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Il testo epico
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Il percorso didattico si propone di guidare lalunno a uneducazione letteraria seria, ma dinamica che consenta di legare il passato con il presente (anche quello pi vicino allo studente);
di rileggere la tradizione non come un passato lontano, ma come uno spunto sempre attuale
di riessione; di conoscere e confrontare culture diverse nello spazio e nel tempo.
Sul piano letterario e storico-culturale lintero percorso antologico tiene sempre vivo linteresse per la contestualizzazione storica dei testi, per i generi letterari di cui essi sono espressione e per la comprensione delle basi delle tradizioni letterarie europee.
Il testo di ogni volume inne completato da schede darte legate alle tematiche delle unit,
mentre uno specico percorso di schede di cinema viene offerto nella Risorse per linsegnante
da fotocopiare o stampare per la classe.

QUESTO CORSO COSTITUITO DA:


ISBN 978-88-201-3061-9
ISBN 978-88-201-3065-7
ISBN 978-88-201-3121-0
ISBN 978-88-201-3205-7

VOL.1 - IL TESTO NARRATIVO


VOL.2 - IL TESTO POETICO
VOL.3 - IL TESTO EPICO
GUIDA PER LINSEGNANTE + CD-ROM

3121
BOTTA
GALEOTTO FU IL LIBRO
VOL.3 - IL TESTO EPICO

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Galeotto fu il libro Il testo epico

Lopera composta da tre volumi, dedicati rispettivamente al testo narrativo, al testo poetico e
allepica. Limpostazione privilegia il testo letterario, ma con possibilit di connessioni con altre
tipologie testuali. Lordine di presentazione dei testi , in linea di massima, cronologico; in ogni
unit sono tuttavia previste rubriche che riprendono determinate tematiche e generi nel tempo.
Ogni brano corredato da unampia e puntuale Analisi del testo. Le conoscenze sono articolate in
nuclei signicativi allinterno dellevoluzione del genere e/o della tematica. Pur nella centralit
del testo letterario, non si trascurano agganci a diversi linguaggi espressivi: nel primo volume al
testo argomentativo, saggistico e giornalistico; nel secondo al teatro; in tutti allarte.

Botta

FU
LI
L.

Noi leggiavamo un giorno per diletto


di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per pi fate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non a diviso,
la bocca mi basci tutto tremante.
Galeotto fu l libro e chi lo scrisse:
quel giorno pi non vi leggemmo avante.
Dante, Inferno V, vv. 127-138

In copertina: Libro liturgico di scuola tedesca, XVI secolo, Gemaeldegalerie Alte Meister, Kassel. Bridgeman/Fototeca Alinari

O
IL
VO

Galeotto fu il libro

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31
21

QUESTO VOLUME, SPROVVISTO DEL TALLONCINO A FRONTE (O OPPORTUNAMENTE PUNZONATO


O ALTRIMENTI CONTRASSEGNATO), DA CONSIDERARSI COPIA DI SAGGIO - CAMPIONE GRATUITO,
FUORI COMMERCIO (VENDITA E ALTRI ATTI DI DISPOSIZIONE VIETATI:
ART. 17, C. 2 L. 633/1941). ESENTE DA IVA (DPR 26.10.1972, N. 633, ART. 2, LETT. D).
ESENTE DA DOCUMENTO DI TRASPORTO (DPR 26.10.1972, N. 633, ART. 74).

Galeotto fu il libro

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Nerella Botta

Galeotto fu il libro
3 Il testo epico
A. La vita: unitariet e diversit dei viventi

LOESCHER EDITORE
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione

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Loescher Editore - 2009


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Ristampe
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2015

2014

2013

2012

2011

2010

2009

ISBN 9788820131210
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di questopera, possibile che in essa siano riscontrabili errori o imprecisioni.
Ce ne scusiamo fin dora con i lettori e ringraziamo coloro che, contribuendo
al miglioramento dellopera stessa, vorranno segnalarceli al seguente indirizzo:
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www.allmoviephoto.com; p. 27: Rizzoli, 2003; p. 29: RCS Quotidiani S.p.A.,
2006; p. 30: Muse du Louvre/Parigi, Logos, 2006; p. 32: Archivio
Scala/Firenze, Il Sole 24 Ore S.p.A., 2006; p. 34: Giunti Editore S.p.A., Firenze,
2005; p. 36: Photo Akg-Images, Londra/E. Lessing, Logos, 2006; p. 40:
Sothebys Picture Library, Logos, 2006; p. 42: Claudiana, 1997; p. 45: Gruppo
San Paolo e Edizioni Bolis, 1997; p. 47: Christies Images Ltd, Logos, 2006 ; p.
49: McRae Book srl, 2006; p. 54: Il Venerd di Repubblica, n. 981, 2007; p.
56: McRae Book srl, 2006; p. 58: British Museum/Londra, Mondadori Electa
S.p.A., 2007; p. 60: Gribaudo/Knemann, 2004; p. 63: RCS Quotidiani S.p.A.,
Milano, 2005; p. 65: Lessing/Contrasto, Il Sole 24 Ore S.p.A., 2006; p. 67:
Lessing/Contrasto, Il Sole 24 Ore S.p.A., 2006; p. 70: Gruppo Editoriale
lEspresso S.p.A., 2008; p. 71: Gruppo Editoriale lEspresso S.p.A., 2008; p. 77:
Logos, 2006; p. 81: Archivio Scala/Firenze, Il Sole 24 Ore S.p.A., 2006; p. 82:
Giunti Editore S.p.A., 2005; p. 88: Edizioni Piemme, 2005; p. 93: Rizzoli
Editore, Milano, 1977; p. 95: Giunti Editore S.p.A., 2005; p. 107: Bridgeman
Art Library, McRae Books sr, 2006; p. 112: Logos, 2006; p. 115: Utet, 2002; p.
118: H. Lewandowski/Photo RMN, Gruppo Editoriale lEspresso, 2008; p. 125:
Photoservice Electa/Akg-images, McRae Book srl, 2006; p. 126: Photoservice
Electa/Leemage, McRae Book srl, 2006; p. 139: Archivio Giunti, all. al n. 239
di Art e Dossier, n. 2007; p. 139: Photoservice Electa/Akg-images, McRae
Book srl, 2006; p. 143: Rizzoli, 2004; p. 149: E. Lessing/Vienna,
KeyBook/Rusconi Libri, srl, 2001; p. 154: Gruppo San Paolo, e Ed. Bolis, 1997;
p. 160: E. Fornaciari/G. Neri; p. 163: Archivio Giunti, all. al n. 165 di Art e
Dossier, n. 165, 2001; p. 165: Gruppo Editoriale lEspresso, 2007; p. 166:
Mondadori Electa S.p.A., Milano, 2005; p. 172: De Agositni Editore, 2005; p.
175: European Book, 2005; p. 176: Archivio Giunti, Giunti Gruppo
Editoriale/Firenze, 2001; p. 180: Istituto Geografico DE Agostini srl/Novara,
1980; p. 183: Mondadori Electa, 2002; p. 184: Logos, 2006; p. 187: Gruppo
San Paolo, e Ed. Bolis, 1997; p. 189: The Trustees of the British
Museum/Londra, McRae Books srl, 2004; p. 198: Logos, 2004; p. 201:
Edizioni Piemme S.p.A ., 2005; p. 202: Kimbell Ar t Museum/For t
Worth/Texas, Logos, 2006; p. 205: RCS Quotidiani S.p.A., 2006; p. 209:
Mondadori Electa S.p.A., 2002; p. 215: Archivio Scala/Firenze, Il Sole 24 Ore
S.p.A:, 2005; p. 217: Biblioteca Ambrosiana/Milano, Taschen GmbH, 2003; p.
219: RCS Quotidiani S.p.A., 2006; p. 222: Skira Editore/Milano, 2002; p. 223:
RCS Quotidiani S.p.A., Milano, 2006; p. 225: Rizzoli, 2003; p. 233: Electa
Napoli, 2002; p. 237: RES; p. 238: Mondadori Electa, 2002; p. 245: McRae
Books, 2007 p. 257: Archivio Scala/Firenze, Il Sole 24 Ore S.p.A:, Milano,
2005; p. 260: RES; p. 271: Il Medioevo, n. 10, 2006; p. 272: RCS Quotidiani
S.p.A., Milano, 2006; p. 273: The Bridgeman Art Library/Archivi Alinari,
Firenze; p. 274: (1)Rizzoli, Milano, 1977; (2)Arnoldo Mondadori Editore
S.p.A./Milano, 2007; p. 277: Rizzoli Editore, Milano, 1977; p. 279: Archivi
Alinari/Firenze; p. 280: Il Medioevo, n. 5, 2006; p. 281: Giunti Einaudi
Editore S.p.A., Torino, 2007; p. 283: BNF/Parigi, Editori Laterza, 2005; p. 289:
Gruppo Editoriale Fabbri, 1985; p. 290: Gruppo Editoriale Fabbri, 1985; p.
293: Gruppo Editoriale Fabbri, 1985; p. 294: Robert Burns/Sothebys Picture
Library, McRae Book srl, 2006; p. 297: BNF/Parigi, Editori Laterza, 2005; p.
299: De Agostini Editore S.p.A., 2005; p. 309: All. al n.5 di Art e Dossier, n.
1986; p. 321: Medioevo Dossier, n. 2, 2001; p. 322: RES; p. 323: RES; p.
325: Archivio Scala/Firenze, Il Sole 24 Ore S.p.A:, Milano, 2005; p. 326:
Archivio Scala/Firenze, Il Sole 24 Ore S.p.A:, Milano, 2005; p. 337: Il
Medioevo, n. 6, 1998; p. 334: Archivio Scala/Firenze, Il Sole 24 Ore S.p.A:,
Milano, 2005; p. 335: Edizione speciale per il Corriere della Sera, RCS
Quotidiani S.p.A., 2005; p. 339: Mondadori Electa S.p.A., Milano, 2004; p.
341: De Agostini Editore S.p.A., 2006; p. 351: Mondadori, 2002; p. 353:
Fabbri Editore, 1986; p. 356: Mondadori Electa S.p.A., Milano, 2004; p. 363:
Mondadori Electa S.p.A., Milano, 2004; p. 365: Mondadori Electa S.p.A.,
Milano, 2003; p. 373: Mondadori Electa S.p.A., Milano, 2005; p. 371: Rizzoli,
2003; p. 374: De Agostini Editore S.p.A., 2005.
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Copertina: Visualgrafika - Torino
Stampa: Rotolito Lombarda - Pioltello (MI)
Le schede darte sono state curate da Paola Viotto.
Le indicazioni sui film nelle pagine Di testo in testo sono di Fabrizio Esposito.

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3121_bottaEPICA_001_010:Introduzione Poesia

12-12-2008

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Galeotto fu il libro
Il linguaggio dellepica

Unit 3

Il viaggio e il ritorno
Io tho dato le ali, con le quali sul mare infinito
tu volerai e su tutta la terra, librandoti senza fatica...
Per tutti quanti amano il canto, anche futuri,
tu parimenti vivrai, finch la terra esista
ed esista il sole.

Il modello dellavventura
Omero

Intersezioni

Odissea:
Narrami, o Musa, delleroe multiforme...
Atena e Telemaco
La tempesta e lapprodo
Nausicaa: lospitalit ritrovata

Unit 2

Dossier:
Odisseo: aspetti
di un mito
Dante Aligheri
Lo maggior corno
della fiamma antica
Giovanni Pascoli
Sono Odisseo, figlio di Laerte...
Calypso
Polifemo:
mondo senza
leggi
Unaun
divina
superiorit
Constantinos Kavafis
Lincantesimo
di
Circe
Omero
Iliade:
Itaca
Il canto delle Sirene
Canta, o dea, lira di Achille...
lantico:
La lite tra Achille eRileggere
Agamennone
CredereealDiomede
ritorno
Il legame ospitale: Glauco
La prova e la vendetta
eRoberto
Mussapi
Lincontro tra Ettore
Andromaca
La prova con larco
La fine di Patroclo Non fu la spelonca,
Linizio della strage
non il buio...
Il duello finale
Il riconoscimento di Penelope
Fu un lungo viaggio...
Achille e Priamo

Lira e la guerra

Teognide I, 237

Il fascino del racconto

Il mito, un vivaio di simboli


Che cos un mito
Le caratteristiche della narrazione mitica
Miti di ieri e di oggi

12
12
13

Lepica, racconto sugli di e sugli eroi


Le origini dellepica
Le caratteristiche dellepica orale
Il ruolo del cantore

15
15
16

Lepica darte
Dallepica spontanea allepica riflessa
I livelli della narrazione

18
19

Il romance: una favola eroica


Il mondo dellimmaginario
Oltre il romance: il fantasy

Unit 1

Il volume articolato in
unintroduzione generale,
IL LINGUAGGIO
DELLEPICA, e in sette
UNIT.
Lordine di presentazione dei
testi , in linea di massima,
quello cronologico.

22
24

In principio...

Intersezioni
Dossier: I volti di Elena

Saffo

La cosa pi bella
Stesicoro
Palinodia
Ghiorgos Seferis
Elena

Arte: Lavventura
Rileggere lantico:
Alle originideldel
mondo
desiderio
Il bagliore delle armi
Enuma ElishUlisse eQuando
le Sirene lass
Elena: la bellezza funesta
Alessandro Baricco
Marduk, un dio perfetto
Andromaca, sposa di guerra
Esiodo
Dal Caos al KsmosUnaltra bellezza.
Postilla sulla guerra
Lavvento di Zeus

Intersezioni

Luniverso femminile

Arte: Uniti per la guerra


LOlpe Chigi
Linnocenza e la colpa
Genesi
Luomo, immagine di Dio
La cacciata dallEden
Esiodo
Linganno di 125
Prometeo

Il modello del viaggio


Il Racconto del naufrago
Epopea di Gilgamesh In viaggio verso lignoto

Dossier: Prometeo,
il Titano dalla parte
delluomo
Eschilo
Prometeo incatenato
Wolfgang Goethe
Inno a Prometeo
Rileggere lantico:
La nascita di unamicizia
Paola Capriolo
Enkidu e il re
Arte: LOriente
e lOccidente
Il Trono Ludovisi
e la nascita di Venere

77

Perch leggere i classici?


Una definizione di classico
La parola a Italo Calvino

25
25

11

29

Ogni brano accompagnato da


unampia introduzione, da note
lessicali e da una puntuale
ANALISI DEL TESTO.
Lapparato di ESERCIZI ricco
di prove graduate sia di
comprensione-analisi che di
produzione.

Il mito
e la storia

Publio Virgilio Marone


Rifle
ssione

Le armi canto e luomo...

10

(Virgilio, Eneide,
trad. di
M. Ramous,
Venezia,
Marsilio,celebrandone
1998, I, vv. 1-11)
to nuovo
della
grandezza
di Roma,
la storia nazio-

nale e la missione universale e ricavando dalla ricostruzione


1. Lavinio: la citt che Enea avrebbe
fondaerudita
un preciso significato archeologico e storico. Allinterno
to in onore della moglie Lavinia,
figlia vicenda
del re
della
leggendaria che, nel suo rifarsi al mito troiano,
Latino.
ricollegava le origini della citt eterna al mondo greco, Virgilio
2. Penati: divinit tutelari della famiglia e del
inserisce la narrazione profetica della storia di Roma, forfocolare domestico.
cos
3. padri albani: i re di Alba, nendo
progenitori
di piena giustificazione alla grandezza di un impero, destiRomolo e Remo, fondatori di Roma.
nato a dominare nei secoli perch nato da un eroe, Enea, figlio
4. regina degli dei: Giunone,
moglie
della
deadiVenere e del mortale Anchise.
Giove.

Nel contesto di tale apparato la


rubrica UN LAVORO PER TE si
colloca come specifico momento
operativo in cui si cura una precisa
competenza.

