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Curiosità: Nel 2018 è stata posta alla sinistra dell’ingresso una Staufer Stele. Si
tratta di un monumento commemorativo che viene allestito nei luoghi simbolo degli
Hohenstaufen, la dinastia di Federico II.
Il Castello Maniace, nel corso dei secoli, è stato teatro di diversi eventi
storici. Nel 1300, ad esempio, Roberto d’Angiò e Federico d’Aragona firmarono una
tregua proprio in questo castello. Inoltre l’edificio ospitò le regine Costanza,
Maria di Sicilia e Bianca d’Evreux. C’è però un evento molto importante avvenuto
nel 1448 che collega il maniero a due statue di arieti in bronzo di epoca greca.
Quando il Castello Maniace fu ultimato nel 1240, ai lati del portale di ingresso
erano presenti due arieti in bronzo. Una di queste statue è andata perduta mentre
l’altra è oggi esposta nel Museo Archeologico Salinas di Palermo. Le statue che si
possono vedere oggi sono invece delle riproduzioni donate dal Rotary Club di
Siracusa. I due arieti risalivano al III secolo a.C. e la loro storia è
strettamente legata a quella del castello. Nel 1448 il re Alfonso il Magnanimo
inviò a Siracusa il comandante Giovanni da Ventimiglia con l’obiettivo di sedare le
rivolte organizzate da alcuni baroni siracusani. Il militare organizzò un banchetto
dove invitò i nobili che riteneva i principali responsabili e li fece decapitare.
Per la fedeltà alla corona dimostrata, Giovanni da Ventimiglia ricevette in dono
proprio i due arieti che fece portare nel suo castello a Castelbuono.
Curiosità: Nei blocchi che formano le pareti del lato ovest e sulle pareti interne
del Castello Maniace sono visibili alcune sigle. Si tratta del contrassegno apposto
dai “lapicidi”. Questi erano gli artigiani che lavoravano i massi estratti dalle
cave, trasformandoli in parallelepipedi con misure prestabilite. Il segno serviva
quindi a rendere riconoscibile il proprio lavoro e a farsi pagare.
Nella parete sud-ovest della grande sala del Castello Maniace si apre una scala con
copertura a volta che porta al cosiddetto “Bagno della Regina”. I 41 gradini
superstiti conducono ad una piccola sala con una vasca, alimentata probabilmente
dalla stessa faglia da cui hanno origine la Fonte Aretusa e la sorgente nell’ipogeo
della Chiesa di San Filippo. Lungo le pareti ci sono incisi alcuni caratteri
ebraici. Per questo motivo alcuni studiosi pensano che questa zona del castello
fosse legata ai riti di purificazione di cultura ebraica.