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IL COVOLO DI BUTISTONE

Un tempo era uno dei castelli più noti tra le fortificazioni rupestri delle Alpi.

Era costituito da un castello superiore ricavato nella grande caverna sulle pareti a picco del versante
orientale della gola di Primolano e da uno sbarramento che chiudeva lo stretto passaggio sul
fondovalle e sul fiume sottostante.
La struttura inferiore comprendeva due cortine di mura rispettivamente verso Primolano e verso
Cismon e una catena di sbarramento attraverso il fiume.
Il castello superiore era articolato su almeno quattro livelli in parte scavati nella viva roccia.
Del castello inferiore rimane solo qualche lacerto di rudere e un tratto della antica strada postale
versi Cismon.
Il castello superiore (il Covolo) presenta ancora un insieme notevole di strutture importante e
affascinante.

Regesto sintetico degli avvenimenti più importanti:


1004 - battaglia tra l’esercito di Enrico II al comando di Elingero e le truppe di Arduino
d’Ivrea.
1184 - e` in mano del vescovo di Feltre.
1321 - signoria degli scaligeri.
1337 - in mano a Sicco di Caldonazzo.
1338 - in mano ai Visconti.
1386 - e` guardato dai soldati di Francesco da Carrara, costretti alla resa da Mastino
della Scala.
1404 - passa ai veneziani.
1411 - Gli ungheresi di Sigismondo, al comando di Pippo Spano, lo conquistano a
Biasio Magno e Giacomo Quirini, capitani veneti.
1509 - Guerre di Cambrai. Andrea di Liechtenstein, agli ordini del principe d’Anhalt,
conquista il forte. Discesa di Massimiliano d’Asburgo.
1516 - Alla fine delle guerre di Cambrai è assegnato agli imperiali pur essendo in
territorio veneto.
1645 - I capitani si trasferiscono stabilmente nel castello inferiore.
1782 - Giuseppe II d’Austria lo fa disarmare
1796 - ha un certo ruolo nella battaglia di Primolano tra Austria e Napoleone.
1797 : 7 settembre. Augerau lo prende; da quel momento non ebbe più guarnigione
nemmeno temporanea.
- Per tutto il 1800 non ebbe alcuna funzione militare.

- Nel primo conflitto mondiale fu utilizzato come polveriera.


IL COVOLO DI BUTISTONE
IL COVOLO DI BUTISTONE

NOTIZIE GENERALI STORICO-CRITICHE.


La valle percorsa dalla Brenta a partire dai laghi di Levico e Caldonazzo, dove nasce, fino a
Bassano dove sfocia nella pianura veneta, si divide in due parti ben distinte : la prima fino a
Primolano, tutta nel trentino, si chiama Valsugana; la seconda fin presso Bassano si chiama Canale
di Brenta. Il territorio è caratterizzato da confini naturali ben precisi: la stretta di Primolano a Nord
e il ponte ,ora scomparso, presso il Vallison a Sud, dove la montagna e la Brenta si incontrano
costituendo un naturale sbarramento sulla riva destra del fiume; simile ostacolo naturale si incontra
sulla riva sinistra del fiume alla Torre di Solagna. Le pareti incombenti da notevole altezza sullo
stretto fondo valle giustificano il nome di canale usato dagli abitanti del luogo.
Fin da tempo antico il Canale di Brenta costituisce contemporaneamente un posto impervio e una
via di comunicazione tra la pianura e le montagne e le valli più a Nord; si pone quindi
essenzialmente come via di transito e di penetrazione verso altri territori.
Sulla sua destra si trova l’Altipiano dei Sette Comuni e la val Frenzela-Valstagna che è stata per
molti secoli la più importante via di comunicazione tra Asiago la pianura e, tramite il fiume, con
Venezia e Padova.
Sulla sinistra invece si trova il massiccio del Grappa e la valle del fiume Cismon, anche questa
importante via di comunicazione con il territorio di Feltre e la val Belluna.
Proseguendo lungo il corso del fiume si arriva a Borgo, dove in epoca romana passava la via
Claudia Augusta, e proseguendo ancora si arriva alla conca di Pergine e di qui a Trento.