Indipendentemente dagli echi letterari di chiara impronta omerica, lEneide opera di un unico artista colto, Virgilio: infatti un
poema di grande dottrina, frutto della cultura e della mentalit
romane, fondate sulle grandi virt delleroismo, della lealt,
dellobbedienza agli di; e in questo senso ben si comprende
perch Augusto lavesse concepita come il libro che celebrava la
Nicolas
Poussin,
storia
nazionale e lannuncio della missione universale di Roma.
Venere mostra le armi
a Enea,
1639.

Analisi del testo


Enea, un eroe complesso Nel proemio dellEneide, il il poeta ha di s: la protasi virgiliana non dominata dalpoeta latino Virgilio richiama in parte il modello omerico: la figura della Musa, ma si apre con io canto. presenanchegli intende celebrare un eroe, Enea, esule da Troia per te cio una duplice consapevolezza: quella di una voce
volere del destino, perseguitato da avverse divinit e desti- narrante in prima persona, senza la tradizionale imparnato ad affrontare un lungo viaggio verso lItalia e una dura zialit omerica, e quella del poeta che si permette interguerra contro i Latini, prima di fondersi con essi per dare ori- rogativi e interventi di commento (metalessi). Di tal
gine alla stirpe romana. Delleroe protagonista Virgilio esal- genere al v. 11 lespressione A tal punto giunge lira dei
ta gi nel primo verso la 
virt
guerriera:della
le armi e luo- celesti?, nella quale Virgilio gi lascia trasparire il proProcessione
mo sono le parole-chiave
chediaprono
la narrazione. Enea blema centrale dellEneide, ossia la fede delluomo nelle
famiglia
Augusto
per non solo un guerriero,
masud
anche
un uomo insigne per divinit.
sul lato
dellAra
Pacis:
la gens
piet: le sue qualit sono
dunque
profonde e complesse e,
Giulio-Claudia.
daltra parte, il suo viaggio
ha tratti diversi da quello di Odis- Originalit della protasi La protasi dellEneide , dun216
que, tradizionale
seo, configurandosi fin dal proemio pi come la peregrinaUnit 5 Dalla Grecia
a Roma nella struttura (argomento del canto, invozione dellesule alla ricerca di una nuova patria che non cazione alla Musa, sommario delle vicende che saranno narrate), ma originale nella concezione, pi vicina a quella delle
come un viaggio esperienziale e conoscitivo.
Argonautiche di Apollonio Rodio che non al modello omerico:
Autonomia di poeta La distanza tra Omero e Virgilio in entrambe queste opere infatti chiara lautonomia del
per evidente soprattutto nella diversa concezione che poeta e la presenza della sua soggettivit.

220

In dettaglio
Una traduzione famosa

Le armi canto e luomo che per primo dalla terra di Troia


1
spinto
esule raggiunse lItalia eassando
i lidi didal
Lavinio
mondo ,greco
a quello latino, attraverso la mediadal fato e flagellato in terra
in mare
dallostilit
zioneedella
tragedia
di Euripide e il modello di Apollonio Rodio,
degli dei, dallira implacabile
dellatroce
Giunone,
il poema
epico subisce
una profonda evoluzione non solo sul
e dopo aver sofferto
a lungo
in guerra,
per poter
fondare
piano
dei contenuti,
ma anche
a livello
tecnico e strutturale.
Il patrimonio
leggendario
ancheradici
lepica latina attinge, tende
, dando
la sua citt e introdurre
nel Lazio
i Penatia2cui
assumere
un3 prevalente
carattere
si assiste cos a un
e alle mura
eccelsestorico:
di Roma.
alla stirpe latina, aiadpadri
albani
di storicizzazione
del mito
che cerca di spiegare e di
Musa, dimmi tu le processo
cause: per
quali offese al suo
onore,
ricostruire i tratti di un passato
avvolto nella leggenda mediante
un uomo
per quale mai rancore
la regina degli dei4 costrinse
unattendibile documentazione storica. In questo senso lopera pi
cos devoto a dibattersi
in tante
sventure,
a subire
significativa
lEneide,
il poema
in cui Virgilio (70 - 19 a. C.)
tanti affanni? A talriprende
punto giunge
lira dei
celesti? in chiave mitica il sentimenechi omerici
per esprimere

Unit 5 Dalla Grecia a Roma

A chi
ap
notte partiene
la
di
second Troia? Si voce narra
nte ne
o gr
Anche per lEneide, come per i poemi omerici, riportiamo lincipit in una traduzione famosa: quella
ditratta
12 Indiv
suocinquecentesca
ruolo ado?
Per qu di un na llepisodio
idu
Annibal Caro (1507-1566) che presenta, rispetto al testo originale latino, diversi ampliamenti 9
e rimaneggiamenti.
sua
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In quad Andes,
l
poeta
latino
Publio
Virgilio
Marone
nacque
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a
ali pu, pi
versione in endecasillabi sciolti, realizzata in soli tre anni dal 1563 al 1566, ma pubblicata postuma nel 1581
chere
Polidor
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nti de a Cre-?
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Mantova,
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C. Doporinascimentale
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una traduzione un vero e proprio rifacimento del
testo allanel
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Polidor
mona e a Milano, si rec a Roma e poi an
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Larmi canto e l valor del granderoe fond gli interessiil per
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Latini, il regno
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letteratura
e la10
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AnalizzaQuando scoppinarratore? Polidoro
mil signif in greco
vane?
Vi sono puoi notar
che pria da Troia, per destino, a i liti la guerra civile, ine seguito
e spieg(44 a. C.),
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Roma.
Giulio
Cesare
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e agricola.
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e di terra e di mar perigli incorse,
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del cielo, e di Giunon lira tenace;
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e con che dura e sanguinosa guerra Bucoliche gli procur
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nate, ricchissimopossono
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letterati.
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fonica che riprodu :
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ripose in Lazio: onde cotanto crebbe Come risarcimento delle terre che gli erano state sottratte, ricedelle
un co ad accresc questa dim ha unam
parole,
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vette da Ottaviano una villa a Napoli e vi si trasfer. Qui, su invito di cir ne il fascin ensione tem ntazione
16 Ne
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to di Mecenate, compose tra il 37 e il 30 a. C. le Georgiche, un
ci righe Motiva la rale contr
tragic to virgilian
Simone Martini,
risposta i.
a fine.
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poema in quattro libri che ha per argomento la vita dei campi.
frontespizio di un
Prova Polidoro no
con
a narra
n ra
Fu Ottaviano Augusto, che regnava incontrastato su tutto lim- codice con le opere
rla co cconta nu
di Virgilio, 1340.
pero, a proporre a Virgilio, Le
ormai
n magg
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pisodfamoso, di cantare la gloria di
lla
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Roma con unopera che, narcidi sia io virgilian
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antichi
proco
Il tono
epico
del
latino
da Ramous, il
sfo mantenuto
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Comprensione
cos pe rmate, pe lidoro viene
genitori, esaltasse
lo spirito
Attraveitaliano,
r tuttamezzo rdipuuna
ripreso
.......................................
niz disposizione
rsand per
peche
guerriero e le virt morali
o la se leternit ione del lor da Dant
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1 Distingui, nel proemio dellEneide, i versi che contengono:
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lva
delle parole
che si
dallordine
standard
soggeto
avevano reso grande
laglicitt
ere di l ramoscell dei suici no condan peccato, nel XIII ca
di, Da
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a. Lenunciazione dellargomento: ..................................................
in tro
Fe oggettooe tro
nto de
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eterna. Il poeta to-verbo-complemento
lavor De
quindi
nc
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nc di .......................................
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llepis deric
odio rip o II che, ac ato esce, , su esortaz serne privi hi e in stran llInferno
b. Linvocazione alla Musa: ..................................................................
con entusiasmo allEneide
per
instermini
.
cu to, di
e piante , dove
e .......................................; egli
ortiainoltre
ion
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mo i ve sisaserve
al sang e di Virgil
pare
: come immagin
diecigianni,
via
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2 Quali sono le tematiche del poema che emergono
dal perfezionando
ing
io, sp
a
All o di uso .......................................
iniziaaffinch ius
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.......................................
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tamen ue, una vo
li, che il tesi nella che le anim
via il disegno generale del poe-or porsi la
ce ch za un ramo
proemio?
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3 Leroe protagonista non citato per nome, malingua.
individuaa della to, si era uc r essere
Nel 19 a........................................
C. ne termiil
.......................................
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Da ch delloriginale
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metam
to attraverso le fasi salienti della sua vita: rintracciale
e ma, insoddisfatto
igio str
e fatto o grid: P gran pruno;
n la stesura
orfos o per la ve a di Pier
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7 Che cosa significa
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Vign inario
della resa stilistica di certi
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dir: P tresafrasi
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a. Perch esule.
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saggi, decise di compiere
uni tu spirt
parola. Uomini
o di pie mi scer o,
b. Dove ha condotto e insediato la sua gente.viaggio in Grecia,
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patria
delpi?
tad alc
mo, e
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c. Quale citt fonder.
or sianel etesto.
vrebb presenti
uno?
Individua
metafore
39 se lepoele arti e culla 8degli
antichi
m
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state
ser la
sterp condotta da
fossimlinvocatio
4 Quali erano le parole-chiave del proemio dellIliade
qua- 9suoPerch
mi dieOmero,
primo
ispiratua ma tiMusa
tuo avviso
Coame
o anim alla
n pi i:
dun
li quelle dellOdissea? Quali sono le parole-chiave
del proetore.
Ammalatosi
gravemente
e didi domande?
pia, Anche OmeVirgilio
una
serie
daattraverso
zzofitta
lun de sti
verde serpi.
ca
mio dellEneide? Che cosa puoi notare facendo
un condurante
il viaggio,
mor
al ritore cig
ch alla Musa con cos tanro42
e Apollonio
ola peRodiopi,sichrivolgevano
e da la arso sia
fronto tra i tre incipit (osserva anche lordine
cui
r
no a in
Brindisi,
dove
era
s desbarcati interrogativi?
ltro ge
la sche vento che
me
compaiono nellEneide i vocaboli pregnanti)? to. Nonostante avesse
parole dato
ggia ro va via,
e
tta
45
sa
usciva
ng
cadere ben
disposizioni
5 Perch nellintroduzione abbiamo affermato che
il poeta testamentarie
insiem
, e ste ue; ondio
precise
perch
il
manoscritto
las
e
tti
cia
dellEneide pi simile a quello delle Argonautiche che Produzione
come
luom i la cima
delrisposta
poema venisse distrutto,
non a quello dei poemi omerici? Giustifica la tua
che tem
lopera fu salvata
dallinterven10 A
tal punto giunge lira dei celesti?:e.con questa domananche in base al testo.
to di Ottaviano,
che
ordin
di linvocatio e passa allexspositio. Rilegda
Virgilio
chiude
Dopo
aver del poeta.
ignorare la volont
testo
proemio e cerca di individuare quale funzio1 Qu giletil to
co del
atten
217
ali pane Virgilion attribuisca
agli
di
e
confrontala con quella che
Riflessione
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2 Ch
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i deloro
assegnava
Omero.
e signif
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Pier
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alle se di Annibal
delle
6 Completa il seguente testo inserendo adeguatamente
ha lala traduzione
od
Che sig
11 Confronta
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Ramous
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guenti
o sono con quella
metam
e, inc
nifica
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parole che trovi qui sotto:
pres
ision
Carotosopra
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in luce
le
caratteristiche
delnde:
ha la riportataorefos
enti sia
i di Po
e di Gu
me
lid
tam
in
virgiliano - traduttore - aulici - anastrofi - traduzione stave
le due rese sia sulorpiano
su quelli sintattioroche
Virgil
in Vir
fos lessicale,
Dor
io che
gilio?
.
solennit - iperbati - non comune
co, metrico e retorico. i di Pier de
in Da
lle Vig
221 nte?
ne in
Dante
?

Un la
voro
per te
Polid
oro e
Pier
delle
Vigne

Esercizi

237

Dossier
fida unicamente dei propri mezzi e non ricerca soluzioni trascendenti. Eppure noi,
come Dante e come gli altri lettori successivi, non possiamo fare a meno di ammirare
la grandezza di un tentativo che, pur destinato al fallimento (e forse proprio per questo), ci ricorda che la scienza lultima perfezione della nostra anima, ne la quale sta
la nostra ultima felicitade (Dante, Convivio, I, I, 1). La storia di Ulisse riguarda allora lesistenza di ciascuno di noi tra essere e non-essere, fra desiderio, illusione e destino perch semenza delluomo [...] non di vivere da bruto, ma di vivere con la consapevolezza del morire: suprema virt e, nello stesso tempo, conoscenza ultima (P.
Boitani, Lombra di Ulisse, Bologna, Il Mulino, 1992).

Odisseo:
aspetti di un mito
Il mito di Odisseo, simbolo delluomo che in una sorta di inquietudine eternamente
insoddisfatta rifiuta soluzioni definitive, pervade tutta la letteratura occidentale,
ripresentandosi in momenti cruciali della storia umana. Privo dellaura reverenziale di
cui sono circondati altri eroi, Ulisse immagine di un uomo [...] che lott / dentro il
mondo, con lanima e col corpo (G. Seferis): lintelligenza la sua essenza costitutiva,
la dote innata che fa di lui luomo delle situazioni complesse.
Ripercorrere le tappe che nel tempo hanno segnato la vitalit di questo mito un compito che esula dal nostro assunto. Ci limiteremo pertanto a proporre alcuni motivi a esso
legati: dal tema affascinante dellultimo viaggio, cos come stato rielaborato da Dante
e da Pascoli, al simbolo di Itaca nella recente rilettura di Constantinos Kavafis.

Lultimo viaggio di Odisseo


DANTE ALIGHIERI

85

Lo maggior corno della fiamma antica1


cominci a crollarsi mormorando
pur come quella cui vento affatica2;

88

indi la cima qua e l menando,


come fosse la lingua che parlasse3,
gitt voce di fuori, e disse: Quando

91

mi diparti4 da Circe, che sottrasse


me pi dun anno l presso a Gaeta,
prima che s Enea la nomasse5,

94

n dolcezza di figlio, n la pit


del vecchio padre, n l debito amore
lo qual dovea Penelope far lieta6,

Lo maggior corno della fiamma antica

La ripresa di tematiche e generi in tempi diversi


garantita dalla presenza dei DOSSIER, che
funzionano come vere e proprie unit di
approfondimento (I volti di Elena, Odisseo:
aspetti di un mito, Due letture di Medea...)

Gi gli autori antichi avevano visto in Odisseo un eroe della conoscenza, sempre volto alla virt e alla sapienza,
ma con Dante Alighieri (1265-1321) che la sua figura diventa il simbolo degli uomini di ogni tempo, fatti
non a viver come bruti, / ma per seguir virtute e conoscenza. Nel XXVI canto dellInferno, nella bolgia dei
consiglieri fraudolenti gli ingannatori che hanno abusato dellintelligenza contro ogni norma morale e religiosa , Dante incontra lantico eroe e fa di lui un personaggio indimenticabile, simbolo della tensione
delluomo a varcare il limite posto alla natura fino a sfidare lo stesso Creatore. Se sul piano morale Dante, da
uomo del Medioevo, non pu fare a meno di considerare la smisurata tensione alla conoscenza di Odisseo
come un peccato di orgoglio, la simpatia che egli prova
per leroe testimoniata dal lungo spazio che gli concede e dai versi immortali che delineano un personaggio
davvero senza tempo. Ulisse, racchiuso con il compagno Diomede nella fiamma che
fascia i loro spiriti, d voce a fatica al racconto: non racconta a Dante le colpe di inganno e di frode per cui si trova punito nellinferno, bens lesito del suo estremo viaggio, quando, ormai vecchio ma sempre desideroso di divenir del mondo esperto e
delli vizi umani e del valore, intraprese con pochi compagni il folle volo, varcando le colonne dErcole e lanciandosi nelloceano alla ricerca di terre sconosciute.
La sua impresa tragicamente conclusa nel naufragio, comaltrui piacque segno
dellimpossibilit della ragione umana a varcare i limiti che le sono imposti:
Ulisse non possiede la Grazia divina, il suo gesto la sconfitta dellintelligenza che si

172

Unit 3 Il viaggio e il ritorno

97

vincer potero dentro a me lardore


chi ebbi a divenir del mondo esperto,
e delli vizi umani e del valore7;

100

ma misi me per lalto mare aperto


sol con un legno e con quella compagna
picciola dalla qual non fui diserto8.

