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LA STAUROTECA MAGGIORE VATICANA

museo storico artistico del tesoro di san pietro

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ARCHIVUM SANCTI PETRI
STUDI E DOCUMENTI SULLA STORIA DEL CAPITOLO VATICANO E DEL SUO CLERO

Collana diretta da Mons. Prof. Dario Rezza, canonico vaticano

Bollettino d’archivio

18-19

LA STAUROTECA MAGGIORE VATICANA


MUSEO STORICO ARTISTICO DEL TESORO DI SAN PIETRO

DIZION
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C API

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Edizioni Capitolo Vaticano
2012
Le stauroteche (dal greco α ό croce e ήκ scrigno) sono cu-
stodie-reliquiario di un frammento della croce di Cristo. Ne esisto-
no molte: generalmente si tratta di opere insigni di oreiceria di sin-
golare valore, risalenti al periodo medievale. Nel Museo-tesoro di
San Pietro in Vaticano ne sono esposte sei: una stauroteca gemmata
del sec.VI, denominata Crux Vaticana o Croce di Giustino, donata
alla città di Roma (vedi Bollettino 4-5); una stauroteca patriarcale
del sec. XI, detta per la sua forma Croce di Santo Spirito e per la
sua provenienza Croce di Maastricht, e che noi chiameremo Stau-
roteca Maggiore Vaticana (igg. 23-28); un reliquario bivalve apribile
verticalmente a metà del suo spessore, usato come croce pettorale,
noto come l’Enkolpion di Costantino (ig. 24). Queste due ultime
stauroteche bizantine provengono entrambe da Maastricht (Dioece-
sis Traiectensis ad Mosam).

Tra il 1458 e il 1465 fu realizzato da Meo Dominici Flavi, mastro orei-


ce del rione Ponte, un quarto reliquario che chiameremo Stauroteca
Minore (ig. 25) per accogliere il frammento della Croce, rinvenu-
to nel corso della demolizione della cappella della Santa Croce al
tempo di Niccolò V (1447-1455). Nella parte posteriore è scritto,
sul lato sinistro Crux mihi sola salus e sul lato destro Crux mihi sola
quies. Attualmente manca nel reliquiario la parte del legno della
croce racchiusa nel braccio trasversale inferiore: alcuni frammenti
furono tolti da Gregorio XIV nel 1590, altri da Pio IX nel 1861, per
fornire con il sacro legno diverse croci vescovili.

C’è inine una croce lobata di cristallo di rocca, racchiusa in me-


tallo dorato, che poggia su una base con tre monti di marmo, nota
come Croce di Palazzo (ig. 26). Merita di venir menzionato anche
un frammento della Croce che è al centro del Reliquiario dei Santi
Lombardi donato a Pio IX (ig. 27), esposto anch’esso nel Museo-
tesoro.

La Stauroteca Maggiore Vaticana è una croce d’oro con due bracci


trasversali di diversa lunghezza e contiene cinque frammenti del
legno della Croce. Questi, come la maggior parte degli altri nume-
rosi frammenti conservati in reliquari in ogni parte della cristianità,
deriverebbero dalla Croce ritrovata (inventio crucis) nella metà del
IV secolo, da parte di sant’Elena, la madre dell’imperatore Costan-
tino. È probabile che molti dei frammenti esistenti della “Vera Cro-
ce” nelle stauroteche siano delle contraffazioni, create dai mercanti
viaggiatori nel Medioevo, periodo in cui avvenne un vasto commer-
cio di reliquie. È però innegabile che fu grande la devozione alla
Croce di Cristo sin dai primi secoli cristiani, per cui fu del tutto
naturale ricercarne e conservarne con cura, in teche preziose, ogni
frammento: anche se l’autenticità delle singole reliquie delle stau-
roteche non può venir dimostrata, esse offrono a noi oggi la testi-
monianza di tale devozione.

