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Antonio Machado

Una delle gure pi importanti della Generazione del '98 senz'altro l'andaluso Antonio Machado
(1875-1939), nato a Siviglia da una famiglia di ispirazione krausista. Quando il nonno si trasfer a Madrid
(1883) l'intera famiglia lo segu , e Antonio (insieme al fratello Manuel) studier nella prestigiosa Instituci n
Libre de Ense anza; in questo periodo conoscer Unamuno, Jim nez e Valle Incl n, mentre a Parigi, in un
primo viaggio, conosce Oscar Wilde e P o Baroja (1899), e successivamente Rub n Dar o (1902), con cui
pure stringer una forte amicizia.

Le prime poesie di Machado vengono pubblicate su riviste moderniste come Electra ed Helios, mentre la
prima raccolta poetica sono le Soledades (1902), che verranno ampliate nel 1907 con il titolo di Soledades,
galer as y otros poemas. Nel 1907 si trasferisce a Soria per insegnare francese in una scuola, e qui conosce
e sposa (1909) Leonor, che per muore giovanissima di tisi (1912), lasciando un vuoto incolmabile
nell'animo del poeta, tanto da spingerlo a spostarsi a Baeza, dove pure insegner francese, e
successivamente a Segovia, dove rimarr no al 1932. La vicinanza di quest'ultima citt a Madrid gli
permetter di rimanere a stretto contatto con la vita culturale della capitale, tanto da venir nominato
membro della Real Academia de la Lengua (1927), e di collaborare con riviste come El Sol, Gaceta Literaria
e Revista de Occidente, dove pubblicher anche il Cancionero ap crifo e le Canciones a Guiomar, dedicate
alla sua nuova musa, la poetessa Pilar de Valderrama. Pur non condividendo le nuove poetiche che stanno
prendendo piede in quegli anni, accetta di essere incluso nell'Antolog a di Gerardo Diego. Trasferitosi a
Madrid durante la Repubblica, il suo appoggio a quest'ultima lo port a viaggiare a Valencia e Barcellona,
ma quando la citt fu presa dall'esercito (1939) Machado si rifugi a Colliure, in Francia, dove per morir
pochi giorni dopo aver varcato il con ne.

Pur comunemente considerato il poeta di spicco della Generazione del '98, in realt Machado ha una sua
poetica molto personale; di certo non si pu per collegare la sua opera al Modernismo, del quale ri ut
sempre la bellezza sensoriale come elemento poetico, in quanto per lui quest'ultimo stava invece nella
profonda palpitazione dello spirito; anche dal punto di vista metrico, alle innovazioni moderniste prefer
sempre le forme della tradizione popolare; come abbiamo gi accennato, questa sua concezione poetica lo
porter a ri utare, anni dopo, anche le nuove idee avanguardiste. La sua poesia non era quindi
semplicemente 'decorativa', ma doveva essere prodotto di un'emozione autentica, che veniva dal cuore, e
questo (come vedremo) lo distingue ad esempio da Jim nez, la cui poesia Machado riteneva troppo
concettuale. Machado fugge sempre una poesia che sia troppo astratta, quello che gli interessa il rendere
eterno ci che momentaneo.

La sua poesia, molto unitaria dal punto di vista stilistico, invece estremamente varia dal punto di vista
contenutistico; molte sono le allusioni alla sua vita privata, che vanno dalle reminiscenze giovanili della sua
Andalusia alle forte emozioni provocategli prima dall'amore, poi dalla morte della sua amata Leonor;
accanto a queste possiamo per riscontrare anche temi tipici degli autori del '98 come la visione
pessimistica della realt nazionale, la speranza di una Spagna migliore e la descrizione del paesaggio
castigliano, ma anche (soprattutto nell'ultima fase della sua produzione) le preoccupazioni religiose e
loso che tipiche del periodo.

Dal punto di vista metrico, abbonda nella sua produzione la rima assonante e (come gi accennato)
prevalgono le forme semplici della lirica popolare (come i romances) o colta (sonetti e silvas), con
un'espressione sempre sobria e semplice che d vita ad una emozione sincera ed umana, puro lirismo.

Come gi detto, il primo libro pubblicato da Antonio Machado furono le Soledades [Solitudini] (1903), che il
poeta amplier e torner a pubblicare con il titolo di Soledades, galer as y otros poemas [Solitudini, gallerie
e altri poemi] (1907) dopo aver eliminato i tratti coloristici che potevano ricordare il Modernismo. In questa
prima raccolta sono gi evidenti la semplicit formale ed il tono di dolorosa stanchezza che
caratterizzeranno tutta la produzione successiva dell’autore, ma possiamo riscontrarvi, appunto, anche
alcune espressioni che sembrano rivelare una lieve in uenza del modernismo, da cui lo separano per la
densit lirica del linguaggio (spesso simbolico) e l’intimismo dei suoi versi.

