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IN T O R N O A L DUOMO D I SARZANA

A ch ille N e ri iin u n o stu d io pubblicato nel Giornale Ligustico l’anno


1890, riv e d u to e ristam p a to a p a rte nel 1900 (1), iha nadcolto intorno al
d u o m o di S a r z a n a tu tte le notizia desiderai)illi, sulla quai traccia, in una
re c e n te m o n o g ra fia p a rtico la rm e n te dedicata ai m onumenti francescani
d el'la s te s s a c it tà ( 2 ) , ho te n ta to di collegare, in iscorcio, la s t o r i a . pluri­
s e c o la re d e ll’in sig n e m onum ento con quella dell’a rte ligure e toscana e,
in g e n e ra le , ita lia n a . C ensure e lòdi mi sollecitano già a tornare di m ag­
g io r p ro p o s ito su ll’iairgomento, davvero di carpitale im portanza per in­
te n d e re le v ice n d e n o n soltanto artistiche della Lunigiana.
N ei p r im i del selcolo X III, quando fu tra sfe rita la sede episcopale
d a L u n i a Sarzan-a, ili vescovo G ualtieri concedette al Capitolo le ren­
d ite de Me d u e pievi in S. A ndrea e di S. Basidio perché fossero desti­
n a te a li’o p e r a del Duomo, eleggendo frattan to la seconda come chiesa
c a tte d r a le . U n a m em o ria re d a tta dal vescovo Enrico l’anno 1273, a ri­
co rd o e n o r m a dei cerim oniale p e r l ’ingresso del vescovo nella diocesi,
dice a p p u n to che questi è ricevuto prooessionaLmente a Sarzana e deve
v e n ire alida c h ie s a di S. Basiiibo dove i canonici lo intronizzano « in
c a th e d r a r e tr o a lta re » (3). Che la pieve di S. Basilio divenuta plebs
c iv ita tis a v e sse lasisunto, conservando il proprio, anche il titolo di S.
M a ria a ric o rd o d e lia d ise rta cattedrale di Lami, è provato da gran nu­
m e ro di a tt i; m a , c h ’io sa p p ia , soltanto nel 1318 uno strum ento rogato
n e lla s a c r is ti a della chiesa m aggiore di S. M aria (4) allude chiaram ente
a d u n a nuo*va fabbrica. E in re a ltà sappiam o dagli spogli del Neri infra
g li a t t i del n o ta ro Ser P a re n te di Stupio dhe le donazioni e i lasciti a
fa v o re d e ll’o p e r a erano s ta ti frequenti su lla fine de'l XIII secolo, mentre
a n c o r a n e l 1331 un capitolo degli Statuti Sarzanesi riguarda espressa­
m e n te i la v o r i in corso, i q u ali term inarono (salvo il compimento della
fa c c ia ta ) n e l 1355, come dire la nota iscrizione nell’architrave delia
p o r ta . P ro v e sicure, d a ta n ti la costruzione dell’edifìcio fra la fine del
D uigento e l a m e tà del T recento; il che è confermato di pari passo dai
p iù rig o ro s o esam e stilistico del m onum ento, risultandone che 1 organico
d is e g n o e t u t t i gli elem enti della su a definitiva biografìa, non tenuto

(1 ) A c h i l l e N e r i , La ca tted ra le di Sarzana, m onoorafia riveduta dalVautorc ed


e s t r a tt a d a l G io rn a le L ig u stico A n n o XVII, 1890, a cura dell'onorevole Fabbriceria, 15
A p r ile 1900, S a rza n a , Tip. Civica di Giuseppe Tellarini, 1900.
(2) A r te fr a n c e sc a n a m o n u m e n ti e m a rm i gotici a Sarzana, pubblicato a cura deU
l ’O n. D e p u ta z io n e p ro vin cia le della Spezia nel V II centenario francescano, La
Sp ezia, 1926.
( 3 ) C. P ., n . 9 A d d ., L u p o - G e n t i l e , R c g . p p . 651-52.
(4) R e g is t r u m V etus C om m u n is Sarsanae, cod. membr. n ell’Archivio Comunale della
C ittà, η. XXX VIII, ce. 21 r.