Giunta a Roma in tempi recenti nel luglio del 1837, dono del cano-
nico Riccardo Lysens di Maastricht a Gregorio XVI, è però dificile
ricostruire come la Stauroteca Maggiore sia pervenuta a Maastricht,
data la scarsità di documentazione al riguardo. Riportiamo qui due
ipotesi di due diversi studiosi: entrambe si riferiscono al sec.XIII,
ma con protagonisti diversi. La natura dell’opera, che è stata studia-

3
ta in ogni particolare attraverso un attento e delicato restauro, te-
stimonia comunque la sua origine bizantina, anche se ulteriori ben
intercettabili interventi sono riconducibili ad epoca posteriore.

Il papa consegnò le due reliquie bizantine alla basilica di San Pie-


tro, come annota il Moroni nel suo Dizionario (vol. XVIII, Venezia
1843, p. 235) : “Il regnante Ponteice Gregorio XVI ha donato, con
Breve del 18 gennaio 1838, alla basilica due bellissimi reliquiari di
argento dorato, lodata opera del cav. Filippo Borgognoni, gioiellie-
re de’ Ss. Palazzi apostolici e custode de’ triregni, col preziosissimo
legno della vera Croce; cioè uno grande, e l’altro piccolo. Nel primo
evvi una grande croce d’oro di squisito lavoro eseguito in Costanti-
nopoli, della forma di quelle patriarcali astate, cioè con due aste a
traverso, sulla quale si venera in tutta la sua lunghezza e larghezza
il santo e prezioso legno, che l’imperatore di oriente Filippo II, nel
1204, avea donato ad un’insigne basilica. Nel secondo reliquiario si
contiene la medesima reliquia entro antichissima teca d’oro, fatta
in forma di trittico, con superbi ornati; reliquia che vuolsi portasse
in petto a tempo di guerra l’imperatore Costantino il Grande”.

Secondo le disposizioni del Breve pontiicio, la Stauroteca Maggiore


Vaticana doveva essere custodita insieme con le altre reliquie mag-
giori – quella del Santo Volto e quella della Sacra Lancia – nella log-
gia di uno dei colossali pilastri della cupola della basilica vaticana
ed essere esposta all’adorazione dei fedeli solo nel corso della Setti-
mana Santa. Tale tradizione venne però presto abbandonata, forse
per la scarsa maneggevolezza della Stauroteca Maggiore Vaticana, ap-
pesantita dal basamento e dalla teca di cristallo voluti da Gregorio
XVI per magniicare e preservare l’antica reliquia. Dopo la morte
del ponteice nel 1846, non fu più esposta durante le celebrazioni
della Settimana Santa. Comunque su una parete del corridoio delle
reliquie maggiori della loggia della Veronica esiste ancora, scolpi-
ta nel marmo, la seguente scritta: “Crucem auream anaglyptam
– gemmis distinctam – cum insigni parte salutiferae crucis
– Domini Nostri Jesu Christi – monumentum vetustate anti-
quissimum – Gregorius XVI Pont. Max. – Vaticanae Basilicae
S. Petri donavit – suisque manibus heic reposuit – die VI Fe-
bruarii an M.DCCC.XXXVIII”.

Dario Rezza

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5
La Stauroteca Maggiore Vaticana
Descrizione
di Sante Guido

1. Stauroteca Maggiore Vaticana (X-XI/XIX secc), recto, 2. Stauroteca Maggiore Vaticana (X-XI/XIX secc.), verso,
dopo il restauro. Città del Vaticano, Museo del Tesoro di San dopo il restauro. Città del Vaticano, Museo del Tesoro di San
Pietro. Pietro.

