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IMMANUEL KANT

Immanuel Kant, nacque nel 1724 da una famiglia di origine scozzese a Königsberg, nella Prussia orientale. Fino alla
morte fu legato ai suoi doveri accademici, dedicandosi alla scienza e alla filosofia, con uno stile di vita di abitudini
routinarie e rigide. Morì nel 1804 a Königsberg.
Le tappe fondamentali della vita di Kant:
- la censura a cui fu sottoposto un suo scritto sulla religione. Egli difese a tutti i costi la libertà di pensiero (ripresa nella
Critica della Ragion Pratica) e trovò la sua massima trattazione nella risposta alla domanda: “Che cos’è l’Illuminismo?”
In questo scritto, che è diventato il testamento ufficiale dell’Illuminismo, Kant risponde che tale filone è un invito a
servirsi della propria ragione per vagliare le opinioni degli altri e superare i pregiudizi;
- la simpatia verso gli ideali della Rivoluzione Francese, infatti trascrisse le sue idee politiche in “Per la pace perpetua”
(1795) ipotizzando una pace duratura, sulla base di un sistema di equilibrio internazionale ed infatti Kant, proponeva
la creazione di una federazione mondiale di Stati, a partire dall’Europa con dei diritti: privato o naturale che ha il
diritto di proprietà a priori, società domestica e contratti; pubblico che è l’insieme dei diritti alla base del sistema
giuridico (statuale= libertà tramite alcuni poteri, delle genti= con diritto alla guerra e cosmopolitico= entrare in uno
Stato senza restrizioni). In questo testo pone anche le differenze tra moralità (l’uomo si pone da solo le leggi) e
legalità (all’uomo vengono poste delle leggi) e secondo lui prevarrà la 2^.
Il filosofo sposta la sua indagine filosofica, che aveva iniziato nel ‘400, dall’oggetto (Natura, Dio e Anima) che unisce i
dati dell’esperienza con la ragione senza fondare una verità scientifica, al soggetto (mente umana, prospettiva
dell’uomo e limiti della conoscenza umana).
La sua filosofia è detta criticismo, perché esamina la ragione con la ragione stessa, stabilendo limiti e possibilità della
conoscenza umana come dato di fatto, anche se l’esperienza resta comunque la condizione di eccellenza, che rende
possibile la conoscenza. Per sviluppare la sua filosofia scrisse i suoi 3 famosissimi scritti:
Critica della Ragion Pura (1781); Critica della Ragion Pratica (1788); Critica del Giudizio (1790)
Questi postulati trattano: la libertà umana, l’immortalità dell’anima e l’esistenza di Dio e spiega dunque che nel
momento in cui ci troviamo di fronte alle nostre azioni, all’istante, sperimentiamo ciò che nella 1^ Critica non era
conoscibile.

