità e colui che la prende in carico.
e all11 volontà di Dio, condizione essenziale per raggiungere la sal- Anche nel pastorato cristiano esistono relazioni di recipro-
vezza. Infine, il pastorato ha un rapporto con la verità: nel cri- cità tra il pastore e le pecore, tra il pastore e il gregge, m~ questo
s~ianesimo, come in t~t!e le religioni basate sulla scrittura, si rag- rapporto è di gran lunga più complesso ed elaborato d1 quella
gmnge la salvezza e c1 s1 sottomette alla legge a condizione di ac- sorta di reciprocità globale [di cui] vi ho appena [parlato]. Il pa-
cettare, credere e profes,sare una certa verità. Rapporto con la sal- store cristiano e le sue pecore sono legati da rapporti di respon-
vezza, con la legge e con la verità. Il pastor~ conduce verso la sal- sabilità molto sottili e complessi, cerchiamo di individuarli. Pri-
vezza, prescrive la legge, insegna la verità. mo carattere: questi rapporti, anziché essere globali, sono inte-
Ma se il pastorato -fosse solo ·questo ·e ·si potesse adeguata= gralmentee paradossalmente distributivi. Ancora una volta, non
mente descriverlo rimanendo su questo livello, non avrebbe al- siamo tanto lontani dal tema ebraico del pastore o da alcune con-
cuna specificità e originalità; dopo tutto, qualsiasi potere non fa notazioni presenti in Platone. Ma procediamo per gradi: che co-
altro che guidare, prescrivere, insegnare, salvare, ordinare, edu- sa significa integralmente e paradossalmente ~istributivi? Inte:
ca~e, fissare lo ~copo comune, formulare la legge generale, in- gralmente vuol dire che il pastore deve garantire la salvezza d1
flmre sulle coscienze, proporre o imporre opinioni vere e giuste. tutti, il che significa due cose necèssariamente connesse: da un
Se così fosse, la. definizione del pastorato non sarebbe estranea, lato deve gararitire·1a·sàlveiza di tutti, cioè della comunità inte-
ma omogenea e isomorfa alla definizione delle funzioni della città ra nel suo insieme e in quanto unità. "Il pastore - dice Crisosto-
o dei magistrati cittadini in Platone. Non credo pertanto che a m~ - deve occuparsi della città intera e anche dell,'.()rhis terrar~rp", 9
caratterizzare specificamente il pastorato cristiano sia il rappor- cioè della salvezza di tutti e di ognuno. N"essuna pecora fa ec-
to con la salvezza, con la legge e con la verità, in questi termini cezione a questa regola, neppure una deve sfuggire a questo mo-
globali. Il pastorato si definisce non nel rapporto con questi tre vimento, a questa operazione di direzione e di guida che porta
elementi, bensì a un altro livello, che cercherò di far emergere. alla salvezza. È importante la salvezza di ciascuna unità, e non
P.re~diamo innanzitutto la salvezza: in che modo il pastora- soltanto in senso relativo. Nel Liber pastoralis, libro II, capitolo v,
to ~c;pstiano pretende di guidare gli individui sulla via della sal- san Gregorio dice: "Che il pastore abbia compassione di ogn.i pe-
v~~a? Anal!zziamo la questione nella sua forma più generale, cora in particolare". 10 E nella Regola di san Benedetto, capitolo
più banale. E un tratto comune alla città greca e al tema ebraico 27 si afferma che l'abate deve dimostrare una sollecitudine estre-
del gregge, l'idea che il popolo e il suo capo condividano lo stes- m~ nei riguardi di ogni monaco, di ogni membro della comunità:
so destino. Se il pastore smarrisce il suo gregge o il magistrato "Con tutta la sua sagacia e la sua abilità, deve prodigarsi per non
non governa bene la città, non solo essi perdono la città o il greg- perdere nessuna pecora che gli è stata affidata" . 11 Salvarle tutte
22 FEBBRAIO 1978 129
128 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL

significa salvare la totalità e ogni singola unità. A tale proposito verrà detto che non siamo andati alla ricerca delle pecore smar-
incontriamo di frequente la metafora della melagrana, il frutto rite - principio della distribuzione numerica-, ma anche c_he non
che ornava simbolicamente la veste del gran sacerdote a Geru- siamo stati capaci di riportare sulla retta via quelle che si erano
salemme. 12 L'unità della melagrana, protetta da un involucro com- smarrite che non abbiamo bendato le loro zampe ferite, mentre
patto, non cancella affatto, ma al contrario evidenzia i singoli gra- bevevam'o il loro latte e ci vestivamo con la loro lana" .19 Bisogna
ni da cui è composta, mostrando che ogni grano ha la stessa im- pertanto andare al fondo della responsabilità individuale, consi-
portanza della melagrana nella sua interezza. 13 derando il pastore responsabile di ogni singola pecora. . .
Siamo di fronte all'aspetto paradossalmente distributivo del Il secondo principio specifico del cristianesimo, lo ç_hiamerei;
pastorato cristiano: la necessità di salvare il tutto implica che, al- \, principio del trasferimento completo e istantaneo. ll giorno de~1
loccorrenza, si debba accettare di sacrificare una pecora quando 1 giudizio, il pastore non dovrà solo rendere conto depe pec9_r~ e dl
questa potrebbe compromettere la totalità. La pecora che dà scan- \1 quello che hanno fatto, ma dovrà considerare come propn i me-
dalo, la pecora corrotta che rischia di corrompere tutto il gregge, ) riti o i demeriti di ogni pecora, così come le azioni compiute da
deve essere abbandonata, eventualmente esclusa, cacciata ecc. 14 / essa. Il pastore dovrà sentire come propri~ il be~e che acca~e :=1-
Ma d'altro canto, e qui sta il paradosso, la salvezza di una singo- ogni pecora; analogamente, il pastore dovra considerare ogm d~­
la pecora deve sollecitare nel pastore altrettanto zelo quanto ne sgrazia che capita alla pecora, o che essa causa, come una di-
suscita la salvezza dell'intero gregge. Non c'è pecora per cui non sgrazia che lo colpisce, o di cui egli è ~ausa_. Deve ~i<?ire I?erso-
valga la pena che egli sospenda ogni altra occupazione, abban- nalmente per il bene della pecora e rattnstarsi e pentirsi per il ma-
doni il gregge e si affanni per recuperarla. 15 Il "ricondurre le pe- le che le viene fatto. San Gerolamo lo dice nella lettera 58: "Fare
core erranti e belanti" non è stata una questione puramente teo- della salvezza altrui, lucrum animce suce, il beneficio della propria
rica, ma un problema eminentemente pratico nei primi secoli del anima". 20 Questo è dunque il principio del trasferimento comple-
cristianesimo, quando bisognava sapere che cosa fare dei lapsi, to e istantaneo dei meriti e demeriti dalle pecore al pastore.
cioè di coloro che avevano rinnegato la Chiesa. 16 Abbandonarli Terzo principio specifico del pastorato cristiano: l'inversione
definitivamente, o anda,re a cercarli là dove si trovavano, nel pun- del sacrificio. Se è vero che il pastore si perde con le sue pecore -
to in cui si erano persi? Insomma, il grande problema del para- forma generale della solidarietà globale di cui vi parlavo poco fa
dosso del pastore, di cui vi ho parlato, 17 era già stato ben formu- - deve anche perdersi per le sue pecore, al posto loro. Per salva-
lato in diverse occasioni nella.Bibbia-enella·letteratttra·ebraiea~ · . r~·Iepecore,·ilpasroredeve essere disposto a m~rire .. "Il pasto~e
Al principio paradossalmente e integralmente distributivo del - scrive san Giovanni - difende le pecore contro i lupi e le bestie
potere pastorale, il cristianesimo ha aggiunto quattro principi feroci. Dà la sua vita per loro." 21 Il commento di questo testo fon-
specifici e del tutto inediti. Primo, quello che chiamerei il prin- damentale è il seguente: nel senso temporale dell'espressione, il
cipio della responsabilità analitica: alla fine della giornata e del- pastore deve essere pronto a morire di morte biologica s~ le su_e
la vita, il pastore cristiano dovrà rispondere di tutte le sue peco- pecore sono in pericolo, deve insomma difenderle contro i nemi-
re. Una distribuzione numerica e individuale permetterà di sa- ci temporali; ma c'è anche un significato spirituale: il pastore de-
pere se effettivamente si è occupato di ogni pecora in modo ade- ve esporre al pericolo la sua anima per l'anima altrui, accettare di
guato, e ciascuna pecora mancante peserà in negativo sul suo bi- accollarsi i peccati delle pecore affinché non debbano essere loro
lancio. Ma egli dovrà anche rendere conto - e qui interviene il a scontare la pena, bensì il pastore stesso. Al limite, il pastore de-
principio della responsabilità analitica - di tutti gli atti di cia- ve esporsi alla tentazione, assumere su di sé tutto ciò che potreb-
scuna pecora, dell'insieme delle cose accadute a ognuna di loro, be far smarrire la pecora se, grazie a questo trasferimento, la pe-
di tutto ciò che esse hanno compiuto di bene o male in ogni mo- cora si libera sia dalla tentazione sia dal rischio di morire di mor-
mento. Non si tratta più semplicemente di una responsabilità de- te spirituale. Questo tema, che sembra squisitam~nte ~e<;>rico ~
finita attraverso una distribuzione numerica e individuale, ma di morale, diventerà,,,.concreto e attuale nel momento m cm si porra
una distribuzione qualitativa e fattuale. Il pastore dovrà rispon- il problema della direzione di coscienza, c~e a~onte:ò tra _breve.
dere di tutto ciò che ha fatto ognuna delle sue pecore e, come di- Che cosa succede, almeno in parte, nella direz10ne di coscienz::i-?
ce un testo di san Benedetto, per questo sarà interrogato ed esa- Colui che dirige la coscienza dell'altro, e dunque ne esplora le pie:
minato.18 Nella lettera 8, parlando del giorno del giudizio san Ci- ghe, colui al quale si confidano i peccati commessi, le tentaz10m
priano afferma: "Se noi pastori saremo giudicati negligenti, ci a cui si è esposti, colui che è chiamato a vedere, a constatare e a
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SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 22 FEBBRAIO 1978 131
'
scoprire il male, non è forse esposto alla tentazione del male che nasconda ipocritamente agli occhi dei fedeli. È bene che se ne
g~i viene manifestato? Alleviando la coscienza della persona da lui penta esplicitamente, che ne sia umiliato, in modo da rimanere
diretta, ~er il fatto ~tesso che si è confessata, non sarà esposto al- in uno stato di prostrazione che costituirà un modello edifican-
la tentaz10ne? Vemre a conoscenza di peccati tanto orribili, po- te per i fedeli, laddove lo zelo che avrebbe messo per nasconde-
sar~ lo.sguardo su peccatrici così belle, non lo esporrà alla morte re le proprie debolezze avrebbe potuto creare uno scandalo. 26 Per-
dell amma nel momento stesso in cui porterà in salvo quella del- tanto, se per un verso le debolezze delle pecore fanno il merito
1~ pecore? 2 ~ Il prc;iblen;ia, discusso a lungo fin dal XIII secolo, con- del pastore e ne garantiscono la salvezza, per un altro le colpe o
siste propno nell applicare il paradosso dell'inversione dei valori le debolezze del pastore sono un elemento che rafforza il pro-
-.inver~ione sa~rificale, ~he .esige che il pastore accetti il pericolo cesso di edificazione delle pecore e di guida verso la salvezza.
d1 monre pur d1 salvare l amma altrui. Solo quando avrà accetta- Potremmo continuare all'infinito, o perlomeno molto a lun-
to di morire per gli altri, il pastore sarà salvo. 1
go, l'analisi del legame sottile che intercorre tra il pastore e le sue
Quarto principio, quarto meccanismo nella definizione stes- pecore. Il primo punto che vorrei far notare è che, al posto della
sa del pastorato cristiano: lo si potrebbe chiamare, in maniera comunità, della reciprocità globale e compatta della salvezza e
ancora una volta schematica e arbitraria, principio della corri- della pace tra le pecore e il pastore, elaborata e rielaborata al-
s~on.den~a aite:nata. Se, come è vero, il merito delle pecore co- l'interno di un rapporto globale mai messo in discussione, tro-
st1t~1sce I~ mento del pastore, non si può forse dire, all'inverso, viamo l'idea di pastore cristiano, che agisce in un'economia sot-
che Il mento del pastore diminuirebbe qualora le pecore fossero tile del merito e del demerito, che presuppone un'analisi puntuale
tutte sempre e perfettamente meritevoli? Il merito del pastore dei meccanismi di trasferimento, delle procedure di inversione,
n~m dipende almeno i~ parte dal fatto che le pecore sono recal- dei giochi attraverso cui elementi opposti si appoggiano l'uno al-
c~trant1, esposte a!yencol? e sempr~ sul punto di cadere? Il me- l'altro. Si tratta insomma di un'economia dettagliata di meriti e
17to del pastore, c10 che gh procurera la salvezza, consisterà nel- demeriti, su cui Dio alla fine baserà la sua decisione. Ci trovia-
1aver lottato ~enza sosta c?ntro i pericoli, nell'aver recuperato le mo qui di fronte a un altro elemento fondamentale: l'economia
pecore smarrite ed essersi trovato a lottare contro il suo stesso dei meriti e demeriti che il pastore deve continuamente gestire,
\ gre~ge. In. ques~~ senso'' san Benedetto dice: '.'.~~jsuoLfil:thordi­ non assicura con certezza la salvezza né del pastore e né del greg-
\f ~t!J 0n22p.d~~~h,~;iJim::~ULPastm:e. S<!J;;~ e§§ç>lto". 23 Rovesciando
1 a pr()spett1vl:l,§LP1Jo.1mstenere,.in.manjera.ctel,tutto·paradossa~··· ··········--+-'--~...
ge. Dopo tutto, la conquista della salvezza sfugge perché è inte-
ramente nelle·mani·di·Dio~· 0ualunque sia l'abilità, il merito, la .
le, che le debolezze del pastore possono contribuire alla salvez- virtù o la santità del pastore, non è lui l'artefice della salvezza del-
za .del gregge, così come le debolezze del gregge possono contri- le pecore e di se stesso; per quel che gli compete, egli deve gesti-
bmre alla salvezza del pastore. In che senso, tuttavia le debolez- re i percorsi, i circuiti, le vicende alterne del merito e demerito,
ze d~l pastore con~~bu~scono alla salvezza del gregge? Certo, nel- senza mai avere la certezza finale. Siamo sempre nell'orizzonte
1~ ~1sura de! possibile, il pastore deve essere perfetto; il suo esem- generale della salvezza, ma con una modalità di azione del tutto
p10 e e~senziale per la virtù, il merito e la salvezza del gregge. Co- differente, un altro tipo di intervento, altri modi di fare, altri sti-
me scnveva san Gregorio nel suo libro pastorale, II, [2]*: "La ma- li e tecniche pastorali diverse da quelle che condurrebbero il greg-
no ~he24
vuole pulire la sporcizia altrui non deve essere linda e pu- ge alla terra promessa. Distaccandosi dal tema generale della sal-
ra? . Il pastore deve essere quindi lindo e puro, ma se non ha vezza, la specificità del cristianesimo consiste pertanto in quella
d~bolez~e, se è troppo pulito o troppo puro, non diventerà orgo- che chiamerei leconomia dei meriti e demeriti.
glioso ~1 questa perfezio~e? L'elev~zione che egli concepisce co- Consideriamo ora il problema della legge. Si potrebbe fare
me denvante dalla propna perfez10ne - e di nuovo cito il Liber un'analisi simile e mostrare che il pastore in fondò non è l'uomo
P<;LS!o.ralis di san Gregorio - "agli occhi di Dio non aprirà un pre- della legge, o che comunque la caratteristica del pastore non con-
c1p1~10 nel quale s.arà destinato a cadere?". 25 ** È bene, dunque, siste affatto nel pronunciare la legge. Detto in termini molto ge-
che il pastore abbia delle imperfezioni, che le conosca e non le nerici, in maniera schematica e caricaturale, si potrebbe sostene-
re che il cittadino greco - mi riferisco ovviamente al cittadino e
* M.F.: II, 1. non allo schiavo, né a quelli che, per una ragione o per l'altra, so-
~oucault aggiunge: "la perfezione del pastore è una scuola ... " [una
** 0
due no in svantaggio.rispetto al diritto di cittadinanza e agli effetti del-
parole incomprensibili].
la legge - si lasci dirigere e, in fondo, accetti di farsi dirigere sol-

·1.
132 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 22 FEBBRAIO 1978 133

tanto da due cose: dalla legge e dalla persuasione, cioè dagli or- cedimenti che sono proficui agli uni sono nocivi agli altri". 28 Il
dini della città o dalla retorica degli uomini. Sempre in maniera pastore, quindi, dovrà certamente far conoscere la legge e lavo-
approssimativa, direi che presso i greci la categoria generale del- lontà di Dio che si applicano a tutti gli uomini, così come dovrà
1'obbedienza non esiste, o che, in ogni caso, esistono due sfere di- far conoscere le decisioni della Chiesa o della comunità che ri-
stinte non ascrivibili all'ordine dell'obbedienza. Esiste la sfera del guardano tutti i suoi membri. Ma il modo di agire del pastor~ cri-
rispetto delle leggi, vale a dire il rispetto delle decisioni dell'as- stiano è individualizzato, io credo. Ancora una volta, non siamo
semblea, delle sentenze dei magistrati, degli ordini che si rivol- molto lontani dai temi che troviamo presso gli ebrei, benché la
gono a tutti in egual misura oppure a qualcuno in particolare, ma religione ebraica sia essenzialmente una r~ligione de!la le~ge. I
a nome di tutti. Oltre a questa zona di rispetto, c'è poi la zona, sta- testi biblici ripetono in continuazione che Il pastore e colm che
vo per dire dello stratagemma, ma diciamo piuttosto delle azioni si occupa di ogni pecora in particolare e provvede alla salvezza
t: degli effetti insidiosi: è l'insieme dei procedimenti con cui gli uo- di ognuna [prestandole]* le cure necessarie. Ma accanto a quest~
mini si fanno irretire, persuadere, sedurre da qualcuno. Con tali tema, che individua nel pastore più che l'uomo della legge, colm
procedimenti, per esempio, l'oratore convince il suo uditorio, il che si fa carico di ogni singolo caso in funzione di ciò che lo ca-
medico persuade il malato a seguire una determinata cura, il fi- ratterizza, esiste nel pastorato cristiano un altro elemento speci-
losofo persuade chi lo consulta a fare una determinata cosa per fico, non rintracciabile altrove: cioè il fatto che il rapporto della
raggiungere la verità, la padronanza di sé ecc., oppure il maestro, pecora con chi la dirige è di dipendenza integr~le. .
rivolgendosi al suo allievo, lo convince dell'importanza di conse- Dipendenza integrale significa tre ~os.e .. Pn~rr10: ~apport~. di
g~ire un. certo risultato e dei mezzi per ottenerlo. Rispettare le leg- sottomissione, non a una legge, a un pnncip10 di ordme, a un m-
gi o farsi persuadere da qualcuno: legge o retorica. giunzione ragionevole o a qualche prin~i~io o c~mcl~sic:i~e fon-
\ · Il pastorato cristiano ha invece organizzato, a mioparere dati sulla ragione. Si tratta della sottomiss10ne di un mdividuo a
~~K~~~lr~~~~!~~cfeiµI~:a:~:!~f.~fc;b~ un altro individuo. Il rapporto strettamente individuale, la cor-
relazione tra un individuo che dirige e uno che viene diretto non
bedienza come tipo di condotta unitarif!., altamente valorizzata, è solo una condizione, ma il principio stesso dell'obbedienza cri-
che trova in se stessa la sua principale ragion d'essere. Voglio di- stiana. Colui che viene diretto deve accettare, deve obbedire nel-
re questo: è noto che il cristianesimo non è una religione della ~-... Ja_c_omice_dLunxapportoindhdduale, proprio perché si tratta di
legge - ancheiifqliesfo"caso-noncrsrallontanamofio dal tema- un rapporto individuale. Il cristiano si rimet~e ~l suo pas~ore per
ebraico -, ma una religione della volontà di Dio, delle volontà di le cose spirituali, ma anche per quelle matenah e per la vita quo-
J?.~?yers..? ?~iColar~IIpasfOré·naì:isara'pertanfo l'uo- tidiana. A questo proposito, i testi cristiani fanno continuamen-
mo ae1la legge; nert·su<:rra-ppre"S'entante; la sua azione sarà sem- te riferimento a un passo dei Salmi che recita: "Chi non è diret-
pre congiunturale e individuale. Basta considerare il caso dei la- to cade come una foglia morta". 29 Vale per i laici, ma vale anco-
psi, coloro che hanno rinnegato Dio. Come dice san Cipriano, non ra di più per i monaci: ecco un caso. che tr~duce pratican:ente il
bisogna trattarli tutti allo stesso modo, applicando a tutti la stes- principio fondamentale secondo cm obbedr:e ~o~ vuol dire, per
sa misura generale e condannandoli come potrebbe fare un tri- un cristiano, obbedire a una legge o a un pnncip10 basato su un
bunale civile. Ogni caso va trattato singolarmente. 27 D'altra par- elementi di razionalità, ma significa mettersi interamente alla di-
te l'idea che il pastore non sia l'uomo della legge emerge anche pendenza di qualcu~o in quanto t~le. . . ,
dal paragone col medico, che compare nei testi molto presto e La dipendenza di qualcuno nei confronti di qual~un ?-l~ro e
frequentemente. Il pastore non è - innanzitutto e fondamental- istituzionalizzata nella vita monastica, nel rapporto dei novizi con
mente - un giudice, ma un medico che si fa carico di ogni anima l'abate, con il superiore o con il maestro. Uno dei cardini dell'or-
e della malattia di ogni anima. Lo testimoniano diversi testi, co- ganizzazione e della gestione della vita cenobitica, dal IV secolo in
me quello di san Gregorio, ad esempio, che afferma: "Uno stes- poi, prevede che ogni individuo che entra in una c.omunità mo-
so e unico metodo non si applica a tutti gli uomini, perché non nastica si metta nelle mani di qualcuno - un superiore, un mae-
tutti sono governati dalla stessa natura di carattere. Spesso i pro- stro dei novizi -, che lo prende interamente à carico e gli dice in

*Tra virgolette nel manoscritto, p. 15. * M.F.: "prendendo".