di ciascuna foglietta, scavando e incidendo la su-


L a Stauroteca Maggiore Vaticana (igg. 1-2), detta
anche “di Maastricht” dalla precedente sede
in cui era conservata, è costituita da una preziosa
pericie con una precisione descrittiva che rende
vivacemente naturalistica la rigidità schematica
struttura a forma di croce patriarcale che racchiu- della sequenza. La decorazione a motivi itomori
de nello spessore dei bracci grandi frammenti del si estende anche allo spessore della croce realiz-
Sacro Legno(I) (igg. 3-4). Cinque porzioni della zata in una variante del modello che compare sul
reliquia della croce del Cristo(II) costituiscono fronte: in questo caso si tratta di una sequenza
l’anima del manufatto rivestita parzialmente da regolare di rosette a quattro petali con bottone
lamine e placchette d’oro(III) che, nel 1837 ven- centrale, accompagnati da stilizzati boccioli con
nero racchiuse in una teca di cristallo per volere caulicoli laterali.
di papa Gregorio XVI. Sul fronte della croce-re- La cornice di contenimento della croce patriarca-
liquiario, alta 41 cm, è lasciato a vista il nucleo le a doppia traversa orizzontale è realizzata in sei
in legno(IV) racchiuso in un proilo in oro rosso differenti fusioni, che si interrompono in corri-
ripiegato a C, realizzato a fusione, che segue la spondenza delle terminazioni dei bracci, raccor-
sagoma della croce, ornato da un motivo a rilie- date con perfetti incastri da altrettanti elementi
vo continuo con bordo perlinato (ig 3 - Tav. A). di chiusura a cappuccio squadrato che, tramite
Il rafinato decoro è costituito da carnose foglie linguette nascoste e chiodature in oro, fungono
d’acanto dalle estremità accartocciate, allineate da vincolo tra le diverse parti del proilo garanten-
in una successione paratattica, tra le quali si sno- do la coesione dell’insieme (ig. 5). Questa sorta
da un sottile tralcio vegetale con piccoli boccioli di capselle realizzate in oro a fusione presentano
sferici. Ogni elemento è frutto di un’accurata la- una decorazione itomorfa a nastro ridotta nelle
vorazione a bulino che interviene sul rilievo otte- dimensioni rispetto agli ornati del resto delle cor-
nuto per fusione andando a deinire il modellato nici, con i quali tuttavia si accorda perfettamente.

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3. Stauroteca Maggiore Vaticana (X-XI/XIX secc.), recto, prima del restauro. Città del Vaticano, Museo del Tesoro di San Pietro.

Il motivo decorativo è costituito da una sequenza a notte all’incrocio dei bracci. Alla base del mon-
di iori disposti tra girali: ogni elemento, estrema- tante verticale è aggiunto un grande castone dalla
mente minuto, deinito da operazioni di intaglio forma ovoidale disposto in senso orizzontale che
a bulino, si compone di un pistillo sferico con co- racchiude, in una cornice a cordoncino ornata
rolla a tre petali su calice a doppia spirale; lo spa- da un giro di piccoli anelli a traforo, un grande
zio rettangolare di ciascuna terminazione è inol- cristallo di rocca con taglio sfaccettato.
tre delimitato da un bordo perlinato all’interno Alle estremità della traversa orizzontale supe-
del quale la supericie è campita da una decora- riore, le capselle sono nascoste da due grandi
zione di foglie d’edera cuoriformi con nervature bottoni circolari in oro, smalti, gemme e perle
a spirale realizzata a bulino e cesello (Tav. C). (ig. 3). I due elementi, apparentemente simili,
Sul lato frontale, (ig. 3) sovrapposto alla capsella presentano alcune differenze nell’ornato: co-
inserita alla sommità della stauroteca è applicata stituiti entrambi da un anello circondato da un
una piccola croce formata da due laminette ret- giro di piccole perle inisse sul proilo del bordo
tangolari issate con chiodini e ornata da quattro esterno cui si alternano quattro corone in lamina
perle bianche e un cristallo sfaccettato montato d’oro traforata disposte su vertici opposti, i due

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4. Stauroteca Maggiore Vaticana (X-XI/XIX secc.), verso prima del restauro. Città del Vaticano, Museo del Tesoro di San Pietro.