In quest’opera, tanto soledades quanto galer as richiamano l’intimit dei testi ivi contenuti (le gallerie si
riferiscono ai complicati percorsi dell’anima). Le «soledades» riguardano l’uomo, ma anche lo spazio
deserto in cui questo si muove, dialogando con gli oggetti e con i fantasmi del passato; il suo percorso non
ha una meta, e il suo sguardo al passato sempre nostalgico.

In Soledades compaiono numerose immagini tipiche dell’epoca, che si potrebbero ricollegare in qualche
modo al decadentismo, come possono essere i giardini abbandonati, i parchi, le fontane, il tutto velato da
una tonalit malinconica, nostalgica, di delusione; queste immagini acquisiscono valore simbolico nel
momento in cui le si legge come ri essi dell’animo del poeta, per cui (come sottolineava Segre) si
riferiscono alla vecchiaia, al tempo, alla morte, all’angoscia, alla solitudine, ma sono anche vivace
paradigma di una sensazione.

In Soledades la parola poetica dell’autore cerca principalmente di ssare nell’immagine l’istante percepito,
l’essenza delle cose, naturalmente riletto in chiave personale, in base all’esperienza dell’autore. Anche il
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tempo non percepito come qualcosa di astratto, bens come qualcosa di personale; da questa
concezione deriva l’ansia di fronte al trascorrere dei giorni, alla sensazione di non poter essere, se non nel
tempo che, per , tutto distrugge; unica possibile salvezza, la poesia, che pu rendere atemporali questi
istanti della propria storia

Campos de Castilla probabilmente l’apice dell’opera machadiana, dove l’autore o re un’emozione austera
e grave che assume in alcuni testi un tono che potremmo de nire tragico, come avviene ad esempio nel
lungo romance La tierra de Alvargonz lez, dove la cupidigia spinge due fratelli ad uccidere il padre,
annientando cos la gura che garantiva la comunione tra l’uomo e la terra, e diventando in tal modo il
simbolo del male che pervade la nazione e gli individui.

questo il libro che pi avvicina Machado agli stilemi della Generazione del ‘98: qui possibile ritrovarvi
tracce del dibattito sull’identit nazionale, per cui Machado in molti testi rievoca il passato spagnolo
attraverso la sua regione pi rappresentativa, la Castiglia appunto, descrivendone il paesaggio un tempo
glorioso, ma che ora invece decadente e cupo nelle immagini evocative che il poeta ce ne o re. Proprio
questa apertura alla storia di erenzia questa raccolta da Soledades, il cui spirito intimista e la cui ottica
visionaria possiamo riscontrare in un altro gruppo di poesie in cui l’autore si so erma, di nuovo, sul
paesaggio castigliano.

Anche di Campos de Castilla Machado o r pi edizioni, e in quella ampliata del 1917 possibile riscontrare
un nuovo spirito critico anche nei confronti della sua Andalusia; la raccolta trova la sua unit nella
proiezione autobiogra ca dell’autore, e si vuole contrapporre ad un’esistenza caratterizzata da insensibilit
e grettezza anche attraverso una nuova apertura al dialogo tra l’«io» e il «noi» del proprio tempo storico; la
primavera della giovent , rimpianta e desiderata in Soledades, si fa quindi speranza civile in Campos de
Castilla.

Un aspetto che D maso Alonso sottolinea nella poesia di Machado (soprattutto di questa prima fase) la
presenza di quelli che egli de nisce «fanali»: le poesie machadiane, cio , hanno sempre (o quasi) uno
spazio che si apre e si illumina, che in Soledades tendeva ad essere sognato o magico, oppure reale ma
idealizzato, mentre in Campos de Castilla sempre molto reale, ed ottenuto spesso tramite immagini
pittoriche, che richiamano l’impressionismo o il pre- impressionismo tipico di quegli anni.

Nei poemi delle prime due raccolte, quindi, sempre secondo Alonso, Machado ci introduce, subito, in uno
spazio, «unas veces so ado o m gico, otras real simo, siempre intensamente cargado o potencializado por
su emoci n personal» [a volte sognato o magico, altre volte realissimo, sempre intensamente impregnato o
potenziato dalla sua emozione personale]; la brevit del momento in cui lo spazio si illumina davanti ai
nostri occhi esattamente ci che fa s che leggere un testo di Machado sia un’avventura indimenticabile,
che penetra e impregna l’anima facendoci percepire le sensazioni dello stesso Machado.

