Sei sulla pagina 1di 5

FILOLOGIA MEDIEVALE E UMANISTICA

P. PONTARI

01/03/2022
Piena stagione medievale: VI d.C. fino a tutto il XV.

EDIZIONE CRITICA: edizione scientifica più affidabile che corrisponde alla volontà dell’autore, più
in uso “scholar edition”, l’edizione prodotta da uno studioso, un filologo di professione che ha
deciso di pubblicare un testo, è un’edizione che ha subito un lavoro molto accurato.

AUTOGRAFO = scritto di pugno dell’autore stesso: se non lo abbiamo, non possiamo avere la
certezza che quella forma del testo sia affidabile, leggibile nello stesso esatto modo in cui l’autore
l’ha concepita.

Il medioevo si traduce in 10 secoli di letteratura in lingua latina.

La letteratura latina medievale deve essere scollegata da un pregiudizio: che sia religiosa e di
scarsa qualità.

Franceschini afferma che un filologo medio-latino deve:

conoscere necessariamente il contesto entro il quale un determinato testo è stato


prodotto;
scrollarsi di dosso molti pregiudizi, che la letteratura medievale sia il prodotto degenere
della letteratura classica;
non pretendere di considerare questa qualità inferiore solo a partire dal fatto che la lingua
utilizzata dagli autori del medioevo appaia diversa da quella usata dagli antichi scrittori
romani;
non intendere che sia il prodotto univoco generato dalla cultura cristiana del tempo (come
una produzione letteraria influenzata dal pensiero della Chiesa).

Invita i suoi studenti a considerare che ciò che noi definiremmo filologia medievale è “come un
fiume carsico” che, pur sgorgando dalla sorgente, si inabissa in altri torrenti e riaffiora più avanti:
ogni tanto emerge una letteratura in lingua latina che ci dà uno scorcio di come si scrivesse per i
dotti in quell’epoca.

Franceschini, in questo periodo letterario, ci invita a pensare che ci saranno autori ed autrici che
sono testimoni delle loro epoche che ci aiuteranno a capire quanto sia approssimativa la nostra
idea di medioevo.
02/02/2022

Pisa, veniva inaugurata una collana editoriale di testi inediti di età umanistica e rinascimentale:
ideata da Giovanni Gentile e da un ricercatore ebreo-tedesco rifugiato in Italia per le persecuzioni
naziste, Paul Kristeller.

Si identifica in quella collana la prima genesi di un dibattito che si sviluppò nei primi due anni
successivi alla nascita della collana stessa.

CRISTOFORO LANDINI , poeta e filosofo pubblica l’edizioni dei Carmina con le cure di ALESSANDRO
PEROSA che ne procurò un’edizione critica che per noi risulta essere la vera prima e.c. che rispetta i
concetti formativi della filologia umanistica

Perosa pubblica il “Canzoniere latino” e cerca di proporre un testo che rispettasse la tradizione
manoscritta.

Questa edizione di Landino curata da Perosa ricevette una critica molto dura da un latinista presso
l’università di Firenze, NICOLA TERZAGHI : pubblica questa recensione con l’intenzione di segnalare
tutti gli errori che Perosa aveva lasciato indebitamente nel testo di Cristoforo Landini, accusandolo
di aver commesso alcuni errori di ricostruzione del testo critico soprattutto in ambito della metrica;
aveva notato che nel testo di Perosa vi fossero versi ipometri ed ipermetri.

Questa analisi si rivelò corretta perché gli errori risultarono oggettivi ma Perosa rispose a questa
imputazione: non lasciò questi errori per pura disattenzione e pubblicò un saggio “Critica
congetturale e testi umanistici”: l’endiadi che si ritrova in questo titolo è significativa e di per sé
parlante, in risposta all’accusa: la “critica congetturale” è quella operazione critica che un editore
esegue quando ricorre ad una emendatio in maniera tale da sanare evidenti errori con la forza del
proprio ingegno, ipotizzando quale potesse essere la lezione corretta.

Critica congetturale accostata a testi umanistici è qualcosa che Perosa nota per la prima volta non
essere lecito: pare che egli avesse lasciato di proposito quegli errori di Landino in quanto l’autore
stesso non aveva certo quella perfezione metrica di composizione dei versi latini e, correggere
quegli errori, avrebbe significato correggere l’autore stesso.

Alessandro Perosa sta per enunciare un metodo che è proprio della filologia medio-latina: gli
autori medievale ed umanistici non sono sempre corretti, capaci di distinguere quale fosse la
regola grammaticale o metrico-prosodica latina.

Kristeller diceva che le sue scelte editoriali non potevano avere gli stessi principi ecdotici della
filologia classica, anzi, abusare della pratica dell’elaborazione della critica congetturale, costituisce
un grave errore perché la consapevolezza linguistica grammaticale di quegli autori non è la stessa
degli autori dell’età classica. La sensibilità quantitativa innata dei classici non corrisponde e non si
può applicare ai medievali.
Perosa sosteneva infatti che Landino avrebbe potuto commettere un errore di “contra-metrum”,
errando nella conta delle sillabe e compromettendo la costruzione del verso: non sono errori
meccanici provocati da agenti esterni come la distrazione ma per propria consapevolezza e livello
di conoscenza della norma classica.

