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ALFONSO TRAINA

POETI LATINI (E NEOLATINI)


NOTE E SAGGI FILOLOGICI

II SERIE

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UNIVERSI
MBTERIql,E 8L
Cod. Ist Soe
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PATRON EDITORE
UNIVERSITA DI SIENA ^J ^^ Nn

Class. 040 II
30
DIPART. TEORIA E DOCUM.
ALL RIGHTS RESERVED
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Opera pubblicata con un contributo


dell'Istituto di Filologia Classica e Medievale
INDICE
dell'Universitd di Bologna

Prefazione pag. 1


Varrone Men. 498 B 3
55
Dire libido (Sul linguaggio lucreziano dell'eros) 11
La `ripetizione' in Catullo. Risultati e prospettive di un li-
>,
bro 35
55
Cicerone tra Omero e Virgilio (Tra Callimaco e Catullo?) 55
,>
fhEQà rruxvír. Storia di un omerismo 63
52
Laboranti similis. Per la storia di un omerismo virgiliano. 91
Magna pugna. Una dissimilazione lessicale 105
,>
Da Virgilio a d'Annunzio: ambiguità di un predicativo 111
>,
Due note a Seneca tragico 123
55
1. L'antroponimo Medea 123
2. La `fiducia' di Tieste 130
,>
Per l'esegesi di una lirica boeziana (cons. 1, m. 5) 133
>,
L'Epistola di Francesco a Brigida (vv. 27-28) 161
Note al testo del Marrasio 163
Antologie umanistiche 173
Appendice I - La prima edizione e traduzione italiana del
Copyright © 1981 by Casa Editrice Pàtron Ciceronianus 185
Stabilimento Grafico Editoriale Pàtron — 40127 Bologna — Quarto Inferiore
vI Indice

Varia Pascoliana pag. 197


1. I puerilia latini del Pascoli (e il latino di Mariù) " 197
2. Pascoli, Vitrioli e la Fata Morgana " 213
3. Da Ennio al Pascoli: variazioni su un'immagine . " 216
4. Una `violenza' sintattica " 218
Pascoli e Sannazaro " 221
I fratelli nemici (Allusioni antidannunziane nel Pascoli) . " 231
Appendice II - Marino Barchiesi e il Pascoli latino " 251 PREFAZIONE
Index verborum et locutionum " 267

I motti premessi alla prima serie dei Poeti latini (e neolatini)


(Bologna 1975, risi. 1980) sono validi anche per le ragioni, in-
trinseche ed estrinseche, di questa seconda serie. Resto ancora
convinto dell'utilità di tali sillogi, occasione di correggere e ag-
giornare i propri lavori per l'autore (posto che lo faccia), di ab-
breviare il tempo e la fatica del reperimento per i lettori (posto
che ci siano). Qualche parola devo aggiungere sul materiale rac-
colto. Esso è quasi tutto posteriore al 1974, e tutto riveduto e
aggiornato, in parte rielaborato; anteriori sono solo Laboranti
similis (di cui l'apporto di nuovi dati ha parzialmente corretto
la prospettiva) e la recensione al Ciceronianus del Gambaro
(connessa con le ricerche sulla poesia umanistica). Inedita è la
nota su Magna pugna, più affine alla tematica di Forma e Suo-
no (Roma 1977).
E poiché ho rinunziato al motto iniziale, me ne concedo u-
no alla fine, sottraendolo a un poeta, Borges: "No habré lido
un filólogo, — ... — pero a lo largo de mis anos he profesa-
do — la pasión del lenguaje". Potrebbe iscriversi come epitaffio
a tutta la mia vita di studioso.
Bologna, settembre 1980
LABORANTI SIMILIS
PER LA STORIA DI UN OMERISMO VIRGILIANO

II puledro destinato alle gare di corsa ha bisogno di un fati-


coso addestramento al maneggio. Così insegna Virgilio nel 1. III
delle Georgiche (190-193):

At tribus exactis ubi quarta acceperit aestas,


carpere mox gyrum incipiat gradibusque sonare
compositis sinuetque alterna uolumina crurum
sitque laboranti similis.

L'ultima frase non era chiara agli antichi esegeti. Servio chiosa:
praeparetur ad futurum laborem; ma il Danielino aggiunge: et
aliter: hoc est non uere laboret, ne taedium capiat. I moderni,
a mia conoscenza, quando non tacciono, com'è il caso di uno
dei più impegnati, il Richter 1, si preoccupano solo di spiegare
laboranti: "laboranti est similis et propter cohibitum libere
currendi impetum et propter difficilem incessum" (Wagner);

Miinchen 1957.
Per la storia di un omerismo virgiliano 93
92 Laboranti similis

AívdETat /xvdQì t oucó — EidcoÀov. Il trasferimento dell'immagi-


"le cheval ne peut suivre son libre mouvement, mais doit se
ne dall'uomo al puledro fa parte della tecnica dell'aemulatio
forcer à obéir aux directions du cavalier, surtout quand il tour-
(ben più audacemente, Virgilio metterà sulla bocca di Enea il
ne au manège" (Plessis-Lejay), etc. D'accordo: il puledro fati-
cortigiano complimento della chioma di Berenice, cfr. Catull.
ca a piegarsi al ritmo lento e ordinato (gradibus compositis) im-
66, 39: inuita, o regina, tuo de uertice cessi con Aen. 6, 460:
postogli dal magister; ma fatica realmente. E allora qual è il
inuitus, regina, tuo de litore cessi) 4. Se ne vuole la riprova? A-
preciso valore di similis ? 2
vieno userà la traduzione virgiliana per tradurre a sua volta il
È chiaro, intanto, che la iunctura esalta il valore visivo del-
verso di Arato (v. 172): illa laboranti similis succedit imago.
la descrizione. Anche il verso precedente insiste sull'elemento
La iunctura è del tutto a suo posto in un'gxcpQaats stellare;
più icastico della scena, il movimento circolare delle zampe
tant'è vero che essa è richiamata, al v. 67, dalla corrispondente
(l'astratto uolumina è oggetto di sinuet). Il poeta descrive l'at-
iunctura verbale 6 CAÒ. OvTt irotaEV, e, quel che più conta, è
teggiamento, non la sofferenza, del puledro, in antitesi con la
spesso ripetuta da Arato, e sempre in contesti analoghi: i:-
vertiginosa corsa dei versi successivi (194 s.: per aperta uolans,
ÀàoVTt Fotxci) (v. 91: descrizione di Artofilace); àµcpoTéQas
ceu liber habenis, — aeguora uix summa uestigia ponat bare-
XEieac Tavúovrt L. (v. 183: descrizione di Cefeo); Evdt6cuvTt
na). Il suo punto di vista è, deliberatamente, esterno, mentre
rtoTì7V L. (v. 278: descrizione del Cigno); µETl6VT! £. (v.
sarebbe interiore con laboret.
340: descrizione di Sirio); ZcóoVTt É. (v. 444: descrizione del-
Ma il valore icastico e fondamentalmente statico di laboran-
l'Idra); orrEíQriv x6nrovtt L (v. 449: descrizione del Corvo).
ti similis si chiarirà in pieno solo quando se ne conosca la pro-
Ma c'è di più. La medesima espressione ricorre in un altro
venienza. Virgilio aveva nell'orecchio un modulo greco, in pri-
maestro della poesia alessandrina, che sarà tra le fonti dell'E-
mo luogo di Arato — il poeta che egli ben conosceva, fra l'al-
neide, Apollonio Rodio. E ancora in un'ixcpQaoLS, quella del
tro, per averne "tradotto" 3 i pronostici nel 1. I delle Georgi-
mantello donato da Ipsipile a Giasone. Vi è istoriato, fra l'altro,
che —, proveniente dall'gxcpQaatS di una costellazione, l"`En-
Zeto che fatica a edificare le mura di Tebe (1, 739): µoytoVTt
gonasi" o "Inginocchiato" (63 s.) : rf1 d' avToú µoyÉOVT! xv -
íovcdg. Una ventina di versi dopo (763 s.) la descrizione conti-
nua con la storia di Frisso e l'ariete, quello in atto di ascoltare
(d) ÉTE6V nee — Eiaa cov), questo di parlare (tì EVÉnovTt
2 [A questa domanda ha risposto, riprendendo e integrando la mia nota,
anche A. LUNELLI, Laboranti similis (Verg. G. III 193), "Maia" 1969, LotuchS). Fuori dell'ixcpQaoLS, la iunctura è usata a rendere
341: "il puledro è visto assumere ... l'atteggiamento del cavallo sotto sforzo l'atteggiamento preoccupato di Giasone, xaTrlcpt6cwvrt t=otxws
agonistico: laboranti similis, non laborans, perché del cavallo, laborans (qua-
le esso sarà) manca ancora la vera fatica".]
3 Su questa "traduzione" sempre da ricordare le osservazioni di G. PER-
[Sul significato stilistico di questa operazione cfr. G.B. CONTE, Memo-
ROTTA, Virgilio e Arato, "Atene e Roma" 1924, 3-19 [ = Cesare, Catullo,
ria dei poeti e sistema letterario, Torino 1974, 66 ss.]
Orazio e altri saggi, Roma 1972, 213-233].
94 Laboranti similis Per la storia di un omerismo virgiliano 9.5

(1, 461) o il minaccioso avventarsi dei flutti del Bosforo (2, vwv, ai El (aA.éovTt t onc hS. Il passo, notoriamente recenzione, è
170): xvµa... Énaí000vTt àotxóS s ricco di elementi descrittivi (basti citare datvòv nanTaívwv) ',
Una variatio teocritea, µatvoµgvcp rxEÀos (2, 51), ne di- ma un residuo valore comparativo-ipotetico di f3aÀ ovTt Éovccbg
chiara subito la fonte omerica: µatvoµévri %usura (Z 389). È può giustificarsi col fatto che ci troviamo nel regno delle om-
Andromaca, precipitatasi verso le mura alla notizia del cedi- bre, dove sono solo parvenze di vita.
mento dei Troiani. Noi diremmo "come folle" : l'agitazione Il doppio valore di questa iunctura, icastico sul piano stili-
della donna ha le medesime manifestazioni della follia. La iun- stico, comparativo-ipotetico su quello sintattico, la rendeva
ctura ha dunque il valore di una comparativa ipotetica accorcia- particolarmente adatta allo stile dell'FxcPeaats 8, come prova
ta, di tà con un'espressione nominale. Lo stesso valore ha in appunto la sua frequenza in Arato. Ma, prima, un altro poeta
W 430, dove, durante la gara dei cocchi in onore di Patroclo, ne aveva ampiamente usato per lo stesso fine. Almeno sei volte
Antiloco sembra non udire l'avvertimento di prudenza lancia- ÉotxchS (e la variante YxEÀoS) col participio sostantivato, in pre-
togli da Menelao: 'AvTíÀoxos ó' Tt xaì noÀb µà Àov i` avvEv — valenza presente, ricorre nella descrizione dello Scudo d'Era-
xt`.vTQcp ÉntantQXWV, thS ovx &fovTL ÉotxcbS. Anzi qui il valore cle : Àtyv µcAnoµt vpS Ltxuiat (v. 206: "on eút dit des vivantes
comparativo-ipotetico è sottolineato pleonasticamente da e 6 chantant à pleine voix", Mazon); xÀu%oµtvcp YxEA.os (v. 209);
Stando all'Ebeling, non si incontra altrove nell'Iliade vriXoµ€vots ''xEÀot (v. 211); ànoQQ(rpovTt Éotxt:hS (v. 215);
iotxcbS col participio presente sostantivato. Nell'Odissea abbia- onEúóovTt xaì tQQíyovTt Éotxd.) (v. 228: "on croyait voir sa hà-
mo altri due casi: ho malconcio dopo la lotta con Ulisse, col te et sa terreur", Mazon); nArirTovTL ÉotxtS (v. 314, clausola
capo ciondolante come un ubriaco (o 240: µErlúovTt Lotxc wS), e omerica, ma con participio predicativo, E 87: noTaµip nA0ovTt
1'erd colov di Eracle, terribile anche nell'oltretomba, sempre in rotxcU). Data l'attribuzione dello Scudo a Esiodo e il noto t r"i -
atto di saettare (A 606 ss.): 6 ó't esµvr"i VUKTì Éotxdg, — yug- ~toS esiodeo di Arato 9 , sarà questa la tradizione, e solo media-
vòv TÓZOV i^Xwv xaì £nl VEUQYi(pty ólOTÒV, — óEtvòv Trarrai-
' Sul valore di questo verbo cfr. B. SNELL, La cultura greca e le origini del
pensiero europeo, trad. ital., Torino 1951, 24: "nanTaívELv è anch'esso un
Devo molto di questo materiale alla gentilezza della Prof.ssa Maria Gra-
modo di guardare, di guardarsi intorno cercando qualcosa con sguardo circo-
zia Ciani, che mi segnala inoltre alcuni luoghi di Quinto Smirneo dove com-
spetto e con apprensione".
pare, quasi sempre in fxcppí ortS, Fot,cth col participio: 1, 306; 5, 103 e
109; 6, 231. [E ancora 5, 42; 7, 203: cfr. G. RAVENNA, L'ekphrasis poeti- 8 Nella lunga txcpQaauu omerica dello scudo di Achille non compare
ca di opere d'arte in latino. Temi e problemi, "Quaderni Istit. Filol. latina ioixchs, ma goixEv, cfr. î 548: irewoµhvf di i:cóxeiv. V. supra, n. 5.
Padova" 3, 1974, 22, n. 52. A. LUNELLI, op. cit., 341, n. 1, ha indicato in 9 Mi permetto di rimandare alle mie Variazioni omeriche in Arato,

Teocrito una variazione sinonimica nel participio, ma sempre in à=xcpQaais "Maia" 1956, 39, n. 3 [= Vortit barbare, Roma 1974', 206; si aggiunga
(1, 41): x&µvovTL ... avdeì ìooxcóS. E sempre in bccppaois aggiungo Mosch. la mia Nota aratea in Poeti latini (e neolatini), Bologna 1975 (rist. 1980),
2, 47; Anth. Pal. 2, 5.] 159-162 e la precisazione di F. Bossi, Arai. Phaen. 2-4, "Mus. critic."
6 V. supra , Ap. Rhod. 1, 763. 1979, 323-325].
96 Laboranti similis Per la storia di un omerismo virgiliano 97

tamente quella omerica, da cui il poeta dei Fenomeni ha attinto L'altra coppia presenta un'accentuazione del valore compa-
la iunctura. rativo-ipotetico. In 7, 502 il cervo di Tirro ferito da Iulo si rifu-
In latino, se ho ben visto, similis col participio presente, gia nella stalla imploranti similis: la iunctura rende bene la
calco di ÉouctS (ixedlo), è uno stilema di origine poetica. Lo mossa quasi umana della bestia. Anche in 12, 754 il soggetto è
introduce Virgilio, nel passo delle Georgiche sopra discusso. una bestia, il cane che sta per azzannare la fiera: uiuidus Vm-
Nell'Eneide ricorre quattro volte, raggruppabili in due cop- ber — haeret hians, iam iamque tenet, similisque tenenti — in-
pie 10. In 5, 254 sulla clamide donata al vincitore della regata è crepuit malis, morsuque elusus inani est. Similis tenenti fa fare
ricamato Ganimede a caccia, anhelanti similis. In 8, 649 sullo economia di un sintagma ipotattico come sarebbe una compara-
scudo di Enea è effigiato Porsenna indignato e minaccioso per tiva ipotetica. Ma non c'è solo questo. La similitudine, topica,
la resistenza dei Romani: illum indignanti similem similemque si amplia in una scena di caccia che sembra effigiata su un araz-
minanti — adspiceres (la geminazione chiastica è innovazione zo. È evidente l'influsso dello stile dell'i'xcpQaoLS.
virgiliana) ". Siamo dunque di fronte a due bccpQ6oEis (il ri- Dopo Virgilio, il primo esempio di similis col participio si
chiamo è esplicito nell'adspiceres della seconda), e G. Monaco ha dove Orazio dipinge l'atteggiamento d'interessato ed esage-
ha giustamente annotato alla prima, sulla scia del Conington: rato timore dell'aspirante erede (sat. 2, 5, 92): stes capite ob-
"questo anhelanti similis è in tutta la descrizione l'unico ele- stipo, multum similis metuenti (v. supra, Scut. 228: ÉQQÍyov rt
mento il quale si riferisca al fatto che si tratta di rappresentazio- Éotxcí)s). C'è una punta di malizia nella clausola: l'importante
ni figurative e non di scene reali" (segue il rinvio a Aen. 8, è sembrarlo, non esserlo. Ma il vero erede di Virgilio è l'Ovi-
649) 12. Sappiamo ora da quale tradizione venga lo stilema a dio delle Metamorfosi, cioè di un genere di poesia nobile. Il ci-
Virgilio. tato paragone virgiliano di Aen. 12, 754, modellato su Apollo-
nio Rodio (2, 278 ss.), il quale a sua volta guardava a Omero
(X 189 ss.: ma in nessuno dei due c'è un corrispondente di-
10 In nessun caso i commenti, almeno i più autorevoli, notano l'omeri- retto di similis tenenti), è rielaborato due volte da Ovidio: met.
smo. Non lo nota nemmeno, mi sembra, G.N. KNAUER , Die Aeneis und 1, 535 s.: alter inhaesuro similis iam iamque tenere — sperat,
Homer, Gottingen 1964. [Ai quattro passi va aggiunto il composto adsimilis dove la iunctura è variata col participio futuro, desunto dal vir-
nella descrizione dei supplizi infernali (6, 602 s.): quos super atra silex iam
giliano haeret; e met. 7, 785: imminet hic sequiturque parem,
iam lapsura cadentique — imminet adsimilis, il masso che sembra stia per
cadere ma non cade mai.] similisque tenenti — non tenet, et uanos exercet in aera mor-
" Che diverrà uno stereotipo nell'umanista tedesco Ulrich von Utten, sus, che rispetta la iunctura in clausola, ma ne riattizza il valo-
cfr. paneg. 901: ardenti similis similisque minanti; in triumph. Rauchi. re irreale mediante l'antitesi con non tenet.
428: credenti similis similisque seguenti; 463: ascendenti similis sum- Altri otto casi di similis col participio presente annoverano
mumque petenti. le Metamorfosi ovidiane. Il più interessante si ha in 2, 501:
12 Nel commento al 1. V, Firenze 1958. cognoscenti similis fuit. Callisto, trasformata in orsa, incontra
98 Laboranti similis Per la storia di un omerismo virgiliano 99

il figlio. Ora è notevole che, trattando nei Fasti (2, 185) il me- 47. Il più vivace è certamente l'ultimo, dove si consiglia al fu-
desimo mito, Ovidio sostituisca a cognoscenti similis una com- turo oratore di simulare l'impreparazione: id in actionibus in-
parativa ipotetica esplicita: illa quidem, tamquam cognosceret, ter praecipua seruandum est, ut,.. cogitantibus nonnumquam et
adstitit amen. Vicinissimo al cervo virgiliano imploranti similis dubitantibus similes quaerere uideamur quae attulimus. Posso
è il cervo similis roganti di met. 3, 240: si tratta di Atteone, integrare questo materiale solo con due esempi 14 di Plinio il
un'altra metamorfosi. Ovidio ha saputo trar partito dalla iun- Vecchio: in 5, 98 con linguaggio immaginoso e antropomorfi-
ctura virgiliana, che umanizzava la bestia, per descrivere l'u- co si descrive il monte Tauro: brachia emittit subinde temptan-
mano trasparente ancora dietro la nuova forma ferina. E su ti maria similis ; in 11, 82 il ragno in agguato nella sua tela è
questa strada si è spinto fino ad applicarla a una pianta: Mirra detto, con sorridente simpatia per l'astuta bestiola, aliud agenti
incinta, trasformata in albero, nitenti tamen est similis (10, similis, "con l'aria distratta". Ma ci mancano troppi lessici di
508). Degli altri casi )(lenti similis (3, 652) è un pianto simula- autori per tirare le somme 15. Più cauto seguirne 1'iter nella
to, una beffa di Bacco; lugenti similis (6, 532), come nota il poesia. A parte un verso della Consolatio ad Liuiam, di discussa
commento dello Haupt, implica il paragone con la prefica. La datazione, ma certo postovidiana (317: similisque furenti: è u-
iunctura va logorandosi, banalizzandosi. Similis minanti di 8, na madre, come l'Andromaca omerica gatvogévp i u cuia), la
467 e 13, 442 è ormai poco più che un sinonimo di minans. Il tradizione si biforca: da Ovidio a Seneca tragico, da Virgilio al-
punto estremo di questa disespressivizzazione si tocca in 1, l'epica imperiale (Stazio e Silio Italico). Dunque sempre a un li-
708: effecisse sonum tenuem similemque querenti, col passag- vello sostenuto.
gio dalla sfera visiva alla uditiva.
Nell'età imperiale era da attendersi che la prosa la ricevesse
dalla poesia, insieme a tanti altri poetismi. Comincia Livio de- 14 Tacito ha nescio similis (ann. 13, 16), che il Davanzati, tra parentesi,

scrivendo uno schieramento ondeggiante sotto la pressione ne- tradusse: "fattosi nuovo". Del tutto fuori della tradizione stilistica che per-
mica (6, 13, 3): fluctuanti similis acies erat 13. A questo passo seguiamo, i grammatici ricorsero a similis col participio presente per spiegare
il valore - visivo! - degli aggettivi verbali in -bundus, per es.: furibundus
il Forcellini ne fa seguire tre di Quintiliano: 11, 2, 32; 46; = similis furenti, Diomede 1403 K. (citazioni in E. PIANEZZOLA, Gli agget-
tivi verbali in -bundus, Padova 1965, 18 s.).
15 [Da letture dirette aggiungo Curt. 3, 3, 16; 4, 15, 26 (ambedue in
13[In realtà Livio ne ha altri due esempi, 5, 28, 4 e 23, 37, 5, citati dal descrizione di prodigi); Plin. nat. 8, 216 (di bestie in atteggiamento umano);
LUNELLI di sulle concordanze del PACKARD. Vale per essi il commento dello Plin. ep. 6, 16, 20; 9, 5, 3; Apul. met. 7, 1; 8, 25 (entrambi echi di Verg.
stesso LUNELLI, op. cit., 341: "si rivelano subito semanticamente e stilistica- Aen. 8, 649); Macr. Sai. 1, 2, 15; 5, 2, 1; August. conf. 9, 27; ciu. D.
mente differenti dagli esempi poetici virgiliani: privi di valore icastico visivo, 10, 11 (per Seneca e Floro v. intra, n. 19). Mi pare si possa concludere che il
non risolvibili in un'equivalente comparativa ipotetica, del tutto assimilabili nesso è più diffuso di quanto pensassi nella prosa letteraria (significativa la
ai normali nessi di similis + sostantivo (o aggettivo) che esprimono oggetti- sua assenza in Petronio), ma a prezzo di un progressivo svuotamento seman-
vamente una somiglianza".] tico.]
100 Laboranti similis Per la storia di un omerismo virgiliano 101

Stazio ne fa un uso limitato, solo per descrivere l'illusione quae modo Iatois populum su b m o u e ra t aris — et me-
ottica del disco che sembra ricadere, mentre prosegue per forza diam tulerat gressus resupina per urbem. Silio ritorna al va-
d'inerzia la sua traiettoria (Theb. 6, 682 s.): similisque cadenti lore imperfettivo del presente acronico virgiliano (redit) me-
— crescit in aduersum. In Silio, invece, è un modo della sua diante la formula similis turbanti, alienata però dal suo normale
aemulatio virgiliana: quattro esempi — come nell'Eneide — e e tradizionale valore comparativo-ipotetico.
tutti con participi inediti: in 1, 180 spectanti similis è uno Ma già in Seneca si era avuta la perdita del valore ipotetico.
schiavo torturato che superai ridetque dolores (di Muzio Scevo- In Herc. Oet. 874 s.: repetentur arae cernere assuetae hostiam
la aveva scritto Livio, 2, 12, 13: uelut alienato ab sensu... ani- — similem colenti, il participio equivale semanticamente a un
mo); in 3, 451 stanti similis è la lenta corrente dell'Arar (Silio sostantivo 18, "al sacrificante" (si tratta di vittime umane); e
condensa la precisa e minuziosa notazione cesariana di Gall. 1, su questa via sarà Prudenzio quando scriverà (Apoth. 790): (a-
12, 1: in Rhodanum influii incredibili lenitate, ita ut oculis in nima) piena Deo similisque creanti, "al suo creatore". Degli
utram partem fluat, iudicari non possit; in 13, 327 è descritta altri passi di Seneca tre appartengono a un campo semantico te-
un'immagine cara alla statuaria greca 16, Pan pendenti similis, matico delle tragedie senecane, quello di furor, sia pure varia-
cioè sempre inclinato in avanti e pronto a saltare; più avanti, al mente motivato e atteggiato: furenti similis 19 è Megara che di-
v. 337, il salto è fermato a mezz'aria mediante la medesima nanzi alla follia omicida di Ercole fugge proteggendo il figlio
iunctura: librans corpus similisque uolanti. In 10, 507 c'è un
fatto nuovo: il participio presente ha un valore temporale di an-
teriorità (modo), in contrasto con la situazione attuale. Di fron- 18 [Il primo esempio di questo valore è in prosa, Liu. 5, 28, 4: multitudi-
te al corpo martoriato di Paolo Emilio il poeta esclama: heu nem... quae semper ferme regenti est similis (v. supra, n. 13).]
quis erat! quam non similis modo Punica telis — agmina tur- 19 [Gli esempi prosastici di Seneca sono raccolti di sulle concordanze di
banti!, "... a quando scompigliava..." 17. Il modello virgiliano BUSA-ZAMPOLLI e commentati dal LUNELLI, op. cit., 342. Vorrei soffermar-
(Aen. 2, 274 s.): ei mihi qualis erat, quantum mutatus ab illo mi su nat. 6, 29, 2: similisque est furentis quisquis timet,•che colpisce per la
— Hectore, qui redit exuuias indutus Achilli, era stato ripreso sua variatio morfologica (furentis) deviante sia rispetto a Seneca tragico sia al-
la tradizione poetica (Cons. ad Liu. 317: v. supra) e prosastica (Flor. 2, 13,
da Ovidio con la restituzione dell'atteso rapporto temporale
82: similis furenti). Ora Seneca usa di norma similis col dativo (come il lati-
(met. 6, 273 ss.): heu quantum haec Niobe distabat ab illa — no dell'impero), tranne i nessi simile ueri e similis sui. Unica eccezione (giac-
ché nat. 1, 14, 1: similis effossae in orbem specus non è decisivo, a parte la
variante specu accolta da Oltramare, per la mancanza del dativo di specus) è
ir. 1, 12, 5: pacem enim similem belli efficit , dove il genitivo potrebbe risul-
16 Cfr. la nota ad loc. di J.D. DUFF nell'edizione Loeb, London-Cambridge tare da dissimilazione rispetto a in bello della frase precedente. Stando così le
Mass. 1950.
cose, sarei incline ad accettare la variante di due codici (v. l'apparato di 01-
" Il valore temporale si fa esplicito nella coordinata successiva: uel tramare ad loc.) furenti, e a spiegare furentis con l'influsso del duplice o-
cum... uertit. meoptoto che lo circonda.]
102 Laboranti similis Per la storia di un omerismo virgiliano 103

(Herc. fur. 1009); è Giocasta che si precipita fra le armi dei l'atteggiamento di Claudio agli Inferi: lusuro similis semper
fratelli nemici (Phoen. 427); è Deianira accecata dalla gelosia semperque petenti (sc. talos). Il modulo ritmico viene da Verg.
per Iole (Herc. Oet. 240: stetit furenti similis ac toruum in- Aen. 8, 649 (indignanti similem similemque minanti), con la
tuens). Tre donne, due madri: persistente ricordo di Androma- variatio del participio futuro (risalente a Ouid. met. 1, 535 e
ca? Anche toruum intuens ricorda l'omerico ÓFtvòv nanraí- ben attestata nella prosa di Seneca, cfr. ir. 3, 12, 5; tranq. uit.
vcuv (1608, v. supra). Ma c'è una differenza. Il furor di queste 1, 15); ma l'avverbio temporale rimanda all'ombra di Eracle
donne è reale. Lo dice il poeta espressamente per Giocasta (ua- nell'Ade alci (3aÀ ovrt LolxcóS , con un comico effetto di con-
dit furenti similis, aut etiam furit) e per Iole (v. 233: o quam trasto. Si tratta dunque di parodia epica, omerica e virgiliana 21.
cruentus feminas stimulat furor)". La iunctura con similis non La storia di similis col participio presente non si ferma
ha più che la parvenza di un valore ipotetico; il furor è una qui 22 ; ma a noi può bastare. Ne abbiamo accertato il modello
realtà psichica — potrebbe essere diversamente nel teatro di omerico (£oucthS col participio), la mediazione (pseudo)-esiodea
Seneca? — che si traduce in atteggiamenti plastici, in masche- e alessandrina, il calco virgiliano e i due filoni epico e tragico
re di terrore e di dolore: Megara paruum protegens natum ri- dell'età imperiale; il doppio valore comparativo ipotetico (sul
corda il gruppo scultoreo della Niobe; in Iole parlano gli occhi piano sintattico) e icastico (sul piano stilistico), il suo progressi-
(toruum intuens), l'irrequietezza smaniosa (v. 247: incurrit, er- vo banalizzarsi e diffondersi nella prosa letteraria.
rat, sistit), l'espressione stravolta (ibid.: in uoltus dolor — pro-
cessit omnis). Realtà e apparenza coesistono anche nell'ultimo (Da "Maia" 1969, 71-78)
passo senecano, Thyest. 698: nell'attesa dell'atroce delitto di
Atreo tota succussa solo — nutauit aula, dubia quo pondus da-
rei — ac fluctuanti similis, "oscillò come se ondeggiasse".
Nuto (propriamente "tentenno") e fluctuo(r) sono verbi sino-
nimici, ed entrambi metaforici, ma in nuto la metafora è più
lontana e sbiadita. Fluctuanti similis la riporta in primo piano
(con ricordo del citato passo di Livio, 6, 13, 3?).
Fuori delle tragedie abbiamo un verso dell'Apocolocyntosis
(15, 1, 4), di raffinata tecnica allusiva, dove si fissa in eterno
21 Di "epische Einlage" parla O. WEINREICH, Senecas Apocolocyntosis,
Berlin 1923, 130, che ibid. 132 vi riconosce significativamente lo stile del-
2U In entrambi i passi furenti similis alterna con attonitus (rispett. vv. 433
l'FxcPeaoL4.
e 246), sul cui valore paradigmatico in Seneca tragico cfr. P. PASIANI, Atto-
22
nitus nelle tragedie di Seneca, in AA.VV., Studi sulla lingua poetica latina, L'ultima pagina è scritta dal Pascoli, cfr. gli esempi raccolti nelle mie
Roma 1967, 113 ss. note a Pomponia Graecina, 70, Bologna 1967' (19733), 52 s.

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