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STUDI
1
ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO
a cura di
LUCIANA PETRACCA e BENEDETTO VETERE
ROMA
2013
Fonti e studi per gli Orsini di Taranto
collana diretta da
Benedetto Vetere
Comitato scientifico:
Rosario Coluccia
Isa Lori Sanfilippo
Carmela Massaro
Anna Maria Oliva
Francesco Somaini
Giancarlo Vallone
Benedetto Vetere
ISBN 978-88-98079-03-2
Tutti i diritti riservati
Il “potere dello spazio” nella basilica di Santa
Caterina d’Alessandria a Galatina.
Culto delle reliquie e iconografia
nella propaganda del potere degli Orsini del
Balzo
(1)
M. Fantoni, Il potere delle spazio. Principi e città nell’Italia dei secoli
XV-XVII, Roma 2002.
(2)
M. Fantoni – G. Gorse – M. Smuts, The Politics of Space: European Courts
ca. 1500-1750, Roma 2009. Il volume raccoglie gli atti di un convegno originaria-
mente intitolato The Politic of Space: Courts in Europe and the Mediterranean, ca.
1500-1750, organizzato in collaborazione con il Centro studi “Europa delle corti”,
sponsorizzato dalla Huntington Library in San Marino, California e ivi tenuto tra
il 26-27 gennaio 2007.
(3)
Fantoni, Il potere cit., p. 11.
590 Angelo Maria Monaco
(4)
Di recente sull’idea di “regalità”, strategia e rituali per la sua legittimazione
è intervenuta M. A. Visceglia, Riti di corte e simboli della regalità. I regni d’Europa
e del Mediterraneo dal Medioevo all’età moderna, Roma 2009.
(5)
Riferimento bibliografico ormai imprescindibile per ogni nuovo contri-
buto sul principato di Taranto, è il poderoso volume edito a cura di A. Cassiano
– B. Vetere, Dal Giglio all’Orso. I Principi d’Angiò e Orsini del Balzo nel Salento,
Galatina 2006 (Storia e Arte in Terra d’Otranto, 2). Della funzione propagandisti-
ca della basilica nel rapporto con l’ascesa del potere del casato si è occupato pure
B. Vetere, I del Balzo Orsini e la basilica di Santa Caterina in Galatina. Manifesto
ideologico della famiglia, in Dal Giglio all’Orso cit., pp. 2-24. In generale sui cantieri
a Galatina negli anni del principato si rimanda al saggio di M. Cazzato, Imprese
costruttive e ristrutturazioni urbanistiche al tempo degli Orsini, in Dal Giglio all’Orso
cit., pp. 307-335.
Culto delle reliquie, iconografia, propaganda 591
(6)
Cfr. J. Le Goff, San Luigi, Torino 1996.
(7)
Cfr. C. Massaro, Potere politico e comunità locali nella Puglia tardomedie-
vale, Galatina 2004 (Università di Lecce, Studi Storici, 65), p. 41, dove la storica
rimarca come la scelta di collocare il palazzo signorile accanto al nuovo polo
religioso di Santa Caterina sia stata «funzionale alla volontà di egemonizzare lo
spazio simbolico della città e di affermare visivamente la protezione della santa e
il prestigio della famiglia sulla comunità».
(8)
Sul tema della rilevanza politica dei luoghi del sacro si veda appunto il
volume I luoghi del Sacro. Il Sacro e la Città tra Medioevo ed Età Moderna. Atti
del convegno Georgetown University, Center for the Study of Italian History and
Culture (Fiesole, 12-13 giugno 2006), cur. F. Ricciardelli, Firenze 2008, dove si
distingue, per il tema specifico delle strutture di raccordo tra residenza signorile
ed edificio sacro, il saggio di M. Rossi, Corridoi sopraelevati della Toscana grandu-
cale, pp. 161-170.
(9)
A. di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, in Raccolta dei più rinomati
scrittori dell’Istoria generale del Regno di Napoli, Napoli 1769-1770, II, p. 512.
592 Angelo Maria Monaco
(10)
Sulla rapida ascesa al potere di Raimondello e l’affermazione del casato,
cfr. B. Vetere, Introduzione. Dal Giglio all’Orso attraverso il leone dei Brienne e la
stella dei del Balzo, in Dal Giglio all’Orso cit., pp. IX- XXXVI.
(11)
Sul delicato equilibrio politico tra corona e sudditi si veda il saggio di R.
Alaggio, Il ruolo dei principi di Taranto nelle vicende del Regno di Napoli. Il re comin-
ciò a conoscere che il principe era un altro re, in Dal Giglio all’Orso cit., pp. 117-133.