In questo contesto assumono particolare importanza i due accessi fortificati della valle costituiti a
Nord dal dispositivo fortificato costituito del Covolo di Butistone, dalla Bastia e dal Castello di
Enego e dal castello della Scala di Primolano e a Sud dalla Torre di Solagna collegata con un muro
fortificato alla Bastia di Pove-Solagna sulla sommità del monte omonimo.
Una storia particolare avrà il passo forte del Covolo di Butistone
In una didascalia a una celebre stampa di S. Bodemerh (il vecchio) si legge: “ una fortezza in
caverna nel noto punto di frontiera dell’Arcicasa d’austria del Tirolo. Ha una parete a picco alta ben
50 tese. Al centro una grandissima cavita` nel cui interno e` costruito un castello che costantemente
e` tenuto da un comandante con alcuni soldati che hanno pure il compito di sbarrare il passo e la
strada maestra, tanto angusti che a malapena possono transitare due carri. Per salire al castello si
deve farsi titare su da una fune; sotto scorre con grandissimo frastuono il Brenta. Questa fortezza si
trova circa a 8 miglia sulla strada che da Trento porta a Venezia. “
E` uno dei punti chiave del sistema di difesa del Canale di Brenta e del Feltrino assieme alla Bastia
di Enego sul versante opposto della gola e al Castello della Scala tra Primolano e Fastro.
La caverna fortificata incombente sulla stretta gola montuosa e` il classico “passo forte” che
controlla la strada e il fiume, luogo di transito per merci, persone ed eserciti. di questa particolare
funzione abbiamo testimonianze documentate che vanno dal Medioevo intorno all’anno mille fino
alla prima guerra mondiale.

Sulla sua antichità possiamo dire solamente che all’interno del recinto del castello furono trovate
monete di varie epoche tra cui una con l’effigie di Aureliano e risalente quindi alla fine del III°
secolo d.C.1, epoca in cui sono testimoniati altri ritrovamenti nel Canale di Brenta. Nella caverna
caratterizzata da un carsismo attivo è presente acqua sorgiva per cui costituiva un luogo ideale di

1
Cismon del Grappa. Covolo di Butistone. Materiale rinvenuto negli anni 1953-56 e 1919.
Materiale non rintracciato. Monete di varie epoche tra cui monete in bronzo definite del IIIsec. d.C..
rifugio. Possiamo quindi ipotizzare un insediamento romano del III° secolod.C. e, vista la natura del
luogo, anche più antico.
La storia documentata del Covolo incomincia negli anni tra il 1002 e il 1004 che vedono la lotta tra
Arduino marchese di Ivrea e l’Imperatore, per il regno d’Italia.
La partita fu vinta da quest’ultimo quando nella settimana santa del 1004 l’esercito imperiale
comandato dal cappellano Elingero superò la chiusa del Covolo permettendo cosi` all’Imperatore di
entrare nella pianura veneta a Bassano e , dopo che l’esercito di Arduino si sciolse, di essere
incoronato Re d’Italia in S.Michele di Pavia il 17 maggio dello stesso anno.
Dopo questo episodio il Covolo ne vide molti altri, elenchiamo quelli che ci sembrano più
significativi:

1004 - battaglia tra l’esercito di Enrico II al comando di Elingero e le truppe di Arduino


d’Ivrea.
1184 - e` in mano del vescovo di Feltre.
1321 - signoria degli scaligeri.
1337 - in mano a Sicco di Caldonazzo.
1338 - in mano ai Visconti.
1386 - e` guardato dai soldati di Francesco da Carrara, costretti alla resa da Mastino
della Scala.
1404 - passa ai veneziani.
1411 - Gli ungheresi di Sigismondo, al comando di Pippo Spano, lo conquistano a
Biasio Magno e Giacomo Quirini, capitani veneti.
1509 - Guerre di Cambrai. Andrea di Liechtenstein, agli ordini del principe d’Anhalt,
conquista il forte. Discesa di Massimiliano d’Asburgo.
1516 - Alla fine delle guerre di Cambrai è assegnato agli imperiali pur essendo in
territorio veneto.
1645 - I capitani si trasferiscono stabilmente nel castello inferiore.
1782 - Giuseppe II d’Austria lo fa disarmare
1796 - ha un certo ruolo nella battaglia di Primolano tra Austria e Napoleone.
1797 : 7 settembre. Augerau lo prende; da quel momento non ebbe più guarnigione
nemmeno temporanea.
- Per tutto il 1800 non ebbe alcuna funzione militare.

- Nel primo conflitto mondiale fu utilizzato come polveriera.

La gola di Primolano e del Covolo è anche un luogo che colpisce la fantasia: è la caverna sospesa a
metà della roccia con la pietra sporgente che incombe sulla Brenta stretta da due muraglie in una
gola profonda.
In cimbro, l’idioma un tempo dei Sette Comuni e Contrade Annesse, il nome del Covolo è da
intendersi come “piaga nella roccia”; dice il Bonato nella sua Storia dei Sette Comuni e Contrade
Annesse (Padova 1857,I, pp. 62-63): “Non sembra inverosimile che il vocabolo Butistone derivi
dall’antico dialetto del paese; e risulti dalle due voci bunta che vuol dire piaga; e stoon, plurale
stoone, che vuol dire sasso, scoglio, quindi significherebbe piaga degli scogli. E non senza ragione,
in quantochè l’apertura del Covolo offre anche adesso, a chi la guardi, l’apparenza di una piaga fatta
nella muraglia degli scogli. Bunta risponde al moderno tedesco wunde, e il plurale stoone al
moderno plurale steine”.
Anche per il Covolo si può dire che la sua storia coincide con quella della valle.
Negli anni tra la fine del 1800 e i primi del 1900 furono edificati, in sostituzione degli antichi
castelli, due moderni forti di sbarramento: il Tombion in sostituzione della chiusa del Covolo e le
due tagliate Fontanella e Scala in sostituzione dell’antico Castello della Scala a Primolano.
DESCRIZIONE DEL COVOLO

La più antica descrizione del Covolo che conosciamo è della seconda metà del 16002 ed è
fondamentale per capire e descrivere la situazione attuale.

“Descrizione del Castel del Covolo.


