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La filosofia kantiana rappresenta il vertice di pensiero dell’Illuminismo europeo anche se passa alla
storia della filosofia con il nome di criticismo.
Immanuel Kant nacque da una famiglia di origine scozzese a Konigsberg, allora capoluogo della
Prussia orientale, nel 1724. Kant è un esponente del criticismo.
CRITICISMO: È un concetto espresso nella “Critica della ragion pura” e significa sottoporre la
ragione a un rigoroso esame, perché si chiariscono le sue pretese “legittime” e si condannano
quelle prive di fondamento.
È una filosofia in cui la ragione si delimita con confini e possibilità.
Opere principali:
“Critica della ragion pura” (I ed. 1781, II ed. 1787)
“Critica della ragion pratica” (1787)
“Critica del giudizio” (1790)
Una delle opere di maggior successo di Kant è la risposta alla domanda “Che cos’è
l’illuminismo?”:
In questa risposta Kant fa la famosissima affermazione “sapere aude”.
La ragione umana con la sua stessa luce va a illuminare ogni forma di conoscenza eliminando ogni
forma di superstizione.
L’idea di base di Kant è che il mondo deve essere studiato attraverso i 5 sensi (fanno conoscere il
fenomeno). Kant si confronta con Aristotele per la differenza tra fenomeno e noumeno.
FENOMENO: Limite della conoscenza (ciò che appare)
NOUMENO: Limite della ragione (ciò che non appare)
Kant fu educato nello spirito religioso del pietismo. Kant studiò filosofia, matematica e teologia
all’università di Konigsberg, dove ebbe come maestro Martin Knutzen, il quale lo avviò agli studi
di matematica, di filosofia e della fisica newtoniana. Dopo gli studi universitari fu precettore privato
in alcune case patrizie. Nel 1755 ottenne la libera docenza presso l’Università di Konisberg e per 15
anni vi svolse i suoi corsi liberi su varie discipline, Nel 1766 divenne sottobibliotecario alla
Biblioteca reale. Nel 1770 fu nominato professore ordinario di logica e metafisica in quella stessa
università. Tenne questo posto fino alla morte, adempiendo con grande scrupolosità ai suoi doveri
accademici anche quando per la debolezza senile gli diventarono estremamente gravosi.
L’esistenza di Kant è priva di avvenimenti drammatici e di passioni, con pochi affetti e amicizie,
interamente concentrata in uno sforzo continuo di pensiero che si accompagnava a uno stile di vita
basato su rigide abitudini (emblematica la sua passeggiata pomeridiana, compiuta sempre alla stessa
ora, al punto che si dice che gli abitanti di Konisberg regolassero il loro orologio su di esso).
Kant non fu tuttavia estraneo agli avvenimenti politici del suo tempo. Simpatizzò con gli americani
nella loro guerra di indipendenza e con i francesi nella loro rivoluzione, che giudicava diretta a
realizzare l’ideale della libertà politica. Il suo ideale politico, quale egli lo delineò nello scritto “Per
la pace perpetua, un progetto filosofico” (1795), era quello di una costituzione repubblicana
fondata sul:
Principio di libertà dei membri di una società come uomini
Principio d’indipendenza di tutti come sudditi
Legge dell’eguaglianza come cittadini
Il solo episodio notevole della sua vita è il contrasto in cui venne a trovarsi con il governo prussiano
dopo la pubblicazione della seconda edizione de “La religione entro i limiti della sola ragione”
(1794). Tuttavia, con l’avvento di Federico Guglielmo III, la libertà di stampa fu ripristinata e Kant
potè, ne “Il conflitto della facoltà” (1798), rivendicare la libertà di pensiero e della parola, contro
gli arbìtri del dispotismo.