(12)
Cfr. Vetere, I del Balzo cit., pp. 3-24.
(13)
Cfr. Fantoni, Il potere cit., p.14.
(14)
Per il concetto di magnificentia, come buona pratica del governo principe-
sco, si veda l’omonimo trattatello filosofico di G. Pontano De magnificentia ora in
I libri delle virtù sociali, cur. F. Tateo, Roma 1999, pp. 163-219.
Culto delle reliquie, iconografia, propaganda 593
(15)
Per la cronologia della chiesa e del convento cfr. C. D. Poso, La fondazione
di Santa Caterina: scelta devozionale e committenza artistica di Raimondo Orsini del
Balzo, in Dal Giglio all’Orso cit., pp. 195-223: 195 e nota 3.
(16)
L’intento politico e autoreferenziale sotteso alla fondazione del sito è enfa-
tizzato anche da Cosimo Damiano Poso quando asserisce: «l’impulso religioso
non deve far perdere però di vista la grande rilevanza politica della fondazione [ e
cioè ] dietro la mossa strategica di straordinario significato religioso [...] la volontà
dell’Orsini di costituire un centro di coesione del lignaggio e di memoria della
famiglia» cfr. Ibid., p. 207.
(17)
Cfr. S. L’Occaso, Mantova, i Gonzaga, le reliquie di Gerusalemme, «Atti
dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze morali», Ser.
IX, 19/4 (2008), pp. 695-726.
594 Angelo Maria Monaco
(18)
Ibid., pp. 696-697.
(19)
Si veda Verso Gerusalemme. Pellegrini, Santuari, Crociati, tra X e XV secolo,
cur. F. Cardini – R. Salvarani – M. Piccirillo, Gorle 2000, pp. 9-73, in particolare p.
32 ss. Per quanto riguarda il caso idruntino si rimanda al volume di chi scrive, La
“Gerusalemme celeste” di Otranto. Il mito degli ottocento martiri nelle sue riconfigu-
razioni memoriali, Galatina 2004 (Dipartimento di Beni Arti e Storia, Università
degli Studi di Lecce. Saggi e Testi, 21); e inoltre al più recente saggio dello stesso
«Qui sunt et unde venerunt?» Topoi iconografici per il consenso agiografico nel culto
degli ottocento Martiri di Otranto, in La conquista turca di Otranto (1480) tra “storia
e mito”. Atti del convegno internazionale di studio (Otranto – Muro Leccese, 28-31
Marzo 2007), cur. H. Houben, II, Galatina 2008, pp. 157-195 (Dipartimento di
Beni Arti e Storia, Università degli Studi di Lecce. Saggi e Testi, 41-42).
(20)
Fantoni in Il potere cit., p. 246, fa riferimento a M. Rossi quando riman-
da al progetto del Granduca Ferdinando I di traslocare il Santo Sepolcro dalla
rotonda dell’Anàstasis a Gerusalemme, nel cappellone dei principi edificato in San
Lorenzo a Firenze, al fine di dotare il casato di un mausoleo clamorosamente por-
tentoso da un punto di vista soteriologico così come propagandistico. Ma cfr. M.
Rossi, Emuli di Goffredo: epica granducale e propaganda figurativa, in E. Fumagalli
Culto delle reliquie, iconografia, propaganda 595
(27)
ASMn, AG, b. 2516, n. 739; il documento, trascritto in A. Luzio, L’ Archivio
Gonzaga di Mantova. La corrispondenza familiare, amministrativa e diplomatica dei
Gonzaga, Verona 1922 (Accademia Nazionale Virgiliana, Mantova 1993), p. 71, è
riproposto in L’Occaso, Mantova cit., pp. 712-713.
(28)
Fantoni, Il potere cit., p. 176. Inoltre, sul medesimo tema si rimanda agli
studi di Bozóky, La politique cit., specialmente il terzo capitolo: Les reliques dans la
sacralisation et la légitimation du pouvoir royal en occident, pp. 119-169; e anche S.