bottoni si diversiicano infatti per la decorazione trambi i casi la massiccia incastonatura atta a trat-
del disco circolare bombato. In ciascun elemento tenere la pietra, un cristallo di rocca con taglio
lo spazio è suddiviso in quattro settori, due dei carré – mancante in quella di sinistra –, è lavorata
quali impreziositi da un motivo a scacchiera che come la corolla di un iore con fogliette incise
alterna piccoli riquadri in oro zigrinato ad altri alla base e sovrapposizioni di petali a initura luci-
in smalto bianco; nel caso del medaglione di da o satinata, sovrapposta ad un semplice suppor-
sinistra, alla scacchiera si unisce un disegno ad to circolare con proilo a cordoncino e traforo
arabeschi inciso a risparmio sull’oro e posto in ri- puntinato.
salto dal riempimento del fondo con pasta vitrea Le due capselle della traversa orizzontale infe-
verde. Nelle due sezioni circolari del bottone a riore sono ornate da coppie di castoni ovoidali
destra, con un’analoga lavorazione a risparmio, con pietre cabochon (ig. 3). Tre esemplari – i due
è invece intagliata un’iscrizione a caratteri gotici sul lato sinistro e quello superiore del braccio de-
evidenziati da un fondo in smalto rosso corallo. stro – sono realizzati in argento con l’intento di
Il nucleo centrale è costituito da una lamina in simulare, grazie ad una initura supericiale sati-
oro leggermente ricurva ritagliata a giorno sulla nata, la lucentezza cangiante delle perle; il quar-
quale è inserito un grande castone in oro. In en- to elemento, già riconosciuto come un granato,

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5. Stauroteca Maggiore Vaticana, proilo di contenimento 6. Stauroteca Maggiore Vaticana, recto. Ricostruzione virtuale
con motivo a rilievo. Durante il restauro. dell’aspetto originario.

è invece un cristallo trasparente issato al fondo


del castone con uno strato di colofonia del quale
rifrange il colore rosso cupo. Come emerso nel
recente restauro al quale l’intera opera è stata
sottoposta, in origine tutte le sei capselle del fron-
te della croce presentavano questo stesso decoro.
Durante le operazioni di smontaggio (ig. 5), in-
fatti, sulle lamine di fondo delle tre terminazioni
superiori e in quella alla base sono apparse tracce
evidenti dell’originaria presenza di coppie di ca-
stoni che vennero malamente rimossi a colpi di
scalpello e con l’ausilio di un bulino con l’inten-
zione di inserire al loro posto nuovi ornamenti
aggiunti per mezzo di perni passanti(V). L’origina-
ria composizione, priva delle aggiunte successive
molto più tarde, doveva quindi risultare estrema-
mente equilibrata con le minute e regolari pietre
preziose armoniosamente inserite nel rafinato
ornato itomorfo, come qui suggerito da una ri-
costruzione virtuale(VI) (ig. 6).
Elementi originali debbono essere invece con-
siderate le dodici linguette mobili ancorate sul
fronte della croce alla cornice interna con un
perno, indispensabili per vincolare le porzioni 7. Stauroteca Maggiore Vaticana, verso, durante il restauro.
della reliquia alla teca in metallo(VII). Particolare della lamina con l’iscrizione.

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La Stauroteca Maggiore Vaticana
Indagini fotograiche preliminari
di Mallio Falcioni