Il Covolo è una cava in un sasso della montagna che stà di sopra alla strada imperiale che conduce
da Bassan per la val di Brenta in Germania in sito molto alto distante dal castello di Primolan
verso Bassano un miglio in circa, e dal ponte del Cismon un altro miglio, e 17 miglia da Bassano,
vi si ascende per una fune tirata da un manganello, e ha al piede un picciol castello con alcune
abbitazioni cinto di merlata mura al cui piede corre il fiume Brenta: ha due porte che chiudono la
strada per obbligar li viandanti a passar per dentro non essendovi altra strada. La fortezza di
sopra è ion eminenza di 150 piedi, ma saliti s’entra per una porte in una camera a volto tagliata
nel sasso poi si trova un corridor lungo 20 passi largo due, che porta ove sono due fontane delle
quali una è fonda un passo dell'altra non se li trova il fondo, tutte piene d’acqua, che vi nasce, e
mai manca, si descende poi in una priggione vicino alla quale di presente v’è una colombrina di
metallo, che batte la sctrada verso settentrione indi s’appre la salita per una scala vicino alla quale
v’è un corridor lungo 20 passi, e largo 3.Da questo s’entra in una chiesa a volto tutta tagliata nella
pietra ove è un Altare, nella cui palla è dipionta la Decollazione di S. Gio:Batta, alla qual chiesa
chè vicina verso Levante una camera con l’armamento, ove sono 50: moschettoni con azalino e 50
moschetti ordinarij con le michie, 50: pistole da roda con palle e polvere preparato il tutto nelle
sue caselle in ordine; verso ponente vi sono alestite con ordine cento casse in circa di palle di
pietra da gettar sopra li nemici, che fossero sotto: dal verso sera vi sono sei gran cassoni con due
cento stava in circa per cadauno a misura bassanese di biada per vituaria; in un angolo secreto
v’è gran provigione di polvere in più botti, che sta serata con porta di ferro, fuori di questa stanza
s’entra nel corridor e s’ascende per una scala di 20 gradini di legno, e si ritrova una sala ove sono
li pogioli che guardano al basso: verso mezo giorno v’è una bella stufa di 20 piedi per angolo, e di
sopra un’altra simile, verso settentrione poi v’è altra stufa che serve per ricovro de soldati,
s’ascende ancora per una scala di legno e si ritrovano due altre stufe, che servono, per i figli del
Capitanio poi s’entra in una cucina verso mattina, nella sala vi sono due ferri da un capo all’altro,
ove sono riposte 50 secchie de curame e da un canto della sala vi sono 25 archibugi rigati da corda
con 25 moschetti in armari; poi in un concavo quadrato 50 armature di ferro , si ascende ancora
verso mattina per una scala a bovolo per sei passi, ove si ritrova una sala grande capace di due
cento persone, che viene a risponder sopra la Brenta ove sono le balestriere che battono la
stradada di setentrione, e mezo giorno, vicino alla cisterna v’è un molino che macina a mano, et in
tuto sono sedici stanze: al presente questo castello è di ragione dell’Imperator ove tiene dodici
soldati, un capitanio, e un tenente con paga tutti di mille taleri.” (M.Sale, Storia manoscritta di
Bassano, Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa, ms 33 – B – 18, carte 303r -304v)

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Risale all’erudito bassanese Mario Sale (1640 – 1682), fu copiata e citata da F. Chiuppani e costituisce l’antecedente
della famosa descrizione di A. Dal Pozzo; l’opera fu compilata negli anni 1658 – 1682.
La fortezza consisteva di due parti:
1- lo sbarramento inferiore tra la montagna e la Brenta
2 – la caverna fortificata a metà della parete rocciosa.

- Dello sbarramento inferiore è rimasto molto poco e il passaggio della superstrada ha contribuito
notevolmente a cancella re quanto rimaneva.
I due massi in mezzo alla Brenta verso Primolano a cui erano ancorate le catene di sbarramento che
servivano anche ad appoggiarvi eventuali passerelle, sono scomparsi con la costruzione delle
recenti gallerie stradali. Del recinto murario rimane un lacerto verso Cismon in precarie condizioni
statiche.
Verso Sud è riconoscibile in parte la vecchia strada e la fontanella descritta in alcune iconografie, in
particolare del 1600.
Verso Nord, a ridosso della parete rocciosa si può riconoscere il luogo dove era addossata la
casupola del posto di guardia vero Primolano. Dello strato archeologico del castello inferiore
rimane quindi ben poco.
- La caverna del castello superiore ha conservato, nonostante i passati e recenti saccheggi, molte
testimonianze. Sono riconoscibili quattro piani o livelli sui quali è costruita la fortezza.
Innanzi tutto verso valle è fondamentale la costruzione della muraglia merlata che chiude l’apertura
della grotta; quasi certamente questa, o un sistema analogo di difesa, fu la prima fortificazione. Lo
spazio tra il muro e la parete della caverna fu in parte riempito con materiale vario ricavato dalle
operazioni di scavo effettuate all’interno della grotta stessa. Attualmente questo spazio è occupato
da una galleria ipogea e da altri ambienti sotterranei.

