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LA SACRA BIBBIA

Testo Bilingue
LATINO - ITALIANO

Nova Vulgata Bibliorum Sacrorum La Sacra Bibbia


auctoritate Ioannis Pauli II promulgata Conferenza Episcopale Italiana
Editio typica altera 1998 Terza edizione 2008

a cura di FORTUNATO FREZZA

LIBRERIA EDITRICE VATICANA


CITTÀ DEL VATICANO
2015
GIOVANNI SANTI (1435-1494), San Girolamo in cattedra mostra la
Bibbia Vulgata, stendardo, Musei Vaticani.

San Girolamo è raffigurato come Dottore della Chiesa, con la


penna nella mano destra, mentre con l’altra regge la Sacra
Bibbia nella versione latina Vulgata, aperta al versetto 12 del
Salmo 33. Gli fa da spalla, in formato più piccolo, San Girolamo
penitente nel deserto di Betlemme, luogo dove eseguì la suddet-
ta traduzione. Il pittore si firma, sul piedistallo del trono,
“Iohannes Santis de Urbino P[inxit]”.
Coordinamento editoriale: P. Edmondo Caruana
Tiratura copie: 5.000
In formato: cm. 13,5x21
Carta: Bibloprint avorio
Grammatura: 30 gr, mano 1,14
Produzione: Miquel y Costas & Miquel S.A., Spagna
Elaborazione grafica: Graphic Art 6 s.r.l. – Roma – giodellavalle@tiscali.it
Illustrazione San Girolamo © Musei Vaticani
Stampa: Soluzioni Grafiche srls – Roma – soluzionigrafichesrls@pec.it
Legatura: Servizi Grafici Editoriali srl – Pomezia (RM) – www.essege.it
Data: gennaio 2015

© Copyright 2015 – Libreria Editrice Vaticana


00120 Città del Vaticano
Tel. 06.698.81032 – Fax 06.698.84716

ISBN 978-88-209-9454-9

www.libreriaeditricevaticana.va
www.vatican.va
NOTA DEL CURATORE

Nello storico flusso di trasmissione della rivelazione biblica


scritta l’editoria vaticana vanta una tradizione secolare, che ri-
sale al periodo della prima apparizione della stampa, quando
Papa Paolo II durante il settennio del suo pontificato, dal 1464
al 1471, manifestò un vivo interesse per l’attività tipografica,
novità del secolo, che il suo successore Pio V portò a un elevato
grado di perfezione, affidando la Stamperia Vaticana a Paolo
Manuzio, figlio di quell’Aldo ritenuto massimo tipografo edito-
re del tempo, spentosi nel 1515. Fu per questo che, favorita dal-
la consolidata esperienza di stampa, la congiunta attività edito-
riale pontificia conobbe un forte incremento, fino a raggiunge-
re un’autonomia tale da assumere la configurazione indipen-
dente di Libreria Editrice Vaticana, giuridicamente costituita
nel 1926.
Emanarono da questo laboratorio le edizioni clementine1
della Vulgata negli anni 1592, 1593, 1598. A questa pionieristi-
ca editoria di esecuzione dei decreti del Concilio di Trento2 se-
guirono imponenti opere di traduzione nelle lingue vernacole,
dalla King James’ Bible inglese del 1611, alla francese Bibbia
del De Sacy nel periodo 1667-1695. Mentre in Germania Lutero
aveva già pubblicato la sua traduzione tra il 1522 e il 1534, in
Spagna, dopo il Concilio di Trento, l’Inquisizione pose il veto
alla stampa e alla stessa lettura della Bibbia nella lingua nazio-
nale, interdetto che di fatto si protrasse fino 1780, superato con
la traduzione dello Scio del 1790. Intanto era iniziata nel 1769
la pubblicazione dei libri biblici nella celebrata versione italia-
na del Martini.
Dal XIX secolo in poi predominarono gli studi critici del te-
sto biblico, quando nel 1926, anno della fondazione giuridica
della Libreria Editrice Vaticana, la Tipografia Poliglotta Vatica-
na iniziò a pubblicare la Genesi, primo volume di Biblia Sacra,
iuxta latinam Vulgatam versionem nell’edizione critica della
Pontificia Commissione per la revisione ed emendazione della

1
In questa edizione alle pp. XXI, nota 9; 4407, nota 1; 4412.
2
In questa edizione Appendice, pp. 4399; 4403; 4407.
VI La Sacra Bibbia

Volgata formata dai Monaci Benedettini dell’Abbazia di San


Girolamo in Urbe. È questo il primo dei 18 volumi che si susse-
guiranno nel tempo fino al 1995. L’intera collezione, per meto-
dologia di elaborazione scientifica e risultati consolidati, costi-
tuisce in assoluto il vertice della qualità raggiunto in campo bi-
blico dalla Libreria Editrice Vaticana. Nel 1929, in concomitan-
za di tempo, la medesima Tipografia pubblicò ancora una pre-
gevole edizione della Vulgata Clementina, opera di un erudito
prete bresciano, Luigi Gramatica, Prefetto della Biblioteca Am-
brosiana di Milano.
A cinquanta anni di distanza, nel 1979, esigenze di rinnova-
mento liturgico condussero Paolo VI a disporre la pubblicazio-
ne della Nova Vulgata. Bibliorum Sacrorum Editio Sacrosancti
Oecumenici Concilii Vaticani II ratione habita, iussu Pauli PP.
VI recognita, auctoritate Ioannis Pauli PP. II promulgata, che
dopo quattro secoli dalla prima edizione clementina della Vul-
gata del 1592, di ossequio tridentino, porta anch’essa un sigillo
conciliare, quello del Vaticano II.
Di obbedienza conciliare è anche una nuova versione italia-
na della Bibbia, che risponde all’urgenza pastorale di nutrire la
fede della Chiesa attraverso il messaggio biblico tradotto dalle
lingue originali nelle lingue nazionali. Si tratta dell’iniziativa
della Conferenza Episcopale Italiana che, già nell’immediato
postconcilio, curò per la liturgia, nel 1971, una prima versione
italiana della Sacra Scrittura, procedendo a una sua revisione
già nel 1974, fino a raggiungere, dopo lunga e qualificata ela-
borazione, una terza edizione nel 2008.
A sei anni di distanza da tale evento editoriale, la Libreria
Editrice Vaticana, con evidente coerenza di dedizione biblica,
pubblica la presente opera La Sacra Bibbia. Edizione bilingue.
Latino-Italiano, che consiste nell’edizione di due versioni af-
fiancate in parallelo ad ogni pagina, la Nova Vulgata, riedita nel
2005, e la versione italiana della C.E.I. del 2008, due edizioni
coeve, con in calce gli apparati critico ed esegetico propri delle
versioni di origine.
Una Bibbia bilingue si fa rientrare nel genere della Bibbia
poliglotta, quantunque si tratti di una poliglotta elementare,
fornita com’è di due sole lingue di versione, priva pertanto dei
testi originali, ma con caratteri propri della poliglotta quanto a
Nota del curatore VII

impostazione materiale e intellettuale. È destinata a proporre


due versioni dell’unico testo originale, disposte in parallelo su
una medesima pagina, con evidenti scopi comparativi. In que-
sta edizione si aggiungono opportune note critiche e descrittive
che la rendono ulteriormente dotata3.
Nell’arco cronologico della diffusione biblica per lingue as-
sociate troviamo al primo posto la Poliglotta Complutense,
apparsa in Spagna negli anni 1514-1517, riedita in facsimile
nel nostro tempo4, seguita da altre, come le Poliglotte del De
Jay a Parigi dal 1629 al 1645, del Walton a Londra dal 1654 al
1657. Nel corso del tempo si sentì la necessità, simile alla no-
stra in questa edizione, di ricorrere a poliglotte ridotte, come
le tetraglotte di Stier e Theile dal 1890 al 1894 a Bilefeld, del
Vigouroux dal 1900 al 1909 a Parigi; troviamo una triglotta
del De Levante a Londra nel 1890. La nostra diglotta non
esaurisce tuttavia l’operosità biblica della Libreria Editrice
Vaticana, che recentemente, nel 2008, si è esercitata nella
pubblicazione di una Poliglotta moderna che ai nostri giorni
entra nella sequenza inaugurata in altri tempi, la Biblia Poly-
glotta Synodi “De Verbo Dei” occasione exarata. In essa compa-
re il testo biblico nelle lingue originali ebraica, aramaica e
greca, affiancate in ogni pagina al latino della Nova Vulgata e
alle versioni moderne inglese e spagnola. L’opera si impone
alla considerazione, come genere editoriale di per sé, ma ag-
giunge al proprio valore intrinseco due circostanze di pregio,
la concomitanza con il Sinodo dei Vescovi, del 2008, sulla Pa-
rola di Dio, e l’inaugurazione di una nuova prassi editoriale
biblica, qual è la coedizione tra Libreria Editrice Vaticana e
American Bible Society, evento di portata storica, come una
sorta di ecumenismo editoriale.
I vantaggi offerti da un’edizione plurilingue della Bibbia so-
no originariamente dovuti alla trasmissione del testo biblico
nelle lingue originali, essendo la poliglotta luogo di conserva-
zione del deposito biblico nei diversi momenti storici e riflesso
dello sviluppo della conoscenza scientifica e religiosa della Bib-
bia nei singoli periodi. È poi strumento di comparazione im-

3
In questa edizione si veda Presentazione, pp. LIII-LIV.
4
Cfr. L. Alonso Schökel, Biblia Polyglotta Complutensia, in Biblica, 67(1986)448-449.
VIII La Sacra Bibbia

mediata con le versioni, delle quali è resa agevole la constata-


zione di fedeltà alla lettera originaria.
Il pregio della lettura parallela nello studio comparato delle
versioni consiste in un sussidio efficace nei casi di incerta com-
prensione di un testo originale, come apporto immediato con-
temporaneo a diversi ambienti di ricerca e di tradizione cultu-
rale. Un caso esemplare al riguardo è costituito, proprio in que-
sta stessa edizione, dalla correlazione di sostegno tra la versio-
ne latina e quella italiana principalmente nei libri di Ester e di
Siracide5, nel cui apparato critico italiano si fa costante e siste-
matico riferimento ai dati critici acquisiti dalla Nova Vulgata.
Nelle dizioni plurilingue, come la nostra, prive dei testi ori-
ginali, l’evento non scade a semplice impresa editoriale, poi-
ché esso conserva almeno la scopo di diffusione biblica tra ceti
diversi e ambiti ecclesiali e culturali vari. Gli stessi tempi stori-
ci sono documentati dalle tracce inevitabilmente manifestate
dalle scelte e dalle esclusioni lessicali e linguistiche generali,
segno di una sensibilità letteraria e religiosa propria del tem-
po, nel campo scientifico come, ed è il caso serio, nella litur-
gia. Esiti questi resi palesi dalle diverse edizioni in una stessa
lingua che sono apparse negli anni, anche nel breve periodo.
La storia della Vulgata e della Nova Vulgata6 ripetutamente ri-
vedute, alle quali qui abbiamo appena accennato, come le vi-
cende del testo italiano della C.E.I. pervenuto dal 1971 alla ter-
za edizione del 2008, lo dimostrano inequivocabilmente.
In questa nostra edizione il testo della Nova Vulgata è dotato
dell’apparato critico corrispondente alle acquisizioni della ri-
cerca attuale sui codici, a fronte della versione italiana correda-
ta da preziose introduzioni, abbondanti note di comune fruibi-
lità, efficaci per aderenza al testo, per commento esegetico, per
notizie su istituzioni religiose e sociali, per informazione stori-
ca e archeologica, riferimenti liturgici e cultuali, perfino bota-
nici e faunistici, per puntualità geografica, quasi topografica.
Nova Vulgata e versione italiana della C.E.I. sono due veri e

In questa edizione alle pp. 1527-1580; 2309-2492.


5

Si veda La Bibbia “Vulgata” dalle origini ai nostri giorni, Abbazia San Girolamo
6

Roma, Libreria Editrice Vaticana, 1987.