134 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 22 FEBBRAIO 1978 135

O?J?-i n;omento c?sa deve. fare; al punto che la perfezione del no- In secondo luogo, è un rapporto non finalizzato, nel senso
VI~IO, I~ suo. mento, consiste nel ritenere una colpa tutto ciò che che quando un greco si affida a un medico, a un maestro di gin-
~h capita di fare senza averne ricevuto l'ordine esplicito. La vita nastica, a un professore di retorica o anche a un filosofo lo fa in
mtera deve essere codificata: ogni episodio, ogni momento deve vista di un certo risultato, che può essere la conoscenza di un me-
essere comandato, ordinato da qualcuno. Questo principio è illu- stiere, una qualche forma di perfezione, la guarigione. Rispetto
stra~o da quelle che si potrebbero definire le prove di buona ob- all'ottenere un risultato l'obbedienza è un passaggio obbligato,
bedienza, che sono prove di irriflessione e immediatezza. Trovia- non sempre piacevole.Nell'obbedienza greca, o in ogni caso quan-
mo così una serie di storie riportate da Cassiano nelle Istituzioni do un greco si sottomette alla volontà o agli ordini di qualcuno,
cenobitiche e nella Storia lausiaca, 30 in cui la prova di irriflessio- vi è sempre un oggetto e un fine - la salute, la virtù, la verità -,
ne viene descritta in questi termini: impartito lordine a un rho- perciò si arriva al momento in cui il rapporto di obbedienza ter-
naco, egli deve sospendere immediatamente la sua occupazione minerà, e addirittura si rovescerà. Dopo tutto, se in Grecia qual-
~d es.eguire lordine senza d~mandarsi perché gli è stato dato quel- cuno si sottomette a un maestro di filosofia lo fa per riuscire a
! ordme e se non sarebbe pm opportuno continuare a fare quello essere un giorno maestro di sé, e nel diventare maestro di sé ro-
che stava facendo. Come esempio di virtù di obbedienza Cassia- vescerà il ral?porto. di o?be?ienza._34 I~ye,c;e ~.e!!;,~~~~.~i~g~~~ cri-
no cita un novizio nell'atto di ricopiare un testo delle Sadre Scrit- stiana non c è un fine, e un obbedienza fine a se stessa: s1 ogbe-
ture, che.interrompe la sua trascrizione non alla fine di un para- per poteressereol51Jear;n.1i"'e"'giungere~'auno"'st~tq*~~i ob-
Ìedìeiji_ìi:~credocnè''questa'fiozìofìe
lsce
grafo o di una frase e neppure a metà di una parola, ma a metà di di "stàfo 'di obbedienza" sia
una lettera, lasciandola in sospeso, per obbedire a un ordine che qualcosa di completamente nuovo e specifico, che non si trova
~on po~r~b~e esse:e più insignifican~e. 31 È ~nche la prova del- da nessun'altra parte prima d'ora. La pratica dell'obbedienza ten-
1assurdita: I obbedienza perfetta consiste nell obbedire a un ordi- de a ciò che si definisce umiltà: sentirsi l'ultimo degli uomini, ri-
ne, non perché sia ragionevole o perché assegni un compito im- cevendo ordini da chiunque, rinnovando continuamente il rap-
portante, ma al contrario, proprio perché è assurdo. Come nella\ porto di obbedienza e, soprattutto, rinunciando alla propria vo-
storia, co?tinua:r;n~nte r~petuta, del monaco Giovanni al quale era lontà. Essere umile non vuol dire sapere di aver peccato, così co-
stato ordmato di mnaffiare un bastone secco piantato in mezzo me non significa semplicemente piegarsi agli ordini di chiunque.
tuedevsoelrtteoa,lmg1·oolrntool~~Itlanb·aostdalln·ea.
.
~l1~fi~~l~~j__~C:1;:1Pit~-~~~~gl1i~~- ··~
o non on, ma m compenso grazie
In fondo, essere umile vuol dire sapere che la propria volontà è,
.... coiiie.fale,-malvàgfa.·Sepertanto esiste un fine nell'obbedienza,
alla sua obbedienza Giovanni si assicurò la santità. Ed è anche la questo fine è il raggiungimento di uno stato di obbedienza ca-
prova del maestro scontroso: più il maestro è scontroso meno ratterizzato dalla rinuncia definitiva di ogni volontà propria. Il
m~stra. riconoscenza e gratitudine, meno si congratula dol pro- fine dell'obbedienza consiste nel mortificare la propria volontà:
p.no allievo per lobbedienza dimostrata, e più lobbedienza è con- fare in modo che essa sia morta come volontà propria, e che quin-
~~derat~ meritoria. E infine, è soprattutto la famosa prova del- di non ci sia altra volontà che quella di non avere volontà. È in
1mfraz10ne della legge, perché bisogna obbedire anche quando questa prospettiva che, per definire l'essenza del buon monaco,
lordine va contro tutto ciò che è considerato essere legge. È la san Benedetto, nel capitolo v della sua Regola, dice: "Non vivono
prova sostenuta da Lucio, raccontata nella Storia lausiaca. Lucio più del loro libero arbitrio, ambulantes alieno judicio et imperio,
arriva in un :r;nonastero dopo aver perduto sua moglie; gli è rima- procedendo sotto il giudizio e l'ordine di un altro, desiderano
sto solo un figlio, un bambino di dieci anni. Viene sottoposto a sempre che qualcuno li comandi". 35
una serie di prove, l'ultima delle quali gli richiede di affogare il fi- . Bisognerebbe approfondire l'argomento, perché l'istituzio-
gli~ nel fiume. 33 E poiché è un ordine che va eseguito, Lucio ef- nalizzazione del pastorato è importantissima sia per la morale
fettivamente affoga suo figlio nel fiume. Lobbedienza cristiana, cristiana e la storia delle idee, sia per la pratica stessa, senza con-
della pe~o:a al suo pastore, è pertanto un'obbedienza integrale di tare il problema che il cristianesimo definisce "della carne". Da
[un] mdividuo verso un altro individuo. Del resto, colui che ob- qui si comincia a capire anche la differenza di senso che in se-
bedisce sottomettendosi all'ordine è chiamato subditus letteral- guito è stata attribuita al termine apatheia, ciò che costituisce per
mente colui che si è votato, che si è dato a qualcun altr~ e si tro-
va perciò interamente a sua disposizione e sottomesso alla sua vo- * Parola cerchiata nel manoscritto; in una nota a margine: "nozione impor-
lontà. Si tratta di un rapporto di servitù integrale. tante".
136 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE
LEZIONE DEL 22 FEBBRAIO 1978
137

l'appunto il fine dell'obbedienza. Quando un discepolo greco va differenziato dal tema del rapporto com~~e, fac~ndo eme~gere
a trovare un maestro di filosofia e si mette sotto la sua direzione leconomia complessa dei meriti e demerit! che circol~no: ~1 tra-
e il suo governo, lo fa per raggiungere qualcosa che si chiama sferiscono e si scambiano, analogamente, rispetto al princ1p10 ~e-
apatheia, assenza dipathè, cioè di passioni. Ma che significa e in nerale della legge, il pastorato rivela una pratica. della sottom1s-
cosa consiste l'assenza di passioni? Non avere passioni vuol dire sio ne di un individuo a un altro individuo, che avviene ce.rtament.e
liberarsi della passività, eliminare cioè da se stessi i movimenti, sotto il segno della legge, ma al di fu<;>rj del suo campo, m una d~-
le forze, il turbinio che sfuggono al controllo e che perciò espon- pendenza che non ha alcuna generahta, n~:m, garant~sce ~c~na h-
gono al pericolo di essere schiavi sia di ciò che accade dentro di bertà, non porta ad alcuna padronanz~ d1 se o degli altri. ~1 t~a~-
sé, o nel proprio corpo, sia eventualmente di ciò che accade nel ta di un campo di obbedienza generalizzata, f<;>rtemente m~1v~-
mondo. L.apatheia greca garantisce la padronanza di sé di etti rap- dualizzata in ogni sua manifestazione, sempre istantanea e lim1-
presenta, in un certo senso, l'inverso. Si obbedisce e si rinuncia tata, al punto che anche i momenti di padronanza sono camun-
a un certo numero di cose, anche ai piaceri della carne e del cor- que effetti dell'obbedienza. . . .
po, come nella filosofia stoica e nell'ultimo epicureismo, pur di Non deve peraltro sfuggire un altro problema, che i:ii1 h~1to
assicurare I'apatheia, che è l'inverso, il vuoto negativo dello sta- a segnalare: è in un simile contesto che s1 struttt~ra la ~er:ie, o pmt-
to positivo cui si mira, appunto la padronanza di sé. Per diveni- tosto la coppia servitù-servizio. La pecora: ~oli:1 che .e ,d~retto, de-
re maestri occorre rinunciare. La parola apatheia, trasmessa al ve vivere il rapporto col pastore in termm1 d1 serv1tu m.t~grale,
cristianesimo dai moralisti greci e greco-romani, 36 [acquisterà] mentre il pastore deve sentire la sua car~ca come un serv1z10 che
un senso completamente diverso; la rinuncia ai piaceri del cor- fa di lui il servitore delle sue pecore. Bi.sognerebbe a~lora cam-
po, ai piaceri sessuali, ai desideri della carne avrà un effetto del parare questo rapporto di servitù-serviz10 al~a conce~10ne greca
tutto diverso nel cristianesimo. Che significa, infatti, per il cri- 0
romana dell'ufficio, dell'officium, per cogliere subito un altro
stianesimo assenza dipathè, cioè assenza di passioni? Vuol dire problema fondamentale, il problema dell'i<;>:,il p<;>te~eyast<;>rale
essenzialmente rinunciare al proprio egoismo, alla propria vo- (vi ritornerò fra breve) produce una moda~1ta d1 md!v1dual1z~a-
lontà individuale. Il rimprovero principale che verrà mosso ai pia- zione che non solo non passa attraverso l affermaz10ne dell 10,
ceri della carne non è il fatto di ridurre alla passività - questo era ma implica la sua distruzione. ., , .
un tema stoico e anche epicureo-, ma al contrario, il fatto di pro- -~-.__..-~ ____ _!n..terzo-1uogo,jnfine,iLproblema della verita. - saro rapido
vacare un'attivitài:ndividuale;personale-edegoista;iffcutil-pro-=------ perché abbiamo già affrontato 9-~esto argome:r:to m altr? i;nodo.
prio io è direttamente interessato e forsennatamente coinvolto Detto in termini molto schematici, osservando m dettag~1? il r~p-
nella propria affermazione, come a qualcosa di essenziale che porto del pastorato con la verità, possiamo vedere che s1 mscrive
passa sopra a tutto il resto. Dunque, il pathos che si vuole scon- in una specie di curva e di pro.filo .che noi: lo allontanano ~olto
giurare con le pratiche dell'obbedienza non è la passione, ma la dall'insegnamento greco. Voglio dir~ che 11 pastore h~, nei con-
volontà, una volontà orientata verso se stessi, mentre l'assenza di fronti della comunità, un compito di mseg~ame~to, ~ s1 potr~bbe
passioni, I'apatheia, è la volontà che ha rinunciato a se stessa e anzi affermare che sia questo il suo compito primario. San~,A~-
non smette di rinunciare a se stessa. 37 brogio, già nell'esordio del De o-(jì~~is mini~trorum, ~fferma: Ep1-
Si potrebbe aggiungere, molto rapidamente, che nella teoria scopi proprium munus docere , 11 c?mp1t? l?ropri<;> del vescov~
e nella pratica dell'obbedienza cristiana, la persona che coman- è l'insegnamento".38 Non è un comp1t~ umd1~ens1<;>nal~, certo:
da, nel nostro caso il pastore - che sia abate o vescovo-, non co- non si tratta soltanto di una lezione da impartire agli altri, ma d1
manda certo per comandare, ma solo perché così gli è stato or- qualcosa di più complicato. II pastor~ deve inseg~are attra_verso
dinato. La prova che qualifica il pastore è che egli rifiuta il pa- il proprio esempio, con la sua stessa VIta; d~l resto 11 v::ilore d1 que-
storato di cui viene incaricato: lo rifiuta perché non vuole co- sto esempio è così forte, che qualora non riesca a offrire una b';lo-
mandare, ma dal momento che un simile rifiuto sarebbe l'affer- na lezione con la propria vita, anche il suo inse~namento teorico
mazione di una volontà individuale, deve rinunciare al suo rifiu- e verbale sarà immediatamente vanificato. Nel Libro pasto~ale, san
to: deve obbedire, e quindi comandare. Abbiamo così una sorta Gregorio dice che i pastori che insegnaI1;o la bu~:ma dottrina, ,ma
di campo generalizzato dell'obbedienza che è lo spazio in cui han- danno cattivi esempi assomigliano a quei pastori che be;rono la~-
no luogo i rapporti pastorali. qua limpida ma, avendo i piedi sporchi, c?rrompono l a~qua m
Così come l'analisi e la definizione del pastorato lo avevano cui fanno bere le proprie pecore.39 Inoltre, 11 pastore non msegna
138
SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 22 FEBBRAIO 1978 139

in modo globale, generale, non insegna a tutti alla stessa manie- to che nelle sue forme primitive, e anche in quelle più tarde, la
ra, perché ~li spiriti degli uditori sono come le corde di una cetra, direzione di coscienza era a pagamento. Lo si chiedeva a qual-
tesi. m modi ogni volta diversi e dunque non possono essere suo- cuno, che poteva dire: acconsento a dirigerti, ma dovrai pagar-
nati all~ stess.o ~odo. Nel Liber pastoralis san Gregorio elenca mi una certa somma di denaro. I sofisti gestivano delle botteghe
trer1:tase1 modi d1 I~segnare, a seconda che ci si rivolga a persone di direzione di coscienza sulle pubbliche piazze e la consulta-
con:uga~~ o sole, ncche o povere, malate o sane, allegre o malin- zione era a pagamento.
com~~e. Tutto ciò non si allontana molto da quella che era la In secondo luogo, nell'età antica la direzione di coscienza era
trad1z1~:male concezi<.:m~ dell'insegnamento, ma anche su questo circostanziale, nel senso che non ci si lasciava dirigere per tutta
punto Il pastorato cnstiano apporta due novità fondamentali. la vita e in ogni aspetto della vita; ci si rivolgeva a un direttore di
. In primo luogo, infatti, l'insegnamento deve essere una dire- coscienza solo quando si attraversava un brutto periodo, un mo-
z:?ne de~la condotta quotidiana. Non si tratta solo di insegnare mento difficile. Un lutto, la perdita della moglie o dei figli, una di-
c10 che s1 deve sapere e fare, né si tratta semplicemente di inse- sgrazia economica, la condanna all'esilio da parte di 1:1n princ~pe
gnarlo attraverso principi generali: è necessaria una modulazio- erano tutti buoni motivi per andare da qualcuno che mtervemva
ne quotidiana. L'insegnamento deve cioè avvenire attraverso I'Òs- a titolo essenzialmente consolatorio. La direzione di coscienza era
servazione, la sorveglianza, la direzione esercitata in ogni mo- quindi volontaria, episodica, consolatrice e in qualche caso pote-
~ento - nel modo meno discontinuo possibile - sulla condotta va comprendere lesame di coscienza. Questa pratica esig~va cio.è
u~tegrale. d~lle pecore. La perfezione, il merito e la qualità della che il direttore invitasse o addirittura costringesse - se d1 costn-
vita quot1~iana non s~mo il frutto di un insegnamento generale e zione si può parlare - la persona diretta a esaminare la propria
neppure d1 un esemp10. La vita quotidiana deve essere effettiva- coscienza, a fare ogni sera un esame di come aveva agito, delle co-
mente p~esa in carico e osservata nel suo complesso, in maniera se che aveva fatto nel bene o nel male, di ciò che le era accaduto,
ta!e c~e il P'.lstore, sulla base della vita delle pecorelle che sorve- passando al setaccio la sua esistenza nell'int.era giornata: o in ~n
glia, s1 formi un sapere perpetuo che riguarderà il comportamento singolo dettaglio, in modo da ricavarne un discorso che fissava m
delle persone e l~ lom cond?,tta. A proposito del pastore in gene- verità gli avvenimenti di quel giorno, nonché i me:iti, l~ virtù, i
rale, san Gregono afferma: Nel perseguire le cose celesti che il progressi di chi si esaminava. Ma lo sc.~wo essen~ial~ di q~esto
~astore non trascuri minii:iamente le necessità del prossi~o, co- esame di coscienza, inscritto nella pratica della direz10ne d1 co:
si co~e _non deve perdere ilgustffpercosee1evate quando si Pie--~- -- ----scfenza~erafarsfi~lielesàminato potesse acquisire il controllo di
ga sm bisogni materiali di chi gli sta affianco". 4 1 E si riferisce a se stesso, e divenisse padrone di sé, poiché sapendo esattamente
san Paolo quando sostiene: "Per quanto estatico si sia mostrato ciò che aveva fatto poteva anche misurare il grado del suo pro-
nella c~ntemplazione dell'invisibile, è pronto a riabbassare la gresso. Era dunque una condizione di padronanza. di ~é. .
mente fino ~l letto c~~iu?al~; insegnando agli sposi la condotta Nella pratica cristiana, invece, troviamo una direz10ne di co-
da tenere nei ~apporti mt1m1 . San Paolo ha penetrato i cieli con scienza e forme di esame del tutto differenti. Innanzitutto, per-
la contemplaz10ne, ma non ha escluso dalla sua sollecitudine co- ché la direzione di coscienza non è davvero volontaria, o non lo
loro che obbediscono alla carne. 42 Abbiamo pertanto un inse- è sempre, come nel caso dei monaci, p7r i q1;1ali è ass?lutar_nente
gnamento. complessivo, che implica al tempo stesso uno sguar- obbligatoria, non possono fare a meno di un direttore di coscienza.
do dettagliato del pastore sulla vita delle pecore. In secondo luogo, la direzione di coscienza non è circostan~ial.e
. La secon~a r1:ovità, .essa pure di fondamentale importanza, - non si tratta di far fronte a una disgrazia, a un momento d1 cn-
nguar?a la direz10ne d1 coscienza. 43 Il pastore non si deve limi- si o a una difficoltà-, è permanente: bisogna essere diretti su tut-
tare. a I-?-~egnare la verità, ma deve dirigere la coscienza. Che co- to, e per tutta la vita. In ter::o lu~go, infine'. l'esam~ di ~oscie?za,
sa s1I?mfica? Fa~ciamo un passo indietro. Nel senso stretto del che effettivamente fa parte degh strumenti della direz10ne di co-
t~rmme,. l~ pratica della direzione di coscienza non è un'inven- scienza non ha la funzione di garantire all'individuo la padro-
z10n~ cnstiana, 44
anche letà antica ha conosciuto la direzione di nanza di sé, compensand9, grazie a questo esame, la ~ua dipen:
cosc17nza, m'.1 per dirla in maniera molto schematica, credo <lenza nei riguardi del dirèttore. Accade esattamente 1 mverso: si
che. s1 car~tter:zzass~ dive:samente. [Per prima cosa,] nell'età esamina la propria coscienza per poter riferire al direttore ciò
antica la direz10ne d1 coscienza è volontaria nel senso che chi
vuole essere diretto si rivolge a qualcuno e glielo chiede, al pun- * Foucault aggiunge: "di questo arsenale, infine".
140 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 22 FEBBRAIO 1978 141

che si è fatto, ciò che si è, le sensazioni provate le tentazioni cui solutamente specifiche di individualizzazione. Nel pastorato cri-
ci si è sottoposti, i cattivi pensieri che abitano la mente. In altri stiano l'individualizzazione si realizza secondo una modalità par-
termini, si compie l'esame di coscienza proprio per sottolineare ticolare, che abbiamo visto all'opera nel rapporto con la salvez-
ulteriormente e in maniera ancora più netta il rapporto di di- za, con la legge e con la verità. Questa individualizzazione, ga-
pendenza verso l'altro. Se nell'antichità classica l'esame di co- rantita dall'esercizio del potere pastorale, non sarà più definita
scienza era uno strumento di padronanza, d'ora in poi invece sarà dallo status, dai natali o dal valore delle azioni dell'individuo.
uno strumento di dipendenza. Mediante l'esame di coscienza si Sarà invece definita in altri tre modi: innanzitutto, attraverso un
former~ d1:1n:iue .u~ discorso della verità su se stessi. A partire da
1

