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Maestri vetrai nei cantieri di Giorgio di Challant

e nella cattedrale di Aosta1


STEFANO DE BOSIO

La sostenuta qualità formale e la consistenza numerica sug- Cattedrale – di cui era parte anche lo Challant, in qualità di
geriscono di attribuire al corpus di vetrate conservato ad arcidiacono – e del laicato aostano.
Aosta, nella collegiata dei Santi Pietro ed Orso e nella catte-
drale di Santa Maria Assunta, un posto di primo piano non AMBITI CRONOLOGICI DEI CANTIERI VETRARI
solo nel contesto figurativo valdostano, ma più in generale
nella produzione artistica tardomedievale su entrambi i ver- A differenza delle vetrate della collegiata, le vetrate della cat-
santi delle Alpi occidentali. Pietro Toesca fu tra i primi a tedrale non godono ancora di uno studio analitico a stampa,
riconoscere il valore di questi testi, avviando un dibattito un’assenza che incide sulla valutazione complessiva dell’atti-
critico che vede ancora oggi confrontarsi ipotesi differenti vità valdostana dei maestri vetrai Pietro Vaser e Jean Baudi-
in merito alla datazione, cultura e provenienza dei maestri chon. A Vaser, noto nei Computa a partire dal 1498, possono
che li realizzarono. L’identificazione del magister Bodichi- ora riferirsi, oltre al saldo del 1504 per i lavori ad Issogne, al-
nus verrerius, citato tra il 1495 ed il 1498 nei Computa cune voci di pagamento ugualmente del 1503-1504 inerenti
sancti Ursi, con il Jean Baudichon attestato a Chambéry alle vetrate della cattedrale, significativa conferma in sede do-
nel 1497 e successivamente qui menzionato tra il 1510 ed cumentaria dei legami stilistici, da tempo indicati dalla critica,
il 1525 per lavori alle vetrate del castello e della Sainte- esistenti tra le vetrate delle due chiese aostane.
Chapelle, consente di sottrarre, almeno in parte, i cantieri Per la collegiata dei Santi Pietro ed Orso, i Computa consen-
vetrari valdostani al loro isolamento. Risulta invece priva di tono, seppur parzialmente, di seguire l’evolversi dei lavori del
effettivo riscontro documentario la cruciale notizia, riporta- cantiere vetrario, attestando pagamenti specie in relazione a dei
ta da Marguerite Roques nel 1963 e ripresa in rapporto alle carneti papiri, passaggio fondamentale nella fase progettuale di
vetrate aostane da Elena Dolino, della presenza a Lione nel una vetrata, forniti nel 1495 al magister Bodichino al quale fu-
1494 di un Jean Baudichon peintre flamand: un riferimento rono consegnati probabilmente anche i caterni citati nel 1499 e
verso la Francia centro-orientale che, seppure indebolito sul nel 1502, di cui i pagamenti non specificano il destinatario. In
fronte documentario, rimane pertinente al fine di inquadra- cattedrale, l’avvio del cantiere vetrario si colloca necessariamen-
re culturalmente i cicli vetrari aostani.2 te dopo una delibera capitolare del 1493, attualmente dispersa,
Alla committenza del priore ursino Giorgio di Challant che promuove i lavori ad reparari faciendum dictam ecclesiam
sono legate le cinque vetrate presenti nell’abside della col- augustensem propter illius antiquitatem atque obscuritatem: è
legiata (figg. 1, 3, 5, 7-8), contrassegnate dal suo stemma certo d’interesse rilevare come il tema della scarsa luminosità,
timbrato dal bastone priorale, blasone che nella vetrata con che porterà all’apertura delle nuove finestre poi vetrate, figu-
San Giovanni Battista ha per tenenti un grifone d’oro ed ri tra le ragioni primarie del rinnovamento dell’edificio.4 Il si-
un leone d’argento; una scelta da intendersi come esibito gnificativo versamento del 1496, registrato nei Computa, che
riferimento all’appartenenza dello Challant al Capitolo del- Giorgio di Challant, in qualità di arcidiacono del Capitolo della
la Cattedrale di Saint-Jean a Lione, il cui stemma presenta Cattedrale, dispone per finanziare parte della costruzione delle
infatti i due animali affrontati.3 Dalla cappella del castello di nuove volte, rappresenta un ulteriore termine post quem per l’av-
Issogne provengono invece i due antelli con Gesù tra i Dot- vio della campagna vetraria.5 Come verosimile conclusione del
tori e la Fuga in Egitto del Museo Civico di Arte Antica di cantiere vetrario si dispone ora, come detto, di alcune voci di
Torino (figg. 15-16), parte organica degli interventi di rin- spesa dei conti del Capitolo della Cattedrale, che attestano per
novamento dell’edificio promossi da Giorgio di Challant, il 1503-1504 significativi pagamenti a Pietro Vaser: nel mag-
da collegare con probabilità ad un pagamento del febbraio gio 1503 sono consegnati al magistro Petro vererio 10 ducati
1504 all’altro maestro vetraio attestato nei cantieri valdosta- d’oro, nel dicembre dello stesso anno al magister Petro Veyser
ni: magistro Petro Vaser factori verreriarum in deducionem detto ora pictor sono saldati 50 testoni tam causa depictionis
sui operis facti Yssognye. Il corpus annovera poi un antello ymaginis domine nostre Marie quam verreriis tam altis quam
con l’Adorazione dei Magi conservato nella parrocchiale di bassis ac de omnibus facturis seu operibus factis in ecclesia sancte
Verrone Biellese, da ritenere parte della produzione di Pie- Marie; nel settembre 1504 gli sono pagati 40 fiorini.6 Nel mag-
tro Vaser con una data intorno al 1500, e ventidue vetra- gio 1504, una relazione sullo stato della diocesi tenuta a Roma
te nella cattedrale, esito queste ultime della committenza da tre canonici della Cattedrale aostana descrive del resto la
congiunta del vescovo François de Prez, del Capitolo della sede primaziale come nuper renovata;7 tra le vetrate della navata

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1. Aosta, Collegiata di Sant’Orso. Jean Baudichon e coll., 2. Aosta, Cattedrale di Santa Maria Assunta.
San Giovanni Battista, particolare. Pietro Vaser e coll., San Giovanni Battista, particolare.

maggiore, ad una data anteriore al 1503 si riferisce parimen- sia dello Challant, a differenza di quanto già sostenuto da altri,
ti lo stemma Carmagna presente nel registro inferiore del San lo stemma posto nel registro inferiore della vetrata absidale con
Francesco, plausibile committenza di Francesco di Carmagna, San Grato: abitualmente male illuminato, lo stemma non sem-
balivo di Aosta dal 1498 al 1502.8 Gli altri stemmi presenti nelle bra appartenere nemmeno ad un membro del capitolo aostano,
vetrate restituiscono poi un assetto del capitolo, ambito da cui essendo verosimilmente frutto di una ricomposizione arbitraria.
provengono, eccettuato il Carmagna, la totalità dei finanziatori Da queste considerazioni, si nota subito la quasi perfetta con-
delle vetrate della cattedrale, coerente con gli anni di passaggio temporaneità tra la reparatio della chiesa primaziale e della col-
tra Quattro e Cinquecento.9 Occorre invece precisare come non legiata ursina, secondo una pratica di emulazione-competizione

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MAESTRI VETRAI NEI CANTIERI DI GIORGIO DI CHALLANT E NELLA CATTEDRALE DI AOSTA

3. Aosta, Collegiata di Sant’Orso. Jean Baudichon, 4. Aosta, Cattedrale di Santa Maria Assunta.
Pietro Vaser e coll., Crocifissione, particolare. Pietro Vaser e coll., Crocifissione, particolare.

tra le due fondazioni religiose che, derivando certamente dagli due maestri per far fronte ad un’ingente quantità di lavoro in
strettissimi rapporti esistenti tra le due comunità, caratterizza tempi che, verosimilmente, volevano essere contenuti. Entrambi
buona parte della storia di questi edifici fin dall’epoca romanica, emergono dai documenti non solo come magistri verreriarum
con la difficoltà che ne consegue di individuare quale dei due ma anche come pictores, esponenti di quella diffusa categoria di
rappresenti il ‘cantiere pilota’.10 maestri capaci di rispondere ad un ampio spettro di richieste.11
Dalle notizie documentarie note, nonché dall’osservazione Un accostamento quasi provocatorio si rivela essere quello tra il
materiale delle vetrate, la presenza di Jean Baudichon e Pietro San Giovanni Battista della collegiata ed il San Giovanni Bat-
Vaser ad Aosta si profila nei termini di una societas nata tra i tista della cattedrale (figg. 1-2): per la figura del santo si tratta

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5. Aosta, Collegiata di Sant’Orso. Jean Baudichon e coll., 6. Aosta, Cattedrale di Santa Maria Assunta. Pietro Vaser
Vergine col Bambino, particolare. e coll., Vergine col Bambino, particolare.

in effetti di una diversa traduzione di una medesima invenzio- essere esclusivo, e che dovette prevedere anche periodi di pau-
ne iconografica, aspetto che consente, almeno in questo caso, sa, come suggerisce, per ora, la menzione di Jean Baudichon a
di mettere da parte il problema degli eventuali responsabili dei Chambéry nel 1497.13 La complessità delle operazioni richieste
cartoni per le vetrate.12 Un medesimo cartone – seguito con dalla creazione di una vetrata, dal processo di ideazione alla sua
scrupolo nell’impianto generale della figura, più liberamente per fabbricazione, consente solo in parte di procedere ad una distin-
la posizione della testa – è qui tradotto da due personalità diver- zione delle responsabilità realizzative dei singoli pannelli, sug-
se, che è lecito ritenere Jean Baudichon in Sant’Orso e Pietro gerendone piuttosto suddivisioni orientative, complicate inoltre
Vaser in Santa Maria Assunta. Dalle notizie finora disponibili su dalla frequente compresenza di più autori in una stessa vetrata.14
Vaser e Baudichon, l’officina dei maestri vetrai resta attiva in Val- Se nelle vetrate di Sant’Orso pare prevalere, anche nelle figure
le d’Aosta per un decennio circa, almeno dal 1495 al 1504, ope- che abitano le architetture di inquadramento, la responsabilità
rando contemporaneamente su più fronti (collegiata, cattedrale esecutiva di Jean Baudichon, nella cattedrale è il rovello stilistico
e castello di Issogne), un impegno che non dovette comunque di Pietro Vaser a segnare, raggiungendo vertici di straordinaria