103

Lun lito e laltro vidi infin la Spagna,


fin nel Morrocco, e lisola de Sardi9,
e laltre che quel mare intorno bagna.

1. Lo maggior... antica: la punta pi alta della fiamma antica. Qui


si intende la fiamma che brucia lanima di Ulisse. Dante ha incontrato Ulisse e Diomede, il fiero guerriero compagno delleroe, ma
del primo tutta la grandezza, anche nella punizione.
2. cominci... affatica: cominci ad agitarsi mandando un
mormorio proprio come una fiamma percossa dal vento.
3. indi... parlasse: poi, dimenando la cima qua e l, come se a
parlare fosse la sua lingua.
4. mi diparti: mi allontanai.
5. presso... nomasse: vicino a Gaeta, prima che Enea le desse questo nome. Fu Enea che diede al luogo il nome della sua

nutrice Caieta, che l venne sepolta.


6. n dolcezza... lieta: n lamore per il figlio (Telemaco), n
laffetto per il vecchio padre (Laerte), n lamore coniugale che
avrebbe dovuto allietare Penelope.
7. vincer... valore: poterono vincere in me lardente desiderio
che avevo di conoscere il mondo e i vizi e le virt degli uomini.
8. ma misi... diserto: ma mi inoltrai nella parte pi ampia del
Mediterraneo con una sola nave e con quella piccola compagnia da cui non fui mai abbandonato.
9. Lun lito... Sardi: vidi entrambe le coste (dellEuropa e
dellAfrica) fino alla Spagna, al Marocco e alla Sardegna.

173

3
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione

3121_bottaEPICA_001_010:Introduzione Poesia

12-12-2008

In ogni unit sono sempre presenti anche:


una sezione RILEGGERE LANTICO, che
propone la lettura di autori italiani o stranieri
moderni riferibili, per il contenuto o per la forma,
a espressioni e temi del racconto epico antico,
medievale e rinascimentale;
una sezione di ARTE, costituita da una scheda
su unopera significativa variamente legata al
contesto dellunit.
Arte

16:17

Pagina 4

Rileggere lantico

La nascita di unamicizia
10

Ma tu davvero non sai rassegnarti al tuo destino di uomo,


accontentarti di quei rari, perfetti istanti di beatitudine
che ancor rammento cos bene e che la vita pu offrire a chi
non veda schiudersi a s una durata infinita?
15

PAOLA CAPRIOLO

Enkidu e il re
20

Il romanzo Qualcosa nella notte di


Paola Capriolo, nata a Milano nel 1962,
offre dellantico poema di Gilgamesh
una rilettura assai fedele alloriginale
sul piano dei contenuti narrativi, ma
25
arricchita di particolari e di notazioni
psicologiche che scavano nellinteriorit dei personaggi e nei significati delle loro vicende. Nel libro si alternano
due voci narranti: alla narrazione
esterna in terza persona si sostituisce,
30
in alcuni capitoli, la voce di Gilgamesh
che, in prima persona, narra dallinterno i sogni e gli incubi nei quali prende
corpo la sua angoscia esistenziale,
quel qualcosa nella notte che alla luce
del giorno si rifiuta di riconoscere.
Centrale, nel romanzo, lamicizia che
Particolare di pittura dal Palazzo
lega il signore di Uruk alluomo seldella citt assira di Til Barsip,
vatico cresciuto tra le gazzelle: Enkidu
sala 47, VIII secolo a. C.
sar per Gilgamesh come un fratello a
cui mostrare i costumi della societ civilizzata, imparando a sua volta dallaltro una visione pi naturale della realt. Le loro
imprese contro il gigante della foresta dei cedri e contro il toro,
fino
alla collera
suscita-descritto da Plinio. Molti artisti, tra cui
si di
fronte
al capolavoro
ta nella dea Inanna, danno vita a una storia ancora capace di parlare
alluomo
di oggi:
Michelangelo,
presero
ispirazione da questo marmo, che venne
la leggenda di Gilgamesh, infatti, sa unire i valori eroici pi autentici
lada
gloria,
acquistato
papalamiciGiulio II e collocato nel cortile del Belvedere,
zia e la ricerca dellimmortalit alla loro umana negazione, aldove
fallimento,
sensooggi.
della
si trovaalancor
morte, alla caducit della vita e al dolore per la perdita di una persona cara... eterni motivi di riflessione per luomo di ogni tempo.
Atanadoro, Agesandro
Del
e Polidoro, Laocoonte
, romanzo riportiamo il brano in cui Gilgamesh ed Enkidu, dopo essersi affrontati nelseconda met del I sec.
a. C., si riconoscono fratelli.
la lotta,

ta a reggere il bastone: tutto il resto era celato da una sorta di guscio, da un


lungo e rigido involucro che ricordava le elitre chiuse di uno scarabeo e dal
collo del re ricadeva sino a terra mostrando piccole chiazze luccicanti, azzurre e gialle come il cielo stellato.
Al suo passaggio la folla indietreggiava, e anche Enkidu prov limpulso di
fuggire dinanzi a quella figura sempre pi vicina della quale ormai riusciva a
distinguere lo sguardo, fisso su di lui con un misto di curiosit e distacco. Ma
quando gli fu di fronte, il volto a pochi palmi dal suo, il re depose scettro e
corona, poi scost i lembi del mantello e lo lasci cadere a terra; allora Enkidu
pot vedere il suo corpo e lo vide simile a quelli dei pastori tra i quali era vissuto: pi alto, forse, pi vigoroso, ma sempre il corpo di un uomo, che nella
nudit gli appariva a un tratto fragile e gli suscitava un oscuro sentimento di
compassione.
Rimasero cos luno di fronte allaltro, nudi entrambi salvo per il panno che
cingeva loro i fianchi, e la folla grid pi volte il nome di Gilgamesh, e grid
anche il nome di Enkidu con particolare eccitazione, quasi assaporandone le
sillabe che pronunciava per la prima volta. Solo i due uomini tacevano, senza azzardare un gesto si studiavano a vicenda. Poi Gilgamesh sollev la mano
destra e la lasci ricadere sulla spalla sinistra di Enkidu, afferrandola saldamente. Enkidu non si mosse, disorientato da quel gesto improvviso e da quella presa tanto energica, di cui non comprendeva lintenzione; ma con lo sguardo Gilgamesh lo guid, come si guida un bambino: gli fece capire che doveva
sollevare anche lui la mano destra e posargliela sulla spalla sinistra afferrandola saldamente, Enkidu obbed, e si trovarono luno nella presa dellaltro,
impegnati in una simmetrica figura di danza.
A lungo dur quella lotta, cui tutto il popolo di Uruk assisteva con il fiato

Dal testo alla rappresentazione

Laocoonte

Il volto del padre reclinato


allindietro, con gli occhi chiusi e
Lopera Il gruppo del Laocoonte vaticano reca i segni del tempo
Proprio in quel momento
udaperte
un mormorio
le labbra
nel grido eccitato levarsi da tutte le gole,
nellesulla
partisoglia.
mancanti, soprattutto in corrispondenza delle braccia
impotente
rivolto vide
verso un
il cielo.
e volgendosi di nuovo verso
la reggia
uomo ritto
personaggi
nelle numerose
fratture ricomposte dai restauraCap subito chi fosse: lo cap dal rapido ammutoliredei
della
folla, e eancor
pi
tori. Ha perso inoltre il colore che con ogni probabilit doveva rifidal tremito che sentiva in petto. Rest fermo, in attesa, e vide il re incedere
nire i particolari dei volti, assicurando alla statua quella vivacit che
lento verso di lui. Reggeva in pugno un bastone di unagli
materia
e liscia,
antichi lucida
tanto apprezzavano.
Tuttavia resta una delle statue ellee uno strano oggetto risplendente gli sovrastava il capo.
Ma lameglio
cosa pi
scon- soprattutto nella definizione dei corpi
nistiche
conservate,
certante era che della sua persona si scorgessero soltanto
il viso e la mano
e nellespressione
deilevavolti.

marmo, h. 242 cm,


Roma, Musei Vaticani.

70

Unit 1 In principio...

Un figlio sta ancora lottando,


ma lo sguardo angosciato che
rivolge al padre fa presagire la
sconfitta.

ATANADORO, AGESANDRO E POLIDORO


Gli autori Atanadoro, Agesandro e Polidoro, tre scultori originari dellisola di Rodi, lavorarono a
Roma nel I secolo a. C. al servizio della famiglia imperiale. Era il momento in cui i Romani avevano
ormai consapevolmente accettato linfluenza dellarte greca. I personaggi pi facoltosi collezionavano opere darte greche o facevano eseguire copie delle statue o degli affreschi pi famosi, per
decorare le abitazioni private e arricchire i luoghi pubblici come le terme o i fori. In questo contesto parecchi artisti greci emigrarono in Italia, dove avviarono botteghe ben organizzate per rispondere alle esigenze di committenti ricchi e colti.
I tre scultori eseguirono e firmarono un gruppo ispirato allOdissea: Scilla e la nave di Ulisse, situato in una grotta artificiale collegata a una villa di et repubblicana a Sperlonga presso Roma. Nello
stesso luogo si trovano altri due gruppi rappresentanti lAccecamento di Polifemo e il Ratto del
Palladio. Questo monumento testimonia la predilezione dellepoca per le scene complesse, tratte
da testi letterari ed eseguite con il linguaggio patetico e magniloquente del tardo Ellenismo.
Lo scrittore Plinio il Vecchio ci dice inoltre che questi tre sommi artefici crearono il gruppo del
Laocoonte opera da preferirsi a tutte quelle della pittura e dellarte statuaria e che lo fecero di
comune accordo da una sola pietra, con i figli e le stupefacenti spire dei serpenti. Quando il gruppo, che ora si trova ai Musei Vaticani, venne trovato a Roma nel 1506, nella zona dove anticamente
si trovava la Domus aurea, sfarzosa dimora di Nerone, tutti i dotti dellepoca pensarono di trovar268

Il figlio pi giovane ha ormai


perso i sensi a causa del morso
del serpente sul petto, e si
accascia allindietro verso il
padre.

Rilievo del Palazzo reale di Sargon


II (722-705 a. C.) a Khorsabad.

71

Tra le varie versioni del mito gli autori sono particolarmente vicini a quella di Virgilio, soprattutto nella descrizione della lotta di
Laocoonte per liberare se stesso e i figli dai serpenti inviati da
Apollo. Secondo Virgilio infatti Laocoonte era un sacerdote troiano, che aveva invano cercato di mettere in guardia i cittadini dallinganno del cavallo donato dai Greci, incorrendo nellira del dio,
che aveva gi deciso la caduta della citt.
I tre scultori scelgono il momento culminante. Il padre al centro,
appoggiato allaltare su cui stava compiendo un sacrificio, tenta
di liberarsi dalle spire che lo avvolgono e di allontanare le fauci
spalancate del serpente che sta per morderlo. Il figlio a destra sta
ancora lottando e quasi sembrerebbe essere ancora in grado di
sottrarsi al destino, ma lo sguardo angosciato che rivolge al padre
fa presagire la sconfitta. Il figlio pi giovane a sinistra ha ormai
perso i sensi a causa del morso del serpente sul petto, e si accascia allindietro verso il padre.
La rappresentazione dei corpi in movimento rivela la straordinaria conoscenza dellanatomia raggiunta dagli artisti ellenistici, capaci di rendere con precisione il gioco della muscolatura, possente
nella figura del padre, ancora immatura nei figli. Il dinamismo della scena accentuato dalla struttura compositiva basata sulle diagonali e sullandamento ondulante delle spire dei serpenti. La cura
maggiore per riservata ai volti, in particolare a quello del padre,
reclinato allindietro, con gli occhi chiusi e le labbra aperte nel grido impotente rivolto verso il cielo, espressione del dolore fisico
ma anche dellangoscia impotente delluomo che non riesce a salvare i propri figli dalla morte.

Esercizi
1 In quale parte della statua gli scultori hanno mostrato maggiore abilit tecnica? Perch?

3 Il corpo di Laocoonte si dispone lungo una diagonale. Tracciala con laiuto della carta da lucido.

2 Nellopera si nota una contrasto tra parti levigate

4 Leggi il passo di Virgilio (cfr. p. 230) e confrontalo

e parti lavorate in modo da accentuare il chiaroscuro. Individua le une e le altre.

con la statua. Quali sono, secondo te, le somiglianze? Quali le differenze?

269

Unit 5 Dalla Grecia a Roma

Il testo vivacizzato da box di approfondimento dedicati


di volta in volta a temi o aspetti particolari:
IN DETTAGLIO: per esaminare determinati elementi o
curiosit relativi a un brano o a un autore;
STORIA DI PAROLE: rubrica lessicale in cui si
spiegano termini di uso frequente in campo letterario.

In dettaglio
La cultura della vergogna
La civilt omerica nel suo complesso
stata definita dallo studioso dellet classica Eric Dodds (1893-1979) una cultura di vergogna (shame-culture). Secondo un modello interpretativo derivato
dagli studi antropologici, esistono infatti due forme fondamentali di societ:
quelle che si appoggiano sul senso di
vergogna e quelle che si fondano soprattutto sul senso di colpa. La cultura di
colpa caratteristica della civilt occidentale moderna e cominci ad apparire in Grecia in un periodo successivo
allepica omerica (essa in effetti appare gi pienamente sviluppata nella tragedia). In una cultura di colpa, quando un uomo agisce in modo contrario al
codice di comportamento imposto dalla
societ in cui vive o dalla sua morale
religiosa, anche se riesce a evitare una
sanzione penale, tende a riconoscere il
proprio comportamento come errato e
prova rimorso.
Una cultura di vergogna si fonda
invece su un processo mentale opposto.
In essa il pensiero e lagire delluomo
sono totalmente proiettati verso lesterno: la sanzione per un comportamento
errato non risiede nel senso dindegnit
Johann Heinrich Fssli, Afrodite allontana Paride dopo il duello
che un uomo prova dentro di s, ma nel
con Menelao, 1766-70.
biasimo della comunit. Pertanto, un comportamento non considerato colpevole fino a quando su di esso non pesa la
disapprovazione della comunit, e la sanzione pu anche risiedere unicamente nel senso di vergogna che affligge chi
non si mostrato allaltezza della sua fama e viene segnalato al pubblico disprezzo. In questo tipo di societ, dunque,
il bene supremo non sta nel godere di una coscienza tranquilla, ma nella conquista della pubblica stima. Ci che
interessa non essere forti o coraggiosi ma essere detti dagli altri forti o coraggiosi: la gloria consiste nellammirazione e nella lode tributata dalla comunit a una persona che abbia mostrato il suo valore davanti agli occhi di tutti. Di qui limportanza che assume lonore, che deriva dal pubblico riconoscimento. La tim a sua volta non un sentimento astratto, ma si manifesta materialmente con doni, parole di elogio, tributi di onori, che vengono riservati alle
persone pi valorose. Cos, nellIliade, la schiava Briseide, il dono di guerra offerto da tutto lesercito ad Achille, equivale alla sua tim, vale a dire al pubblico riconoscimento del fatto che egli stato un guerriero prode. Quando Agamennone
sottrae la schiava ad Achille non fa altro che negare al rivale questonore, offendendolo davanti a tutti. appunto il
pubblico onore a creare le gerarchie sociali e a motivare i comportamenti pubblici. Di conseguenza, la principale forza morale della societ omerica il rispetto della pubblica opinione e il timore che una certa azione venga disapprovata dagli altri: di qui appunto la vergogna che un individuo prova quando non riesce a essere allaltezza della pubblica stima.
Una cultura di vergogna condiziona fortemente gli impulsi personali di un individuo e lo indirizza verso comportamenti conformisti, nel senso che egli tende ad agire secondo schemi precostituiti dallesterno, dai quali non osa discostarsi per non essere biasimato dalla comunit: tutto ci che lo espone al disprezzo pubblico, ci che lo rende ridicolo risulta per lui intollerabile, al punto che persino la morte preferibile.