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conto, beninteso, delle aggiunte e modificazioni barocche, appartengo no


all *età scnpra detta, anche se le fondazioni e Γinizio d'ellia fabbrica sono
di d a ta incerta, e fortse più rem ota, e cpua'liche p arte del vecchio edifìcio
fu utilizzata neil nuovo.
(La chiesa, infatti, a p a rtire dal coro, da cui sicunaimente fu inco­
m inciata, m an ifesta le form e tipiche deH’a rc h ite ttu ra borgognona o ci­
stercense, ereditale dall’a rte gotica ita lia n a , specie m onastica, la
quale a.vea d ato a !S arzana un dei suoi prim i esem plari nella chiesa dei
Francescani (c. 1267); la complicazione della p ia n ta nel duomo, con le
■due gran d i cappelle di crocéra oltre le due collaterali al presbiterio,
denuncia uno «svolgimento e un progresso del tipo, riferibile, su lla scorta
dei m onum enti viciniori, specie della Toscana, ailla fine del ΧΓΤΤ e agli
inizi del XIV secodo; al qual1 temlpo ci rip o rta anche il corpo della fab­
brica, a. tre inava/te isu pitie ri ottagonali, m entre (g^li andhii, qui a tutto
sesto, contrapposti agli ogivali del coro e della crocéra, m anifestano un
cam m ino ulteriore verso le form e diel Rinascim ento.
La d ata, dunque, g ià proposta dubitativam ente dal Neri come quella
in cui la nuova chiesa sarebbe s ta ta officiata, sulla base in uno s tru ­
m ento celebrato « in choro ecclesie S. M arie et S. Basili » (5), la data
dèi 1225 non è accettabile, tanto p iù che il documento proprio non dice
nulla, salvo che la vecchia pieve di S. B asilio era divenuta cattedrale. Se
non che, in m io contradditorio, <la risoistiene o ra uno studioso di cose
lunigianesi, rin g . Μ. N. Conti (6), il quale tiene, sembra, a far valere
nel dibattito anche i suoi titoli professionali; « in arch itettu ra — egli
dice — dltre i docum enti e le logiche illazioni vi è quafllcoisa di più
positivo, di più reale : 'la p ietra », e le pietre di Sarzana parlerebbero
un linguaggio diverso dalle carte. L’ing. Conti, stim andosi in grado, di
rettificare il giudizio di Ubaldo Miazzini su ll’antichità della pieve di Ma­
rin asco, il cui attu ale pronao sarebbe in piamta Pantica abside quadra
dell’in v ertita chiesa, databile avanti il Mille e forse dalli’VITI secolo,
sostiene che l’egua-1 p ia n ta dell’abside sarzanese da. me notata, anziché
u n riflesso dell’a rte gotica, è u n puro elemento della tradizione re­
giornale, sì che la d a ta del 1225 non riescirebbe affatto anacronistica co­
me lo è di fronte alle mie determ inazioni stilistiche. Ora, sebbene io ab­
b ia notizie delle inedite ricerche del Conti su M arin asco soltanto per aver­
mene egli p arlato , credo che le sue osservazioni conducano ad identi­
ficare u n a di quelle chiese così dette « a sala », con abside quadra, il
cui tipo fu adottato e diffuso dai Benedettini in età prerom anica e può,
non si nega, essere stato ripetuto anche in chietse non monastiche. Però
quel ch’io ho osservato a S arzana è tu tt’a ltra cosa; non soltanto un coro
quadrato o rettangolare, m a in tutto, nella p ian ta e nelPalzato, la di-

(5) N ebi op. cit. p. 6 n . 3.


(6) I l Telegrafo, 18 m arzo 1827.

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sjDosizione t i p i c a borgognona, cistercense, francescana che dir si voglia,