gioco di scomposizioni che stabilisce in ogni istante l'equilibrio,


se stessi, s1 nusc1ra a estrarre e produrre una cem:a verità, grazie il gioco e la circolazione di meriti e demeriti. Diciamo che si trat-
alla quale si stabilirà il legame con chi dirige la nostra coscien- ta di un'individualizzazione non di status, ma basata sull'identi-
za. Come potete notare, ancora una volta il pastorato cristiano ficazione analitica. In secondo luogo, è un'individualizzazione
non è d~llo stesso ordine di quello greco-romano, così come è che non avviene mediante la designazione e l'attribuzione di un
molto diverso da quello delineato nella tematica ebraica. rango gerarchico dell'individuo. E non avviene neppure tramite
. A contraddistinguere il pastorato cristiano non è, dunque, la padronanza di sé, ma tramite una rete di servilismi che impli-
Il rapporto con la salvezza, con la legge e con la verità. Al con- cano una servitù generalizzata, in cui tutti sono servi di tutti, men-
t[ario, il p~storato cristiano è una forma di potere che, mediante tre vengono completamente banditi l'io, l'ego, l'egoismo come for-
1!ntroduz10ne dell~ quest~one della salvezza nella sua prospet- me centrali e nucleari dell'individuo. Si tratta pertanto di un'in-
tiva generale, fa scivolare m questo rapporto complessivo tutta dividualizzazione mediante assoggettamento. In terzo luogo, in-
un'economia e una tecnica di circolazione di trasferimento di fine, è un'individualizzazione che non si conquista grazie a una
inversione dei meriti. È questo il punto f~ndamentale. An~lo­ verità riconosciuta; al contrario, richiede la produzione di una
gamente, per quanto riguarda la legge, il pastorato cristiano non verità interna, segreta e nascosta. Identificazione analitica, as-
~semplicemente lo strumento dell'accettazione o della genera- soggettamento, soggettivazione: ecco ciò che caratterizza le pro-
hzzaz~one della legge~ ma prendendo in qualche modo di tra- cedure di individualizzazione che saranno effettivame:qte messe
verso il rapporto con la legge, instaurerà una forma di relazio- in opera dal pastorato cristiano e dalle sue istituzioni. E tutta la
ne di obbedienza individuale che sarà esaustiva, totale e per- storia delle procedure di individualizzazione umana in Occiden-
manente. Ne deriva-q~alcosadtcornpI~tamentediversoneI ra_p-~­ - -teaessére-mol5ilitafadallastoria del pastorato. Diciamo pure che
porto con la legge. Infine, per quanto nguarda la verità se è ve- è la storia del soggetto.
re;> che il pastore cristiano insegna la verità e obbliga gli uomi- Mi sembra che il pastorato tracci l'abbozzo e costituisca il
m, le pecore, ad accettare una certa verità, è altrettanto vero che preludio di ciò che ho chiamato governamentalità, per come es-
q~esto stesso pastorato è decisamente innovativo perché orga- sa si dispiega a partire dal XVI secolo. Preannuncia la governa-
n~zza una ?tr;ittura ~ un::i tecn.ica di potere, di investigazione, mentalità in due modi. Per le procedure tipiche del pastorato, per
d1 esame d1 se e degh altn mediante le quali ciò che permetterà il fatto che non si limita a far interagire, puramente e semplice-
a! po~ere del pastor~ ~i ese:citarsi e all'obbedienza di compier- mente, il principio della salvezza, della legge e della verità, ma
si sara una certa venta, ventà segreta verità dell'interiorità ve- attraverso un intreccio di diagonali instaura altri· tipi di rappor-
rità nascosta dell'anima. È questa pa~ticolare verità a costitui- ti, sotto la legge, la salvezza e la verità: tutto ciò costituisce un
re l~ base del rapporto di obbedienza integrale, su cui verrà co- primo preludio della governa~entalità. Ma ce !1'.è u~ se~ondc;>,
strmta un'economia di meriti e demeriti. Non sono la salvezza che riguarda la costituzione di un soggetto specifico, I cm men-
l~ ~e?ge e la. v~rità ~ costituire I'essenza, l'originalità e la speci~ ti sono identificati in maniera analitica: un soggetto assoggetta-
fic1t~ .del cnst1~~es1m?, bens~ questi rapporti nuovi, basati sui to attraverso reti ininterrotte di obbedienza e soggettivato estraen-
menti e dementi, sull obbedienza assoluta e sulla produzione do da lui stesso la verità che gli viene imposta. Mi sembra quin-
di verità nascoste. di che siamo di fronte alla costituzione del soggetto occidentale
. ~er conc~u~ere, direi quindi che, da una parte, col pastorato moderno, che rende senza dubbio il pastorato uno dei momenti
~nst~ano as?1s~iamo alla nascita di una forma di potere del tutto decisivi nella storia del potere nelle società occidentali. Conclu-
medita. Assistiamo anche, ed è la mia seconda e ultima conclu- do, oggi, l'analisi del pastorato; la prossima volta riprenderò il te-
sione, al delinearsi di quelle che potremmo definire modalità as- ma della governamentalità.
LEZIONE DEL 1° MARZO 1978 143

Lezione del 1° marzo 1978 Ho tentato. di far vedere come il pastorato costituisse un in-
sieme di tecniche e di procedure di cui ho voluto indicare sol-
tanto alcuni elementi fondamentali, e che ovviamente vanno ben
al di là di quanto ho descritto. Ciò che ora vo:rei ~o~trare .rapi-
damente - ma vi ritornerò in seguito - è che 1 greci, 1 padri gre-
ci, e in particolare Gregorio di Nazianzo, avevano dato un nome
preciso a quell'insieme di t~cniche ~ di proc.edure c?e carat;e-
rizzano il pastorato. [Gregorio] lo chiamav~ oikonon:ia psuc~on,
economia delle anime. 1 La nozione greca di economia, che s1 tro-
vava in Aristotele 2 e che designava, all'epoca, specificamente la
gestione della famiglia, dei suoi .beni, delle s~e ric.c~ez.ze, la ge-
stione, la direzione degli schiavi, della maghe, dei fig~1, e occa-
sionalmente la gestione - il management potremmo dire - della
clientela, questa nozione di economia acquista c?l pas~orat~ una
dimensione del tutto diversa e un altro campo di nferimenti. In-
La nozione di "condotta" - Crisi del pastorato - Le, rivolte di con-
fatti, rispetto a questa economia dei greci fon~amental~ente fa-
dotta nell'ambito del pastorato - Lo spostamento delle forme di re- miliare - in cui I'oikos è l'habitat-, [l'economia delle amme] as-
si~tenz~ ai co_nfini delle istituzioni politiche in età moderna: esem- sume ora le dimensioni, se non dell'umanità intera, perlomeno
pio dell esercito, delle società segrete, della medicina - Problema di di tutta la cristianità. I.:economia delle anime riguarda la co-
vocabolario: "rivolte 11di condotta': "insubordinazione"1 "dissiden-
/1
munità di tutti i cristiani, ma anche ogni cristiano in particola-
Ztf , con t,rocon_datte . LK-
" T -
controcondotte pastorali. Richiamo sta- re. Cambiamento di dimensione, quindi, ma anche cambiamento
nco: (a) 1 ascetismo; (/;JJ le comunità; (c) la mistica; (d) la Scrittu- di riferimenti, perché non si tratterà solo della prosperità e del-
ra,·. (e) la credenza ~scato~o{fica - Conclusione: poste in gioco nel ri- la ricchezza della famiglia o della casa, ma della s~lvezza de~le
fe.nn:zento r:l!a nozione di potere pastorale" per un'analisi dei mo- anime. Tutti questi mutamenti mi sembrano molto 1mportant1 e
di di esercizio del potere in generale.
-------------~~-~--~----~-~~---~~---
_Ja__pms_simaxo1ta_çerç_herò_dispiegare qual~ sia stata la secon-
da trasformazione della nozione di economia avvenuta nel cor-
La volt~ ~~o;sa h~ af!r~ntato l'argomento del pastorato e del- so del XVI e xvn secolo.
la sua SJ?ec~fic1ta. J:Io u~s1stito così tanto su questo argomento per "Economia" non è evidentemente il termine più adatto a tra-
due rag10m. La pnma e che volevo cercare di far vedere - non vi durre in francese oikonomia psuchòn. I latini la traducevano con
sa~à .cert!lmente sfugg~to - che. non esiste una morale giudaico- regimen animarum, "regime delle anime", eh~ potreb~e anche a~­
cnst1ana ; .[la morale gmdaico-cristia:na] è un'unità fittizia. La se- dare ma è chiaro che se vogliamo tradurre economia delle am-
conda rag10ne è che nelle società occidentali moderne esiste un me" in francese beneficiamo, oppure siamo vittime, abbiamo i~
1

rapp<;>rto tra religione e politica che non ha il suo snodo essenziale vantaggio oppure lo svantaggio - dipende da come la vedete - d1
nel g10co tra Stato e Chiesa, ma piuttosto tra pastorato e gover-
possedere una parola, la cui equivocità è di per sé interessante:
no. In altri termini, il problema fondamentale, almeno nell'Euro- Questa parola, nel suo senso ambiguo introdotto relativame:ite. d1
pa moderna, no~ è n~ppresei:tato dal papa e dall'imperatore, ma
recente, comincia ad apparire nei due sensi che sto J?e~ ch1anr~
da un pers.onagg10 mis~o, o pmttosto da due personaggi che, nel- tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo (ad esemp10 m alcum
la _TI?stra l~n~ua .c<;>me m al~e, J;>ene_fi,ciano dello stesso nome: il passi di Montaigne3): si tratta della "condotta"·, Una parola c~e, i~
m1mstro. E. Il mm1stro, nell eqmvoc1ta stessa del termine, a rap- definitiva, si riferisce a due cose: la condotta e certamente 1atti-
presentare Il vero problema, ed è nella sua figura che si situa il
rapporto tra religione e politica, tra governo e pastorato. vità che consiste nel condurre, è la conduzione, ma è anche la ma-
niera di condurs'i e di farsi condurre, la maniera in cui ci si com-
porta sotto leffetto di una condotta, in quant?, atto di condotta ?
di conduzione. Si potrebbe forse tradurre con condotta delle am-
*Segue l!nafra~,e qua~i del tutto incomprensibile: "nozione[ ... ] antisemita". me" I'oikonomia psuchòn di cui parla Gregorio di Nazianzo! e pen-
Foucault aggmnge: non vi è pertanto una morale giudaico-cristiana".
so che questa nozione di condotta, assieme al campo che ricopre,
144
SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 1° MARZO 1978 145

è sicuramente uno degli elementi fondamentali introdotti dal pa- condotta nel senso che vogliono essere condotti in altro modo,
storato cristiano nella società occidentale.
da altri c~nduttori, da altri pastori, per raggiungere altri obietti-
Detto questo, vorrei ora cercare di illustrare in che modo si vi e altre forme di salvezza, con altre procedure e altri metodi.
sia aperta la.crisi del .pastorato e come il pastorato abbia potuto Ma sono anche movimenti che cercano di sfuggire alla condotta
esplod~r~, d1sperders1 e p~endere la dimensione della governa- altrui, che cercano di definire per ciascuno la maniera di con-
mentahta: ? a~c~:wa come il problema del governo, della gover- dursi. In altri termini, vorrei sapere se alla singolarità storica del
na:r:ientahta, s1 sia potuto porre a partire dal pastorato. J>roporrò pastorato non sia corrisposta la specificità del rifiuto, delle ri~
ovviamente solo alcune indicazioni, dei sondaggi discontinui. volte, delle resistenze di condotta. Vorrei sapere se, così come c1
Non. sto tracciando la storia del pastorato, per cui tralascerò, in sono state delle forme di resistenza ali' esercizio del potere in quan-
part1.co~a:e, quelli eh~ potrebbero essere definiti i grandi feno- to sovranità politica, e così come ci sono state ~ltre fon;:ie di re-
mem d1 npulsa esterni al pastorato cattolico e cristiano e con cui sistenza o di rifiuto, altrettanto volute, contro Il potere m quan-
esso si è scontrato per tutto il Medioevo, fino al XVI secolo. Per to agente di sfruttamento economico, vorrei sapere, dunque, ~e
fenomeni di ripulsa esterni, bisogna intendere una serie di cose analogamente non siano esistite forme di resistenza al potere m
che eviterò di affrontare, non perché non siano esistite o non ab- quanto potere di condotta. .
b!ano avuto ~~fetti, ma p~rché ?on costituiscono l'aspetto prin- Faccio subito tre osservazioni. Se si presentano le cose m que-
cipale che m1 mteressa evidenziare. Fenomeni di ripulsa esterni sto modo, non significa supporre che ci sia stato dapprima il pa-
so?~ sei:iz'alt:o le resistenze passive delle popolazioni in corso di storato e poi dei movimenti di ritorno, che ho definito contrat-
cnstiam.zzaz10ne che hanno avuto luogo fino al tardo Medioevo. tacchi e forme di reazione? Non stiamo parlando, cioè, degli stes-
Popolazwni che, sebbene cristianizzate, sono restate a lungo re- si fenomeni, visti però nel loro versante negativo o reattivo? Bi-
frattari~ ad alcuni obblighi imposti dal pastorato. Basti pensare sognerebbe esaminare le cose nei dettagli e rilev~re subi~o che:
alla resistenza secolare verso la pratica della confessione obbli- in fondo, sin dall'inizio il pastorato è nato in reaz10ne, o m ogm
gatoria imposta dal concilio Laterano nel 1215. Resistenze atti- caso in una condizione di scontro, di ostilità, di guerra verso qual-
ve contro cui il pastCJrato si è scontrato frontalmente, come nel cosa che non si potrebbe chiamare davvero rivolta di c?ndotta -
ca~o, del~e pratiche_extracristiane - fino a che punto lo fossero, dal momento che la condotta, in questa forma, non esisteva an-
p01, e un altra quest10ne-della stregoneria, o ancora scontri fron- cora in maniera chiara -, ma diciamo che il pastorato si è costi-
tali con le grandLeresie,-soprattutto.Jagnu1de~eresia-che-hal:It~·­ tuffo.iii-opposiZìone-auiia sorta di ebbrezza dei comportamenti
traversato il Medioevo, cioè, per dirla sbrigativamente l'eresia religiosi di cui tutto il Medio Oriente ha dato pr<;>va nel II, III e IV
dualista dei Catari. 4 A titolo di fenomeni di ripulsa este~i si po- secolo e di cui, in particolare, alcune sette gnostiche han1?-o rap-
t:ebbero anche citare i rapporti [del pastorato]* col potere poli-
presentato una testimonian~a assolutamente e~latan~~ e ir:~cu­
tico, problema che è emerso con lo sviluppo delle strutture eco- sabile. 6 Almeno in alcune d1 queste sette gnostiche, lident1fica-
nonvche nella seconda metà del Medioevo ecc.
zione del male con la materia, il fatto che la materia fosse per-
Ma non è di questo che volevo parlarvi. Vorrei invece indivi- cepita, riconosciuta e qualificata come male assoluto, compor-
duare alcuni punti di resistenza, alcune forme di attacco e di con- tava evidentemente un certo numero di conseguenze, che pote-
tr:=tttacco che. si sono aff~rmate proprio nel campo del pastorato. vano variare dalla vertigine all'incantamento.provocato da una
D1 c~e cosa s1 tratta? Se e vero che Il pastorato è uno specifico ti- sorta di ascetismo indefinito, fino ad arrivare al suicidio, sempre
po d1 potere che ha per oggetto la condotta degli uomini (come allo scopo di congedarsi al l_0iù presto dalla materia. Esisteva inol-
strumento si avvale di metodi che permettono di condurli e co- tre l'idea, il tema della distruzione della materia attraverso l'e-
me obiettivo interviene sulla maniera in cui si conducono e si saurimento del male che è in essa: andavano perciò commessi
c?mpo:tano), credo che in concomitanza a ciò siano apparsi mo- tutti i peccati possibili in modo da toccare il fondo del dominio
vimenti altrettanto specifici, costituiti da resistenze insubordi-
nazioni, che potremmo forse chiamare specifiche ri~olte di con- del male aperto dalla materia, perché solo così ~:'lr~b?e sta,~o .po~­
sibile distruggere la materia stessa. Peccare all mfimto. Ce, m~­
dotta, lasciando di nuovo al termine "condotta" tutta la sua am- ne il tema dell'annullamento del mondo della legge, per d1-
biguità.5 Sono movimenti che si danno come obiettivo un'altra st~ggere il quale occorre innanzitutto distruggere la legge, cioè
* M.F.: "dei suoi rapporti". trasgredire tutte le leggi. A ogni legge stabilita ~~l mo~do o _dal-
le potenze del mondo, bisogna rispondere con l mfraz10ne s1ste-
LEZIONE DEL 1° MARZO 1978
147
146 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE

matica. Nei fatti, si trattava del rovesciamento del regno di chi colas 16 Marie des Vallées 17 e Madame Acarie. 18 Le rivolte si le-
ha creato il mondo. A Yahvè, creatore di un mondo materiale che gano' anche a fenomeni di differenza culturale. Per esempio il
ha accettato i sacrifici di Abele e rifiutato quelli di Caino, che ha conflitto tra i pastori e i dottori che scoppia con Wyclif, 1: con gl~
amato Giacobbe e odiato Esaù, che ha punito Sodoma, a questo amalriciani a Parigi, 20 e con Jan Hus a Praga. 21 Queste nvolte di
Dio bisogna replicare preferendo i sllcrifici di Caino, amando condotta possono pertanto essere specifiche n~lla loro forma e
Esaù, detestando Giacobbe e glorificando Sodoma. Il pastorato nel loro obiettivo, ma non sono e non restano mm autonome, qua-
cristiano, quindi, in Occidente come in Oriente, si è sviluppato lunque sia il carattere decifrabile della loro specificità. In defini-
contro tutto ciò che, retrospettivamente, possiamo chiamare di- tiva, la Rivoluzione inglese del XVII secolo, con tutta la comples:
sordine. Si stabilisce pertanto una correlazione originaria e fon- sità dei suoi conflitti istituzionali, dei suoi scontri di classe, dei
datrice tra la condotta e la controcondotta. suoi problemi economici, lascia emergere chiaramente una di-
Seconda osservazione: le rivolte di condotta hanno una loro mensione del tutto peculiare che è quella della resistenza di con:
specificità. Vorrei far notare che sono distinte dalle rivolte poli- dotta e dei conflitti intorno al problema della condotta. Da chi
tiche contro il potere inteso come esercizio di una sovranità, ma accettiamo di essere condotti? Come vogliamo essere condotti?
sono anche distinte [dalle rivolte economiche contro il potere]* Verso cosa vogliamo essere condotti? Qui si chiude la mia se-
che si fa garante di uno sfruttamento. E lo sono sia nella forma conda osservazione sulla specificità non autonoma di queste re-
sia nell'obiettivo. 7 In definitiva, la più grande rivolta di condotta sistenze e rivolte di condotta. 22
che l'Occidente cristiano abbia conosciuto è quella di Lutero, che Arriviamo così alla tèrza osservazione. Le rivolte di condot-
inizialmente, com'è noto, non era né politica né economica, per ta, nella loro forma religiosa, sono sicuramente legate al pasto-
quanto si sia subito legata a problemi di ordine politico ed eco- rato, alla grande epoca del pastorato, che va ~al X-?CT se~olo al XVI
nomico. Ma che queste lotte e resistenze della condotta siano spe- fino ad arrivare al XVII. Da questo momento m p01, le nvolte e le
cifiche non vuol dire che siano rimaste isolate o separate l'una resistenze di condotta assumono una forma diversa. Fino a un
dall'altra, ciascuna con i propri interlocutori, le proprie forme, certo punto si potrebbe dire che perdono di intensità e di~inui­
la propria drammaturgia e il proprio scopo ben distinti. In realtà scono di numero, anche se, in realtà, un fenomeno come il mo-
sono quasi sempre associate ad altri conflitti e problemi. Le re- vimento metodista della seconda metà del XVIII secolo rappre-
sistenze di condotta si trovano infatti abbinate per tutto il Me- -~~-.§~_I11?_l!rr.Jllagp.ifiç,9_e~~!!lPiQ di rivolta.°. di :esisten~a di con~ot­
dioevo alle lotte~tra la borghesiae~Jà~femtaiìta;oastrpenfaré-i:llle ___ ta, la cui importanza economica e politica e stata pmttosto nle-
città fiamminghe 8 o a Lione all'epoca dei valdesi. 9 Le trovate an- vante. 23 In linea generale, tuttavia, mi pare si possa sostenere che,
che legate al fenomeno di emancipazione dell'economia urbana dal momento in cui la govemamentalità recupera un certo nu-
dall'economia rurale, che si è prodotto soprattutto a partire dal mero di funzioni pastorali tra la fine del XVII secolo e l'inizio del
XII secolo. Altri esempi di tali rivolte sono gli hussiti e i calixti- XVIII, dal momento in cui anche il governo si assume lonere di
ni, 10 da una parte, e i taboriti, dall'altra. 11 Le rivolte di condotta regolare le condotte umane, i conflitti di condot~a .si r~pr?po~­
ricompaiono anche associate a un problema del tutto differente gono non più esclusivamente sul versan!e ?-ell~ is~ituz~<?m reh:
ma decisivo, che è quello dello statuto delle donne nella società giose, ma sempre di più su quello delle ist~t~zi~m pol~ti~he. ~i
civile e religiosa. Ecco allora fiorire le rivolte nei conventi fem- svilupperanno conflitti di condotta ai confim, ai m~rgm~ dell i:
minili, nel cosiddetto movimento della Nonnenmystik renana del stituzione politica. Vi citerò soltanto qualche esempio a titolo di
XII secolo. 12 Ed ecco anche comparire i gruppi che, durante il Me- analisi e di ricerca possibili. .
dioevo, si formano intorno a donne profetesse come Jeanne Da- In primo luogo, il mestiere della guerra. Per molto tempo, di-
benton, 13 Marguerite Porete 14 ecc. Queste rivolte ricompaiono nel ciamo fino al XVII-XVIII secolo, al di là di coloro per i quali l'esse-
XVII secolo in quegli strani circoli di condotta, o meglio di dire- re un uomo di guerra era uno status, come accadeva per la no-
zione di coscienza, tra il popolare e il. mondano, in Spagna con biltà, fare la guerra era un mestiere più o men? ~olonta~io :- pi~
Isabella de la Cruz 15 nel XVI secolo, e in Francia con Armelle Ni- spesso meno c;he più, ma non importa - per cm, m una.si~ile s~­
tuazione il reclutamento militare comportava una sene di rem-
* M.F.: "dal potere". Cfr. il manoscritto, p. 5: "Le 'rivolte di condotta' hanno
tenze, rifiuti e diserzioni. Le giserzioni erano una pratica ricor-
una loro specificità: sono distinte dalle rivolte politiche o economiche per obiet- rente in tutti gli eserciti del XVII e del XVIII secolo. Ma da quando
tivo e forma". per ogni cittadino dello stato fare la guerra diventa, non solo una