Nell’ambito delle indagini inalizzate all’interven- base K° (Kelvin) deve essere armonizzata con tutte
to conservativo della Stauroteca, sono state realiz- le apparecchiature di ripresa. Questo è di fonda-
zate una serie di fotograie multispettrali. Tra le mentale importanza per la veridicità dell’intero
molte indagini effettuate, in particolare quelle in spettro cromatico presente nell’opera stessa. Le
irradiazione a luce ultravioletta forniscono indica- riprese fotograiche nello spettro dell’ultraviolet-
zioni esaustive sullo stato dell’opera. La radiazione to, irradiate con illuminatori U.V. e bloccate nella
ultravioletta diretta verso la supericie da indagare lunghezza d’onda desiderata con iltri passa banda,
eccita la materia e crea luci rilesse e colorazio- sono state poi trascritte in elettronica per mezzo di
ni differenti in base al materiale primario e altri un sensore con esclusiva lettura nell’ultravioletto.
elementi in aggiunta o in sovrapposizione non Risultano così le differenti luci rilesse e colorime-
contemporanei all’impianto originario. Questo trie tra la materia originaria e altri materiali costi-
per il restauratore è di straordinaria importan- tutivi non primari di postume lavorazioni. La com-
za nell’ipotesi di eventuali rimozioni di materia, parazione delle immagini realizzate prima (a luce
postuma e/o degradata ed estranea all’opera, di solare) con quelle nello spettro U.V. hanno dato la
antecedenti interventi di restauro. La veriica fo- possibilità di denunciare ogni possibile intervento
tograica dell’opera prima del restauro, deve ave- non coevo all’opera. Le ricerche tecnico scientii-
re un impianto illuminotecnico a luce solare con che sono state realizzate, utilizzando tecniche non
temperatura colore di 5.500K°, possibilmente sta- invasive, nella nuova struttura dei laboratori foto-
bilizzato elettronicamente. Di conseguenza questa graici del Capitolo Vaticano.

The Major Vatican Cross Reliquary


Preliminary photographic surveys
by Mallio Falcioni

A whole series of multispectral images were cap- 5.500K°. As a consequence, this K° (Kelvin) base
tured while surveying for the restoration of the must be harmonized with all recording systems, to
Cross Reliquary. Irradiation with ultraviolet light return the color spectrum of the artwork with ab-
was also employed for investigation on the artifact, solute truthfulness. The images recorded by using
which provided especially comprehensive infor- light from the ultraviolet spectrum, irradiated with
mation on the state of the artwork. Ultraviolet ra- U.V. illuminators and blocked to the desired wa-
diation directed at the investigated surface excites velength by means of bandpass ilters, were elec-
its matter and produces relected light-outputs tronically transcripted by means of an ultraviolet
and a spectrum of different colors based on the reading sensor. This is how the spectrum of relec-
primary material and on other elements that were ted lights and colorimetry is obtained between the
added or superimposed to the original artifact at a original matter and other materials that were only
later period. This is of paramount importance for added during subsequent interventions. Compa-
the restorer, should removal of subsequent and/ rison of the images obtained from the solar light
or deteriorated material added during previous processing and those obtained with ultraviolet light
restoration interventions be necessary. granted recognition of all possible non-coeval in-
Investigation through photography of the artwork terventions carried out on the artwork. Technical
before starting any restoration intervention is car- and scientiic investigations have been carried out
ried out by resorting to an electronically-stabilized by resorting to non-invasive techniques in the new
solar lighting-system with a color temperature of photographic laboratories of the Vatican Chapter.

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SOMMARIO

La Stauroteca Maggiore Vaticana


Descrizione
di Sante Guido
La Stauroteca Maggiore Vaticana rappresenta una preziosa testimonianza della rafinata tecnica orafa nella Bi-
sanzio imperiale dei secoli a cavallo dell’anno 1000. L’opera viene analizzata nei suoi più minuti particolari
e nelle sue caratteristiche tecniche di realizzazione. Nei secoli venne privata di alcuni elementi decorativi
quali le pietre o le perle che ne impreziosivano i terminali sotituiti nel XVI secolo con altri manufatti di
estrema rafinatezza.

La “Croce Patriarcale” a Maastricht


Vicende storiche
di A.F.W. Bosman,
Kunsthistorisch Institut, Universitaet van Amsterdam
La Stauroteca presenta una lunga iscrizione in caratteri greci che inneggia al valore della reliquia in essa
contenuta: cinque grandi frammenti del Santo Legno della Croce del Cristo. Il testo cita il nome del dona-
tore l’imperatore Romano, senza precisare a quale dei numerosi membri della dinastia medio bizantina si
riferisca. Dell’opera anche detta Stauroteca di Maaastricht , dal luogo ove giunse nei primi del XIII secolo e
ove venne coservata sino ai primi anni del XIX secolo, vengono indagate le possibili vicende e i protagonisti
del suo arrivo in nord Europoa e del suo trasferimento in Vaticano nel 1837.

