Sei sulla pagina 1di 32

Kant in OTTANTA PUNTI.

Sintesi della filosofia Kantiana per giovani studenti somari e strafottenti.

Il movente.
Si sente dire da pi parti che Kant stia tornando di moda! Da ultimo infatti U. Eco titola un suo
testo Kant e lornitorinco. Sia che si tratti di una moda di rivisitazione, magari dovuta ad un certo
vuoto filosofico di idee e di nuovi apparati teorici che rendano comprensibile lenorme quantit di
informazioni che possediamo e che stentiamo a comprendere; oppure ad una presa datto della
importanza della sintesi kantiana, fatto che veramente Kant viene riproposto allattenzione del
pubblico adulto e non.
Ci pare personalmente che tale rifiorire sia anche correlato al progresso della psicologia
sperimentale e delle neuroscienze. Infatti tali ambiti conoscitivi vanno sempre pi chiarendo che
limmagine del mondo che noi abbiamo attorno dipende dal modo con cui strutturato il cervello
umano e, quindi, dal modo con cui decodifica i dati sensibili e dai meccanismi che pone in essere
per correlarvi e costruirvi sopra delle connessioni elaborative che sono poi gli apprendimenti e la
conoscenze.
Insomma il mondo che conosciamo e sperimentiamo una nostra immagine esatta dei fenomeni
che acquisiamo perch tutti gli uomini abbiamo gli stessi strumenti per conoscere la realt. Al di l
di questo modo di rappresentarcelo, se potessimo distinguere le molecole o addirittura gli atomi,
limmagine del mondo sarebbe sostanzialmente diversa.
Kant non un filosofo semplice e spesso gli alunni penano non poco per capire fino in fondo il
suo modo di procedere nellanalisi filosofica della conoscenza. Spesso si finisce in pieno marasma
nel comprendere la differenza tra mondo fenomenico e mondo noumenico, nel capire la novit del
criticismo e della filosofia trascendentale. Egli stesso dovette scrivere delle volgarizzazioni alle
due Critiche, come i Prolegomeni e la Fondazione alla metafisica dei costumi, per rendere pi
accessibile il contenuto di queste. Segno evidente che le sue opere maggiori, le due Critiche, erano
piuttosto ostiche e di non facile comprensione per gli addetti ai lavori filosofici di quel tempo..
Questo Kant ridotto in ottanta punti un Kant semplificato per gli alunni: un tentativo di
semplificazione al quadrato. E tuttavia tale opera di semplificazione, per non scadere nella
banalizzazione, si cercato di condurla nel modo pi scientifico possibile.
Che tale processo sia necessariamente riuscito non saprei dire.
Ma forse una buona volont quella che ci permette di tenere aperto un dialogo con gli altri e
che, in ultima analisi, ci spinge a pensare che la filosofia abbia una sua validit e forse anche una
sua utilit che ci permette di comprendere che il mondo della vita non una storia semplice e che
ci che pensiamo e facciamo non necessariamente cos importante.

Lo spazio ed il tempo della sua esistenza.