Nota del curatore IX

propri monumenti di fedeltà alla rivelazione e di studio scienti-


fico, che rendono preziosa questa edizione che li associa e ne
pubblica i pregi, la versione geronimiana e la critica testuale
della prima, la versione italiana e l’esattezza sintetica di com-
mento della seconda.
Da parte mia, la curatela ha compreso la precisa, per quanto
possibile, disposizione dei due corpi testuali, la loro reciproca
corrispondenza, il controllo linguistico nelle frequenti trascri-
zioni dall’ebraico e dal greco, la disposizione dei diversi espe-
dienti tipografici, e, per libera coerenza bilinguistica, la tradu-
zione italiana delle pagine latine dell’Introduzione e dell’Ap-
pendice documentaria della Nova Vulgata, con i due testi an-
ch’essi affiancati in colonna.
Infine, da un lettore che vorrà commentare mi attendo osser-
vazioni o precisazioni. A un altro che invece non si aspettava un
lavoro come questo e troverà da meravigliarsi vorrei soltanto rac-
contare che nemmeno io, dopo aver collaborato nella traduzione
della Bibbia C.E.I. 2008 per i libri storici dell’Antico Testamento,
pensavo di dover tornare sull’intero corpo biblico, latino e italia-
no, in lunga durata. Ad ambedue, con la certezza che «la Parola
cresce in chi la legge», e con il nostro comune amore alla Scrittu-
ra Santa nelle nostre materne lingue latina e italiana, Verbum e
Parola, chiedo amichevolmente paziente comprensione.

Città del Vaticano, 15 luglio 2014


San Bonaventura da Bagnoregio
Doctor Seraphicus
Fortunato Frezza
Dottore in Sacra Scrittura
presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma
Alla Libreria Editrice Vaticana, nelle persone del suo Direttore, don
Giuseppe Costa, S.D.B., e di padre Edmondo Caruana, O. Carm., Responsa-
bile Editoriale, con la generosa adesione della American Bible Society, della
Conferenza Episcopale Italiana e dei Musei Vaticani, va per questa, si spera,
non effimera edizione una riconoscenza di lunga memoria.

Il volume è reperibile presso la Libreria Editrice Vaticana, 00120


Città del Vaticano - A condizioni agevolate, sul prezzo di euro 45, per
ordini telematici da indirizzare a: segreteria.lev@lev.va
CANTICUM CANTICORUM

CANTICO DEI CANTICI


I contenuti

Si tratta di una raccolta di poemetti, in cui i protagonisti, un


giovane e una fanciulla, esprimono il loro reciproco amore nell’al-
ternarsi di diverse situazioni: la gioia di incontrarsi, la tristezza di
separarsi, la ricerca affannosa della persona amata. All’interno del
loro dialogo d’amore, appare di tanto in tanto un “coro” (le figlie
di Gerusalemme, ad es. 1,5), che contribuisce a dare a tutta la
composizione l’aspetto di un dramma, con le varie scene che si
susseguono. Il Cantico dei Cantici può essere così suddiviso:
Prologo (1,1-4)
Primo poema (1,5-2,7)
Secondo poema (2,8-3,5)
Terzo poema (3,6-5,1)
Quarto poema (5,2-6,3)
Quinto poema (6,4-8,4)
Epilogo (8,5-7)
Appendici (8,8-14).

Le caratteristiche

Questo libro si presenta con caratteristiche tutte proprie al-


l’interno della Bibbia, in quanto in esso si parla solo dell’amore
umano, senza alcun riferimento esplicito a Dio e ai grandi temi
della fede del popolo d’Israele; inoltre il realismo delle sue imma-
gini e del suo linguaggio, a prima vista, può sconcertare chi non
conosce la mentalità degli antichi Orientali. Ma chi ha raccolto
questi canti d’amore e li ha inseriti nel libro sacro d’Israele, ha
compiuto un’opera di grande sapienza. Non ha modificato il
messaggio di queste poesie amorose ma le ha arricchite e come
glorificate, proiettandole sullo sfondo dell’amore che Dio ha per
ogni creatura umana e, in particolare, per il popolo d’Israele. La
descrizione del rapporto d’amore fra uomo e donna, offerta da
questi canti, estende così ad ogni coppia umana quella profonda
gratitudine verso il Creatore, che si percepisce nelle parole di Ada-
mo di fronte alla sua donna Eva (Gen 2,18-24) e orienta inoltre a
riflettere, con cuore riconoscente, sul rinnovato rapporto sponsa-
le tra Dio e Israele, dopo la notte dell’esilio (Ct 6,1-3).
La Sacra Bibbia 2224

L’origine

Anche per questo libro, come per Qoèlet e Sapienza, l’attribu-


zione a Salomone è fittizia (1,1; di lui si parla in terza persona in
1,5; 3,7-11; 8,11-12). Il Cantico dei Cantici è stato letto nella co-
munità ebraica dopo l’esilio babilonese. Ammaestrata dalla dura
esperienza dell’esilio, questa comunità viene spronata a collocare
l’amore sponsale indiviso verso il suo Dio come fondamento del-
la ricostruzione spirituale e sociale della nazione. Si pensa che la
forma attuale possa risalire al IV sec. a.C., ad opera di un redat-
tore finale, che tuttavia ha utilizzato materiale molto più antico.
PROLOGO
Titolo
1 1 Canticum Canticorum Salo- 1 1Cantico dei Cantici, di Salomone.
monis.
Desiderio d’amore
2
Osculetur me osculo oris sui! 2
Mi baci con i baci della sua bocca!
Nam meliores sunt amores tui Sì, migliore del vino è il tuo amore.
vino: 3
Inebrianti sono i tuoi profumi
3
in fragrantiam unguentorum per la fragranza,
tuorum optimorum. aroma che si spande è il tuo nome:
Oleum effusum nomen tuum; per questo le ragazze di te si in-
ideo adulescentulae dilexerunt te. namorano.
4
Trahe me post te. Curramus! 4
Trascinami con te, corriamo!
Introducat me rex in cellaria sua; M’introduca il re nelle sue stanze:
exsultemus et laetemur in te gioiremo e ci rallegreremo di te,
memores amorum tuorum super ricorderemo il tuo amore più del
vinum; vino.
recte diligunt te. A ragione di te ci si innamora!

PRIMO POEMA
La sposa si presenta
5
Nigra sum sed formosa, filiae 5
Bruna sono ma bella,
Ierusalem, o figlie di Gerusalemme,
sicut tabernacula Cedar, sicut come le tende di Kedar,
pelles Salma. come le cortine di Salomone.
6
Nolite me considerare quod 6
Non state a guardare se sono
fusca sim, bruna,
quia decoloravit me sol. perché il sole mi ha abbronzato.
Filii matris meae irati sunt mihi; I figli di mia madre si sono sde-
gnati con me:

1,3 Effusum - Lege mûra-q; TM tûraq, 3 sg. fem. imperfecti hofal eiusdem verbi rjq
1,1-4 Il Cantico si apre con la presentazione dei protagonisti (l’amata, l’amato, le ragazze
che compongono il coro) e con l’enunciazione dei temi in esso dominanti (i sentimenti, le
effusioni, i desideri e i gesti dell’amore).
1,1 Cantico dei Cantici: è una forma di superlativo ebraico (“il canto per eccellenza”, “il can-
to più bello”).
1,5-6 La sposa ha le fattezze della donna della campagna palestinese, che il sole e il lavoro
dei campi hanno abbronzato. Le ragazze di Gerusalemme, invece, vedono nel candore del
volto la bellezza ideale (5,10).
1,5 Kedar: designa una tribù di nomadi, discendenti da Ismaele (Gen 25,13).
Ct 1,6 2226

posuerunt me custodem in vineis, mi hanno messo a guardia delle


vigne;
vineam meam non custodivi. la mia vigna, la mia, non l’ho cu-
stodita.

Desiderio dello sposo


7
Indica mihi tu, quem diligit 7
Dimmi, o amore dell’anima mia,
anima mea, dove vai a pascolare le greggi,
ubi pascas, dove le fai riposare al meriggio,
ubi cubes in meridie, perché io non debba vagare
ne vagari incipiam dietro le greggi dei tuoi compa-
post greges sodalium tuorum. gni?
8
Si ignoras, 8
Se non lo sai tu, bellissima tra
o pulcherrima inter mulieres, le donne,
egredere et abi post vestigia gre- segui le orme del gregge
gum e pascola le tue caprette
et pasce haedos tuos iuxta taber- presso gli accampamenti dei pa-
nacula pastorum. stori.

Colloquio d’amore
9
Equae in curribus pharaonis 9
Alla puledra del cocchio del fa-
raone
assimilavi te, amica mea. io ti assomiglio, amica mia.
10
Pulchrae sunt genae tuae inter 10
Belle sono le tue guance fra gli
inaures, orecchini,
collum tuum inter monilia. il tuo collo tra i fili di perle.
11
Inaures aureas faciemus tibi 11
Faremo per te orecchini d’oro,
vermiculatas argento. con grani d’argento.
12
Dum esset rex in accubitu suo, 12
Mentre il re è sul suo divano,
nardus mea dedit odorem suum. il mio nardo effonde il suo pro-
fumo.
13
Fasciculus myrrhae dilectus 13
L’amato mio è per me un sac-
meus mihi, chetto di mirra,
qui inter ubera mea commoratur. passa la notte tra i miei seni.
14
Botrus cypri dilectus meus 14
L’amato mio è per me un grap-
mihi polo di cipro
in vineis Engaddi. nelle vigne di Engàddi.

1,7 Vagari - Lege .tô‘ijja-h, deductum ex .ta-‘a-h; TM «velata»


1,12-14 nardo, mirra, cipro: profumi caratteristici dei paesi orientali. Spesso venivano con-
servati in sacchetti, da cui effondevano il loro aroma. Engàddi (“sorgente del capriolo”) è
una località sulle rive del Mar Morto.
2227 Ct 2,7

15
Ecce tu pulchra es, amica mea, 15
Quanto sei bella, amata mia,
ecce tu pulchra es: quanto sei bella!
oculi tui columbarum. Gli occhi tuoi sono colombe.
16
Ecce tu pulcher es, 16
Come sei bello, amato mio,
dilecte mi, et decorus. quanto grazioso!
Lectulus noster floridus, Erba verde è il nostro letto,
17
tigna domorum nostrarum ce- 17
di cedro sono le travi della no-
drina, stra casa,
laquearia nostra cupressina. di cipresso il nostro soffitto.

2 1 Ego flos campi 2 1Io sono un narciso della pianu-


ra di Saron,
et lilium convallium. un giglio delle valli.
2
Sicut lilium inter spinas, 2
Come un giglio fra i rovi,
sic amica mea inter filias. così l’amica mia tra le ragazze.
3
Sicut malus inter ligna silva- 3
Come un melo tra gli alberi del
rum, bosco,
sic dilectus meus inter filios. così l’amato mio tra i giovani.
Sub umbra illius, quem deside- Alla sua ombra desiderata mi
raveram, sedi, siedo,
et fructus eius dulcis gutturi è dolce il suo frutto al mio pala-
meo. to.
4
Introduxit me in cellam vina- 4
Mi ha introdotto nella cella del
riam, vino
et vexillum eius super me est ca- e il suo vessillo su di me è amore.
ritas.
5
Fulcite me uvarum placentis, 5
Sostenetemi con focacce d’uva
passa,
stipate me malis, rinfrancatemi con mele,
quia amore langueo. perché io sono malata d’amore.
6
Laeva eius sub capite meo, 6
La sua sinistra è sotto il mio capo
et dextera illius amplexatur me. e la sua destra mi abbraccia.
7
Adiuro vos, filiae Ierusalem, 7
Io vi scongiuro, figlie di Gerusa-
lemme,
per capreas cervasque campo- per le gazzelle o per le cerve dei
rum, campi:
ne suscitetis neque evigilare fa- non destate, non scuotete dal
ciatis dilectam, sonno l’amore,
quoadusque ipsa velit. finché non lo desideri.