La Stauroteca Maggiore Vaticana


Un’opera costantinopolitana in Vaticano
di Sante Guido

Un excursus sulle stauroteche della prima e della media età bizantina permette di inquadrare l’opera in
esame. Si avvicinano per tipologia e tecnologia in modo più che rilevante alla Stautoreca Maggiore Vaticana
alcune opere che denunciano una comune ispirazione culturale e permettono di stabilire una relazione
temporale che autorizza a restringerne la datazione alla ine del X secolo. Inoltre, grazie allo smontaggio
dei manufatti e all’analisi della tecnica d’esecuzione dei rafinati motivi decorativi e ad alcuni raffronti con
altre opere coeve, è possibile ipotizzare con più precisione una datazione che coincide con il regno dell’im-
peratore Romano II (959-963).

La Stauroteca Maggiore Vaticana


La tecnica di realizzazione e il restauro
di Sante Guido

Vengono illustrati tutti i passaggi necessari al restauro della stauroteca. In particolare lo smontaggio ha
permesso di veriicare forma, dimensioni e tecnica di realizzazione dei vari elementi che compongono un
articolato assemblaggio di una ventina di frammenti realizzati in fusioni in oro quasi puro e con un peso
complessivo di 756 grammi. Le stesse operazioni hanno interessato anche la teca realizzata da Filippo Bor-
gognoni nel 1837.

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SUMMARY

The Major Vatican Cross Reliquary


Description
By Sante Guido

The Major Vatican Cross Reliquary is a precious testimony to the reined techniques of Byzantine Impe-
rial goldsmiths in the centuries at the turn of the year 1000. The artwork has been analyzed down to the
smallest details and its technical characteristics have been thoroughly investigated. It has been deprived of
some of its decorative elements over the centuries, namely the precious stones and pearls embellishing its
terminals, replaced by other extremely reined artifacts in the XVI century.

The “Patriarchal Cross” of Maastricht


Historical events
By A.F.W. Bosman,
Kunsthistorisch Institut, Universitaet van Amsterdam

The Cross Reliquary bears a long inscription with letters of the Greek alphabet praising the value of the
relics it contains: ive big fragments of the True Cross of Christ. The text bears the name of the donor,
Emperor Romano, without mentioning to whom among the several members of the dynasty of the Mid-
dle Byzantine Period it referred. The artwork is also known as the Cross Reliquary of Maastricht, where it
arrived at the beginning of the XIII century and was kept until the early XX century. The events that pos-
sibly characterized its history are investigated, with an eye on the protagonists who brought it to Northern
Europe, and how it found its way to the Vatican in 1837.

The Major Vatican Cross Reliquary


An artwork produced in Constantinople and kept at the Vatican
By Sante Guido
An excursus into the production of Cross Reliquaries in the irst- and middle-age Byzantium allows plac-
ing the examined artwork into a precise context. Some artworks inspired by the same culture are signii-
cantly similar in typology and technology used for the Major Vatican Cross Reliquary, which enables the
establishment of a temporal relationship and, therefore, to date it to the end of the X century. Moreover,
disassembling the artifacts and analyzing the techniques used to produce the reined decorative motifs,
along with comparing them with those resorted to in the production of coeval artworks, allowed the
formulation of a more precise hypothesis on the period it dates back to; that is the Reign of Emperor
Romano II (959-963).

The Major Vatican Cross Reliquary


Production and restoration techniques
By Sante Guido

All the necessary phases of the restoration works carried out on the Cross Reliquary are hereby outlined.
More precisely, its dismantling allowed the investigation of its shape, dimensions as well as of the techniques
resorted to in the production of the elements that make up an assemblage comprising of about twenty frag-
ments in fusions with almost pure gold, for a total weight of 756 grams. The same investigations were also
carried out on the shrine by Filippo Borgognoni in 1837.

