Ulfila tradusse la Bibbia in visigotico, ad eccezione del Libro dei re e dell’ Epistola agli Ebrei. Egli
non si avvalse dell’alfabeto runico, reputato troppo legato alla sfera magico-pagana e inadatto a un
uso corsivo, quindi dovette mettere a punto un alfabeto. L’alfabeto di Ulfila è basato sull’alfabeto
greco, dal quale egli desunse venti lettere, alcune lettere dall’alfabeto latino e
alcuni segni dall’alfabeto runico. Di conseguenza nella costituzione dell’alfabeto, Ulfila cercò di
armonizzare il sistema fonetico gotico alla struttura dell’alfabeto greco.
Ulfila, nacque da padre goto e madre di famiglia cappadoce. Il suo nome significa ‘piccolo lupo’. I
suoi nonni materni furono presi prigionieri dai Goti. Tra i prigionieri cappadoci vi erano
probabilmente dei sacerdoti cristiani, i quali diffusero il Cristianesimo tra i Goti; dunque Ulfila
crebbe nella fede cristiana. Nel 336 egli fece parte di un’ambasceria a Costantinopoli in qualità di
lettore e venne in contatto con le dispute tra Ariani e Ortodossi. Nel 341 Eusebio elesse Ulfila al
rango di vescovo dei Goti. Egli esercitò per sette anni la sua attività pastorale e, a causa delle
persecuzioni del re goto Atanarico, nel 348 fu costretto a varcare il Danubio con i Goti
cristianizzati. L’imperatore Costanzo II diede loro il permesso di stanziarsi in Mesia. Ulfila ne
divenne il loro vescovo e capo temporale. Partecipò anche a molti concili, tra cui quello di
Costantinopoli nel 360. Ulfila tradusse la Bibbia in visigotico, mettendo a punto un alfabeto basato
su quello greco.
La Skeireins è una spiegazione del Vangelo di Giovanni, che consiste in sette capitoli. Non
sappiamo se sia opera di Ulfila: il lessico è simile; mentre la sintassi è più elaborata e complessa.
Inoltre non siamo a conoscenza se si tratti di un’opera vera e propria o di una traduzione. Ci è
giunta incompleta; infatti dei 78 folii originali, solo otto ci sono pervenuti e sono conservati tra la
Biblioteca Ambrosiana e la Biblioteca Vaticana.
I manoscritti originali di Ulfila sono andati perduti. I codici che ce li tramandano sono il Codex
Argenteus, il più prezioso, risale agli inizi del VI secolo e contiene brani dei quattro Vangeli. Il
Codex Carolinus è il più antico, proviene da Bobbio. È un testo bilingue latino-gotico ed è un
palinsesto. Il Codex Giessensis è un evangeliario bilingue latino-gotico. I Codices Ambrosiani A, B,
C, D sono tutti palinsesti trascritti a Bobbio agli inizi del VI secolo. Il codice A contiene le Epistole
di Paolo e dei frammenti del calendario gotico. Il Codice B conserva la II Lettera di San Paolo ai
Corinti e altri frammenti delle Lettere Paoline. Il codice C è un bifolium e contiene, nella scrittura
superiore latina, parte di un evangeliario e, in quella inferiore, il frammento in gotico del Vangelo di
Matteo. Il Codex Taurinensis consta di quattro folii , anch’esso è un palinsesto proveniente da
Bobbio. Ci tramanda un frammento delle Epistole Paoline ai Galati e ai Colossesi Infine alcuni
frammenti del Libro di Isaia , denominati Gothica Bononiensia.
Lezione 3
1. Si illustri la figura di Caedmon.
Caedmon era un uomo che non aveva mai imparato a leggere e a scrivere, destinato a fare il
guardiano di animali. Una notte, mentre si svolgeva una gara fra cantori, preso come da divina
ispirazione compose un inno alla Creazione. L’Inno alla Creazionefu composto intorno al 665 e
consta di nove versi. Ne esiste una versione sassone occidentale, una northumbrica e una latina.