2,1 Saron: il nome della pianura costiera, che si estende dalla città di Giaffa al monte Car-
melo. A questo nome è collegata l’idea di prosperità e abbondanza.
2,4 cella del vino: il luogo dove veniva fatto fermentare il vino.
Ct 2,8 2228

SECONDO POEMA
Lo sposo cerca la sposa
8
Vox dilecti mei! 8
Una voce! L’amato mio!
Ecce iste venit Eccolo, viene
saliens in montibus, saltando per i monti,
transiliens colles. balzando per le colline.
9
Similis est dilectus meus ca- 9
L’amato mio somiglia a una gaz-
preae zella
hinnuloque cervorum. o ad un cerbiatto.
En ipse stat Eccolo, egli sta
post parietem nostrum dietro il nostro muro;
respiciens per fenestras, guarda dalla finestra,
prospiciens per cancellos. spia dalle inferriate.
10
En dilectus meus loquitur 10
Ora l’amato mio prende a dir-
mihi: mi:
«Surge, amica mea, «Àlzati, amica mia,
columba mea, formosa mea, et mia bella, e vieni, presto!
veni. 11
Perché, ecco, l’inverno è passato,
11
Iam enim hiems transiit, è cessata la pioggia, se n’è andata;
imber abiit et recessit. 12
i fiori sono apparsi nei campi,
12
Flores apparuerunt in terra, il tempo del canto è tornato
tempus putationis advenit; e la voce della tortora ancora si
vox turturis audita est fa sentire
in terra nostra, nella nostra campagna.
13
ficus protulit grossos suos, 13
Il fico sta maturando i primi
frutti
vineae florentes dederunt odo- e le viti in fiore spandono profumo.
rem suum:
surge, amica mea, Àlzati, amica mia,
speciosa mea, et veni, mia bella, e vieni, presto!
14
columba mea, in foraminibus 14
O mia colomba,
petrae, che stai nelle fenditure della roc-
in caverna abrupta. cia,
nei nascondigli dei dirupi,
Ostende mihi faciem tuam, mostrami il tuo viso,
sonet vox tua in auribus meis; fammi sentire la tua voce,

vox enim tua dulcis, perché la tua voce è soave,


et facies tua decora». il tuo viso è incantevole».

2,12-14 Nella poesia biblica la tortora, con il suo canto, era considerata il simbolo dell’amo-
re; la colomba il simbolo della fedeltà e della fecondità.
2229 Ct 3,4

Intensità d’amore
15
Capite nobis vulpes, vulpes 15
Prendeteci le volpi,
parvulas, le volpi piccoline
quae demoliuntur vineas, che devastano le vigne:
nam vineae nostrae florescunt. le nostre vigne sono in fiore.
16
Dilectus meus mihi, et ego illi, 16
Il mio amato è mio e io sono sua;
qui pascitur inter lilia, egli pascola fra i gigli.
17
antequam aspiret dies, 17
Prima che spiri la brezza del
giorno
et festinent umbrae. e si allunghino le ombre,
Revertere; similis esto, ritorna, amato mio,
dilecte mi, capreae simile a gazzella
hinnuloque cervorum o a cerbiatto,
super montes Bether. sopra i monti degli aromi.

La sposa cerca l’amato


del suo cuore
3 1 In lectulo meo per noctes 3 1Sul mio letto, lungo la notte, ho
quaesivi, quem diligit anima cercato
mea; l’amore dell’anima mia;
quaesivi illum et non inveni. l’ho cercato, ma non l’ho trovato.
2
«Surgam et circuibo civitatem; 2
Mi alzerò e farò il giro della città
per vicos et plateas per le strade e per le piazze;
quaeram, quem diligit anima voglio cercare l’amore dell’anima
mea». mia.
Quaesivi illum et non inveni. L’ho cercato, ma non l’ho trovato.
3
Invenerunt me vigiles, 3
Mi hanno incontrata le guardie
qui circumeunt civitatem: che fanno la ronda in città:
«Num, quem diligit anima mea, «Avete visto l’amore dell’anima
vidistis?». mia?».
4
Paululum cum pertransissem eos, 4
Da poco le avevo oltrepassate,
inveni, quem diligit anima mea; quando trovai l’amore dell’anima
mia.
tenui eum nec dimittam, Lo strinsi forte e non lo lascerò,
donec introducam illum in do- finché non l’abbia condotto nella
mum matris meae casa di mia madre,
et in cubiculum genetricis meae. nella stanza di colei che mi ha
concepito.

2,15 L’immagine delle piccole volpi che devastano le vigne può essere compresa come un’ombra
minacciosa, attorno alla luce e alla bellezza dell’amore, che va difeso. Nel simbolismo biblico, la
vigna è immagine della donna ed è anche il bene più prezioso che l’agricoltore possiede.
Ct 3,5 2230
5
Adiuro vos, filiae Ierusalem, 5
Io vi scongiuro, figlie di Gerusa-
lemme,
per capreas cervasque campo- per le gazzelle o per le cerve dei
rum, campi:
ne suscitetis neque evigilare fa- non destate, non scuotete dal
ciatis dilectam, sonno l’amore,
donec ipsa velit. finché non lo desideri.

TERZO POEMA
Il corteo nuziale
6
Quid hoc, quod ascendit per 6
Chi sta salendo dal deserto
desertum come una colonna di fumo,
sicut virgula fumi, esalando profumo di mirra e
aromatizans tus et myrrham d’incenso
et universum pulverem pigmen- e d’ogni polvere di mercanti?
tarii?
7
En lectulum Salomonis. 7
Ecco, la lettiga di Salomone:
Sexaginta fortes ambiunt illum sessanta uomini prodi le stanno
intorno,
ex fortissimis Israel, tra i più valorosi d’Israele.
8
omnes tenentes gladios 8
Tutti sanno maneggiare la spada,
et ad bella doctissimi, esperti nella guerra;
uniuscuiusque ensis super femur ognuno porta la spada al fianco
suum contro il terrore della notte.
propter timores nocturnos. 9
Un baldacchino si è fatto il re
9
Ferculum fecit sibi rex Salomon Salomone
de lignis Libani; con legno del Libano.
10
columnas eius fecit argenteas, 10
Le sue colonne le ha fatte d’ar-
gento,
reclinatorium aureum, d’oro la sua spalliera;
sedile purpureum: il suo seggio è di porpora,
medium eius stratum ebeneum. il suo interno è un ricamo d’amore
Filiae Ierusalem, delle figlie di Gerusalemme.
11
egredimini et videte, 11
Uscite, figlie di Sion,
filiae Sion,
regem Salomonem guardate il re Salomone
in diademate, quo coronavit il- con la corona di cui lo cinse sua
lum, mater sua madre
3,10 Ebeneum - Lege hobnîm, vel ’ǎba-nîm; TM «amor», extra contextum orationis | Filiae -
Omittendum mi(n) «ex» ante benôt, et transferendum atnah
. ante idem verbum
3,6-11 L’apertura del poema è affidata al coro: è come una voce fuori campo, alla quale l’au-
tore riserva il ruolo di commentatore o di transizione verso un nuovo quadro.
3,9 Libano: rinomato per il legname dei suoi boschi.
2231 Ct 4,7

in die desponsationis illius nel giorno delle sue nozze,


et in die laetitiae cordis eius. giorno di letizia del suo cuore.

La bellezza della sposa


4 1 Quam pulchra es, amica mea, 4 Quanto sei bella, amata mia,
1

quam pulchra es: quanto sei bella!


oculi tui columbarum Gli occhi tuoi sono colombe,
per velamen tuum. dietro il tuo velo.
Capilli tui sicut grex caprarum, Le tue chiome sono come un
quae descenderunt de monte Ga- gregge di capre,
laad; che scendono dal monte Gàlaad.
2
dentes tui sicut grex tonsarum, 2
I tuoi denti come un gregge di
pecore tosate,
quae ascenderunt de lavacro: che risalgono dal bagno;
omnes gemellis fetibus, tutte hanno gemelli,
et sterilis non est inter eas. nessuna di loro è senza figli.
3
Sicut vitta coccinea labia tua, 3
Come nastro di porpora le tue
labbra,
et eloquium tuum dulce; la tua bocca è piena di fascino;
sicut fragmen mali punici, come spicchio di melagrana è la
ita genae tuae per velamen tua tempia
tuum. dietro il tuo velo.
4
Sicut turris David collum 4
Il tuo collo è come la torre di
tuum, Davide,
quae aedificata est cum propu- costruita a strati.
gnaculis:
mille clipei pendent ex ea, Mille scudi vi sono appesi,
omnis armatura fortium. tutte armature di eroi.
5
Duo ubera tua sicut duo hinnuli, 5
I tuoi seni sono come due cerbiatti,
capreae gemelli, gemelli di una gazzella,
qui pascuntur in liliis. che pascolano tra i gigli.
6
Antequam aspiret dies, 6
Prima che spiri la brezza del giorno
et festinent umbrae, e si allunghino le ombre,
vadam ad montem myrrhae me ne andrò sul monte della mirra
et ad collem turis. e sul colle dell’incenso.
7
Tota pulchra es, amica mea, 7
Tutta bella sei tu, amata mia,
et macula non est in te. e in te non vi è difetto.

4,1-7 Come in 1,9-2,7, anche qui è il mondo della campagna, dei monti e delle città della
terra di Canaan a fornire immagini e allusioni per descrivere la bellezza della sposa.
4,1 Gàlaad: la regione montagnosa situata al di là del fiume Giordano.
4,7 Questo testo è stato applicato dalla liturgia alla Vergine Maria, nel suo privilegio di Im-
macolata.
Ct 4,8 2232

Invito alla sposa


8
Veni de Libano, sponsa, 8
Vieni dal Libano, o sposa,
veni de Libano, ingredere; vieni dal Libano, vieni!
respice de capite Amana, Scendi dalla vetta dell’Amana,
de vertice Sanir et Hermon, dalla cima del Senir e dell’Ermon,
de cubilibus leonum, dalle spelonche dei leoni,
de montibus pardorum. dai monti dei leopardi.
9
Vulnerasti cor meum, 9
Tu mi hai rapito il cuore,
soror mea sponsa, sorella mia, mia sposa,
vulnerasti cor meum tu mi hai rapito il cuore
in uno oculorum tuorum con un solo tuo sguardo,
et in uno monili torquis tui. con una perla sola della tua collana!
10
Quam pulchri sunt amores tui, 10
Quanto è soave il tuo amore,
soror mea sponsa; sorella mia, mia sposa,
meliores sunt amores tui vino, quanto più inebriante del vino è
il tuo amore,
et odor unguentorum tuorum e il profumo dei tuoi unguenti,
super omnia aromata. più di ogni balsamo.
11
Favus distillans labia tua, 11
Le tue labbra stillano nettare, o
sponsa; sposa,
mel et lac sub lingua tua, c’è miele e latte sotto la tua lingua
et odor vestimentorum tuorum e il profumo delle tue vesti è co-
sicut odor Libani. me quello del Libano.
12
Hortus conclusus, 12
Giardino chiuso tu sei,
soror mea sponsa, sorella mia, mia sposa,
hortus conclusus,
fons signatus; sorgente chiusa, fontana sigillata.
13
propagines tuae paradisus ma- 13
I tuoi germogli sono un paradi-
lorum punicorum so di melagrane,
cum optimis fructibus, con i frutti più squisiti,
cypri cum nardo. alberi di cipro e nardo,
14
Nardus et crocus, 14
nardo e zafferano, cannella e
fistula et cinnamomum cinnamòmo,
cum universis lignis turiferis, con ogni specie di alberi d’incenso,
myrrha et aloe mirra e àloe,
cum omnibus primis unguentis. con tutti gli aromi migliori.

4,8 Veni 2 - Lege cum Gr et Syr ’ětî, ex verbo ‘a-ta-h; TM «mecum»


4,12 Hortus 2 - Lege cum multis mss, Gr et Syr gan; TM «fluctus»
4,8 Il monte Ermon, chiamato anche Senir dagli antichi Amorrei (Dt 3,9), si trova nella par-
te settentrionale della terra di Canaan. Qui è situato anche il monte Amana.
4,14 nardo, zafferano, cannella: le principali piante aromatiche dei giardini orientali.
2233 Ct 5,5

15
Fons hortorum, 15
Fontana che irrora i giardini,
puteus aquarum viventium, pozzo d’acque vive
quae fluunt impetu de Libano. che sgorgano dal Libano.
16
Surge, aquilo, 16
Àlzati, vento del settentrione,
vieni,
et veni, auster; vieni vento del meridione,
perfla hortum meum, soffia nel mio giardino,
et fluant aromata illius. si effondano i suoi aromi.

5 1 Veniat dilectus meus in hor- Venga l’amato mio nel suo giar-
tum suum dino
et comedat fructus eius optimos. e ne mangi i frutti squisiti.

Veni in hortum meum, soror 5 1Sono venuto nel mio giardino,


mea sponsa; sorella mia, mia sposa,
messui myrrham meam cum e raccolgo la mia mirra e il mio
aromatibus meis, balsamo;
comedi favum cum melle, mangio il mio favo e il mio miele,
bibi vinum cum lacte meo. bevo il mio vino e il mio latte.
Comedite, amici, et bibite Mangiate, amici, bevete;
et inebriamini, carissimi. inebriatevi d’amore.

