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L’ALBA

DELL’ARTE

Michela scaramuzza
22/10/2023 2

DELL’ARTEESENTAZIONE

AGENDA
La nascita di Venere
Veneri a confronto
Pitture rupestri- Chavet
Pitture rupestri- Altamira
LE PRIME
Eterno femminino…
La Venere di Willendorf

La Venere di Willendorf, anche nota come donna di


Willendorf, è una statuetta di 11 cm d'altezza,
scolpita in pietra calcarea e dipinta in ocra rossa, non
originaria della zona di rinvenimento, e risalente al
30.000-25.000 a.C

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La Venere di Willendorf
La statuetta fu rinvenuta nel 1908 dall'archeologo Josef Szombathy, in un sito archeologico
risalente al paleolitico, presso Willendorf in der Wachau, in Austria.[3]
Intorno al 1990, dopo un'accurata analisi della stratigrafia del luogo, e dopo precedenti
datazioni che la ponevano inizialmente al 10.000 a.C. poi fino al 32.000 a.C., fu stimato che la
statuetta fosse stata realizzata da 25.000 a 26.000 anni fa. [4] Inoltre, in base ad una ricerca
condotta nel corso del 2022 dall'università di Vienna e dal Naturhistorisches Museum, è stato
stabilito che il manufatto sarebbe stato realizzato nella zona dell'alto Garda, più precisamente in
Trentino, presso Sega di Ala;[5] ciò è stato sostenuto in base alla presenza, rilevata sulle
superfici della scultura, di un materiale chiamato oolite, limonite e sedimenti di conchiglie.[6]
La statua si colloca all'interno del culto della Madre Terra e del Femminile
Dopo la Venere di Willendorf, sono state rinvenute molte altre statuette di questo genere,
spesso indicate proprio come "veneri" o "veneri paleolitiche". Le veneri paleolitiche sono
piccole statue preistoriche raffiguranti donne con gli attributi sessuali molto pronunciati e ritratti
con certo realismo (laddove il resto del corpo, a partire dal viso, è raffigurato in modo assai
approssimativo).[Vengono dette anche "veneri steatopigie" (dalle parole greche στέαρ, στέατος,
"grasso", "adipe", e πυγή, "natiche", quindi "dalle grosse natiche") o callipigie (sempre dal
greco καλλιπύγος, composto di κάλλος, "bellezza", e πυγή, quindi "dalle belle natiche").
Le veneri rappresentano le prime raffigurazioni del corpo umano. Sono di dimensioni minute
(alcune intorno ai 20 cm, altre di soli 4 cm). I materiali più utilizzati sono steatite, calcite, calcare
marmoso]. Tali "veneri" sono state rinvenute in diverse località europeema sono di fatto diffuse
dall'Atlantico alla Siberia. La datazione resta comunque controversa, dato che i ritrovamenti
sono avvenuti spesso in condizioni che non assicurano una corretta ricostruzione scientifica[2].
Ad oggi si conosce un solo esemplare della più antica cultura aurignaziana, la Venere di Hohle
Fels, ritrovata nel 2008 in Germania e datata intorno ai 35.000 anni fa[3].

Il motivo di tali rappresentazioni resta del tutto ipotetico


Willendorf

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Venere di Tan-Tan 500.000-300.000 Tan-Tan Marocco quarzite

Venere di
230.000 Alture del Golan Siria (occupate da tufo
Berekhat Ram Israele)

Venere di Hohle avorio di


35.000 - 40.000 Baden-Württembe Germania
Fels rg mammut

Venere di
30.000 Bassa Austria Austria serpentino
Galgenberg

7
Venere di Dolní
27.000 - 31.000 Moravia Repubblica Ceca ceramica
Věstonice

Venere di Lespugu 27.000 Pirenei francesi Francia avorio


e

Venere di Willend 24.000 - 26.000 Bassa Austria Austria calcare


orf

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Le pitture rupestri
Chauvet

La grotta corre per oltre 500 metri all'interno della montagna, e fu scavata nei millenni
dal fiume Ardèche. Di grandissima bellezza, ha lunghe pareti traslucide di cristalli e
cupole iridescenti. Viene resa famosa dalla scoperta, nel 1994, di numerose pitture
parietali risalenti all'uomo di Cro-Magnon, del Paleolitico superiore. Il nostro antenato
abitava all'epoca questa zona che offriva un paesaggio simile alla tundra, ed era
desolata e fredda. La grotta presenta pitture e incisioni di diversi animali
quali bisonti, mammut rossi, gufi, rinoceronti, leoni, orsi, uri, cervi, cavalli, iene, renne,
lupi (pochi) ed enormi felini scuri (forse leopardi). Soli o ritratti in branco, nei colori resi
disponibili dagli elementi naturali, gli animali ritratti assommano ad oltre 500 opere
databili dai 32.000 ai 36.000 anni fa, nel Paleolitico superiore. Possiamo ipotizzare che
questo luogo fosse un importante centro di culto dell'epoca.

Le figure hanno un dinamismo potente e la mancanza di definizione (molte sono


abbozzate, ma non terminate) contribuisce a dare all'insieme un carattere magico e
quasi ipnotico. Gli animali paiono uscire dalla roccia stessa o rientrarvi a seconda
della prospettiva e dei giochi di luce. Questo tipo di organizzazione estetica è comune a
tutta l'arte visiva del Paleolitico. Nella grotta troviamo anche ossa di vari animali (non
ossa umane), teschi di Ursus spelaeus e una roccia che per risalto e forma può
sembrare quasi un altare primitivo, su cui tra l'altro è appoggiato un teschio di orso,
quasi fosse stato offerto o utilizzato per qualche rito.
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IMMAGINI CHAUVET
IMMAGINI CHAUVET
IMMAGINI CHAUVET
Le pitture rupestri
Altamira

L'occupazione umana della grotta è stata limitata all'entrata, nonostante siano state trovate
pitture per tutta la lunghezza del cunicolo. Gli artisti usarono carboncino e ocra o ematite per
dipingere, spesso diluendo i colori per produrre tonalità diverse e creare così effetti
di chiaroscuro; sfruttarono anche i contorni naturali dei muri per dare un'impressione di
tridimensionalità ai soggetti. Il Soffitto Multicolore è l'opera più appariscente e mostra un branco
di bisonti in differenti posizioni, due cavalli, un grande cervo e probabilmente un cinghiale
Molti pittori sono stati influenzati dalle opere della grotta di Altamira.

Alcune opere multicolore di Altamira sono ben conosciute nella cultura popolare spagnola. Così,
il simbolo utilizzato dal governo autonomo della Cantabria per promuovere il turismo raffigura
uno dei bisonti della caverna. Similmente Bisonte, una marca spagnola di sigarette del secolo
scorso, ha elaborato uno dei bisonti preistorici di Altamira per creare il proprio logo.

Anche il fumetto spagnolo Altamiro de la Cueva, creato nel 1965, è evidentemente collegato alla
grotta. La serie racconta le avventure di un gruppo di uomini preistorici, mostrati come se
fossero persone moderne ma vestiti con pelli di animali, un po' come Gli antenati[16].

La storia di Marcelino Sanz de Sautuola e della scoperta della grotta è immortalata nel
film Altamira (2016)[18] di Hugh Hudson.

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IMMAGINI ALTAMIRA
IMMAGINI ALTAMIRA
IMMAGINI ALTAMIRA
IMMAGINI ALTAMIRA

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