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La Pieve di Montereale uno dei luoghi di culto del Friuli occidentale sui
quali doveroso richiamare lattenzione.
Le tracce del tempo sono in essa, e nei suoi dintorni, numerose e significative. Ricerche gi concluse o in corso porteranno nuove e puntuali conoscenze.
Questo quaderno si propone come rapido inventario di temi non ancora
sufficientemente esplorati.
anche un invito ad andare a vedere con occhio attento e curioso.
Ci si augura che associazioni, enti e privati sappiano dare concretezza di
iniziative a un progetto che, tenendo conto di quanto gi fatto in passato e negli
ultimi anni in particolare, racconti, dellantica Pieve di Montereale, vicende e
contesti storici artistici e ambientali, valorizzi e faccia conoscere limportanza
religiosa, culturale e di incontro.
Alessio Belgrado
Angelo Santarossa
Commissario
della IV Comunit Montana
Meduna-Cellina
()
la luce marea prosciugata
affiora dai greti,
d ali a un greve rosso di terre
a un blu oltremarino:
qualche frutto acidulo
un cardellino sparuto
e il bisbiglio dei morti
si aggregano
in segreta costellazione
per sostenere lo spazio pacificato
di una cappella
librata sulla pianura
Lionello Fioretti
Foto
Antica Pieve
di Montereale
Pietro De Rosa - Spilimbergo (Pordenone), pp. 3, 32b, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47,
48, 49, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58/59, 62, 63 e copertina
Riccardo Viola - Mortegliano (Udine), pp. 22, 24, 28, 34, 35, 36, 37
Grafici
Paolo Goi
Bertolini, 1884
Reisch, 1908
Pavimento
attuale dellabside
Vecchio altare
in pietra e mattoni
Pavimenti
precedenti
66 cm
Calcinacci e ruderi
Muro in pietra
50 cm
40 cm
30 cm
"Ad
15 settembre 1768. Io Giovanni Nascimbeni Pub. Perito fatto il presente dissegno"
zione.
(Archivio del Circolo Culturale Menocchio)
La morfologia delledificio, gi affiancato dal campanile demolito nel 1893, si affida ad una breve scheda redatta da Giuseppe
Marchetti nel volume Le chiesette votive del Friuli (Udine 1972) la
quale riferisce dellaula rettangolare; dei due ingressi; del tetto in
coppo a doppio spiovente con travatura interna a vista; del motivo decorativo in cotto corrente sottogronda; del coro sopraelevato introdotto da un arcone a sesto acuto; della finestratura; del
corpo della sacrestia pi tardi aggiunto e di altri aspetti minori:
descrizione da accogliere con qualche correzione, relativa prima
di tutto alla natura plebana, non gi votiva, del sacro edificio.
La cui immagine odierna unimmagine linda ed essenziale
quale determinata dalla moderna impresa di restauro non d
ragione delle trasformazioni succedutesi nel tempo che hanno
inciso pi o meno profondamente sulla facies del monumento
secondo i criteri liturgici ed estetici volta a volta imperanti.
Esclusi da particolareggiato discorso i primi due momenti, quello paleocristiano e medievale, restituibili se non per generalissimi
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e dunque nel concreto inefficaci parametri (ma andr almeno assicurata unicona con limmagine della titolare), si accenna ad una
terza fase protorinascimentale. Suggerita dallosservazione del
tema della Morte (Dormizione) della Vergine svolto nella parete di
fondo del coro secondo un modello iconografico antiquato, tanto
nei Funebri (gli Apostoli chiamati dalla Vergine morente accanto
al proprio letto), sia nel Cristo apocalittico, che si suppone possa
aver costituito il precedente (in una probabile soluzione ad ancona lignea) dellaffresco del Calderari perduto nella rifabbrica del
coro. Ipotesi rafforzata dalla curiosa immagine di Santo Stefano
titolare della cattedrale di Concordia e patrono della diocesi, immagine spesa dai presuli concordiesi a documento di giurisdizioni temporali e spirituali in pi parti del territorio e che pertanto
non pu essere stata inventata ai tempi del Calderari, anche se pre
Stefano Decano da Grizzo sotto la cui rettoria dovrebbe essersi
realizzata limpresa pittorica pu avere favorito la scelta. In ogni
caso, a fugare incertezze la situazione del travo del coro con il
Crocifisso (databile agli inizi del sec. XVI) e le sagome della Madonna e San Giovanni evangelista (oli su tavola di Giovanni Pitau, 1673 in sostituzione delle precedenti effigi del tutto consunte)
ancora al loro posto fino a una cinquantina danni fa (p. 12/13) in
obbedienza a un sistema ovunque praticato e che deve essere fatto risalire avanti appunto limpresa del Calderari.