[Traduzione mia; la citazione presa da D maso Alonso, Cuatro poetas espa oles, Madrid, Gredos, 1962,
p. 175; il relativo commento, ivi, pp. 168-175]

Nella sua terza raccolta poetica, Nuevas Canciones (1924) Machado usa soprattutto i versi brevi e semplici
della poesia popolare per esprimere in forma epigrammatica (molti testi sono brevissimi, anche di due, tre o
quattro versi) le sue ri essioni pi intime. Spesso stavolta l’autore parte da un’idea, ma ancora vi
riscontrabile, almeno in alcuni testi, la stessa personalissima vibrazione lirica delle raccolte precedenti;
l’ambientazione, in questo caso, per spesso andalusa. All’interno di questa raccolta troviamo anche i
Proverbios y cantares [Proverbi e cantari], in cui Machado sviluppa la poesia gnomica che gi sembrava
a orare in alcuni componimenti di Campos de Castilla.

Tra gli altri temi a rontati in questa raccolta (molto pi eterogenea delle precedenti sia dal punto di vista
metrico, sia dal punto di vista contenutistico), possiamo trovare anche alcune ri essioni di Machado sulla
poesia, in particolare la contrapposizione tra l’ispirazione naturale e autentica e quella invece astratta.

Nella sua raccolta successiva, il Cancionero ap crifo, Machado si rma per la prima volta «Abel Mart n»,
uno dei due eteronimi dietro cui si ‘nasconder ’ nella fase nale della sua produzione. Abel Mart n ci viene
presentato come un poeta e losofo ottocentesco, che con il suo meditare si contrappone all’e usione lirica
delle prime raccolte machadiane per iniziare un processo di esplorazione della propria identit ; la
frammentazione delle sue ri essioni sembra richiamare all’eterogeneit dell’essere di heideggeriana
memoria, cui il poeta si ispira in queste pagine.

Non mancano, comunque, neanche in questa raccolta echi della grande qualit poetica di Machado, come
le poesie amorose dedicate a Guiomar (di cui si gi accennato in apertura di lezione), dove l’amore per
ora visto come frutto del sogno o dell’immaginazione; o i testi di poesia militante, che evidenzian l’impegno
politico e civile di Machado negli anni ‘30, particolarmente turbolenti per la storia spagnola.

L’altro eteronimo usato da Machado quello di Juan de Mairena, che si de nisce personi cazione della
sapienza classica in contrapposizione al mondo moderno; il titolo completo dell’opera Juan de Mairena
(sentencias, donaires, apuntes y recuerdos de un profesor ap crifo) [Juan de Mairena (sentenze, battute,
appunti e ricordi di un professore apocrifo] (1936), e raccoglie praticamente tutta la produzione saggistica

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che Machado aveva pubblicato su varie riviste (soprattutto Hora de Espa a e La Vanguardia) a partire dal
1934, per cui la raccolta interamente in prosa.

Juan de Mairena per un personaggio in evoluzione: se nel Cancionero ap crifo usava uno stile ermetico
e astratto, ora adotta invece la chiarezza colloquiale nelle sue lezioni, dove propone una revisione critica di
stereotipi e pregiudizi e stimola il dubbio metodico come base per un rinnovamento morale incentrato sulla
dignit dell’uomo; massima espressione di prosa ironica ma chara e concisa , secondo Mairena/Machado,
quella del Quijote cervantino.

Una terza tappa evolutiva di Juan de Mairena la riscontriamo nelle prose del periodo bellico, dove si
accentua la necessit di scrivere per il popolo, probabilmente derivata a Machado dalle lezioni di estetica di
Hegel, dove questi teorizzava che il poeta debba creare per il pubblico, che ha diritto a che un’opera d’arte
gli risulti comprensibile e vicina; Machado concretizzer ulteriormente questo principio nei componimenti
poetici raccolti in La guerra (1936). Possiamo ricordare, in chiusura, la signi cativa de nizione che D maso
Alonso d di questa fase loso ca di Machado: «cambi por cobre los co buena parte de su oro po tico
de ayer» [scambi per rame loso co buona parte del suo oro poetico di una volta].

Assieme al fratello Manuel (1874-1947), Machado scrisse rifacimenti di opere teatrali di Tirso e di Lope, ma
anche opere originali in versi, alcune di carattere storico, altre costruite su un motivo lirico; tra queste ultime
spicca La Lola se va a los Puertos (1929), in cui si esalta l’anima del popolo andaluso (incarnata dalla
protagonista, ballerina di amenco) rispetto alla vita arti ciosa della borghesia.








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