285

290

295

quali mai indugi ti trattennero, da che luoghi


tanto atteso ritorni? Dopo tutti questi lutti, gli incredibili
travagli subiti da uomini e citt, ormai esausti,
cos dobbiamo rivederti? Quale offesa ha sfigurato
il tuo volto sereno? e perch mai mostri queste ferite?
Lui nulla, non ascolta le mie inutili domande,
ma traendo con angoscia dal profondo del cuore un gemito:
Oh fuggi, figlio di Venere11, strppati da queste fiamme.
Il nemico dentro le mura e Troia precipita dalla vetta.
Anche troppo fu dato alla patria, a Priamo12: se un braccio
avesse potuto difenderla, il mio lavrebbe difesa.
Troia ti affida le sue sacre icone, i suoi Penati13:
prendili compagni alla tua sorte e a loro destina
quelle mura che fonderai pi grandi, traversato il mare.
Cos disse e con le sue mani dal segreto del sacrario14
mi porse le bende, la grande Vesta e il fuoco eterno15.
11. figlio di Venere: Enea.
12. Priamo: re di Troia.
13. Penati: gli di protettori della famiglia e del focolare dome-

stico.

14. sacrario: la parte pi interna del tempio.


15. le bende... eterno: sono i sacri simboli della dea Vesta,

che a Roma diventer la protettrice dello Stato, mentre le sue


sacerdotesse, le Vestali, custodiranno il fuoco sacro.

Di testo in testo

(Riduzione da G. Guidorizzi, La letteratura greca, vol. I, Torino, Einaudi, 1996)

Proposte di lettura
e approfondimento personale

93

Miti di ogni tempo


Theodor H. Gaster, Le pi antiche storie
del mondo, Torino, Einaudi, 1960
Un testo scolastico che, in modo semplice ed essenziale, narra come le profondit degli antichi miti nascondano sempre
una risposta alle eterne domande sullorigine, sullesistenza e
sul destino delluniverso.

Edicola dedicata ai Lari


nella casa dei Vettii a
Pompei, I sec. d. C.

Miti della creazione, Firenze, Giunti Demetra, 1996


In tutte le epoche e in ogni parte della terra, lumanit ha
cercato di darsi una spiegazione dellorigine delluniverso e
delluomo. Il libro presenta in forma rapida e divulgativa i
principali miti cosmogonici, dalla Bibbia al Corano, ai miti
babilonesi e africani.

Storia di parole
Penati
La religione romana assegnava un posto particolare alle divinit che proteggevano la famiglia e la comunit: tali erano la dea Vesta, i Lari e i Penati. Nel racconto virgiliano rientra nella missione di Enea salvare i Penati di Troia e introdurre a Roma il loro culto. I Penati sono propriamente gli spiriti tutelari della famiglia e del focolare domestico: secondo Cicerone il loro nome deriva da penus, che indica tutto ci di cui gli uomini si nutrono o da penitus,
ossia il ripostiglio dove sono conservate le vivande, la parte pi interna della casa. Da divinit legate allambito
domestico i Penati diventano in seguito divinit pubbliche: lo Stato era visto infatti come una sorta di grande famiglia costituita dai cittadini. Raffigurati come due giovani seduti, i Penati erano presenti nellatrio di ogni casa romana; come divinit pubbliche essi venivano invece venerati in un tempio a loro dedicato. Al loro culto era associato quello di Vesta la dea del fuoco sacro custodito dalle Vestali e quello dei Lari le anime dei defunti che continuavano
a proteggere la casa in cui avevano vissuto.

Robert Graves, I miti greci, Milano,


Longanesi, 1983
Prima della scienza, prima della religione, c il mito, un modo
di spiegare lorigine delle cose e degli uomini, gli usi i costumi e le leggi: Robert Graves riuscito a rianimare questa
materia, narrandola con scorrevolezza e senso dellumorismo.

Gli strumenti essenziali


Giuseppina Sechi Mestica, Dizionario universale
di Mitologia, Milano, Rusconi, 1994
Un utile strumento per unintroduzione allo studio dei miti
di tutto il mondo, che conservano intatto il fascino di verit
rivelate allinizio dei tempi, quando i racconti degli di e degli
eroi rappresentavano la risposta al Caos primordiale.

233

Jean Chevalier, Alain Gheerbrant,


Dizionario dei simboli, Milano, Rizzoli, 1986
Tutte le civilt si sono nutrite di simboli che formano lessenza stessa del pensiero astrologico e della magia. In 1600 voci
sono riuniti miti, sogni, costumi, gesti, forme, figure, colori e
numeri di ogni paese e di ogni epoca.
Dizionario dei Miti Letterari, a cura di Pierre
Brunel, Milano, Bompiani, 1995
Esistono figure o temi mitici che periodicamente tornano ad
affiorare nelle pagine dei grandi capolavori letterari, arricchendosi di volta in volta di nuovi significati, in un infinito
repertorio di variazioni che riprova della libert e della forza vitale della letteratura.

La creazione: un problema aperto

Ogni unit si conclude con la rubrica DI TESTO IN TESTO, che


contiene alcune proposte di lettura e approfondimento personale,
strumento indispensabile per stimolare un arricchimento che
vada oltre luso del libro di testo.

Massimo Centini, La sindrome di Prometeo,


Milano, Rusconi, 1999
Il desiderio delluomo di diventare creatore di se stesso appartiene al mito e alla storia della civilt: da Prometeo a
Frankenstein, luomo ha sognato di sostituirsi alla natura.
Scienza, religione, mito e letteratura sono gli ambiti che lautore esplora per tracciare la mappa di questo sogno.
Stephen Hawking, Dal big bang ai buchi neri.
Breve storia del tempo, Milano, Rizzoli, 1988
Che cosa sappiamo sulluniverso, e come lo sappiamo? Da
dove venuto, e dove sta andando? Luniverso ebbe un inizio e, in tal caso, cosa cera prima? Il tempo avr mai una fine?
Con questi quesiti Stephen Hawking ci introduce in una straordinaria avventura attraverso il tempo.

76

Antonino Zichichi, Perch io credo in colui che ha


fatto il mondo, Milano, Il Saggiatore, 1999
La contrapposizione tra fede e scienza rappresenta uno dei
dilemmi pi laceranti del nostro tempo. Zichichi smentisce e
ribalta tale contrapposizione: non esiste alcuna scoperta scientifica che possa mettere in dubbio o negare lesistenza di Dio.

Qualche saggio per approfondire


Marie-Louise von Franz, I miti di creazione,
Torino, Bollati Boringhieri, 1989
I miti di creazione, nelle diverse culture, si caratterizzano per
una certa solennit, quasi a comunicare che le vicende narrate riguardano, pi che in altri miti, i problemi fondamentali e i significati definitivi non solo della nostra esistenza, ma
dellesistenza dellintero cosmo.
Eva Cantarella, Lamore un dio,
Milano, Feltrinelli, 2007
Anche i sentimenti hanno una storia. Tutto cambia nel tempo, persino lamore... Per i Greci lamore era un dio di nome
Eros, un dio armato, che con il proprio arco scoccava frecce
spesso mortali. Chi veniva colpito non aveva scampo (Eva
Cantarella).

ANDIAMO AL CINEMA
Il giro del mondo in 80 giorni,
di Michael Anderson (1956)
Mr. Fogg scommette con gli amici che far il giro del mondo
in soli 80 giorni. Alla fine la scommessa sembra perduta per
sole 24 ore, ma c una sorpresa finale. Tratto dal romanzo di
Jules Verne, il film una metafora del viaggio nel cinema e dellottimismo positivista.
2001 Odissea nello spazio, di Stanley Kubrick
(1968)
Dallalba delluomo (quattro milioni di anni fa) al primo volo
verso Giove: c un monolito levigato che atterrisce le scimmie antropoidi e sbalordisce gli scienziati sulla base lunare.
Una favola apocalittica sul destino dellumanit.
 SCHEDA NELLA GUIDA PER LINSEGNANTE
Paris, Texas, di Wim Wenders (1984)
Tra autostrade desolate nel deserto, motel e cafeteries, un
uomo ricostruisce il rapporto col figlioletto, ma poi, affidatolo alla madre dalla quale sera separato quattro anni prima,
ricomincia il suo vagabondare.
Thelma e Louise, di Ridley Scott (1991)
Due amiche in auto per un tragico weekend. Quando Thelma,
la pi giovane, sta per essere violentata, Louise interviene e
uccide laggressore: la loro gita si trasforma in fuga. Braccate
dalla polizia, scoprono una nuova dimensione della vita e una
parte sconosciuta di loro stesse.
Fratello dove sei?, di Joel ed Ethan Coen (2000)
Durante la Grande Depressione tre delinquentelli evadono,
incatenati, dai lavori forzati per recuperare un tesoro che non
esiste. Riescono a cavarsela attraverso tragicomiche peripezie. Parodisticamente ispirato allOdissea, con i personaggi
di Tiresia, le Sirene, Polifemo e Penelope.

Unit 1 In principio...

4
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Approfondimenti

Indice
Il linguaggio dellepica
Il mito, un vivaio di simboli

12

Che cos un mito (12) Le caratteristiche della narrazione mitica (12) Miti
di ieri e di oggi (13)

Lepica, racconto sugli di e sugli eroi

15

Le origini dellepica (15) Le caratteristiche dellepica orale (15) Il ruolo del


cantore (16)

Lepica darte

18

Dallepica spontanea allepica riflessa (18) I livelli della narrazione (19)

Il romance: una favola eroica

22

Il mondo dellimmaginario (22) Oltre il romance: il fantasy (24)

Perch leggere i classici


Una definizione di classico (25) La parola a Italo Calvino (25)
UN LAVORO PER TE Uno spunto di discussione

Unit 1

25
28

In principio...

Alle origini del mondo

30

La nascita degli di

ENUMA ELISH
Quando lass
Marduk, un dio perfetto
ESIODO, Teogonia
Dal Caos al Ksmos
Lavvento di Zeus
UN LAVORO PER TE Fare lo schema grafico di un testo

Linnocenza e la colpa

31
31
34
36
37
39
41
42

La creazione delluomo

GENESI, Luomo, immagine di Dio

43

Libert e trasgressione

GENESI, La cacciata dallEden


ESIODO, Linganno di Prometeo

Dossier

Prometeo, il Titano dalla parte delluomo

47
49
52

La drammatizzazione del mito

ESCHILO, Prometeo incatenato

52

La radicale ribellione

WOLFGANG GOETHE, Inno a Prometeo

Il modello del viaggio

55
58

Avventure in terre lontane

IL RACCONTO DEL NAUFRAGO

La nascita del bello: Afrodite (40)


La Bibbia, il libro dei libri (42)
La messa in scena moderna
di un mito antico (54)
STORIA DI PAROLE

59

Alla ricerca dellimmortalit

EPOPEA DI GILGAMESH, In viaggio verso lignoto

IN DETTAGLIO

63

Fato, fata (33)


Iperbole (34)
Misoginia (51)

5
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Rileggere lantico

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Pagina 6

La nascita di unamicizia

PAOLA CAPRIOLO, Enkidu e il re

Arte

LOriente e lOccidente

Il Trono Ludovisi e la nascita di Venere

70
70
74
74
76

DI TESTO IN TESTO

Unit 2

Approfondimenti

3121_bottaEPICA_001_010:Introduzione Poesia

Lira e la guerra

Una divina superiorit


OMERO, Iliade

78
79

Il poeta e la musa

Canta, o dea, lira di Achille...

81

Un mondo di di e di eroi

La lite tra Achille e Agamennone


UN LAVORO PER TE I ritratti di Achille e Agamennone

Il legame ospitale: Glauco e Diomede


Lincontro tra Ettore e Andromaca
La fine di Patroclo
Il duello finale
UN LAVORO PER TE Le morti parallele

Achille e Priamo

Luniverso femminile
Elena: la bellezza funesta
Andromaca, sposa di guerra

Dossier

I volti di Elena

83
85
87
92
97
100
103
104
107
108
110
113

La vittoria della passione

SAFFO, La cosa pi bella

113

La falsa immagine di Elena

STESICORO, Palinodia
GHIORGOS SEFERIS, Elena

Rileggere lantico

Il bagliore delle armi

ALESSANDRO BARICCO, Unaltra bellezza. Postilla sulla guerra

Arte

Uniti per la guerra

LOlpe Chigi
DI TESTO IN TESTO

114
114
117
117
122
122
124

IN DETTAGLIO

La questione omerica (79)


Una traduzione famosa (81)
La cultura della vergogna (93)
Astianatte: linnocenza e la
guerra (112)
STORIA DI PAROLE

Xenofobia (91)

Unit 3

Il viaggio e il ritorno

Il modello dellavventura
OMERO, Odissea

126
127

Leroe multiforme

Narrami, o Musa, delleroe multiforme...

129

Il protagonista assente

Atena e Telemaco

131

6
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Pagina 7

La tempesta e lapprodo
Nausicaa: lospitalit ritrovata

Il fascino del racconto


Sono Odisseo, figlio di Laerte...
Polifemo: un mondo senza leggi
Lincantesimo di Circe
Il canto delle Sirene

Rileggere lantico

Credere al ritorno

ROBERTO MUSSAPI, Non fu la spelonca, non il buio...


Fu un lungo viaggio...

La prova e la vendetta
La prova con larco
Linizio della strage
Il riconoscimento di Penelope

Dossier

Odisseo: aspetti di un mito

Lultimo viaggio di Odisseo

DANTE ALIGHIERI, Lo maggior corno della fiamma antica


GIOVANNI PASCOLI, Calypso

135
138
143
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160
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163
164
167
169
172
172
172
176

Itaca: il simbolo del viaggio

CONSTANTINOS KAVAFIS, Itaca

Arte

Lavventura del desiderio

Ulisse e le Sirene

Unit 4

APOLLONIO RODIO, Argonautiche


Da te sia linizio, Febo...
Oltre le Simplegadi
Il sogno di Medea
Nel tempio di Ecate
UN LAVORO PER TE Le parole di Giasone e di Odisseo

La conquista del vello doro


Luccisione di Assirto
UN LAVORO PER TE Un giudizio su Giasone

Rileggere lantico

Un destino di morte

CESARE PAVESE, Gli Argonauti

Due letture di Medea

EURIPIDE, Medea, la madre assassina


CORRADO ALVARO, Medea, la straniera

Arte

180
180

IN DETTAGLIO

Una traduzione famosa (129)


Calipso e Leucotea: le ninfe (136)
Gli epiteti di Odisseo (147)
Circe ed Ermes: un legame con
il mondo dei Morti? (153)
La concentrazione dellarciere (165)
STORIA DI PAROLE

Odisseo: origine di un nome (144)


I nomi parlanti (167)

Tra epica e fiaba

Unepica riflessa

Dossier

178

182

DI TESTO IN TESTO

Approfondimenti

In viaggio verso Itaca

Nella bocca del drago

DOURIS, Giasone e Atena


DI TESTO IN TESTO

184
185
186
188
192
195
196
197
200
202
203
203
207
207
208
212
212
214

IN DETTAGLIO

Il vello doro (186)


Il sogno, strumento di conoscenza
(192)
Strutture fiabesche nelle
Argonautiche (197)

7
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3121_bottaEPICA_001_010:Introduzione Poesia

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Pagina 8

Dalla Grecia a Roma

Il mito e la storia

216
217
220

Cercate lantica madre

222
223
225
228
230
232
235
237

PUBLIO VIRGILIO MARONE, Eneide


Le armi canto e luomo...