Il rilievo topografico ha permesso il riconoscimento delle strutture inferiori che comprendono la


grande sala dell’argano da cui si entra nella galleria ipogea che porta alle cisterne dell’acqua e ai
resti di una struttura indicata come “forno” ma su cui bisognerà indagare perché potrebbe essere la
testimonianza di una fase più antica rispetto all’attuale, più avanti vi sono altri locali scavati nella
roccia. Attualmente questa galleria no presenta alcuna apertura verso la parete esterna. La grande
cisterna quadrata è interamente scavata artificialmente nelle viscere della montagna e così pure la
prigione. Sempra dalla sala dell’argano si entra, verso la montagna, in una grande “caneva” in parte
scavata artificialmente e, dalla parte opposta, si sale ad un cunicolo scavato interamente nella roccia
che porta ad una feritoia che controlla dall’alto della volta della caverna il castello inferiore e la
salita a quello superiore.
- Una scala in pietra porta al piano superiore dove si riconosce un portico o “corridoio” che verso
valle porta ad una grande sala e alla contigua chiesetta di San Giovanni decollato; tra la “sala”
caratterizzata attualmente da un muro merlato verso valle e il luogo della chiesetta non vi è
soluzione di continuità, anche questa cioè fa parte, esclusa la piccola zona occupata dall’altare,
dell’apparato difensivo con i suoi posti di combattimento. L’altare occupa lo spazio di fondo verso
Sud, sul paliotto è dipinto il sole raggiante con l’emblema bernardiniano, la mensa dell’altare è stata
notevolmente danneggiata, le pareti che lo circondano presentano tracce di affreschi ed in
particolare quella verso valle.
In questa area vi sono ancora lacerti di affreschi probabilmente pertinenti all’area della piccola
chiesa. Sempre su questo piano uno dei merli presenta due stemmi gentilizi dipinti a fresco ancora
in discreto stato di conservazione.
L’aspetto attuale della chiesa di San Giovanni decollato si può attribuire alla prima metà del 1500.
L’analisi di questo livello ha reso evidente come il Covolo presentasse due strutture: una
propriamente difensiva verso valle e impostata sulla muraglia di chiusura della grotta; l’altra è
costituita dall’insieme di costruzioni logistiche costruite verso l’interno e che a loro volta si
dividono in un nucleo verso Nord e in un altro verso Sud.
Il pavimento di questo livello è in ciottoli sia nel portico che nella sala merlata e questo testimonia
un uso intensivo dei locali; attigua al portico è stata identificata l’armeria con il pavimento in
battuto di calce e una botola che comunica direttamente con il livello ipogeo inferiore.
I pilastri del “portico” anche se in parte crollati sono tuttavia identificabili nella loro forma e
struttura.
- Al terzo livello sono riconoscibile delle stanze (le stufe della descrizione di M.Sale?) raggruppate
in un nucleo verso Nord e in un altro verso Sud. A questo livello sono ancora riconoscibili frustuli
di ceramiche e vetri mescolati con polvere e terriccio. Verso Sud a ridosso della chiesetta che si
trova al livello inferiore si vedono i resti di una grande stanza in gran parte scavata nella roccia;
verso monte ci sono resti di strutture che appaiono precedenti alla situazione attualmente
testimoniata. Particolarmente importanti sono poi i resti di una piccola “vasca” che doveva servire
probabilmente ad incanalare l’acqua che esce in questo punto della roccia quando le piogge sono
particolarmente intense, da questa si dipartiva una tubatura o una gronda che portava l’acqua
all’esterno della fortezza. Sempre da questa stanza si dipartiva una scala di legno testimoniata dai
fori di appoggio scavati nella roccia. Da questo livello si accede alle gallerie e ai locali di difesa
interamente scavati nella roccia che dal lato Sud permettono il controllo dall’alto della muratura
merlata e del castello inferiore. Una caratteristica peculiare di questo livello è la presenza di sistemi
di drenaggio e di raccolta delle acque non utilizzabili per le cisterne di approvvigionamento e che
avrebbero notevolmente disturbato la vita all'interno del castello superiore. Di questi sistemi di
drenaggio che con delle gronde, come attestato dalle iconografie, portavano l’acqua all’esterno della
muraglia ne sono stati identificati due.
- Il quarto livello ha lasciato resti di muratura nel nucleo interno verso Nord dove sono ancora
evidenti i resti di una scala un tempo in parte in muratura e in parte in legno. Da questo livello si
accede ad una grande caverna interamente nelle viscere della montagna e per gran parte scavata a
mano nella viva roccia.
Numerosi sono i fori nella roccia che attestano la presenza, un tempo, di impalcati lignei.