La prassi dell’edizione critica dei testi medievali ed umanistici ha bisogno di regole proprie.

 Ogni volta che si pubblica un testo va fatto secondo principi metodologici che sono propri e
legati al caso che stiamo studiando, il filologo deve conoscere il contesto del testo in cui
l’opera è stata prodotta e se è tale da influenzare la scrittura di un’opera.

In filologia è come operare da restauratori: si può essere conservativi o invasivi, ricostruttivi, oggi
è privilegiato il primo atteggiamento, non solo in casi in cui sia un testo frammentario ma in caso
in cui la lezione che ci è stata trasmessa di un certo testo sia difendibile (se è già difendibile non
c’è alcun motivo di intervenire per correggere quelli che a noi risultano come errori).

Era in atto una vera e propria rivoluzione nella filologia italiana grazie a Michele Bardi, che stava
ridisegnando i propri principi metodologici.

In quegli anni si stavano costruendo le nuove filologie moderne, tutte quelle che per loro necessità
hanno uno statuto differente dalla filologia classica.

Da quel momento in poi si comprese che qualcosa dovesse essere rivisto anche a livello di
stemmatica:

STEMMATICA = Branca della filologia che riassume in sé la teoria e la tecnica ricostruttiva


della tradizione manoscritta e a stampa e dell’edizione di un testo.
Deriva da “STEMMA CODICUM”: lo stemma dei codici, rappresentazione grafica a forma di
albero genealogico di tutte le fonti che oggi trasmettono un determinato testo +
rappresentazione grafica di tutte le fonti manoscritte e a stampa che oggi trasmettono un
determinato testo (queste fonti si chiamano “TESTIMONI”, ci danno una versione di quel
testo ancora oggi e noi possiamo quindi interrogarli: grazie alle loro versioni possiamo
procedere a ricostruire un testo nella sua autenticità).
o Per poter produrre un’edizione critica io devo prima poter conoscere tutti i Testimoni di
quell’opera, deve effettuare una “RECENTIO” = raccolta, censimento, di tutti i testimoni
manoscritti o a stampa di un’opera.

Il primo compito di un filologo è censire tutti questi Testimoni: questa operazione deriva da
KARL LACHMANN ed ha dato il nome al “Metodo Ricostruttivo delle tradizioni Manoscritte”.

Oggi possiamo affermare però di utilizzare un metodo Neo-Lachmanniano, perché ci


discostiamo a causa di una sua convinzione: diceva che questa prima fase di lavoro di
censimento dovesse essere condotto in maniera il più possibile neutrale e meno oggettiva
senza

le influenze del nostro pensiero, stava pensando ad una fase connessa alla Recentio, ovvero
alla “COLLATIO”: confronto tra i testimoni censiti di una determinata opera, invita a Collationare
la lezione tradita di tutti i testimoni recensiti. Operazione fondamentale per l’indagine.

Da circa metà del 400 fino all’anno 1500 compreso, le antiche stampe prendono il nome di
“INCUNABILI”: in latino “cuna” vuole dire culla e questi sono i primi esemplari neonati nella storia
della stampa e da lì in poi si genera una diffusione nella cultura dei testi.

Dobbiamo dare lo stesso grado di affidabilità a ciascuna delle edizioni che i Testimoni ci
consegnano.

Non tutti i testimoni tramandano lo stesso testo, se non è sopravvissuto l’autografo, bisogna
sempre immaginare che l’originale perduto sia stato copiato e, in questa copia è possibile trovare
errori ma anche manipolazioni, interpolazioni (errori materiali come tarli, macchie di umidità,
strappi).

 Il Testimone da cui si genera una copia viene chiamato Antigrafo, a sua volta la copia che
ne deriva si chiama Apografo.

Un copista nel copiare dal suo Antigrafo può aver commesso un errore di lettura, interpretando
male (errore meccanico).

Si parla di tutte quelle casistiche nelle quali il testo originale ha subito corruttela, alterazione tale
da essere reputata erronea.

È anche probabile che una versione non corrispondente ad altre versioni non sia Errore a ma sia
concorrente, per questo occorre non essere pregiudiziali nell’effettuare una Collatione e che
quella versione sia tanto valida quanto quella che si trova in un altro Testimone: qui non si può
parlare di errore ma di Variante.

 da una Collatione dunque emergeranno necessariamente Errori e Varianti.


 il mio lavoro di filologo sarà quello di covare tutti gli Errori e scegliere tra Varianti.
 Il filologo deve (anche nei casi in cui non sia possibile individuare esattamente una forma
corretta invece di una più scorretta), immaginare quale sia stato il volere dell’autore.

Ci sono dei metodi che aiutano il filologo a fare una scelta tra varianti e per la correzione di errori;
questi principi sono utili a creare un’immagine di come sia avvenuto il processo di Copia
stemmatica perché il filologo, dopo che avrà confrontato la lezione dei diversi Testimoni otterrà
una serie di dati, indizi (errori e varianti) ed otterrà info su come il testo si sia diffuso e riprodotto,
copiato. Si potrà anche risalire al genitore ed al Capostipite dell’opera.

Alla fine sarò in grado di rappresentare il testo come se stessi rappresentando lo stemma nobiliare
di una famiglia, a questo punto potrò stabilire come questo testo si sia trasmesso dal capostipite ai
pronipoti.

Potrebbero piacerti anche