La tempesta
Lincontro di Enea e Didone
Linizio del racconto
Laocoonte, una vittima innocente
Lultima notte di Troia
Lombra di Polidoro
UN LAVORO PER TE Polidoro e Pier delle Vigne

Tra epica e tragedia


La passione di Didone
Un odio eterno

La discesa nellOltretomba
Tra i mostri infernali: Caronte...
... Cerbero e Minosse
UN LAVORO PER TE Dante e Virgilio

La missione di Roma

Dossier

Il viaggio nella morte

OVIDIO, Orfeo ed Euridice


LA NAVIGAZIONE DI SAN BRANDANO

Lapprodo e la guerra
Lamicizia eroica: Eurialo e Niso
Il duello finale
UN LAVORO PER TE Enea/Turno, Achille/Ettore

Rileggere lantico

Un poema incompiuto

SEBASTIANO VASSALLI, Poesia e potere

Arte

Dal testo alla rappresentazione

ATANADORO, AGESANDRO E POLIDORO, Laocoonte

Approfondimenti

Unit 5

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238
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259
262
264
265
265
268
268

IN DETTAGLIO

Una traduzione famosa (221)


Aiutanti e oppositori
nellEneide (223)
La storia di Didone (226)
La discendenza di Enea (251)
STORIA DI PAROLE

DI TESTO IN TESTO

Unit 6

270

Penati (233)

Il cavaliere e la quest

La celebrazione delleroe

272

La storia di Sigfrido

CANTARE DEI NIBELUNGHI


La morte delleroe
UN LAVORO PER TE Sigfrido e Achille a confronto

273
275
279

Orlando, il cavaliere cristiano

CHANSON DE ROLAND
La morte di Orlando

280
282

Leroe della Reconquista

CANTAR DE MO CID
La partenza per lesilio

287
288

8
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Lavventura del cavaliere

294

La ricerca del Santo Graal

IL CICLO DI PERCEVAL
I cavalieri sono angeli!

295
296

Lamorosa inchiesta

LANCILLOTTO O IL CAVALIERE DELLA CARRETTA


Il servizio damore

Rileggere lantico

Nel mondo di Avalon

MARION ZIMMER BRADLEY, La profezia

Dossier

Il Graal: dalla quest alla fiction

CHRTIEN DE TROYES, Perceval e lenigma del Graal


RICHARD WAGNER, La lettura mistica del Graal
DAN BROWN, Il thriller teologico

Arte

Raccontare per immagini

Storie del ciclo bretone nel Duomo di Modena

306
306
312
312
314
318
322
322
324

DI TESTO IN TESTO

Unit 7

301
302

IN DETTAGLIO

Le spade fatate (284)


La cavalleria (296)
Ciclo carolingio e ciclo
bretone: un confronto (303)
STORIA DI PAROLE

Cantare (289)
Romanzo (301)

Approfondimenti

3121_bottaEPICA_001_010:Introduzione Poesia

Tra epica e romanzo

Le armi e gli amori

326

Il ritorno della cavalleria

MATTEO MARIA BOIARDO, Orlando innamorato


Signori e cavallier che ve adunati
Lapparizione di Angelica

327
328
330

Gli inganni del desiderio

LUDOVICO ARIOSTO, Orlando furioso


Le donne, i cavallier, larme, gli amori
La fuga di Angelica
Nel palazzo di Atlante

Rileggere lantico

Un gioco di tarocchi

ITALO CALVINO, Storia dellOrlando pazzo per amore

Il tramonto dellepica

334
336
338
344
349
349
353

Lepos della crisi

TORQUATO TASSO, Gerusalemme liberata


Canto larmi pietose e l capitano
I fantasmi del cuore
UN LAVORO PER TE Dal meraviglioso al fantastico

354
356
358
361

Verso il romanzo

MIGUEL DE CERVANTES, Don Chisciotte della Mancia


Mulini o giganti?

Dossier

Lepica oltre lepica

362
364
369

Il motivo del compianto funebre

FEDERICO GARCA LORCA, Lamento per Ignacio Snchez Mejas

369

La canzone di gesta di un continente

PABLO NERUDA, Canto general

Arte

373

IN DETTAGLIO

376
376

Intrusioni dautore e interventi


ironici (340)

DI TESTO IN TESTO

378

STORIA DI PAROLE

GLOSSARIO

379

Il mito diventa moderno

LORENZO COSTA, La spedizione degli Argonauti

Transizioni, entrelacement (328)


Schidionata (365)

9
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3121_bottaEPICA_001_010:Introduzione Poesia

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Indice degli autori


Agesandro, 268
Alighieri Dante, 172
Alvaro Corrado, 208
Apollonio Rodio, 185, 186, 188, 192, 195,
197, 200
Ariosto Ludovico, 334, 336, 338, 344
Atanadoro, 268
Baricco Alessandro, 117
Boiardo Matteo Maria, 327, 328, 330
Brown Dan, 318
Calvino Italo, 349
Capriolo Paola, 70
Cervantes Miguel de, 362, 364
Chrtien de Troyes, 301, 302, 312
Costa Lorenzo, 376

Mussapi Roberto, 160, 161


Neruda Pablo, 373
Omero, 79, 81, 83, 87, 92, 97, 100,
104, 108, 110, 127, 129, 131, 135,
138, 144, 146, 152, 157, 164,
167, 169
Ovidio, 253
Pascoli Giovanni, 176
Pavese Cesare, 203
Polidoro, 268
Saffo, 113
Seferis Ghiorgos, 114
Stesicoro, 114

Douris, 212

Tasso Torquato, 354, 356, 358

Eschilo, 52
Esiodo, 36, 37, 39, 49
Euripide, 207

Vassalli Sebastiano, 265


Virgilio Marone Publio, 217, 220, 223, 225,
228, 230, 232, 235, 239, 241, 246, 247,
249, 259, 262

Garca Lorca Federico, 369


Goethe Wolfgang, 55

Wagner Richard, 314

Kavafis Constantinos, 178

Zimmer Bradley Marion, 306

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Il linguaggio dellepica
Io tho dato le ali, con le quali sul mare infinito
tu volerai e su tutta la terra, librandoti senza fatica...
Per tutti quanti amano il canto, anche futuri,
tu parimenti vivrai, finch la terra esista
ed esista il sole.
Teognide I, 237

Il mito, un vivaio di simboli


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Che cos un mito


Le caratteristiche della narrazione mitica
Miti di ieri e di oggi

Lepica, racconto sugli di e sugli eroi


Le origini dellepica
Le caratteristiche dellepica orale
Il ruolo del cantore

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Lepica darte
Dallepica spontanea allepica riflessa
I livelli della narrazione

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Il romance: una favola eroica


Il mondo dellimmaginario
Oltre il romance: il fantasy

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Perch leggere i classici?


Una definizione di classico
La parola a Italo Calvino

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Il mito, un vivaio
di simboli
Che cos un mito
La parola mythos significa, in greco, favola, ma anche racconto, narrazione, discorso: si tratta per di un racconto molto particolare che ha come argomento gli di, gli
eroi, le loro imprese e i loro rapporti con il mondo degli uomini. Platone, il pi grande filosofo greco vissuto ad Atene nel IV sec. a. C., definisce la narrazione mitica un racconto attorno agli di e agli eroi, sintetizzando in questo modo lesigenza che da sempre gli uomini hanno avuto di ricondurre gli eventi della loro vita, i fenomeni naturali e
gli stessi avvenimenti storici, alla volont di una divinit superiore e potente. A differenza di quanto avviene ai nostri giorni, in cui il senso del divino si molto attenuato, nel
mondo antico ogni evento trovava spiegazione nel volere di un dio e anche fatti
che a noi potrebbero sembrare casuali come il volo degli uccelli o lo scoppio di un fulmine erano visti come segni di buono o di cattivo augurio mandati da una divinit. In
questo contesto il mito rappresentava allora lelaborazione di un patrimonio culturale e religioso fondamentale, il tentativo di spiegare attraverso una narrazione dai
tratti leggendari e fantastici le origini delluniverso, la creazione del mondo, la nascita
degli di e la loro rivelazione. Con le loro apparizioni sulla Terra negli aspetti pi vari, gli
di prendevano parte alle vicende degli uomini, per aiutarli, per ostacolarli o, pi semplicemente, per affidare loro un compito. La rivelazione della divinit agli uomini
la cosiddetta epifania (in greco, manifestazione) sempre un momento speciale,
un dono concesso ad alcuni individui prescelti: di fronte allapparizione del dio, luomo
prova un sentimento di timore e di rispetto, consapevole che il contatto con il mondo
del soprannaturale sempre unesperienza straordinaria.
Lesigenza di fornire una spiegazione agli avvenimenti della vita e alle manifestazioni del
mondo naturale, nello sforzo di dare risposta al senso di inquieto sbigottimento che luomo prova di fronte al mistero, trova nel mito spiegazione in una prospettiva immaginaria e fantasiosa: mentre oggi a questi interrogativi si cerca di dare una soluzione
per lo pi scientifica, nel mondo antico le interpretazioni razionali non erano considerate indispensabili e limmaginazione e la fantasia bastavano a elaborare racconti in cui,
sotto linvenzione narrativa, era possibile cogliere il senso profondo del rapporto delluomo con le forze che dominavano luniverso.

Le caratteristiche della narrazione mitica


La narrazione mitica costituisce essenzialmente un patrimonio orale trasmesso di
padre in figlio e attestato in tutte le culture della Terra. Come tale, essa presenta caratteristiche costanti che si possono cos sintetizzare:
la materia fa riferimento ad antichissime vicende di di e di eroi e ripropone un patrimonio narrativo largamente connesso alla sfera religiosa;
la manifestazione della divinit tende a trasmettere agli uomini un preciso messaggio che comunicazione della volont degli di. In questo senso, nel mito, la rivelazione del soprannaturale si lega strettamente allambito religioso;

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Il linguaggio dellepica
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spesso per luomo troppo difficile portare a compimento quanto ordinato dalla divinit: molti miti si concludono con un finale tragico, lasciando trasparire lenorme
distanza tra il mondo beato degli di immortali e quello degli uomini, sottoposto al
male, al dolore e alla morte. Le qualit stesse delluomo o delleroe non bastano a
garantire un lieto fine: cos Prometeo (cfr. p. 49), malgrado le indiscusse doti di intelligenza e di abilit, non riesce a sottrarre lumanit al triste destino cui Zeus lha destinata e neppure Adamo ed Eva sono in grado di resistere al divieto di Dio (cfr. p. 47).
Nel finale tragico che molte narrazioni mitiche presentano, si coglie una pessimistica interpretazione dellesistenza terrena: la motivazione della condanna dei mortali alla fatica e al lavoro, la giustificazione della realt umana, dolorosa e imperfetta
rispetto alla creazione originaria;
i personaggi del mito hanno unidentit ben determinata, ravvisabile nel fatto che tutti hanno un nome proprio e precisi antenati. Malgrado questi aspetti, essi non sono per
uomini come tutti gli altri, piuttosto tendono a collocarsi al di sopra dei comuni mortali, per cui il lettore li tiene in qualche modo a distanza e li guarda come modelli
irraggiungibili. Tale lontananza non implica per distacco sul piano emotivo: seppure
tanto superiori allumanit comune, i personaggi del mito esercitano ancora oggi un indiscusso fascino per il modo spontaneo e insieme semplice di agire, per sentimenti e interrogativi che non sono poi cos distanti da quelli delluomo di oggi. Le loro azioni, che si
svolgono in un tempo al di fuori di ogni percezione umana, ci trasportano in una realt
del tutto diversa dalla nostra sfera di ogni giorno e, proprio per questo situarsi oltre il
tempo e lo spazio quotidiano, acquistano valore di modello valido per sempre.

Miti di ieri e di oggi


Cesare Pavese, nei suoi Dialoghi con Leuc, scrive che [...] potendo si sarebbe volentieri fatto a meno di tanta mitologia. Ma siamo convinti che il mito un linguaggio, un mezzo espressivo cio non qualcosa di arbitrario ma un vivaio di simboli cui appartiene,
come a tutti i linguaggi, una particolare sostanza di significati che nullaltro potrebbe rendere. Quando ripetiamo un nome proprio, un gesto, un prodigio mitico, esprimiamo in mezza riga, in poche sillabe, un fatto sintetico e comprensivo, un midollo di realt che vivifica e nutre tutto un organismo di passione, di stato umano, tutto un complesso concettuale.
Il mito conserva ancora oggi un fascino che non accenna a tramontare, anche se il carattere religioso dellantichit stato sicuramente ridimensionato. Altri sono i valori che la
diffusione dei mass-media e della cultura di massa propongono: i protagonisti non sono
pi eroi, come Achille o Enea, dotati di natura divina, ma uomini come noi che tuttavia
hanno saputo distinguersi per le proprie capacit, dando corpo ai loro sogni e
dimostrando che nulla impossibile.
Laggettivo mitico, oggi alquanto inflazionato, diventato nel linguaggio comune sinonimo di straordinario e di eccezionale, finendo per applicarsi a diverse tipologie
umane: dai campioni sportivi ai grandi attori del cinema, dai divi della canzone e dello
spettacolo, fino ai managers delleconomia e della finanza, per i quali il potere si identifica con il possesso del denaro, e ai leaders carismatici sul piano politico o religioso, ultimi interpreti di un ideale in un certo senso eroico. Certamente, ogni tempo ha i suoi
miti e i nostri sono frutto di una societ consumistica, che li crea e li consuma velocemente, dei miti usa e getta, come sono stati definiti. Al contrario, i grandi miti,
che fanno lesperienza delluomo (G. Ferroni), conservano un valore eterno e rimangono come cardini e punti di riferimento anche per le culture successive. Ma se i miti di
oggi non danno pi risposte risolutive sullorigine del mondo e sul significato della vita
limitandosi a incarnare i valori di un mondo privo di certezze assolute, le aspirazioni delluomo e i suoi modelli di comportamento forse per proprio per questa caratteristica di umanit comune risultano vicini a noi tanto che non possiamo fare a meno di
amarli e di condividerne i sogni.

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Che Guevara: il fascino della rivoluzione


Alla fine degli anni Sessanta, la figura dellargentino Ernesto Che Guevara (1928-1967),
luomo che con Fidel Castro aveva guidato la
rivolta cubana, divenne per la giovent che si
riconosceva in quegli ideali politici un autentico mito: colpivano di lui soprattutto limpegno totale nella lotta per la liberazione e la
piena coerenza tra ideali e azione rivoluzionaria. La morte tragica e prematura,
avvenuta nel corso di unimboscata nellautunno 1967 per la causa della liberazione della Bolivia, ha consacrato la sua figura di eroe
ideale, incapace di compromessi a costo della stessa vita. A distanza di quarantanni, limmagine di un guerrigliero e di un idealista in lotta con un mondo pieno di ingiustizie
continua ad avere il suo fascino, ma anche il
mito del Che ha dovuto fare i conti con il consumismo: pochi oggi saprebbero dare un giudizio critico e storicamente fondato sulle sue azioni e sulle sue parole, tutti per conoscono la sua immagine, stampata sulle bandiere, sui gadgets e sulle t-shirt. La storica
fotografia che lo ritrae, scattata il 6 marzo 1960 dal fotografo Alberto Korda e regalata alleditore italiano Giangiacomo Feltrinelli, diventata una delle immagini pi famose del Novecento, la pi riprodotta in assoluto della storia della fotografia, un vero e
proprio mito nel mito.

Lady D: una fiaba senza lieto fine


Diverse caratteristiche ha il mito di Diana dInghilterra (1961-1997), la sfortunata
principessa del Galles morta in un incidente stradale alla fine dellagosto 1997. La sua storia non fornisce esempi di imprese eroiche o rivoluzionarie, ma modello di uno stile di
vita di facile presa sul pubblico. Gli
elementi che hanno creato il mito
di Lady D ruotano attorno alla bellezza, alla gentilezza, alla sensibilit e agli interessi umanitari del
personaggio. Giovanissima, Diana
sembra avere davanti a s il migliore avvenire: sposa al principe ereditario, destinata a essere regina.
Ma questa fiaba, che tanto ha
incantato il pubblico, rimasta priva di lieto fine: donna tormentata e infelice, la Principessa del
popolo, come stata definita, ha
cercato invano la felicit fino al tragico epilogo di una morte prematura che, mentre ha fissato nel tempo
il fascino di una bellezza incorrotta, ha aperto una serie di interrogativi e di enigmi senza risposta sulle modalit stessa dellincidente...
fatalit o complotto?

