DelL’EDIZIONE DEI TESTI antichi è moderni si occupa l’ECDOTICA (o critica o filologia testuale)
1. Filologia romanza e critica del testo → origini: 1800 → filologia romanza = critica del testo → perché → studio dei
testi antichi = filologia + linguistica storica - scopi della critica del testo: rendere accessibile al lettore moderno un testo
antico conforme alla volontà del suo autore → il filologo testuale deve correggere gli errori di trascrizione mediante:
- lo studio della tradizione;
- la congettura.
Inoltre, deve possedere nozioni di paleografia, codicologia e diplomatica
2. Materiali e scritture nel medioevo → si scriveva a mano (almeno fino a quando fu inventata la stampa nel ‘400)
intingendo il calamo o la penna di volatile nell’inchiostro e scrivendo su pergamena o su carta, che poteva anche essere
rilegata per formare i manoscritti (o codici) – tipi di scrittura:
- prima della caduta dell’Impero romano → caratteri latini;
- dopo la della caduta dell’Impero romano:
• in Francia → scrittura merovingica e poi con Carlo Magno la minuscola carolina;
• in Spagna → la visigotica;
• nei ducati longobardi del sud Italia → scrittura beneventana
Tra 1200 e 1400 in Italia:
- gotica (per i libri);
- minuscola cancelleresca;
- mercantesca.
Caratteristiche della scrittura medievale:
- non si distingue U da V;
- si usano pochissimo punteggiatura e lettere maiuscole;
- non esistono apostrofi e accenti;
- le parole non sono sempre separate secondo l’uso moderno
3. La trasmissione dei testi → prima dell’invenzione della stampa l’unico sistema per diffondere un testo era copiarlo a
mano → copiare = sbagliare (incomprensioni, disattenzioni, salti) → inoltre il copista cercava di correggere gli errori
dell’esemplare antigrafo (da cui stava copiando) – tipi di tradizione:
- testimonianza originale → manoscritto dell’autore (eventualità abbastanza rara) [Canzoniere, Decamerone];
- testimonianza unica non originale → unica copia di uno o più testimoni o dell’originale andati perduti (è il caso di testi che
hanno avuto poca diffusione, come la Sequenza di Sant’Eulalia ma anche il Cantar de mio Cid);
- testimonianza plurima non originale → copie dirette o indirette dell’originale andato perduto (come la Chanson de Roland e
la Commedia dantesca)
Tipi di intervento dell’editore critico:
- se esiste l’originale → edizione interpretativa (trascrizione modernizzata);
- se esiste una testimonianza unica non originale → correzione degli errori (scelta fra varie soluzioni ugualmente valide
oppure segnalazione della lacuna in caso di impossibilità di correzione);
- se esistono più copie (dirette o indirette) dell’originale → metodo del Lachmann: collazione (confronto) e recensio
(classificazione dei testimoni in base agli errori comuni) al fine di valutare l’“affidabilità” dei singoli testimoni e quindi
stabilire quale sia da preferire per la redazione del testo critico
4. Un esempio di edizione critica: “Fresca rosa novella” di Guido Cavalcanti (uno degli autori più importanti del
‘200 italiano):
1- censimento dei testimoni (prendere in considerazione tutti i manoscritti, le pergamene, le edizioni a stampa e le
testimonianze indirette, come citazioni in altre opere, traduzioni, rifacimenti, compendi);
2- descrizione dei testimoni (individuare ogni manoscritto tramite una serie di dati e attribuire una sigla);
3- trascrizione (secondo criteri moderni, del testo trasmesso dai vari testimoni);
4- edizione interpretativa (trascrizione del testo antico per facilitarne la lettura e la comprensione al lettore moderno):
- distinguere U da V;
- sciogliere le abbreviazioni;
- dividere le parole, usare le maiuscole, inserire punteggiatura e segni diacritici (anche per indicare particolari fenomeni
fonetici);
- disporre le strofe secondo l’uso moderno e numerare i versi
L’edizione interpretativa comporta sempre la collazione (confronto) fra i testimoni superstiti in quanto i testi presentano
delle varianti (lezioni differenti), che si distinguono in:
- formali (varianti grafiche o linguistiche che non comportano differenze di significato);
- sostanziali (comportano differenze di significato, contenuto)
• L’unico modo per stabilire quale tra due o più varianti adiafore risalga all’originale è fondarsi sulla classificazione dei
testimoni visualizzata dallo stemma codicum (albero genealogico dei rapporti di discendenza fra i testimoni) ottenuto
mediante lo studio degli errori comuni, ma solo quelli congiuntivi (che risalgono ad una fonte comune, e quindi
permettono di far risalire due o più testi ad un capostipite) e non poligenetici (originatisi in maniera indipendente in
due o più testimoni, ad es. a causa del fenomeno della banalizzazione, cioè della sostituzione di una forma inusuale
con una più vicina alla lingua corrente, molto frequente nella trasmissione dei testi medievali)
• Archetipo → esemplare perduto e non originale, cioè intermedio e già corrotto, a cui risalgono tutti i testimoni (nel
caso in cui esista almeno un errore comune a tutta la tradizione)
• Legge della maggioranza → scelta delle varianti secondo criteri meccanici (oggettivi) applicata ai discendenti diretti di
un capostipite
• Per la scelta del manoscritto base si privilegiano i testimoni più vicini all’età in cui visse l’autore (in quanto ne
rispecchiano più da vicino le abitudini linguistiche) cosicché nella ricostruzione della veste formale del testo si
preferiscono le forme più arcaiche e rare
• Al testo critico si aggiunge un apparato critico (a piè di pagina o in fondo al testo, contenente le lezioni scartate) che
offre un quadro complessivo della varia lectio (insieme delle varianti)