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7. Aosta, Collegiata di Sant’Orso. Pietro Vaser (?) e coll., 8. Aosta, Cattedrale di S. Maria Assunta. Jean Baudichon e
San Pietro, particolare. coll., Sant’Orso, particolare.

qualità, esiti quali la grande Crocifissione, il San Giovanni Bat- la loro conoscenza materiale, capace di andare oltre le loro
tista, la Vergine col Bambino (figg. 2, 4, 6) ed il San Giocondo sporadiche menzioni sette e ottocentesche.15 Nelle Note e
dell’abside od anche il Sant’Andrea nella navata e, nel deambu- correzioni poste in fondo al volume, Toesca si sente in do-
latorio, il Battesimo di Cristo, la pseudo-Pietà e le cornici archi- vere di precisare come la proposta attributiva ad artisti di
tettoniche abitate. area svizzera sia da intendersi in riferimento «alla Svizzera
francese e non alla tedesca». Nel volume Torino, lo studioso
LE DIVERSE VIE DELLA CRITICA
avvicina implicitamente al corpus aostano anche i due antel-
li del Museo Civico di Torino provenienti da Issogne, con
La pubblicazione nel 1911 del primo volume, dedicato ad Ao- una didascalia che definisce la Fuga in Egitto “arte svizzera”,
sta, del Catalogo generale delle cose d’Arte e di Antichità d’Italia antelli che in un volume del 1905, dedicato alle collezioni ci-
curato da Pietro Toesca rappresenta uno snodo fondamentale viche torinesi, portavano un’attribuzione ad “arte lionese”.16
nella comprensione critica delle vetrate aostane, nonché del- Rimasto in ombra fino ad oggi è invece un intervento di

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9. Aosta, Collegiata di Sant’Orso. Jean 10. Aosta, Cattedrale di Santa Maria 11. Paris, Bibliothèque Nationale de
Baudichon, Sant’Orso, particolare. Assunta, deambulatorio. Jean Baudichon France, ms. lat. 1190. Jean Perréal,
(?), Santa Margherita, particolare. Ritratto di Anna di Bretagna.

Lisetta Motta Ciaccio al Congresso internazionale di Storia lettura stilistica in direzione di una cultura francese, con
dell’Arte di Roma del 1912 che rappresenta la prima occa- la declinazione “franco-svizzera” del Toesca, verrà ripresa
sione in cui vengono accostate le vetrate aostane, di Issogne da Enrico Castelnuovo, e di cui si dirà oltre, una proposta,
e della parrocchiale di Verrone Biellese, opere discusse in un oggi insostenibile, in direzione dello Spanzotti è avanzata
contesto di “arte svizzero-tedesca”.17 Dopo le importanti da Luigi Mallé.19 Nel XXXI Congresso subalpino del 1956,
acquisizioni documentarie di Justin Boson, che per primo Anna Maria Brizio presenta il primo intervento analitico
nel 1929 individua nei Computa i nomi di Baudichon e Va- sulle vetrate della cattedrale e della collegiata, effettuando
ser e i significativi arrivi di materiali (vetro e ferro) specie alcuni raggruppamenti stilistici, in verità non pienamente
da Lione, la mostra Gotico e Rinascimento in Piemonte, cu- convincenti, sostenendo, come Noemi Gabrielli nella sua
rata da Vittorio Viale nel 1938, consacra in un certo senso relazione, un’attribuzione ad un atelier locale valdostano.20
l’importanza delle vetrate aostane (alcune delle quali erano Bruno Orlandoni tocca in diverse occasioni il tema delle
già state esposte nel 1936 nella Mostra di Arte sacra di Ao- vetrate aostane, concordando sull’unità delle maestranze at-
sta), presentando nella sala ‘chiesa’, uno degli scenografi- tive nei cantieri di Sant’Orso, della cattedrale e di Issogne,
ci ambienti montati in Palazzo Carignano, cinque vetrate proponendo, in un contributo del 1987 sul tardomedioevo
della cattedrale provenienti dal coro e dal deambulatorio aostano, di riconoscere nel progressivo degoticizzarsi delle
(fig. 22).18 Il catalogo torinese attribuisce le vetrate dubi- architetture d’inquadramento l’avvicendarsi alla guida della
tativamente ad “arte francese” ed anche in questa generica bottega di Vaser a Baudichon, ipotesi ripresa da Emanuela
dicitura traspare quella difficoltà di inquadramento stilistico Linda Cappa nel sito internet del Corpus Vitrearum Me-
che ne contraddistingue la vicenda critica. Mentre l’iniziale dii Aevii Italia.21 Nel 2001, il saggio di Elena Dolino sulle

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12. Raleigh, North Carolina Museum of Art. Maître de La Tour-d’Auvergne, Trittico dell’Annunciazione.

vetrate di Sant’Orso, contenuto nel volume di studi sulla JEAN BAUDICHON FLAMERY TRA AOSTA E CHAMBÉRY
collegiata, avanza l’identificazione di Bodichino con Jean
Baudichon e propone per Pietro Vaser una possibile origine Le personalità di Jean Baudichon e Pietro Vaser risultano en-
ginevrina, ritenendo inoltre, in modo poco plausibile, che trambe di fatto fortemente partecipi di una cultura nordiciz-
Antoine de Lonhy possa essere stato il responsabile ideati- zante di matrice fiamminga, per quanto diversamente declina-
vo dei cartoni. Le vetrate restaurate del Santo Stefano con ta. Pur nel venire meno dell’attestazione a Lione di Jean Bau-
donatore (con probabilità il canonico Bartolomeo Pensa) e dichon, il riferimento alla produzione artistica di quest’area,
della Vergine col Bambino sono state esposte nel 2005 alla di primaria importanza nel contesto delle reti commerciali e
mostra Glassway, mentre nel 2006 le vetrate di Issogne e la culturali del regno di Francia e dell’arco alpino occidentale,
vetrata di Verrone Biellese erano presenti alla mostra Cor- risulta proficuo nella misura in cui consente di accostare alle
ti e città.22 In un recente intervento, Caterina Pirina insi- vetrate aostane esempi di una cultura figurativa ugualmente
ste sulla supposta attività lionese del maestro vetraio Jean segnata da una peculiare declinazione di modelli nordici che
Baudichon, da lei chiamato Jean Bourdichon, con implicita è lecito definire propriamente franco-fiamminga, un termine
(ma parrebbe in realtà non voluta) identificazione con il il cui uso è peraltro spesso abusato. Con la Crocifissione posta
ben noto peintre du Roi: un’identificazione tra Baudichon nella chiesa di Saint-Laurent-de-Rochefort a Saint-Martin-
e Jean Bourdichon che si scontrerebbe peraltro con un’in- en-Haut, vicino a Lione, da datare verso il 1500, la Croci-
compatibilità stilistica e documentaria, essendo quest’ul- fissione in Sant’Orso condivide un’impaginazione simile ed
timo noto per numerose opere, specie codici miniati, che una comune gamma cromatica, squillante nei rossi e nei verdi
mostrano un maturo e coerente classicismo fouquettiano intensi, nonché la presenza nelle ampie tessere blu del cielo di
solo in parte presente nelle vetrate aostane.23 vetri cosiddetti en chefs-d’oeuvre, prova di abilità per i maestri

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13. Grenoble, Musée de l’Ancien Évêché. 14. Grenoble, Musée de l’Ancien Évêché.
I Patriarchi Ruben, Gad, Neftali e Simeone. I Patriarchi Giuda, Giuseppe, Giacobbe e Dan.

vetrai, che consiste nel collocare un vetro piombato all’inter- drale, si riferiscono coerentemente a simili modelli, pur non
no di una lastra precedentemente forata per accoglierlo.24 Ma raggiungendo mai la perentorietà e politezza delle opere di
è in particolare nella composta ed adamantina resa volume- Jean Hey. Nella Lione di inizio Cinquecento, questa peculia-
trica delle figure del Maître de Moulins che sembra possibile re linea espressiva informa in particolare le opere ricondot-
individuare, come suggerito già da Enrico Castelnuovo nel te, inizialmente grazie alla sagacia di Charles Sterling, a Jean
1954, verosimili referenti culturali per alcuni degli exploits dei Perréal, detto Jean de Paris, maestro che i documenti lionesi
cicli vetrari aostani.25 La critica è ormai generalmente concor- indicano tra i protagonisti della scena artistica locale. Perréal
de, con la vistosa eccezione di Albert Châtelet, nell’identifi- emerge dalle poche opere note, miniature e piccoli ritratti,
care il Maître de Moulins nel pittore Jean Hey, mettendo a come un artista dotato di una formazione nordicizzante, ma-
fuoco un percorso stilistico contraddistinto dall’influsso delle turata forse presso un artista fiammingo presente in Fran-
opere mature di Hugo Van der Goes, temperato da un clas- cia. L’intensità dello sguardo nei volti levigati della coppia
sico equilibrio verosimilmente acquisito in Francia a contatto di ritratti a lui attribuiti da Nicole Reynaud (Paris, Musée du
con la tradizione di Jean Fouquet.26 Aspetti quali la composta Louvre, R.f. 1993-8, R.f. 1993-20) datati intorno al 1493,
magniloquenza del Santo Stefano e canonico donatore o del- come anche nei probabili ritratti di Anna di Bretagna e di
la Vergine col Bambino nel coro della cattedrale di Aosta (il Carlo VIII posti nella rilegatura di un libro d’ore (Bibl. Na-
volto della Vergine è frutto di restauro), la monumentalità tionale de France, ms. lat. 1190),27 si riconosce nelle vetrate
dell’Assunzione della Vergine nel deambulatorio della catte- aostane in brani quali il Sant’Orso dell’abside della collegiata

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15. Torino, Museo Civico d’Arte Antica.


Pietro Vaser, Gesù tra i dottori.

16. Torino, Museo Civico d’Arte Antica.


Pietro Vaser, Fuga in Egitto.