:i!,
LEZIONE DEL 1° MARZO 1978
149
148 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE

professione o una legge generale, ma una vera e propria etica, un ha smesso da tempo di essere clandestino, ma continua a posse-
comportamento da buon cittadino, dal momento in cui essere dere l'aura di un vecchio progetto, che ha evidentemente abbi;t~­
soldato corrisponde a una condotta, a una condotta politica e mo- donato, ma al quale il suo destino e il suo nome restano legati: 11
rale, a un sacrificio, a un atto di devozione per la causa e la sal- progetto di dare vita a un nuovo ordine sociale e di generare un
vezza comuni, sotto la direzione di una coscienza pubblica, di uomo nuovo. Questo tipo di potere, pertanto, non può non fun-
un'autorità pubblica, nel quadro di una disciplina ben precisa, zionare - almeno fino a un certo punto - come una contro-so-
da quando essere soldato non è più semplicemente un destino o cietà, come un'altra società, anche se non fa che riprodurre quel-
u~a p:ofes~ione, .bensì u~a condotta, allora alla vecchia coppia la esistente, e infatti si presenta e funziona internamente come
dise:rz10~e-!nfr~z10ne, cm accennavo prima, si aggiunge un'altra un'altra sorta di pastorato, di governamentalità, con capi, rego-
forma d1 d1serz10ne, che definirei diserzione-insubordinazione. le, morale e principi di obbedienza propri. Tutto. ci? gli ~à la for-
In questa nuova forma di diserzione, il rifiuto di fare il mestiere za per presentarsi al contempo come un alt:a soc1eta'. un altr.a for-
della guerra o di trascorrere un certo periodo di tempo eserci- ma di condotta, e come un modo per canalizzare le nvolte d1 con-
ta~do t.ale p~of:ssione o attività, il rifiuto di portare le armi ac- dotta, per rappresentarle e tenerle insieme. 24 .
qmsta I tratti d1 una condotta o di una controcondotta morale, Farò un ultimo esempio. Nelle sue forme moderne, il pastora-
come se venisse rifiutata I'educazione civica, non si accettassero to si è affermato principalmente con il sapere, le istituzioni e le
i valori offerti dalla società, come se si respingesse un rapporto pratiche mediche. Si può dire che la medicina è stata una delle po-
considerato vincolante con la nazione e la sua salvezza, e si ri- tenze che ha ereditato il pastorato, e in questo senso ha a sua vol-
fiutasse il sistema politico della propria nazione, nonché il rap- ta suscitato, dal XVIII secolo fino ai giorni nostri, una serie di rivolte
porto con la morte altrui e con la propria. Si delinea qui un fe- di condotta, provocando quello che potremmo chia~are ~n forte
nome~o ~i res~stenza di condotta che non ha più la forma della dissenso medico che va dal rifiuto di alcune terapie e di alcune
vecchi~ d~ser~10ne, ma presenta invece analogie con alcuni fe- prevenzioni, co~e le vaccinazioni, al rifiuto di un certo .tipo ?i
nomem d1 resistenza di condotta religiosa [tipici]* del Medioevo. razionalità medica. C'è lo sforzo di costituire una sorta d1 eresia
. S~condo es~mpio. In epoca moderna, dal XVIII secolo in poi, medica intorno a pratiche terapeutiche che impiegano l'elettri-
s1 assiste allo sviluppo delle società segrete. Nel XVIII secolo sono cità, il magnetismo, le erbe e la medicina tr'.'l~z~onale, mentre.a~­
ancora simili, in fondo, alle forme di dissidenza religJQ§_l!,_Corri.è cuni-grupphetigiosisicaratterizzano pe~ 11 n?uto ~ella ~e.di~1-
noto, hanno dogmi, riti;gerarchre;·posfiire;cenmonie e forme di na tout court. E evidente il legame che umsce i movimenti d1 dis-
c?m1:1nità proprie. La massoneria ne è certamente I'esempio pri- sidenza religiosa a quelli che resistono alla condotta medici;t.
vilegiato. Nel XIX secolo queste società acquisiscono sempre più Ma non insisto oltre. Vorrei ora porre un problema di sem-
elem.enti po~itici e si danno obiettivi politici sempre più netti, che plice vocabolario. Non si potrebbe tentare di t:ovare u~a. p~rol:i
spaziano dai complotti alle rivoluzioni politiche e sociali, ma sem- per designare ciò che finora ho chiamato res1sten.ze, nfiut1, ri-
pre con l'intento di ricercare una condotta altra: essere condotti volte? Come designare questo tipo di rivolte, o meglio, questa ~ra­
i~ manieri;t diversa, da altri uomini, verso obiettivi diversi da quel- ma particolare di resistenze a fo~~ di potere ~~e noi;i- es:rcita-
li propos~i dalla govemamentalità ufficiale, apparente e visibile no la sovranità, non sfruttano, ma conducono ? Ho 1mp1egato
della società. La clandestinità è senza dubbio una delle dimen- spesso l'espressione "rivolta di ~ondotta", ~:1 dev?, confessare che
sioni necessarie di questa azione politica, ma allo stesso tempo non mi soddisfa molto, perche la parola nvolta è al contempo
implica e offre proprio un'alternativa possibile alla condotta go- troppo precisa e troppo forte per designare dell~ forme di resi-
ve!'11-~mentale ~otto fo?Ua di un'altra condotta, con capiscono- stenza che sono molto più diffuse e dolci. Le società segrete del
scmti, forme di obbedienza particolari ecc. In fondo, si potrebbe XVIII secolo non rappresentano delle rivclte di condotta, la mi-
sostenere che nelle società contemporanee esistono soltanto due stica medievale cui accennavo poco fa non è propriamente una
tipi di partiti politici: i partiti che fungono semplicemente da rivolta. Al contrario, la parola "disobbedienza" è troppo debole,
trampolini per accedere all'esercizio del potere, a funzioni e a re- anche se al centro di tutto questo discorso sta proprio il proble- 25
sponsabilità, e i partiti politici, o piuttosto il partito politico che ma dell'obbedienza. Un movimento come l'anabattismo, per

* Parole incomprensibili. * Tra virgolette nel manoscritto.


-
150
SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL l 0 MARZO 1978 151

esempio, è stato molto più che un fenomeno di disobbedienza.


Inoltre, questi movimenti che cerco di individuare si caratteriz- gliamo essere presi in questo ~istema di.verità. ~on vogliamo es-
z~no ~er una produttività, per forme dl esistenza, per un'orga-
sere presi in questo sistema di os_se:vazi.~ne e d~ esame perpetuo
mzzazwne, una consistenza e una solidità che il semplice termi- che ci giudica senza sosta, c?e c1 .dice c10 c~e sia~o nel. profo~­
ne negativo di disobbedienza non è in grado di tradurre. "Insu- do di noi stessi, sani o malati, folh o non folh ecc .. Possiamo di-
bordinazione", forse, anche se si tratta di una parola localizzata re, quindi, che la parola "dis.si~enz:1" .comprende a,nc~e una lot-
e forgiata intorno all'insubordinazione militare. ta contro gli effetti pastorali d1 cm v1 ho parlato 1ultima v~lta,
ma proprio perché attualmente è troppo c?nnotata .da questi fe-
. In :ffett~, e'~ una p~rola che mi viene in mente, ma preferi-
rei tagliarmi la lmgua pmttosto che pronunciarla. Mi limito per- nomeni, non può essere impiegata ~enza i.nconvem.en!I. Del ;e-
ciò, a menzionarla: è la parola "dissidenza", 26 come avret~ già sto chi non elabora oggi una propna teona della dissidenza.
capito. "Dissidenza", in fondo, potrebbe essere adatta a tutte que- 'Lasciamo stare, perciò, questa parola, in sostituzione della
ste forme di resistenza, il cui obiettivo e avversario è un potere quale propongo di usare "cor:trocondo~ta":.senz'altro u~a l?ar<?-
che ha la funzione di condurre gli uomini nella loro vita e nella la costruita male, ma che ha il vantaggio di permettere il nfen-
loro esistenza quotidiana. Due motivi giustificherebbero l'uso di mento al senso attivo del termine "condotta". Controcondotta ne~
questa parola, entrambi storici. Il primo è che la parola "dissi- senso di lotta contro i procedimenti impiegati per. cond~rre .gh
denza" è stata impiegata spesso per designare i movimenti reli- altri il che fa capire perché preferisco questo termme a cattiva
giosi di resistenza all'organizzazione pastorale. Secondo la sua condotta" (inconduite), che attesta solo il senso p~ssivo de~la pa-
applicazione attuale potrebbe effettivamente giustificarn'e l'uso, rola e del comportamento, cioè il ?,-On comportarsi c?m~ s1 deve.
perché, dopo tutto, ciò che si chiama* "dissidenza" nei paesi del- Inoltre, la parola "controcondott~ ye~mette fo~se di eyita:,e ~n:1
l'Est e in Unione Sovietica, 27 indica proprio una complessa for- certa sostantificazione (substantificatwn) che il termme diss~­
ma di resistenza e di rifiuto politici, certamente, ma anche il ri- denza" invece consente. Perché da "dissidenza" ~e~iva "dis~1-
dente", o viceversa, non importa, in ogni caso la d1ss1denza vie-
~:'iuto .di una.soci~t~ i:g cu~ l'autorità politica, il partito politico, ne praticata da colui che è dissidente, e non ~r~do che qu~sto ge-
rncancato d1 defimre sia 1economia sia le strutture della sovra-
nere di sostantificazione sia utile. Temo addmttura che sia dan-
!1-it~ spe~ifiche d~l paese: syolge anche il compito di condurre gli noso, perché non ha molto senso sostenere, per esempio, che un
md1vidm nella vita quot1d1ana attraverso un gioco di obbedien-
za generalizzata che assume-Ia·form~rael-terrore.IlTerroré, in-----·- .folle_Qun .deli:oq11.en.te..s.ill.no.~i..d1!:!$identi. Avren;mo un proces-
fatti, non .esiste solo quando alcune persone comandano altre e so di santificazione e di eroizzazione che no!,1 ~i semb~a .~?lt<?
le fanno tremare, ma regna quando anche coloro che comanda- pertinente. Invece, la parola "controcondotta da la poss1b1hta d1
~o trem?-no, pe~ché sanno di essere presi a loro volta, come quel-
analizzare - senza dover necessariamente sacralizzare qualcuno
come dissidente - le componenti del modo di agire effettivo nel
li. su e~~ e~erc1tano il potere~ nel sistema generale dell'obbe-
dienza. S1 potrebbe del resto parlare della pastoralizzazione campo generale della politica o .dei rapporti di pote~e, consei;te
del pot:re. in Unione Sovietica. Burocratizzazione del partito, di individuare la componente d1 controcondotta facilmente nn-
q~e~to e sicuro. Anche pastoralizzazione del partito, mentre la
venibile nei delinquenti, nei folli e nei malati. Procediamo dun-
d1ss1denza e le lotte politiche accomunate sotto questo nome que all'analisi dell'i~mensa fami~lia delle controcondotte.
hanno una dimensione essenziale, fondamentale che è il rifiu- Dopo questa rapida panoramica sul tema gene~~le della .con-
to della cond.otta. "Non vogliamo questa salvezza,'non vogliamo trocondotta nel pastorato e nella governamentali!a, vorrei ora
essere salvati da queste persone e con simili mezzi". Tutta la pa- cercare di ricostruire quanto è accaduto nel Medwevo, per c~­
storale della salvezza viene messa in questione. È Solienicyn che pire in che misura le controcondotte siano riuscite .a mettere m
29
p~rI a : "N o~. non v?gl"iamo o bb ed.ire a queste persone, non vo-
questione, a manipolare, a elaborare e a eroder: il J?O!e~e pa-
gliamo un sistema m cui anche quelli che comandano sono co- storale di cui vi ho parlato l'ultima volta; p~r ~apn:e cwe I~ che
stretti a obbedire attraverso il terrore. Non vogliamo questa pa- modo abbia avuto luogo, dopo una lunghissima mcubazi.one,
storale dell'obbedienza. Non vogliamo questa verità. Non vo- una crisi interna del pastorato nel Medioevo grazie al~o s~lup­
po delle controcondotte. Bisogna tenere a mente alcum fatti no-
ti, perciò :rp.i scuso se li riassumo in ;nodo banalmente manua-
* M.F.: "si designa con". listico. In primo luogo, riprendendo 1abbozzo del :pas~or?-to eh:
vi ho presentato la settimana scorsa, a partire dai p.nm1 secoh
152 LEZIONE DEL 1° MARZO 1978 153
SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE

del cristianesimo si assiste a uno sviluppo, a un'estrema sofisti- ogni fedele deve presentarsi regolarmente. AJ?pare e. si afferma
cazione delle tecniche e dei procedimenti pastorali e a un'isti- la credenza nel purgatorio, 36 cioè la credenza m un .s1st~~a m?-
tuzionalizzazione rigorosa e intensa del pastorato. In secondo dulato e provvisorio di pene, rispetto al quale la gmst1zia e, m
luogo, se vogliamo caratterizzare in maniera' molto specifica e definitiva, il pastorato possono svolgere u:° certo ~olo. Questo
rilevante questa istituzionalizzazione del pastorato, bisogna con- ruolo consisterà precisamente nella creaz10ne del sistema de~le
statare la formazione di un dimorfismo, cioè di una struttura bi- indulgenze, cioè della possibilità da parte de~ pastore e della <;h1e-
naria in seno al campo pastorale che oppone chierici e laici. 30 sa di attenuare in certa misura le pene p~ev1ste,. a:wa.lendos1 ~el­
Tutto ìl cristianesimo medievale, e il cattolicesimo a partire dal l'intermediazione di un certo nume~o d1 cond1z101?-1, essenzial-
XVI secolo, sarà caratterizzato dalla presenza di queste due ca- mente finanziarie. Assistiamo quindi alla penetraz10n~ del mo-
tegorie di individui ben distinti, che non hanno né gli stessi di- dello giudiziario nella Chiesa, un fenomeno che, a p~rtire.dal :xii
ritti né gli stessi doveri, né ovviaJilente gli stessi privilegi civili, secolo, rappresenterà sic:iramente una delle grandi mot1vaz10-
ma che non hanno neppure gli stessi privilegi spirituali. 31 Il pro- ni delle lotte antipastorah. , .
blema posto da questo dimorfismo, il disagio introdotto nella Non insisto oltre su questo tema. Solo un ultima parol~ per
comunità cristiana dall'esistenza di chierici che non hanno so- dire che le lotte antipastorali hanno assunto forme ~o~to. ~1ver­
lo dei privilegi economici e civili, ma anche spirituali che li col- se. Non ne farò l'elenco, perché vorrei toccare quest10m pm pre-
locano, per così dire, più vicino degli àltri al paradiso, al cielo e cise. Si tratta comunque di tenere presente c~e queste lott~ [an-
alla salvezza, tutto ciò offrirà uno dei punti di attacco della con- ti]pastorali si manifestano a un livello prop namei:ite d<;>ttI'1;nale,
trocondotta pastorale. 32 Altro fatto da ricordare, sempre per come nel caso delle teorie della Chiesa, nell eccles10logia ~1 Wy-
1

quanto riguarda l'istituzionalizzazione del pastorato, è la defi- clif 0 di Jan Hus,3 7 ma si manifestano anche sotto forma ~1 ~m~­
nizione di una teoria e di una pratica del potere sacramentale portamenti individuali - sia individ1:1~li i!1 ~ens<? strett?, sia m?1-
dei preti. Fenomeno che appare relativamente tardi, come il di- viduali in serie, cioè comportamenti ii;id1vid~a~1 c~e .s1 cont~gia­
morfismo33tra chie1dci e laici, poiché il presbyteros o il vescovo o no come nel caso della mistica, con il cost1tmrs1 d1 gruppi aI?-
il pastore delle prime comunità cristiane non detenevano al- pe~a abbozzati che si dissolvono im~ediatam~nte. Le lotte ~nt1-
cun potere sacramentale. In seguito a numerose evoluzioni, il pastorali emergono, per~lt~o, aI?-~he m gruI?pI c~e son<? ~ohda­
prete ha ricevuto ilp()!~r:~.slJ.J!!!J?1:lI!iITLsaçramenti,_dLeserci~ . mente organizzati: alcum s1tuat1 m appendice, ai ma~gm1 ~ella
tàrè cioè, attraverso il suo gesto, le sue parole, un'influenza di- ·-Tfiìesa,clieiion provoéano conflitti ~artic<;>larme~te viole1?-t1, co-
retta sulla salvezza delle pecore a lui affidate. 34 Sono queste le me nel caso dei terzi ordini o delle società ?1 devoz.1?r1e; .altn g~~~
principali trasformazioni strettamente religiose del pastorato. pi, invece, sono in aperta rottura, ~ome I .valdes~, .g;h huss1t1,.

volta, come i begardi41 e soprattutt~ l~ ~eghme.. 2 Le lo.tte ant1-


Dal punto di vista politico, esterno, occorrerebbe ricordare gli anabattisti,40 che oscillano tra 1obbed1en~a, ~ nfiuto e la r~­
l'intreccio tra il pastorato, da una parte, e il governo civile e il
potere politico, dall'altra. Bisognerebbe parlare della feudaliz- pastorali, le controcondotte pastorali s1 nvelano mo~t~e m ~n at-
zazione della Chiesa, del clero secolare e di quello regolare. Per teggiamento nuovo, in un nuovo comportam~nto ~ehg10so, m un
finire, bisognerebbe sottolineare la comparsa di un fenomeno nuovo modo di fare e di essere, in un nuovo tip~ d1 r.al?porto con
importante soprattutto intorno all'XI e XII secolo, che si situa al Dio con i doveri, con la morale e con la stessa vita c1v1le. questo
confine tra levoluzione interna e propriamente religiosa e I'e- insi~me di atteggiamenti ha costituito un fenomeno capitale e
voluzione esterna di carattere politico ed economico del pasto- diffuso, conosciuto con il nome di devot~o moder;za. 43 •
rato. Si tratta dell'introduzione nella pratica pastorale di un mo- In questa congerie di fenomeni, quah sono gh aspett~ da con-
dello fondamentalmente laico: il sapere giudiziario. A dire il ve- siderare, visto che - come credo - vi è implicata la ston~ s~essa
ro, quando affermo che risale all'XI e XII secolo sto dicendo una dei rapporti tra condotta pastorale e contr<?cond?tt~? Direi che
bugia, perché nei fatti la Chiesa aveva acquisito ed esercitava le il Medioevo ha elaborato cinque forme part1col~n d1 controcon-
funzioni giudiziarie fin dal VII e VIII secolo, come lo provano le dotta, che tendono tutte a ridistribuire: rovesciare, annullar~ e
pratiche penitenziali dell'epoca. Ma l'importante è che dall'x1 e squalificare parzialmente o totalmente il P?tere P.astorale n~ll e-
XII secolo, dal 1215 35 per l'esattezza, si afferma e diventa obbli- conomia della salvezza, nell'economia dell obbedienza, nell eco-
gatoria la pratica della confessione, già piuttosto generalizzata, nomia della verità, cioè nei campi su cui mi.sor.10 so~erm~to l~
ovvero l'esistenza di un tribunale permanente dinanzi al quale volta scorsa e che caratterizzano, credo, l ob1ett1vo e 1ambito d1
1
154
SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 1° MARZO 1978 155

intervento d.el potere pastorale. [Quali sono]* allora queste cin- renza, i propri rifiuti, il proprio disgusto e le proprie impo~sibi­
que .forme d~ controcondotta elaborate dal Medioevo? (Perdona- lità nel momento in cui riconosce i suoi limiti, a fare da gmda al
te d1 nuovo Il carattere scolastico e schematico dell'analisi.) pro~rio ascetismo, ed è precisamente attraverso l'esperienza di-
Innanzitutto l'ascetismo. Direte che suona quanto meno pa- retta con il bordo e il limite che egli si sente spinto a superarlo.
r'.ldossale. pre~entare l'a~cetism? come controcondotta, quando Terzo, l'ascetismo è anche una forma di sfida, o piuttosto è una
siamo ab1tuat1 ad associarlo all essenza stessa del cristianesimo forma di sfida interna, si potrebbe dire: è la sfida all'altro. Tro-
e a fare d~l ~ri~tian:simo una religione dell'ascesi in opposizio- viamo qui le storie che descrivono le vite degli as.ceti, ~egli ~na­
ne alle rehg10m antiche. Non va tuttavia dimenticato che il pa- coreti orientali, egizi o siriani, che abbondano d1 part1colan su
stora~o, nel~a Chiesa orientale e occidentale - lo accennavo poco come ogni asceta, ogni anacoreta svolga un esercizi? di estrema
fa - s1 e sviluppato nel III e IV secolo in buona misura contro le difficoltà a cui un altro asceta, un altro anacoreta nsponde con
pratiche ascetiche, contro tutti quelli che vennero definiti retro- un esercizio di difficoltà ancora maggiore: digiunare per un me-
spettivamente, gli eccessi del monachesimo, dell'anacor~si egi- se un anno sette anni, quattordici anni. 47 L'ascetismo implica
44
zia o siriana. L'organizzazione dei monasteri sulla base della vi- d~nque una' forma di sfida interna ed esterna. Quarto, l'asceti-
ta comune obbligatoria, retta da una gerarchia incentrata sull'a- smo tende a uno stato che non è certo di perfezione, ma che è co-
b~te e.sui suoi.subordina!i che ne ramificano il potere, l'appari- munque di tranquillità, di quiete, uno stato di apatheia di cui vi
z10ne m questi ~onasten, con vita comune e gerarchizzata, di parlavo l'ultima volta, 48 che è in fondo un'altra modalità dell'a-
una r~gola eh: s1 ~mpone ~!lo stesso modo a tutti o, in ogni caso, scetismo. Nella pastorale dell'obbedienza le modalità sa:anno ~i­
~ C?gm cate~ona d1 monaci m maniera specifica, ma sempre a tut- verse ma l'apatheia dell'asceta è la padronanza che egh esercita
1
ti I membn della categoria, anziani o novizi, lesistenza assoluta su se stesso, sul suo corpo, sulle sue sofferenze. Perviene a uno
e in~ontestata dell'autorità ~el superiore, ovvero la regola di un' ob- stadio in cui non soffre più per ciò che soffre, al punto che qual-
bedienza che non deve mai essere messa in discussione, nel ri- siasi pena inflitta al suo corpo non provocherà in lui alc.un tur-
spetto degli ordini superiori, l'affermazione che la vera e fonda- bamento, passione o sensazione forte; A ques!o prol?os1.to ~o~
mentale ri_nuncia n,_9~ è al proprio corpo o alla propria carne, ma mancano gli esempi, come quello dell abate G10vanrn, d1 cm VI
alla prop_na volonta, Il fatto che il sacrificio supremo richiesto al parlavo l'ultima volta, 49 che era giunto a un tale livello di asc~ti­
monaco m questa forma di spiritualità è lobbedienza: tutto ciò smo da lasciarsi conficcare l'indice nell'occhio senza muoversi. 50
mostra ?ene. che,. P.~!:.1'or~;;tpi~z.;;i~I2_~J>.astornle,Ja_posta-in--gi0- - Incontriamo-qui-qualcosa-di-molto simile all'ascetismo e al mo-
co c~ns1steya rte! limitare quanto di infinito o di incompatibile nachesimo buddista. 51 Si tratta, insomma, di vincersi, di vincere
con l orgamzzaz10ne del potere potesse esserci nell'ascetismo.45 1·1 mondo il corpo la materia o, ancora, di vincere il diavolo e le
.. Qual~ erano. dunque questi aspetti dell'ascetismo incompati- '
sue tentazioni. Di 'qui l'importanza della tentazione, e h e l' asceta
bili con l obb.ed1en~a, o che cosa e'era nell'obbedienza di profon- deve saper dominare, più che sopprimere. L'ideale dell'asceta, ~n­
damente antiascetico? Credo che in prima istanza l'ascesi sia un fatti non consiste nell'eliminare le tentazioni, ma nel pervemre
e~ercizi.o di sé su se stessi, una sorta di corpo a corpo che l'indi- a u:r{ grado di padronanza tale che o?ni te~tazione gli risulte~à
viduo g~oca con se stesso e nel quale l'autorità di un altro, la pre- indifferente. Infine, quinto tratto dell ascetismo, che postula sia
s:~za d1 un altro o lo sguardo di un altro sono, se non impossi- il rifiuto del corpo e della materia - q~indi una so.rta di acC?s~~­
b1h, quanto meno non necessari. Secondo, l'ascetismo è un per- smo, una delle dimensioni della gnosi e del dualismo -, sia 11-
corso che segue una scala di difficoltà crescente. È un esercizi0 46 dentificazione del corpo con Cristo. Essere asceta, accettare le
n.el sens.~ st~e!t? de! termine, c;he progredisce dal livello più fa- sofferenze, rifiutare di mangiare, frustarsi, portare il firrro sul
cile al pm d1ffic1le fino al massimo grado di difficoltà, e in cui il proprio corpo, sulla propria carne si~nifi.ca fare in m.odo ~~e il
criterio di difficoltà è la sofferenza stessa dell'asceta. Il criterio proprio corpo diventi come il corp? d1 C~1sto. Que~ta ident1~ca­
di difficoltà consiste proprio nella difficoltà effettivamente pro- zione si ritrova in tutte le forme d1 ascetismo nell epoca antica,
va!a dal~'~sceta nel passare a!lo. sta,dio successivo e a sottoporsi certo ma anche nel Medioevo. Si pensi al famoso testo di Suso, 52
all eserc1z10 seguente, benche sia l asceta, con la propria soffe- che r~cconta come in un glaciale mattino di inverno si sia fru-
stato con una frusta dagli uncini di ferro che gli strappano la car-
* Frase incompiuta. ne, fino al punto in cui, stremato, si mette a pianger:e sul proprio
corpo come se fosse il corpo di Cristo. 53

