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Vicente Blasco Ib ez

Vicente Blasco Ib ez (1867-1928) si pu considerare l'ultimo scrittore del naturalismo spagnolo,


caratteristica che si ritrova soprattutto nei suoi primi lavori. Nato a Valencia da una famiglia di origine
aragonese, da una formazione cattolica pass ad un acceso anticlericalismo dopo aver letto vari autori (tra i
quali Renan e Pi Y Margall), posizione evidente in La ara a negra [Il ragno nero] (1892), in cui attacca i
gesuiti. Fu attivo anche in politica tra i repubblicani, e questo lo port ad essere anche eletto alle Cortes,
ma nel 1890 guid un moto contro il governo di C novas, che gli coster l'esilio a Parigi, dove conobbe i
maestri del naturalismo francese. Viaggi anche in Italia, Paese di cui ammir sempre la cultura, ssando le
sue impressioni in quello che uscir come En el pa s del arte [Nel paese dell'arte] (1896).

Inizi molto presto l'attivit editoriale, e nel 1894 fond il giornale repubblicano El pueblo, dove uscirono a
puntate i suoi romanzi prima di essere pubblicati in volume; collabor anche con diverse case editrici, per le
quali selezion opere di Dickens, Tolstoj, Dostoevskij, Dumas e Hugo, in modo da renderle disponibili anche
ad un pubblico meno abbiente; si occup in ne anche di traduzione, tra cui tutta l'opera di Voltaire. Viaggi
in tutto il mondo, e per un periodo si stabil in Argentina, dove tent di mettere in piedi due colonie agricole,
ma senza successo. Tornato in Europa, scrisse Los cuatro jinetes del Apocalipsis [I quattro cavalieri
dell'Apocalisse] (1916), che ebbe un successo straordinario, tanto da aprirgli il mercato editoriale
statunitense e l'accesso all'industria cinematogra ca di Hollywood. Raggiunto il successo, si dedic ad un
tipo di letteratura meno impegnata, che forse ne min la considerazione presso la critica, tanto che rimase
a lungo un autore dimenticato.

Le opere che lo legano al naturalismo sono prevalentemente quelle della sua prima produzione, come Arroz
y tartana (1894), Flor de mayo (1895), La barraca (1898) o Ca as y barro (1902), che hanno come paesaggio
il mare o la campagna valenzana; anche nel caso di Blasco Ib ez si pu parlare di una sorta di naturalismo
personalizzato, ed pi una questione di tono generale che non di stile vero e proprio.

Caratteristiche dell'opera di Blasco Ib ez sono la ricchezza cromatica e la grande plasticit , che usa per
ampie pennellate, ben diverse dall'attenzione ai dettagli di uno Zola; l'ambiente e le passioni dei personaggi
ricordano invece in qualche modo il determinismo siologico della scuola francese, e tutto si riduce ad una
lotta feroce in cui si sottolinea lo spirito animalesco delle persone. Di queste opere si apprezza soprattutto il
grande vigore espressivo, che compensa un po' la mancanza di pulizia stilistica dell'autore (dovuta, pare,
anche al fatto che spesso scriveva di getto, senza usare bozze).

Nel XX secolo Blasco Ib ez amplier l'orizzonte della sua produzione letteraria, uscendo
dall'ambientazione valenzana, con alcune serie di romanzi che potremmo catalogare in questo modo:

- romanzi di intenzione sociale e rivoluzionaria, generalmente localizzate in

citt ben riconoscibili (La Catedral, 1903, a Toledo; La horda a Madrid);

- romanzi su professioni artistiche (La maja desnuda, 1906, sui pittori);

- romanzi di ambientazione cosmopolita (Los cuatro jinetes del Apocalipsis,

1916, sulla prima guerra mondiale);

- romanzi storici (El Papa del mar, 1925, su Pedro de Luna).

Fu autore estremamente proli co (romanzi, racconti, articoli, cronache di viaggio, traduzioni, prologhi), e
mise in scena anche un'opera teatrale, El juez [Il giudice] (1894).