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dalla critica successiva, a partire da Marguerite Roques.31 Una


più aderente lettura consiglia infatti magistro baudichon flamye,
come anche magistro bodichino flamerii e baudichon flamey, che
sembrerebbe dunque doversi considerare il nome di famiglia
dell’artista Jean Baudichon.32 Ugualmente scivolosa risulta al
momento la qualifica dell’artista come «le bourguignon» soste-
nuta nuovamente a partire da Roques, visto che nell’unica oc-
correnza che è stato possibile individuare nei conti della Sainte-
Chapelle pare più ragionevole da riferire a Johannes, un famulus
di Jean Baudichon.33
Dal 1522 al 1525 Jean Baudichon è pagato per l’esecuzione
di vetrate nella Sainte-Chapelle, subentrando a (ma con tutta
probabilità inizialmente affiancando, come emerge da alcune
voci inedite) maître Blaise di Lione, da identificare verosimil-
mente con il maître Blaise detto Vaser, noto a Lione negli
anni immediatamente successivi.34 Nel complesso palinsesto
delle vetrate della Sainte-Chapelle, le possibilità di individuare
il contributo di Jean Baudichon, per come è noto dalle vetrate
aostane, precedenti di oltre dieci anni, non consente al mo-
mento conclusioni definitive. Il nome di Baudichon compare
nei conti anche in relazione a pagamenti per le vetrate della
sacrestia, circostanza che ha spinto a proporre un’attribuzione
all’artista di quanto rimane nel registro superiore della vetrata
17. Valence (Francia). Portale della Maison Dupré-Latour. orientale della sacrestia attuale, con Dio Padre ed angeli che
recano i simboli della Passione.35 Tale ipotesi non tiene però
in conto che la destinazione a sacrestia del grande spazio alla
o nella figura di Santa Margherita del deambulatorio della base del campanile della Sainte-Chapelle risale solamente al
cattedrale (figg. 9-11), la cui realizzazione può con proba- 1810, essendo precedentemente destinato a tale scopo un
bilità ascriversi a Jean Baudichon, che nelle vetrate aostane perduto ambiente posto dietro alla cappella di Notre-Dame,
sembra dunque esprimere questa versione come ingentilita di detta ‘di Nemours’ a partire dall’Ottocento.36
scelti ed aggiornati modelli di matrice fiamminga.28
Nel 1497 il pagamento di Baudichon a Chambéry per opere PIETRO VASER E IL CANTIERE VETRARIO DELLA CATTEDRALE
svolte in rapporto ai funerali del duca Filippo II apre uno squar-
cio importante sulla frequentazione da parte dell’artista della A differenza di Jean Baudichon, la figura di Pietro Vaser, noto
più titolata committenza sabauda.29 Il documento menziona ora dai pagamenti del Capitolo della Cattedrale anche come pic-
Baudichon, detto pictor, in qualità di habitator Chamberiaci, tor (pagamenti che attestano inoltre la variante Veyser del nome),
suggerendo dunque una presenza non occasionale nella città, stenta ad acquisire una più articolata fisionomia storica.37 È stato
confermata del resto dalle successive attestazioni che mostrano il principalmente basandosi su considerazioni antroponomastiche
pittore attivo in città in pagamenti scalati tra il 1510 ed il 1525, che si è avanzata per Vaser una possibile origine ginevrina: nume-
tutti per lavori connessi alla riparazione e creazione di vetrate rose sono a riguardo le attestazioni documentarie in quest’area,
per il castello e per la Sainte-Chapelle.30 Una verifica sui docu- sebbene sottoposte a significative oscillazioni di trascrizione
menti originali della contabilità sabauda riguardanti Baudichon (Vaser, Vaxa, Vasel, Vassal, Vuarser, tra cui i noti intagliatori di
conferma inoltre le riserve già espresse da Alessandro Baudi di cori Peter e Mattelin Vuarser).38 Sul fronte documentario, le ci-
Vesme, ma fino ad ora mai tenute in considerazione, sulla pos- tazioni di Vaser/Vaxa si estendono del resto anche all’area lione-
sibilità di leggere nei documenti johannes baudichinus flamenii se, dove è attestato, intorno al 1490, un Thibaud Vazel/Veyser
come proposto da Auguste Dufour e François Rabut, ripresi verrier, forse da identificare con il Maistre Théobald Vasel/Vua-

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sel che risulta nel 1464 e 1475 cittadino di Ginevra e, come già
detto, a Lione sembra inoltre ritrovarsi il maître Blaise attivo a
Chambéry, da identificare nel maître Blaise Théobal detto Vazel
o Vaser attestato nel 1507, 1524 e 1529.39
Le nostre conoscenze della cultura figurativa del secondo Quat-
trocento ginevrino, specie pittorica, risultano del resto persino
più lacunose che per l’area lionese, rendendo difficoltoso argo-
mentare stilisticamente per Vaser una provenienza ‘culturale’
ginevrina. Nemmeno le vetrate provenienti dalla cattedrale di
Saint-Pierre, realizzate in vari momenti nella seconda metà del
Quattrocento, consentono di individuare punti di tangenza si-
gnificativi con il materiale aostano.40 Valutando dunque la cultu-
ra del maestro vetraio attivo ad Aosta entro un più ampio raggio
di riferimenti è nuovamente a quel contesto franco-fiammingo,
tra Moulins e Lione, segnato dalla presenza di Jean Hey, che
conduce il potente rovello formale delle vetrate aostane, specie
dell’abside e di parte del deambulatorio della cattedrale (vetrate
come si è detto saldate a Pietro Vaser nel 1503-1504) se acco-
stato con il piccolo, superbo, trittico con l’Annunciazione e do-
natori proveniente dal castello di Vic-le-Comte (Puy-de-Dôme),
donato nel 1960 da Samuel Kress al Museo di Raleigh in North
Carolina.41 Considerando le ridotte dimensioni dell’opera (98,1
x 67,8 cm), name piece del Maître de La Tour-d’Auvergne, le
figure sacre e dei committenti Jean III de La Tour-d’Auvergne 18. Aosta, Cattedrale di Santa Maria Assunta, deambulatorio.
conte di Auvergne e sua moglie Jeanne de Bourbon-Vendôme, Pietro Vaser, Jean Baudichon (?), Santa Margherita.
sposi nel 1497, spiccano per la resa volumetrica potente e per
l’autorevolezza con la quale si inseriscono nello spazio (fig. 12).
Le figure dell’Angelo annunciante e della Vergine, quasi sbal-
zate in un tenero metallo, riescono a sostenere un confronto
con esiti aostani quali la Vergine col Bambino nell’abside della
cattedrale od il frammento col Battesimo di Cristo nel deambu-
latorio. Nelle figure dei santi Giovanni Battista ed Evangelista
si riconosce ugualmente quella perentoria presenza che anima
certe vetrate aostane, come il Giovanni Battista dell’abside della
cattedrale. Riconsiderando la traccia antroponomastica relativa a
Vaser, risulta dunque di particolare interesse rilevare come il Mi-
chel Vazer (o Vanczer) che diventa cittadino di Ginevra nel 1468
venga detto theotonicus, termine che può riferirsi anche all’area
fiamminga, come è del resto il caso di Jean Hey, che si firma ma-
gister teutonicus nel Cristo dei dolori (Bruxelles, Musées Royaux
des Beaux-Arts) dipinto nel 1494 per Jean Cueillette, tesoriere
dei Borbone.42 Specie gli antelli provenienti da Issogne trovano
al contempo un significativo parallelo stilistico nelle due tavole
con Otto Patriarchi (figg. 13-14) conservate al Musée de l’An-
cien Évêché di Grenoble, dove l’intensità psicologica dei volti 19. Aosta, Cattedrale di Santa Maria Assunta, deambulatorio.
di Giacobbe e dei suoi figli evoca in particolare la concitazione Pietro Vaser, Mosè bambino e il faraone, particolare.

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le vetrate del deambulatorio, stilisticamente riconducibili con


sicurezza a Vaser, le parti in cui con più evidenza appare questo
repertorio (fig. 19).45 La persistenza a medio-lungo termine
di queste soluzioni trova poi una testimonianza d’eccezione
in una delle emergenze architettoniche più significative del
Vivarais: la decorazione scolpita della Maison Dupré-Latour a
Valence (fig. 17), datata abitualmente al secondo-terzo decen-
nio del Cinquecento, dove si riconoscono scelte lessicali come
le lesene finemente decorate, la conchiglia baccellata, che ospi-
ta due figure reggi-stemma, e i putti con i festoni.

PERDITE, SOPRAVVIVENZE E RESTAURI STORICI


DEL PATRIMONIO VETRARIO AOSTANO
Lo studio del patrimonio vetrario aostano deve considerare
come il pur ragguardevole numero di pannelli conservatosi
non rappresenti che una parte di quelli originariamente esi-
stenti. In cattedrale, la visita pastorale del 1624 del vescovo
Giovanni Battista Vercellino descrive la chiesa tripartita in
tribus angulis quorum medius est maior duo vero a latere dex-
tro et sinistro sunt strictiores et inferiores cum fenestris sine cra-
tibus fereis, et clauduntur vitratis depictis: una testimonianza
20. Aosta, Cattedrale di Santa Maria Assunta. Pietro Vaser e che sembra dunque indicare un edificio interamente provvisto
coll., Vergine col Bambino, particolare dello stemma Valperga. di finestre istoriate.46 Vi è poi il noto passo di Jean-Baptiste
de Tillier, che nell’Historique de la Vallée d’Aoste, scritta nel
1720-1730, ricorda come le finestre della cattedrale «sont à
espressiva dell’antello con Gesù tra i Dottori. Gli Otto Patriar- verres figurés à l’antique, à la reserve de quelques unes de la
chi provengono dalla cappella del castello di Bon Repos a Jar- nef méridionale, où l’on a fait placer depuis quelques années
rie, vicino a Grenoble, proprietà della famiglia Armuet, e la loro des verres unis pour donner plus de jour à la grande nef, qui
singolare congiuntura stilistica, un marcato espressionismo che paraissait obscure», lasciando così intravvedere nell’inizio del
evoca soluzioni di area borgognona come i frammenti di bandie- Settecento uno dei momenti più critici nella storia della con-
ra con San Filippo (Berna, Historisches Museum) e San Giacomo servazione del patrimonio vetrario aostano.47
(Dijon, Musée des Ducs de Bourgogne), unito ad una tavolozza A differenza delle cinque vetrate absidali di Sant’Orso, la cui
dalle scelte cromatiche luminose, caratteristiche della pittura di collocazione originaria non può essere messa in dubbio, le
area provenzale, in linea con esiti eccentrici quali il Retable du vetrate della cattedrale conservano testimonianza anche di
Parlement de Toulouse (Toulouse, musée des Augustins), deve ripetuti spostamenti e di più evidenti manomissioni e ricom-
considerarsi una delle rarissime testimonianze della produzione posizioni. È solo il nostro occhio abituato agli esiti spregiu-
pittorica nel Delfinato tardo quattrocentesco, un’area ad oggi dicati della fotocomposizione delle immagini, già meccanica
ben poco indagata.43 ed ora digitale, a non far subito avvertire un senso di incom-
Le aperture in direzione di un Rinascimento ‘fantastico’ ri- pletezza davanti alle grandi figure che, nelle vetrate absidali,
scontrabili in numerose delle vetrate aostane attirano inoltre galleggiano nel vuoto, provviste in origine perlomeno di un
l’attenzione su quelli che Michel Hérold ha efficacemente chia- piano d’appoggio. Figure di una prorompente ‘modernità’,
mato «chemins tortueux de l’italianisme en France» e che nelle conferita anche da una scelta del fondo trasparente rara nella
vetrate si caratterizzano in più casi per una fitta rete di rapporti tradizione vetraria bassomedievale, sulla cui complessiva au-
con le analoghe scelte iconografiche del Maestro di Giorgio di tenticità dovrebbero però far luce indagini più ravvicinate,
Challant.44 Ad Aosta, sono gli esuberanti partiti decorativi del- consentite solamente in sede di restauro: un intervento pe-

