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Le citazioni consistono essenzialmente nel riportare le parole di un autore in forma indiretta o in forma
diretta. Nel primo caso si parla di citazione riassuntiva, nel secondo caso di citazione letterale: in
entrambi i casi è obbligatorio indicare chiaramente la fonte da cui la citazione è tratta.
1. CITAZIONI RIASSUNTIVE:
ESEMPI: Nella Vita Nuova Dante, commentando in prosa una scelta delle sue poesie, realizzò un
connubio particolare fra i due generi (cfr. Gorni 1993: 157)
La gran parte delle lingue degli immigrati oggi in Italia non hanno ancora apportato cambiamenti
significativi all’italiano (cfr. Ricci 2016: 45).
Ricci (2016: 45) sostiene che la gran parte delle lingue degli immigrati oggi in Italia non abbiano ancora
apportato cambiamenti significativi all’italiano.
2. CITAZIONI LETTERARIE:
Consiste nel riportare esattamente (punteggiatura compresa) le parole di un autore, che verranno
inserite nel testo – se non eccedenti le tre righe – all’interno di virgolette basse. Le indicazioni
bibliografiche seguiranno le stesse norme che abbiamo visto a proposito della citazione riassuntiva, ad
esclusione di “cfr.”, che qui non appare.
ESEMPI: Infatti, a questa altezza cronologica e nella condizione descritta, «la presenza di singoli nomi o
di brevi frasi in volgare acquista particolare rilievo» (Stefinlongo 1985: 47).
Tra i prestiti più antichi, «sarebbe arduo distinguere tra forestierismi occasionali, adoperati con intento
connotativo da un singolo scrittore, e forestierismi entrati stabilmente nella lingua comune e poi usciti
d’uso» (Serianni 1990: 100)
Serianni (1990: 100) sostiene che, tra i prestiti più antichi, «sarebbe arduo distinguere tra forestierismi
occasionali, adoperati con intento connotativo da un singolo scrittore, e forestierismi entrati
stabilmente nella lingua comune e poi usciti d’uso».
- Si possono omettere alcune parti di un testo all’interno della citazione: l’omissione va tuttavia
segnalata con tre puntini di sospensione tra parentesi quadre [… ]
3. BIBLIOGRAFIA FINALE:
Nella bibliografia finale inseriamo tutte le informazioni bibliografiche relative ai contributi citati nel
nostro testo la bibliografia finale è la chiave interpretativa indispensabile per dare senso al sistema
“autore anno”, e come tale richiede la massima accuratezza.
Esempio di riferimento bibliografico finale: Vedovelli M. (2011), Storia linguistica dell’emigrazione
italiana nel mondo, Roma, Carocci editore.
La bibliografia contiene le informazioni che si trovano nel frontespizio di ogni volume, gli item
bibliografici vanno posti in ordine alfabetico, sulla base del cognome del loro autore e in base alla
natura del contributo (saggio, articolo, monografia, ecc.), si cita in maniera diversa.
PARTE DA CITARE: «Nel testo solo una parte del contenuto informativo è espressa, il
rimanente rimane implicito e deve essere ricostruito: attivare i contenuti impliciti è parte integrante
del processo interpretativo.»
citazione riassuntiva:
- Per interpretare il senso di un testo è necessario fare riferimento a ciò che non viene esplicitamente
detto (cfr. Palermo 2017: 56)
- Palermo (2017: 56) sostiene che per interpretare il senso di un testo è necessario fare riferimento a
ciò che non viene esplicitamente detto
citazione letterale:
- Per quanto riguarda l’interpretazione di un testo, è necessario ricordare che «solo una parte del
contenuto informativo è espressa, il rimanente rimane implicito e deve essere ricostruito: attivare i
contenuti impliciti è parte integrante del processo interpretativo» (Palermo 2017: 56).
- Per quanto riguarda l’interpretazione di un testo, Palermo (2017: 56) sostiene che «solo una parte del
contenuto informativo è espressa, il rimanente rimane implicito e deve essere ricostruito: attivare i
contenuti impliciti è parte integrante del processo interpretativo».
I SEGNI PARAGRAFEMATICI
PUNTEGIATURA:
I. Divide le porzioni di un testo
II. Evidenzia le gerarchie sintattiche tra i costituenti di una frase semplice e complessa
III. Suggerisce l’intonazione di una frase
c) prima / dopo un vocativo: Fratelli, venite! / Venite, fratelli! d) prima / dopo un’apposizione:
Camilleri, famoso scrittore siciliano, ha vinto il premio letterario.
a) in frasi coordinate per asindeto (senza congiunzioni) Mangia una pizza, beve una birra e va a casa.
b) prima di frasi introdotte da varie congiunzioni coordinative (perciò, pertanto, ma, cioè): Non ho
fame, perciò non mangio.
c) dopo frasi subordinate (concessive) introdotte da congiunzioni: Benché piovesse, non ha portato
l’ombrello.
d) prima di subordinate incidentali: Marco, guidando ubriaco, ha investito una donna che passeggiava.
b) Gli incisi vanno separati con due virgole o (meno preferibile) non vanno separati con virgole, ma mai
con una sola virgola!! La squadra, a mio parere, meritava la vittoria; La squadra a mio parere meritava
la vittoria; La squadra a mio parere, meritava la vittoria.
c) La separazione di complementi con una virgola è facoltativa e legata allo stile. L’importante è essere
rigorosi e costanti: scelto un modo, si fa sempre così: In un tempo lontano, con molta gioia, scoprì che
aveva origine nobili. In passato era stato molto attivo, con i suoi compagni di classe.