Il momento rinascimentale rappresentato dalla decorazione
del coro da parte come detto di Gio. Maria Zaffoni detto il
Calderari tra 1560-1563.
Il piano decorativo congegnato secondo un modello costante
che prevede sulla facciata lannuncio veterotestamentario del
sacrificio di Cristo; nel sottarco e nello sguincio dellarcone profeti e sante o santi patroni (Lucia, Caterina dAlessandria, Agata,
Barbara, Apollonia, Geremia, Isaia, Daniele); nella volta sibille,
profeti, evangelisti e dottori della Chiesa in dipendenza dalla
disponibilit di spazio; sulle pareti e sul fondo storie del/della
titolare accompagnate da quelle della vita di Cristo.
La fonte costituita dai testi sacri, pi spesso dai vangeli apo14
crifi cui da aggiungere una lunga tradizione che tra laltro contempla sulla fronte il Sacrificio di Caino e Abele, in seguito surrogato dallAnnunciazione. Cosa che si verifica anche a Montereale
con le storie della vita della Vergine (derivano dagli Apocrifi le
raffigurazioni dello Sposalizio e della Presentazione di Maria al
tempio) e la duplice scena dellofferta sacrificale di Caino e Abele
al Demonio e a Dio; dettaglio questo che ha dato luogo a immaginazioni come se si trattasse di echi del dualismo cataro quando
invece esso si inscrive in un sistema ben antico.
Il grafico composto per la circostanza aiuta alla lettura dei singoli aspetti dispensando da prolissa descrizione.
Si insiste piuttosto sulla volta (pp. 16 e 17) apparentemente
confusa per indicarne invece la rispondenza a preciso paradigma quanto allabbinamento di sibille e profeti trasmesso dalla
trattatistica (ricostruibile solo il nesso Libica-Daniele e SimeonePersica; incerti i rimanenti a ragione della caduta delle lettere) e
la distribuzione degli evangelisti per cui a Giovanni e Luca che
pi hanno celebrato la Vergine Maria di Giovanni si rammenti
la Donna vestita di sole dellApocalisse vengono riservate le
vele di ingresso al coro e lopposta, soprastante la Morte della
Vergine, con il Cristo apocalittico.
Unaltra osservazione riguarda il ruolo occupato dalle figure le
quali si dispongono in primo e secondo piano a segnare le tappe
della Rivelazione: dai barlumi del mondo pagano (sibille) e
dallannuncio veterotestamentario (i profeti Davide, Mos, Daniele e Simeone curiosamente mitrato annoverato in epoca
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Analoga inquadratura osservano i due altaroli ai lati dellarcosanto che completano il partito decorativo, impaginati secondo
diverso ordine di visione prospettica a muovere dal centro
dellaula.
Se la tematica mariana dipende dal titolo della chiesa ed i soggetti di facciata, sottarco e volta, pi santo Stefano, trovano motivazione in programmi e prescrizioni secolari, i restanti beati
rispondono ai patrocini popolarmente loro affidati: Agata protettrice dalle malattie/dolori al seno (tessitrici, puerpere), Lucia
dal male agli occhi, Barbara dalle folgori, Rocco e Sebastiano
dalla peste e malattie infettive, Antonio abate custode del bestiame, Francesco dAssisi difensore dai lupi, Caterina dAlessandria avvocata dei mugnai, Nicola da Bari patrono invece di
naviganti e traghettatori e delle donzelle da marito (da ricordare
anche la presenza di San Cristoforo in una delle lastre tombali).