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MAESTRI VETRAI NEI CANTIERI DI GIORGIO DI CHALLANT E NELLA CATTEDRALE DI AOSTA

raltro fortemente auspicabile per l’insieme del patrimonio ve-


trario aostano, viste le disomogeneità conservative derivanti
da passati interventi parcellizzati.48 Fino ai primi decenni del
Novecento, la serie di vetrate della navata risultava interrot-
ta, in corrispondenza della quarta finestra partendo dall’in-
gresso, dall’interpolazione su entrambi i lati di due vetrate di
origine differente: sul lato settentrionale, dove ora si trova il
San Giovanni Evangelista, vi erano posti i due tondi tardo-
duecenteschi con la Morte e Assunzione della Vergine, ora nel
Museo del Tesoro della Cattedrale, mentre sul lato meridio-
nale è tuttora collocata una vetratina con San Bernardo arci-
diacono, verosimile prodotto di importazione svizzera della
seconda metà del Cinquecento. Tali spostamenti interni alla
serie delle vetrate coinvolgono verosimilmente le nuove fine-
stre resesi disponibili in seguito ai lavori che interessarono il
corpo occidentale della cattedrale nei primi decenni del Cin-
quecento, con il suo radicale rinnovamento e la realizzazione
della nuova facciata.49 A questa congiuntura risale il contrat-
to per la realizzazione di otto vetrate raffiguranti ciascuna
una coppia di santi, stipulato nel 1523 tra il fabbriciere della
Cattedrale Jean Gombaudel ed il maestro vetraio Joachim
Helbarant di Ginevra, in realtà di origine fiamminga.50 Tale
commissione testimonia il perdurante prestigio della scena
vetraria ginevrina nel Cinquecento nonché la possibilità di
tempi realizzativi estremamente brevi per le vetrate: come è
infatti già stato notato da Bruno Orlandoni, in soli otto mesi
Helbarant si impegnava a realizzare nella sua bottega di Gi-
nevra otto vetrate istoriate con due figure di santi ciascuna e
trasportarle fino ad Aosta. L’esempio più eclatante di ricom-
posizione è la vetrata detta della Pietà posta nel deambula-
torio, dove si riconoscono delle mani sotto il capo di Cristo,
in palese contraddizione con la figura orante posta al centro,
il cui volto sembra peraltro più adatto ad un San Giovanni
che ad una Vergine di pietà. Questi pannelli, con le tessere
vitree montate secondo una presentazione ormai storicizzata 21. Susa, Cattedrale di San Giusto.
è a suo modo espressione di una specifica stagione del gusto, Albano & Macario, Vergine Assunta e San Giusto, 1929.
quella ottocentesca dei cosiddetti “pannelli macedonia”, che
pare opportuno mantenere anche in futuri interventi di re-
stauro, salvo casi di riconoscimento di tessere provenienti da promosso dalla Direzione Generale per le Antichità e Belle
vetrate ancora presenti. La prima fotografia nota del 1911 Arti diretta da Corrado Ricci e curato da Toesca, permette
mostra nella zona centrale una vistosa tessera con una colon- di conoscere lo stato di quasi tutte le vetrate della collegiata
na tortile, nei successivi restauri ridotta di dimensione e ri- e della cattedrale all’inizio del Novecento, prima cioè delle
posizionata, testimone di una tipologia decorativa altrimenti significative campagne di restauro condotte dalla ditta Alba-
attestata solo nelle vetrate di Sant’Orso. no e Macario di Torino, sia nella collegiata sia in cattedrale.
La documentazione fotografica presente nel già ricordato In Sant’Orso, le foto di Giovanni Gargiolli, fotografo del
volume del 1911 dedicato al patrimonio artistico aostano, Gabinetto Fotografico Nazionale di Roma,51 consentono di

211
STEFANO DE BOSIO

1. Un ringraziamento a Giovanni Romano ed Elena Rossetti Brezzi, che


hanno accompagnato fin dall’inizio queste ricerche sulle vetrate aostane.
Per la costante disponibilità devo ugualmente ringraziare il personale della
Soprintendenza della Regione autonoma Valle d’Aosta, in particolare Vi-
viana Vallet, Sandra Barberi e Daniela Platania per i numerosi aiuti mate-
riali, don Franco Lovignana per l’accesso al fondo Gal-Duc e Alessandro
Celi per le facilitazioni relative alla consultazione dei documenti conservati
nell’Archivio capitolare della Cattedrale.
2. ROQUES 1963, p. 225; il testo di Natalis Rondot che Marguerite Ro-
ques cita in nota (RONDOT 1888, p. 55) riassume a sua volta alcuni pa-
gamenti pubblicati da Léon de Laborde (DE LABORDE 1850, I, pp. 173-
174, 177) tratti da una memoria di spesa del luglio 1494 stesa da Jean
Perresson e indirizzata al Re di Francia (Parigi, Archives nationales, KK
333), relativa all’allestimento di una nave per il duca d’Orléans, desti-
nata alla spedizione di Napoli. Tra gli artisti coinvolti nell’esecuzione
di stendardi e bandiere figura Jean Bourdichon, painctre dudit seigneur:
si tratta cioè del noto pittore di corte giunto a Lione dalla Touraine al
seguito di Carlo VIII. Si aggiunga come la qualifica data da Roques di
Baudichon/Bourdichon come “peintre flamand” non si basa in realtà
su questo documento bensì su quelli di Chambéry relativi appunto a
22. Torino, mostra Gotico e Rinascimento in Piemonte, Jean Baudichon (ma sull’attendibilità stessa di questa lettura v. oltre).
la sala ‘chiesa’ (sala XXXII). Il nome “Baudichon” risulta altrimenti assente da tutti i lavori editi
di Rondot, dal repertorio di documenti riguardanti gli artisti lionesi
raccolto in V IAL e AUDIN [1919] 1992 come anche da una più recente
ricerca condotta sui documenti lionesi proprio per il 1494 (ROCHAT
1998-1999). Come si dirà più avanti, l’ipotesi di identificare Baudichon
individuare chiaramente diversi frammenti non pertinenti, col Jean Bourdichon attestato a Lione, assunta implicitamente da Ro-
che il restauro Albano e Macario del 1926-1927, supervisio- ques, ripresa da Elena Dolino e sostenuta di recente da Caterina Pirina
nato dall’architetto Vittorio Mesturino, decide di rimuove- (PIRINA 2008), risulta dunque difficilmente percorribile per ragioni sia
re, al fine di restituire una migliore leggibilità all’insieme.52 documentarie che stilistiche. Per una visione d’insieme sulle vetrate di
Nel 2007 sono stati localizzati, in un ambiente del priorato Sant’Orso, con la puntuale discussione delle notizie derivanti dai Com-
puta sancti Ursi e la proposta di identificazione di Bodichino con Jean
di Sant’Orso, due antelli in cui sono riconoscibili numero- Baudichon attestao a Chambéry, si veda DOLINO 2001.
si di questi frammenti;53 analogamente, uno sguardo ravvi- 3. TRICOU 1972, V, p. 51. Lo stemma del capitolo di Saint-Jean a Lione
cinato alla campagna fotografica eseguita sulle vetrate della si presenta «De gueles au griffon d’or et au lion d’argent couronné d’or
cattedrale porta all’identificazione in diversi casi di tessere affrontés»: STEYERT [1860] 2002, p. 80. Come noto, questa presentazione
vitree poi rimosse in sede di restauro, di cui non si conosce dello stemma Challant oltre che nella vetrata della collegiata si trova in
diverse sale del castello di Issogne e nelle pagine dei codici miniati com-
oggi l’ubicazione.54 La ditta Albano e Macario, che intervie-
missionati dal priore. La traccia per questa identificazione, che conferma
ne nel corso degli anni Venti del Novecento sulle vetrate di l’importanza attribuita dallo Challant al titolo lionese di canonico-conte, è
Sant’Orso e della cattedrale, rappresenta la più significativa suggerita in BEYSSAC 1907, che rileva anche il contributo del prelato al rin-
realtà piemontese nel campo delle vetrate artistiche tra le due novamento del castello di Rochetaillée, di cui era mansionario dal 1472 e
guerre ed i loro interventi aostani si contraddistinguono per di cui sono testimonianza i resti di due camini monumentali con lo stemma
una notevole comprensione formale delle vetrate antiche.55 Challant (Ibidem 1907, p. 87).
4. La citazione è tratta dalla trascrizione dell’originale conservata nella Bi-
L’acquisita familiarità con le vetrate aostane emerge vistosa- blioteca del Seminario Maggiore di Aosta, Fondo Gal-Duc, cartone X,
mente nelle tre vetrate che la ditta torinese realizza nel 1929 Documents utilisés par Mgr Joseph-Auguste Duc pour la rédaction de l’Hi-
per la cattedrale di San Giusto a Susa (fig. 21): dalle vetrate stoire de l’Église d’Aoste, n. 45, ora da preferire alla parafrasi in francese del
di Sant’Orso derivano infatti l’impaginazione delle partiture documento pubblicata in DUC 1910, V, pp. 99-100. Il tema della mancan-
architettoniche, l’inquadramento dei registri inferiori e, per za di luce ritornerà anche nel Settecento nelle parole di Jean-Baptiste de
Tillier (cfr. oltre).
le due vetrate laterali, l’impostazione stessa delle figure: se- 5. Computa 1998, I, n. 1456, da cui si rileva come Giorgio di Challant ver-
gno a suo modo eloquente della perdurante autorevolezza si i 100 fiorini in deductione operis unius crusiate… ecclesie Beate Marie Au-
compositiva riconosciuta alle vetrate aostane.56 guste al magister fabricae Bartolomeo Pensa, che ad evidenza provvederà