QUARTO POEMA
L’amato bussa alla porta
2
Ego dormio, et cor meum vigi- 2
Mi sono addormentata, ma ve-
lat. glia il mio cuore.
Vox dilecti mei pulsantis: Un rumore! La voce del mio
«Aperi mihi, soror mea, amica amato che bussa:
mea, «Aprimi, sorella mia,
columba mea, immaculata mea, mia amica, mia colomba, mio tutto;
quia caput meum plenum est ro- perché il mio capo è madido di
re, rugiada,
et cincinni mei guttis noctium». i miei riccioli di gocce notturne».
3
«Exspoliavi me tunica mea, 3
«Mi sono tolta la veste;
quomodo induar illa? come indossarla di nuovo?
Lavi pedes meos, Mi sono lavata i piedi;
quomodo inquinabo illos?». come sporcarli di nuovo?».
4
Dilectus meus misit manum 4
L’amato mio ha introdotto la
suam per foramen, mano nella fessura
et venter meus ilico intremuit. e le mie viscere fremettero per lui.
5
Surrexi, ut aperirem dilecto 5
Mi sono alzata per aprire al mio
meo; amato
Ct 5,5 2234

manus meae stillaverunt myrrham, e le mie mani stillavano mirra;


et digiti mei pleni myrrha proba- fluiva mirra dalle mie dita
tissima
super ansam pessuli. sulla maniglia del chiavistello.
6
Aperui dilecto meo; 6
Ho aperto allora all’amato mio,
at ille declinaverat atque transie- ma l’amato mio se n’era andato,
rat. era scomparso.
Anima mea liquefacta est, quia Io venni meno, per la sua scom-
discesserat. parsa;
Quaesivi et non inveni illum; l’ho cercato, ma non l’ho trovato,
vocavi, et non respondit mihi. l’ho chiamato, ma non mi ha ri-
sposto.
7
Invenerunt me custodes, 7
Mi hanno incontrata le guardie
qui circumeunt civitatem; che fanno la ronda in città;
percusserunt me et vulnerave- mi hanno percossa, mi hanno fe-
runt me, rita,
tulerunt pallium meum mihi mi hanno tolto il mantello
custodes murorum. le guardie delle mura.
8
Adiuro vos, filiae Ierusalem: 8
Io vi scongiuro, figlie di Gerusa-
lemme,
si inveneritis dilectum meum, se trovate l’amato mio
quid nuntietis ei? che cosa gli racconterete?
«Quia amore langueo». Che sono malata d’amore!
9
Quid est dilecto tuo prae cete- 9
Che cosa ha il tuo amato più di
ris, ogni altro,
o pulcherrima mulierum? tu che sei bellissima tra le donne?
Quid est dilecto tuo prae ceteris, Che cosa ha il tuo amato più di
ogni altro,
quia sic adiurasti nos? perché così ci scongiuri?

L’incanto dell’amato
10
Dilectus meus candidus et ru- 10
L’amato mio è bianco e vermi-
bicundus glio,
dignoscitur ex milibus. riconoscibile fra una miriade.
11
Caput eius aurum optimum, 11
Il suo capo è oro, oro puro,
cincinni eius sicut racemi pal- i suoi riccioli sono grappoli di
marum, palma,
nigri quasi corvus. neri come il corvo.
12
Oculi eius sicut columbae 12
I suoi occhi sono come colombe
super rivulos aquarum, su ruscelli d’acqua;
quae lacte sunt lotae i suoi denti si bagnano nel latte,
et resident iuxta fluenta plenissima. si posano sui bordi.

5,6 Discesserat - Significatio verbi bedabrô sumitur ex verbo Arabo dabara «abire, fugere»
2235 Ct 6,3

13
Genae illius sicut areolae aro- 13
Le sue guance sono come aiuo-
matum, le di balsamo
turriculae unguentorum; dove crescono piante aromatiche,
labia eius lilia le sue labbra sono gigli
distillantia myrrham primam. che stillano fluida mirra.
14
Manus illius tornatiles aureae, 14
Le sue mani sono anelli d’oro,
plenae hyacinthis; incastonati di gemme di Tarsis.
venter eius opus eburneum Il suo ventre è tutto d’avorio,
distinctum sapphiris. tempestato di zaffiri.
15
Crura illius columnae marmo- 15
Le sue gambe, colonne di ala-
reae, bastro,
quae fundatae sunt super bases posate su basi d’oro puro.
aureas;
species eius ut Libani, Il suo aspetto è quello del Libano,
electus ut cedri. magnifico come i cedri.
16
Guttur illius suavissimum, 16
Dolcezza è il suo palato;
et totus desiderabilis. egli è tutto delizie!
Talis est dilectus meus, et ipse Questo è l’amato mio, questo l’a-
est amicus meus, mico mio,
filiae Ierusalem. o figlie di Gerusalemme.

Io sono del mio amato


e il mio amato è mio
6 1 Quo abiit dilectus tuus, 6 1Dov’è andato il tuo amato,
o pulcherrima mulierum? tu che sei bellissima tra le donne?
Quo declinavit dilectus tuus, Dove ha diretto i suoi passi il tuo
amato,
et quaeremus eum tecum? perché lo cerchiamo con te?
2
Dilectus meus descendit in hor- 2
L’amato mio è sceso nel suo
tum suum giardino
ad areolam aromatum, fra le aiuole di balsamo,
ut pascatur in hortis a pascolare nei giardini
et lilia colligat. e a cogliere gigli.
3
Ego dilecto meo, et dilectus 3
Io sono del mio amato
meus mihi, e il mio amato è mio;
qui pascitur inter lilia. egli pascola tra i gigli.

5,14 Tarsis: località spesso nominata nella Bibbia, per indicare grande distanza e florida
ricchezza.
6,1-3 Questo canto della reciprocità fa da sfondo a tutto il Cantico. Nella storia dell’interpreta-
zione, è stata colta qui un’eco della formula dell’alleanza biblica (“Il Signore è il nostro Dio e
noi siamo il suo popolo”), evidenziando nel poema il legame che unisce Dio e Israele. Vi si è
anche visto un rimando allo stupore estatico dell’uomo di fronte alla donna nel giardino di
Eden, dove la solitudine di Adamo è vinta da Dio con il dono di Eva, la donna, (Gen 2,18-25).
Ct 6,4 2236

QUINTO POEMA
Il fascino dell’amata
4
Pulchra es, amica mea, sicut 4
Tu sei bella, amica mia, come la
Thersa, città di Tirsa,
decora sicut Ierusalem, incantevole come Gerusalemme,
terribilis ut castrorum acies or- terribile come un vessillo di guerra.
dinata. 5
Distogli da me i tuoi occhi,
5
Averte oculos tuos a me, perché mi sconvolgono.
quia ipsi me conturbant. Le tue chiome sono come un
Capilli tui sicut grex caprarum, gregge di capre
quae descenderunt de Galaad. che scendono dal Gàlaad.
6
Dentes tui sicut grex ovium, 6
I tuoi denti come un gregge di
pecore
quae ascenderunt de lavacro: che risalgono dal bagno;
omnes gemellis fetibus, tutte hanno gemelli,
et sterilis non est in eis. nessuna di loro è senza figli.
7
Sicut fragmen mali punici, sic 7
Come spicchio di melagrana è
genae tuae la tua tempia,
per velamen tuum. dietro il tuo velo.
8
Sexaginta sunt reginae 8
Siano pure sessanta le mogli del re,
et octoginta concubinae, ottanta le concubine,
et adulescentularum non est nu- innumerevoli le ragazze!
merus;
9
una est columba mea, perfecta 9
Ma unica è la mia colomba, il
mea, mio tutto,
una est matri suae, unica per sua madre,
electa genetrici suae. la preferita di colei che l’ha ge-
nerata.
Viderunt eam filiae et beatissi- La vedono le giovani e la dicono
mam praedicaverunt; beata.
reginae et concubinae, et lauda- Le regine e le concubine la co-
verunt eam: prono di lodi:
10
«Quae est ista, quae progredi- 10
«Chi è costei che sorge come
tur quasi aurora consurgens, l’aurora,
pulchra ut luna, bella come la luna, fulgida come
electa ut sol, il sole,
terribilis ut castrorum acies or- terribile come un vessillo di
dinata?». guerra?».
11
Descendi in hortum nucum, 11
Nel giardino dei noci io sono
sceso,
ut viderem poma convallium per vedere i germogli della valle
et inspicerem, si floruisset vinea, e osservare se la vite metteva
gemme
6,4 Tirsa (“la graziosa”): capitale del regno d’Israele, prima di Samaria.
2237 Ct 7,5

et germinassent mala punica. e i melograni erano in fiore.


12
Non advertit animus meus, 12
Senza che me ne accorgessi, il
desiderio mi ha posto
cum posuit me in quadrigas sul cocchio del principe del mio
principis populi mei. popolo.

Nella sposa tutto è bellezza


e armonia
7 1 Convertere, convertere, Sulamitis; 7 1Vòltati, vòltati, Sulammita,
convertere, convertere, ut intuea- vòltati, vòltati: vogliamo ammi-
mur te. rarti.
Quid aspicitis in Sulamitem, Che cosa volete ammirare nella
cum saltat inter binos choros? Sulammita
2
Quam pulchri sunt pedes tui in durante la danza a due cori?
calceamentis, 2
Come sono belli i tuoi piedi
filia principis! nei sandali, figlia di principe!
Flexurae femorum tuorum sicut Le curve dei tuoi fianchi sono
monilia, come monili,
quae fabricata sunt manu artifi- opera di mani d’artista.
cis. 3
Il tuo ombelico è una coppa ro-
3
Gremium tuum crater tornati- tonda
lis: che non manca mai di vino aro-
numquam indigeat vino mixto; matico.
venter tuus sicut acervus tritici Il tuo ventre è un covone di grano,
vallatus liliis. circondato da gigli.
4
Duo ubera tua sicut duo hinnuli, 4
I tuoi seni sono come due cer-
biatti,
gemelli capreae, gemelli di una gazzella.
5
collum tuum sicut turris ebur- 5
Il tuo collo come una torre d’a-
nea. vorio,
Oculi tui sicut piscinae in Hese- i tuoi occhi come le piscine di
bon, Chesbon
quae sunt ad portam Bathrabbim; presso la porta di Bat-Rabbìm,
nasus tuus sicut turris Libani, il tuo naso come la torre del Li-
bano
quae respicit contra Damascum. che guarda verso Damasco.

6,12 Principis populi - Lege na-dîb ‘ammî; TM ‘ammî na-dîb


7,1 L’amata è chiamata ora con il nome di Sulammita: il termine porta in sé un’assonanza
con Salomone e illumina così la simbologia regale, che fa da sfondo al Cantico. L’assonanza
con shalòm (“pace”) rimanda all’idea di benessere, perfezione, compiutezza. – la danza a
due cori: probabilmente una particolare danza nuziale.
7,5 Chesbon: località della Transgiordania, corrisponde all’attuale Tell Hesban, circa 20 chi-
lometri da Amman. La porta di Bat-Rabbìm (“la porta della figlia dei molti”) è da collocare
probabilmente in questa stessa città.
Ct 7,6 2238
6
Caput tuum ut Carmelus, 6
Il tuo capo si erge su di te come
il Carmelo
et comae capitis tui sicut purpu- e la chioma del tuo capo è come
ra; porpora;
rex vincitur cincinnis. un re è tutto preso dalle tue trecce.
7
Quam pulchra es et quam de- 7
Quanto sei bella e quanto sei
cora, graziosa,
carissima, in deliciis! o amore, piena di delizie!
8
Statura tua assimilata est pal- 8
La tua statura è slanciata come
mae una palma
et ubera tua botris. e i tuoi seni sembrano grappoli.
9
Dixi: «Ascendam in palmam 9
Ho detto: «Salirò sulla palma,
et apprehendam fructus eius». coglierò i grappoli di datteri».
Et erunt ubera tua sicut botri vi- Siano per me i tuoi seni come
neae, grappoli d’uva
et odor oris tui sicut malorum. e il tuo respiro come profumo di
mele.
10
Guttur tuum sicut vinum opti- 10
Il tuo palato è come vino squi-
mum, sito,
dignum dilecto meo ad potan- che scorre morbidamente verso
dum, di me
labiisque et dentibus illius ad ru- e fluisce sulle labbra e sui denti!
minandum.
Canto d’amore
11
Ego dilecto meo, 11
Io sono del mio amato
et ad me appetitus eius. e il suo desiderio è verso di me.
12
Veni, dilecte mi, egrediamur in 12
Vieni, amato mio, andiamo nei
agrum, campi,
commoremur in villis; passiamo la notte nei villaggi.
13
mane properabimus ad vineas, 13
Di buon mattino andremo nelle
vigne;
videbimus si floruit vinea, vedremo se germoglia la vite,
si flores aperiuntur, se le gemme si schiudono,
si floruerunt mala punica; se fioriscono i melograni:
ibi dabo tibi amores meos. là ti darò il mio amore!
14
Mandragorae dederunt odo- 14
Le mandragore mandano pro-
rem; fumo;
in portis nostris omnia poma op- alle nostre porte c’è ogni specie
tima, di frutti squisiti,

7,6 Carmelo (“giardino”): monte sulla costa mediterranea; nel linguaggio poetico della Bib-
bia è simbolo di bellezza e di imponenza.
7,14 le mandragore: con i loro frutti gialli dolci e dall’intenso profumo, erano considerate
un afrodisiaco.
2239 Ct 8,6

nova et vetera, freschi e secchi:


dilecte mi, servavi tibi. amato mio, li ho conservati per te.

