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Kant nacque a Konigsberg, in Prussia, nel 1724 ed ebbe una vita sostanzialmente
priva di tragici avvenimenti e di forti passioni. Ciò deriva probabilmente dalla
tranquillità che il filosofo poteva respirare nel clima rigidamente pietista in cui fu
educato per volere della madre. Il pietismo era un movimento religioso sviluppatosi
in seno al credo protestante che univa il senso mistico e di pietà interiore del fedele
con un’austera condotta di vita. Kant uscì dal collegio nel 1740 e da questo
momento dedicherà la sua vita alla passione per la matematica, per la fisica e per la
filosofia, in cui conseguirà sempre ottimi risultati. Morì nel 1804. A causa della
vasta mole di scritti che il filosofo di Konigsberg ha lasciato, è bene distinguere la
sua attività in 3 periodi principali. Gli scritti del primo periodo (1746-1760) mostrano
un interesse maggiormente rivolto alla filosofia naturale; gli scritti del secondo
periodo (1760-1781) sono prevalentemente di indirizzo metafisico-filosofico; gli
scritti del terzo periodo appartengono a quello che viene comunemente
chiamato periodo critico.
Primo periodo
Agli inizi della sua attività, Kant mostra un forte interesse rivolto alle scienze
naturali. Il risultato più suggestivo di questo interesse è l’opera principale di questi
primi scritti, Storia naturale universale e teoria dei cieli , del 1755, che è di grande
importanza per quel periodo soprattutto sul piano scientifico; qui il filosofo,
seguendo le tracce di Newton, elabora una teoria sull’origine dell’universo secondo
la quale la nostra galassia si sarebbe formata grazie a forze puramente
meccaniche e ad una serie di moti circolari, spiegati in forma matematica, derivanti
da una nebulosa primitiva. Citiamo qui solo i titoli degli altri saggi di questo primo
periodo solo per rendere più evidente quali fossero le passioni di Kant in questo
primo periodo: tre scritti sui Terremoti e una Teoria dei venti.
Secondo periodo
Nella seconda fase della sua attività, Kant sembra dare una sterzata ai suoi
interessi per la filosofia naturale; il suo compito principale diventa qui quello di
rapportarsi con i grandi temi della metafisica. I risultati più brillanti di questo
periodo sono principalmente due saggi, L’unico argomento possibile per una
dimostrazione dell’esistenza di Dio(1763) e i Sogni di un visionario chiariti coi sogni
della metafisica (1765-66). Nella prima opera egli critica i principali argomenti che
fin dal medioevo erano stati elaborati per dimostrare l’esistenza di Dio e cioè
la prova ontologica, la prova cosmologica e quella teleologica. L’influsso dello
scetticismo di Hume è evidente, come dimostra l’argomentare di Kant contro la
prova ontologica. Nella seconda opera, Kant polemizza con i visionari
metafisici che si occupano di costruire mentalmente castelli sospesi tra le nuvole,
mentre non pensano a mettersi d’accordo per costruire un sapere solido e
oggettivo. Questo sarà l’intento di Kant negli scritti del periodo critico.
Terzo periodo
Gli scritti del terzo periodo appartengono a quella fase dell’attività filosofica di Kant
conosciuta col nome di Criticismo. Di questo periodo fanno parte le tre opere più
importanti del filosofo di Konigsberg: la Critica della Ragion pura (1781), la Critica
della Ragion pratica (1787), la Critica del Giudizio (1790). E’ giusto intanto
cominciare col dire che il criticismo è quella filosofia che vede nella “critica” lo
strumento più utile della speculazione filosofica. Dalla parola greca krìno, cioè
giudico, la filosofia critica è un ripensamento, un riesame, un giudizio ultimo sulle
possibilità della ragione, non solo per evidenziarne le facoltà, ma anche per
riconoscerne i limiti. I campi della ragione che Kant sottopone a critica sono 3: la
ragion pura, cioè le possibilità di conoscenza razionale, il campo teoretico; la ragion
pratica, cioè il campo dell’agire morale dell’uomo, il campo etico; la facoltà di
giudizio, cioè il campo del sentimento estetico.
Estetica trascendentale
La parola Estetica è assunta nel suo significato etimologico (percezione) e quindi
significa sensibilità. Trascendentale in senso kantiano significa «ogni conoscenza
che si occupa non di oggetti, ma del nostro modo di conoscenza degli oggetti, in
quanto questa deve essere possibile a priori.» In altre parole, il termine
trascendentale indica non una proprietà degli enti (cioè ciò che significava nella
terminologia medievale), ma la nostra condizione di conoscibilità della realtà, il
nostro modo di conoscere gli oggetti. Quindi nell’Estetica trascendentale Kant
studia la sensibilità e il nostro modo a priori di conoscerla. La sensibilità non è
soltanto ricezione, ma soprattutto, e in questo consiste la rivoluzione copernicana
di Kant, organizzazione del materiale sensibile attraverso le forme pure a priori che
sono lo spazio e il tempo. Lo spazio e il tempo sono le condizioni necessarie di
ogni esperienza e di ogni conoscenza e sono perciò le forme pure a priori
dell’intuizione: lo spazio è forma del senso esterno ( cioè rende possibile la
conoscenza degli oggetti secondo un ordine di coesistenza spaziale); il tempo è
forma sia del senso esterno che di quello interno (cioè rende possibile la
conoscenza secondo la scansione temporale delle sue successioni). Ovviamente
l’intuizione dello spazio e del tempo deve essere anteriore a qualsiasi esperienza
perché altrimenti l’uomo non avrebbe dove collocare nella sua mente i dati sensibili.