L’inno di Caedmon narra dell’onnipotenza di Dio, della creazione e dell’inizio dell’umanità. In
seguito Caedmon prese i voti e fu molto devoto, seguì con zelo le regole monastiche e morì molto
serenamente. A Caedmon, inoltre, furono attribuiti i quattro poemetti Genesi, Esodo, Daniele,
Cristo e Satana. In seguito la paternità di Caedmon si rivelò errata, sebbene la denominazione Inni
caedmoniani sia rimasta.
Nel ms. Vercelli, Archivio e Biblioteca Capitolare 117, meglio conosciuto come Vercelli Book ,
sono attestati Elena e i Destini degli Apostoli, di Cynewulf; il Sogno della Croce , un
componimento di straordinaria bellezza in cui la Croce di Cristo parla al poeta in sogno, Andreas,
Be manna lease (un componimento che riguarda la falsità degli uomini) e il Dialogo tra l’anima e il
corpo, presente anche nell’ Exeter Book. Inoltre il Vercelli Book ci tramanda ventitré omelie che
riguardano le feste religiose più importanti come Pasqua, Natale, Pentecoste e gli argomenti cari
all’omiletica medievale quali la caducità delle cose terrene, l’importanza a seguire il bene e a
evitare il male nonché il Giudizio Universale. Omelie e componimenti in versi si susseguono senza
un ordine preciso. Il codice è conservato in Italia.
Exeter Book è costituito da tre codicilli separati che riflettono tre periodi diversi. Il codicillo 1
contiene componimenti che riguardano la salvezza dell’anima, due componimenti sulla vita di San
Guthlac. Il codicillo 2 è il più antico e deriva da modelli continentali comprende Azarias e
Giuliana; il Viandante e il Navigante; tre componimenti allegorici la Fenice , la Pantera e
la Balena. Il codicillo 3 contiene i Frammenti omiletici , il Dialogo tra l’anima e il corpo II, la
Discesa agli inferi e il Giorno del Giudizio , alternati a 95 indovinelli.
Cynewulf fu il poeta che appose il suo nome, in caratteri runici, ai poemetti Cristo, Giuliana, Elena
e i Destini degli Apostoli. Nella parte finale di Elena egli afferma che si convertì tardi alla vita
religiosa. Nel Vercelli Book , sono attestati anche il Sogno della Croce (attribuito alla sua scuola),
un componimento di straordinaria bellezza in cui la Croce di Cristo parla al poeta in sogno,
Andreas, Be manna lease (un componimento che riguarda la falsità degli uomini) e il Dialogo tra
l’anima e il corpo (I) , presente anche nell’ Exeter Book . Tuttavia il componimento presente nel
Vercelli Book riporta l’episodio del dialogo tra l’anima santa e l’anima dannata che l’ Exeter Book
omette. Inoltre il Vercelli Book , oltre ai sei componimenti sopra menzionati, ci tramanda ventitré
omelie che riguardano le feste religiose più importanti come Pasqua, Natale, Pentecoste e gli
argomenti cari all’omiletica medievale quali la caducità delle cose terrene, l’importanza a seguire il
bene e a evitare il male nonché il Giudizio Universale. Omelie e componimenti in versi si
susseguono senza un ordine preciso. Non sappiamo i motivi per i quali il codice sia conservato in
Italia. Può essere stato dimenticato o donato da qualche pellegrino sulla via per Roma o portato in
Italia per essere copiato, ma tutto ciò resta ancora oggi a livello di congettura.
In Inghilterra l’uso dell’alfabeto latino (in contrapposizione con l’alfabeto runico, ossia l’alfabeto
originario dei Germani) fu introdotto nel corso del VII secolo dai missionari provenienti dall’Italia e
dall’Irlanda. Tuttavia l’alfabeto runico, denominato futhark dai primi sei segni che lo compongono,
coesistette a lungo con l’alfabeto latino. Ne sono un esempio, come vedremo, i due componimenti
ad opera di Cynewulf che recano la sua firma, proprio in caratteri runici; quindi quando ormai la
tradizione cristiana era particolarmente diffusa. Inoltre la tradizione letteraria, prima di essere
fissata per iscritto (come in tutta l’area germanica) conobbe una lunga tradizione orale, la quale
continuò a coesistere con la scrittura. Oltre a ciò, nell’Inghilterra anglosassone, vi fu anche la
coesistenza tra latino e volgare. Infatti da un lato vi era l’utilizzo del volgare come consapevolezza
di autonomia letteraria, dall’altro vi era l’uso del latino come volontà di condividere la lingua e la
cultura degli imperatori. Si tratta di peculiarità rilevanti, giacché entrambe davano la possibilità di
accedere alla cultura.