Desiderio dell’unione
8 1 Quis mihi det te fratrem meum, 8 1Come vorrei che tu fossi mio
sugentem ubera matris meae, fratello,
ut inveniam te foris et deosculer allattato al seno di mia madre!
te, Incontrandoti per strada ti po-
et iam me nemo despiciat? trei baciare
2
Apprehenderem te et ducerem senza che altri mi disprezzi.
in domum matris meae; 2
Ti condurrei, ti introdurrei nella
ibi me doceres, casa di mia madre;
et darem tibi poculum ex vino tu mi inizieresti all’arte dell’amo-
condito re.
et mustum malorum granato- Ti farei bere vino aromatico
rum meorum. e succo del mio melograno.
3
Laeva eius sub capite meo, 3
La sua sinistra è sotto il mio capo
et dextera illius amplexatur me. e la sua destra mi abbraccia.
4
Adiuro vos, filiae Ierusalem, 4
Io vi scongiuro, figlie di Gerusa-
lemme,
ne suscitetis, neque evigilare fa- non destate, non scuotete dal
ciatis dilectam, sonno l’amore,
donec ipsa velit. finché non lo desideri.

EPILOGO
5
Quae est ista, quae ascendit de 5
Chi sta salendo dal deserto,
deserto
innixa super dilectum suum? appoggiata al suo amato?
Sub arbore malo suscitavi te; Sotto il melo ti ho svegliato;
ibi parturivit te mater tua, là dove ti concepì tua madre,
ibi parturivit te genetrix tua. là dove ti concepì colei che ti ha
partorito.
6
Pone me ut signaculum super 6
Mettimi come sigillo sul tuo
cor tuum, cuore,

8,5 Genetrix - Lege jo-ladte-k cum Gr et Syr; TM «parturivit», quod est repetitio sine sensu
8,1-4 L’intenso desiderio della sposa di unirsi al suo amato (vv. 1-2) si va compiendo (vv. 3-4).
8,6 sigillo: veniva portato al collo o al braccio, appeso a una collana, o al dito come un anel-
lo. Nell’antichità serviva per indicare la proprietà e l’appartenenza, e per autenticare i docu-
menti. Per la prima volta appare qui il nome di Dio: le vampe dell’amore sono una fiamma
divina; letteralmente “una fiamma di Jah” (cioè di YHWH).
Ct 8,6 2240

ut signaculum super brachium come sigillo sul tuo braccio;


tuum,
quia fortis est ut mors dilectio, perché forte come la morte è l’a-
more,
dura sicut infernus aemulatio; tenace come il regno dei morti è
la passione:
lampades eius lampades ignis le sue vampe sono vampe di fuo-
co,
atque flammae divinae. una fiamma divina!
7
Aquae multae non potuerunt 7
Le grandi acque non possono
exstinguere caritatem, spegnere l’amore
nec flumina obruent illam; né i fiumi travolgerlo.
si dederit homo omnem substan- Se uno desse tutte le ricchezze
tiam domus suae pro dilectio- della sua casa
ne, in cambio dell’amore, non ne
quasi nihil despicient eum. avrebbe che disprezzo.

APPENDICI
La sorella piccola
8
Soror nostra parva 8
Una sorella piccola abbiamo,
et ubera non habet; e ancora non ha seni.
quid faciemus sorori nostrae Che faremo per la nostra sorella
in die, quando alloquenda est? nel giorno in cui si parlerà di lei?
9
Si murus est, 9
Se fosse un muro,
aedificemus super eum propu- le costruiremmo sopra una mer-
gnacula argentea; latura d’argento;
si ostium est, se fosse una porta,
compingamus illud tabulis ce- la rafforzeremmo con tavole di
drinis. cedro.
10
Ego murus, 10
Io sono un muro
et ubera mea sicut turris; e i miei seni sono come torri!
ex quo facta sum coram eo Così io sono ai suoi occhi
quasi pacem reperiens. come colei che procura pace!

8,6 Flammae divinae - Divide šalhebet ja-h, quod in TM unum verbum facit
8,7 Le grandi acque: simbolo di tutto ciò che incute paura all’uomo.
8,8-14 Le ultime battute del Cantico sono composte da frammenti di poesia amorosa, posti
sulle labbra ora del coro ora dell’amata e dell’amato. I vv. 8-10 e 11-12 sono canti nuziali
espressi in forma di indovinelli scherzosi.
2241 Ct 8,14

La vigna
11
Vinea fuit Salomoni 11
Salomone aveva una vigna a
in Baalhamon. Baal-Amon;
Tradidit eam custodibus; egli affidò la vigna ai custodi.
vir affert pro fructu eius Ciascuno gli doveva portare co-
me suo frutto
mille argenteos. mille pezzi d’argento.
12
Vinea mea coram me est; 12
La mia vigna, proprio la mia,
mi sta davanti:
mille tibi, Salomon, tieni pure, Salomone, i mille
pezzi d’argento
et ducenti his, qui custodiunt e duecento per i custodi dei suoi
fructus eius. frutti!

Ultimo reciproco invito


13
Quae habitas in hortis, 13
Tu che abiti nei giardini,
amici auscultant, i compagni ascoltano la tua voce:
fac me audire vocem tuam. fammela sentire.
14
Fuge, dilecte mi, 14
Fuggi, amato mio,
et assimilare capreae simile a gazzella
hinnuloque cervorum o a cerbiatto
super montes aromatum. sopra i monti dei balsami!

8,11 Baal-Amon (“il signore della moltitudine” oppure “il signore della ricchezza”): località
sconosciuta; forse indica simbolicamente un luogo fertile e ricco di frutti.
EPISTULA I IOANNIS

PRIMA LETTERA DI GIOVANNI


I contenuti

Un autorevole esponente della Chiesa delle origini attinge alla


propria esperienza di vita, trascorsa con Gesù, per insegnare ai
suoi cristiani le condizioni da osservare per avere la comunione
con Dio e la gioia. Dio è luce, è giusto, è amore; da queste carat-
teristiche derivano i dettami riguardanti la vita concreta: occorre
evitare il peccato, vivere la retta fede, praticare il comandamento
dell’amore. L’insegnamento mette in guardia contro dottrine erro-
nee, sia nei confronti della fede sia nei confronti del comporta-
mento pratico. L’adesione al mistero di Gesù, Cristo e Figlio di
Dio incarnato, insieme al riconoscimento dell’universale condi-
zione di peccato, rende partecipi della salvezza che Dio offre ai
“figlioli” (2,1.12.18), attraverso l’invio del suo Figlio. Il contenuto
di prima Giovanni può essere riassunto in questo schema:
Testimoni di Gesù (1,1-4)
Dio è luce (1,5-2,29)
Dio è giusto (3,1-4,6)
Dio è amore (4,7-5,17)
Conclusione (5,18-21).

Le caratteristiche

Questa lettera non riporta né il nome dell’autore né quello dei


destinatari e non contiene neppure il saluto iniziale o finale, pur
supponendo una cerchia di interlocutori. Si è parlato di omelia, o
di trattato teologico, oppure di una esortazione. In realtà l’autore
scrive un’opera parzialmente epistolare per trattare i problemi
sorti nell’ambiente dei suoi lettori, alternando istruzioni ed esor-
tazioni. Il linguaggio ha forti somiglianze con quello del vangelo
di Giovanni. In particolare, ricorre sovente a uno schema duali-
stico, nel quale si contrappongono coloro che sono nati da Dio, i
“figli della luce”, a coloro che non lo sono, i “figli delle tenebre”. È
usata con rilievo la terminologia di verità, conoscenza (e ricono-
scimento), visione. Questo linguaggio si adegua a un ambiente in
cui si stava diffondendo un modo nuovo di pensare e di parlare,
che sarebbe poi sfociato in correnti ereticali di carattere cristolo-
gico (in particolare il docetismo e lo gnosticismo) e di carattere
morale (ritenersi immuni da ogni peccato: 1,8-10).
La Sacra Bibbia 4294

L’origine

L’autore della lettera non dichiara mai il proprio nome. La


tradizione antica e le caratteristiche del pensiero e dell’insegna-
mento dello scritto attestano l’identità di questo autore con l’au-
tore del vangelo di Giovanni: se non è il figlio di Zebedeo, deve
trattarsi di persona a lui assai vicina. È quindi lecito parlare di
un autentico scritto “giovanneo”. Il confronto della lettera con il
quarto vangelo fa pensare che probabilmente (ma la cosa è di-
scussa) sia stato scritto prima il vangelo e che la lettera applichi
l’esempio e l’insegnamento di Gesù alla situazione delle comunità
cristiane contemporanee, nell’area soprattutto dell’Asia Minore,
in particolare di quella efesina. Il tempo di composizione dello
scritto sarebbe allora di poco posteriore a quello del vangelo: negli
ultimi anni del primo secolo.
TESTIMONI DI GESÙ
1 1 Quod fuit ab initio, quod audi- 1 1Quello che era da principio,
vimus, quod vidimus oculis no- quello che noi abbiamo udito,
stris, quod perspeximus, et manus quello che abbiamo veduto con i
nostrae contrectaverunt de verbo nostri occhi, quello che contem-
vitae 2 – et vita apparuit, et vidi- plammo e che le nostre mani toc-
mus et testamur et annuntiamus carono del Verbo della vita – 2la
vobis vitam aeternam, quae erat vita infatti si manifestò, noi l’ab-
coram Patre et apparuit nobis – 3 biamo veduta e di ciò diamo testi-
quod vidimus et audivimus, an- monianza e vi annunciamo la vita
nuntiamus et vobis, ut et vos com- eterna, che era presso il Padre e
munionem habeatis nobiscum. che si manifestò a noi –, 3quello
Communio autem nostra est cum che abbiamo veduto e udito, noi
Patre et cum Filio eius Iesu Chri- lo annunciamo anche a voi, per-
sto. 4 Et haec scribimus nos, ut ché anche voi siate in comunione
gaudium nostrum sit plenum. 5 Et con noi. E la nostra comunione è
haec est annuntiatio, quam audi- con il Padre e con il Figlio suo,
vimus ab eo et annuntiamus vo- Gesù Cristo. 4Queste cose vi scri-
bis, quoniam Deus lux est, et tene- viamo, perché la nostra gioia sia
brae in eo non sunt ullae. piena.

DIO È LUCE
Camminare nella luce
6
Si dixerimus quoniam commu- Questo è il messaggio che abbia-
5

nionem habemus cum eo et in te- mo udito da lui e che noi vi annun-


nebris ambulamus, mentimur et ciamo: Dio è luce e in lui non c’è
non facimus veritatem; 7 si autem tenebra alcuna. 6Se diciamo di es-
in luce ambulemus, sicut ipse est sere in comunione con lui e cam-
in luce, communionem habemus miniamo nelle tenebre, siamo bu-
giardi e non mettiamo in pratica la
verità. 7Ma se camminiamo nella
1,1 et manus nostrae temptaverunt
1,2 et vita manifestata est | apud Patrem
1,3 ut et vos societatem habeatis nobiscum | et societas nostra sit
1,4 Et haec scribimus vobis ut
1,6 quoniam societatem
1,7 sicut et ipse | societatem habemus
1,1-4 Più che introduzione a questa lettera, il brano è un prologo, nel quale Giovanni sotto-
linea con forza la veridicità dell’incarnazione del Verbo della vita. Ciò che il cristiano crede e
annuncia è un messaggio fedele al suo inizio: Quello che era da principio.
1,3 perché anche voi siate in comunione con noi: per essere in comunione con il Padre e con
il Figlio è necessario essere in comunione con gli apostoli (con noi), ossia in comunione con
la Chiesa e in continuità di tradizione con le origini.
1 Io 1,7 4296

ad invicem, et sanguis Iesu Filii luce, come egli è nella luce, siamo
eius mundat nos ab omni peccato. in comunione gli uni con gli altri, e
il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci
purifica da ogni peccato.
8
Si dixerimus quoniam pecca- 8
Se diciamo di essere senza pec-
tum non habemus, nosmetipsos cato, inganniamo noi stessi e la
seducimus, et veritas in nobis non verità non è in noi. 9Se confessia-
est. 9 Si confiteamur peccata no- mo i nostri peccati, egli è fedele e
stra, fidelis est et iustus, ut remit- giusto tanto da perdonarci i pec-
tat nobis peccata et emundet nos cati e purificarci da ogni iniquità.
ab omni iniustitia. 10 Si dixerimus 10
Se diciamo di non avere peccato,
quoniam non peccavimus, men- facciamo di lui un bugiardo e la
dacem facimus eum, et verbum sua parola non è in noi.
eius non est in nobis.