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156 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 1° MARZO 1978 157

Siamo di fronte a una serie di elementi caratteristici dell'a- l'elemento eccessivo e del tutto esorbitante dell'obbedienza con-
scetismo, che rinviano, al tempo stesso, alla gara dell'atleta, alla tinua e illimitata di un uomo a un altro uomo. A questa regola pa-
padronanza di sé e del mondo, al rifiuto della materia e all'aco- storale dell'obbedienza, l'ascetismo aggiunge a sua volta un ele-
smismo gnostico, e infine all'identificazione glorificatrice del cor- mento esagerato ed esorbitante. L'ascetismo soffoca l'obbedienza
po. Tutto ciò è evidentemente incompatibile con una struttura di con l'eccesso di prescrizioni e sfide che l'individuo lancia a se stes-
pastorato che implica (lo dicevo la volta scorsa) un'obbedienza so. Al livello del rispetto della legge, il pastorato aggiunge il prin-
permanente, una rinuncia alla volontà, e solo alla volontà, e il di- cipio di sottomissione e di obbedienza all'altro. L'ascetismo rove-
spiegarsi della condotta dell'individuo* nel mondo. Nel principio scia di nuovo questo rapporto, e ne fa una sfida in termini di eser-
pastorale dell'obbedienza non vi è alcun rifiuto del mondo, non cizio di sé su se stessi. L'ascetismo rappresenta, quindi, il primo
vi è mai accesso a uno stato di beatitudine o di identificazione elemento dell'antipastorale o della controcondotta pastorale.
con Cristo, quasi fosse una sorta di condizione finale di padro- Un secondo elemento sono le comunità. Vi è in effetti un al-
nanza perfetta: è al contrario uno stato definitivo di obbedienza tro modo, fino a un certo punto contrario, di non sottostare al po-
agli ordini altrui, che si acquisisce fin dal principio; nell'obbe- tere pastorale, con la formazione delle comunità. Se l'ascetismo
dienza, infine, non vi è niente di questa gara con gli altri o con ha una tendenza piuttosto individualizzante, la comunità è qual-
se stessi, ma c'è al contrario un'umiltà permanente. Mi sembra cosa di completamente diverso. Su che cosa si basa? Prima di tut-
che le due strutture, dell'obbedienza e dell'ascetismo siano to, va considerato una sorta di fondo teorico che ritroviamo nel-
profondamente differenti. È per questo che, quando nel Medioe- la maggior parte delle comunità formatesi nel corso del Medioe-
vo sono nate delle controcondotte pastorali, l'ascetismo è stato vo. Questo fondo teorico consiste nel rifiuto dell'autorità del pa-
uno dei punti di appoggio, uno degli strumenti di cui ci si è ser- store e delle giustificazioni teologiche o ecclesiologiché che ne so-
viti contro il pastorato. L'ascetismo si è diffuso in molti circoli re- no state proposte. In particolare, le comunità, almeno le più vio-
ligiosi, sia ortodossi, come i benedettini e in particolare i bene- lente e virulente, più apertamente in contrasto con la Chiesa, par-
dettini renani, sia in ambienti decisamente eterodossi come i ta- tono dal principio secondo cui la Chiesa stessa e, in particolare,
boriti, 54 tra gli stes'si valdesi, sia anche in ambienti intermedi co- il suo organismo centrale e principale, Roma, sia la nuova Babi-
me i flagellanti. 55 Esso rappresenta un elemento che, se anche lonia e rappresenti l'Anticristo. Tema morale e apocalittico. Nei
non ,sil può definire letteralmente estraneo al cristianesimo , è gruppi più colti, in una maniera più sottile, questa incessante at-
senz a tro estraneo alla struttura· del-potere-pastorale-attorm:nli -· tiVità~ sempre-finnovafa, di-creazione delle comunità si è costi-
guale si era organizzato o si stava organizzando il cristianesimo. tuita sulla base di problemi dottrinali importanti. Il primo ri-
E stato attivato come elemento di lotta nel corso di tutta la sto- guardava il problema del pastore in condizione di peccato: il pa-
ria del cristianesimo, ed è stato riattivato in maniera particolar- store deve il privilegio del suo potere o della sua autorità a un se-
mente intensa a partire dall'XI e XII secolo. In conclusione, direi gno ricevuto una volta per tutte e dunque indelebile? In altre pa-
che il cristianesimo non è una religione ascetica. Per caratteri- role, il fatto di essere prete e di essere stato ordinato, lo rende de-
stiche e strutture di potere, il cristianesimo è il pàstorato ed è fon- tentore di un potere che in definitiva non può essergli revocato,
damentalmente antiascetico; mentre l'ascetismo, al contrario, è ma solo eventualmente sospeso da un'autorità superiore? Il pote-
una sorta di elemento tattico, un meccanismo di rovesciamento re del pastore è indipendente dal valore morale di chi lo esercita,
mediante il quale un certo numero di temi della teologia cristia- dal suo mondo interiore, dalla sua maniera di vivere, dalla sua
na o dell'esperienza religiosa saranno utilizzati contro queste condotta? Problema che investe tutta leconomia dei meriti e de-
strutture di potere. L'ascetismo è una sorta di obbedienza esa- meriti su cui mi sono soffermato la volta scorsa. Alcuni personaggi
sperata e rovesciata, che si è trasformata in egoista padronanza hanno risposto a tali questioni in termini strettamente teorici, teo-
di sé~ L'ascetismo è segnato da un eccesso, da un troppo che lo logici o ecclesiologici; penso soprattutto a Wyclif e a Jan Hus. Il
rende inaccessibile a un potere esterno. principio posto da Wyclif diceva: "Nullus dominus civilis, nullus
Si potrebbe aggiungere ancora una cosa. Al principio ebraico episcopus dum est in peccato mortali", ovvero: "Nessun signore
o greco-romano della legge, il pastorato cristiano aveva aggiunto civile, ma anche nessun vescovo e nessuna autorità religiosa, dum
est in peccato mortali, se versa in stato di peccato mortale". 56 In
* Foucault aggiunge: "in primo luogo".
altri termini, il solo fatto di versare in uno stato di peccato mor-
tale sospende ogni potere che un pastore può esercitare sui fede-

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158 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 1° MARZO 1978 159

li. Ed è lo stesso principio ripreso da Jan Hus in un testo che si in- Ecco il fondo teorico sul quale si sono edificate queste co-
titola De ecclesia, nel quale sostiene ... no, non è nel De ecclesia, si munità. In termini positivi, la loro formazione è contraddistinta
tratta invece di un principio che aveva fatto scrivere, incidere o dalla tendenza a sopprimere il dimorfismo preti-laici tipico del-
dipingere sul muro della chiesa di Betlemme a Praga57 : "È bene a l'organizzazione della pastorale cristiana, che viene sostituito da
volte non obbedire ai prelati e ai superiori". Hus parlava anche di diverse cose, come ad esempio la designazione del pa~tore per
"eresia dell'obbedienza", 58 secondo cui se si obbedisce a qualcu- via elettiva e a titolo provvisorio, nel caso dei taboriti. E eviden-
no che versa in uno stato di peccato mortale, se si obbedisce a un te che in una simile situazione, essendo stato eletto a titolo prov-
pastore infedele alla legge e al principio di obbedienza, si diven- visorio, il pastore o il responsabile, il praepositus, non possiede
ta eretici. Eresia dell'obbedienza, secondo Jan Hus. alcun segno che lo caratterizzi definitivamente,. ~on ric~ve un sa-
L'altro aspetto dottrinale riguarda il potere sacramentale del cramento, ma è la volontà stessa della comumta che gh assegna
prete. In che cosa consiste, in fondo, il potere del prete di distri- per un certo periodo alcuni compiti e responsabilità, e eh~ gli
buire i sacramenti? Fin dalle origini,cla dottrina della Chiesa non conferisce un'autorità provvisoria, che però non deterrà mai co-
aveva smesso di approfondire, sostenere, appesantire e intensifi- me se avesse ricevuto un sacramento. Questo dimorfismo chie-
care sempre più il potere sacramentale del prete59 : attraverso il bat- rici-laici è spesso rimpiazzato da un altro dimorfismo, molto di-
tesimo il prete è in grado di far entrare l'individuo nella comunità, verso che consiste nell'opposizione tra eletti e non eletti. Trq_-
ha poi il potere di far assolvere in cielo ciò che egli assolve nella viam~ questa distinzione tra i catari, ma anche tra i. val~esi. E
confessione sulla terra ed è in grado, infine, attraverso leucaristia, una distinzione piuttosto diversa perché, dal momento mcm qual-
di offrire il corpo di Cristo. Questo potere sacramentale gradual- cuno è già eletto, l'efficacia del prete ai fini della sua salvezza~
mente acquisito dalla Chiesa a favore dei preti viene messo conti- di fatto annullata. L'eletto non ha più bisogno dell'intervento d1
nuamente in discussione dalle varie comunità religiose nascenti, 60 un pastore che lo guidi sulla via della salvezza, perché ha già per-
che rifiutano ad esempio il battesimo obbligatorio imposto ai bam- corso questa via. All'opposto, chi non è eletto, non lo sarà mai, e
bini, poiché è leffetto integrale dell'atto del prete su qualcuno sprov- quindi nemmeno lui avrà bisogno dell' effica~ia, del p~store,. Que-
visto di volontà. 61 Vi è quiudi il rifiuto del battesimo dei bambini sto dimorfismo eletti-non eletti esclude cosi 1orgamzzaz10ne e
e la tendenza a sviluppare il battesimo degli adulti, cioè un batte- l'efficacia del potere pastorale, che è invece esaltata nella Chiesa
simo volontario sia da parte dell'individuo sia da parte della co- ufficiale, nella Chiesa generale.
munità che accettaHndividuo; Queste,tendenze;62·che-sfoceranno ~-consideriamo-ancora-il-principio dell'uguaglianza assoluta
in seguito nell'anabattismo, sono già presenti nei valdesi, negli hus- tra tutti i membri della comunità, sia nella sua forma religiosa,
siti ecc. Si manifesta una certa diffidenza anche verso la confes- nel senso che ognuno è pastore, prete e quindi nessuno lo è, [sia
?ione, una pratica che, fino al X-XI secolo, poteva ancora essere nella sua forma]* economica stretta, come nel caso dei taboristi,
esercitata dai laici e che dall'XI-XII secolo in poi sarà riservata esclu- dove non esisteva alcun possesso personale dei beni e tutto era
sivamente ai preti. Queste comunità favoriscono, invece, la con- acquistato a titolo della comunità, con una distribuzione eguali-
fessione dei laici e diffidano, al contrario, della confessione prati- taria o un'utilizzazione comunitaria delle ricchezze.
cata dal prete. Nei racconti degli Amici di Dio dell'Oberland, tro- Questo non vuol dire, peraltro, che in tali comunità il princi-
viamo il celebre racconto di una donna che si era rivolta a un pre- pio dell'obbedienza fosse totalmente sconosciuto o ignora~o. Esi-
te per confessargli di quali tentazioni carnali era stata preda; il pre- stevano comunità che non riconoscevano alcuna forma d1 obbe-
te le aveva risposto che non si trattava di tentazioni gravi, e che dienza: ad esempio, per alcuni gruppi di Fratelli del libero spiri-
non doveva preoccuparsene perché, in definitiva, erano naturali. to 64 di ispirazione panteista che si richiamavano più o meno di-
La notte seguente, Dio, Cristo le appare e le chiede: perché hai con- rettamente ad Amaury de Bène65 e a Ulrich di Strasburgo, 66 Dio
fidato i tuoi segreti a un prete? I segreti devi tenerli per te. 63 Vi è era la materia stessa. Di conseguenza tutto ciò che poteva esserè
quindi la tendenza al rifiuto della confessione. individualità era solo illusione. La divisione tra il bene e il male
Infine leucaristia, legata al problema della presenza reale e non poteva esistere ed era l'effetto di una chimera, tutti gli appe-
alle pratiche che, nelle comunità di controcondotta, sono asso- titi erano pertanto legittimi. Un sistema di questo tipo, almeno in
ciate a un'eucaristia intesa come pasto comunitario, con la con-
sumazione del pane e del vino, ma in genere senza il dogma del-
la presenza reale. * M.F.: "e ancora, uguaglianza".
160 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 1° MARZO 1978 161

teoria, esclude ogni forma di obbedienza o afferma, in ogni caso, no di loro come segreto che giace in fondo all'anima. Con la mi-
la legittimità di ogni condotta. In queste comunità troviamo an- stica, siamo di fronte a un'economia del tutto diversa perché si
che altri modi per imporre gli schemi di obbedienza, secondo mo- basa innanzitutto su un gioco di visibilità diverso. I..:anima non
dalità che si differenziano, tuttavia, dal modello pastorale, come si offre all'esame di un altro attraverso un sistema di confessio-
ad esempio nei rapporti di obbedienza reciproca. Tra gli Amici di ni. Nella mistica l'anima vede se stessa, vede se stessa in Dio e ve-
J?i? dell'O?e~land es~stevano ~egole, o per meglio dire ~iuramen­ de Dio in se stessa. In questa maniera, fondamentalmente, la mi-
ti, impegm di obbedienza reciproca tra due individui. E così che stica sfugge all'esame. Secondo: in quanto rivelazione imme~~a­
Rulman Merswin67 e l'anonimo chiamato l'Amico di Dio dell'O- ta di Dio all'anima, la mistica sfugge anche alla struttura dell m:
berland68 hanno stretto un patto di obbedienza reciproca, in cui segnamento e al meccanismo di ripercussione della verità da eh~
hanno convenuto che per ventotto anni ognuno avrebbe obbedi- la conosce al destinatario dell'insegnamento, che è anche colm
to agli ordini dell'altro, come se l'altro fosse Dio stesso. 69 Trovia- che la trasmette. I..:esperienza mistica crea un corto circuito in
mo anche casi di inversione delle gerarchie. Sebbene il pastorato questa gerarchia e in questa circolazione lenta delle verità di in-
cristiano affermi che il pastore debba essere l'ultimo dei servito- segnamento. Terzo: la mistica ammette e funziona secondo un
ri della comunità, sappiamo perfettamente che nell'esperienza non principio di progresso come l'insegnamento, che però è del tutto
è mai l'ultimo dei servitori della comunità a divenire pastore. In diverso, perché il cammino dell'insegname~to p~oced~ ~passo
questi gruppi, invece, si assiste a un'inversione sistematica delle regolare dall'ignoranza alla conoscenza grazie all acq~isiz10ne ~
gerarchie. Si sceglie sempre, cioè, il più ignorante o il più povero, all'accumulazione successiva di un certo numero di elementi,
o eventualmente il più carente di reputazione e di onore, il più dis- mentre il cammino della mistica segue un gioco di alternanze not-
soluto o anche la prostituta, come responsabile del gruppo. 10 È te/giorno, ombra/luce, perdita/ritrov~mento, assenza/Rresen~~·
quanto è accaduto, per esempio, con la Società dei poveri e con un gioco che si rovescia in continuaz10ne. Per essere pm precisi,
Jeanne Dabenton, che aveva fama di aver trascorso una vita estre- la mistica si sviluppa sulla base di esperienze assolutamente am-
mamente sregolata e che, proprio per questo motivo, era diven- bigue, in una sorta di equivoco, poiché il segret~ dell~ no~te è che
tata la responsabile, il pastore del gruppo. Un po' come l'ascesi essa è un'illuminazfone. Il segreto, la forza dell illummaz10ne sta
presenta un aspetto di esagerazione quasi ironica rispetto alla re- nel fatto che acceca. Nella mistica, l'ignoranza è un sapere e il sa-
gola dell'obbedienza pura e semplice, così si potrebbe sostenere pere ha la forma stessa dell'ignoranza. Sotto questo profilo, ca-
che queste comunità· si caratterizzavano-peruna-terrdenza-cun-::: fiite quantosiamo kmtani dalla forma di ~nsegnamento che c~­
trarla alla società e favorevole al rovesciamento dei rapporti e del- ratterizzava la pastorale. Nella pastorale, moltre, era necessar~a
la gerarchia sociale, con una componente carnevalesca. Bisogne- una direzione dell'anima individuale da parte del pastore e, m
rebbe allora studiare - è un problema aperto - la pratica carne- fondo, non era possibile alcuna comunicazione dell'anima con
v~es~a. de! rovesciamento .d~lla società e la costituzione di grup- Dio che non fosse regolata o, in ogni caso, controllata dal pasto-
pi rehg10si secondo modaht<J. esattamente inverse a [quelle della] re. Il pastorato era il canale che collegava il fedele a Dio. Nella
gerarchia pastorale esistente. I primi saranno effettivamente gli mistica invece si instaura una comunicazione immediata che può
ultimi, ma gli ultimi saranno anche i primi. avere la forma del dialogo tra Dio e l'anima, dell'appello e della
Un terzo elemento, una terza forma di controcondotta è la risposta, della dichiarazione d'amore di Dio per_l'anima ~.de~l'a­
~i~t~ca, * owero il privilegio di un'esperienza che sfugge per de- nima per Dio. La mistica si awale del meccamsmo dell ispira-
fimz10ne al potere pastorale. Il potere pastorale aveva sviluppa- zione sensibile e immediata che fa riconoscere all'anima la pre-
to un'economia della verità che, com'è noto, andava dall'inse- senza di Dio. Esiste anche la comunicazione attraverso il silen-
gnamento di una verità all'esame dell'individuo: una verità tra- zio attraverso il corpo a corpo, quando il corpo del mistico pro-
smessa come dogma a tutti i fedeli e una verità estratta da ognu- va ~ffettivamente la presenza pressante del corpo di Cristo stes-
so. Capite perciò quanto la mistica sia lontana dalla pasto~ale.
* F?uca\llt ~ggiunge: ''.Solo che mi rendo conto di essermi spinto troppo in
,
la. Avrei voglia di fermarmi a questo punto... immagino che siate stanchi. Non so [Quarto e] penultimo punto - sarò dawero veloce-, il pro-
proprio che ~are. D'altra parte~ sarebbe bene anche concludere l'argomento. Pro- blema della Scrittura. Non che i privilegi della Scrittura siano
cediamo rapid~mente perché m fondo si tratta di cose note. Ci sbrighiamo e, una assenti nell'economia del potere pastorale, ma è chiaro che la
volta esaurito 1argomento, passeremo ad altro la prossima volta ... Allora, terzo presenza della S~rittura è in qual~he modo relegata i~ s,econdo
elemento di controcondotta, la mistica".
piano rispetto all elemento essenziale della pastorale, c10e la pre-
162 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DEL 1 ° MARZO 1978 163