Negli ultimi anni Kant fu preso da una debolezza senile che privò gradualmente di una delle sue
facoltà. Morì nel 1804, mormorando “Es ist gut” (“Sta bene”). Sulla sua tomba furono incise le
seguenti parole, tratta dalla “Critica della ragion pratica” «Il cielo stellato sopra di me e la legge
morale dentro di me»
Il primo periodo
Gli scritti del primo periodo rispondono agli interessi naturalistici propri della formazione
universitaria di Kant: l’opera principale è del 1755, “Storia naturale universale e teoria del cielo”.
Lo scritto, che comparve anonimo, descrive la formazione dell’intero sistema cosmico, a partire da
una nebulosa primitiva, in conformità alle leggi della fisica newtoniana.
Accanto ad altre ricerche sui fenomeni fisici, occorre segnalare le seguenti dissertazioni:
“Principiorum primorum cognitionis metaphysicae nova dilucidatio” (1755): nella quale si
riconosce come principio supremo quello d’identità.
“Mondadologia physica” (1756): Al posto delle monadi leibniziane Kant pone delle monadi
fisiche (qui si può vedere l’aspetto di Kant razionalista).
Lo scritto “Alcune considerazioni sull’ottimismo” affronta invece la questione trattata da Voltaire
nel “Poema sul disastro di Lisbona”, che Kant risolve in favore dell’ottimismo radicale.
Immaginando di considerare il mondo nella sua assoluta totalità, Kant afferma invece che Dio non
avrebbe potuto sceglierne uno migliore. Proprio a causa di questo assunto di una pretesa visione
totale ed esauriente dell’interno universo, Kant ripudierà in seguito il suo scritto.
Il secondo periodo
Il secondo periodo segna il decisivo prevalere nel pensiero di Kant degli interessi filosofici e un
primo delinearsi di temi e motivi che confluiranno nel criticismo.
Nello scritto “La falsa sottigliezza delle quattro figure sillogistiche”, Kant critica la logica
aristotelica-scolastica.
Nell’ “Unico argomento possibile per una dimostrazione dell’esistenza di Dio” (1763), definisce la
metafisica un “abisso senza fondo”, un “oceano tenebroso senza sponde e senza fari”.
Nella primavera del 1764 Kant scrive “La ricerca sulla chiarezza dei principi della teologia
naturale e della morale” in risposta al tema di un concorso bandito dall’Accademia di Berlino: “Se
la verità metafisiche possano avere la stessa evidenza di quelle matematiche e quale sia la natura
della loro certezza”.
Questo scritto, in cui Kant definisce la metafisica come “nient’altro che una filosofia sui primi
fondamenti della nostra conoscenza”, rivela l’avvicinamento del filosofo alle analisi
dell’empirismo inglese.
Nei “Sogni di un visionario chiariti coi sogni della metafisica” sono già presenti i capisaldi
dell’indirizzo critico.
La metafisica è la scienza dei limiti della ragione umana: per essa, come per un piccolo paese,
importa più conoscere bene e mantenere i propri possedimenti, anziché andare alla cieca in cerca di
conquiste.
LA DISSERTAZIONE DEL 1770
Il titolo originale è “De mundi sesibilisi atqua intellegibilisi forma et principiis”.
In quest’opera Kant scrive ancora in latino
Con quest’opera prende la nomina di professore all’università.
L’idea di base di Kant è che il mondo naturale sia conoscibile mediante i 5 sensi come ha insegnato
l’empirismo inglese; i 5 sensi ci permettono di conoscere solo fenomeni (manifestazioni sensibili), i
5 sensi non possono permettere dunque la conoscenza dei noumeni.
NOUMENI: è la struttura intrinseca del fenomeno.
Quindi il fenomeno è il limite della conoscenza, o meglio il noumeno è il limite invalicabile, ovvero
dove io non posso addentrarmi pensando di fare scienza.
I fenomeni si collocano nello spazio e nel tempo e secondo Kant sono delle forme mentali. Si opera
dunque una censura fondamentale con la storia della fisica:
Spazio e tempo sono reali ma nella nostra mente, non nella concretezza esteriore.