2 1 Filioli mei, haec scribo vobis, 2 1Figlioli miei, vi scrivo queste


ut non peccetis. Sed si quis pecca- cose perché non pecchiate; ma se
verit, advocatum habemus ad Pa- qualcuno ha peccato, abbiamo un
trem, Iesum Christum iustum; 2 et Paràclito presso il Padre: Gesù
ipse est propitiatio pro peccatis Cristo, il giusto. 2È lui la vittima
nostris, non pro nostris autem di espiazione per i nostri peccati;
tantum sed etiam pro totius mun- non soltanto per i nostri, ma an-
di. che per quelli di tutto il mondo.

Il comandamento nuovo
3
Et in hoc cognoscimus quo- 3
Da questo sappiamo di averlo
niam novimus eum: si mandata conosciuto: se osserviamo i suoi
eius servemus. 4 Qui dicit: «Novi comandamenti. 4Chi dice: «Lo co-
eum», et mandata eius non servat, nosco», e non osserva i suoi co-
mendax est, et in isto veritas non mandamenti, è bugiardo e in lui
est; 5 qui autem servat verbum non c’è la verità. 5Chi invece os-
eius, vere in hoc caritas Dei con- serva la sua parola, in lui l’amore
summata est. In hoc cognoscimus di Dio è veramente perfetto. Da
quoniam in ipso sumus. 6 Qui di- questo conosciamo di essere in

1,8 ipsi nos seducimus


1,9 ab omni iniquitate
2,1 Sed et si | apud Patrem
2,3 scimus quoniam cognovimus eum | observemus
2,4 se nosse eum | non custodit | mendax est, in hoc
2,5 caritas Dei perfecta est | In hoc scimus
2,1 Figlioli miei: evoca il linguaggio dei libri sapienziali della Bibbia. Paràclito: esprime la
funzione sacerdotale di Gesù. Per il significato del termine greco vedi nota a Gv 14,16.
2,2 Cristo è la vittima, il suo sacrificio è permanente e di valore universale. Vedi Rm 8,34.
4297 1 Io 2,13

cit se in ipso manere, debet, sicut lui. 6Chi dice di rimanere in lui,
ille ambulavit, et ipse ambulare. deve anch’egli comportarsi come
lui si è comportato.
7
Carissimi, non mandatum no- 7
Carissimi, non vi scrivo un nuovo
vum scribo vobis, sed mandatum comandamento, ma un comanda-
vetus, quod habuistis ab initio: mento antico, che avete ricevuto da
mandatum vetus est verbum, quod principio. Il comandamento antico
audistis. 8 Verumtamen mandatum è la Parola che avete udito. 8Eppure
novum scribo vobis, quod est ve- vi scrivo un comandamento nuovo,
rum in ipso et in vobis, quoniam te- e ciò è vero in lui e in voi, perché le
nebrae transeunt, et lumen verum tenebre stanno diradandosi e già
iam lucet. 9 Qui dicit se in luce esse appare la luce vera. 9Chi dice di es-
et fratrem suum odit, in tenebris sere nella luce e odia suo fratello, è
est usque adhuc. 10 Qui diligit fra- ancora nelle tenebre. 10Chi ama suo
trem suum, in lumine manet, et fratello, rimane nella luce e non vi è
scandalum ei non est; 11 qui autem in lui occasione di inciampo. 11Ma
odit fratrem suum, in tenebris est chi odia suo fratello, è nelle tene-
et in tenebris ambulat et nescit quo bre, cammina nelle tenebre e non
vadat, quoniam tenebrae obcaeca- sa dove va, perché le tenebre hanno
verunt oculos eius. accecato i suoi occhi.

Il mondo passa
12
Scribo vobis, filioli: 12
Scrivo a voi, figlioli,
Remissa sunt vobis peccata perché vi sono stati perdonati i
propter nomen eius. peccati in virtù del suo nome.
13
Scribo vobis, patres: 13
Scrivo a voi, padri,
Nostis eum, qui ab initio est. perché avete conosciuto colui
che è da principio.
Scribo vobis, adulescentes: Scrivo a voi, giovani,
Vicistis Malignum. perché avete vinto il Maligno.

2,8 Iterum mandatum novum | quod est verum et in ipso et in vobis


2,10 et scandalum in eo
2,11 et nescit quo eat
2,12 filioli: quoniam remittuntur vobis
2,13 patres: quoniam cognovistis | adulescentes: quoniam
2,7-8 L’autore ha prima affermato che solo chi osserva i comandamenti può dire di cono-
scere Dio e di essere in comunione con lui. Ora afferma che i comandamenti si riassumono
in uno solo: un comandamento al tempo stesso antico e nuovo. Antico: gli eretici pretende-
vano di offrire una dottrina nuova rispetto al messaggio di Gesù e alla catechesi sino allora
impartita nella comunità; l’autore ribatte che nessuna dottrina “nuova” è possibile nei con-
fronti della tradizione cristiana. Nuovo: perché Gesù ha manifestato in modo nuovo, defini-
tivo, la natura dell’amore; l’amore è la novità di Dio e dell’uomo.
2,9-11 “Odiare” significa qui “non amare”. – fratello: colui che appartiene alla comunità cri-
stiana; in senso largo, però, può essere inteso ogni uomo.
1 Io 2,14 4298
14
Scripsi vobis, parvuli: 14
Ho scritto a voi, figlioli,
Nostis Patrem. perché avete conosciuto il Padre.
Scripsi vobis, patres: Ho scritto a voi, padri,
Nostis eum, qui ab initio est. perché avete conosciuto colui
che è da principio.
Scripsi vobis, adulescentes: Ho scritto a voi, giovani,
Fortes estis, perché siete forti
et verbum Dei in vobis manet, e la parola di Dio rimane in voi
et vicistis Malignum. e avete vinto il Maligno.
15
Nolite diligere mundum neque 15
Non amate il mondo, né le cose
ea, quae in mundo sunt. Si quis del mondo! Se uno ama il mondo,
diligit mundum, non est caritas l’amore del Padre non è in lui;
Patris in eo; 16 quoniam omne, 16
perché tutto quello che è nel
quod est in mundo, concupiscen- mondo – la concupiscenza della
tia carnis et concupiscentia oculo- carne, la concupiscenza degli oc-
rum et iactantia divitiarum, non chi e la superbia della vita – non
est ex Patre, sed ex mundo est.17 viene dal Padre, ma viene dal
Et mundus transit et concupi- mondo. 17E il mondo passa con la
scentia eius; qui autem facit vo- sua concupiscenza; ma chi fa la
luntatem Dei, manet in aeternum. volontà di Dio rimane in eterno!

L’anticristo
18
Filioli, novissima hora est; et sic- Figlioli, è giunta l’ultima ora. Co-
18

ut audistis quia antichristus venit, me avete sentito dire che l’anticri-


ita nunc antichristi multi adsunt, sto deve venire, di fatto molti anti-
unde cognoscimus quoniam novis- cristi sono già venuti. Da questo co-
sima hora est. 19 Ex nobis prodie- nosciamo che è l’ultima ora. 19Sono

2,14 Scripsi vobis, infantes: quoniam cognovistis Patrem | patres: quia cognovistis eum qui
ab initio | adulescentes: quia
2,16 oculorum est et superbia vitae quae non est ex Patre
2,18 nunc antichristi multi facti sunt, unde scimus
2,14 figlioli: si riferisce probabilmente a tutti i membri della comunità indistintamente; pa-
dri e giovani, invece, introducono una distinzione di età e di maturità.
2,15 Non amate il mondo: il mondo, nel senso giovanneo, è quello dominato da Satana (vedi
Gv 12,31), che ascolta e favorisce le tendenze malvagie dell’uomo.
2,16 concupiscenza della carne: tutte quelle tendenze cattive che inducono l’uomo ad appar-
tenere proprio a quel mondo che, invece, bisogna rifiutare. La concupiscenza degli occhi
non è soltanto il desiderio disonesto, impuro, ma una vita priva di sostanza, affascinata dal-
le apparenze. La superbia della vita è l’ostentazione della ricchezza.
2,18-29 L’ultima ora, la cui durata non viene precisata, è quella che vede esplicarsi, con la
propagazione dell’errore, l’azione dell’anticristo (2Tm 3,1; Gc 5,3; Gd 17-18). Il termine “an-
ticristo”, nel NT, è usato solo qui, nei vv. 18 e 22, in 4,3 e in 2Gv 7. Gli anticristi (v. 18) sono,
in concreto, i falsi maestri, i quali, pur appartenendo alla comunità cristiana, sono in con-
trasto con l’insegnamento degli apostoli.
4299 1 Io 2,27

runt, sed non erant ex nobis, nam si usciti da noi, ma non erano dei no-
fuissent ex nobis, permansissent no- stri; se fossero stati dei nostri, sa-
biscum; sed ut manifestaretur quo- rebbero rimasti con noi; sono usciti
niam illi omnes non sunt ex nobis. perché fosse manifesto che non tut-
20
Sed vos unctionem habetis a ti sono dei nostri. 20Ora voi avete ri-
Sancto et scitis omnes. 21 Non scri- cevuto l’unzione dal Santo, e tutti
psi vobis quasi nescientibus verita- avete la conoscenza. 21Non vi ho
tem sed quasi scientibus eam, et scritto perché non conoscete la ve-
quoniam omne mendacium ex veri- rità, ma perché la conoscete e per-
tate non est. 22 Quis est mendax, nisi ché nessuna menzogna viene dalla
is qui negat quoniam Iesus est Chri- verità. 22Chi è il bugiardo se non co-
stus? Hic est antichristus, qui negat lui che nega che Gesù è il Cristo?
Patrem et Filium. 23 Omnis, qui ne- L’anticristo è colui che nega il Pa-
gat Filium, nec Patrem habet; qui dre e il Figlio. 23Chiunque nega il
confitetur Filium, et Patrem habet. Figlio, non possiede nemmeno il
Padre; chi professa la sua fede nel
Figlio possiede anche il Padre.
24
Vos, quod audistis ab initio, in 24
Quanto a voi, quello che avete
vobis permaneat; si in vobis per- udito da principio rimanga in voi.
manserit, quod ab initio audistis, Se rimane in voi quello che avete
et vos in Filio et in Patre manebi- udito da principio, anche voi ri-
tis. 25 Et haec est repromissio, marrete nel Figlio e nel Padre. 25E
quam ipse pollicitus est nobis: vi- questa è la promessa che egli ci
tam aeternam. ha fatto: la vita eterna.
26
Haec scripsi vobis de eis, qui se- 26
Questo vi ho scritto riguardo a
ducunt vos. 27 Et vos unctionem, coloro che cercano di ingannarvi.
quam accepistis ab eo, manet in vo- 27
E quanto a voi, l’unzione che ave-
bis, et non necesse habetis, ut ali- te ricevuto da lui rimane in voi e
quis doceat vos; sed sicut unctio non avete bisogno che qualcuno vi
ipsius docet vos de omnibus, et ve- istruisca. Ma, come la sua unzione
rum est et non est mendacium, et, vi insegna ogni cosa ed è veritiera e
sicut docuit vos, manetis in eo. non mentisce, così voi rimanete in
lui come essa vi ha istruito.
2,19 permansissent utique nobiscum | sed ut manifesti sint quoniam non sunt omnes ex nobis
2,20 a Sancto et nostis omnia
2,21 quasi ignorantibus veritatem
2,22 quoniam Iesus non est Christus
2,24 in Filio et Patre
2,27 sed sicut unctio eius | manete in eo
2,20 L’unzione, cioè il suo effetto, è il dono dello Spirito Santo dato da Cristo, che fa cono-
scere la verità (2,27; Gv 14,26; 16,13).
2,21 La menzogna insegnata dai falsi maestri non viene dalla rivelazione divina.
2,22-23 il Cristo: il messia che Dio ha mandato. Non è possibile essere in comunione con
Dio senza essere in comunione con il suo Figlio.
2,27 Nessuno può aggiungere qualcosa all’insegnamento ricevuto dai fedeli.
1 Io 2,28 4300
28
Et nunc, filioli, manete in eo, 28
E ora, figlioli, rimanete in lui,
ut, cum apparuerit, habeamus fi- perché possiamo avere fiducia
duciam et non confundamur ab quando egli si manifesterà e non
eo in adventu eius. 29 Si scitis quo- veniamo da lui svergognati alla
niam iustus est, scitote quoniam sua venuta. 29Se sapete che egli è
et omnis, qui facit iustitiam, ex giusto, sappiate anche che chiun-
ipso natus est. que opera la giustizia, è stato ge-
nerato da lui.