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Il linguaggio dellepica
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Lepica, racconto
sugli di e sugli eroi
Le origini dellepica
La parola epica deriva dal greco pos, termine che in origine significava parola, discorso e che in seguito passato a significare una narrazione in versi molto estesa, il
cui oggetto erano le imprese straordinarie, avvenute in un passato mitico o comunque remoto, di uomini dotati di qualit eccezionali, gli eroi, sostenuti od ostacolati dallintervento delle divinit.
Parlando di epica il nostro pensiero va immediatamente alla poesia pi antica e tradizionale della Grecia, ossia ai poemi omerici, lIliade e lOdissea, composti tra il IX e il VII
secolo a. C. da un poeta, o da poeti, che non conoscevano le tecniche della scrittura e
per un pubblico di ascoltatori che non era in grado di leggere. Fin dalle origini e per tutto il corso delle letterature greca e latina, lesametro il verso proprio del genere epico, e anzi ne costituisce uno dei tratti distintivi insieme alloralit e alla formularit,
ovvero la presenza di un vasto sistema di formule, cio di espressioni stereotipate che
avevano la funzione di facilitare la memorizzazione e la trasmissione dei testi.
La poesia epica orale non , per, patrimonio esclusivo del mondo classico: come lIliade
e lOdissea per i Greci, cos possiamo ricordare il Poema di Gilgamesh per i Babilonesi
(risalente al 2500-2000 a. C., ma composto unitariamente intorno al XIII secolo a. C.), il
Ramayana (I secolo a. C.) e il Mahabarata (II-III secolo d. C.) per gli Indiani. Forme
di poesia epica orale si ritrovano ancora oggi presso molti popoli della Terra, dove il racconto si tramanda nella memoria collettiva senza assumere forma scritta.

Le caratteristiche dellepica orale


Nella sua trasmissione la narrazione orale ha elaborato un vero e proprio linguaggio
specifico, costruito ad arte e assai diverso da quello della vita quotidiana. Esso prevedeva il ricorso a precise caratteristiche formali, quali:
luso del verso sillabico che, con il suo particolare ritmo cadenzato, meglio si prestava allaccompagnamento musicale della cetra e della lira;
il ricorso al discorso diretto con la conseguente predilezione per la forma mimetica e dialogica;
la drammatizzazione del contenuto, ossia la prevalenza attribuita allazione;
la presenza di epiteti costanti, attributi usati in modo ricorrente per persone e cose:
gli aggettivi nere e lunghe riferiti alle navi, accorto riferito a Odisseo, pi veloce o saccheggiatore di citt riferiti ad Achille, per fare qualche esempio. Luso degli
epiteti costanti non era una semplice e monotona ripetizione, ma una necessit indispensabile nella poesia eroica, nella quale il cantore componeva direttamente davanti al pubblico e questultimo poteva, associando rapidamente il nome alle caratteristiche del personaggio, seguire con relativa facilit la complessa trama della vicenda;
il ricorso allo stile formulare, ossia alluso di formule collocate in una sede fissa del
verso, capaci di combinarsi per esprimere la maggior parte delle azioni e degli eventi
dellesperienza eroica. La formula pu riguardare un oggetto (nave, lancia), un per-

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sonaggio (Ettore, Achille) o una qualsiasi azione ripetuta pi volte (andare, dire,
rispondere). Simile per lo scopo allepiteto costante (mira infatti anchessa a comunicare rapidamente unidea a un pubblico di ascoltatori), si differenzia per per la forma: gli epiteti infatti occupano solo una parte del verso, mentre le formule metriche
sono pi estese e vengono impiegate in punti particolari del racconto (allinizio o alla
fine di un discorso, per introdurre certi movimenti e passaggi). In Omero, per esempio, lo spuntare del giorno quasi sempre annunciato da espressioni quali: quando
apparve lAurora dalle rosee dita, figlia del mattino, e linizio di un discorso segnalato in genere da formule come subito dolce e accorta parola parl, disse parole fugaci, dissi cos, e lui subito parl rispondendomi;
la presenza di tpoi, scene tipiche, descrizioni che possono occupare anche parecchi versi, dedicate a situazioni che compaiono pi volte allinterno dei poemi, quali la
partenza, la vestizione delle armi, la battaglia, i duelli, i concili degli di, i banchetti, i
funerali e altre immagini tradizionali;
la predilezione per le similitudini, paragoni tratti in genere dal mondo della natura,
che mirano a sottolineare il valore o i difetti di un determinato personaggio, la qualit delle sue azioni, laspetto particolare di qualche luogo o oggetto.

Il ruolo del cantore


Nella poesia epica il poeta scompare dietro le vicende e la sua funzione quella di mantenere e tramandare oralmente il patrimonio mitico di un popolo. Egli non linventore
dei fatti narrati, ma solo il depositario dellarte che consente di mantenerli vivi nella
memoria e la poesia essenzialmente sentita come trascrizione di unispirazione
divina. Sorti in epoca molto remota, i canti epici sono il risultato di una lunga tradizione e venivano trasmessi oralmente da maestro a scolaro, recitati dagli adi (o cantori) nelle corti o in occasione di feste pubbliche, con laccompagnamento della cetra. Di
generazione in generazione, gli adi si trasmettevano, in una sorta di casta chiusa, la loro
arte e un patrimonio di leggende, miti e canti, sentito come una cultura comune, un sapere popolare e collettivo. Chiamati ad allietare con i loro racconti i banchetti e i raduni
pubblici, essi contribuivano a tramandare nel tempo la grande tradizione mitica, svolgendo daltra parte un compito anche educativo: la materia del racconto epico corrispondeva infatti al gusto di una societ intera che faceva propri i valori espressi dai poemi e le finalit eroiche che essi continuavano a proporre. Il pubblico degli ascoltatori
costituito da unaristocrazia guerriera, che si riteneva direttamente discendente dagli
eroi dei poemi, e dal popolo che riconosceva in quei miti un aspetto del proprio patrimonio collettivo tendeva a immedesimarsi nelle vicende narrate, ritrovando nei nobili protagonisti una parte di s e dei propri valori.

I cantori e il loro pubblico

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Il patrimonio formulare fissato nella memoria facilitava la trasmissione orale del testo.
Dopo lunghi anni di apprendistato, il cantore arrivava a conoscere il repertorio tradizionale delle leggende del suo popolo e gli elementi formulari, accumulati dalle generazioni a lui precedenti. Con questi materiali costruiva il canto, mentre ogni recitazione,
adattandosi al pubblico, al gusto e allabilit personale, presentava sempre elementi di
novit rispetto al modello prescelto, che veniva cos ricreato, modificato e ampliato risultando ogni volta diverso.
La ripetizione di episodi familiari era per essenziale anche per il pubblico degli
ascoltatori: seguire un racconto denso di avvenimenti e recitato in un linguaggio che non
era quello della vita quotidiana avrebbe comportato serie difficolt. Ecco allora che le
parti formulari, indispensabili al poeta per ricordare la materia, concedevano anche al pubblico un momento di allentamento della tensione, in attesa degli episodi successivi.
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La voce dellaedo
Nel primo canto dellOdissea, in assenza di Ulisse, laedo Femio intrattiene i Proci dopo
il banchetto narrando i tristi ritorni dei capi achei dopo la guerra di Troia. Il suo canto
tanto seducente da indurre al silenzio anche i superbi pretendenti; solo Penelope, ascoltandolo, non prova gioia, ricordando il marito ancora lontano. Uscita dalle sue stanze, la
donna chiede a Femio di scegliere un argomento meno doloroso.
Nel passo centrale il personaggio dellaedo, presentato come una figura divina che
suscita forti emozioni, presenza di spicco nella societ omerica con il ruolo preciso di
recare gioia e allietare il pubblico degli ascoltatori. La sua funzione e la sua fama sono
evidenziati anche negli epiteti a lui riferiti (famoso, divino), mentre quelli di Penelope
(saggia, chiara tra le donne) mirano alla presentazione tradizionale della moglie di
Odisseo.
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Il cantore famoso cantava tra loro, ed essi sedevano


ascoltando in silenzio: cantava degli Achei il ritorno
luttuoso che gli inflisse da Troia Pallade Atena.
Dalle stanze di sopra ne intese il canto ispirato
la figlia di Icario, la saggia Penelope:
lalta scala discese della sua camera,
non sola, con lei andavano anche due ancelle.
E quando giunse dai pretendenti chiara fra le donne,
si ferm vicino a un pilastro del solido tetto,
tenendo davanti alle guance il lucido scialle:
da ciascun lato le era accanto unancella fedele.
Piangendo si rivolse poi al divino cantore:
Femio, molte altre imprese di uomini e di tu conosci,
che incantano gli uomini, e i cantori le celebrano:
cantane una, seduto tra loro; ed essi in silenzio
bevano il vino; smetti per questo canto
luttuoso, che sempre in petto mi logora
il cuore, dopoch tanto mi colp il crudele dolore.
Tale persona infatti desidero, ricordandola sempre,
di un uomo, di cui vasta la gloria per lEllade ed Argo.
Le rispose allora giudiziosamente Telemaco:
Madre mia, perch vieti che il fedele cantore
ci allieti come la mente lispira? colpevoli non sono
i cantori, responsabile Zeus, che assegna a ciascuno,
agli uomini che mangiano pane, la sorte che vuole.
Costui non va biasimato se canta la mala sorte dei Danai:
gli uomini lodano di pi quel canto
che suona pi nuovo a chi ascolta.
Il tuo cuore e il tuo animo sopporti di udire:
perch a Troia il d del ritorno non lo perse il solo
Odisseo, ma lo persero anche molti altri.
Ma va nella stanza tua, accudisci ai lavori tuoi,
il telaio, la conocchia, e comanda alle ancelle
di badare al lavoro: la parola spetter qui agli uomini,
a tutti e a me soprattutto, che ho il potere qui in casa.
Lei era tornata, stupita, nella sua stanza:
sera messa nellanimo lassennata parola del figlio.
E salita di sopra con le donne sue ancelle
piangeva Odisseo, il marito, finch la glaucopide Atena
le gett un dolce sonno sugli occhi.
Omero, Odissea, I, vv. 325-364

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Lepica darte

Dallepica spontanea allepica riflessa


Con lavanzare e il prevalere di una cultura legata al libro, si ha il passaggio dallepica
spontanea risultato della lunga elaborazione orale di un patrimonio mitico collettivo allepica riflessa, opera di un singolo poeta, che compone a tavolino per un
pubblico prevalente di lettori e non pi di ascoltatori-spettatori. Questepica letteraria, colta ed erudita, trionfa con la creazione delle grandi biblioteche di Alessandria,
Pergamo e Antiochia e appare ben esemplificata nelle Argonautiche di Apollonio
Rodio (295-215 a. C. circa), opera pi breve rispetto ai modelli omerici, ma proprio
per questo pi finemente elaborata sul piano formale, in conformit alla poetica ellenistica, che rifiutava la narrazione epica tradizionale, lunga e pesante.
Passando dalla Grecia a Roma, opera di un unico artista colto anche lEneide: anche
in questo caso ci troviamo di fronte a un raffinato esempio di epica darte, unopera
letteraria di grande dottrina, intessuta, secondo il modello alessandrino, di allusioni e
citazioni colte, costruita con materiale culturale di ogni tipo, dai primi poemi latini
alle grandi opere filosofiche greche.
La figura dellartista colto che legge, studia e si documenta prima di accingersi a scrivere sancisce la definitiva separazione tra lautore che compone il testo, il rapsodo che lo recita e il pubblico che ne fruisce, un pubblico numericamente pi
ristretto che in passato, perch a pochi riservato il privilegio di saper comprendere
testi cos complessi. Il poeta colto compone infatti richiamando da un lato la tradizione
letteraria precedente, modello classico della sua imitazione, dallaltro scostandosene
con procedimenti allusivi e finemente ironici: tocca al lettore comprendere le regole di
un gioco sottile in cui lo studio e lerudizione geografica, storica e onomastica, si uniscono alla caratterizzazione psicologica dei personaggi e delle loro passioni.

Autore e narratore: due figure diverse


Con laffermarsi della letteratura scritta diventa essenziale la riflessione sul narratore, ossia
sulla voce che nel testo narra la storia. Molto spesso questultima non coincide con lo
scrittore che ha materialmente scritto il testo: mentre lautore lo scrittore, ovvero
la persona fisica che, in un certo periodo storico e in un determinato luogo, ha progettato e scritto il testo, il narratore invece la voce che lautore sceglie per narrare gli avvenimenti, il personaggio che nel testo racconta, in prima o in terza persona, la storia.
Il passo seguente chiarisce questa affermazione: siamo allinizio del lungo racconto che
Enea, naufragato in seguito a una tempesta sulle coste di Cartagine, fa alla regina Didone
che lo ha accolto ospitalmente. Autore del testo il poeta Publio Virgilio Marone: di
lui siamo in grado di ricostruire i dati biografici, lambiente e il periodo (lepoca dellimperatore Augusto) in cui ha concepito e realizzato il poema (29-19 a. C): la sua figura
dunque storica. La parte in neretto del brano occupata per dallinizio della narrazione che Enea, nellattenzione generale, fa della sua vicenda. A differenza di Virgilio, Enea
il protagonista del poema: creato dallautore, fa parte del racconto ed , quindi, un elemento di finzione. Sua la voce narrante che racconta in prima persona la storia.

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Tacquero tutti, il volto immobile in attesa.


Allora dallalto del suo letto padre Enea cos dice:
Un dolore indicibile, regina, tu vuoi che rinnovi:
come i Greci distrussero legemonia di Troia,
il suo regno di lacrime, le atrocit che vidi
e in cui fui coinvolto. Ma quale Mirmdone
o Dlope, quale soldato del crudele Ulisse
tratterrebbe le lacrime narrando? E gi dal cielo umida
declina la notte e le stelle al tramonto inducono al sonno.
Ma se tanto hai desiderio di conoscere le nostre vicende
e udire brevemente lestrema agonia di Troia,
bench il cuore inorridisca al ricordo e rifugga dal pianto,
ti dir.
Virgilio, Eneide, II, vv. 1-13

I livelli della narrazione


In testi caratterizzati da trame complesse e dallinserimento di storie che si incastrano luna
nellaltra, possiamo trovare forme pi articolate di narrazione che prevedono diversi livelli (o gradi) di racconto e la presenza di narratori di secondo grado, personaggi a cui
il narratore di primo grado cede la parola, affidando loro il compito di raccontare la storia.
Si tratta di una scelta narrativa molto antica, presente fin nella stessa Odissea, in cui il
narratore di primo grado (Omero) a un certo punto passa la parola al personaggio di
Ulisse perch narri, in prima persona, le sue avventure.
Rileggendo linizio del racconto di Enea, sopra riportato, possibile notare come, anche
in quel caso, la narrazione venga condotta utilizzando diverse voci narranti: i primi due
versi (Tacquero tutti, il volto immobile in attesa. / Allora dallalto del suo letto padre
Enea cos dice) appartengono al primo livello: il narratore di primo grado (Virgilio)
introduce nel racconto il personaggio di Enea e gli cede la parola. Questultimo, come
narratore di secondo grado, prende a raccontare in discorso diretto le sue vicende,
creando cos un duplice livello di narrazione.
La presenza in una storia di pi livelli narrativi ha in genere la funzione di simulare lautenticit della storia narrata e di
rendere pi credibile il racconto: i
narratori di secondo o di terzo grado
spesso riferiscono di aver ascoltato la
storia da fonti sicure o di riportare
notizie di cui sono stati addirittura
testimoni o protagonisti. Ognuno di
loro prende la parola comunicando
una propria interpretazione della
vicenda e il lettore si sente coinvolto
in una narrazione che gli viene presentata come veritiera e degna di
fede. La veridicit del racconto non
pu essere in alcun modo verificata:
la storia viene creduta perch le parole del narratore incantano gli ascoltatori, che se ne lasciano coinvolgere emotivamente.