di cui s-opra h o fatto p a ro la . E posso scusare l ’errore del Conti poi
c h ’e g li ore de ch e le due cappelle rettângoilari lianlcheggianti il coro, le
q u a li a p p u n to definiscono il tipo suddetto, abbiam o l ’età che dim ostra il
loro a tt u a le m asclueram ento secentesco; m a dhi si avventura nei solai
d e lla c h ie s a riv e d e la loro fronte prim itiva, in ta tta , con gli archi ogivali
a conci a l t e r n a t i dii neri e b ia n c h i m arm i; segno chiaro e leggibile ohe
il d u o m o f u in co m in c ia to d a q u e sta p arte sul modello della chiesa lo­
cali e di S'. F ra n c e s c o (anch’esiga sim ilm ente a p erta ad archi bicromi nelle
oaippeille ded corro) m en tre la bicrom ia p isa n a scom pare nel param ento
in te r n o ed e s te rn o delle navi; il ohe avviene, in senso inverso, contem­
po r a n e a m e n te a n c h e nel duom o di C a rra ra dove il candido vestito sosti­
tu ito a lle zo n e biancihe e nere seg n a appunto la fine dell Dugento (7).
P e r ria s s u m e r e le m ie deduzioni cronologiche e stilistiche sui mo­
n u m e n ti S a r z a n e s i e rife rirle agli svolgim enti dell’architettura gotica-
italliarua d e l D ue e T recento, non valendo citare una biblioteca, mi ba­
s te r à s e g u ire il p iù a g g io rn a to e insieme più autorevole trattatista del­
l ’a r te m e d io e v a le ita lia n a , il Toesca (8). La chiesa francescana in Sar-
zam a r ip r o d u c e con la m aggiore purezza il tipo della chiesa nostra «in
p ia n ta s im ili alile cistercensi nel coro fiancheggiato da cappelle » m a in
c u i « <Γa m p ie z z a spoglia e g ran d io sa della nav ata u n ica» e « la chiara
n u d i tà c o s tr u ttiv a » recano l ’im pronta di un originaile creazione ita­
lia n a . N el co ro del duom o la com plessità e l ’imponenza deLl-e fonile m a­
n ife s ta n o u n a d a ta m a tu r a di quest’arte, m entre il corpo della chiesa
n e g li a lti, r a d i p ilieri poliedrici (trasform azione tu tta nostra del go­
tico p ila s tr o a fascio secondo l’avviso del vecdhio Burckhardt), nelle tre
n a v a te « fu s e in siem e p e r la g ran d e ap e rtu ra degli archi », neH’amio-
n ia c h ia r a e so le n n e degli spazi, rispecchia modi più specialmente fioren­
tin i d e l T re c e n to , direi proprio di S. Croce; a lla qual chiesa, incominciata
co m ’iè n o to nell 1295, la n o stra è sicuram ente posticipata dall’inattesa
concluisdone ro m a n a dell’im piantò gotico (9). Nessun enigma costruttivo,
d u n q u e , n è o s c u rità di tem pi, se non per chi vogtlia m aneggiare a suo
ta le n to l a crono*logia dei m onum enti òairzanesi e, posponendo il S. F ran ­
cesco al D u o m o , a rrisc h i in au d ite postulazioni: come ili dire dhe l’a r­
c h it e tt u r a lu n ig ia n e se , p e r prop rio m iracalo, elaborando il modesto ret­
ta n g o lo di M annuisco è v e n u ta a riprodurre tra tti icnografici non mai

( 7 ) Cfr. S a l m i , Il duom o di C arrara, i n «L ’Arte» XXIX (1 9 2 6 ), p . 130.


(8) S t o r i a d e ll'A r te Ita lia n a , Torino, 1926, I. catp. I l i e particolarmente a pp. 694 95.
(9) U n p u ro confronto descrittivo degli archi tondi di Sarzana con eguali archi
di a n tic h e c h ie s e lom barde e rom aniche della Lunigiana non è concludente. L'im­
p ia n to di q u e lli su basi poliedriche e il venir dopo gli archi ogivali del còro e della cro­
c e r à d im o s tr a lo , «non u n ’inerte tradizione romanica, ma il gotico sutperato; oosì come
p. e s. n e l D u o m o nuovo di Siena. Un giudizio storico non può esser dato in altri
term in i.

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rife riti da ailiouno che ad im portazioni m onastiche francesi, a raggiun­


gere modi e sviluppi peculiari d’u n ’arte diiiiamata per comune consenso
gotico-italiana; se non per ohi neghi, cioè, l ’appcirizione ded « gotico » in
L u nigiana, quan d o questo è invece lo spiraglio per cui l’erm etica anim a
ded medioevo lunense si apre al soffio de Ma girawd’<ajrte nazionale ed
europea.
Vero è ohe fra il gotico-pisano di C a rra ra e ili puro gotico detta
R iviera di Levante (10) procedente d a S. Salvatore dii L avagna a Le­
vanto, alile Cinque Terre, a Porto venere tino ailla cappella ded castello
genovese di Lerici, l’arte del duomo di Sarzana appare e splende in
Lum igiana nuova e solitaria. Ma, quali che siano le sue vie di approdo
(11), essa è, insom m a, l’a rte com unale neU’unico comune cittadino della
L unigiana; id quale, se non potè realizzare politicam ente quell’ambizioso
disegno m etropolitano p er cui lottò con tutte lie sue forze ned secolo XIII
(12), lo raggiunse e lo eternò n e ll’Arte. Invidiabile destino, superiore
p er sem pre ad ogni c ra ssa fortuna. L ’a r d i it ottura sarzanese rim ane in-
comjpresa n-eitl’asserv ita L u n ig ian a feudale, in quella lacerata e calpe­
s ta ta d a estranee signorie; m a vedete, dove un altro comune cittadiino
può sorgere e difendersi, a Porr trem oli, p u r separandolo dal resto delila
L u n ig ia n a gli spessi feudi m alasp in ian i, come sordido m uro, pu r sospin­
gendolo essi quasi verso la Lomibardia, un respiro d’arte gotica ri­
sponde lieve e tardo, alile creazioni sarzanesi. É il tempio m unicipale
della SS. A nnunziata, dato dalli a città agli Agostiniani, principiato
circa id 1474 d a m aestro Biagio fiorentino proseguito da m aestri luga-
nesi fino al com pim ento della facciata ne'l 1553 (13) : l'im m ensa aula ret­
tangolare, c h ia ra e frigida, erom pe per l’a lta Scalèa del presbiterio nel