Critica della Ragion Pura


Kant si è posto il compito di analizzare criticamente i fondamenti del sapere, che a quel tempo erano la scienza e
nella metafisica:
- la scienza (matematica e fisica) e i suoi risultati non facevano porre dubbi sulla loro validità (Kant non a caso era
“figlio” di Galileo e Newton);
- la metafisica appariva come un sapere incerto;
Infatti per Kant: “Poiché queste scienze (matematica e fisica) sono effettivamente date, conviene di certo domandarsi
come siano possibili. Infatti che esse siano possibili è dimostrato dalla loro realtà. Quanto alla metafisica, il suo cattivo
andamento, fa dubitare chiunque, a ragione, della sua possibilità”.
Gli interrogativi di questa critica sono quindi 2: “il valore e l’esistenza della scienza” e “come e se è possibile elevare la
metafisica a scienza”. Per rispondere a queste domande Kant analizza la scienza (matematica e fisica) e si chiede su
cosa si fonda, concludendo che, alla base della scienza, risiedono dei principi assoluti e immutabili, cioè delle verità
universali e necessarie, che valgono ovunque e sempre allo stesso modo: i giudizi sintetici a priori -->
• un giudizio si ha quando connettiamo un predicato ad un soggetto (Chiara - soggetto- è bella -predicato);
• è sintetico quando il predicato aggiunge qualcosa di nuovo al soggetto (al contrario di giudizi infecondi come ad
esempio “tre è un numero” in cui il predicato esplicita semplicemente ciò che è già contenuto nel soggetto);
• è a priori perché non dipende dall’esperienza.
La risposta offerta dal filosofo è un rivoluzionario modo di intendere la conoscenza, che si basa su:
- materia, i dati caotici dell’esperienza sensibile (cioè ricavata dai sensi);
- forma, le modalità fisse attraverso cui conosciamo (cioè ordiniamo i dati dell’esperienza).
Le forme della conoscenza non derivano, quindi, dall’esperienza (sono a priori) ma non sono applicabili al di là
dell’esperienza. I giudizi sintetici a priori delle scienze saranno possibili grazie alle forme a priori, avvicinandosi
all’esperienza. Riassumendo: Scienza = Esperienza + Giudizi sintetici a priori (basati sulle forme a priori)
Questo modo di concepire scienza e forme della conoscenza porta a 3 conseguenze di grande valore:
- fenomeno, cioè della realtà quale ci appare tramite le forme a priori;
- noumeno, la cosa in sé, risulta inconoscibile in quanto è indipendente dalle forme a priori attraverso cui conosciamo;
- rivoluzione copernicana, così come Copernico aveva ribaltato il rapporto tra la Terra e il Sole, Kant aveva cambiato il
rapporto tra, oggetto e oggetto, infatti l’uomo non è più spettatore passivo dinanzi alla natura ma imprime ad essa
l’ordine e le leggi da lui stabilite.
La Critica è divisa in 2 parti, di cui quella principale è la Dottrina degli elementi che studia proprio le forme a priori
delle facoltà conoscitive. A sua volta questa risulta divisa in:
- estetica trascendentale che studia le forme a priori della sensibilità su cui si fonda la matematica. La conoscenza
sensibile è immediata ma, influenzata dalle forme a priori di spazio e tempo (intuizioni pure). Kant perciò si chiede
“Com’è possibile la matematica pura?” Per egli i teoremi e i postulati della geometria o dell’aritmetica sono validi
universalmente e necessariamente proprio in quanto presuppongono lo spazio e il tempo. Quindi la matematica è
valida, non smentibile dall’esperienza, proprio perché quest’ultima, intuita sempre nello spazio e nel tempo, si basa di
per sé su dei presupposti matematici ;
- logica trascendentale che studia le forme a priori del pensiero, a sua volta divisa in:
▪ analitica trascendentale che studia le forme a priori dell’intelletto su cui si fonda la fisica. L’intelletto opera tramite il
concetto, che è di 2 tipi: empirico è il materiale proveniente dai sensi (per esempio dalla visione di tanti uomini si ha il
concetto di “uomo”); puro che è detto anche categoria, esiste a priori nell’intelletto e corrisponde ad una casella, una
“scatola vuota” in cui unifichiamo i dati arrivati all’intelletto dopo che sono stati filtrati dalle forme a priori della
sensibilità (spazio e tempo). Le categorie sono le modalità con cui è possibile esprimere dei giudizi (in quando
pensare, per il filosofo, equivale a giudicare) e sono 12, divisi in 4 gruppi: quantità, qualità, relazione e modalità. Per
dimostrare la legittimità dell’uso delle categorie e in che modo la realtà pensata non sia un’illusione, Kant parla di
un'identica struttura mentale comune a tutti gli uomini, l’“io penso” e dice che: ogni pensiero presuppone l’“io penso”
e quest’ultimo pensa tramite le categorie e così tutti gli oggetti pensati presupporranno le categorie.
Poi Kant si pone un’altra domanda “Com’è possibile la fisica pura?” A partire dalle categorie, per Kant l’intelletto è in
grado di formulare delle leggi a priori che regolano la natura e che costituiscono la fisica. Le leggi si costruiscono sulla
base delle leggi a priori calate nell’esperienza, quindi l’intelletto non attinge le sue leggi dalla natura, ma le prescrive
ad essa. La scienza è applicabile alla realtà poiché le leggi del nostro pensare sono le stesse che reggono la realtà;
▪ dialettica trascendentale che studia le forme a priori della ragione su cui si fonda la metafisica. Il filosofo risponde
all’ultimo interrogativo: “È possibile la metafisica come scienza?”. Per lui, la metafisica è un prodotto della ragione,
che è l’intelletto stesso, ma la ragione pretende di superare i limiti dell’esperienza, perciò non può essere considerata
una scienza. Per cercare di andare oltre l’esperienza, usa 3 idee:
- Natura, intesa come totalità dei fenomeni cosmici e si hanno delle coppie di affermazioni opposte (una afferma la
tesi e l’altra l’antitesi), esse sono dette antinomie e sono 4: “la Natura può essere finita o infinita”, “la Natura è o non
è composta da parti semplici (atomi)”, “è possibile trovare cause meccaniche o finali” e “la Natura è sempre esistita o
è stata creata da un Dio”;
- Dio, afferma che è un essere perfetto, con proprietà reali e lo dimostra in 3 modi: argomento ontologico, che non è
valido perché dal concetto di Dio non si può dedurre la sua esistenza; argomento cosmologico, che non è valido
perché dall’esistenza di mondo non si può dedurre l’esistenza di Dio, perché il principio casa-effetto vale solo
nell’esperienza; argomento teologico o fisico-teologico, che non è valido perché l’ordine e la regolarità dei fenomeni
naturali provano l’esistenza di un “ordinatore o architetto” della materia, ma non di un Dio e un esempio è la massima
di dire sempre la verità, perché altrimenti l’uomo andrebbe contro la propria morale e l’umanità non potrà essere
unita, l’unica volta in cui si può mentire, è quando avviene la ratio cognoscendi della libertà, ovvero quando la verità
entra in contrasto con la felicità e ci priva del nostro benessere;
- Anima, è fondata su un paralogismo, cioè un falso ragionamento, che vuole trasformare l’”io penso” appunto in
anima, mentre invece unisce solo le sensazioni.
Queste idee secondo Kant hanno una funzione regolativa: servono a conoscere anche se non possono essere
conosciute. L’idea di mondo, ad esempio, mi spingerà ad intendere i fenomeni come se tutti fossero ordinati e uniti
tra di loro in un rapporto di causa-effetto.