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MAESTRI VETRAI NEI CANTIERI DI GIORGIO DI CHALLANT E NELLA CATTEDRALE DI AOSTA

al pagamento dei responsabili dell’intervento. Il contributo dello Challant pur breve accenno al chiostro ne individui quale componente peculiare la
alle nuove volte dovette però essere ben superiore, visto che il suo stemma varietà cromatica dei materiali lapidei in esso impiegati: Claustrum Cano-
si riconosce nella chiave di volta di tre campate della navata maggiore, nicorum est contiguum ecclesie et satis pulchrum, habens columnas ex nigro
nonché nel deambulatorio. et albo marmore constructas.
6. Aosta, Archivio capitolare della Cattedrale, Registre journalier des re- 8. François Carmagne è figura di laico committente che sempre di più
cettes et des dépenses du Chapitre de la Cathédrale (1487-1560), CT S- spicca nel contesto valdostano negli anni tra Quattro e Cinquecento: oltre
Comptes VOL 263a; 4 maggio 1503:... fuerunt extracti decem ducatos alla vetrata si deve alla sua committenza, tra il 1496 e il 1498 (quando era
de auro de bursa iocalium quod fuerunt dati magistro Petro vererio (f. ancora vicebalivo di Aosta), l’affresco sulla facciata del convento di Santa
11r); 4 dicembre 1504, fuerunt extracti XXVIIII testoni pro dando ma- Caterina, vera alternativa di gusto ai pittori attivi nei cantieri dello Chal-
gistro Petro magistro verriarum tam pro complemento imaginis virginis lant, e gli affreschi in Sant’Orso presso l’altare di Sant’Anna, celati fino a
Marie quam pro resta totarum verreriarum tam altarum quam bassarum; tempi recenti (si veda in questo volume Zidda).
Anno et die prescriptos… magister Petro Veyser pictor confitetur recepisse a 9. Nella zona absidale, si riconosce nel registro inferiore della vetrata della
venerabili domino nostro preposito nomine capituli usque totam summam Vergine col Bambino lo stemma del canonico e protonotario apostolico
argenti in qua capitulum tenebatur dicto magistro tam causa depictionis Giovanni di Valperga di Mercenasco (fig. 20), in cui i maestri vetrai ri-
ymaginis domine nostre Marie quam verreriis tam altis quam bassis ac solvono con una non comune originalità la rappresentazione delle staffe,
de omnibus facturis seu operibus factis in ecclesia (f. 11v); 17 settembre sostegno dell’arma Valperga contraddistinta dalla pianta di canapa (cfr. ad
1505, magistro Petro vererio quadraginta florenos (f. 12r). I documenti si esempio la voce Valperga in Enciclopedia 1986, p. 799). Le staffe sono po-
riferiscono esplicitamente alla collocazione spaziale delle vetrate all’inter- ste naturalisticamente entro una fascia decorativa orizzontale, alternate allo
no dell’edificio (tam altis quam bassis). stemma Valperga; sugli stemmi nelle vetrate v. anche ORLANDONI 2010, pp.
7. Per la relazione tenuta a Roma dai canonici aostani, volta ad ottene- 194-195. Sia in collegiata sia in cattedrale, questa esibita presenza degli
re la nomina (infine rifiutata) del canonico Carlo di Challant, nipote di stemmi nelle vetrate absidali deve anzitutto immaginarsi destinata al pub-
Giorgio, a coadiutore del vescovo de Prez: Aosta, Biblioteca del Semi- blico dei canonici del capitolo, riuniti nei banchi del coro ligneo e divisi dai
nario Maggiore, Fondo Gal-Duc, cartone X, Documents utilisés par Mgr fedeli dai pontili in muratura, abbattuti o modificati, in entrambi gli edifici,
Joseph-Auguste Duc pour la rédaction de l’Histoire de l’Église d’Aoste, n. 51 solo nell’Ottocento.
(parafrasi in DUC 1910, pp. 133-134). Dallo stesso documento si ricava 10. Il volume dei conti del Capitolo della Cattedrale già citato per i paga-
l’aspetto della cattedrale rinnovata, mentre la descrizione dell’intitolazio- menti a Pietro Vaser conserva per gli anni 1501 e 1502 alcune voci riguar-
ne a San Giovanni e alla Vergine ed il particolare culto che si dice tributato danti un tale Martilleto magistro lapidis, che dovrà essere aggiunto alla
a san Grato e san Giocondo si pone come eloquente commento alle scelte serie di artisti attivi in Valle d’Aosta raccolti in ORLANDONI 1998a: 18 di-
dei soggetti per le vetrate dell’abside della cattedrale: Interrogatus de exi- cembre 1501, data magistro Martilleto magistro lapidis scuta duo solis sive
stentia et qualitatibus ecclesiae et diligenter examinatus. Respondit quod florenos sex et grossos quatuor; 18 dicembre 1501, extracti fuerunt decem
Ecclesia est Cathedralis secularis testudinea nuper renovata unam habens floreni qui fuerunt dati magistro Martelleto ob causam reparacionis ecclesie
navem et duas hincinde alas sub vocabulo Sanctorum Marie et Johannis pro (f. 10r); 8 gennaio 1502, extracti fuerunt floreni XXV pro dando magistro
parte extat pavimentata saxeis tegulis et coctis lateribus desuper tecta : habet Martelleto ad opus fabrice ecclesie (f. 10v). La prevedibile osmosi tra i can-
quatuor portas, duo campanilia cum octo campanis, habet chorum ligneum tieri della cattedrale e della collegiata è inoltre confermata dal pagamento
ex nuce arte nova et figuris laboratum, habet fontem regenerationis : est di 10 fiorini nel 1502 a magister Stephanus pictor (f. 10v), su cui cfr. il
Altare maius aliquot gradibus a terra erectum et alia minora per Ecclesiam saggio di Elena Rossetti Brezzi in questo volume. Sempre nell’archivio del
distribuita… Sunt ibi inter cetera duo corpora sanctorum et confessorum qui Capitolo, un documento del 1503, riguardante il rimborso di un prestito,
fuerunt Episcopi Augustenses Gratus sanctus et Jocondus Grati discipulus. indica Michele de Ecclesia come de Ciriaco diocesis thaurinensis: Aosta, Ar-
Gratus grecus natione fuit et Jocundus Italus et Augustensis (.) habentur hii chivio capitolare della Cattedrale, boîte 004A L 01 D_001.29. Un’origine
sancti in magna veneratione non solum ab accolis sed ab aliisque vicinis qui piemontese che sembra meglio spiegare l’affermarsi nei cantieri aostani, in
citra ultraque montes habitant. Invocatur eorum precipue numen cum aer cui è protagonista il maestro Michele, della tradizione ‘padana’ dei cotti,
turbidus et tempestuosus grandinem saxorum ex nive concretorum morta- per la cui realizzazione è attestato ad Aosta il maestro Johannes Gina di
libus interminatur. Diversi sono gli aspetti di notevole interesse storico- Ciriè (cfr. ORLANDONI 2009, pp. 267-271). In cattedrale, le chiavi di volta
artistico e di storia del culto contenuti in queste righe, dalla descrizione in cotto con tre figure di angeli reggenti uno stemma sono le medesime
della tipologia della volta e dei materiali impiegati nella cattedrale alla presenti nei cantieri Challant.
definizione di arte nova impiegata per il coro ligneo, concluso da Jean 11. Per Pietro Vaser vi è ora il già citato pagamento del dicembre 1504
Vion e Jean de Chetro nel 1469 (quadro d’insieme in LA FERLA 2002), nei conti capitolari, in cui pare essere incaricato della policromia di una
una traccia probabile di quella polarità terminologica tra ‘moderno’ e scultura di una Madonna col Bambino; per Jean Baudichon, vi è il paga-
‘antico’ riscontrabile in quegli anni in diversi contesti europei, tra cui è mento a Chambéry del 1497 (cfr. oltre). La societas sottoscritta a Cham-
emblematico il caso delle porte lignee della chiesa del Saint-Sauveur a Aix- béry nel 1440 tra il veneziano Gregorio Bono, pittore al servizio del duca
en-Provence, dove il contratto del 1508 prevede la realizzazione di lo bas di Savoia, e Hans Witz de Alemannia, detto in questa occasione pictor et
dels piliers a lantica et los fulhages a novel art (COSTE 1896, p. 429). Più verrerius (Schede Vesme 1982, p. 1188), rappresenta con probabilità un
avanti nel documento aostano, ugualmente interessante, nella prospettiva calzante termine di paragone per il tipo di rapporto intercorrente tra Vaser
di una storia della percezione dei manufatti artistici, è constatare come il e Baudichon.