Boesch Gajano, Reliques et pouvoirs, in Les reliques. Objets, cultes, symboles. Actes
Culto delle reliquie, iconografia, propaganda 597
Peccato che la lettera inviata a Mantova nel 1531 non abbia spe-
cificato se la mano della Santa fosse stata mutila di un dito. Ovvero
di quel frammento «fundatoris dentibus ab eius manu in monte Sina
avulso»(29) che è per l’appunto alla base della fondazione storica /
mitica della basilica di Santa Caterina a Galatina. La basilica fu voluta
da Raimondo Orsini del Balzo come ex voto, di ritorno da un pel-
legrinaggio e affinché potesse trovare una degna dimora la reliquia
del dito della Santa, bottino di un vero e proprio furtum sacrum, alla
quale se ne unirono nel tempo numerose altre non necessariamente
trafugate(30). Dal monastero di Santa Caterina sul Sinai, Raimondello
portò via con sé anche un altro oggetto straordinario, cioè l’Imago
pietatis: l’immagine del Cristo dolente realizzata in un micro-mosaico
degno delle maestranze bizantine più raffinate. Un oggetto prezioso
che intorno al 1380 il principe donò al pontefice a Roma (Urbano
VI), dove ancora oggi si conserva nella basilica di Santa Croce in
Gerusalemme inserito in un prezioso reliquiario, non prima però di
aver fatto riprodurre nella pietra la medesima effigie da uno scultore
di Galatina e che volle, infine, incastonata sulla sommità del portale
centrale della sua basilica(31). L’episodio dell’acquisizione furtiva del
dito della Santa, così come la sua rocambolesca traslazione «ut aiunt»
nascosto nella ricca capigliatura del principe, si diffonde precoce-
mente ed è trasmesso nella storiografia locale e in quella francesca-
na(32). Così attesta Antonio de Ferraris nel De situ Japigiae dove, nel
(35)
Per questi aspetti si rimanda ai saggi di Vetere, I del Balzo cit., e Poso, La
fondazione cit.
(36)
Cfr. Vetere, I del Balzo cit., in particolare pp. 21-23. Una delle questioni più
spinose era la contestazione al dogma trinitario alla quale si reagisce con la molti-
plicazione delle rappresentazioni iconografiche del dogma al fine di enfatizzarne
il culto. In proposito si rimanda agli interventi di S. Calò Mariani, Rappresentare
il mistero. Immagini della Trinità in Puglia fra Medioevo e Rinascimento, in
Tolleranza e convivenza tra Cristianità e Islam. L’Ordine dei Trinitari (1198-1998).
Atti del convegno di Studi per gli ottocento anni di Fondazione, Lecce 30-32 gen-
naio 1999, Galatina 1999, pp. 9-27, e di M. Falla Castelfranchi, La teologia trini-
taria: aspetti iconologici e iconografici: Le origini e il suo sviluppo in area bizantina,
Bari 1999, più incentrato sulla diffusione del medesimo soggetto iconografico in
ambito bizantino.
600 Angelo Maria Monaco
(37)
Cfr. Fantoni, Il potere cit., in particolare le pp. 189 et segg. dove lo storico
affronta il tema specifico delle dinamiche di controllo politico del sacro attraverso
l’edificazione e fondazione pianificate e quindi strategiche di chiese e monasteri
nei potentati territoriali.
(38)
Per la cronologia dei lavori di costruzione del convento cfr. Cazzato,
Imprese costruttive cit., pp. 307-335: 307ss.
Culto delle reliquie, iconografia, propaganda 601
(39)
Cfr. supra, nel testo e nota 33 per il passo tratto dal De situ Japigiae.
Nella bolla del 1391 di Bonifacio IX Annuere consuevit inoltre si dichiara che
Raimondello aveva realizzato «pro divini cultus augumentu et usu et habitatione
pauperum et infirmorum quandam ecclesiam cum hospitali pauperum in honorem
et sub vocabulo S. Catherine», il passo citato sta in B. F. Perrone, Neofeudalesimo
e civiche Università di Terra d’Otranto, I, Galatina 1978, p. 163.
(40)
Riportato da G. Vallone, Una nuova bolla di Santa Caterina in Galatina,
«Bollettino Storico di Terra d’Otranto», 2 (1992), pp. 193-194: 193.
(41)
I vantaggi derivanti dall’emanazione della bolla, sia in termini di incre-
mento dell’afflusso di pellegrini di rito latino e di consolidamento del medesimo
a Galatina, che di funzione coadiutrice dell’opera in costruzione non sfuggivano
allo stesso Vallone, cfr. ibid., p. 194.
(42)
Cfr. Corsi, I francescani osservanti della Vicaria cit., pp. 237-249.
602 Angelo Maria Monaco
(43)
Cfr. Cazzato, Imprese costruttive cit., p. 322. Sui cicli iconografici nella
basilica si rimanda a La parola si fa immagine. Storia e restauro della basilica orsinia-
na di Santa Caterina a Galatina, cur. F. Russo, Venezia 2005.
(44)
Per la corretta identificazione del soggetto iconografico e l’agganciamento
di questi alla committenza Maremonti, cfr. S. Ortese, Una committenza Maremonti
nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria in Galatina, in Dal Giglio all’Orso cit.,
pp. 403-415.