Virgilio tra le muse Clio (a sinistra)


e Melpomene (a destra), mosaico,
III-IV secolo d. C.

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Citazione e rielaborazione
I diversi livelli narrativi sono collegati tra loro secondo due modalit principali, che possiamo definire di citazione e di rielaborazione.

Citazione. Nel processo di citazione agevole distinguere le affermazioni attribuibili


al primo, al secondo o al terzo livello della narrazione, in quanto esistono linee di passaggio ben chiare tra luno e laltro livello: il narratore di secondo o terzo grado
viene generalmente introdotto a parlare in prima persona e la parola gli ceduta completamente. Si tratta di un modello narrativo presente in molti testi (dallOdissea alle Mille
e una notte, al Decameron di Boccaccio): anche nel racconto di Enea chiara la separazione delle parole del narratore di primo grado (Virgilio) da quelle del narratore di
secondo grado (Enea).
Rielaborazione. Nel processo di rielaborazione il narratore di primo grado compie
invece un rifacimento della storia che presenta dal suo punto di vista: in questo caso
le affermazioni relative ai diversi livelli non sono facilmente distinguibili e tutta la storia in qualche modo rivisitata dallautore, che la presenta secondo la propria
ottica narrativa.

Narratore interno e narratore esterno


Unaltra importante distinzione allinterno della voce narrante riguarda le definizioni di
narratore interno e di narratore esterno.

Il narratore interno:
racconta la storia in prima persona, da un punto di vista personale e soggettivo, narrando solo ci che rientra nella sua sfera di esperienza e quanto vede o riesce
a ipotizzare degli altri personaggi o dello svolgimento dei fatti;
fornisce una visione soggettiva della realt e, come tale, pu anche mentire o
riportare i fatti in maniera del tutto personale e distorta;
pu svolgere nel racconto la funzione di protagonista o di semplice testimone: nel
primo caso racconta avvenimenti cui ha partecipato direttamente, nel secondo fatti
accaduti ad altri;
la sua partecipazione emotiva alla vicenda narrata molto alta e nel racconto filtrano sentimenti e stati danimo che riescono a coinvolgere facilmente il lettore.

Il narratore esterno:
non racconta la propria storia, n un fatto al quale ha partecipato, ma una vicenda alla quale estraneo;
narra in terza persona ci che i personaggi dicono, fanno o pensano, ed esprime solo
raramente opinioni e commenti personali;
produce nel racconto una maggiore impressione di oggettivit e di verit, perch
tende a limitare il suo intervento nella narrazione.
La scelta delluna o dellaltra tipologia non mai casuale, ma sempre legata al tipo di
racconto, alle tematiche e agli effetti che lo scrittore intende produrre: per le caratteristiche che abbiamo enunciato, la presenza di un narratore interno molto utile quando si vogliono creare situazioni ambigue che pongano il lettore di fronte allinterrogativo sulla verit delle affermazioni della voce narrante. Quando invece si vuole comunicare
unimpressione di oggettivit, si preferisce far ricorso a una voce narrante esterna,
per definizione estranea alla storia narrata.
Il brano riportato qui sotto la parte conclusiva del lungo racconto che Odisseo, naufragato dopo molte avventure sullisola dei Feaci, fa al re Alcinoo e alla sua sposa Arete che
lo hanno accolto nella loro reggia. Narrando la sua storia, dal momento in cui ha lasciato

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Troia fino allapprodo allisola di Ogigia, Odisseo si presenta come narratore interno e protagonista. Quanto al livello narrativo, la sua una narrazione di secondo grado.
Le ultime due righe del testo, riportate in neretto, segnano invece il passaggio a un
narratore esterno di primo grado: chi prende la parola infatti Omero e questi versi
conclusivi segnano il ritorno al presente della vicenda.

450

[...] Per nove giorni fui trascinato: alla decima notte


gli dei mi gettarono sullisola Ogigia, dove abita
Calipso dai riccioli belli, dea tremenda con voce umana,
che maccolse e nutr. Ma perch lo racconto?
Te lho detto in casa gi ieri,
a te e alla nobile sposa: m odioso
narrare di nuovo cose dette diffusamente.
Disse cos e immobili erano tutti, in silenzio:
erano presi dincanto nella sala ombrosa.
Omero, Odissea, XII, vv. 447-453 e XIII, vv. 1-2

Mimesi e diegesi
Sin dalle origini della riflessione sulla narrativa, gli antichi filosofi greci Platone e
Aristotele hanno individuato due modelli narrativi opposti entro i quali le narrazioni possono oscillare: la mimesi (dalla parola mmesis, che in greco vuol dire imitazione) e la diegesi (da dighesis, che vuol dire narrazione).

Mimesi. Si ha narrazione mimetica quando, nel testo, vengono riportati direttamente


i pensieri o i dialoghi dei personaggi. Il racconto sembra cos avvicinarsi al teatro e la voce
narrante pare quasi annullarsi: le parole dei personaggi sono infatti riprodotte in discorso
diretto, il narratore non interviene, limitandosi a registrare i fatti senza entrare nei pensieri dei personaggi e senza esprimere una propria valutazione degli avvenimenti.

Diegesi. Nella narrazione diegetica, invece, il narratore si attribuisce unidentit individuale: la sua voce e il suo modo di vedere le cose hanno ampio spazio, i fatti vengono
raccontati senza dialoghi e anche i discorsi sono riportati in forma indiretta.
Nel brano che segue, relativo al tentativo del superbo Antinoo che, con false proposte
di amicizia, tenta di rimandare il viaggio di Telemaco alla ricerca del padre, si alternano
sequenze mimetiche (evidenziate nel testo in neretto) e sequenze diegetiche.

305

310

315

Antinoo si diresse ridendo verso Telemaco,


gli strinse la mano, gli rivolse la parola, gli disse:
Telemaco, grande oratore, impetuoso, non avere
pi in animo unaltra azione o parola cattiva,
ma piuttosto mangiamo e beviamo, come in passato.
Queste cose te le daranno tutte gli Achei,
la nave e i rematori ben scelti, perch presto tu giunga
a Pilo divina per avere notizie del nobile padre.
Gli rispose allora giudiziosamente Telemaco:
Antinoo, non c modo di banchettare quietamente
tra voi prepotenti ed essere lieto e sereno [...].
Ora che per sono grande, e udendo le parole di altri
capisco e il coraggio mi cresce dentro [...],
vado, e il viaggio che dico non sar invano.
Omero, Odissea, II, vv. 301-311, 314-315, 318

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Il romance:
una favola eroica
Il mondo dellimmaginario
Il repertorio meraviglioso che abbiamo ritrovato nelle forme di racconto delle societ pi
arcaiche, quando luomo tendeva a dare ai diversi interrogativi dellesistenza una risposta che sconfinava nellambito dellimmaginario, non scompare nel tempo. Anche se, con
levolversi della societ e della scienza, gli elementi magici vanno perdendo la loro primitiva funzione di spiegazione di fenomeni reali, la presenza nel racconto di figure
soprannaturali tuttavia continua: fate, orchi, streghe e maghi popolano non solo il mondo della fiaba, ma danno vita al repertorio tradizionale dei poemi epici e cavallereschi, in cui apparizioni, metamorfosi e magie si susseguono senza sosta.
La narrativa dellimmaginario, attingendo ampiamente alla sfera del meraviglioso, si sviluppata nel tempo in forme assai diverse, dalla favola alla fiaba, al repertorio epico-cavalleresco, fino al romanzo a sfondo meraviglioso e alla moderna ripresa di temi epici e leggendari nel genere fantasy. Tutte queste forme si possono ricollegare alla tradizione narrativa
del romance, che la scrittrice inglese Clara Reeve, gi nel 1785, definiva come favola
eroica, che tratta di persone e di cose favolose e descrive, in un linguaggio elevato e nobile, ci che non mai successo, n probabilmente succeder mai. A differenza della narrativa a sfondo realistico (il novel), che mira a registrare con scrupolosa fedelt lesperienza umana, nel romance lo scrittore ha tutta la libert di presentare circostanze scelte e
create in larga misura dalla propria fantasia, introducendo nella narrazione elementi soprannaturali ed eventi straordinari che infrangono continuamente i limiti della realt.

Un labirinto di storie
La struttura classica del romance presenta una trama complessa, costituita da una serie
di imprese individuali, eroiche e avventurose che spesso si intrecciano con interruzioni e riprese in un labirinto di vicende che mantengono, pur nellapparente disordine, un ininterrotto filo narrativo. quanto avviene, ad esempio, nellOrlando furioso
di Ludovico Ariosto (1474-1533), in cui i nuclei che compongono il poema si presentano sapientemente variati e ripresi con un continuo passaggio da un racconto allaltro, da una trama allaltra, ottenuto ricorrendo alla tecnica dellentrelacement.
In questa ottava, la XVII del XII canto dellOrlando furioso, Ludovico Ariosto fornisce un esempio tra i tanti di questa tecnica: il racconto della vicenda di Orlando viene
infatti interrotto per riprendere quella di Ruggiero, abbandonata nel canto precedente.

Ma tornando a Ruggier, chio lasciai quando


dissi che per sentiero ombroso e fosco
il gigante e la donna seguitando,
in un gran prato uscito era del bosco;
io dico charriv qui dove Orlando
dianzi arriv, se l loco riconosco.
Dentro la porta il gran gigante passa:
Ruggier gli appresso, e di seguir non lassa.
L. Ariosto, Orlando furioso, XII, 17

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La quest
Al centro delle storie la figura delleroe che, investito di un difficile compito, passa
attraverso prove e peripezie in cui si rivela vincente o per qualit personali innate come
il coraggio, la forza e la nobilt , o per intervento di forze esterne come la fortuna o
la protezione di divinit e di esseri soprannaturali. Lelemento magico essenziale in
questo genere di racconto: contrastato o aiutato da creature dagli enormi poteri, leroe
pu attraversare luoghi incantati e affrontare avversari pi potenti di lui, che rappresentano spesso lincarnazione del Male.
Mediante queste prove si attua nei romanzi cavallereschi lavventura fondamentale,
quella che il critico canadese Northrop Frye chiama la quest, ossia la ricerca delleroe
o cavaliere e insieme la lotta di questi contro il nemico malvagio e la sua realizzazione morale, il vagare alla volta del ritrovamento di una identit che non solo materiale, ma
anche e soprattutto morale e psicologica.
Anche in tempi pi vicini a noi, la struttura classica dellitinerario di formazione, che prevede il percorso del giovane eroe dallinfanzia alladolescenza fino alla maturit, resta un
dato costante: il viaggio, volontario o involontario, e le prove da affrontare sono un passaggio essenziale per completare la formazione e per acquisire esperienze.

Un narratore in terza persona


Lepica cavalleresca e rinascimentale prevede per lo pi il ricorso a una voce narrante
esterna, che racconta vicende e fatti ai quali non ha partecipato. La presenza di questa
tipologia di narratore, come abbiamo gi osservato, contribuisce a determinare nel racconto unimpressione di oggettivit e di verit, conferendo assolutezza alla vicenda: il
narratore esterno tende infatti a limitare il suo intervento, raccontando in terza persona ci che i personaggi dicono, fanno e pensano, ed entrando solo di rado nella storia con
commenti dichiaratamente personali.

La lotta di Tristano contro

il drago. Affresco della camera


di Tristano, XV secolo,
Castel Roncolo, Bolzano.

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Lottava
La struttura metrica in cui si esprime la narrativa in versi tra Medioevo e Rinascimento
dai cantari popolari alla Gerusalemme Liberata quella dellottava strofa: essa
composta da otto endecasillabi, di cui i primi sei a rima alternata e gli ultimi due a
rima baciata, secondo lo schema ABABABCC. Presente gi nei cantari del Trecento, lottava, detta anche ottava rima o stanza, il metro pi tipico dei poemi cavallereschi:
Luigi Pulci (1432-1484) la user nel suo Morgante, Matteo Maria Boiardo (1441-1494)
nellOrlando innamorato, quindi Torquanto Tasso (1544-1595) nella Gerusalemme
liberata e Ludovico Ariosto (1474-1533) nellOrlando furioso la porteranno alla sua
perfezione, sfruttandone ogni possibilit, utilizzandola per variare e riprendere motivi o
per accentuare e riprendere significati.

Oltre il romance: il fantasy


A un mondo di pura fantasia dai tratti vagamente medievali si torna in epoca contemporanea con il genere fantasy, divenuto popolare dopo la pubblicazione, nel 1954-55, della trilogia Il signore degli anelli di John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973).
Nei suoi tratti fiabeschi ed epici, la letteratura fantasy ripropone un Medioevo fantastico, in cui i richiami al ciclo bretone si uniscono a quelli delle mitologie nordiche, con una
ripresa dei temi permanenti del mito: lavventura individuale e collettiva, la ricerca attraverso prove e ostacoli e leterna lotta tra il Bene e il Male. Il ritorno della struttura del
romance in pieno Novecento un secolo dominato dalla tecnologia e dalla scienza ma
anche duramente provato da due guerre mondiali pu essere indice del perdurare dellindividualismo, del rifiuto della massificazione, della riproposta del coraggio, dellamicizia, della lealt come valori autentici in opposizione ai modelli imposti dal mondo industriale e dalletica del puro profitto.

Lattrice Liv Tyler nellinterpretazione


di Arwen, la Regina del Regno Riunito
nel film Il signore degli anelli.

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Perch leggere
i classici?
Una definizione di classico
La parola classico deriva da classis, una voce che nella lingua latina in origine designava lintero esercito romano ma che in seguito pass a significare flotta, in quanto per indicare le forze militari di terra si utilizz il termine exercitus. Dopo la riforma attribuita al
re Servio Tullio, il termine pass a definire una suddivisione dei cittadini: la costituzione serviana divideva infatti i cittadini in cinque classi: le prime tre erano di fanteria di
linea, le ultime due di soldati armati alla leggera. Nella divisione operata da Servio Tullio
laggettivo classici designava i cittadini appartenenti alla prima delle classi in cui era stato diviso il popolo: da qui il senso traslato di autori classici per indicare gli scrittori di primo ordine, di prima classe, degni di imitazione. Con questo significato il termine giunto fino ai nostri giorni, designando una realizzazione culturale degna di studio ed
elevata a modello esemplare, rappresentativa di una determinata cultura e di una certa epoca.

La parola a Italo Calvino


Cominciamo con qualche proposta di definizione.
1. I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: Sto rileggendo e
mai Sto leggendo...
Questo avviene almeno tra quelle persone che si suppongono di vaste letture;
non vale per la giovent, et in cui lincontro col mondo, e coi classici come parte del mondo, vale proprio in quanto primo incontro.
Il prefisso iterativo1 davanti al verbo leggere pu essere una piccola ipocrisia da parte di quanti si vergognano dammettere di non aver letto un libro famoso. Per rassicurarli baster osservare che per vaste che possano essere le letture
di formazione dun individuo, resta sempre un numero enorme dopere fondamentali che uno non ha letto.
Questo per dire che il leggere per la prima volta un grande libro in et matura un piacere straordinario: diverso (ma non si pu dire maggiore o minore)
rispetto a quello daverlo letto in giovent. La giovent comunica alla lettura come
a ogni altra esperienza un particolare sapore e una particolare importanza; mentre in maturit si apprezzano (si dovrebbero apprezzare) molti dettagli e livelli e
significati in pi. Possiamo tentare allora questaltra formula di definizione:
2. Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.
Infatti le letture di giovent possono essere poco proficue per impazienza, distrazione, inesperienza delle istruzioni per luso, inesperienza della vita. Possono
1. iterativo: che indica ripetizione.