Critica della Ragion Pratica


Kant analizza il comportamento dell’uomo: la ragione è una guida sia per la ragione conoscitiva e teoretica, sia per la
ragione pratica. L’intento di Kant è criticare il comportamento dell’uomo quando risulta troppo condizionato
dall’istinto e della sensibilità (il contesto, i sentimenti, gli scopi ad esempio) e non segue la morale. Secondo il
filosofo, in ogni uomo esiste una legge morale a priori, cioè che non dipende dall’esperienza ma deriva dalla ragione
dell’uomo ed è: universale (valida per tutti), necessaria (sempre valida, in ogni momento della storia e in ogni luogo)
ed incondizionata (senza istinto e sensibilità)
Secondo Kant i principi pratici sono di 2 tipi: soggettivi= massime ed oggettivi= imperativi. A loro volta, questi possono
essere: ipotetici quando sono osservati in vista di un fine; categorici quando sono eseguiti per se stessi.
Per Kant, solamente gli imperativi categorici hanno il valore di una legge valida per tutti e in ogni momento, essa sarà
la legge morale kantiana che va osservata in quanto tale, a prescindere dal contenuto, perché altrimenti perderebbe
le sue caratteristiche di universalità e incondizionatezza. Si parla, dunque, di una morale formale (la forma o
l’intenzione con cui compiamo un’azione) e non di una morale materiale (ci prescrive la materia o il contenuto della
nostra azione). Ciò che è morale è l’intenzione con cui compiamo qualcosa e non la cosa in sé. È in questa ottica che
Kant distingue la legalità (rispettare un comando solo in quanto ci è imposto dall’esterno) dalla moralità (rispettare e
condividere l’azione morale). La formula di Kant è: “Agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre
valere nello stesso tempo come principio di una legislazione universale.”
Una legge morale autonoma è quella che non deriva da nessun comando esterno (per esempio la religione) o non è
sottoposta a nessun condizionamento (per esempio l’educazione, la società o la ricerca della felicità) e solo da essa
deriva ciò che è bene e ciò che è male. L’uomo, con la morale, è libero perché pone da sé la propria legge morale e
può svincolarsi da tutti i condizionamenti del mondo fisico. L’osservanza del dovere morale ci rende virtuosi, definita
da Kant bene supremo, ma non ci rende felici. Kant si pone una domanda “Come potremmo essere felici se,
osservando l’imperativo morale, mortifichiamo tutte le nostre aspirazioni egoistiche?” Per salvare la morale e
eliminare l’assurdità di un essere degno di felicità ma infelice, Kant postula (cioè accoglie pur non potendo dimostrare)
l’esistenza di un aldilà che ci permetta di raggiungere il “sommo bene” (virtù congiunta alla felicità) e da questo
pensiero derivano i 3 postulati etici:
- immortalità dell’anima, solo un uomo “santo”: che si comporta in modo sempre morale, è degno del sommo bene,
ma l’uomo è sempre influenzato dai suoi istinti egoistici e dalla sensibilità,così Kant postula un’immortalità graduata;
- esistenza di Dio, solamente un Dio onnipotente può far corrispondere ai meriti la felicità eterna;
- libertà, essa equivale alla morale, perciò è un postulato anomalo, ma è solo con la morale che l’uomo può svincolarsi
dal causalismo (principio di causa-effetto) del mondo naturale (fenomeno) ed entrare invece nel noumeno.