Nella “Dissertazione del ‘70” non è ancora così chiaro l’utilizzo di queste forme mentali sui
fenomeni e tutto si chiarirà nella “Critica della ragion pura”.
Nel breve saggio “Sul primo fondamento della distinzione delle regioni nello spazio” (1768), Kant
fa vedere come le posizioni reciproche delle parti della materia presuppongano le determinazioni
spaziali e come, di conseguenza, il concetto di spazio sia qualcosa di originario.
Queste considerazioni costituiscono il punto di partenza della dissertazione “La forma e i principi
del mondo sensibile e intellegibile”.
A proposito dell’anno 1769, lo stesso Kant afferma: “L’anno ’69 mi ha portato una gran luce”.
In effetti, la dissertazione inaugurale del 1770, presentata nell’occasione della nomina a professore
ordinario di logica e metafisica presso l’Università di Konisberg, sancisce la soluzione critica del
problema dello spazio e del tempo.
Kant comincia con lo stabilire la distinzione tra conoscenza sensibile e conoscenza intellettuale:
Conoscenza sensibile: É dovuta alla ricettività (o passività) del soggetto, ha per oggetto il
fenomeno, cioè la cosa come appare nella sua relazione al soggetto.
Conoscenza intellettuale: È una facoltà del soggetto, ha per oggetto la cosa così com’essa è,
nella sua natura intellegibile, cioè come noumeno.
A seconda che sia anteriore o posteriore all’intervento dall’intelletto logico, la conoscenza sensibile
si distingue a sua volta in “apparenza” e “esperienza”.
Esperienza: Per Kant consiste nel confronto tra l’operato dall’intelletto tra una molteplicità di
apparenze, e pertanto è una forma di conoscenza riflessa.
In altri termini: dall’apparenza all’esperienza si va attraverso la riflessione, la quale si avvale
dall’intelletto. Gli oggetti dell’esperienza sono i fenomeni.
Quanto alla conoscenza intellettuale, in questo periodo Kant condivide ancora l’idea tradizionale
che essa, pur nell’ambito di una serie di limiti, abbia la possibilità di cogliere le cose unti sunt, ossia
come sono nel loro ordine intellegibile (i “noumeni”) a differenza della sensibilità, che le
percepisce uti apparent, ossia come appaiono (i “fenomeni”).
In seguito, lasciando cadere questa distinzione sempre di più sui limiti dell’intelletto, Kant finirà per
porsi in maniera coerente nella prospettiva criticistica.
Il criticismo
Negli anni successivi alla Dissertazione Kant elabora la sua filosofia critica, nota anche come
criticismo, in quanto fondata sul programmatico interrogarsi sulla legittimità delle proprie pretese
conoscitive in un certo ambito. Attraverso questo atteggiamento critico, Kant intende individuare il
fondamento di determinate esperienze umane, ai fini di chiarirne l’esistenza:
La possibilità, cioè le condizioni che ne determinano l’esistenza.
La validità, cioè i titoli di legittimità o non legittimità che le caratterizzano.
I limiti, cioè i loro confini di validità.
Kant si propose così di portare davanti al “tribunale della ragione” la ragione stessa, per chiarire in
modo esauriente le strutture e le possibilità.
Il criticismo kantiano si delimita quindi come una filosofia del limite, impegnata a stabilire nei vari
settori dell’esperienza, le “colonne d’Ercole dell’umano”.
Frutti emblematici di questo atteggiamento sono i tre capolavori di Kant:
Critica della ragion pura (1781)
Critica della ragion pratica (1788)
Critica del giudizio (1790)
L’analitica trascendentale
La prima parte della dottrina degli elementi è la logica trascendentale, che si divide a sua volta
nell’analitica e nella dialettica.
Analitica trascendentale: Studia l’intelletto, che esplica la sua attività attraverso i concetti.
Concetti puri: Ossia le categorie, sono le forme a priori con cui l’intelletto unifica le molteplici
intuizioni empiriche, producendo concetti empirici.