Culto delle reliquie, iconografia, propaganda 603
(45)
Per le implicazioni simboliche sottese all’impiego della pianta ottagonale
in un edificio sacro e la sua connessione col prototipo gerosolimitano rimando
al mio studio, La Gerusalemme cit., in particolare si confrontino le pp. 104-132 e
bibliografia indicata.
(46)
Non è stata ancora chiarita la questione delle effettive sepolture dei due
principi il cui approfondimento porterebbe troppo al di là dei limiti editoriali
suggeriti per questo intervento.
(47)
Un esemplare evocativo, per quanto caratterizzato da elementi architet-
tonici più elaborati rispetto ai due cenotafi in Santa Caterina, è il monumento
sepolcrale a ciborio di Caterina d’Austria (1324), consorte di Carlo di Calabria, rea-
lizzato da Tino di Camaino in San Lorenzo Maggiore a Napoli. Per il monumento
citato e un utile saggio sulle sepolture nobiliari partenopee nel XIV secolo si veda
F. Aceto, Status e immagine nella scultura funeraria del Trecento a Napoli: le sepol-
ture dei nobili, in Medioevo: immagini e ideologie. Atti del convegno internazionale
di studi (Parma, 23-27 settembre 2002), cur. A. C. Quintavalle, Milano 2005, pp.
597-607. L’attribuzione a Nuzzo Barba, scultore galatinese attivo tra i secoli XV e
XVI, è riportata in M. Paone, Arte e cultura alla corte di Giovanni Antonio del Balzo
Orsini, in Studi di storia pugliese in onore di Giuseppe Chiarelli, cur. M. Paone, II,
Galatina 1973, pp. 59-101, in particolare p. 73 nota 55.
604 Angelo Maria Monaco
(48)
Cfr. E. Panofsky, Tomb Sculpture. Its Changing Aspects from Ancient Egypt
to Bernini, London 1964, pubblicato in italiano con una bella introduzione di
Pietro Conte per cui cfr. Panofsky, La scultura funeraria dall’antico Egitto a Bernini,
Torino 2011; per il disegno della sepoltura di Carlo VIII si cfr. la fig. 237 e in gene-
rale il capitolo IV. Il Rinascimento per lo studio delle sepolture a Saint-Denis, ma
in particolare per “l’effigie inginocchiata” le pp. 129-130.
Culto delle reliquie, iconografia, propaganda 605
(49)
Fantoni, Il potere cit., p. 213-214. Sul topos e sulla funzione simbolica del
doppio corpo del sovrano si rimanda al classico studio di E. H. Kantorowicz, The
king’s two bodies. A study in medieval political theology, Princeton 1957, e a quello
di G. Ricci, Il principe e la morte, Bologna 1998; e di S. Bertelli, Il corpo del re.
Sacralità e potere politico nell’Europa medievale e moderna, Firenze 1990. Per la
tipologia di monumento sepolcrale caratterizzato dalla doppia raffigurazione del
defunto si rimanda oltre al precedente di Panofsky citato, ai classici studi di I.
Hercklotz, Sepulcra e Monumenta nel Medioevo. Studi sull’arte sepolcrale in Italia,
Roma 1990, questo soprattutto per la figura del defunto in gisant rivelato dagli
angeli reggi cortina, e inoltre, K. Cohen, Metamorphosis of a Death Symbol. The
Transi Tomb in the Late Middle Ages and the Renaissance, Los Angeles – London
1973. Per le sepulture dei Valois a Saint Denis si rimanda, inoltre, a J. P. Babelon,
Le Roi, la sculpture et la mort. Gisants et tombeaux de la basilique de Saint-Denis,
«La Renaissance, Bulletin des archives départementales de la Seine-Saint-Denis»,
5 (1976), pp. 31-45.
(50)
J. J. Bachofen, Diritto e Storia. Scritti sul matriarcato, l’antichità e l’Ottocen-
to, cur. M. Ghelardi – A. Cesana, Venezia 1990, p. 25.
606 Angelo Maria Monaco
(51)
Sulla circolazione di beni materiali, anche suntuari, così come sulla
dotazione monetaria del principato, si rimanda al recente contributo di Luciana
Petracca sulla zecca di Lecce attiva nel XV secolo, per cui cfr. Quaterno de spese et
pagamenti fatti in la cecca de Leze (1461/62), cur. L. Petracca, Roma 2010 (Istituto
Storico Italiano per il Medioevo. Fonti e Studi per gli Orsini di Taranto. Fonti,
2).
48. Galatina, basilica di Santa Caterina d’Alessandria (affreschi della na-
vata centrale sec. XV; sullo sfondo il cenotafio di Giovanni Antonio del
Balzo Orsini, prima metà del sec. XVI).
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