senza, l'insegnamento, l'intervento, la parola del pastore stesso. Tutto ciò per dire che, nello sviluppo di questi movimenti di
Nei movimenti di controcondotta che fioriscono durante il Me- controcondotta nel corso del Medioevo, si possono isolare cin-
dioevo, si cerca in qualche modo di cortocircuitare il pastorato que temi fondamentali: l'escatologia, la Scrittura, la mistica, la
~ttraverso il ritorno ai testi, alla Scrittura, 71 perché la Scrittura comunità e l'ascesi. Ciò significa che il cristianesimo, nella sua
e un testo che parla da solo senza bisogno della mediazione pa- organizzazione pastorale effettiva, non è una religione ascetica,
storale. In ogni caso, se si deve far ricorso a un pastore, questa né una religione della comunità, né una religione della mistica,
presenza non può che essere interna, per così dire, alla Scrittu- né una religione della Scrittura, né, certamente, una religione del-
ra, al fine di chiarirla e mettere il fedele in relazione con la Scrit- 1'escatologia. È il motivo principale per cui ho voluto affrontare
tura. Il pastore può commentare, può spiegare i punti oscuri, questo argomento. .
può sottolineare gli aspetti importanti, ma deve avere comun- La seconda ragione è che volevo far vedere come questi ele-
que come obiettivo il permettere al lettore di leggere la Scrittu- menti fondamentali delle controcondotte non sono evidentemen-
ra. L'atto di lettura è un atto spirituale che mette il fedele in pre- te esterni al cristianesimo, ma si situano al suo confine e non han-
s~nza _dell~ parola divina e trova pertanto in questa illumina- no mai smesso di essere reimpiegati, reimpiantati e ripresi in un
zione mteriore la sua legge e garanzia. Leggendo il testo dona- senso o nell'altro; basti pensare a come la Chiesa stessa si sia più
to da Dio agli uomini, il lettore percepisce la parola stessa di Dio volte rimpossessata del tema della mistica, dell'escatologia [o] del-
e la comp~ensione che ne ricava, per quanto confusa, è sempli- la ricerca della comunità. Questo aspetto è particolarmente visi-
cemente ciò che Dio ha voluto rivelare di se stesso all'uomo. Il bile nel xv e XVI secolo, quando la Chiesa, minacciata da tutti i
ritorno alla Scrittura, che è stato un motivo centrale di tutte le movimenti di controcondotta, tenterà di riannetterli e di adattar-
controcondotte pastorali durante il Medioevo, si rivela pertanto li, fino a quando non si giungerà alla grande separazione, alla gran-
un elemento essenziale.
de frattura tra le Chiese protestanti, che opteranno per una for-
Infine, [quinto elemento] e poi mi fermo: la credenza escato- ma di reinsediamento delle controcondotte, e la Chiesa cattolica
logica. Dopo tutto, l'altro modo per squalificare il ruolo del pa- che, dal canto suo, tenterà con la Controriforma di reinves~irle e
store consiste nel sostenere che i tempi sono compiuti o che stan- inserirle nel proprio sistema. Questa è la seconda ragione. La lot-
~o per compiersi, che Dio ritornerà o sta per tornare per riunire ta non avviene nella forma dell'esteriorità assoluta, ma nel qua-
Il suo gr~gg_e. ~arà lui il ver? pastore. E poiché il vero pastore vie- dro dell'impiego permanente di elementi tattici che sono perti-
ne per numre 11 gregge; puo congedare·ipastofrtlemrstorì~n.~··ctel .. __ _ .._ -iientrnella1ot1aanlipastO:fale e fanno perciò parte, anche se in
tempo, perché ora spetterà a lui fare la distribuzione dar da man- misura marginale, dell'orizzonte generale del cristianesimo.
giar~ alle pecore e guidarle. I pastori sono congedaÙ perché Cri- Infine, il terzo motivo che mi ha spinto a insistere su questo
sto r:tor::a. Oppure, _un'altr~ f<?rma escatologica, sviluppatasi sul- argomento è il seguente: adottare il punto di vista d~lyoten~ p~­
la scia pm o meno diretta d1 Gioacchino da Fiore, 72 afferma la ve- storale per ricostruire lo sfondo della governamentahta ~he SI svi~
nuta di un terzo tempo, di una terza epoca nella storia. Il primo luppa dal XVI secolo in poi. Volevo mostrare che non s1 tratta d1
tempo era quello dell'incarnazione della prima persona della Tri- scrivere la storia endogena del potere, che prenderebbe forma da
nità nel profeta Abramo, durante il quale il popolo ebraico aveva se stesso in una sorta di follia paranoica e narcisista; intendevo
bis<;>gno ~i p~stori.,_che eran? gli altri profeti. Il secondo tempo o far vedere che il punto di vista del potere è un modo di descrive-
periodo e l eta dell mcarnazione della seconda persona della Tri- re alcune relazioni intelligibili tra elementi reciprocamente ester-
nità: c~e non si limita a fare come la prima, fa di meglio. La pri- ni. Il problema consiste in fondo nel sapere perché, ad es~mpio,
ma mviava un pastore, la seconda si incarna essa stessa in Cristo. questioni politiche o religiose come quelle nate nel Medioevo -
Una_ volta risalit<;> in ciel?, Cristo affida il suo gregge ad alcuni pa- movimenti di rivolta urbana, movimenti di rivolta contadina, con-
stori che hanno Il compito di rappresentarlo. Ma arriverà un ter- flitti tra feudalità e borghesia mercantile - si siano trasformate
zo tempo, un terzo periodo, una terza fase nella storia del mon- in temi, in forme religiose, in preoccupazioni religiose che sfo-
do, i;ifferma Gioacchino da Fiore, durante la quale lo Spirito San- ciarono nell'esplosione della Riforma, cioè nella grande crisi re-
to discenderà ~ulla terra. Non si incarnerà però in un profeta, in ligiosa del XVI secolo. Credo che se non si considera il problema
una persona, s1 diffonderà su tutti gli uomini, nel senso che ogni del pastorato, del potere pasto~ale e del~e sue s~rutture. ~ome un
fedele godrà di un pezzetto, di un frammento di una scintilla del- elemento di cerniera tra questi elementi esterni - le crisi econo-
lo Spirito Santo e non avrà quindi più bisog~o di un pastore. · miche, da un lato, e i temi religiosi, dall'altro-, se non si adotta
SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE
f':;~:'-;?:;'C>

.. o''c:ampo di intelligibilità quale principio di messa in rela- Lezione dell'8 marzo 1978
zi(>ne e punto di scambio tra gli uni e gli altri, si è allora costret-
fr a ritornare alle logore concezioni dell'ideologia [e]* a conclu-
dere che le aspirazioni di un gruppo, di una classe ecc. si tradu-
cono, si riflettono, si esprimono in qualcosa dell'ordine di una
convinzione religiosa. Il punto di vista del potere pastorale, il pun-
to di vista dell'analisi delle strutture di potere permette, credo, di
riprendere le cose e di ànalizzarle non più in forma di riflesso e
trascrizione, ma in forma di strategie e tattiche.** Ho finito. Scu-
sate se mi sono dilungato troppo, e vi prometto che la prossima
volta non parleremo più di pastori.

Dalla pastorale delle anime al governo politico degli uomini - Con-


testo generale della trasformazione: la crisi del pastorato e le in-
surrezioni di condotta nel XVI secolo. La Riforma protestante e la
Controriforma. Altri fattori - Due fenomeni di rilievo: l'intensifica-
zione del pastorato religioso e la proliferazione del tema della con-
dotta sul piano privato e pubblico - La ragione di governo specifi-
ca dell'esercizio della sovranità - Paragone con san Tommaso - La
rottura del continuum cosmologico-teologico - La questione del-
l'arte di governo - Ossetvazione sul problema dell'intelligibilità nel-
la storia - La ragion di stato (I): novità e oggetto di scandalo - Tre
·~·purit:TdTfacalTzzàZione-de7 dibattito polemico sulla ragion di stato:
Machiavelli, la ''politica", lo "stato".
* M.F.: "cioè".
**Per timore di dilungarsi troppo, Foucault riassume in poche frasi la con-
clusione sviluppata più ampiamente nel manoscritto, in cui rifiuta l'interpreta- Oggi vorrei finalmente passare dalla pastorale delle anime al
zione dei fenomeni religiosi in termini di ideologia a favore di una descrizione governo politico degli uomini. Chiaramente, non tenterò nep-
delle "prese tattiche": "[Se ho insistito su] questi elementi tattici che hanno dato pure di abbozzare la serie di trasformazioni che hanno permes-
luogo a forme precise e ricorrenti di insubordinazioni pastorali, non è per sug- so il passaggio effettivo dall'economia delle anime al governo de-
gerire che si tratta di lotte interne, di contraddizioni endogene, quasi che il po-
tere pastorale si divorasse da solo o incontrasse limiti e barriere nel suo funzio- gli uomini e delle popolazioni, ma nei prossimi giorni vorrei par-
namento. È per individuare 'le prese' attraverso cui processi, conflitti e trasfor- larvi di alcune ridistribuzioni globali che hanno sancito questo
mazioni che riguardano lo statuto delle donne, lo sviluppo di un'economia mer- passaggio. Per rendere comunque un minimo omaggio alla cau-
cantile, la separazione tra lo sviluppo dell'economia urbana e quella rurale, l'a- salità e al principio di causalità tradizionale, aggiungerò soltanto
scesa o l'estinzione della rendita feudale, lo statuto del salariato urbano, l'esten-
sione dell'alfabetizzazione possono entrare nel campo di esercizio del pastorato, che questo passaggio deve essere collocato in un certo contesto,
non per trascriversi, tradursi o riflettersi in questi fenomeni, ma per operare di- già noto. Si tratta innanzitutto della grande rivolta, o meglio del-
visioni, valorizzazioni, squalifiche, riabilitazioni e ridistribuzioni di ogni genere. la lunga serie di rivolte, che si potrebbero definire pastorali, del
[ ... ] Invece di dire: ogni classe, gruppo o forza sociale ha una sua ideologia da cui xv e soprattutto del XVI secolo, e che chiamerò "insurrezioni di
derivano i riassetti istituzionali corrispondenti alle ideologie e capaci di soddi- condotta".* La Riforma protestante è stata, in definitiva, la for-
sfare le sue aspirazioni, bisognerebbe dire: ogni trasformazione che modifica i
rapporti di forza tra comunità o gruppi, ogni conflitto che li affronta e li fa riva- ma più radicale di queste rivolte, ma anche quella che ha sapu-
leggiare richiede l'impiego di tattiche che permettano di modificare i rapporti di
potere, e l'applicazione di elementi teorici che giustifichino moralmente o fon-
dano in razionalità queste tattiche". * Tra virgolette nel manoscritto.
166 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DELL8 MARZO 1978 167

to recuperarle tutte insieme. Sarebbe, perciò, molto interessan- to le insurrezioni pastorali, come la guerra dei contadini, per esem-
te ripercorrere la storia delle insurrezioni di condotta.* Se, da pio1; così come andrebbe ricordata l'incapacità delle strutture feu-
una parte, è possibile sostenere che, alla fine del xv e all'inizio dali e delle forme di potere connesse a fronteggiare e a sedare que-
del XVI secolo, i grandi rivolgimenti politici e sociali hanno tro- ste lotte. Bisognerebbe inoltre riparlare ovviamente dei nuovi rap-
vato la dimensione principale nelle insurrezioni di condotta, dal- porti economici, e di conseguenza politici, per i quali le vecchie
l'altra, non si dovrebbe dimenticare che in questi stessi proces- strutture feudali non erano più una cornice sufficiente ed effica-
si, così come in quelli rivoluzionari che avevano altri obiettivi e ce; infine, andrebbe menzionata la scomparsa dei due grandi po-
poste in gioco, la dimensione dell'insurrezione e della rivolta di li della sovranità storico-religiosa che comandavano l'Occidente
condotta è sempre stata presente'.' È sicuramente ancora molto promettendo salvezza, unità e compimento del tempo; due poli
visibile nella Rivoluzione inglese del XVII secolo, in cui l'esplo- che, al di sopra di principi e re, simboleggiavano una sorta di gran-
sione delle differenti forme di comunità religiose e di organiz- de pastorato spirituale e temporale: l'Impero e la Chiesa. La di-
zazione religiosa ha rappresentato uno dei grandi assi, una del- slocazione di questi due grandi insiemi è stato uno dei fattori del-
le grandi poste in gioco di tutte le lotte. D'altronde, nella stessa la trasformazione di cui parlavo.
Rivoluzione francese è presente un asse, una dimensione della In ogni caso - e finisco qui questa breve introduzione - cre-
rivolta e dell'insurrezione di condotta, in cui i circoli hanno sen- do che occorra_§()tt9lineare un aspetto: nel corso del XVI seco-
za dubbio svolto un ruolo importante, anche se non si può ne- lo, noiisfassiste alla séompa~sà delpàsforato e neppufe al ,tra-
gare che tali insurrezioni abbiano investito anche altre dimen- sferimento màssicdo ·e glol5alè' ael1é'"runiicù1fpasforali dalla1
sioni. Perfino nella Rivoluzione russa del 1917 esiste una com- cnfesa"aI~()sta~~~~amO,Tffrea~à;cr~·rr~iiie·a·u~leiiomeno.mo~ - 1
ponente di questo genere, [di cui]** i soviet e i consigli operai so- to'p!i:fCompl~so: aa un lato, SI puo dire che 11 pastorato reli- 1
no stati una manifestazione, anche se solo una manifestazione. gioso si intensifica, nelle sue forme spirituali ma anche nella
Sarebbe davvero interessante vedere come la serie di insurre- sua estensione ed efficienza tempq[~l~. La Riforma e la Con-
zioni, di rivolte di condotta si siano diffuse, quali effetti abbia- troriforma conferiscono al pastorato religioso un controllo, una
no avuto sugli stessi processi rivoluzionari, come siano state con- presa sulla vita spirituale degli individui molto più grande che
trollate, recuperate, e quale sia stata la loro specificità, la loro in passato: incremento delle condotte di devozione, dei controlli
forma e la loro l~gge interna di sviluppo. Si tratta di un campo spirituali, interisifica~iQIJ.~ cl~Lrapporto tra gli individui e le lo-
di studi possibili.1n ()g11J.ç_~Q 1_yglevo_solo.sottolinear:e..Gbe-il-pas-­ . roguide~Marìlpasforato era intervenuto tanto, mai aveva avu-
saggfo dalla pastorale delle anime al governo politico degli uo- to una presa così profonda sulla vita materiale, quotidiana e
mini deve essere ricollocato in un più generale clima di resi- temporale degli individui: ora si prende a carico una serie di
stenze, di rivolte, di insurrezioni di condotta.*** questioni e problemi che riguardano la vita materiale, la puli-
In secondo luogo, occorre naturalmente richiamare all'atten- zia, l'educazione dei bambini. Vi è quindi un'intensificazione
zione i due grandi tipi di riorganizzazione della pastorale religio- del pastorato religioso nelle sue dimensioni spirituali e nelle sue
sa, sia nella forma delle differenti comunità protestanti, sia in quel- estensioni temporali.
la della grande Controriforma cattolica. Chiese protestanti; Con- D'altra parte, nel XVI secolo, si assiste anche a uno sviluppo
troriforma cattolica: entrambe hanno recuperato diversi elemen- della conduzione degli uomini al di fuori delle autorità ecclesia-
ti caratteristici delle controcondotte, di cui ho già parlato. La spi- stiche, che avviene sotto due aspetti, o meglio in tutta una serie
ritualità, le forme intense di devozione, il ricorso alla Scrittura, la di aspetti che danno luogo a un vasto ventaglio di situazioni: dal-
riqualificazione almeno parziale dell'ascetismo e della mistica: le forme più propriamente private di sviluppo del problema del-
tutto ciò ha fatto parte dell'opera di recupero della controcondotta la conduzione - come guidare se stessi, i propri figli, la propria
all'interno del pastorato religioso organizzato sia nelle Chiese pro- famiglia? Non bisogna dimenticare nemmeno che proprio in que-
testanti, sia nella Controriforma. Bisognerebbe anche accennare sto momento appare, o meglio, riappare quella funzione fonda-
alle grandi lotte sociali che hanno animato, sostenuto, prolunga- mentale della filosofia, che era stata tipica dell'età ellenistica ed
era sparita durante il Medioevo, la quale consiste nel rispondere
• Foucault aggiunge: "perché, dopo tutto, non c'è stato ... " [frase incompiuta]. alla questione fondamentale: come comportarsi? Quali regole
•• M.F.: "nelle quali". darsi per comportarsi in maniera adeguata nella vita quotidiana,
... M.F.: "al principio di condotta". nei rapporti con gli altri, con le autorità, con il sovrano, con il si-
168 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DELI'.8 MARZO 1978 169

gnore?* Ma anche quali regole darsi per guidare il proprio spiri- co: come condurre i bambini, e come condurli in modo da farli
to, nella direzione in cui deve andare, cioè verso la salvezza, ma essere utili alla città, in modo da far loro acquisire la salvezza, in
anche v~rso la verità? 2 La filosofia di Cartesio, se da una parte ri- modo che sappiano condursi da soli - un problema che sarà ve-
guarda Il fondamento della filosofia, è anche il coronamento di rosimilmente sovraccaricato e sovradeterminato dall'esplosione
questa grande trasformazione della filosofia, che la fa rinascere della questione delle condotte nel XVI secolo. L'utopia fonda-
a. partir.e dal~~ ques~ioll:e: "Come condursi?". 3 ~d direc- mentale, il cristallo, il prisma attraverso cui vengono percepiti i
\'~~one:rz mf!enti, meditatwnes 5 sono categorie, forme di pratica fi-
4
problemi della conduzione è proprio leducazione dei figli. 6*
jl~soficanapparse nel XVI secolo, in funzione dell'intensificazio- Ma non è di questo che vorrei parlare, quanto piuttosto del-
Jne del problema fondamentale della condotta, del condurre/con- l'aspetto particolare cui avevo fatto cenno: in che misura chi eser-
/dursi, che riappare in questo momento in una forma specifica- cita il potere sovrano deve ora assumere nuovi e specifici com-
.mente religiosa ed ecclesiastica. piti che sono quelli del governo degli uomini? Sorgono imme-
V'-Ma il tema della conduzione ricompare anche nell'ambito diatamente due problemi: primo, secondo quale razionalità, cal-
che.d~finirei pubblico. Non è ancora pertinente parlare di op- colo o pensiero si potranno governare gli uomini nel quadro del-
pos1z10?e tr~ privato e pubblico, benché sia proprio con la pro- la sovranità? Problema riguardante il tipo di razionalità. Secon-
blemat1zzaz10ne della condotta e con la differenziazione delle do, problema riguardante l'ambito e gli oggetti: su che cosa si ap-
f<;>r!lle di ~ondotta eh~ inizia a d.efinirsi, i~ quest'epoca, l'oppo- plica precisamente questo governo degli uomini, che non è quel-
s1z10ne pnvato-pubbhco. In ogm caso nell ambito pubblico che lo della Chiesa, del pastorato religioso, che non è di ordine pri-
più tardi sarà chiamato politico, si pone egualmente il seg~en­ vato, ma è invece di competenza del sovrano politico? Oggi vor-
te problema: come, in che misura l'esercizio del potere del so- rei affrontare la prima questione: il problema della razionalità.
vrano può e deve assumere una serie di compiti, che fino allo- Secondo quale razionalità deve governare il sovrano? Per dirla in
r~ non gli .erano riconosciuti, e che sono per l'appunto compiti latino (perché sapete che mi piace parlare in latino): rispetto al-
d1 conduz10ne? Da questo momento, dunque, il sovrano che re- la ratio pastoralis, quale deve essere la ratio gubematoria?**
gna ~d esercita la s?vranità si vede gravato di nuovi compiti,
che riguardano precisamente la conduzione delle anime.** Per-
* Foucault tralascia un passo assai articolato del manoscritto (pp. 4-6):
tanto, non c'è stàto un vero passaggio dal pastorato religioso ad "Insistere sul fatto che le controcondotte non avevano come obiettivo il modo
altre forme di condotta; di conduzìohe; diclireZione.-Iii realtà-; per-sl5arazzarsfdeTpasforatoin geiieri.ile;di ogni pastorato, ma piuttosto il modo
si assiste a un'intensificazione, a una moltiplicazione e a una per beneficare di un pastorato migliore, il modo per essere guidati meglio, salvati
proliferazione generale di tale problema e delle relative tecni- con maggiore sicurezza, il modo per far osservare meglio l'obbedienza, per avvici~
narsi di più alla verità. Le ragioni sono diverse. La prima: il pastorato aveva effetti
che di condotta. Con il XVI secolo, entriamo nell'età delle con- individualizzanti: prometteva la salvezza a ognuno in forma individuale; implicava
dotte, delle direzioni, dei governi. l'obbedienza, ma in un rapporto da un individuo a un altro e assicurava l'indivi-
Diventa chiaro perché in quest'epoca un problema specifico dualità attraverso la stessa obbedienza; permetteva a ognuno di conoscere la verità,
abbia assunto un'importanza maggiore degli altri, probabilmen- o meglio, la sua verità. I.:uomo occidentale viene individualizzato mediante il pa-
storato poiché il pastorato lo guida verso lit salyezza che fissa la sua identità p,er 1'e-
te perché si trovava al punto di incontro delle differenti forme di ternità, 1o assoggetta a una trama di obbedienze incondizionate, gli inculca la ve-
conduzione: conduzione di sé, della propria famiglia, conduzio- rità di un dogma nel momento in cui gli estorce il segreto della sua verità interiore.
~e religiosa, conduzione pubblica a opera del governo. È ancora Identità, assoggettamento, interiorità: l'individualizzazione dell'uomo occidentale
il problema dell'educazione dei bambini, il problema pedagogi- nel lungo millennio del pastorato cristiano si è operata al prezzo della soggettività.
Mediante la soggettivazione. Bisogna divenire soggetto per divenire individuo (tut-
ti i sensi della parola 'soggetto'). In quanto fattore e agente di individualizzazione,
il pastorato crea un formidabile richiamo, sete di pastorato: [alcune par?le i~~gg~­
* Foucault aggiunge: "per comportarsi anche in maniera conveniente e de-
bili] come divenire soggetto senza essere assoggettatq? ~norme <les1denp, di mdi-
cente, come si deve". vidualità, anteriore alla coscienza borghese, che oppone radicalmente il cristiane-
'*In realtà l'originale francese "conduction des ames", che risulta anche nel- simo al buddismo (assenza di pastorato/mistica [parola illeggibile], disindividua-
la versione audio, è un'espressione che non ha molto senso in tale contesto e de- lizzazione). La grande crisi del pastorato e gli attacchi delle c~ntrocondotte che han-
ve essere considerata un lapsus di Foucault. Più probabile che egli volesse dire no accelerato questa crisi non portavano a un rifiuto globale di ogrii condotta; !Ila
a unà ricerca molteplice dell'essere condotti nella maniera e nellà direzi9n:e· ade-..
"conduction des hommes", conduzione degli uomini, espressione che è coerente guata. Di qui la moltiplicazione dei 'bisogni di condotta' nel XVI secolo". ·· ··
con l'ambito "pubblico" di cui sta parlando, oltre che più aderente alle preroga- ** Foucault aggiunge: "quelli che sanno il latino ... " [fine della frase incom-
tive del sovrano moderno. [N.d.T.]
prensibile].
170
SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DELL8 MARZO 1978 171