Come gi accennato in precedenza, Blasco Ib ez fu entusiasta seguace del naturalismo, soprattutto nei
romanzi della cosiddetta serie valenzana, dove fa da sfondo la lotta brutale di istinti primitivi; il gruppo si
apre con i Cuentos valencianos [Racconti valenzani], pubblicati sul giornale El pueblo nel 1893, e
comprende anche: Arroz y tartana [Riso e carrozza] (1894) la storia della decadenza di una famiglia che si
occupa di commercio ed ossessionata dalle apparenze; Flor de mayo [Fiore di maggio] (1896) un ritratto
della vita dei pescatori valenzani; La barraca [La baracca] (1898) un’amara descrizione dei contadini dei
latifondi; Entre naranjos [Tra gli aranceti] la storia di amori impossibili; Ca as y barro [Canne e fango]
(1902) un dramma di violente passioni ambientato nelle lagune dell’Albufera.

A proposito di questo gruppo di romanzi la critica ha sottolineato come vi si possano riscontrare aspetti del
costumbrismo, presente nelle descrizioni di tipi e di paesaggi, estremamente belle ed evocative.

Arroz y tartana segue cronologicamente le feste e le tradizioni popolari valenzane come i vespri di Natale, il
Carnevale, la Settimana Santa e le fallas (tra le altre), e queste fungono da cornice alla storia di do a
Manuela, che cerca di simulare una condizione economico-sociale che in realt non le appartiene. Era,
vero, glia di commercianti che erano riusciti a mettere da parte una certa quantit di denaro, ma non riesce
ad evitare la rovina economica e morale della sua famiglia, sperperando poi in breve tempo l’eredit
ottenuta nel tentativo a annoso di far dimenticare il suo passato da bottegaia, allo scopo di poter
frequentare l’alta societ valenzana: «No ten a un pedazo de tierra libre del peso de una hipoteca; las rentas
apenas si daban para los cr ditos [...] por culpa de su vanidad» [Non aveva un pezzo di terra libero dal peso
di una ipoteca; le rendite erano appena su cienti per coprire gli interessi [...] per colpa della sua vanit ]

[traduzione mia; la citazione presa dal seguente sito: http://www.cervantesvirtual.com/obra/arroz-y-


tartana-novela--0/]



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In Flor de mayo la satira della societ borghese frivola e super ciale si focalizza invece (e con dovizia di
particolari, come caratteristico dell’autore) sulla di cile vita dei pescatori del Caba al, nelle prossimit di
Valencia. Qui osserviamo le varie attivit pescherecce degli equipaggi, comprese alcune operazioni illegali
che li portano spesso a spingersi n sulle coste del Nord Africa; in questo quadro estremamente realistico
prende vita la vicenda di Pasqualet, che viene tradito dalla moglie e dal fratello; la disperazione lo porter
allora a s dare la sorte a rontando una terribile tempesta, che per travolger la «Flor de mayo», la barca
che aveva costruito con grandissimi sacri ci nella speranza di costruire un futuro migliore per s e per la
sua famiglia.

Spiccano in questo testo le descrizioni dei momenti in cui la barca sembra combattere contro la furia degli
elementi, o la descrizione del microcosmo del mercato del pesce, di una grandissima bellezza plastica.

In Entre naranjos possiamo invece notare la grande abilit di Blasco Ib ez nello studio psicologico dei
personaggi, tormentati da con itti interiori prima ancora che dai condizionamenti sociali. Il romanzo
racconta la storia di Rafael e Leonora, i quali vivono una storia d’amore ostacolata dai pregiudizi della
piccola borghesia dalla quale lui proviene, contraria ai suoi amori con una donna libera, cantante lirica con
alle spalle un passato piuttosto tortuoso.

In questo caso, per , come detto le di colt nascono dalla diversit interiore tra i due personaggi, in
quanto Leonora (di carattere forte e complesso, come molte altre eroine dell’autore) non riesce ad avere la
meglio sul debole e conformista Rafael; fanno da sfondo alla vicenda il mondo della musica in cui lei vive e
il mondo della politica in cui invece Rafael spinto dalla sua famiglia, oltre che il sensualissimo paesaggio
valenzano. L’opera stata inquadrata da alcuni come romanzo psicologico, ma questa tipologia sar pi
evidente in lavori successivi.