Kant identifica dodici categorie, che corrispondono ad altrettanti tipi di giudizio.
Per giustificare la pretesa delle categorie di valere per oggetti che non sono prodotti dall’intelletto
stesso, Kant introduce la deduzione trascendentale. La soluzione kantiana si fonda sull’Io penso,
inteso come centro mentale unificatore di tutti i pensieri: tutti i pensieri presuppongono l’Io penso,
che unifica i fenomeni tramite le categorie; pertanto i fenomeni stessi obbediscono necessariamente
alle categorie.
Un ulteriore problema è costituito dalla relazione tra la sensibilità e l’intelletto. Con la dottrina dello
schemitismo trascendentale, Kant afferma che l’intelletto, grazie all’immaginazione produttiva,
appresta per ogni categoria uno schema temporale, ossia un termine medio fra intuizioni e concetti.
Definendo i principi dell’intelletto puro, Kant individua infine le regole di fondo attraverso le quali
avviene l’applicazione delle categorie agli oggetti, e giunge a presentare l’io come legislatore della
natura, capace di produrre un ordine fenomenico necessario e universale grazie alle sue forme a
priori.
Al di fuori del mondo fisico conosciuto rimangono i noùmeni, che sono concetti-limite solo
pensabili.
La dialettica trascendentale
La seconda parte della logica trascendentale è la dialettica.
DIALETTICA: Analizza i ragionamenti fallaci della metafisica.
La facoltà studiata dalla dialettica è la ragione, in un certo senso “colpevole”, secondo Kant, di
spingersi al di là dell’esperienza.
Le idee trascendentali sono le forme pure della ragione ed esprimono la tendenza umana
all’incondizionato:
1) Idea di anima: Nasce dall’unificazione dei dati dal senso interno. È un’idea metafisica errata,
derivante dall’applicazione della categoria di sostanza all’io penso.
2) Idea di mondo: Nasce dall’unificazione della totalità dei fenomeni esterni e dà luogo alla
cosmologia razionale, che trascende l’esperienza e va incontro a quattro antinomie irrisolvibili.
3) Idea di Dio: Nasce infine dall’unificazione dei fenomeni esterni e rappresenta la totalità di tutte
le totalità. Da essa deriva la teologia razionale, che elabora una serie di prove dell’esistenza di
Dio, le quali tuttavia non riescono a dimostrare la realtà.
Queste tre idee della ragione falliscono nel loro uso costitutivo: esse però possono avere un utilizzo
regolativo, se indirizzano la ricerca umana verso la completezza.
GIUDIZIO ANALITICO A-PRIORI: Sono delle vere e propri aggettivi ma non mi danno
nessuna conoscenza poiché il soggetto coincide con il predicato.
Es. il triangolo ha tre lati.
GIUDIZIO SINTETICI A-POSTERIORI: Mi danno delle nuove informazioni ma non sono
aggettivi certi, quindi significativi per fare una scienza. Sono dei giudizi basati sull’esperienza.
Es. Oggi fa meno caldo di ieri.
ANALITICA TRASCENDENTALE (pars costruens): Qui parla della parte che costruisce la
conoscenza. Qui Kant propone le sue affermazioni.
L’analitica trascendentale è la dottrina degli a-priori dell’intelletto dove:
Intelletto = Facoltà di formulare giudizi
Gli a-priori dell’intelletto sono in sintesi le 10 categorie di Aristotele. Kant identifica 12 categorie
12 categorie: rappresentano le strutture mentali presenti in ogni uomo, ci permettono di fare
giudizi e quindi scienza.
DIALETTICA TRASCENDENTALE (pars destruens): Qui parla della parte che distrugge la
conoscenza. Qui Kant distrugge la metafisica classica.
I fenomeni che conosciamo intorno a noi sono diversi ma se tutto il genere umano lo intuisce alla
stessa maniera noi possiamo fare scienza.