- La virgola NON separa MAI una reggente e una completiva: Penso che Siena sia una bella città /
Penso di essere arrivato. / Ritiene, che sia tutto finito.
- La virgola NON separa MAI una reggente e una interrogativa indiretta: Non so se abbia capito la
lezione. / Non so, se abbia capito la lezione.
- La virgola si usa prima di una relativa non restrittiva (esplicativa): Ho comprato i biglietti per gli Iron
Maiden, che suonano a Firenze il mese prossimo.
- La virgola NON si usa prima di una relativa restrittiva (limitativa): Il concerto che ho visto a Firenze è
stato bellissimo.
Solo in frasi marcate in cui si vuole mettere in evidenza il soggetto o l’oggetto, è possibile usare la
virgola per riprodurre l’intonazione della voce: Ha mangiato tutto senza respirare un secondo, Marco!
Alessio, l’ho visto all’uscita da scuola
IL PUNTO E VIRGOLA
Si usa in enumerazioni complesse (in cui gli elementi presentano strutture non omogenee), dove la
virgola non basta per scandire il discorso: Ho preso una capricciosa con prosciutto, uovo, carciofi e
funghi; il dolce della casa e un caffè offerto dal proprietario del ristorante.
Si usa prima di un connettivo (dunque, perciò, quindi, insomma) per indicare la conclusione di una
ragionamento: La vacanza è stata disastrosa fin dalla partenza; perciò siamo rientrati prima del
previsto
I DUE PUNTI
- introducono un elenco i cui elementi non siano l’oggetto della frase: Ogni anno milioni di turisti
visitano Roma per ammirarne gli straordinari monumenti: il Colosseo, la Fontana di Trevi, la Basilica di
San Pietro e molti altri. Ho scritto: una mail, una tesina e un tema.
IL PUNTO
- segnala una pausa importante, e si mette al termine di un enunciato (espresso con frase semplice o
complessa), prima che ne cominci un altro: La navetta collega l’aeroporto al centro della città. Poi è
necessario prendere la metropolitana. La navetta collega al centro della città. Dove si trovano le più
importanti attrazioni turistiche.
- si usa per indicare delle abbreviazioni (dott., ecc., prof.ssa). Quando coincide con la fine di una frase
(semplice o complessa), non si ripete: Vorrei parlare con il dott. Rossi.Può passarmelo? Non ho capito
l’esercizio, e quindi ho scritto una mail al prof.
- Quando una frase (semplice o complessa) si conclude con un punto interrogativo o esclamativo NON
aggiungiamo il punto: Quante macchine ha tuo padre?.
- Usiamo SEMPRE il punto dopo le virgolette di un discorso diretto: «Vai a casa e prova a riposare un
po’».
VIRGOLETTE ALTE
- segnalano un impiego allusivo e particolare di una parola (da usare solo quando necessario): Era
effettivamente una notevole "gatta da pelare".
Le virgolette alte non vanno confuse con gli APICI ‘ ’, utili a spiegare il significato di un termine: Uso
spesso il couchsurfing, ossia un ‘servizio di scambio di ospitalità’
VIRGOLETTE BASSE
-indicano l’apertura e la chiusura di un dialogo o di una citazione (letterale): Renzo disse: «Andiamo da
donAbbondio!». Leopardi mirava piuttosto a una «moderna inaffettata classicità letteraria» (Vitale
1992: 226).
TRATTINO BREVE - si usa nelle parole composte non stabilizzate in italiano: italo-americano rosso-blu -
si usa per evidenziare il legame occasionale tra parole o cifre: psico-neurolinguistica pp. 22-33
TRATTINO LUNGO si usa per segnalare un inciso, in concorrenza con le virgole e le parentesi tonde: La
polizia – dopo essere entrata nell’appartamento – ha scoperto prove inconfutabili contro l’uomo.
PARENTESI TONDE
- si usano per segnalare incisi, in concorrenza con le virgole e con i trattini lunghi.
- si usano per precisare un termine o qualcosa che si è appena detto: Il presidente della repubblica
italiana (Mattarella) ha presieduto la riunione del Consiglio Supremo di Difesa.
- si usano per dare notizie accessorie ma importanti nel testo come date, informazioni bibliografiche,
fonti citate: Benedetto Croce (1866-1952) è stato il primo a parlare di «dialettalità riflessa» (Croce
1952).
PARENTESI QUADRE
- si usano per inserire parentesi dentro altre parentesi: L’Università ha adottato misure straordinarie
(sulla base del nuovo ddl. 268 comma 3 [2016]) in materia di sicurezza antisismica.
- si usano per segnalare, insieme a tre puntini, una omissione all’interno di una citazione: «le
trasformazioni economiche e culturali richiederanno […] un modello flessibile di istruzione» (Cogno-
Currò 2001: 58).