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Si ringrazia in modo particolare per la cortese collaborazione nella realizzazione dell’opera il dott. Mirko Stocchi

La Stauroteca Maggiore Vaticana


Museo Storico Artistico del Tesoro di San Pietro

Direttore di collana:
Mons. Prof. Dario Rezza

Responsabile editoriale:
Mons. Giuseppe Bordin

Testi di:
Sante Guido, La Stauroteca Maggiore Vaticana, Descrizione
A.F.W. Bosman, La “Croce Patriarcale” a Maastricht, Vicende storiche
Sante Guido, La Stauroteca Maggiore Vaticana, Un’opera costantinopolitana in Vaticano
Sante Guido, La Stauroteca Maggiore Vaticana, La tecnica di realizzazione e il restauro
Mallio Falcioni, La Stauroteca Maggiore Vaticana, Immagini fotograiche preliminari

Traduzione in lingua inglese del sommario:


Chiara Luisi

Realizzazione editoriale:
ATS Italia Editrice
- Valeria Li Causi (impaginazione e graica)
- Leandro Ricci (scansioni e correzioni cromatiche)
- Flavio Zancla (coordinamento tecnico)

Coordinamento fotograico:
Archivio fotograico ECV (Stefano Nicastro)

Referenze fotograiche:
Capitolo Vaticano, archivio (Mallio Falcioni)
Museo del Tesoro Artistico Tesoro S. Pietro, archivio
Biblioteca Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte - Roma, Palazzo Venezia.
Fig. 20 Croce di Irene Doukas, (XII sec.), Tesoro di San Marco, Venezia. Recto.
Fig. 33-34 Stauroteca, bizantina (X-XI sec.), Tesoro di San Marco, Venezia. Retro della teca.
Fig. 36-37 Icona dell'Arcangelo Michele (ine X sec.), Tesoro di San Marco, Venezia.
H.R .HAHNLOSER, Il Tesoro di San Marco, II (Il Tesoro e il Museo), Firenze 1971.
Fig. 29-30 Stauroteca recto e verso (X sec.), Abbazia di Montecassino.
H.M. WILLARD, The Staurotheca of Romanus at Monte Cassino, in “Dumbarton Oaks Papers”, XXX (1976), pp. 55-64.
Fig. 31-32 Stauroteca recto e verso (X sec.), Museo della Cattedrale. Limburg an-der-Lahn.
H. A. KLEIN, Byzanz, der Westen und das ‘wahre’ Kreuz: die Geschichte einer Reliquie und ihrer künstlerischen
Fassung in Byzanz und im Abendland, Wiesbaden 2004.

Indagini foto-scientiiche:
Museo Storico Artistico Tesoro S. Pietro (Mallio Falcioni)

Documentazione graica:
Silvia Orsi

Ricerche bibliograiche e archivistiche:


Maria Chiara Cozzi

ISBN 978-88-6339-023-0
Stampa:
Papergraf - Padova

Sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione,


l’adattamento anche parziale o per estratti,
per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati,
compresi la copia fotostatica, il microilm, la memorizzazione elettronica, ecc.
senza la previa autorizzazione delle ECV®.
Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge.
Proprietà riservata · All rights reserved
©2012 - Edizioni Capitolo Vaticano

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ARCHIVUM SANCTI PETRI
STUDI E DOCUMENTI SULLA STORIA DEL CAPITOLO VATICANO E DEL SUO CLERO