Ciò significa che noi mettiamo nella conoscenza degli oggetti qualcosa che non
deriva per nulla dagli oggetti stessi o da qualche altra realtà esperienziale, ma che
deriva esclusivamente da noi; e i primi strumenti che adoperiamo per rapportarci
con la realtà sono necessariamente lo spazio e il tempo.
Torniamo ora alla domanda principale dell’Estetica trascendentale: è possibile la
matematica come scienza? Secondo Kant la matematica ( aritmetica e geometria)
ha valore di scienza perché si basa su giudizi sintetici a priori. Infatti in aritmetica,
la proposizione 7 + 5 = 12 è sintetica perché il predicato 12 contiene qualcosa di
nuovo rispetto al concetto del 7 e a quello del 5, ed è a priori perché costruita
sull’intuizione pura del tempo con cui si può aggiungere una unità ad un’altra unità.
In geometria, ad. Es. la proposizione la linea retta è la più breve tra due punti , è
sintetica perché il predicato aggiunge qualcosa di nuovo al soggetto, ed è a priori
perché fondata sull’intuizione pura dello spazio nel quale si possono rappresentare
le figure geometriche. Dunque la matematica ha valore di scienza.
Analitica trascendentale
L'analitica trascendentale si occupa dello studio dell'intelletto, che unifica il
materiale dell'intuizione sensibile mediante i concetti, i quali si identificano con le
categorie.
Esistono tre categorie che riguardano la quantità, tre per la qualità, tre per la
relazione e tre per la modalità. Le categorie sono le forme pure dell'intelletto (leggi
a priori, come spazio e tempo per l'intuizione), contenuti a priori che uniscono il
materiale sensibile. In breve le categorie formano la sintesi di tutti i dati sensibili.
L'autocoscienza è il luogo in cui avviene l'unione tra il materiale sensibile e le
categorie. Per Kant l'autocoscienza è l”Io penso”. Domanda:”E' possibile la fisica
come scienza?”
Kant ammette la possibilità della fisica come scienza perché anche essa si avvale
dei giudizi sintetici a priori. Frase esempio:”La pietra illuminata dal Sole ”. Il giudizio
è a priori perché i dati sensibili sono ordinati dall'intelletto attraverso le categorie
universali. Le categorie possono operare solo con i fenomeni, ovvero con ciò che
appare, materia derivante dall'intuizione. Se manca il fenomeno, non possiamo
adoperare l'intelletto (vedi Metafisica). Il campo della conoscenza umana è quello
fenomenico. Noi possiamo conoscere solo quando la realtà entra in rapporto con
noi; non possiamo conoscere la realtà quindi come è in sé. Il mondo noumenico non
possiamo conoscerlo perché non ne abbiamo esperienza e corrisponde al
soprasensibile (oltre il sensibile, ovvero ciò di cui non abbiamo contenuti).
Dialettica trascendentale
Il termine dialettica ha un doppio significato nella filosofia tradizionale: positivo, per
Platone e gli stoici, come “l'arte di pensare razionalmente e logicamente ”; negativo,
per i sofisti, come “l'arte oratoria di aggirare l'ascoltatore per perseguire il proprio
obiettivo”.
Kant la intende come un'attività della ragione che cade in ragionamenti
contraddittori, ovvero quando pretende di conoscere il mondo noumenico, ciò che
non è sensibile ma pensabile, ovvero la metafisica.
La metafisica per Kant è infondata perché non possiede i dati sensibili che possono
essere dall'intelletto categorizzati. Rappresenta soltanto un'esigenza della nostra
mente rispetto all'incondizionato.
Questa esigenza si fonda sulle tre idee di Dio, anima e mondo che sono idee
trascendentali (ovvero oggetti puri della ragione) che oltrepassano la possibilità di
esperienza. La mente umana dimentica questo particolare e li considera come dati
reali. Dell'anima si occupa la “psicologia razionale”, del mondo la “cosmologia
razionale”, di Dio la “teologia razionale”.
Soffermandoci sulla teologia, Kant critica le tre prove che ammettono l'esistenza di
Dio:
- Kant critica la prova ontologica di sant'Anselmo, affermando che non ha
validità perché non si può dedurre dall'idea di essere perfetto l'idea di essere
reale;
- La prova cosmologica dell'esistenza di Dio non ha validità perché non si può
dedurre dall'idea dell'esistenza del mondo l'idea dell'esistenza di un
ente necessario perché il principio di causa Dio e il principio effetto
mondo su cui si fonda l'argomento è una categoria (della causalità) ed
essendo categoria ha validità solo per casi sensibili e sperimentabili;
- Kant critica la prova teologica perché la perfezione della natura non
proverebbe l'idea di un Dio creatore, al più un “ordinatore della Natura”.