Particolarmente interessanti sono i “graffiti” che sono presenti un po’ dovunque (anche sopra gli
affreschi) e che coprono un arco di anni che va all’incirca dal 1500 (forse anche prima) al 1991.
Sono in gran parte autografi di soldati di guarnigione, di visitatori occasionali e di cercatori di
“tesori”(che particolarmente infestano questi luoghi) e costituiscono una specie di prezioso registro
delle presenze lungo i secoli di esistenza del manufatto.

Il rilievo ha evidenziato come il monumento abbia subito una evidente distruzione allo scopo di
smantellarne le strutture militari e poi un successivo riadattamento parziale all’epoca della prima
guerra mondiale quando il forte fu riutilizzato come polveriera. Questo è particolarmente evidente
nelle attuali strutture esterne di accesso che videro la costruzione di una scala lungo la parete
rocciosa e la grande muraglia di sostegno che fu in parte scalpellata, fino a raggiungere una nuova
entrata ricavata presso una antica postazione in posizione diametralmente opposta all’antico
accesso.
Questo nuovo accesso è l’unico razionalmente praticabile e restaurabile a meno di ripristinare
l’antico argano a mano con una cesta o assicella appesa ad una fune…
Rilievo topografico in pianta e alzato del castello del Covolo. Atti della commissione austriaca e
veneta del 26 luglio 1753. Biblioteca Bertoliana di Vicenza, raccolta mappe, n° 284.
BIBLIOGRAFIA.

AA.VV., Il Covolo di Butistone; testimonianza storica, rilevanza culturale, risorsa turistica.


Presentazione degli studi e delle indagini finalizzati alla valorizzazione alla tutela ed al recupero.
Comunità Montana del Brenta, Comune di Cismon, Ministero per i beni e le attività culturali.
Cismon del Grappa 15 settembre 2001 (con bibliografia).
ASA 1956 e 1979:
Bonato M., Storia dei Sette Comuni e Contrade annesse, dalla loro origine sino alla caduta della
Veneta Repubblica, Padova 1858 . , tomo I pp. 62-63
Bortolami S., L’Altipiano nei secoli XI - XIII: ambiente, popolamento, poteri. In AA.VV., Storia
dell’Altipiano dei Sette Comuni,Vicenza 1994, p. 290:
Brentari O., Guida storico alpina di Bassano Sette Comuni,Canale di Brenta, Marostica,
Possagno., Bassano1885, p. 106.
Caldogno F., Relazione delle Alpi Vicentine e de passi e de popoli loro del conte Francesco
Caldogno , per Nozze Rossi-Garbin, Padova Prosperini1887.
Cambruzzi A., Storia di Feltre, voll. I -II, Feltre1874 (1971)
Chemin A., Patrimonio storico e archeologico nel Canale di Brenta - Note e indicazioni per un
riconoscimento. Seminario su “ La valle del Brenta: salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente nei
suoi aspetti storici, naturalistici, paesaggistici”, Comunità Montana del Brenta (7 marzo 1992)
Chemin A. , Il Covolo di Butistone: un progetto per rileggere una storia. in AA.VV., Cismon del
Grappa. Terra di confine tra archeologia e storia. Cismon 1996 (Atti del convegno di Studi Storici
Cismon del Grappa. Terra di confine tra archeologia e storia, Cismon 9 e 10 agosto 1994).
Chemin A., La “Torre di Ezzelino” - Il Covolo di Butistone - Il ponte Subiolo. Note per un
percorso museale nel territorio del canale di Brenta e della Pedemontana. Relazione introduttiva,
Consorzio progetto Ambiente luglio 1995.
Donazzolo G., Il Covolo di Primolano, in “Questa è Vicenza”, pp.222-226.
Guicciardini F., Storia d’Italia, libro 9, capitolo 4.
Scandellari A., Canale del Brenta, Itinerari Alpini, CAI, bologna 1981.
STADESES (MGH,Annales Stadeses, tomo XVI,338). [inserito in bibl. giovedì 13 luglio 2000]
Wassermann P., <Der Schlern> n. 11 1981, pp. 553-562; n. 12 1982; n. 3 1983.
Wassermann P., Il Covolo di Butistone, in <Le Dolomiti Bellunesi> n. 10 1983.
Wassermann P., Notizie e fonti sul Covolo di Butistone, supplemento al n. 65 de <La Gusella> di
Cismon del Grappa quaderno n. 2 a cura di E. Vanin e Katia Occhi, Villa del Conte1992..
SUGGERIMENTI OPERATIVI