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essere (magari nello stesso tempo) formative nel senso che danno una forma alle
esperienze future, fornendo modelli, contenitori, termini di paragone, schemi di
classificazione, scale di valori, paradigmi2 di bellezza: tutte cose che continuano
a operare anche se del libro letto in giovent ci si ricorda poco o nulla. Rileggendo
il libro in et matura, accade di ritrovare queste costanti che ormai fanno parte
dei nostri meccanismi interiori e di cui avevamo dimenticato lorigine. C una
particolare forza dellopera che riesce a farsi dimenticare in quanto tale, ma che
lascia il suo seme. La definizione che possiamo darne allora sar:
3. I classici sono libri che esercitano uninfluenza particolare sia quando simpongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.
Per questo ci dovrebbe essere un tempo nella vita adulta dedicato a rivisitare
le letture pi importanti della giovent. Se i libri sono rimasti gli stessi (ma anchessi cambiano, nella luce duna prospettiva storica mutata) noi siamo certamente cambiati, e lincontro un avvenimento del tutto nuovo.
Dunque, che si usi il verbo leggere o il verbo rileggere non ha molta importanza. Potremmo infatti dire:
4. Dun classico ogni rilettura una lettura di scoperta come la prima.
5. Dun classico ogni prima lettura in realt una rilettura.
La definizione 4 pu essere considerata corollario di questa:
6. Un classico un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.
Mentre la definizione 5 rimanda a una formulazione pi esplicativa, come:
7. I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di s la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di s la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o pi semplicemente nel linguaggio o nel costume).
Questo vale per i classici antichi quanto per i classici moderni. Se leggo lOdissea
leggo il testo dOmero ma non posso dimenticare tutto quello che le avventure
dUlisse sono venute a significare durante i secoli, e non posso non domandarmi
se questi significati erano impliciti nel testo o se sono incrostazioni o deformazioni o dilatazioni.
La lettura dun classico deve darci qualche sorpresa, in rapporto allimmagine che ne avevamo. Per questo non si raccomander mai abbastanza la lettura
diretta dei testi originali scansando il pi possibile bibliografia critica, commenti, interpretazioni. La scuola e luniversit dovrebbero servire a far capire che nessun libro che parla dun libro dice di pi del libro in questione; invece fanno di
tutto per far credere il contrario. C un capovolgimento di valori molto diffuso
per cui lintroduzione, lapparato critico, la bibliografia vengono usati come una
cortina fumogena per nascondere quel che il testo ha da dire e che pu dire solo
se lo si lascia parlare senza intermediari che pretendano di saperne pi di lui.
Possiamo concludere che:
8. Un classico unopera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di s, ma continuamente se li scrolla di dosso.
Non necessariamente il classico ci insegna qualcosa che non sapevamo; alle
volte vi scopriamo qualcosa che avevamo sempre saputo (o creduto di sapere) ma
non sapevamo che laveva detto lui per primo (o che comunque si collega a lui in
modo particolare). E anche questa una sorpresa che d molta soddisfazione,
come sempre la scoperta duna origine, duna relazione, duna appartenenza. Da
tutto questo potremmo derivare una definizione del tipo:

2. paradigmi: modelli.

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9. I classici sono libri che quanto pi si crede di conoscerli per sentito dire, tanto pi quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti.
Naturalmente questo avviene quando un classico funziona come tale, cio
stabilisce un rapporto personale con chi lo legge. Se la scintilla non scocca, niente da fare: non si leggono i classici per dovere o per rispetto, ma solo per amore.
Tranne che a scuola: la scuola deve farti conoscere bene o male un certo numero
di classici tra i quali (o in riferimento ai quali) tu potrai in seguito riconoscere i
tuoi classici. La scuola tenuta a darti degli strumenti per esercitare una scelta; ma le scelte che contano sono quelle che avvengono fuori e dopo ogni scuola.
solo nelle letture disinteressate che pu accadere dimbatterti nel libro che
diventa il tuo libro.
10. Il tuo classico quello che non pu esserti indifferente e che ti serve per
definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui.
Credo di non aver bisogno di giustificarmi se uso il termine classico senza
fare distinzioni dantichit, di stile, dautorit. Quello che distingue il classico nel
discorso che sto facendo forse solo un effetto di risonanza che vale tanto per
unopera antica che per una moderna ma gi con un suo posto in una continuit culturale. Potremmo dire:
11. Un classico un libro che viene prima di altri classici; ma chi ha letto prima gli altri e poi legge quello, riconosce subito il suo posto nella genealogia.
A questo punto non posso pi rimandare il problema decisivo di come mettere
in rapporto la lettura dei classici con tutte le altre letture che classici non sono.
Problema che si connette con domande come: Perch leggere i classici anzich
concentrarci su letture che ci facciano capire pi a fondo il nostro tempo? e Dove
trovare il tempo e lagio della mente per leggere dei classici, soverchiati come siamo dalla valanga di carta stampata dellattualit?
Certo si pu ipotizzare una persona beata che dedichi il tempo-lettura delle
sue giornate esclusivamente a leggere Lucrezio, Luciano, Montaigne, Erasmo, Quevedo,
Marlowe, il Discours de la Mtode, il Wilhelm Meister, Coleridge, Ruskin, Proust e
Valry, con qualche divagazione verso Murasaki o le saghe islandesi. Tutto questo senza aver da fare recensioni dellultima ristampa, n pubblicazioni
Pierre-Auguste Renoir, La liseuse, 1875-1876.
per il concorso della cattedra, n
lavori editoriali con contratto a
scadenza ravvicinata. Questa persona beata per mantenere la sua
dieta senza nessuna contaminazione dovrebbe astenersi dal leggere i giornali, non lasciarsi mai
tentare dallultimo romanzo o dallultima inchiesta sociologica.
Resta da vedere quanto un simile
rigorismo sarebbe giusto e proficuo. Lattualit pu essere banale
e mortificante, ma pur sempre
un punto in cui situarci per guardare in avanti o indietro. Per poter
leggere i classici si deve pur stabilire da dove li stai leggendo,
altrimenti sia il libro che il lettore
si perdono in una nuvola senza
tempo. Ecco dunque che il massimo rendimento della lettura dei
classici si ha da parte di chi ad
essa sa alternare con sapiente

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dosaggio la lettura dattualit. E questo non presume necessariamente una equilibrata calma interiore: pu essere anche il frutto dun nervosismo impaziente, duna
insoddisfazione sbuffante.
Forse lideale sarebbe sentire lattualit come il brusio fuori della finestra, che
ci avverte degli ingorghi del traffico e degli sbalzi meteorologici, mentre seguiamo
il discorso dei classici che suona chiaro e articolato nella stanza. Ma ancora tanto se per i pi la presenza dei classici savverte come un rimbombo lontano, fuori
dalla stanza invasa dallattualit come dalla televisione a tutto volume. Aggiungiamo
dunque:
12. classico ci che tende a relegare lattualit al rango di rumore di fondo,
ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non pu fare a meno.
13. classico ci che persiste come rumore di fondo anche l dove lattualit pi
incompatibile fa da padrona.
Resta il fatto che il leggere i classici sembra in contraddizione col nostro ritmo
di vita, che non conosce i tempi lunghi, il respiro dellotium umanistico3; e anche
in contraddizione con leclettismo della nostra cultura che non saprebbe mai redigere un catalogo della classicit che fa al caso nostro.
Erano le condizioni che si realizzavano in pieno per Leopardi, data la sua vita
nel paterno ostello4, il culto dellantichit greca e latina e la formidabile biblioteca trasmessigli dal padre Monaldo [...].
Maccorgo che Leopardi il solo nome della letteratura italiana che ho citato [...].
Ora dovrei riscrivere tutto larticolo facendo risultare ben chiaro che i classici servono a capire chi siamo e dove siamo arrivati e perci gli italiani sono indispensabili
proprio per confrontarli agli stranieri, e gli stranieri sono indispensabili proprio per
confrontarli agli italiani.
Poi dovrei riscriverlo ancora una volta perch non si creda che i classici vanno letti perch servono a qualcosa. La sola ragione che si pu addurre che leggere i classici meglio che non leggere i classici.
E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citer Cioran (non
un classico, almeno per ora, ma un pensatore contemporaneo che solo ora si comincia a tradurre in Italia): Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando unaria sul flauto. A cosa ti servir? gli fu chiesto. A sapere questaria
prima di morire.
I. Calvino, Perch leggere i classici

3. otium umanistico: lUmanesimo un movimento culturale durato per tutto il Quattrocento, caratterizzato da una riscoperta

della civilt classica e dei suoi valori.


4. paterno ostello: casa paterna (lespressione leopardiana).

Un lavoro per te
Uno spunto di discussione

28

Dopo aver letto con attenzione il saggio, sottolinea i passaggi che ti sembrano maggiormente interessanti.

2
3
4
5

Prova a esporre oralmente il contenuto essenziale del testo. Qual la tesi dellautore?
Facendo riferimento alle tue conoscenze, in quali punti sei daccordo con Calvino?
Quali classici hai letto? Che impressione ne hai ricavato? Hai un tuo classico?
Perch, secondo te, la conoscenza dei classici importante ancora oggi per la formazione di
una persona?

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Unit 1

In principio...
Alle origini del mondo
Enuma Elish
Esiodo

Quando lass
Marduk, un dio perfetto
Dal Caos al Ksmos
Lavvento di Zeus

Linnocenza e la colpa
Genesi
Esiodo

Luomo, immagine di Dio


La cacciata dallEden
Linganno di Prometeo

Il modello del viaggio


Il Racconto del naufrago
Epopea di Gilgamesh In viaggio verso lignoto

Intersezioni
Dossier: Prometeo,
il Titano dalla parte
delluomo
Eschilo
Prometeo incatenato
Wolfgang Goethe
Inno a Prometeo
Rileggere lantico:
La nascita di unamicizia
Paola Capriolo
Enkidu e il re
Arte: LOriente
e lOccidente
Il Trono Ludovisi
e la nascita di Venere

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Alle origini
del mondo

llinterno dei racconti mitici, una tipologia particolare


costituita dai cosiddetti miti cosmogonici, racconti che
cercano di spiegare, utilizzando il linguaggio e le strutture proprie del genere, il problema dellorigine del mondo e
delluniverso. A questo interrogativo le varie tradizioni hanno
dato risposte vie via differenti: cos, nel poema mesopotamico
dellEnuma Elish, il mondo avrebbe avuto origine dalla separazione del dio delle acque dolci, Apsu, dalla dea delle acque salate, Tiamat, mentre nella sua Teogonia il poeta greco Esiodo
considera il Caos, lo spazio vuoto, il principio di tutto. Pur nelle inevitabili divergenze, i racconti mitici presentano tratti comuni assai interessanti: linterrogativo sulle origini del mondo spinge ad attribuire agli elementi naturali unessenza divina,
istituendo cos un inevitabile legame con la sfera religiosa. Gli
di cos generati, tuttavia, appartengono a un mondo dominato
dal disordine e dal contrasto: centrale dunque, nei vari testi, il
tema della lotta tra gli di, finch, sia nella cultura mesopotamica che in quella greca, compare una divinit superiore alla quale spetta il compito di ordinare il mondo. Nella cultura babilonese tale ruolo affidato al dio Marduk, in quella greca a Zeus, definito
padre degli uomini e degli di anche se in realt non ha creato
n gli uni n gli altri.
In entrambe le narrazioni il mondo viene sistemato prima che luomo faccia la sua comparsa, grazie allintervento di divinit legate alla sfera solare della Luce e del Cielo. Proprio la loro azione fa di un universo informe un Ksmos, parola che in greco
designa il mondo ordinato, in cui Cielo e Terra, di e uomini,
possono convivere in un contesto pacifico. Larmonia riportata
dagli di non per definitiva: lordine creato sempre sottoposto al costante pericolo di ripiombare nel caos e, forse, proprio
questo sar il destino ultimo delluniverso, una volta che
abbia esaurito il suo
significato nello spazio e nel tempo.

La nascita di
Pallade Atena, che
secondo il mito
fuoriusc gi adulta
e in armi dalla testa
di Zeus, raffigurata
in un vaso a figure
nere, VI sec. a. C.
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Unit 1 In principio...
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La nascita degli di
LEnuma Elish
Un antico poema mesopotamico Il racconto della creazione presente nellantico poema mesopotamico dellEnuma Elish risale probabilmente agli ultimi due secoli
del II millennio: il testo, tramandato prima oralmente e poi scritto in caratteri cuneiformi, era costituito di circa 1100 versi. Nel tempo esso ha sicuramente subto varie
modificazioni; molti frammenti provengono dalla biblioteca di Assurbnipal a Ninive,
risalente al VII sec. a. C.
Lo scontro tra Marduk e Tiamat Il poema prende il nome dalle prime due parole
con cui si apre la narrazione: Enuma Elish significa Quando Lass, espressione
che pu essere accostata allincipit del libro della Genesi In principio.... Il poema,
noto anche con il nome di Epopea della Creazione, veniva cantato a Babilonia durante il quarto giorno delle feste per lanno nuovo nel tempio del dio Marduk, la pi importante divinit del mondo mesopotamico. Linizio dellanno rivestiva per i popoli antichi
unimportante funzione simbolica: momento di passaggio tra la morte e la vita, tra la fine
e linizio, esso simboleggiava anche la vittoria del Bene sul Male. In questo contesto aveva senso il canto dellantico poema che, allinterno della narrazione sulla nascita delluniverso, riportava alla memoria lo scontro tra le forze del Caos originario, personificato dalla dea Tiamat, con quelle dellordine cosmico, incarnato da Marduk che, con la
sua vittoria sullavversaria, aveva garantito lordine del creato.

Quando lass

10

15

Quando lass
il cielo non aveva ancora nome,
e Quaggi la terra ferma
non era ancora chiamata con un nome,
soli, Aps1-il-primo,
loro progenitore,
e madre Tiamat2,
genitrice per tutti loro,
mescolavano insieme
le loro acque:
n banchi di canne vi erano ancora raggruppati
n canneti vi erano distinguibili.
E mentre degli di
nessuno era ancora apparso,
essi non erano n chiamati per nome
n definiti da un destino,
in (Aps-Tiamat) alcuni di
furono creati:
1. Aps: nella mitologia babilonese lOceano di acqua dolce,

progenitore, insieme a Tiamat, delle altre divinit.


2. Tiamat: corrispettivo femminile di Aps, rappresenta lOceano
delle acque salate. Insieme ad Aps, Tiamat forma la coppia

primordiale, da cui avranno origine il mondo e gli altri di. Il


tema dellacqua si associa, nel mito mesopotamico, a quello della fecondit (in sumerico lo stesso radicale a- indica sia lacqua
che la generazione).

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Lahmu e Lahamu3 apparvero


e furono chiamati per nome.
Prima che fossero divenuti
grandi e forti,
furono creati Ansar e Kisar4,
che erano loro superiori.
Quando ebbero prolungati i propri giorni,
moltiplicati i propri anni,
Anu5 fu il primo nato,
simile ai suoi genitori.
Come Ansar aveva fatto simile a lui
Anu, suo rampollo,
Anu ugualmente, a propria somiglianza,
cre (Ea-)Nudimmud6.
Ora, Nudimmud, egli,
futuro ordinatore dei suoi genitori,
era di ampio intelletto, saggio
e dotato di una forza immensa;
ben pi potente
del creatore di suo padre. Ansar,
non aveva eguali,
a confronto con gli di suoi fratelli.
(J. Bottero, S. N. Kramer, Uomini e dei della Mesopotamia, Torino, Einaudi, 1992)

Placchetta a rilievo con


combattimento tra divinit,
da Khafaja, XVIII secolo a. C.
3. Lahmu e Lahamu: mostri acquatici, nati dallunione della

coppia primordiale.
4. Ansar e Kisar: indicano il mondo celeste e quello terrestre,
la divinit maschile e quella femminile.
5. Anu: figlio di Ansar e Kisar; a lui appartiene il dominio del

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cielo. Insieme a Enlil (la terra) e a Ea (lacqua) costituir poi la


triade cosmica babilonese.
6. (Ea)-Nudimmud: Nudimmud il nome sumero di Ea. il
figlio di Anu, un dio saggio e astuto, consigliere degli di. Ea
lacqua che tutto penetra e travolge.

Unit 1 In principio...
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