Lanalisi stilistica del complesso facilmente individua le matrici
nellarte di Gio. Antonio Pordenone e Pomponio Amalteo; fonti
che il Calderari interpreta in termini agresti con evidenziazione
di cose e persone (impegno ritrattistico, mimica espressiva, restituzione di ambienti, delineazione di strumenti musicali) e insistenza sui dettagli trattati spesso a secco: un mondo non eroico,
ma casalino (da rinascimento minore), cui contribuiscono le
tinte rossastre peraltro accentuate dalle cadute del colore.
Quanto alla suppellettile e agli effetti liturgici, si ricordano la
sostituzione del fonte battesimale (altomedievale?) con un manufatto di lapicidi medunesi nellavanzato Cinquecento e le dotazioni registrate dai vari presuli e visitatori apostolici nel periodo 1517-1584 annoveranti in particolare una croce bella e ornatissima, la medesima forse retta dallapostolo ai piedi della
Vergine, venuta a sostituire quella trafugata dai Turchi nel 1499,
nonch due angeli lignei dorati allaltar maggiore.
Il passaggio successivo determinato dalla Controriforma,
percepibile attraverso le disposizioni vescovili e la poca suppellettile esistente. Un periodo che non si chiude con il tardo Cinquecento o il primo Seicento ma che a scavalco delle epoche
19
Santa Barbara
Il profeta Isaia
Lofferta
di Caino
Lofferta
di Abele
Il profeta Geremia
SantApollonia
SantAgata
Il profeta Daniele
Santa Lucia
Santa Caterina
dAlessandria
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veneziane; in un luccichio esaltato dai filamenti argentei e dorati dei tessuti fra i quali si annovera una pianeta con paesaggi,
architetture e rovine ed un terzo (pianeta e tunicelle) con essenze arboree distribuite a isolotto, entrambi di manifattura
veneziana della prima met del 700.
Tra la restante dotazione si annovera il pennello processionale
dellAssunta (p. 28) in legno dorato non comune segnacolo con
limmagine della titolare inalberato con sussulto dorgoglio nel
momento in cui la pieve era costretta dai tempi ad abdicare ai
propri diritti e il tempio stesso andava incontro alla dismissione.
33
34
35
36
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Offerta di Abele
I/2
San Rocco
Santo Stefano
Sebastiano e
Antonio abate
e i santi
Francesco dAssisi
I/4
40
Offerta di Caino
I/3
e i santi
e Nicola da Bari
I/5
41
SantAgata
II/2
Santa Barbara
II/4
Santa Lucia
Il profeta Geremia
II/1
42
II/3
43
Il profeta Daniele
II/6
Santa Caterina
dAlessandria
II/5
44
Il profeta Isaia
II/8
SantApollonia
II/7
45
della Chiesa
III/1
46
(non identificabile),
il profeta Mos,
levangelista Matteo,
il dottore
della Chiesa
SantAmbrogio
III/4
47
La Nascita
della Vergine,
la Presentazione
di Maria al tempio,
lo Sposalizio
della Vergine,
la Nascita di Ges
IV/1-4
La nascita
della Vergine
IV/1
48
La Presentazione
di Maria al tempio
IV/2
Angelo musicante
IV/2
49
LAnnunciazione,
la Visitazione,
la Fuga in Egitto,
Ges al tempio
fra i dottori
IV/5-8
LAnnunciazione
IV/5
50
La visita di Maria
a Elisabetta
IV/6
La visita di Maria
a Elisabetta
IV/6
51
Lo Sposalizio
di Maria e Giuseppe
IV/3
Il Sommo Sacerdote
IV/3
52
53
54
LAdorazione
dei Magi
IV/4
La Fuga in Egitto
IV/7
LAdorazione
dei Magi
IV/4
La Fuga in Egitto
IV/7
55
56
La Disputa di Ges
con i dottori
del tempio
IV/8
Dottore
del tempio
IV/8
Dottori
del tempio
IV/8
Dottore
del tempio
IV/8
57
Cristo
dellApocalisse
IV/9
Angeli
IV/9
60
Cristo
dellApocalisse
IV/9
Angeli
IV/9
61
62
63
Note
p. 11. Parete destra della navata. Cristo del travo, e sagome lignee di Maria
e Giovanni (copia di Piero Del Vesco, 2001)
pp. 26 e 27. 1968. Altari laterali prima del restauro del 1969
p. 32a. Fronte del coro
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