Wulfstan, di lui abbiamo notizie a partire dal 996. Dapprima vescovo di Londra, divenne vescovo di
Worcester (1002-1016) e arcivescovo di York (1016-1023). Autore di sermoni, il cui più famoso è il
Sermo Lupi ad Anglos , scritto nel 1014. Inoltre fu consigliere di re Aeþelred prima e di re Canuto
poi e sotto la sua guida furono redatte le leggi per entrambi di sovrani. Infine è conosciuto per la
redazione di ulteriori opere giuridiche come Að ; Hadbot , le Leggi dei preti della Northumbria e Gli
istituti dell’organizzazione statale civile ed ecclesiastica .
Lezione
10. Quali sono le opere più significative del periodo inglese medio?
Il primo documento in inglese medio è la Cronaca di Peterborough (1154) che rispecchia la lingua
nel suo divenire, la quale costituisce la fase finale della Cronaca anglosassone e il Brut di Layamon
dove è menzionato per la prima volta in Inghilterra il nome di re Artù; si tratta di un’opera dedicata
ad Eleonora di Aquitania, databile tra il 1189 (anno della morte di re Enrico II) e il 1204 (anno della
morte di Eleonora). Un’altra opera è l’ Ormulum , risalente agli inizi del 1200, si tratta di una
parafrasi del Vangelo in versi, particolarmente prolissa. Fu scritto dal monaco Orm (antroponimo
d’origine scandinava), redatto sul modello del latino speculum . In quest’opera vi sono più
scandinavismi che francesismi. Un’altra testimonianza della letteratura inglese media è la Anacrene
Wisse , redatta tra il 1200 e il 1220, una serie di regole di comportamento per le monache. Infine i
Racconti di Canterbury
di G. Chaucer in cui si notano peculiarità vicine all’inglese moderno e un forte influsso della lingua
francese. Infine va ricordata l’attività di traduttore di John de Trevisa (1326-1402), la quale ebbe
particolare successo, non solo tra i suoi contemporanei, ma anche nei secoli successivi. In
Inghilterra verso la fine del XIV secolo molti chierici istruiti, come buona parte della popolazione,
furono decimati dall’epidemia di peste. Pertanto, la vita si ridusse all’essenziale e dunque l’uso
della lingua popolare divenne un’esigenza importante. Fu soprattutto per questo motivo che
tradurre le opere dal latino diventò sempre più frequente.
Furono essenzialmente due le opere che egli si impegnò a tradurre. La prima fu il Polychronicon
del monaco di San Werburgh Ranulf Higden, scritto tra il 1350 e il 1360, diviso in sette libri,
riguardante la storia del mondo dalla Creazione ai tempi del suo autore, la cui traduzione fu ultimata
da Trevisa nel 1387. La seconda fu il De proprietatibus rerum , diviso in diciannove libri, inerente
alla natura della Trinità, dei profeti, degli angeli, dell’anima e dell’universo visibile (comprendente,
infatti, anche le caratteristiche metereologiche di ciascun mese, un bestiario e un lapidario) che il
frate francescano Bartholomeus Anglicus compilò a metà del XIII secolo e che Trevisa terminò di
tradurre tra il 1397 e il 1398. Infine l’ultimo documento letterario del periodo inglese medio è
rappresentato dai Racconti di Canterbury di Geoffry Chaucer nel quale è evidente l’influsso del
francese.
11. Quando e da chi fu ideata e coordinata la stesura della Cronaca Anglosassone?
Lezione 4