Immanuel Kant nasce in un piccolo borgo della Prussia orientale: Konigsberg.
Non una grande citt ma nel secolo precedente, il Seicento, una nutrita schiera di protestanti vi
hanno edificato scuole di vario ordine e grado e la cittadina vanta una piccola ma efficiente
universit.
Egli viene al mondo, quarto di nove figli, il 22 aprile del 1724. La sua famiglia era di umili
origini: il padre sellaio e la madre casalinga. Questultima era molto religiosa portava spesso il
piccolo Immanuel a spasso nei boschi per mostrargli la potenza e la bellezza della natura nella quale
si manifestava la potenza divina.
Questa religiosit della madre forse allorigine del pi grande amore di Kant: la metafisica. Se
Freud dovesse intervenire probabilmente direbbe che Kant sublim lamore incestuoso per la
madre amando la spiritualit che la caratterizzava.
Tuttavia quelle passeggiate nei boschi generarono il secondo grande amore di Kant: il
giardinaggio.
Per metafisica egli intendeva quella parte della filosofia che si occupa degli oggetti posti oltre
lesperienza sensibile ed empirica. Tali oggetti sono ad esempio lanima, il mondo, Dio. Il
giardinaggio era larte, venuta in gran moda nel Settecento, di addobbare i giardini con diverse
specie di fiori e di diverso colore nonch secondo forme geometriche ben specifiche ed aiuole
disposte in forma artistica.
Cos come oggi si arredano con piante e fiori le terrazze degli attici allo stesso modo nel secolo
decimo ottavo si studiavano le forme da dare ai giardini, alla disposizione ed al tipo di fiori,
allarredamento e via di seguito. Nel giardinaggio la spontaneit della natura viene modificata ed
ordinata dalle forma e dai contenuti che sono dati dal pensiero umano. La casualit naturale e
meccanica della natura viene ordinata e dunque finalizzata dalle forme del pensiero umano. Forse
proprio per questo a Kant piaceva il giardinaggio!
Allet di otto anni, nel 1732, Kant fu iscritto al Collegium Fridericianum fondato nel Seicento
da Protestanti appartenenti alla corrente del Pietismo. Nel 1740 si iscrive alluniversit di
Konigsberg nella facolt di filosofia.
Nel suo corso di laurea segue la maggiore parte di insegnamenti possibili: soprattutto si occupa
della filosofia naturale di Newton e si laurea con una tesi sul problema della misurazione
dellenergia cinetica.
Dal 1747 al 1754, per procurarsi da vivere, svolge lattivit di precettore privato presso alcune
famiglie nobili della sua citt.
Nel 1755 pubblica la sua prima opera con la quale ottiene il titolo di magister: Storia universale
della natura e teoria dei cieli.
Ottiene successivamente la libera docenza e lincarico alluniversit di Konigsberg.
Dal 1755 al 1770 studi intensamente Leibniz, Wolff, Newton, Hume, Keplero e Rousseau e
tutto quanto riguardasse le scoperte di fisica di quel periodo.
Finalmente nel 1770 diviene professore ordinario di logica e metafisica nella stessa universit e
per ben undici anni non pubblica pi nulla! Poi stende quasi al volo e pubblica nel 1781 La
critica della ragion pura. Nel 1783 pubblica I prolegomeni ad ogni futura metafisica che voglia
presentarsi come scienza. Nel 1785 la Fondazione della metafisica dei costumi e nel 1788, tre
anni dopo La fondazione della metafisica dei costumi, usciva la seconda delle opere fondamentali di
Kant: La critica della ragion pratica. Da sottolineare che nel 1787 era stata ripubblicata la
seconda edizione della Critica della ragion pura, profondamente modificata e riveduta.
In effetti i Prolegomeni erano una semplificazione della prima edizione della Critica della
ragion pura che era stata accolta freddamente dalla comunit dei filosofi sia per la novit di
impostazione dellopera sia perch scritta in modo talvolta tortuoso e poco chiaro. Tanto che, come
gi ricordato, nel 1787 Kant ripubblica in una seconda edizione la prima critica con delle
2

modificazioni sostanziali e con una lunga introduzione nella quale esplicita il nuovo carattere della
sua filosofia come critica e come trascendentale.
Nel 1790 veniva alla luce la terza fondamentale opera di Kant , La critica del giudizio, che
concludeva in modo perfettamente coerente il sistema kantiano.
Il nostro mor a Konigsberg nel 1804 e purtroppo gli ultimi anni della sua vita furono
particolarmente dolorosi e tristi perch gli vennero a mancare lentamente tutte le facolt intellettuali
compresa la parola.
A Konigsberg sulla sua tomba stanno incise come epigrafi le parole con cui termina la Critica
della ragion pratica: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me .

GLI OTTANTA PUNTI

Il mio principio che ogni conoscenza delle cose che provenga dal semplice intelletto puro o
dalla ragione pura non che semplice parvenza. La verit soltanto nellesperienza
La sorte della metafisica dipende dalla soluzione del seguente problema: in essa possibile una
conoscenza sintetica a priori?

(1)
Prima di Kant la filosofia europea era giunta ai seguenti risultati generali: con Cartesio si era
creata una frattura insanabile tra res cogitans e res extensa, tra realt pensante e realt estesa. La
realt pensante coincideva con il soggetto ed era conoscibile sia pure attraverso il dubbio; la realt
estesa rimaneva garantita da Dio ma inconoscibile nella sua realt essenziale. Nel tentativo di
superare questo dualismo si era sviluppata tanto la filosofia inglese nella sua forma dellEmpirismo
(Hobbes, Locke, Hume); quanto quella francese nella sua forma del razionalismo ( Spinoza,
Leibniz).
-PER IL RAZIONALISMO tutte le verit sono dentro di noi: innate e garantite da Dio che le
ha poste in noi.
-PER LEMPIRISMO tutte le verit sono da noi conosciute tramite lesperienza. Lesperienza
ci da i rapporti tra le cose, ma non ci dice come sono le cose nella loro essenza perch lesperienza
soggettiva ed i processi sui quali essa si fonda consistono nel porre rapporti tra le