A questo punto Kant opera la deduzione trascendentale delle categorie e così tra tutti i possibili usi
ne deduce l’unico fondato, l’unico legale: difatti questo è il problema della quid juris.
Secondo Kant l’unico uso legale è l’applicazione di esse solo ai fenomeni (e non ai noumeni).
La deduzione trascendentale si fonda sull’io penso definito da Kant unità sintetica di appercezione o
io legislatore re della natura.
Secondo Kant ciò che non è pensato da me per me non esiste!!
Questa è la famosa “rivoluzione copernicana” di Kant:
PRIMA: Al centro c’era la materia e l’uomo le girava intorno cercando di capirne le leggi
ORA: Al centro c’è l’uomo e la natura gli gira interno ed è lui che dice che “io penso che il
fenomeno funzioni così”.
In questi termini si profila la Rivoluzione Copernicana di Kant: se prima si reputava che la Terra
fosse al centro e il Sole le girasse intorno (Copernico ha smontato tale concezione) allo stesso modo
prima si pensava che la natura fosse al centro e l’uomo le girava intorno cercando di carpirne le
leggi.
Kant ha insegnato che ora al centro c’è l’uomo, la natura gli gira intorno ed è lui a decretarne il
funzionamento.
1781 → Io penso → Realtà psicologica, coscienza universale che esistano i fenomeni (questa
posizione influenzerà Fichte).
1787 → Io penso → Condizione di possibilità di unificare il materiale empirico esistente.
1781 → NOUMENO → Realtà ignota ma esistente (visione positiva).
1787 → NOUMENO → Confine, limite non valicabile della coscienza (visione negativa).
DIALETTICA TRASCENDENTALE
In questa sezione Kant smonta la tradizione metafisica. La “Critica della ragion pura” risponde
fondamentalmente a tre domande:
1. È possibile una matematica pura? Sì
2. È possibile una fisica pura? Sì
3. È possibile una metafisica pura? No
Considerando che pura vuol dire “come scienza”… nella dialettica Kant analizza la “ragione”
come la facoltà di formulare sillogismi.
Ragione: Facoltà di formulare sillogismi
Sillogismo: Concatenazione di giudizi
Kant ne analizza fondamentalmente tre:
o SILLOGISMO CATEGORICO (Anima): Idea della totalità delle esperienze interne.
o SILLOGISMO IPOTETICO (Mondo): Idea della totalità delle esperienze esterne.
o SILLOGISMO DISGIUNTIVO (Dio): Totalità delle esperienze in assoluto.
Come Hume insegna, nessuno può avere la totalità delle esperienze, ma su quest’errore la
metafisica ha cercato di costruire una scienza che ora Kant decostruisce.
Gli errori della metafisica sono:
Paralogismo: Falso ragionamento costruito applicando categorie di sostanza all’io penso.
Antinomie: Spiegazione del mondo con una tesi troppo piccola e un’antitesi troppo grande.
1) Il mondo è finito nel tempo e nello spazio (ANTITESI: Il mondo è infinito nel tempo e nello
spazio).
2) Il mondo è divisibile in parti semplici (ANTITESI: Il mondo è divisibile all’infinito).
3) Esiste la casualità libera (ANTITESI: Esiste la necessità)
4) Esiste un essere necessario (ANTITESI: Non esiste un essere necessario)
Prove dell’esistenza di Dio: Kant smonta Anselmo e crolla qualsiasi tipo di prova (anche
quelle cosmologiche e finalistiche).
La prova ontologica non regge in quanto è stata applicata la categoria di esistenza e ciò di cui è
impossibile avere esperienza.
Anima, mondo e Dio: non sono dunque dimostrabili ma l’uomo ha bisogno di vivere come se
mondo, anima e Dio esistessero.
La posizione di Kant è dunque agnostica cioè io non posso fornire una dimostrazione razionale
delle verità di fede (ma comprendo se l’uomo vuole credere).