Nella fortezza superiore del Covolo sono già stati eseguiti importanti lavori di consolidamento e di
messa in sicurezza della via di accesso che risale agli anni della guerra 1915 – 18. In particolare è
stata sistemata la volta che sostiene il pavimento e le strutture restanti del secondo livello e tra
queste la cappella di San Giovanni decollato.
Tali lavori sono stati preceduti da studi storici, sulle caratteristiche peculiari della struttura
architettonica, da un rilievo topografico e da una campagna fotografica.

Questi studi e interventi sono stati fondamentali per la salvezza fisica del monumento.

Per una conoscenza più approfondita e per salvaguardare le informazioni che il monumento
contiene è necessario:
- Una nuova campagna di rilievi finalizzali a documentare in particolare affreschi,
graffiti e quanto eventualmente sia presente sia sulle strutture murarie che sulla roccia.
- Una rimozione del materiale non nel suo luogo originario condotta scrupolosamente
con criteri archeologici.
- E’ necessario procedere con il consolidamento immediato di tutto ciò che è a rischio
di crollo.
- Per quanto riguarda l’area al piede della roccia e pertinente a ciò che resta del
Castello inferiore è urgente un consolidamento per impedire crolli e smottamenti.
- Ciò che resta dell’antica strada imperiale-postale e della fontanella a Sud va
adeguatamente protetto. Sembra che proprio in questa area siano state rinvenute le monete antiche
sopra descritte.

UTILIZZAZIONE DEL MONUMENTO

Il monumento restaurato e recuperato parlerà di se stesso e della sua storia, sarà quindi aperto alla
visita e i suoi locali si presterebbero ad interessanti utilizzazioni culturali confacenti alla natura
stessa del luogo.
Il materiale ritrovato nel luogo stesso potrebbe trovare una adeguata sistemazione museale se sarà
possibile ricavare dei locali adeguatamente protetti.
E’ necessario notare che l’apertura al pubblico prevede, anche se minime, delle strutture igienico-
sanitarie.
L’area al piede della roccia è bene sia attrezzata ad accoglienza, a parco storico-naturalistico e con
un possibile collegamento con il Forte Tombion, “strada del genio” a ponte della Piovega.
Il monumento va reinserito nel suo antico contesto di collegamento con il dispositivo militare
costituito dal Castello della Scala dalla Bastia di Enego e dal ponte del Pedancino. Il tutto sarebbe di
una inedita e unica importanza storica e ambientale con notevoli ricadute turistiche.

E’ da ricordare che la suggestione del luogo e del monumento era tale da farlo considerare uno dei
punti caratteristici del paesaggio europeo.

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