Critica del Giudizio


È l’ultima Critica che lega le prime 2 e in cui Kant parla della facoltà del giudizio, legata al sentimento e si pone delle
domande: “Questa cosa mi piace?”, “Qual è il fine, lo scopo del mondo che ci circonda?”.
Kant riesce a far dialogare i 2 mondi (scienza e morale) tramite i giudizi, che per Kant sono 2:
- determinanti= giudizi scientifici e si formano a partire dalle nostre forme a priori;
- riflettenti= giudizi sentimentali, chiamati così perché “riflettono” sulla realtà dei giudizi determinanti, cogliendo le
cose in armonia le une con le altre e con noi stessi, secondo un principio di finalità ed in base a come esso viene
espresso, si dividono in:
- giudizi estetici, che hanno per oggetto la bellezza, che genera in noi un sentimento di piacere. Quest’ultimo, ci fa
vivere in modo immediato (senza che intervenga alcun ragionamento) il principio di finalità della natura, ovvero
sembra che l’oggetto del nostro piacere sia bello solo per noi, che esista solo per generare in noi un senso di armonia.
Per Kant, il bello è ciò che piace senza interesse, cioè il piacere del bello non è legato a nessun genere di possesso o
piacere fisico o valore morale. Il bello è bello per tutti e prescinde dai gusti individuali, infatti in tutti gli uomini esiste
un senso comune del gusto, cioè un’identica struttura mentale che ci permette di sentire che l’oggetto è in accordo
con le nostre esigenze, generando in noi un senso di armonia, di serenità. La bellezza, secondo Kant, è un accordo tra
il soggetto e l’oggetto: non esiste l’oggetto bello a prescindere dall’uomo ma è quest’ultimo che, nel rapporto con certi
oggetti, prova un senso di armonia e li giudica belli;
- sublime, che è un sentimento che provoca paura e che l’uomo prova rispetto alla natura, o per la sua grandezza
(sublime matematico, ad esempio l’oceano) o per la sua potenza (sublime dinamico, ad esempio i terremoti). Ma
l’individuo, dopo gli iniziali sentimenti negativi, attraverso il sublime scopre la sua grandezza spirituale, che risveglia in
lui l’idea di infinito e lo rende consapevole della sua enorme statura morale;
- giudizi teleologici, che prendono in considerazione il principio di finalità nella natura stessa, ovvero l’uomo
riconosce in ciò che vede, quindi nella natura, uno scopo per cui è stato creato. Ma tale finalità, che noi consideriamo
oggettiva, in realtà risponde soltanto ad una esigenza soggettiva dell’uomo di trovare un senso, una spiegazione a ciò
che ha intorno. Questo giudizio è universale, in quanto tutti gli uomini sentono l’esigenza di trovare un fine in ciò che
esiste e di ricondurlo ad un Dio creatore. Ma, la teleologia, ricorda Kant, nonostante risponda ad un bisogno
dell’uomo aiutandolo a formare teorie scientifiche, in sé non ha nessun fondamento scientifico.

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