DIO È GIUSTO
Siamo davvero figli di Dio
3 1 Videte qualem caritatem dedit 3 1Vedete quale grande amore ci
nobis Pater, ut filii Dei nomine- ha dato il Padre per essere chia-
mur, et sumus! Propter hoc mun- mati figli di Dio, e lo siamo real-
dus non cognoscit nos, quia non mente! Per questo il mondo non
cognovit eum. 2 Carissimi, nunc fi- ci conosce: perché non ha cono-
lii Dei sumus, et nondum manife- sciuto lui. 2Carissimi, noi fin d’ora
statum est quid erimus; scimus siamo figli di Dio, ma ciò che sa-
quoniam, cum ipse apparuerit, si- remo non è stato ancora rivelato.
miles ei erimus, quoniam videbi- Sappiamo però che quando egli si
mus eum, sicuti est. sarà manifestato, noi saremo si-
mili a lui, perché lo vedremo così
come egli è.
3
Et omnis, qui habet spem hanc 3
Chiunque ha questa speranza in
in eo, purificat se, sicut ille purus lui, purifica se stesso, come egli è
est. 4 Omnis, qui facit peccatum, puro. 4Chiunque commette il pec-
et iniquitatem facit, quia pecca- cato, commette anche l’iniquità,
tum est iniquitas. 5 Et scitis quon- perché il peccato è l’iniquità. 5Voi
iam ille apparuit, ut peccata tolle- sapete che egli si manifestò per
ret, et peccatum in eo non est. 6 togliere i peccati e che in lui non
Omnis, qui in eo manet, non pec- vi è peccato. 6Chiunque rimane in
cat; omnis, qui peccat, non vidit lui non pecca; chiunque pecca
eum nec novit eum. non l’ha visto né l’ha conosciuto.

3,1 non novit nos quia non novit eum


3,2 et nondum apparuit | cum apparuerit, similes
3,3 sanctificat se, sicut et ille sanctus est
3,4 et peccatum est iniquitas
3,6 non vidit eum nec cognovit eum
3,2 lo vedremo così come egli è: è il desiderio di ogni credente, costretto ora a incontrare Dio
solo attraverso qualcosa che è “altro”; ma si compirà soltanto nel futuro: nel presente c’è
spazio per il desiderio.
4301 1 Io 3,15

7
Filioli, nemo vos seducat. Qui 7
Figlioli, nessuno v’inganni. Chi
facit iustitiam, iustus est, sicut ille pratica la giustizia è giusto come
iustus est; 8 qui facit peccatum, ex egli è giusto. 8Chi commette il pec-
Diabolo est, quoniam a principio cato viene dal diavolo, perché da
Diabolus peccat. Propter hoc ap- principio il diavolo è peccatore.
paruit Filius Dei, ut dissolvat ope- Per questo si manifestò il Figlio di
ra Diaboli. 9 Omnis, qui natus est Dio: per distruggere le opere del
ex Deo, peccatum non facit, quo- diavolo. 9Chiunque è stato genera-
niam semen ipsius in eo manet; et to da Dio non commette peccato,
non potest peccare, quoniam ex perché un germe divino rimane in
Deo natus est. 10 In hoc manifesti lui, e non può peccare perché è
sunt filii Dei et filii Diaboli: om- stato generato da Dio. 10In questo
nis, qui non facit iustitiam, non si distinguono i figli di Dio dai figli
est ex Deo, et qui non diligit fra- del diavolo: chi non pratica la giu-
trem suum. stizia non è da Dio, e neppure lo è
chi non ama il suo fratello.

Noi abbiamo conosciuto l’amore


11
Quoniam haec est annuntiatio, 11
Poiché questo è il messaggio
quam audistis ab initio, ut diliga- che avete udito da principio: che
mus alterutrum. 12 Non sicut Cain: ci amiamo gli uni gli altri. 12Non
ex Maligno erat et occidit fratrem come Caino, che era dal Maligno
suum. Et propter quid occidit e uccise suo fratello. E per quale
eum? Quoniam opera eius mali- motivo l’uccise? Perché le sue
gna erant, fratris autem eius ius- opere erano malvagie, mentre
ta. quelle di suo fratello erano giuste.
13
Nolite mirari, fratres, si odit 13
Non meravigliatevi, fratelli, se
vos mundus. 14 Nos scimus quon- il mondo vi odia. 14Noi sappiamo
iam transivimus de morte in vi- che siamo passati dalla morte alla
tam, quoniam diligimus fratres; vita, perché amiamo i fratelli. Chi
qui non diligit, manet in morte. 15 non ama rimane nella morte.
Omnis, qui odit fratrem suum, ho- 15
Chiunque odia il proprio fratello
micida est, et scitis quoniam om- è omicida, e voi sapete che nessun
nis homicida non habet vitam ae- omicida ha più la vita eterna che
ternam in semetipso manentem. dimora in lui.

3,7 sicut et ille iustus est


3,8 quoniam ab initio | In hoc apparuit
3,10 omnis qui non est iustus non est de Deo
3,14 quoniam translati sumus de morte
3,15 in se manentem
3,9 Il germe è quello della nostra filiazione divina, che non può dare frutto di peccato; op-
pure è la parola di Dio, che ci fa nascere in lui e ci santifica (1,10; 2,24; Gv 15,3; 3Gv 11).
3,12 come Caino: vedi Gen 4,8; Mt 23,35; Eb 11,4.
1 Io 3,16 4302
16
In hoc novimus caritatem, 16
In questo abbiamo conosciuto
quoniam ille pro nobis animam l’amore, nel fatto che egli ha dato
suam posuit; et nos debemus pro la sua vita per noi; quindi anche
fratribus animas ponere. 17 Qui noi dobbiamo dare la vita per i
habuerit substantiam mundi et vi- fratelli. 17Ma se uno ha ricchezze
derit fratrem suum necesse habe- di questo mondo e, vedendo il suo
re et clauserit viscera sua ab eo, fratello in necessità, gli chiude il
quomodo caritas Dei manet in eo? proprio cuore, come rimane in lui
18
Filioli, non diligamus verbo nec l’amore di Dio? 18 Figlioli, non
lingua sed in opere et veritate. amiamo a parole né con la lingua,
ma con i fatti e nella verità.
19
In hoc cognoscemus quoniam 19
In questo conosceremo che sia-
ex veritate sumus, et in conspectu mo dalla verità e davanti a lui rassi-
eius placabimus corda nostra, 20 cureremo il nostro cuore, 20qualun-
quoniam si reprehenderit nos cor, que cosa esso ci rimproveri. Dio è
maior est Deus corde nostro et co- più grande del nostro cuore e cono-
gnoscit omnia. 21 Carissimi, si cor sce ogni cosa. 21Carissimi, se il no-
nostrum non reprehenderit nos, stro cuore non ci rimprovera nulla,
fiduciam habemus ad Deum 22 et, abbiamo fiducia in Dio, 22e qualun-
quodcumque petierimus, accipi- que cosa chiediamo, la riceviamo
mus ab eo, quoniam mandata da lui, perché osserviamo i suoi co-
eius custodimus et ea, quae sunt mandamenti e facciamo quello che
placita coram eo, facimus. gli è gradito.
23
Et hoc est mandatum eius, ut 23
Questo è il suo comandamento:
credamus nomini Filii eius Iesu che crediamo nel nome del Figlio
Christi et diligamus alterutrum, suo Gesù Cristo e ci amiamo gli
sicut dedit mandatum nobis. 24 Et, uni gli altri, secondo il precetto
qui servat mandata eius, in ipso che ci ha dato. 24Chi osserva i suoi
manet, et ipse in eo; et in hoc co- comandamenti rimane in Dio e
gnoscimus quoniam manet in no- Dio in lui. In questo conosciamo
bis, ex Spiritu, quem nobis dedit. che egli rimane in noi: dallo Spiri-
to che ci ha dato.

3,16 In hoc cognovimus caritatem


3,18 sed opere et veritate
3,19 cognoscimus | suadeamus corda nostra
3,20 et novit omnia
3,21 si cor non reprehenderit nos
3,22 accipiemus ab eo
3,23 ut credamus in nomine
3,24 in illo manet | et in hoc scimus | de Spiritu
3,20 Dio è più grande del nostro cuore: è questa una sorta di definizione di Dio da porre ac-
canto all’altra: Dio è amore (4,8.16). Dio giudica meglio del nostro cuore, cioè della nostra
coscienza (Rm 2,15; Ef 1,18).
4303 1 Io 4,9

I falsi profeti
4 1 Carissimi, nolite omni spiritui 4 1Carissimi, non prestate fede ad
credere, sed probate spiritus si ex ogni spirito, ma mettete alla prova
Deo sint, quoniam multi pseudo- gli spiriti, per saggiare se provengo-
prophetae prodierunt in mun- no veramente da Dio, perché molti
dum. 2 In hoc cognoscitis Spiri- falsi profeti sono venuti nel mondo.
tum Dei: omnis spiritus, qui confi- 2
In questo potete riconoscere lo
tetur Iesum Christum in carne ve- Spirito di Dio: ogni spirito che rico-
nisse, ex Deo est. 3 Et omnis spiri- nosce Gesù Cristo venuto nella car-
tus, qui non confitetur Iesum, ex ne, è da Dio; 3ogni spirito che non
Deo non est; et hoc est antichristi, riconosce Gesù, non è da Dio. Que-
quod audistis quoniam venit, et sto è lo spirito dell’anticristo che,
nunc iam in mundo est. 4 Vos ex come avete udito, viene, anzi è già
Deo estis, filioli, et vicistis eos, nel mondo. 4Voi siete da Dio, figlio-
quoniam maior est, qui in vobis li, e avete vinto costoro, perché co-
est quam qui in mundo. 5 Ipsi ex lui che è in voi è più grande di colui
mundo sunt; ideo ex mundo lo- che è nel mondo. 5Essi sono del
quuntur, et mundus eos audit. 6 mondo, perciò insegnano cose del
Nos ex Deo sumus. Qui cognoscit mondo e il mondo li ascolta. 6Noi
Deum, audit nos; qui non est ex siamo da Dio: chi conosce Dio
Deo, non audit nos. Ex hoc co- ascolta noi; chi non è da Dio non ci
gnoscimus Spiritum veritatis et ascolta. Da questo noi distinguiamo
spiritum erroris. lo spirito della verità e lo spirito
dell’errore.

