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Il territorio aversano nell’età antica

Nel IV sec. a.C. l’Agro Aversano era


caratterizzato da una distribuzione della
popolazione per fattorie e villaggi secondo un
modello ampiamente diffuso nella pianura
campana.
Numerose tracce della centuriazione romana sono
ancora oggi visibili nel territorio.
Al centro di una delle maglie della centuriazione
romana agli inizi del sec. XI esisteva il casale
Sancte Paule at Averze, sviluppatosi intorno a una
cappella rurale dedicata al culto di san Paolo.
Posto a breve distanza dal corso del fiume Clanio,
nell’area compresa tra la via consolare Campana
(a otto miglia da Capua: in octabo) e la via
Atellana, il casale era snodo fondamentale di
comunicazione tra nord e sud, tra il mare e le
città dell’interno.
La via Campana collegava Capua,
ossia l’attuale S. Maria Capua Vetere,
con Puteoli (Pozzuoli), che dal II sec.
a.C. e fino all’età traianea rappresentò
il più importante porto di Roma, al
centro dei traffici del Mediterraneo
occidentale.
La via Campana riprendeva un
percorso sicuramente più antico. La
significativa divergenza di orientamento rispetto alla centuriazione
dell’Ager Campanus, con la quale non
presenta alcuna relazione, e il
rinvenimento lungo il suo tracciato di
resti di necropoli, databili soprattutto
nel IV sec. a.C., ad Aversa, Qualiano,
Giugliano e Quarto, sono sicura
attestazione di tale preesistenza.
Alcuni studiosi ipotizzano che la
pianta di Aversa possa essere
derivata da una motte circolare.
Il termine motta compare nel X
secolo e indica una collina
artificiale eretta con il terreno di
risulta proveniente dallo scavo
del fossato che circonda l’altura
stessa e il sistema di difese, più o
meno articolato e di forma
solitamente circolare o ellittica,
contenuto all’interno del recinto.
Le motte sono tra le prime opere
di architettura militare
relativamente stabili. Diffuse
dapprima nei territori d’Oltralpe,
a partire dal Duecento diventano
comuni anche nel Nord Italia

Prima cerchia di mura


Il casale preesistente venne incluso dai
normanni nel perimetro della nuova città,
segnato inizialmente da una cinta di
muraglioni di terra, su pianta anulare,
circondati da fossati. Successivamente, i
fossati furono sostituiti dalle prime mura.

La prima cerchia di
mura corrisponde
attualmente – in senso
orario, partendo dal retro
del Seminario Vescovile
– al tracciato di via
Giuseppe Sellitto, via
Domenico Cirillo, via
San Nicola, via Santa
Marta e vico San
Domenico.

La seconda cinta muraria


Lo sviluppo demografico ed
economico della città in pochi anni
rese necessario un ampliamento del
perimetro urbano, con la creazione
di un anello di mura più largo, che
comprendesse anche i borghi di
nuova formazione.
La città era allora suddivisa in sei
borghi: Santa Croce (l’area
dell’attuale piazza Marconi),
Sant’Antonino (poi San Domenico),
San Giovanni, Sant’Andrea, Santa
Maria (a Piazza) e San Nicola.

La seconda cinta muraria


La seconda cinta, realizzata dopo l’assedio
delle truppe di Ruggero II nel 1135,
rispettava la struttura radiocentrica
originaria e si collegava al centro ideale
della città attraverso una serie di tracciati
stradali radiali.
Le porte cittadine, inizialmente cinque, in
seguito sette, si aprivano sui principali
percorsi che già strutturavano i precedenti
nuclei.
In prossimità degli ingressi alla città erano i
Sedili, poli importanti dell’insediamento
normanno. Essi , come le analoghe strutture
napoletane, avevano anche il compito di
custodire le porte cittadine.

Le cinque porte
della seconda cerchia
1. Porta S. Maria (doc. 1155)
2. Porta S. Nicola (doc. 1174)
3. Porta S. Andrea (doc. 1195)
4. Porta S. Giovanni (doc. 1204)
5. Porta Nova (doc. 1181)
La terza cerchia
Carlo II d’Angiò diede un nuovo assetto
ad Aversa con la costruzione della Via
Nova (1304). Il nuovo asse viario
(l’attuale via Roma) migliorò
notevolmente i collegamenti tra Napoli
e Capua , determinando l’abbandono
dell’antica strada consolare.
L’Hospitium regio e il convento dei
Celestini di Casaluce, situati ai margini
della città originaria nel borgo del
Mercato del Sabato, divennero con la
costruzione della nuova strada un polo
d’attrazione, che fu collegato alla
cattedrale da via Seggio, ottenuta con lo
sventramento del primo nucleo
normanno.

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