213
STEFANO DE BOSIO

12. Sul tema dei cartoni: TOESCA 1911a, p. 93, che per primo avanza l’ipo- nel biellese sia legata al matrimonio, nel 1500, tra Françoise de Challant,
tesi della possibile eterogeneità dei cartoni preparatori, tradotti però da nipote di Giorgio, e Besso II Ferrero, figlio di Sebastiano Ferrero: DE BO-
un’unica officina vetraria; CASTELNUOVO 1961, p. 364: «diversi maestri SIO 2006c.
hanno dato i disegni di queste vetrate, alcuni più sintetici e conclusi, altri 18. [BOSON e LALE-DÉMOZ] 1929, p. 57, n. 3; VIALE 1939, pp. 221-222
più ornati»; GABRIELLI 1958, che ritiene di poter individuare gli autori dei e tavv. 315-318.
cartoni nei pittori attivi nel castello di Issogne; DOLINO 2001, pp. 217- 19. MALLÉ 1952, p. 123, dove compare una lettura “ferrarese” delle vetra-
218, per una proposta, ugualmente non condivisibile, in direzione di An- te aostane; MALLÉ 1962, pp. 179-181; MALLÉ 1971, pp. 230-239.
toine de Lonhy. 20. BRIZIO 1958, pp. 378-379, GABRIELLI 1958, pp. 411, 417; GABRIELLI
13. Al dossier documentario raccolto in DOLINO 2001 si può aggiungere la 1959, pp. 63-91. L’opzione ‘locale’ è condivisa da VIALE e VIALE FERRERO
voce dei Computa del maggio 1494, precedente cioè alla prima attestazione 1967, p. 78.
nota di Baudichon, in cui vi è un riferimento a maestri vetrai di cui non è 21. ORLANDONI 1987, p. 229, n. 154; CAPPA in www.icvbc.cnr.it/bivi/
però fatto il nome: pro religiosis et aliis restantibus ac magistri verreriorum regioni/aosta.
libravit: IIII sesteria (Computa 1998, I, n. 176), mentre un altro riferimen- 22. JORIOZ e PIZZI 2002a,b; DE BOSIO 2006a,b,c.
to si ritrova nello stesso agosto 1494: Item pro tribus bissachiatis carbonum 23. In PIRINA 2008, l’assenza di riferimenti delle opere note di Jean Bour-
libratum in tribus vicibus magisteri verreriarum pro vitrei coquendis: XVIII dichon, come alla ramificata fortuna critica dell’artista nonchè alla sua
grossos (Computa 1998, II, n. 874). L’attestazione di vetrai nei Computa vicenda biografica, consegna infatti la curiosa impressione che l’autrice
comprende inoltre la voce relativa ad un Jan verrier (Computa 1998, III, n. intenda riferirsi ad un suo omonimo, benché tale proposito non sia esplici-
7427), pagato pour quatre grosses fyolles achetés du comandemant de monse- tato nel testo. Su Jean Bourdichon si veda almeno la voce biografica REY-
gneur: per la proposta di riconoscervi Jean Baudichon cfr. DOLINO, 2001, p. NAUD 1996. Sul fronte documentario, la proposta Baudichon-Bourdichon
216, n. 27. In relazione alla presenza in valle dell’officina Vaser-Baudichon si scontra ad esempio con le ripetute attestazioni di Jean Bourdichon a
sono da discutere il bel frammento con Angelo annunciante conservato Tours nel 1498-1500 o con la morte del pittore entro il 1521, quando
nella parrocchiale di San Martino ad Arnad ed il putto reggi-festone di Ar- la moglie è detta vedova, mentre Jean Baudichon è attestato a Chambéry
puilles (DE BOSIO 2007). I maestri vetrai attivi ad Aosta sono invece estranei fino al 1525.
alla realizzazione delle due vetrate della cappella di santa Barbara di Saint- 24. Les vitraux de Bourgogne 1986, pp. 306-307.
Julien-sur-Surnans nello Jura, datate 1508, citate in CASTELNUOVO 1981, p. 25. CASTELNUOVO 1954, p. 44; CASTELNUOVO 1958a, ora in CASTELNUOVO
46, n. 52, in stretto rapporto con quelle aostane e considerate in seguito 2000, pp. 382; CASTELNUOVO 1961, p. 364; CASTELNUOVO 1982, p. 20, n.
opera della stessa officina attiva ad Aosta (Les vitraux de Bourgogne 1986, 2 per l’ipotesi di un possibile arrivo dal lionese di vetri già dipinti.
pp. 224-225; DOLINO 2001, p. 214). Come rilevato da Giovanni Romano, 26. CHATELET 2001, sostiene invece un’identificazione del Maître de Mou-
sia stilisticamente sia per la data 1508, le vetrate di Saint-Julien non riesco- lins con il lionese Jean Prévost. Un breve studio d’insieme sulle vetrate
no infatti a reggere un confronto diretto con le vetrate aostane (ROMANO dell’antica collegiata di Moulins è KURMANN-SCHWARTZ 1991, CHATELET
1989b, p. 36, n. 14). Ai maestri vetrai attivi in Saint-Julien spetta invece un 2001, pp. 138-142, ha invece avanzato per alcune vetrate di Moulins delle
pannello con la Crocifissione ora al Musée du Vitrail di Romont (KURMANN- proposte di attribuzione a maestri vetrai lionesi, in attesa di ulteriori con-
SCHWARZ 2001, p. 64). Le vetrate di Saint-Julien devono inoltre leggersi in ferme; è detta inoltra imminente la pubblicazione del volume dedicato ad
direzione della vetrata con Storie dei Santi Crispino e Crispiniano nella chie- Auvergne e Limousin del Corpus Vitrearum Medii aevii, in cui Moulins
sa Notre-Dame di Bourg-en-Bresse, per cui è stato recentemente proposto sarà ad evidenza compresa. Un confronto tra le vetrate di Moulins e quelle
il nome di Jean Boachon, autore di due tavole con Storie di sant’Antonio da di Aosta, fermo restando la radicale differenza derivante dalla ricchezza di
Padova conservate nel museo di Brou: MOREL 2007. articolazione compositiva consentita a Moulins dalle complesse finestratu-
14. È inoltre da tenere in conto la presenza di collaboratori a fianco dei re a più scomparti, individua il punto di maggior tangenza, pur certamente
magistri verreriarum, come peraltro sembra confermare il pagamento del non trattandosi dei medesimi esecutori, nella vetrata di Santa Caterina,
1504 a Parvo Nicolao, servitori magistri Petri factoris verreriarum (Com- quella maggiormente segnata dalla cultura di Jean Hey.
puta, III, n. 5116). Quale guida per una distinzione delle responsabilità 27. STERLING 1963; REYNAUD 1996b.
realizzative nelle varie vetrate aostane si devono ugualmente rimarcare le 28. A Lione, le vetrate della cappella dei Borbone nella cattedrale di Saint-
vistose differenze di tecnica esecutiva presenti (uso della grisaglia, modalità Jean, realizzate verosimilmente tra il 1497 ed il 1503 da Pierre de Paix
di definizione delle forme: PIRINA 2008, pp. 290-291), rilevabili analitica- peintre et verrier de l’église de Lyon, presentano solo in parte questo debito
mente però solo con una visione ravvicinata delle tessere. nei confronti di Jean Hey. Queste vetrate sono andate quasi completa-
15. TOESCA 1911a, pp. 22-33, 94-94. Per le attestazioni relative alle vetrate mente distrutte nella seconda guerra mondiale ma sono note, oltre che
tra ’700 e ’800 il riferimento è BRIZIO 1958, pp. 367-370, da contestualiz- da alcuni disegni di Natalis Rondot, per alcuni frammenti e attraverso fo-
zare con CASTELNUOVO 1958a, pp. 383-387. tografie degli anni ’30 del Novecento: MACÉ 1941, MÉRAS 1984; PIRINA
16. TOESCA 1911b, p. 138; Museo Civico 1905, p.n.n. 2008, pp. 292-293 ha proposto di individuare a fianco di Pierre de la Paix
17. MOTTA CIACCIO 1922, p. 278. La vetrata di Verrone Biellese, pub- la diretta presenza di Baudichon/Bourdichon, ritenendolo in particolare
blicata in MALLÉ 1966 (che non cita il lavoro di Motta Ciaccio) è oggi responsabile dei registri con i putti reggi-festone e le nicchie baccellate,
considerata stabilmente nel corpus vetrario dell’officina Baudichon-Vaser espressioni piene e coerenti di un italianismo che non sembra invece mai
come prodotto di Pietro Vaser intorno al 1500, datazione che è suggerita tale nelle vetrate aostane. Per una storia della cultura figurativa lionese tra
dalla possibilità, avanzata in ORLANDONI 1998a, p. 389, che la sua presenza Quattro e Cinquecento, su cui recentemente ha scritto ELSIG 2007, non

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MAESTRI VETRAI NEI CANTIERI DI GIORGIO DI CHALLANT E NELLA CATTEDRALE DI AOSTA

devono dimenticarsi, oltre ai ricorrenti rapporti proprio con la corte dei Maître de la Rochette (forse il ginevrino Jean de l’Arpe): ELSIG 2002b,
Borbone a Moulins, le notevoli vetrate che Nicolas Droget de Lyon, warier su cui però si vedano le riserve di NATALE 2007, p. 352, n. 96. Sempre a
realizza nel 1508-1510 a Saint-Nicolas-de-Port in Lorena (HÉROLD 1993b, Chambéry, sono state avvicinate a Jean Baudichon le Sibille e Profeti della
pp. 200-220), una delle rare testimonianze ‘lionesi’ sopravvissute per il cripta della chiesa di Lémenc (ELSIG 2002a, p. 80), in verità molto più ita-
primo decennio del XVI secolo. lianizzanti rispetto a quanto è noto del maestro ad Aosta.
29. Schede Vesme 1982, p. 1298. 37. Risulta al momento impossibile dire se Pietro Vaser sia il magister Pe-
30. Dalla frequentazione di Chambéry negli anni intorno al 1497 sembra trus, ricordato nei Computa il 28 agosto 1495, per il quale si compra dello
poter derivare a Baudichon la conoscenza dei modelli di Jacquelin de zafferano: in cocro pro magistro Petro, pro suis picturis fiendis (Computa
Monluçon, autore tra il 1496 e 1498 del grande polittico per la chiesa 1998, I, n. 831).
del monastero degli Antoniani a Chambéry, ora smembrato (aggiornato 38. ORLANDONI 1998a, pp. 389-390; DOLINO 2001, p. 211.
quadro critico in RIBAULT 1993), di cui certi accenti come le due figure 39. VIAL e AUDIN [1919] 1992, II, p. 253; NATALE 2007, p. 350.
maschili con berretto, che ripetutamente figurano nelle tavole di Mon- 40. Sulle vetrate di Saint-Pierre: BEER 1965, pp. 229-242. Su una possibile
luçon, sembrano ritrovarsi ad esempio nei due personaggi alle spalle del provenienza ginevrina per Vaser cfr. anche ELSIG 2002a, p. 79, che accosta
vescovo François de Prez in preghiera, nella vetrata del coro della catte- alle vetrate di Issogne le tavole «plus germanique(s)» di Antagnod, rile-
drale di Aosta. vando come certi passaggi delle vetrate di Issogne presentino anche alcune
31. Schede Vesme, 1982, p. 1298 che verifica le notizie presenti in DUFOUR componenti francesi non lontane dalle opere da Jaquelin de Monluçon.
e RABUT 1870, pp. 114, 120-123 (tutti i libri della contabilità sabauda si 41. Sul trittico cfr. ora la breve scheda WOLFF 2010, con bibl. precedente.
trovavano allora ancora nell’Archivio di Stato di Torino). Le informazioni 42. CHARLES 1999, p. 253, alla voce Vanszer. In merito all’iscrizione posta
a disposizione di Marguerite Roques sulle vetrate di Chambéry derivano sul retro della tavola di Jean Hey ora a Bruxelles pare opportuno segnalare
invece dalle ricerche effettuate su sua richiesta dell’archivista Perret (RO- come la lunga discussione sorta intorno alla presunta inesattezza dell’età
QUES 1963, p. 225). indicata in essa (vi è stato infatti sempre letto: Magister Johannes Cueillete
32. DAUZAT 1951, p. 31: il nome Baudichon, derivante dal nome germanico etatis 04 annorum..., interpretata come errata versione di 40 annorum) sia
Baldo, è attestato nella zona della Francia centrale. L’ipotesi che “Baudi- probabilmente da intendersi come etatis 64 annorum. In tal modo vengo-
chon” possa essere un nome proprio sembra confermato dal modo abituale no meno i dubbi sulla possibilità di ricondurre l’opera alla committenza di
nella contabilità di citare solo per nome i vari magistri od in alternativa per Jean IV Cueillette invece che a Jean V Cueillette, ipotesi, quest’ultima, che
nome e ‘cognome’: con riferimento ai documenti aostani, tra gli esempi pos- viene invece ancora discussa (per poi essere scartata) nel recente articolo di
sibili vi è la voce dei Computa del 1499 di pagamento del vitto pro magistro GIRAULT e HAMON 2003 (con una riproduzione dell’iscrizione in questione
Petro et Baudichino verreriis. Non è stato per il momento possibile indivi- e con nuovi importanti documenti su Jean Hey a Lione).
duare ulteriori notizie documentarie su questo Jean Baudichon Flamery. 43. Le due tavole, acquistate nel 1991, sono state destinate inizialmente al
33. Archives départementales de la Savoie, Comptes des reparations faites Musée dauphinois di Grenoble e pubblicate, dopo il restauro, in MÉNARD-
à la chapelle et au château de Chambéry, n. 35, SA5645: Plus Johanni fa- CLAVIER 1999, pp. 61-74, che ha studiato in particolare la rara iconografia
mulo magistro Johannis Baudichonis appellato le burguinino… de verreria del patriarca Giuseppe con sette dei suoi dodici figli ed i testi contenuti nei
sacristie (f. 24r). filatteri, in parte dipendenti dal Testamento dei Dodici Patriarchi, apocrifo
34. Archives départementales de la Savoie, Comptes des reparations faites à veterotestamentario. Le tavole, la cui conoscenza devo ad una segnalazione
la chapelle et au château de Chambéry, n. 35, SA5645: 1522, agosto Plus di Gianni Romano, misurano entrambe cm 90 x 60 e sono quanto rimane di
libravit venerabilis dominus Palluelli pro verreriis cappelle sancte... magistro un altare a portelle recante al centro una perduta Natività che da una fonte
Baudichoni viginti scutos auri regis in deductione maioris summe ad ratio- primo novecentesca pare essere un bassorilievo. La datazione delle tavole
nem trium florenorum et octo grossorum pro quolibet scuto pro et nomine al tardo Quattrocento (1480-1490 circa) è suggerita anche da un’analisi
magistri Blasii de Lugduno (f. 9r); 1522, novembre Plus prefato magistro degli affreschi, spettanti ad altra mano, raffiguranti i membri della famiglia
Iohanni Baudichoni libravit dictus Anthonius Bellixanis... pro verriera ma- Armuret presentati dai santi patroni, parte di una più ampia decorazione
gna quam fecit magister Blasius de Lugduno viginti quinque scutos auri re- che rivestiva la cappella, oggi completamente perduta ma nota da fotografie
gis (f. 12r); 1523, maggio plus relicte magistri Blasii de Lugduno que recepit primo novecentesche (MÉNARD-CLAVIER 1999, p. 59), di cui saranno da
manibus venerabilis domini Palluelli... pro verreria facta in cappella sancta valutare i possibili confronti con certi cicli d’affreschi valdostani, specie del
(f. 18r). Su maître Blaise: NATALE 2007, p. 350. Oltre ad un pagamento castello di Issogne. Per una buona riproduzione dei frammenti di bandiera
ai servitoribus magistri Blasii verrerii (f. 10r), ve n’è anche uno di 6 fiorini ora a Dijon e a Berna: CASTELNUOVO 1969, pp. 15 e 17.
a magistro Nycholao verrerio debetur pro octo pannis verreriarum predicte 44. HÉROLD 1993a, con riferimento alle vetrate della Lorena. Per Aosta,
cappelle sancte, ad indicare ulteriormente la complessa stratificazione di re- ORLANDONI 1987, p. 229, n. 154 ha parlato di “progressiva degoticizza-
sponsabilità nelle vetrate della cappella. zione”. BRIZIO 1958, p. 378, ha per prima attirato l’attenzione sulle strette
35. Sulle vetrate di Chambéry: Les vitraux de Bourgogne 1986, pp. 317- tangenze iconografiche esistenti tra le cornici architettoniche delle vetrate
320, Sainte-Chapelle 2000, NATALE 2007, passim. del deambulatorio della cattedrale e le miniature del Maestro di Giorgio
36. ISLER 2006, pp. 123, 129. L’intricata compresenza di mani nelle vetra- di Challant: un confronto che si sostanzia non solo con analoghe presenze
te absidali della Sainte-Chapelle deve tenere conto, per la vetrata centrale delle edicole architravate o delle colonne a torciglioni o ‘a lamelle’, ma an-
(quella meno danneggiata dall’incendio del dicembre 1532 che coinvolge che con aspetti meno immediatamente percepibili, come le cupolette poli-
la cappella), della proposta di Frédéric Elsig di riconoscervi l’attività del crome che nel Messale festivo ospitano Re Davide, accostabili alla soluzione

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STEFANO DE BOSIO

del registro sommitale delle vetrate con Santa Margherita e con il volto Bartolomeo Pensa nel 1495 conferma l’ipotesi di Orlandoni che il donatore
frammentario di santa nel deambulatorio; ugualmente ricorrente in vetrate raffigurato possa essere proprio il canonico Pensa (ORLANDONI 1996a, pp.
e miniature è il volto d’angelo in scorcio, posto sulla faccia inferiore degli 155-156, ORLANDONI 2010, pp. 185-186). Presso questo stesso altare est
architravi. In questa circolazione di informazioni tra i principali cantieri ao- fundata alia capella sub inuocatione S. Anne, S. Agathe et Margarite ed
stani filtrano (o forse vengono messi a punto) anche motivi caratterizzanti una santa Margherita è raffigurata nella vetrata posta nel tratto di deam-
la cultura architettonica dei cantieri di Giorgio di Challant (ORLANDONI bulatorio che separa questa cappella da quella assiale. Sempre nella cappella
1996a, p. 92), come è il caso dei capitelli ‘a lamelle’ menzionato sopra. Pensa, lo sguancio della finestra più a nord presenta due interessanti affre-
È dunque aspetto di particolare interesse, per comprendere questo nodo schi raffiguranti Santa Apollonia e Sant’Agata, ad oggi privi di letteratura
cruciale della cultura figurativa aostana sul 1500, rilevare come nel caso del critica, che paiono da ricondursi stilisticamente proprio alla congiuntura
Maestro di Giorgio di Challant, il processo di acculturazione in direzione culturale derivante dalla presenza aostana dei maestri vetrai. Ritornando
rinascimentale passi attraverso la conoscenza di codici parigini a stampa di alle titolazioni delle cappelle del deambulatorio, la cappella assiale si presen-
primo Cinquecento, con riferimenti stringenti ad invenzioni dell’ambito di tava invece sub inuocatione S. Gregorii et Erasmi retro maius altare … cum
Jean Pichore, come rileva Alessandra Vallet in questo volume. duabus fenestris cum vitriatis depictis, in dicta capella super gradu ligneo
45. Anche i registri inferiori delle vetrate dell’abside della cattedrale, con la adest icona cum imagine S(anc)te Marie Virginis et S. Johanni Baptiste: tito-
presenza di medaglioni con figure ‘all’antica’, indicano come l’affermarsi lazioni che possono verosimilmente spiegare la prossimità della vetrata con
di modelli latamente di gusto antiquario avvenga in una fase avanzata dei l’Assunzione e forse anche la presenza del frammento di vetrata con il Bat-
cantieri vetrari aostani. È peraltro motivo di grande interesse la rarità di tesimo di Cristo. Item visitavit cappellam B. M. Pietatis et S(anc)ti Leonardi,
taluni episodi raffigurati nelle vetrate aostane: si cita qui solo il caso della dove oggi si trova ancora la vetrata ricomposta di cui diversi frammenti (il
vetrata con il frammento del Battesimo di Cristo nel deambulatorio della braccio orizzontale della croce vuota, la figura di Cristo esangue) rimanda-
cattedrale, dove la lunetta presenta l’episodio di Mosè bambino davanti al no coerentemente al tema della Pietà. Il vescovo Vercellino si sofferma in
Faraone supera l’ordalia dei carboni ardenti (fig. 19), un tema presente modo inusualmente esteso sull’ex-voto al Beato Emerico di Quart (Aosta,
nello Speculum Humanae Salvationis. PIRINA 2008, p. 228 per il possibile cattedrale), evidentemente per l’importanza che esso riveste al fine di cer-
rapporto con l’Ovide moralisé di altre lunette istoriate della cattedrale ao- tificare le doti di taumaturgo del santo. La visita riporta infatti per intero
stana. Nella collegiata, i registri ancora tardogotici di inquadramento delle l’iscrizione di ringraziamento del committente dell’opera R. Pater magister
vetrate della Vergine col Bambino e del San Giovanni Battista, come anche frater Parmerii ordinis predicatorum (in realtà magister Franciscus Parme-
quelli timidamente aperti ad un repertorio antiquario del San Pietro e del ri) sulla cui identità sarebbe certo opportuno svolgere ulteriori ricerche,
Sant’Orso, recano invece la presenza di Sibille e Profetesse, un tema parti- orientate dalla sua appartenenza all’ordine domenicano. Quest’opera, libe-
colarmente caro a Giorgio di Challant se anche nel priorato esisteva una rata dalle ridipinture, sarebbe infatti per la sua data certa (1498) un tassello
galleria Sibillarum: Computa 1998, I, n. 888. Ancora sul fronte dell’ico- importante del passaggio di secolo ad Aosta come già si notava in ROMANO
nografia, in DE BOSIO 2006c si era osservata la singolare presenza nel Gesù 1989a, pp. X-XI; ELSIG 2002a, p. 78 per un confronto con il Beato Pietro di
tra i Dottori proveniente da Issogne, della figura aureolata in primo piano, Lussemburgo in preghiera davanti alla Vergine Assunta dipinto nella navata
da ricondurre ad una particolare quanto controversa scelta iconografica, destra della chiesa di Saint-Maurice ad Annecy.
ricorrente specie in dipinti di ambito spanzottiano (NAHM 1970): una trac- 47. DE TILLIER [1737] 1966, p. 125. L’Archivio capitolare della Cattedrale
cia approfondita da Guido Gentile, che ha proposto un’identificazione del conserva poi alcuni pagamenti del 1778-1780 e 1781-1782 a Domenico
personaggio aostano con Giacomo il Minore, detto nella Legenda Aurea Del Barba per interventi di manutenzione condotti sulle vetrate: «1780, adì
«fratello del Signore», suggerendo inoltre di indagare nell’ambito france- 24 magio, lavoro fatto per la catedrale daosta prima per avere portatto in
scano legato alla predicazione per l’individuazione di più esplicite menzio- bottega e lavate le quatre finestre del coro e acomodatto a un’altra cambiato
ni dell’episodio (GENTILE 2007, pp. 93-95). A quanto detto da Gentile, il piombio a una finestra a pittura e meso de vedri piturati che mancavano
si può aggiungere come, sempre nella Legenda Aurea, si asserisca che il nela deta finestra e lavatti importa le cinque finestre e intuto lire 16,10».
bacio di Giuda Iscariota al Cristo nel Getsemani servisse per identificarlo Tra questi lavori si può forse riconoscere il pesante rifacimento della tessera
proprio al fine di evitare di arrestare Giacomo al suo posto (J. DA VARAZZE del volto della Vergine col Bambino nella zona del coro, vetrata restaurata
ed. 1995, p. 370). e messa in sicurezza nel 1999-2001 ad opera dello Studio Morandotti di
46. Aosta, Archivio della Curia vescovile, Visites Pastorales, G. B. Vercellino, Milano (su Domenico Del Barba: ORLANDONI 1998a, p. 58). Ancora nel
Aosta, Cattedrale, 1624. Dal verbale della visita si ricava ugualmente l’im- 1833-1834, i fratelli Ferdinando e Antonio Del Barba risultano coinvolti
portante notizia della presenza di vitriatis depictis in tutte e tre le cappelle in lavori riguardanti le finestre della cattedrale (Aosta, Archivio capitolare
del deambulatorio, mentre oggi ben due cappelle (quattro finestre) ne sono della Cattedrale, Notes et quittances relatives à des travaux et fournitures
prive. Procedendo da nord verso sud, la cappella dei Santi Stefano e Dionigi faites au chanoine Mavilla..., L 01 D_001 ... L 01 D_006, L 01 e D_007
contra sacristiam ed oggi priva di vetrate, est fornicata clatre ferrea coperta … L 01 D_023). Nell’Ottocento, un perdurante interesse per le vetrate
et habet duas fenestras cum feratis et vitriatis depictis. Ad una finestra di della cattedrale è testimoniato nell’Historique du Pays d’Aoste di F. ORSIÈRES
questa cappella, considerando l’intitolazione, si può con tutta probabilità (1839), che ricorda «une fenêtre derrière le chœur où on distingue entre
ricondurre la vetrata ora nel coro con Santo Stefano e un canonico donatore, autres une tête de St. Joseph. Cette tête est fort appréciée par les gens de
priva della cornice architettonica d’inquadramento ma di cui si intuisce la l’art. Un amateur en a offert 500 francs», cit. in BRIZIO 1958, p. 367. Con
presenza di lesene simili a quelle riscontrabili nelle vetrate del deambula- buona probabilità, l’amateur citato da Orsières ritengo possa identificarsi
torio: la fondazione della cappellania dei SS. Stefano e Dionigi da parte di con il mercante e collezionista Johann Nicolaus Vincent, nato a Gressoney-

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MAESTRI VETRAI NEI CANTIERI DI GIORGIO DI CHALLANT E NELLA CATTEDRALE DI AOSTA

Saint-Jean nel 1785 e morto a Costanza nel 1865: da una lettera inviata nel antropologici del Piemonte, Relazione dei restauri compiuti ai monumenti
1836 dal curato di Fontaney al vescovo di Aosta si apprende infatti come del Piemonte sotto la sorveglianza della R. Soprintendenza all’Arte Medioe-
«un certo signor Vincent voleva comprare [le vetrate] della cattedrale di vale e Moderna durante il decennio I – X (1922-1932), fasc. 1391.
Aosta, invano; pensai trarne io partito» (PRAMOTTON e STROPPA 2009, p. 35, 53. I pannelli sono destinati al costituendo Museo della Collegiata di
in traduzione italiana).Vincent acquistò così le vetrate della chiesa di Fonta- Sant’Orso, occasione in cui se ne fornirà una più analitica presentazione. Tra
ney, «col progetto [di] inviarl[e] a Basilea come monumento di antichità» le varie tessere, se ne riconoscono due già collocate una nella vetrata con San
(ibidem): un episodio intorno al quale meriterà fare piena luce. Giovanni Battista e l’altra nella vetrata di Sant’Orso e in cui si legge «S.» e
48. L’assenza di decorazione nelle tessere del fondo è un aspetto peculiare «Blasi». A tale riguardo pare opportuno ricordare la voce dei Computa del
non solo nelle vetrate dell’abside ma anche del deambulatorio (eccetto il 1495 in cui Michele de Ecclesia, intervenendo nella cappella di San Biagio
frammento con il Battesimo di Cristo) e della navata (eccetto il San France- è pagato anche ad faciendum fenestram eiusdem capellae, finestra che poté
sco e il San Sebastiano), inducendo a pensare che possa trattarsi di un’espli- in seguito ricevere anche delle vetrate (Computa 1998, I, n. 1449). Altre
cita scelta espressiva dei maestri vetrai, in un rapporto tra sfondo e figura tessere testimoniano invece soluzioni non altrimenti attestate nelle vetrate in
che ricorda per molti versi quella esistente in più casi nei dossali intagliati Sant’Orso, come l’elegante motivo a melagrana che richiama invece quello
dei cori lignei di area alpina. Su questo aspetto cruciale, bisogna anche ri- presente sullo sfondo del Santo Stefano con canonico donatore in cattedrale,
cordare come Toesca definisca i fondi «buoni» e come alcune tessere vitree od il resto di un muretto di mattoni su cui insiste una volta, analogo a quello
dipinte recanti particolari come il riccio del pastorale del San Grato o l’ori- che si riconosce nel Gesù tra i Dottori da Issogne, e che ne suggerisce la
flamma di San Giovanni Battista presentino fondi bianchi. Il succedersi di provenienza da una vetrata di carattere narrativo.
interventi parziali emerge con chiarezza dalle documentazioni di restauro 54. Particolarmente curioso, nell’Assunzione della Vergine del deambulato-
conservate presso la Soprintendenza della Regione Valle d’Aosta. rio, l’inserimento al posto del volto di un angelo di una tessera vitrea recante
49. ORLANDONI 1996b, pp. 8-14. Le ricerche condotte da chi scrive nell’Ar- una figura d’angelo di profilo; ugualmente di sostituzione è la tessera del
chivio capitolare sui libri dei conti del capitolo hanno consentito di loca- braccio del medesimo angelo, sostituita da una tessera in cui sembra ricono-
lizzare una serie di pagamenti relativi ai lavori della facciata della cattedrale scersi un braccio inchiodato ad una croce. Entrambe queste tessere non sono
di Aosta al maestro Ambrosius de Bellacis, da identificare con Ambrogio più visibili nella vetrata, che presenta al loro posto due vetri incolore. Sulle
Bellazzi da Vigevano, noto per via documentaria a Casale e Vercelli. Sul vetrate della navata maggiore della cattedrale, risale al 1889 un intervento di
recupero della figura storica di questo artista finora noto come Maestro di restauro condotto dai fratelli Artari, in particolare Alessandro (Aosta, Archi-
Pietro Gazino (ROSSETTI BREZZI 1989, pp. 55-56) e sulle implicazioni che vio capitolare della Cattedrale, Tableau des dépenses faites pour restaurations
ne derivano sul fronte della storia della cultura figurativa non solo valdosta- et embellissement de la Cathédrale d’Aoste depuis 1862 à tout 1889, CT... TIR
na, ma anche piemontese e lombarda, si rimanda a DE BOSIO 2011. COVA10 L DE D_127) a cui sono riferibili i modesti vetri di contorno
50. Joachim Helbarant è infatti d’ora in avanti da riconoscersi nel Joachi- visibili nelle foto pubblicate da Toesca e rimossi negli interventi di restauro
mus Ellebrans citato in DEONNA 1942, p. 210 detto ex partie Flandrie, successivi. Sulla famiglia Artari in Valle d’Aosta cfr. PIZZI 2003.
pictor nel documento del 1526 con il quale è «reçu bourgeois» di Ginevra. 55. La Società Albano 1929, pp. 45-46.
Il contratto aostano è pubblicato in ORLANDONI 1998a, pp. 231-232. 56. Susa, Archivio storico diocesano, Fondo parrocchia di San Giusto, Fab-
51. La Direzione Generale avvia la campagna fotografica nel 1909, attri- briceria, Entrate e uscite della sacrestia di San Giusto, n. 57, 1929, parte
buendone la direzione, con una scelta altamente innovativa per l’epoca, a II, Uscita. Opere nuove: «per tre vetrate artistiche alle finestre del coro
Toesca in qualità di storico dell’arte (come ispettore presso l’Ufficio Re- su disegno del prof. Monti, approvate e dirette dalla Sovrintendenza ai
gionale, Toesca era stato tra l’altro autore delle relative schede OA del- Monumenti, a Ditta Albano Macario Torino: L. 6000». Il riconoscimento
le opere aostane) e rendendo in tal modo la documentazione fotografica dell’esemplarità della vetrata di Issogne aveva invece già trovato conferma
prodotta da Gargiolli strettamente aderente alla lettura critica delle opere nel 1884 nella scelta fatta dal comitato promotore del Borgo Medievale di
proposta da Toesca: GABRIELLI 2009, p. 21. Torino di far eseguire al pittore su vetro Pietro Guglielmi una copia dei
52. Per la scarna documentazione conservatasi inerente a questi interventi: due antelli da porre nella cappella della Rocca, copia perduta in un incen-
Archivio storico della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etno- dio degli anni ’50 e sostituita da una seconda versione: DE BOSIO 2006a.

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