DIO È AMORE
Amiamoci gli uni gli altri
7
Carissimi, diligamus invicem, Carissimi, amiamoci gli uni gli
7

quoniam caritas ex Deo est, et altri, perché l’amore è da Dio:


omnis, qui diligit, ex Deo natus chiunque ama è stato generato da
est et cognoscit Deum. 8 Qui non Dio e conosce Dio. 8Chi non ama
diligit, non cognovit Deum, quon- non ha conosciuto Dio, perché
iam Deus caritas est. 9 In hoc ap- Dio è amore. 9In questo si è mani-

4,1 exierunt in mundum


4,2 cognoscitur Spiritus Dei
4,3 qui solvit Iesum
4,5 Ipsi de mundo sunt ideo de mundo loquuntur
4,6 qui novit Deum, audit nos | In hoc cognoscimus
4,8 non novit Deum
4,1-6 In questo passo l’autore indica tre criteri per distinguere la verità e l’errore, il vero e il fal-
so profeta, la fede vera e la fede falsa: credere nella realtà dell’incarnazione di Gesù Cristo, di-
stanziarsi dal modo di pensare e di vivere del mondo, ascoltare l’apostolo e la comunità.
1 Io 4,9 4304

paruit caritas Dei in nobis, quon- festato l’amore di Dio in noi: Dio
iam Filium suum unigenitum mi- ha mandato nel mondo il suo Fi-
sit Deus in mundum, ut vivamus glio unigenito, perché noi avessi-
per eum. 10 In hoc est caritas, non mo la vita per mezzo di lui. 10In
quasi nos dilexerimus Deum, sed questo sta l’amore: non siamo sta-
quoniam ipse dilexit nos et misit ti noi ad amare Dio, ma è lui che
Filium suum propitiationem pro ha amato noi e ha mandato il suo
peccatis nostris. Figlio come vittima di espiazione
per i nostri peccati.
11
Carissimi, si sic Deus dilexit 11
Carissimi, se Dio ci ha amati co-
nos, et nos debemus alterutrum di- sì, anche noi dobbiamo amarci gli
ligere. 12 Deum nemo vidit um- uni gli altri. 12Nessuno mai ha visto
quam; si diligamus invicem, Deus Dio; se ci amiamo gli uni gli altri,
in nobis manet, et caritas eius in Dio rimane in noi e l’amore di lui è
nobis consummata est. 13 In hoc co- perfetto in noi. 13In questo si cono-
gnoscimus quoniam in ipso mane- sce che noi rimaniamo in lui ed
mus, et ipse in nobis, quoniam de egli in noi: egli ci ha donato il suo
Spiritu suo dedit nobis. 14 Et nos vi- Spirito. 14E noi stessi abbiamo ve-
dimus et testificamur quoniam Pa- duto e attestiamo che il Padre ha
ter misit Filium salvatorem mundi. mandato il suo Figlio come salva-
15
Quisque confessus fuerit: «Iesus tore del mondo. 15Chiunque con-
est Filius Dei », Deus in ipso manet, fessa che Gesù è il Figlio di Dio,
et ipse in Deo. 16 Et nos, qui credidi- Dio rimane in lui ed egli in Dio. 16E
mus, novimus caritatem, quam ha- noi abbiamo conosciuto e creduto
bet Deus in nobis. Deus caritas est, l’amore che Dio ha in noi. Dio è
et, qui manet in caritate, in Deo amore; chi rimane nell’amore ri-
manet, et Deus in eo manet. mane in Dio e Dio rimane in lui.
17
In hoc consummata est caritas 17
In questo l’amore ha raggiunto
nobiscum, ut fiduciam habeamus tra noi la sua perfezione: che abbia-
in die iudicii, quia sicut ille est, et mo fiducia nel giorno del giudizio,
nos sumus in hoc mundo. 18 Ti- perché come è lui, così siamo anche
mor non est in caritate, sed per- noi, in questo mondo. 18Nell’amore
fecta caritas foras mittit timorem, non c’è timore, al contrario l’amore
quoniam timor poenam habet; perfetto scaccia il timore, perché il
qui autem timet, non est consum- timore suppone un castigo e chi te-
matus in caritate. me non è perfetto nell’amore.
4,12 in nobis perfecta est
4,13 In hoc intellegimus quoniam in eo
4,15 quoniam Iesus | Deus in eo manet
4,16 Et nos cognovimus et credidimus caritati | in Deo manet et Deus in eo
4,17 In hoc perfecta est caritas
4,18 non est perfectus in caritate
4,12 Non possiamo vedere Dio, come già si afferma nel prologo del vangelo di Giovanni (Gv
1,18). Lo possiamo incontrare però nell’amore fraterno e nel riconoscimento che Gesù è il
Figlio di Dio: cioè nella carità e nella fede.
4305 1 Io 5,7

19
Nos diligimus, quoniam ipse 19
Noi amiamo perché egli ci ha
prior dilexit nos. 20 Si quis dixerit: amati per primo. 20Se uno dice:
«Diligo Deum», et fratrem suum «Io amo Dio» e odia suo fratello, è
oderit, mendax est; qui enim non un bugiardo. Chi infatti non ama
diligit fratrem suum, quem videt, il proprio fratello che vede, non
Deum, quem non videt, non po- può amare Dio che non vede. 21E
test diligere. 21 Et hoc mandatum questo è il comandamento che ab-
habemus ab eo, ut, qui diligit biamo da lui: chi ama Dio, ami
Deum, diligat et fratrem suum. anche suo fratello.

Chi crede, ama


5 Omnis, qui credit quoniam Ie-
1
5 Chiunque crede che Gesù è il
1

sus est Christus, ex Deo natus est; Cristo, è stato generato da Dio; e
et omnis, qui diligit Deum qui ge- chi ama colui che ha generato, ama
nuit, diligit et eum qui natus est anche chi da lui è stato generato.
ex eo. 2 In hoc cognoscimus quo- 2
In questo conosciamo di amare i
niam diligimus natos Dei, cum figli di Dio: quando amiamo Dio e
Deum diligamus et mandata eius osserviamo i suoi comandamenti.
faciamus. 3 Haec est enim caritas 3
In questo infatti consiste l’amore
Dei, ut mandata eius servemus; et di Dio, nell’osservare i suoi coman-
mandata eius gravia non sunt, 4 damenti; e i suoi comandamenti
quoniam omne, quod natum est non sono gravosi. 4Chiunque è stato
ex Deo, vincit mundum; et haec generato da Dio vince il mondo; e
est victoria, quae vicit mundum: questa è la vittoria che ha vinto il
fides nostra. mondo: la nostra fede.
5
Quis est qui vincit mundum, nisi 5
E chi è che vince il mondo se non
qui credit quoniam Iesus est Filius chi crede che Gesù è il Figlio di
Dei? 6 Hic est qui venit per aquam Dio? 6Egli è colui che è venuto con
et sanguinem, Iesus Christus; non acqua e sangue, Gesù Cristo; non
in aqua solum sed in aqua et in con l’acqua soltanto, ma con l’ac-
sanguine. Et Spiritus est, qui testifi- qua e con il sangue. Ed è lo Spirito
catur, quoniam Spiritus est veritas. che dà testimonianza, perché lo
7
Quia tres sunt qui testificantur: Spirito è la verità. 7Poiché tre sono

4,19 Nos ergo diligamus quoniam Deus


4,20 dixerit quoniam | fratrem suum quem vidit | Deum quem non vidit quomodo
5,1 qui diligit eum qui genuit | diligit eum qui natus est ex eo
5,3 ut mandata eius custodiamus
5,4 victoria quae vincit
5,6 sed in aqua et sanguine | quoniam Christus est veritas
5,7 qui testimonium dant
5,6-8 L’acqua è il battesimo che rivelò Cristo a Israele; il sangue è il suo sacrificio (Gv
19,34). Contro i falsi maestri l’autore afferma la realtà storica di Cristo. Lo Spirito testimo-
nia questa verità nel cuore di ogni discepolo.
1 Io 5,8 4306
8
Spiritus et aqua et sanguis; et hi quelli che danno testimonianza: 8lo
tres in unum sunt. 9 Si testimonium Spirito, l’acqua e il sangue, e questi
hominum accipimus, testimonium tre sono concordi. 9Se accettiamo la
Dei maius est, quoniam hoc est te- testimonianza degli uomini, la te-
stimonium Dei, quia testificatus est stimonianza di Dio è superiore: e
de Filio suo. 10 Qui credit in Filium questa è la testimonianza di Dio,
Dei, habet testimonium in se. Qui che egli ha dato riguardo al proprio
non credit Deo, mendacem facit Figlio. 10Chi crede nel Figlio di Dio,
eum, quoniam non credidit in testi- ha questa testimonianza in sé. Chi
monium, quod testificatus est Deus non crede a Dio, fa di lui un bugiar-
de Filio suo. 11 Et hoc est testimo- do, perché non crede alla testimo-
nium, quoniam vitam aeternam de- nianza che Dio ha dato riguardo al
dit nobis Deus, et haec vita in Filio proprio Figlio. 11E la testimonianza
eius est. 12 Qui habet Filium, habet è questa: Dio ci ha donato la vita
vitam; qui non habet Filium Dei, vi- eterna e questa vita è nel suo Figlio.
tam non habet. 12
Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non
ha il Figlio di Dio, non ha la vita.
13
Haec scripsi vobis, ut sciatis 13
Questo vi ho scritto perché sap-
quoniam vitam habetis aeternam, piate che possedete la vita eterna,
qui creditis in nomen Filii Dei. voi che credete nel nome del Fi-
glio di Dio.

Chi ama, prega


Et haec est fiducia, quam ha-
14 14
E questa è la fiducia che abbia-
bemus ad eum, quia si quid petie- mo in lui: qualunque cosa gli chie-
rimus secundum voluntatem eius, diamo secondo la sua volontà, egli
audit nos. 15 Et si scimus quoniam ci ascolta. 15E se sappiamo che ci
audit nos, quidquid petierimus, ascolta in tutto quello che gli chie-
scimus quoniam habemus petitio- diamo, sappiamo di avere già da
nes, quas postulavimus ab eo. lui quanto abbiamo chiesto.
16
Si quis videt fratrem suum 16
Se uno vede il proprio fratello
peccare peccatum non ad mor- commettere un peccato che non
tem, petet, et dabit ei Deus vitam, conduce alla morte, preghi, e Dio
5,8 et tres unum sunt
5,9 quoniam hoc est testimonium Dei, quod maius est, quia testificatus est
5,10 in Filio Dei | testimonium Dei in se | Qui non credit Filio, mendacem | in testimonio
quod testificatus est Deus
5,14 quia quodcumque petierimus
5,15 Et scimus quoniam
5,16 Qui scit fratrem suum | et dabit ei vitam
5,12 È impossibile raggiungere Dio senza passare per il Figlio.
5,16 Il peccato che conduce alla morte è un peccato di particolare gravità, come l’apostasia, che
fa perdere la grazia e la fede (Mt 12,32; Eb 6,4-8). Chi se ne è reso colpevole viene lasciato al
giudizio di Dio, il quale saprà energicamente e salutarmente richiamarlo (1Cor 5,5; 1Tm 1,20).
4307 1 Io 5,21

peccantibus non ad mortem. Est gli darà la vita: a coloro, cioè, il


peccatum ad mortem; non pro illo cui peccato non conduce alla
dico, ut roget. 17 Omnis iniustitia morte. C’è infatti un peccato che
peccatum est, et est peccatum conduce alla morte; non dico di
non ad mortem. pregare riguardo a questo pecca-
to. 17Ogni iniquità è peccato, ma
c’è il peccato che non conduce al-
la morte.

CONCLUSIONE
18
Scimus quoniam omnis, qui 18
Sappiamo che chiunque è stato
natus est ex Deo, non peccat, sed generato da Dio non pecca: chi è
ille qui genitus est ex Deo, conser- stato generato da Dio preserva se
vat eum, et Malignus non tangit stesso e il Maligno non lo tocca.
eum. 19 Scimus quoniam ex Deo 19
Noi sappiamo che siamo da Dio,
sumus, et mundus totus in Mali- mentre tutto il mondo sta in pote-
gno positus est. 20 Et scimus quo- re del Maligno. 20Sappiamo anche
niam Filius Dei venit et dedit no- che il Figlio di Dio è venuto e ci
bis sensum, ut cognoscamus eum, ha dato l’intelligenza per conosce-
qui verus est; et sumus in eo, qui re il vero Dio. E noi siamo nel ve-
verus est, in Filio eius Iesu Chri- ro Dio, nel Figlio suo Gesù Cristo:
sto. Hic est qui verus est, Deus et egli è il vero Dio e la vita eterna.
vita aeterna. 21 Filioli, custodite 21
Figlioli, guardatevi dai falsi dèi!
vos a simulacris!

5,17 Omnis iniquitas peccatum est


5,18 sed generatio Dei conservat eum
5,20 ut cognoscamus verum Deum et simus in vero Filio eius. Hic est verus Deus
5,18 In una prospettiva diversa da quella dei vv. 16-17, Giovanni dice ora che il cristiano
non pecca, in quanto in lui vi è un nuovo principio vitale – la filiazione divina – che lo mette
in grado di vincere il peccato.
5,21 L’improvvisa conclusione non mette in guardia dall’idolatria nel senso della pratica pa-
gana, ma dalla falsa fede: l’errore e il peccato si devono fuggire come l’idolatria.

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