(2)
Per il razionalismo ogni conoscenza apriori, prima dellesperienza: il criterio di certezza in
noi. Per lempirismo ogni conoscenza aposteriori ed induttiva. Data la radicale e netta
contrapposizione di queste due tesi a cui era giunta la filosofia europea prima di Kant bisognava
tracciare una terza via nella quale veniva garantito il valore empirico, aposteriori, dellesperienza
sensibile; e, contemporaneamente, che questa esperienza sensibile poggiasse su un elemento apriori.
Lelemento apriori aveva significato per sottrarre la conoscenza alla soggettivit dellesperienza
individuale

(3)
Occorreva una accurata analisi delle possibilit della ragione per stabilire i limiti delle sue
pretese nel determinare conoscenze sicure soprattutto nellambito della conoscenza metafisica
che la conoscenza verso cui tende linsieme concettuale e problematico di tutta la filosofia
4

(4)

Secondo Kant lessenza del pensiero, il modo con cui opera ed agisce, E FORMULARE
GIUDIZI !

(5)
Secondo Kant Pensare giudicare. Orbene, se una scienza vuole essere esatta, deve usare
giudizi che abbiano un contenuto datoci dallesperienza pi un contenuto che non provenga
dallesperienza stessa. Se diciamo infatti: tutto ci che avviene ha una causa chiaro che,
riferendoci al tutto ci che avviene ci riferiamo ad un contenuto datoci dallesperienza. Ma
riferendoci allidea di CAUSA non facciamo riferimento ad un contenuto derivato dallesperienza
perch, come aveva osservato Hume, lesperienza ci dice solo che un dato fenomeno n precede
solitamente un altro; ma nulla pi. Dunque il pensiero esplica la sua attivit formulando giudizi!
Ma , per fondare una scienza rigorosa occorre che tali giudizi non provengano soltanto dalle
sensazioni o intuizioni empiriche come le chiama Kant: i giudizi che possiedono verit
conoscitiva DEVONO possedere un elemento oggettivo, comune a tutti gli esseri umani, che non
dato dallesperienza sensibile ma che la rende possibile.

(6)
Ebbene se riusciamo a trovare saperi disciplinari che impiegano tali tipi di giudizi e che hanno
conseguito significativi risultati in termini di conoscenze potremmo vedere come tali giudizi
funzionino in tali campi del sapere. Ebbene se noi analizziamo tutti i tipi di giudizio possibile ci
accorgiamo che questi si possono ridurre a due tipi: GIUDIZI ANALITICI E GIUDIZI
SINTETICI.
a) I giudizi analitici: sono quelli nei quali il predicato NON aggiunge nessuna nuova
conoscenza al contenuto conoscitivo implicito nel soggetto. Essi sono tutti apriori nel senso
che non dobbiamo ricorrere a nessuna esperienza empirica per verificarli e verificarne la
veridicit. Si fondano tutti sul principio di non contraddizione. Cos ad esempio: tutti i corpi
sono estesi; oppure: loro un metallo giallo. E evidente che per sapere che tutti i corpi
sono estesi non dobbiamo ricorrere ad alcuna verifica empirica: implicito che un corpo, per
5

esistere, debba avere unestensione. E altrettanto evidente che loro un metallo e che di
colore giallo. Quando dico a qualcuno che le regaler un anello doro questa sa gi che tale
anello di metallo e che il colore sar giallo: inutile specificarlo! I giudizi analitici sono
sterili dice Kant perch essi non amplificano la conoscenza che abbiamo degli oggetti a cui
fanno riferimento; si limitano a specificare elementi impliciti nel giudizio stesso. Essi sono
tautologici e sui giudizi analitici non si pu costruire nessuna scienza.
b) Giudizi sintetici: sono quelli nei quali il predicato aggiunge al soggetto un CONTENUTO
che esso non contiene. Moltissimi giudizi sintetici sono aposteriori, vale a dire sono costruiti
attraverso lesperienza; cos ad esempio questo ferro caldo. Oppure: questa tovaglia sporca;
questi alunni sono cornacchioni etc. La cosa fondamentale di tali tipo di giudizio che il
predicato aggiunge un contenuto nuovo, non prima presente od implicito, al contenuto informativo
del soggetto. Tale aggiunta avviene, nei giudizi sintetici aposteriori, tramite lesperienza. