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RISCOPERTE

Ri l i evi , r el i qui e e i l sar c of ago


I l Vat i c ano c el ebr a San Paol o
Il bimillenario della nascita dell'apostolo celebrato ai Musei Vaticani con le opere delle raccolte pontificie. Il
monumentale sarcofago dal ricchissimo rilievo con la prima rappresentazione della Trinit e la nuda cassa
in terracotta del martire Timoteo con il tesoretto di monete. Il cippo funerario di un panettiere fra i materiali
pi recenti scavati nell'orto del monastero di San Paolo fuori le mura
di GOFFREDO SILVESTRI
CITTA' DEL VATICANO - Nessun "ufficio stampa" poteva aspirare ad una "pubblicit" pi alta e
universale di quella capitata alla mostra "San Paolo in Vaticano". Benedetto XVI in persona ha
"lanciato la notizia". I resti umani esplorati per la prima volta, grazie ad una sonda microscopica,
nel sarcofago dell'altar maggiore della basilica di San Paolo fuori le Mura, sono di una persona
vissuta fra il Primo e il Secondo secolo. Come San Paolo nato nel 5-10 a Tarso in Cilicia (regione
dell'attuale Turchia) e decapitato a Roma nel 67 al culmine della persecuzione di Nerone, "ad
aquas Salvias" a tre miglia dalla citt lungo la via Ostiense dove sorge la basilica. E poich con le
ossa sono stati trovati frammenti di materiali particolari e preziosi, un tessuto di lino colorato di
porpora, laminato di oro zecchino, un tessuto di lino di colore azzurro, grani di incenso rosso, che
venivano usati per personalit insigni, tutto fa concludere, e papa Benedetto ha concluso, che,
come tradizione secolare, quei resti sono dell'apostolo Paolo.
Per "buon peso" la notizia del giorno precedente all'annuncio di papa Benedetto, che cio nella
catacomba di Santa Tecla, una della catacombe romane meno conosciute, anche questa lungo la
via Ostiense, in un cubicolo stato scoperto sotto una concrezione calcarea il volto tradizionale di
Paolo in un tondo. Un "ritratto" datato alla fine del IV secolo che trasforma quel tondo nella pi
antica immagine conosciuta dell'apostolo, raffigurato da intellettuale (calvo, fronte solcata da
rughe, occhi infossati, barba appuntita).
Ce n' abbastanza per chiudere in gloria l'anno giubilare dedicato al bimillenario della nascita di
San Paolo (per il quale quindi si scelto il 9 come anno di nascita), e aprire la mostra ai Musei
Vaticani, nel Museo Pio Cristiano, sulla "figura e la parola dell'Apostolo delle genti nelle raccolte
pontificie". Idea di Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani e mons. Gianfranco Ravasi,
presidente del pontificio Consiglio della cultura. Curatore della mostra Umberto Utro, responsabile
del reparto antichit cristiane dei Musei Vaticani. Catalogo Tau.
ARTE - RECENSIONI
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L'incendio che nella notte fra il 15 e il 16 luglio 1823 scoppi nella basilica di San Paolo provoc il
pi grave disastro nella storia di Roma cristiana, che abbia interessato un singolo edificio. Perch
l'incendio alimentato dalle enormi travi del tetto calcin gran parte della basilica. Perch anche le
preziose pareti affrescate della navata centrale (ad opera di un gruppo di artisti diretti da Pietro
Cavallini e di cui riferisce il Ghiberti), e le altre parti strutturali sopravvissute furono abbattute
nell'impotenza dei mezzi di allora di metterle in sicurezza. Perch, secondo molti, fu ricostruita
come stata ricostruita nelle cinque navate e modificata. La nuova basilica fu consacrata nel
dicembre 1854 da Pio IX e completata col quadriportico nel 1928.
La prima opera della mostra il grande dipinto di Filippo Bombelli della prima met dell'Ottocento
che ci presenta l'interno profondissimo di San Paolo prima dell'incendio. Ma basta girare l'angolo
ed ecco le testimonianze del disastro. Un altro dipinto di Bombelli dal fondo dell'abside raffigura la
sagoma nera del ciborio di Arnolfo di Cambio, l'opera pi importante che si sia salvata, sullo
sfondo delle travi fiammeggianti che crollano a pezzi. Accanto, l'incisione di Ascanio Di Brazz che
d una idea dei mezzi con cui fu affrontato l'incendio. Sullo sfondo la basilica ormai in preda a
fiamme incontenibili che salgono verso il cielo e in primo piano un ufficiale dei Vigili del Fuoco a
cavallo che precede un carretto tirato e spinto a mano carico di secchi. Una incisione di Antonio
Sarti del 1827 ci restituisce gli avanzi della basilica incendiata.
Stendhal visit le rovine il giorno dopo e trov che il rogo aveva fatto "scoppiare in tutta la loro
lunghezza la maggior parte delle colonne". La maggior parte, non tutte. Dodici colonne di marmo
greco delle navate laterali sono state reimpiegate nel pronao laterale della nuova basilica. Quattro
sono all'interno del portone di Palazzo Wedekind in piazza Colonna. Resti di colonne usati per il
pavimento esterno della basilica. Materiali cosmateschi per l'altare della chiesa dei Santi Nereo e
Achilleo. Un pezzo della formella della Pentecoste, una delle 54 ageminate in argento e fuse in
oricalco con anima di legno, che costituivano il portone principale, commissionate da Ildebrando di
Soana (futuro Gregorio VII), al fonditore Staurachio di Scio e al disegnatore Teodoro e realizzate
nel 1070 a Costantinopoli, stato rubato. Dopo vari passaggi arrivato al Museo del Palazzo di
Venezia. Le altre formelle sono state riunite nel museo della basilica e nel 1965-1966 sono state
"restaurate con ampie reintegrazioni". Sono state rimontate nella facciata, ma nel lato interno della
Porta Santa. Non stato ancora fatto un censimento preciso delle parti della disastrata basilica
che sono state distribuite e riutilizzate fra chiese e palazzi di Roma.
Date le dimensioni, il peso, la collocazione di certe sculture (sarcofagi, formelle delle porte)
inevitabile il ricorso a certi calchi. Che pure mantengono un forte impatto emotivo. Come la grossa
lastra del IV secolo sopra la sepoltura di Paolo e sulla quale incisa a grosse lettere di colore
rosso, non a regola d'arte e neppure su di una riga diritta, la scritta "A Paolo martire". L'emozione
data da una piccola apertura circolare al centro attraverso la quale i pellegrini calavano come ami,
indumenti, fazzoletti, biglietti con invocazioni, richieste, e che ritiravano "trasformati" in reliquie del
santo solo per aver toccato la sepoltura di Paolo. La prima applicazione dell'atto di fede espresso
dalla povera donna malata nel vangelo di Marco che, con Ges assediato dalla folla, diceva: "Se
riuscir anche solo a toccare le sue vesti, sar salvata".
Le dimensioni e il peso dei due pi importanti sarcofagi del Museo Pio Cristiano, capolavori della
scultura funeraria paleocristiana appena restaurati, monumenti spettacolari per la decorazione
La
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Il primo sarcofago detto "dogmatico" perch raffigura "la pi antica raffigurazione conosciuta
della Trinit", in alto all'estrema sinistra, "personificata - spiega Umberto Utro -, in tre figure
maschili d'uguale sembiante e rappresentata nel contesto della Creazione, quasi come dettato
dalla lettura del concilio" di Nicea del 325. Il primo concilio ecumenico della Chiesa che formul il
"simbolo" della Fede nel Dio trinitario (il "Credo"). Il Padre "creatore" seduto in cattedra, col
braccio alzato nel gesto della parola (come indica la Genesi). Gesto che continua nel braccio del
Figlio-Parola il quale estrae Eva dal corpo disteso di Adamo (piccolissimo, fuori proporzione). Lo
Spirito a sinistra "meno caratterizzato". Lo si ritrova simile al profeta dell'Epifania, nel registro
inferiore, perch lo Spirito "ha parlato per mezzo dei profeti".
L'Epifania la "manifestazione" a tutti gli uomini della nascita sulla terra del figlio di Dio, "nuovo
Adamo", nato da Maria "nuova Eva", mandato da Dio a ripristinare l'alleanza che il peccato
originale aveva interrotto. Il parallelo fra i due Testamenti -osserva Umberto Utro-, che si rivela
nelle scene del sarcofago, un concetto familiare ai cristiani dei primi secoli per i quali "i dogmi
comuni ai cosiddetti Antico e Nuovo Testamento formano un'armonia".
Nella selva delle figure si riconosce, nel registro superiore, Dio che consegna ad Adamo ed Eva i
segni del lavoro, il tondo con i busti dei due defunti (dai volti non definiti perch qualcosa non ha
funzionato nel lavoro commissionato alla bottega: sono finiti i soldi, gli eredi hanno risparmiato, la
bottega preparava sarcofagi in anticipo sugli ordini), i miracoli dell'acqua in vino a Cana e della
moltiplicazione di pani e pesci, la resurrezione di Lazzaro. Nel registro inferiore, l'adorazione dei
Magi a Madonna-Bambino seduti, guarigione del cieco, Daniele nella fossa dei leoni fra il re Ciro e
il profeta Abacuc, il gallo che ricorda la triplice negazione di Pietro, l'arresto di Pietro e Pietro che
battezza i carcerieri (due episodi dagli "Atti apocrifi di Pietro").
Gli stessi episodi (pi Mos riceve la legge, sacrificio di Isacco, Pilato si lava le mani) si ritrovano
nel secondo sarcofago con i busti dei due fratelli, forse gemelli, in una bellissima conchiglia.
Un'antica raffigurazione simbolica della Risurrezione di Cristo appare su due sarcofagi, uno con
realistici alberi popolati di uccelli e l'altro con colonne. Si tratta di un "vessillo trionfale che unisce la
croce al monogramma del nome di Cristo", la Croce sormontata dal monogramma entro corona
con colombe che ne beccano i frutti, sopra un paio di soldati a guardia del sepolcro, addormentati
o storditi. Questa immagine - osserva Umberto Utro -, detta dal greco "Anstatis" (Risurrezione),
affiancata da immagini della Passione o da altre scene bibliche, d il nome al primo sarcofago.
Accanto alla Croce il martirio di Paolo, bloccato all'atto del carnefice che ha estratto la daga per
decapitarlo. L'azione completata otterrebbe un significato controproducente.
Il sarcofago delle colonne, che viene dal chiostro della basilica di San Paolo, detto della "Traditio
legis" (consegna della legge) o "degli apostoli": Cristo che consegna la nuova legge a Pietro alla
presenza di Paolo (viceversa in altri tipi). Dietro ai sarcofagi di spettacolare ricchezza di figure
eccone uno di semplicit assoluta. Forma rettangolare, nuda cassa in terracotta, solo il coperchio
di marmo: il sarcofago, mai visto, del martire Timoteo. Il fatto di averlo trovato vicino alla tomba
dell'apostolo e il nome avevano fatto subito pensare a Timoteo, l'amico che Paolo lascia in lacrime
ad Efeso e che definisce nella prima lettera a lui indirizzata "Mio vero figlio nella fede".
In realt il martire dello stesso nome, degli inizi del IV secolo. Lo si ricava dalle monete trovate
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restaurata e nella quale sono stati inglobati resti dei mosaici di Cavallini che erano nell'antica
facciata.
Una ventina e pi di materiali sono stati scavati negli ultimissimi anni nell'orto del monastero di
San Paolo e nel chiostro. Il quale orto era in origine vicino al Tevere perch faceva comodo avere
l'acqua a portata di mano, ma le ripetute inondazioni lo hanno fatto trasferire a monte, sulla destra
della basilica, accanto al chiostro. I materiali sono i pi vari e delle pi varie origini come detto,
pagana, cristiana, riutilizzata, del II e III secolo. Frammenti di sarcofagi con testa leonina, testa di
putto, l'arresto di Pietro, la vittoria alata, scena mitologica, testa di erote. L'ara funeraria di un
panettiere come indica il bancone con le forme di pane. Capitellino di marmo con le lettere
apocalittiche dell'inizio e della fine. Frammenti di tegola col bollo di papa Adriano I (772-795).
Frammenti di piatti con braccio e spada di Paolo. Monete e medaglia con San Benedetto. Terra
cotta e terracotta invetriata.
Pietro era un pescatore. Paolo tessitore di stuoie. Carsten Peter Thiede ci ricorda che Saulo, era
un ebreo istruito di origini farisaiche, giudeo e cittadino romano, in grado di citare autori greci (dal
tempo della conquista il greco la lingua colta del Mediterraneo orientale). Agli ufficiali romani che
lo arresteranno Paolo si rivolge in greco e agli ebrei predica in aramaico. Tessitore di stuoie un
mestiere che mal si concilia con le azioni e gli atteggiamenti da capo nella persecuzione dei
cristiani. Saulo assiste alla lapidazione del primo martire Stefano. E gli Atti degli Apostoli
riferiscono che i "testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo". E
"sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si present al sommo
sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre
in catene a Gerusalemme uomini e donne seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati".
A Damasco andava a cavallo con seguito di soldati. Quando fu folgorato dalla tempesta di luce e
di suoni Caravaggio gli fa indossare una leggera, elegante corazza di cuoio e stoffa. Da quel
momento, verso l'anno 36, "egli dedica tutta la vita al servizio del Cristo che lo ha "afferrato" e gli
ha assegnato la "speciale missione di apostolo dei pagani". Predica in Arabia e a Damasco, a
Gerusalemme e ad Antiochia.
La prima missione apostolica, fra il 45 e il 49, a Cipro, in Panfilia, Pisidia e Licaonia. Secondo
Luca in questi anni che comincia a farsi chiamare col nome greco di Paolo a preferenza
dell'ebreo Saulo. Dal 50 al 58 compie due viaggi apostolici. Nel 58 viene arrestato a Gerusalemme
e tenuto prigioniero a Cesarea Marittima fino al 60. Nell'autunno di quell'anno viene spedito sotto
scorta a Roma per essere giudicato in quanto cittadino romano. Nel 63 il processo si conclude con
l'assoluzione e la libert. Allora forse si reca in Spagna e in Oriente, ma viene di nuovo arrestato a
Roma e nel 67 decapitato a 58 anni.
Nelle testimonianze in mostra, rilievi tardo antichi, vetri colorati, dipinti delle catacombe, Paolo
assume, come detto, le sembianze del filosofo, del pensatore, calvo con la barba a punta rispetto
a Pietro con tanti capelli in testa e barba corta e folta. Pietro "l'uomo pragmatico" - come lo
definisce Paolucci -, personificato da Aristotile nelle "Stanze di Raffaello" mentre Paolo Platone,
il teorico. "Paolo ha fama di teorico, gelido, che d avvio alla struttura della Chiesa, ma questo non
corrisponde completamente alla sua personalit" osserva mons. Ravasi.
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Paolo che noi chiamiamo "apostolo" (anche se non appartiene ai Dodici), termine giudaico che
significa "inviato", si definisce cos con una formula davvero poetica: "Apostolo per chiamata".
Come poesia la chiusura della seconda lettera a Timoteo quando si sente al tramonto della vita
terrena: "Il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed giunto il momento di sciogliere le
vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede".
La mostra si chiude con uno schieramento di 40 codici miniati, preziosi testimoni (le
quattrocentesche "Bibbia di Nicol III d'Este" e "Bibbia Urbinate") dell'universalit della parola di
Dio fino alla "Bibbia interconfessionale" in lingua corrente usata da tutti i cristiani. Ci sono la
"Bibbia Ortodossa" in slavo ecclesiastico, del 1581; la "Biblia Arabica", del 1671; la "Bibbia" nella
lingua creola degli schiavi delle Isole caraibiche olandesi, del 1781; il "Nuovo Testamento" in
coreano, del 1911; la "Bibbia" in tahitiano, del 1913. E, alla basilica di San Paolo, l'esposizione
della "Bibbia Carolingia", IX secolo, aperta sulla pagina della lettera di Paolo ai Romani, stata
prorogata al 27 settembre, quando chiude la mostra ai Musei Vaticani.
Notizie utili - "San Paolo in Vaticano. La figura e la parola dell'Apostolo delle Genti nelle raccolte
pontifiche". Dal 26 giugno al 27 settembre. Citt del Vaticano. Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano.
A cura di Umberto Utro, Musei Vaticani. Catalogo Tau Editrice.
Biglietto: unico con i Musei Vaticani, intero 14 euro, ridotto 8, scuole 4.
Orari: da luned a sabato 9-18 (ultimo ingresso ore 16); ultima domenica del mese 9-14 (ultimo
ingresso ore 12,30). Chiuso domenica, festivit vaticane, 15 agosto.
(31 luglio 2009)
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