La critica ha pi volte sottolineato come in molte delle pagine di Blasco Ib ez sia evidente un certo
impressionismo, ottenuto (almeno nelle sue forme migliori) grazie a descrizioni vivide e ad immagini piene di
luce, colore, contrasti e movimento; un buon esempio pu esserne la descrizione della laguna dell’Albufera,
nelle prime pagine di Ca as y barro, di cui sar su ciente leggere un brevissimo scorcio per intuire gli
eventi fatali che si svilupperanno nella trama:

«Mara as de hierbas obscuras y gelatinosas como viscosos tent culos sub an hasta la super cie, [...] y la
vista sondeaba in tilmente la vegetaci n sombr a e infecta, en cuyo seno pupulaban las bestias del barro.
Todos los ojos expresaban el mismo pensamiento: el que cayera all , dif cilmente saldr a» [Grovigli di erbe
scure e gelatinose como viscidi tentacoli salivano no alla super cie, [...] e la vista sondava inutilmente la
vegetazione ombrosa e infetta, nel cui seno pullulavano le bestie del fango. Tutti gli occhi esprimevano lo
stesso pensiero: chiunque fosse caduto l , di cilmente ne sarebbe uscito]

[traduzione mia; prendo la citazione dal seguente sito: http://www.cervantesvirtual.com/obra/canas-y-


barro-novela--0/ ]

L’opera tratta della durezza della vita degli abitanti di quel luogo, dei pescatori e delle loro famiglie, che si
rispecchia nella forza, se non nella crudelt , di gure come lo zio «Paloma» (emblema delle antiche
tradizioni dell’Albufera), Neleta o Tonet; Tono, glio di «Paloma», mette in discussione le tradizioni paterne e
non vorrebbe altro che poter coltivare un pezzo di terra, ma anche suo glio Tonet sfugge ai dettami della
tradizione con la sua ansia di libert .

Nell’opera ritroviamo il con itto generazionale, gli amori adulterini, l’impossibilit di cambiare vita
nonostante gli sforzi, e la presenza pressoch costante della morte, tutti aspetti che la avvicinano al
naturalismo, bench questo venga in qualche modo ‘personalizzato’ da Blasco Ib ez attraverso il suo
modo di scrivere che si potrebbe de nire ‘mediterraneo’.

Un altro aspetto spesso elogiato nella produzione di Blasco Ib ez l’uso delle tecniche realiste, come ad
esempio l’uso del linguaggio che, pur usando il castigliano, riesce a dare l’illusione che i personaggi
abbiano un’altra lingua materna grazie al sapiente uso di parole in valenzano all’interno di dialoghi espressi
in castigliano; quello che l’autore riesce a fare con grande maestria adattare il pensiero dei personaggi
all’uso dello stile indiretto libero, usando interiezioni o traduzioni di termini o concetti in castigliano, che
lasciano trasparire come esse fossero state in realt pensate in valenzano.

evidente che questi romanzi testimoniano la chiara intenzione di Blasco Ib ez di riprodurre la realt
socio-politica della sua terra, ma di fatto lo fa come paradigma per la situazione di tutta la societ spagnola,
pur non abbandonando il ltro personale, che si riscontra sempre nella gi sottolineata capacit dell’autore
di dare quel tocco di sensualismo e impressionismo tipicamente mediterranei.

Un ultimo aspetto su cui pu essere interessante so ermarsi sono i punti di contatto che troviamo tra
l’opera di Blasco Ib ez e gli autori della Generazione del ‘98, cos distanti sotto altri punti di vista (basti
pensare che alcuni critici imputano l’oblio in cui cadde per un certo periodo l’autore proprio al cambio di
gusto derivato dalla nuova estetica novantottina).

Uno di questi aspetti sicuramente la critica alla societ sclerotizzata e incapace di rigenerarsi, su cui si
basano romanzi come La catedral, El intruso, La bodega e La horda, che trattano piaghe come il
clericalismo e il latifondismo, che bloccavano la modernizzazione del Paese; in questi testi si vede la


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reazione alla situazione generatasi con il disastro coloniale, ma anche la preoccupazione per la gloria
passata, il senso tragico della vita e l’esaltazione del paesaggio patrio (come si pu vedere nella minuziosa
descrizione delle terre valenzane, che diventano cos veri e propri protagonisti dei suoi romanzi), tutti aspetti
che ritroveremo, appunto, come caratteristiche della Generazione del ‘98.


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