Iniziamo dalla ragione di governo, dunque. Per tentare di chia- Terza analogia, infine, terza continuità con il pastore e il pa-
rire l'argo~ento, vorrei tornare indietro, per un istante, al pensie- dre di famiglia. Il fine ultimo dell'uomo, continua san Tomma-
ro scolastico ~ a. san Tomma~o, in particolare al testo in cui spie- so, non è essere ricco, né essere felice sulla terra e neppure es-
ga che cosa sia Il potere regIO. 7 Bisogna tenere presente che san sere in buona salute. In ultima istanza, l'uomo tende verso la fe-
Tommaso non ha mai sostenuto che il sovrano era esclusivamen- licità eterna, verso il godimento di Dio. Quale deve essere, d~n­
te un sovrano, che doveva semplicemente regnare e che tra i suoi que, la funzione regia? Procurare il bene comune alla m~lt1tt~­
co~piti no~ rientrava il governare. Ha sempre sostenuto, al con- dine seguendo un metodo capace di farle ottene~e la beat1tud1-
trano, che il re dovesse governare. Nella definizione che ne dà il ne celeste. 13 In questi termini, è chiaro che la funz~one del r~ non
,?J
r~ è '.'c~lui ~he governa il popolo ~na sola città e di una sola p;o- è sostanzialmente diversa da quella del pastore nei confronti cl~1-
';ncia m yista del bene comune .8 E colui che governa il popolo. le sue pecore, né da quella del padre nei riguard~ della propr~a
Laspetto importante per san Tommaso risiede nel fatto che il go- famiglia. Nelle .sue decisioni terrene e temporali, deve .fare m
vel'I1;o. del monarca i;i~n ha una specificità propria, rispetto all'e- modo che la salvezza eterna dell'individuo non solo non sia com-
serc1zIO della sovramta. Tra la funzione dell'essere sovrano e quel-
promessa, ma sia possibile. AD:alogia co~ Dio? d~nq~e, con. lana-
la del governare non si dà discontinuità, specificità o divisione al~ tura vivente, e con il pastore e Il padre d1 famiglia; s1~mo d1 fron-
cun:;i. D'altra pa~e, per descrivere in che cosa consiste il governo te a una specie di continuum teologico-cosmolog~co m _no~e del
che il monarca e Il sovrano devono assicurare, san Tommaso fari- quale il sovrano è autorizzato a governare, che gli formsce I mo-
corso a ~na serie di modelli es.terni, a delle analogie di governo. delli di governo. Se il sovrano può e deve governare nel prolun-
Quali sono queste analogie? Nella misura in cui governa il gamento e nella continuità ininterrotta de~l'esercizio della s17a
sovrano ~on fa che ri.pro~urre un certo modello, [che] è sempli- sovranità, è perché fa parte del grande contmu~m che ya da D~?
cemente Il governo d1 DIO sulla terra. Spiega san Tommaso: in
che cosa consiste l'eccellenza di un'arte? In che misura è eccel- al padre di famiglia, passand~ per la natura e I p~s~on. Non ce
alcuna rottura: il grande contmuum dalla sovramta al govern?
lente? Nella misura in cui essa imita la natura. 9 Ora la natura è
non è altro che la traduzione, nell'ordine "politico", del conti-
governata da Dio, che l'ha creata e continua a gov~rnarla ogni
• ' l' nuum che da Dio giunge agli uomini.

gIOrno, lO
percIO arte d el re sara' eccellente nella misura in cui
Credo sia proprio questo grande continuum, prese?te ne~ ~en­
imiterà la. naturl'}, farà cioè come Dio. Quindi, come Dio ha crea-
siero di san Tommaso per giustificare il gove~? degli uon:m1 ~a
to la na~ura, <::()§ÌjLrt'U~fil'à...c_oluLche_fonde:ràfo~tato-0-la-eittà,e····· parte-del-re~-a-spez~arsi-nel·-xvi-sec<_>lo; Con CIO no? voglio dire
come DIO governa la natura, così il re governerà il suo stato la
sua città, la sua provincia. Prima analogia con Dio. ' che il rapporto tra il sovrano - o chi governa - e DIO, la natur:i,
Seconda analogia, seconda continuità: con la natura. Non vi il padre di fa~iglia, il pasto~e ~eligioso. si sia ~otto. ~ co~tra71~
vediamo contmuamente [ ... ] npropost1 questi legami, pmche s1
è ~ulla al ~ond~, os~erva san Tommaso, o comunque non esiste tratterà per l'appunto di rivalutarli, di .ristabilirl~ a pa~ire d~ qual-
ammale vive.nte Il cm .corp? n~m sarebbe immediatamente espo- cos'altro e secondo un'altra economia; credo mfatt1 che Il pen-
s!o alla l?erd1.ta, alla d1ssociaz1one e alla decomposizione, se non
siero politico della fine del XVI secolo e. d~l~'inizi~ del XVII si ca~
VI fosse m lm una forza direttrice, una certa forza vitale che tie-
ratterizzi proprio per la ricerca e la defimzIOne d1 una forma d1
n~ assie~e i var~ elementi che compongono i corpi viventi e li or- governo specifica rispetto all'esercizio della sovrall:ità: In b~eve:
dma tutti verso il bene comune. Se non vi fosse una forza vitale,
ricorrendo ad alcune finzioni che ci permettono d1 d1stanziarc1
lo stomaco se ne andrebbe da una parte, le gambe dall'altra ecc.11
Lo stesso vale per il regno: ogni individuo tenderebbe al proprio un po' dall'oggetto, direi che .esiste l;lna sp~cie ~i chiasm~ o ~i in-
crocio fondamentale: uno dei grandi effetti dell astronomia d1 Co-
bene, dal momento che questo è uno dei tratti essenziali dell'uo-
pernico e di Keplero, della fisica di Galileo, della st?ria naturale
mo, e trascurerebbe il b~ne comune. Nel regno deve pertanto esi-
stere qualcosa che cornsponde alla forza vitale alla forza diret- di John Ray, 14 della grammatica di Port-Royal 15 e ~h tutte qu~~te
1
pratiche discorsive e scientifiche - sto parlando d1 uno degli m-
trice dell'organismo, in modo da far convergere verso il bene co-
numerevoli effetti di queste scienze** - è stato quello di mostra-
mune le tendenze al proprio bene individuale. Il re è preposto a
questo compito. "Come in qualsiasi moltitudine - dice san Tom-
maso - occorre una direzione che regoli e governi."1 2 Seconda * Seguono alcune parole incomprensibili. . . . . ,,
analogia, tra il re e la forza vitale dell'organismo. ** Foucault aggiunge: "uno degli effetti delle nuove configuraz1oru d1 sapere .
172 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DELC8 MARZO 1978 173

re che, in definitiva, Dio governa il mondo attraverso leggi gene- proco dall'una all'altra, ovvero nella forma della somiglianza e
rali, immutabili, universali, semplici e intelligibili, accessibili sia dell'analogia. Allo stesso tempo era un mondo nel quale biso-
attraverso l'analisi matematica, sia attraverso l'analisi classifica- gnava decifrare le verità nascoste, che si mostravano nascon-
toria (come nel caso della storia naturale), o l'analisi logica (co- dendosi e si nascondevano mostrandosi. :g,[J!J!Itmonclo, dunque,
me nel caso della grammatica generale). Ma che cosa significa pieno di cifr~ ~J:ie occorr~Yl:tdec.Qdilicaye. . .
che Dio governa il mondo attraverso leggi generali, immutabili, - Un mondo interamente finalista, antropocentrico, pieno d1
universali, semplici e intelligibili? Significa che Dio non lo "go- prodigi, meraviglie e segni, infine un mondo di analogie e di ci-
verna". *,Non lo governa secondo il modo pastorale, bensì regna fre17 è ciò che costituisce la forma manifesta del governo pasto-
sovranamente sul mondo attraverso dei principi. rale di Dio. Ed è proprio questo aspetto a scomparire, precisa-
Perché, in definitiva, che cosa significa governare il mondo mente tra il 1580 e il 1650, momento di fondazione dell'episteme
pastoralmente? Ricordate quanto dicevo due settimane fa a pro- classica. 18 Tutto ciò scompare, o più semplicemente, col di-
posito dell'economia specifica del potere pastorale, 16 l'economia schiudersi di una natura intelligibile nella quale le cause finali
che riguarda la salvezza, l'obbedienza, la verità: se applichiamo tendono gradualmente a svanire, l'antropocentrismo è messo in
questo schema a Dio, cioè se Dio govern[ava] pastoralmente il questione, il mondo è purificato dai suoi prodigi, dai suoi segni,
mondo, ciò significava che il mondo obbediva a un'economia del- dalle sue meraviglie e si rivela attraverso forme di intelligibilità
la salvezza, vale a dire che era fatto perché l'uomo si salvasse. Per matematiche o classificatorie che non si avvalgono più dell'ana-
essere ancora più precisi, significava che le cose del mondo era- logia e della cifra. Tutto ciò corrisponde a quella che chiamerò -
no create per l'uomo e che l'uomo non era fatto per vivere in que- scusate lespressione- una degovernamentalizzazione del cosmo.
sto mondo, perlomeno non definitivamente, ma per passare a un Nella stessa epoca, precisamente tra il 1580 e il 1660, si af-
altro mondo. Il mondo governato pastoralmente secondo l'eco- ferma un altro tema: la specificità del sovrano nell'esercizio del-
nomia della salvezza era [quindi] un mondo di cause finali, che la sovranità rispetto ai sudditi non consiste soltanto nel prolun-
culminavano in un uomo che doveva raggiungere la propria sal- gamento sulla terra di una sovranità divina che, in qualche II1;0-
vezza. Cause finali e antropocentrismo, questa era una delk for- do si rifletterebbe nel continuum della natura. Il sovrano det1e-
me, delle manifestazioni del governo pastorale di Dio sul mondo. ne 1un compito specifico che nessun altro deve [svolgere].* Né Dio
Governare il mondo pastoralmente voleva dire, [in secondo rispetto alla natura, né l'anima rispett? al corpo, n~ il pas~o:e?
hiogo,]. che_ il_mondo-era.sottomesso--a-un.~ecoH0mia-delJ!ebbe---· ilpadre-dHamiglia-rispetto alle propne pecore o ai propn figh.
dienza: ogni volta che Dìo, per una ragione particolare, voleva in- Nasce qualcosa di assolutamente specifico: l'azione del governa-
tervenire - come sapete, l'obbedienza pastorale prende fonda-
mentalmente la forma di un rapporto individuale -, che si trat-
tasse della salvezza o della perdita di qualcuno o di una circo-
l~r~~Ì:~~c:1c;~~ai~~-~~}[a~~clfl~i~~·~1;IVe1J}g~~~~i-1!riMi~:i
governo è ciò che designa la nuova problemat1zzaz10ne della res
stanza particolare, lo faceva in questo mondo secondo l'econo- publica, della cosa pubblica, che emerge alla fine del XVI secolo.
mia dell'obbedienza. Obbligava cioè gli esseri a manifestare la In breve, si assiste al processo di governamentalizzazione della
sua volontà attraverso segni, prodigi, meraviglie, mostruosità che res publica. Si chiede al sovrano di fare qualcosa in più che eser-
erano altrettante minacce di castigo, promesse di salvezza e se- citare semplicemente la sovranità, qualcos'altro rispetto a ciò che
gni di elezione. Una natura governata pastoralmente era una na- Dio fa con la natura, il pastore con le pecore, il padre di famiglia
/ tura popolata di prodigi, meraviglie e segni.
con i figli. Gli si 4oma.11dainsomma un ~l1pplemento rispetto al:
Terzo elemento, infine: un mondo governato pastoralmente la sovranità, i.ma differenza~ uli'altentàrispetfo alpàst<Yram~-Gh
era un mondo nel quale vigeva tutta un'economia di verità, qua- srdomarraa:·n ·govemo;ch.eè=quaICosa'illpìifClella sovranità; qual-
II le si trova nel pastorato. Verità insegnata, da un lato, e verità na-
scosta ed estratta, dall'altro. Erano presenti, quindi, delle forme
di insegnamento. Il mondo era un libro aperto nel quale era pos-
cosa di diverso dal pastorato, qualcosa che ricerca un modello di
cui è sprovvisto. Si trattadell'artedi governo. Quando l'arte di
governo sarà trovata; sìSapraaficneset~nndo quale tipo di razio-
sibile scoprire la verità, o piuttosto nel quale la verità, le verità si
\ insegnavano da sole, essenzialmente nella forma del rinvio reci-
nalità potrà realizzarsi questa operazione che non è né sovranità,
j
* Tra virgolette nel manoscritto.
* Congettura; una o due parole incomprensibili.
174 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DELL8 MARZO 1978 175

né pastorato. Di qui, la posta in gioco fondamentale della fine del tura e lo stato quanto la separazione tra i due e .quindi la sepa:
XVI secolo: che cos'è l'arte di governo? . razione tra principia naturae e ratio status, se msomma m1 s1
Rias~umiamo il tutto. Da un lato, abbiamo un piano in cui* la chiede di individuare questo uno che si divide in due, mi arren-
natura s1 separa dal tema del governo: una natura che non tolle- do subito. Ma non esistono altre vie per costituire l'intelligibi-
r~ .pi.ù u~ governo e. accet!a solo il regno di una ragione che in de- lità che dovrebbe essere stabilita nella storia? Lintelligibilità non
fimt1va e comune sia a D10 sia agli uomini. Una natura che tolle- dovrebbe forse procedere in un modo diverso rispetto alla ri-
ra unicamente il regno di una ragione che le ha fissato una volta cerca di questo uno che si divide in. due o produc~ i .d~e? Ad
per tutte, noE1 dire!, delle '.'leggi" - si Pl;lò vedere qui la comparsa esempio, non si potrebbe procedere, ~fl:v~ce ~he dall ~m~a o ~<:I­
della parola le~ge , ma siamo ancora m una prospettiva giuridi- la dualità natura-stato, dalla moltephc1ta dei processi d1vers1 m
c~;ep1stem~~?g1~a--:, q~ell~ c~e ~ncora non venpono chiamate "leg- cui si incontrano le resistenze al pastorato, le insurrezioni di
gi , [ma] dei pnnc1p1 , pnncipia naturae. Dall altro abbiamo una condotta, ma anche lo sviluppo urbano, lo sviluppo dell'alg~bra,
s<;>vran~t~ sugli uomini che è chiamata a farsi cari~o di qualcosa gli esperimenti sulla caduta dei corpi[.)?* Si tratterebbe d1 sta:
d1 specifico che non le appartiene direttamente, che obbedisce a bilire l'intelligibilità dei processi di cm parlo, mostrando quah
~n a.l~r? :-nodello e a un altro tipo di razionalità: questo qualcosa siano stati i fenomeni di coagulazione, di appoggio, di rafforza-
m _Pil;l ~ 11 governo, che deve a~cora trovare la propria ragione. mento reciproco, di coesione, di integrazione; insomma l'insie-
~nnctpt°: naturae, da un lato, rag10ne del governo, ratio status, dal- me dei processi, la trama delle relazioni che hanno avuto come
1i;tltro. S1 tr~tta della r~?io~ d~ stato. Principi della natura e ragion effetto globale la grande dualità, il ta?l~o e la .cesura tr~ la n~tu­
d1 stat~. E siccome gh 1taham sono sempre un passo avanti a noi ra - che può essere compresa a cond1z10ne d1 alleggenrla d1 un
e a tutti, sono l~ro ad aver definito per primi la ragion di stato. In governo pastorale e riconoscendole, allo scopo di g?vernarla, sol-
un t~s~o della fine del XVI secolo, Botero scrive1 9: "Lo stato è un tanto la sovranità di alcuni principi fondamentali - e la repub-
d?J?Imo fe~o .sopra i popoli". Come vedete non dà alcuna defi- blica - che può essere salvaguardata solo a condizione di dotar-
mz1~ne .tem!onale dello stato, che non è né un territorio, né una la di un governo che vada ben al di là della sovranità. In fondo,
provm~ia, ~e un regno, ma solo dei popoli e un dominio'fermo. forse, l'intelligibilità nella storia non risiede nell'attr.ibuzione, al:
La rag10n d1 stato - che non è per nulla definita nel senso stretto la fonte, di una causa più o meno sempre metafonzzata, bens1
che le attribuiamo oggi - "è notizia de' mezzi atti a fondare con- in qualcosa che si potrebbe chiamare la costitu~ione ~ la co~-
~ervare. o ampliareun?ominio".-Ma;aggrung·eBotero-cvrnfomo .. pòsiziòne·aegli·effettì: Come si ·compongono gh effetti globah,
m segmto), questa ragion di stato "abbraccia più la conservazio- gli effetti di massa? Come si è costituito quell'effetto ~lobale c~e
ne dello s~ato che la sua fondazione o estensione e ancor più la è la natura? Come si è costituito l'effetto-stato a partire da mil-
s~a este~s~one ~he la sua fondazione propriamente detta". 20 In al- le processi diversi che ho cercato di indic~re sempliceme~te. sul-
tn termm~, e?h fa della ragion di stato il tipo di razionalità! che la base di qualche esempio? Il problema e sapere come s1 siano
permet~era ?~ mantenere e conservare lo stato a partire dal mo- costituiti questi due effetti, nella loro dualità e secondo l'oppo-
m.ento 1~ cm.~ f<;>nd~to, ~el ~nzionamento quotidiano e nella ge- sizione essenziale tra l'agovernamentalità della natura e la go-
st10ne d1tutti1 ?10rn.1. Pnnctpta naturae e ratio status, principi del- vernamentalità dello stato. Lì si produce il chiasmo, l'effetto glo-
la ~at_uri;t ~ rag10n d1 ~tato, natura e stato, troviamo qui costituiti bale, anche se tale globalità è solo un effetto, m~ è proprio sul-
e d1stmt1, 1 due gra~d1 assi di riferimento dei saperi e delle tecni- la composizione di questi effetti di massa che bisognerebbe far
che che I uon:o occ~dentale moderno ha a disposizione. giocare l'analisi storica. Non c'è bisogno di dire che in tutto que-
Oss~rvaz1~ne d1 puro metodo. Direte che ho indicato la com- sto tanto nelle riflessioni di metodo appena abbozzate quanto
pars~ ~1 qu~st1 due elementi, la loro correlazione, il gioco di in- nei' problema generale del pas~orato ~ ~ella governam~nt~lità,
cr?c1, 11. chiasp10 che si è prodotto, ma non ne ho fornito una
sp1~ga~10ne. ~ ver?, non ho dato spiegazioni, per una serie di
r~g1~n~. Vorrei pero porre anche una questione. Se mi si chiede
d1 esibire la fonte unica da cui dovrebbero derivare tanto la na-
I mi sono ispirato e devo molto a1 lavon d1 Paul Veyne - d1 ~u~ co-
noscete o se non è così, dovete assolutamente leggere, Il hbro
su Il pa~e e il circo 21 - che al fenomeno dell' evergetismo nel mon-
do antico ha dedicato uno studio che per me rappresenta, at-

* Queste ultime tre parole sono scarsamente comprensibili. I • Due o tre parole incomprensibili.