Collana diretta da Mons. Prof. Dario Rezza, canonico vaticano

Bollettini d’archivio
1. Restauro e conservazione digitale dell’archivio del Capitolo di San Pietro in Vaticano,
a cura di Mirko Stocchi. € 10,00
2. I Santi Apostoli Pietro e Paolo. Museo Storico Artistico del Tesoro di San Pietro,
testi di Alessandro Tomei, Mirko Stocchi, Lorenza D’Alessandro.
ISBN 9788863390032 € 10,00
3. Ubi Petrus ibi Paulus. Itinerario paolino nella Basilica Vaticana,
di Pietro Zander.
ISBN 9788863390049 € 10,00
4-5. La Crux Vaticana o Croce di Giustino II. Museo Storico Artistico del Tesoro di San Pietro,
testi di Valentino Pace, Sante Guido, Paolo Radiciotti.
ISBN 9788863390056 € 20,00
6-7. Monumento di Sisto IV. Museo Storico Artistico del Tesoro di San Pietro,
testi di Aldo Galli, Nazzareno Gabrielli, Sante Guido, Giuseppe Mantella.
ISBN 9788863390063 € 20,00
8. Le mani e il volto di Pietro nella pittura di Antonio Cavallucci. Museo Storico Artistico del Tesoro di San Pietro,
testi di Luca Filippone, Stefano Ridoli, Ilaria Carocci.
ISBN 9788863390070 € 10,00
9. Tabernacolo di Donatello. Museo Storico Artistico del Tesoro di San Pietro,
testi di Carlo La Bella, Stefano Ridoli, Ilaria Carocci.
ISBN 9788863390087 € 10,00
10. L’Aquila. 6 aprile 2009 - 6 aprile 2010. Studi offerti dal Capitolo di S. Pietro in Vaticano,
testi di Mirko Stocchi, Sante Guido.
ISBN 9788863390094 € 10,00
11. Il “Sudario” della Veronica nella Basilica Vaticana. Storia e testimonianze di una devozione,
di Dario Rezza.
ISBN 9788863390100 € 10,00
12. La Dalmatica Imperiale nota come “Dalmatica di Carlo Magno”,
di Dario Rezza.
ISBN 9788863390131 € 10,00
13. Un neoita va in paradiso. Il sarcofago di Giunio Basso,
di Dario Rezza.
ISBN 9788863390148 € 10,00
14. La Cattedra Lignea di San Pietro,
di Dario Rezza e Michele Maccarrone.
ISBN 9788863390179 € 10,00
15-16. Il Ciborio degli Apostoli
di Pietro Zander.
ISBN 9788863390186 € 20,00
17. L’oreiceria sacra dei Castellani in Vaticano
di Sante Guido.
ISBN 9788863390223 € 10,00
18-19. La Stauroteca Maggiore Vaticana
di Sante Guido e A.F.W. Bosman
ISBN 9788863390230 € 20,00

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Quaderni d’archivio
1. Il Capitolo Vaticano e le “ecclesiae subiectae” nel medioevo. I cataloghi dei secoli XIII-XIV .
di Mirko Stocchi.
F.to 16 x 23,5, 116 pp., ill., Città del Vaticano 2010
ISBN 9788863390124 € 29,00
2. La giurisdizione nella Basilica Vaticana: costituzioni e riforme legislative.
di Giuseppe Sciacca.
F.to 16 x 23,5, 152 pp., Città del Vaticano 2010
ISBN 9788863390155 € 29,00
3. La chiesa dei santi Michele e Magno in Borgo S. Spirito e l’Arciconfraternita vaticana del SS.mo Sacramento.
Storia e documenti.
di Tiemen Brouwer, Mirko Stocchi, Luigi Marsili.
F.to 16 x 23,5, 128 pp., ill., Città del Vaticano 2010
ISBN 9788863390162 € 29,00

Volumi d’archivio
1. Storia del Capitolo di San Pietro in Vaticano dalle origini al XX secolo.
Volume I: La storia e le persone.
di Dario Rezza e Mirko Stocchi.
F.to 20 x 29,5, 532 pp., Città del Vaticano 2008
ISBN 9788863390001 € 270,00
2. Storia del Capitolo di San Pietro in Vaticano dalle origini al XX secolo.
Volume II: Il patrimonio.
di Alexis Gauvain.
F.to 20 x 29,5, 718 pp., Città del Vaticano 2011
ISBN 9788863390216 € 270,00
3. Il Capitolo di San Pietro in Vaticano.
Volume II: Selezione di piante e mappe dal XVI al XIX secolo.
di Alexis Gauvain.
F.to 46 x 33, 16 pp. - 50 mappe, Città del Vaticano 2011
ISBN 9788863390193 € 300,00
ISBN 978-88-6339-023-0
€ 20,00

9 788863 390230

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