(10) C. E n la r t scrive a p ro posito d i S. S alvatore di L avagna e di a ltri m onum enti


genovesi : « la sc u lp tu re e t les m oulures ne d iffèrent pas de celles de 1 Ile-de-France,
m ais so n t executées e n beaux m arb res Iblancs e t noirs, e t seul 1em ploi a ltern é de
ces m a rb re s e t les frises d ’a rc a tu re s r accorciées à des plates bandes, persistence de
deux tra d itio n s lonl'bardes, d o n n ent un ca ra c te re p a rtic u lie r a ces édifices » (Fornuiti n
expansion et évo lu tio n tde l'a rt ghotique, in Michel, H ist. de l a rt, T. II. P. 1 pp. 95-96).
Cfr. T o e s c a , o. c. p. 702-703, e 733 n . 20, il quale però co n testa l ’opinione dell’E. circa
l ’esistenza d ’u n a « école de3 Alpes » com prendente la L ig u ria con il Mezzogiorno fra n ­
cese in u n a so la p ro v in c ia a rtistic a .
(11) R ig u a rd o a ll’in flu e n za fran c esc a n a come suscitatrice deU’a ttiv ità a rtistic a
sarzan ese del Due e T recento vedasi la m ia m onografia soipra c ita ta , la quale vuol
essere u n a te stim o n ia n z a sto ric a senza esagerazioni com m em orative e celebrative.
A ggiungo ch e la L u n ig ia n a deve a i m o n asteri ed alle chiese d ellO rdine i capolavori
c h ’essa possiede d ella sc u ltu ra del R inascim ento; le ancone dei Della Rofb'bia a Vi-
la f ra n c a e a lla Spezia (o ltre la p e rd u ta nel S. Francesco di Sarzana), la m adonna
di A gostino d i Duccio a P ontrem oli, gli in v e tria ti dii B enedetto Buglioni a Massa.
(12) C fr. la m ia recensione del Volpe, Lunigiana Medievale, Firenze, « L a Voce·»,
1923. n é\l’A rchivio Storico yer le Provincie Parm ensi, Nuova Serie, Vol. XXIV, (924),
pp. 360-63.
(13) Cfr. S f o r z a , M emorie e docum enti per servire alla storia di Pontrem ol1, P. I
Voi. 2, pp. 745 »gg.

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coiro p o lig o n a le v ib ra n te di acute ve/le; la facciata è cliassifìcamente ri­


p a r t i t a a t r e o r d in i sen za che lo svolgim ento lineare e la studiata geo­
m e tr ia vinJcano la n o rd ica ascensione delle forme fiorenti in alto tre
g o tic h e ro se : e g u a le ispirito, a ltr o accento da Sarzana.
P u r , se n o n diffondendo i p ro p ri tipi architettonici, Sarzana potè
c o m p ie re la r g o m ag iste ro d ’a rte nella scultura, col rivelare le forane
p r im a m e n te a p p re s e dai P is a n i, elaborate nei due secoli della sua atti­
v ità a r t i s t i c a e n tro ili S. F ran cesco e il Duomo, venute a fioritura con
le o p e re d e l Riccomariini a p p o rta tric i della grande arte di Jaicopo della
Q u e rc ia e il M atteo Civitali. L ’im p o rtan te capitolo della storia della
s c u lt u r a i t a l i a n a , cilie la benevolenza di Paolo Boselli m ’accredita, sarà
s c ritto v e ra m e n te q u an d o alcuno p o trà riu n ire e studiare la gran copia
di m a r m i a s c o s i in tu tta la L u nigiana, a Fosdino'vo, a Soviore, nella
P ie v e e in S. N icolò d’Anco'la, alili’Aon eglia, a Ponzò, a San Terenzo del
B a rd in e , a (L icciana e altrove, divulganti la sc u ltu ra sarzanese, special-
m e n te l a g r a n d e an co n a dell’A ssunta di Leonardo e Francesco Ric-
c o m a n n i. I rr a d ia z io n e a rtis tic a che fu capale e di suscitare anche qualche
m a n if e s ta z io n e d ’ori gin ailità locale, come ad Are ola (14), ma che in gran
parfce deve e sse re a s c ritta ad urna qualsi sconosciuta m aestranza e scuola
di m a r m o r a i c a r r a r e s i la q ual p u re meriterelbbe di venire alia luce.

UBALDO FORMENTINI

(14) C fr. M a z z i n i , D-ocumenii d ’A rte in e d iti dei secoli XP e X V I, in Giom. st. e Ictt.
d e lla L io · IX* 369-71; E ligio P u t t i , La nuova parrochia di S. Nicolò in Arcola, Bar-
z a n a , 1926, 28-31.

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