I
177
LEZIONE DELL'8 MARZO 1978
176 SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE

[ ... ].* A tale proposito bisogna citare Chemnitz, _uno degli studio-
tualment~, il modello per affrontare i problemi del pastorato e
22 si ptù interessanti, che ha perfettamente colto il rapport~, o co-
della governamentalità.
munque l'analogia tr,a ciò.che accadeya ne~ campo delle sc1~nze e
· ·
. _Yeniamo ora alla ragion di stato. Qualche osservazione pr~­ ciò che accadeva nell ambito della rag10n d1 stato. Certo che e sem-
hmmare. Nel senso pieno e ampio che emerge dal testo di Bote- pre esistita la ragion di stato, afferma Chen;initz, .se con ql;lesta
ro, la ragion di stato venne subito percepita come un'invenzione espressione si intende il meccanismo con c~1 funzionano gh sta-
o in o~ni caso un'innovazione che aveva lo stesso carattere pe~ ti27; si è però dovuto trovare uno strun;iento mtell~ttuale c~mple­
rei:tono e secco della scoperta dell'eliocentrismo cinquant'anni tamente nuovo per individuarla e analizzarla, ~0~1 come esisto?~
pni:ia e dell~ legge della caduta dei corpi poco dopo. È stata per- stelle che non sono mai state avvistate, per individuare le quali s1
cepita p~opno come una novità. Non si tratta dello sguardo re- è dovuta attendere la comparsa di strumenti e occhiali. "I mate-
trospettiv~ che c~:mstata che lì è ~ccaduto qualcosa di importan- matici moderni - spiega Chemnitz - con i loro occhiali hanno sco-
te, sono gh stessi contemporanei tra la fine del XVI e l'inizio del
perto nuove stelle nel fi~ame.n~o n~n.c~é 1'esistenza deH: ma~­
XVII secolo a rendersi conto di avere a che fare con una realtà e
chie solari. Anche i nuovi uom1m poht1c1 hanno avuto a d1spos1-
un pro~lema assolutamente nuovi. In un'opera fondamentale di zi· one degli occhiali' grazie. ai quali hanno scoperto ciò che gli"28
an-
Chem?-itz - che, con lo pseudonimo di· Hyppolitus a Lapide, ha tichi non conoscevano o c1 avevano nascosto con tanta cura .
~ubbhc~to un t:sto sui ~apport~ tra l'.impero tedesco e gli altri sta- La ragion di stato è dunque un'innovazione, che fu subi~o pe~­
ti e destmato, di fatto, a1 negoziatori del trattato di Westfalia23 (il cepita come tale, e uno scand~lo. Cos~ ~ome le scoperte d1 Gali-
backgr<?_und storico in cui si inscrive è essenzialmente il proble- leo hanno provocato nel pensiero rehg10so lo scandalo che co-
ma dell_nnpero e d~lla sua amministrazione) 24 -, apparsa in lati- nosciamo, analogamente la ratio status ha provocato uno scan-
no con il titolo R~tw statµs e tradotta in francese assai più tardi, dalo almeno di pari portata. Ovvia~ente, il funziona~ento rea-
nel 17!.1o1712, m 1;1n :oiltro contesto storico e sempre a proposi- le, storico e politico di tale scandalo e stato del ~utto diverso, p:r-
to dell !mpero~ con il titolo Les intérets des princes allemands (la ché sullo sfondo si agitava la divisione tra Chi~se protestanti ~
traduz10ne sembra tradire loriginale, ma in realtà la ratio status Chiesa cattolica oltre che il problema della gest10ne, da parte d1
è proprio l'interesse dei principi tedeschi), in questo testo, dun- sovrani che si p;oclamavano cattolici, degli stati in cui ~geva l~
q?e, che fu composto durante la pace di Westfalia (1647-1648) tolleranza, come la Francia. Inoltre, dal momento che i fauto.n
s1 l~gge: ."Si sente o~ni giorno un'infinità di gente parlare dell~ 'più rigorosieardeiiti aelfa ~agfo~ di stato er~no, perlomeno .m
rag1.o?- d1 stato. Tuttr hanrrodadiret~cloro:~qrrellrcnesonosep:· Francia, personaggi come R1cheheu e Mazzarmo, che non spie:
pel~1t1 nella polve~e delle s,~uol~ ma anche quelli che ricoprono
cavano forse per la loro immensa pietà ma erano comunque dei
c~nche nella magistratura .25 S1 trattava pertanto di una novità
porporati, lo scandalo religioso ~rovo~ato d~lla comparsa dell:oi
d!venuta alla moda nel 1647. Qualcuno dirà che è una falsa no- nozione e del problema della rag10n d1 stato ~ stato del t~tto di-
vità,. ~erch_é l~ ragion di stato è sempre esistita: basta leggere gli verso rispetto alla fisica galileiana. Sempre d1 scandalo s1 tratta,
stor~ci ai;it1chi. per rendersi conto che già a quell'epoca si tratta-
comunque, al punto che un papa come Pio V e~be ~ di~e eh~ la
va d1 rag10n d1 stato. In fondo, Tacito stesso parla della ragion di ratio status non è affatto la ragion di stato, bens1 ratto diaboli, la
s~ato, : 6 e ne. mostra pure il funzionamento. Di qui lo straordina-
ragione del diavolo. 29 Non a caso esiste una let~er?-tura contro la
no remvest1mento del pensiero politico nel materiale storico - ragion di stato, che in Francia per u~ vers<;> era ispirata da un cat-
~egli storici latini e soprattutto in Tacito - per sapere se nelle fon-
tolicesimo integralista - stavo per dire -, m ogm caso _u~tran;io~­
ti antiche fosse possibile trovare effettivamente un modello del- tano e filospagnolo, e per un altro si opponeva alla pol!t1ca. d1 Ri-
la ragion di stato ed estrarre da quei testi un segreto poco cono- chelieu. Questa serie di libelli è stata riordinata e studiata m ma-
sciuto, sepolto e dimenticato durante il Medioevo che una buo- niera approfondita da Thuau ne~ suo imponent~ li.bro sul pen-
n~ le~tura di Tac!to avrebbe potuto ~pprtare a gall~. Tacito come siero politico nell'epoca di Richeheu, 30 al quale ni;vio. Ne traggo
b1bl;>ia della rag10~ di st?-to, du~que,' il che spiega lo spettacola- solo la citazione di un reverendo padre, Claude Clement, che cre-
re ntorno alla stona registrato m quel periodo. do fosse un gesuita legato - non so fino a che punto - agli spa-
Altri, al contrario, sostengono che si tratta di una novità ra-
(iicale che non va colta dal lato degli storici bensì intorno a noi
e _nei p::iesi stranieri: per comprendere il fun~ionamento della ra- * Qualche parola incomprensibile.
g10n d1 stato è necessario analizzare ciò che ci è contemporaneo
SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DELL8 MARZO 1978 179

gp.p}i, forse riparato in Spagna o forse solo un agente spagnolo. gativi - a tale proposito dovrei attenuare ciò ~he av.e".o. dett? la
In ogni caso padre Clément nel 163 7 scrive un libro intitolato Le prima volta, [cioè] che Machiavelli era stato m defim!1va npu-
rrl:'!chiavéli~me é~orgé. ,-f'J<:-chiavellismus jugulatus nel quale dice, diato dal discorso intorno all'arte di governo. In realta, le cose
gia nelle pnme ng~e: Riflettendo sulla setta dei politici, non so non stanno proprio così, sono più complicate. Machiavelli, in-
che cosa ne devo dire o tacere, e con quale nome chiamarla. De- fatti si trova al centro del dibattito per tutto il periodo compre-
fini~la un politeismo? Senza dubbio, perché il politico rispetta so t;a il 1580 e il 1650-1660, non perché non si possa fare a I?e-
ogm cosa I?~r la s?~a ragione J?Olitica. Ateismo? Sarebbe pure giu- no di lui, ma perché attraverso di lui si arti~ola tutto il ~iba~t1to.
sto, perche il politico ha un nspetto del comando che determina Non è in Machiavelli che si trova questo discorso, non e lm che
l~ sola ragion di stato; cambia di colore e di pelle ed è in grado definisce l'arte di governo, ma la ricerca di un'arte di gov~rn?
~1 ~rasformarsi più di Proteo. Definirla [sempre la setta dei poli- muove da ciò che egli dice. Dopo tutto, questo feno:n;ieno di_ di:
~1c1: M.F.] statolatria? Sarebbe il nome più adeguato. Se, nella sua scorso, in cui si va a cercare ciò che accade, mentre m re'.'llta s1
md1~eren~a.generale, il politico rispetta qualcosa è per concilia- sta semplicemente cercando di dire q~alco.sa ~ttrave~so d1 ~sso,
re gl~ ~om1m con non so quale divinità, dio o dea, che gli antichi non è l'unico nel suo genere. Il Machiavelli dei nostn t~mp1, da
gr~c1 mv?~avano col no_me di ~ittà, i romani col nome di repub- questo punto di vista, è proprio Marx: le cose non denvano da
blica o d1 impero e che I nostn contemporanei invocano col no- lui ma si dicono attraverso di lui.
me di stato. Ecco l'unica divinità dei politici, ecco il nome più 'In che modo il discorso si articola attraverso Machiavelli? Gli
adeguato per designarli". 31 Vorrei anche rinviare - nell'ambito · avversari della ragion di stato, i cattolici filospagnoli e anti-~~­
d~lla sterminata letteratura citata da Thuau - al semplice titolo chelieu dicono ai suoi fautori, e a coloro che cercano la specifi-
d1 un testo che è ancora più tardo, del 1667, scritto da un certo cità di un'arte di governo: voi sostenete che esista un'arte di go-
Ra)_':n;iond de Sa~nt-Martin. Il titolo del libro è il seguente: La Vraie verno autonoma, specifica e diversa dall'esercizio ~ella s~vranità
Reltgwn en son ;our contre toutes les erreurs contraires des athées ma anche dalla gestione pastorale. Tutta_via, quest arte d1 go,ver-
de~ libertins, d~s mathématiciens et de tous les autres3 2 qui éta~ no di cui voi affermate l'esistenza e che bisogna trovare, che era-
bltssent le Destm et la Fatalité, des pai'ens, des juifs, des mahomé- zionale, ordinata per il bene di tutti, diversa dalle leg?i di Dio o
tans, ~es ,s~ctes des héré~ù1.ues en général, des schismatiques, des della natura, nei fatti non esiste, non ha alcuna consistenza. Al
machtaveltstes .e! d~s polt~tques 33 (La vera religione nel suo splen- limite, può definire solo i capricci e gli intere.s~i del principe. Sca-
dore contro tutti gli errori contrari. degli atei:;·deHibertini··dehrra:: vatequàntovtpare nell'ìcte·i:cdhm'arte specifica d1 governo:. alla
tematici e di tutti gli altri che stabiliscono il destino e la'fatalità fine troverete Machiavelli, cioè soltanto i capricci o le leggi de~
?ei pagani, degli ebrei, dei maomettani, delle sette degli eretici principe. Al di fuori di Dio, delle sue leggi,. al di f;iori ~ei gra~d1
m genera~e, degli scisI?atici, dei machiavellisti e dei politici). modelli forniti dalla natura e dunque da D10, al d1 fuon del pnn-
. Vo,:;re1 so~erm.~~1 s1;1 ~re ,parole che ricorrono in queste dia- cipio di sovranità non c'è niente; so~o il cal?ricci? del Pr!-ncipe e
tnbe: Machiavelli , politica e naturalmente "stato". Iniziamo Machiavelli. A questo punto, qumd1, Machiavelli e~tra m g10co
d'.1 Machiavelli. In una lezione passata, 34 ho mostrato che l'arte come controesempio critico, di riduzione dell'arte d1 governo al-
d1 governo, ricercata così tenacemente dagli autori del XVI e XVII la semplice salvezza, non d~llo stato, m~ del princip~to. La go:
s~colo, non si pot~va trovare in Machiavelli per la semplice ra- vernamentalità non esiste. E questo che mtendono gh avversan
g1~ne c~e non esisteva, dal momento che il problema di Ma- della ragion di stato, quando afferm~no: ~iete solo.dei machia-
chiavelli non era la conservazione dello stato in sé. Vedrete che vellisti non troverete mai questa rag10n d1 stato. Rmcarando la
tutto s~ c~iarirà la prossima volta, quando affronteremo più in dose, dicono inoltre (come fa Innocent Gentillet, di cui vi ho già
dettaglio il problema della ragion di stato. Ciò che Machiavelli parlato)35 che l'impiego dei principi di Machiavelli i;on solo non
tenta di ~~lvagu~rdare ?-o~ è lo stato,. :n;ia il rapp?rto del princi- si situa sui binari dell'arte di governo, ma è un cattivo stru_men-
pe con c10 su cm esercita il suo domm10. In altn termini, biso- to anche per il principe, che se li applica rischia di perdere il suo
gn.a s:ilva~uard~re ~l principato come rapporto di potere tra il trono e il suo principato. 36 Machiavelli quindi no?-.s?l? permet-
prmc1pe e il temtono o la popolazione. Si tratta di una cosa com- te di ridimensipnare ciò che si cercava nella spec1fic1ta d~lla r'.1-
pletaI?ente. diversa: Non mi sembra ci sia un'arte di governo in gion di stato, ma di mostrarne anche il car'.l~tere .contradd1tton~
Machiavelli. Resta il fatto, tuttavia, che Machiavelli si colloca al e nocivo. Secondo un argomento ancora pm radicale: quando s1
centro di un dibattito che lo valuta sia in termini positivi sia ne- fa a meno di Dio e del principio fondamentale della sua sovra-
180
SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DELL8 MARZO 1978 181

nità sul mondo, sulla natura e sugli uomini per tentare di trova- Dio può trasmettere al mondo o alla natura. Concludo qui quan-
r7 una f<?r~a di governo specifica, dove si va a finire? Ai capric- to avevo da dirvi su Machiavelli.*
ci del pnnc1pe, come ho già detto, ma anche all'impossibilità di Consideriamo ora la parola "politica". Come avete visto, in
fo?dare q~alunq1:1-e form~ di vincolo al di sopra degli uomini. To- tutte queste polemiche sulla ragion di stato [s~ incontra) l:=t P;;tro-
gliendo Dio dal s1~tema, m nome di che cosa si dirà agli uomini la "politica": sempre impiegata in senso negativo, non s1 nfensce
che devon? ob~edire.al !?averno? Se sparisce Dio, spariscono an- a qualcosa, a un settore, a un tipo di pratica, m;;t ~ delle P.erso~e,
che le leggi e gh obbhghI. Qualcuno ha detto: "Se Dio non esiste "i politici". I politici sono una setta, qualcosa c10e che ?fiora 1e-
tutto è permesso", ma non si tratta di chi pensate voi.3 7 È stato ii resia. La parola "politici" designa qui del!e perso10e ull:1te tra lo:
reverendo padre Contzen a dire, nel Politicorum libri decem il Li- roda un certo modo di pensare, d1 analizzare, d1 rag10nare, d~
b~o de~la ~olitica: del 1620 3 ~*: se ~i<? non esiste, tutt? è pe~esso. calcolare di concepire ciò che spetta a un governo e la forma d1
S1 noti, d1 sfuggita, come 1appanz10ne delle quest10ni dello sta- razionalità su cui deve essere fondato. In altri termini, nell'Occi-
to e della governamentalità in Russia verso la metà del (:xrx]** se- dente del XVI e XVII secolo la politica non è apparsa come campo,
colo ~on ha provocato lo stesso problema.*** Se Dio non esiste, come insieme di temi, come professione o vocazione. In realtà
tutto e permesso. Dunque, bisogna che Dio esista [ ... ].**** sono apparsi i politici, vale a dire una certa maniera di presen-
Qua~to ai sostenitori della ragion di stato, alcuni affermano: tare, di pensare, di programmare la specificità del governo .ri-
non abbiano nulla a che vedere con Machiavelli che non ci offre spetto all'esercizio della sovranità. A differenz~ ~el prob!~IT?-a gm-
ciò che cerchiamo. Machiavelli, alla fine, è solt~nto un machia- ridico-teologico del fondamento della sovramta, ~ pol~t1,c1 ~ono
ve!lis~a, che .cal~ola. tutt? sol!anto in funzione degli interessi del coloro che cercano di pensare la forma della raz10nahta d1 go-
prmc1pe, qumd1 n01 lo npud1amo. Il rifiuto di Machiavelli avvie- verno nella sua autonomia. La politica intesa come campo o ti-
ne pertanto da due lati: da coloro che criticano la ragion di sta- po di azione fa la sua comparsa solo verso la metà del XVII seco-
to, perché essa, in definitiva, non è altro che Machiavelli· e dai lo. I:espressione "la politica" si trova in alcuni testi, in particola-
sostenitori della ragion di stato, che non trovano in Machiavelli re nel marchese du Chastelet43 e in Bossuet. Quando Bossuet par-
ciò ~he cercano e pensano anzi che sia da dare in pasto ai cani. la della "politica tratta dalla Scrittura santa", 44 capite che da quel
Tra ~ soste?it~ri della. ragion di stato, tuttavia, qualcuno accetta momento la politica non è più un'eresia, ha smesso di essere un~
la sfida e.clic:~: Il l\_1ac~1~velli de~ Com;nenti, 39 almeno, se non quel- maniera di pensare propria di certi individui, un certo modo d1
lQ deIPrmczpe, c1 puom effetti servireperehé-ha··realmente-ten::· ragionare,·edèdiventataun ·campo valoriz~ato positi~ament~
tato di individuare, al di fuori di un modello naturale e di un fon- nella misura in cui è integrata nelle istituziom, nelle pratiche, nei
damento teologico, le necessità intrinseche della città le neces- modi di fare del sistema di sovranità della monarchia assoluta
sità dei rapporti tra governanti e governati. Ci si imbatte così in francese. Luigi XIV è infatti l'uomo che ha fatto entrare la ragion
qua.lche apologeta di ~achiavelli - ma sono davvero pochi -, che di stato, con la sua specificità, nelle forme generali della sovra-
OVVIam~nte non f;;t ma~ parte ~egli ~vversari della ragion di sta- nità. Il ruolo del tutto singolare svolto da Luigi XIV in questa vi-
t~, ma .nentra tra ~ suoi ~ostemtori. E il caso di Naudé, agente di cenda consiste proprio nel fatto che egli è pervenuto, non solo
Richeheu, che scnve un opera in cui tesse l'elogio di Machiavel- nella sua pratica, ma in tutti i rituali manifesti e visibili dell~ sua
li40; ed è anche il caso del libro di un tale Machon41 che, in un monarchia (su cui ritornerò la prossima volta**), a rivelare il le-
senso paradossalmente cristiano, spiega come Machiavelli sia del game, l'articolazione, e allo stesso tempo la differenza di livello
tutto conforme a ciò che si dice nella Bibbia, 42 ma non perché in- e di forma tra la sovranità e il governo. Luigi XIV incarna la ra-
tenda mo.strare ~he I.a Bi.bbia è.piena di errori, bensì per dire che gion di stato, e quando afferma "lo stato sono io~ è p~oprio.que­
a?~~e ~e1 J?o:poh gmdat1 da D10 e dai profeti esiste una specifi- sta giunzione sovranità-governo a essere messa m pnmo piano.
c~ta 1rr1duc1bile ~el governo, una sorta di ratio status, una ragion
d1 stato che funz10na da sola e al di fuori delle leggi generali che * Il manoscritto (p. 20) sviluppa qui una riflessione sulla teoria del contr~t­
to come mezzo per "bloccare la questione insidiosa di Contzen": "Anche se D10
non esiste, l'uomo è obbligato. Da chi? Da lui stesso". Prendendo l'esempio di
• Foucault aggiunge: in termini [parola incomprensibile] perché era in latino Hobbes Foucault aggiunge: "Il sovrano così istituito, essendo assoluto, non sarà
** M.F.: "xvn". ' ·
legato da nulla. Pertanto potrà essere pienamente un 'governant~"':.
:::.Fouc;ault aggiunge: "lo stesso" [parola incomprensibile]. ** Foucault aggiunge: "si tenterà" [alcun~ parole incompr~ns1b1h] .. Cfr: l~ os-
La fine della frase è incomprensibile (ultima parola: uno stato). servazioni nella lezione seguente sul ruolo politico del teatro all epoca d1 Lmg1 XIV.
182
SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE LEZIONE DELL8 MARZO 1978 183

Quando Bossuet parla della "politica tratta dalla Scrittura san-


vece lo stato non fosse altro che una maniera di governare? Se
ta", la politica è già divenuta qualcosa che ha perso le sue con-
non fosse altro che un tipo di governamentalità? Se queste rela-
notazioni negative: è ormai un campo, un insieme di temi un ti-
zioni di potere che si formano a poco a poco, sulla scorta di pro-
po di organizzazione del potere. Dire che essa è tratta dall~ Scrit-
cessi molteplici e molto diversi gli uni dagli altri, e che si coagu-
tura santa .si~nifica che si è stabilita la riconciliazione con la pa-
lano gradualmente producendo effetti, se queste pratiche di go-
storale rel.1~10sa o, al~e?o, I~ modalità dei rapporti con la pa-. verno fossero proprio ciò a partire da cui si costituisce lo stat??
storal~ rehg10sa; S~ pOl SI aggmnge che questa politica tratta dal- Si dovrebbe allora dire che lo stato non rappresenta nella stona
la s.cnttu;a santa m Bossuet porta alla conclusione che il galli-
quella specie di mostro freddo che non ha smesso di crescere e
camsmo e state;> fond'.'lto, : cioè che la ragion di stato può gioca-
svilupparsi come un organismo che minaccia dall'alto. la,so~i~tà
r~ co~tro la Chies~, s1 c;;ip~sce quali rivolgimenti si siano prodot- civile. Si tratterebbe invece di mostrare come una soc1eta civile,
ti tra .il mo~e~to m cm s1 lanciavano anatemi contro i politici, o più semplicemente una società governamentalizzata, a partire
associandoli a1 maomettani e agli eretici, e il momento in cui il
vescovo di Tours trovava nella Scrittura santa ìl diritto per Luigi dal XVI secolo ha messo in piedi qualcosa di fragile, e al tempo
stesso ossessivo, che si chiama stato. Lo stato è solo una peripe-
XIV ~~ aver~ una politica diretta dalla ragion di stàto1 e quindi
sp~c1fica, differente e addirittura opposta a quella della monar- zia del governo, non è il governo a essere uno strumento dello
chia assoluta della Chiesa. L'impero è decisamente morto. stato. In ogni caso, lo stato è una peripez.ia della governa,m~i:_it~­
lità. Per oggi abbiamo concluso. La prossima volta parlero pm m
Terza parola, dopo Machiavelli e politica, è "stato". (Sarò mol- dettaglio della ragion di stato.
to breve perché ne parlerò a lungo la prossima volta.) Sarebbe
certamente assurdo sostenere che l'insieme delle istituzioni che
chiamiamo stato risalga agli anni 1580-1650. Non avrebbe sen-
so di~e. c?e lo st'.'lto nasc~ allora. Dopo tuttb, in Francia i grandi
eserciti s1 orgamzzano g1a con Francesco I. La fiscalità risale an-
cora pi~ in~ietro e la ~iustiz~a era persino anteriore. Tutti questi
apparati :s1stevano gia. Ma il fatto importante che bisogna con-
s1~e:are, m qua~to fe?omeno storico reale, specifico, irriducibi-
I: e il ~omenr<> in__~l!~]Q,SJatoJ;mtra..effetti:vament€l--nella-pratiea-~---·---l!!'--·--------·-. ~·..............____ ...............
n.fl~ss~va.degh uom1m. Il problema è sapere quando, in che con-
d1z10m e m che ~orma lo sta~o ha iniziato a essere progettato, pro-
grammato e svilupp'.'ltb all'mterno di una pratica di riflessione;
da che momento e diventato oggetto di conoscenza e di analisi e
in che modo è entrato a far parte di una strategia riflettuta e con-
certata, cominciando a essere invocato, desiderato invitato te-
muto,. ripudiato, am~t~: odiato. Insomma, ciò che bisogna ten-
1

t~re di comprendere e I mgresso dello stato nel campo della pra-


tica e del pensiero degli uomini.
. . Vorrei cerca~e di mostrare come sia effettivamente possibile
ns1tuare la nascita dello stato, quale posta in gioco politica fon-
damental~,, in una stori~ più generale che è quella della gover-
namentahta o, se preferite, nel campo delle pratiche di potere.
So bene ~he secondo alcuni, a forza di parlare di potere, si fini-
sc~ per ahme~tare .un'ontologia interna e circolare del potere. Mi
chiedo, tuttavia, se non siano proprio quelli che parlano di sta-
to, che fanno la storia dello stato, della sua evoluzione e delle sue
pretese a sviluppare un'entità attraverso la storia, finendo per
~reare un'ontologia di questa cosa che sarebbe lo stato. E se in-

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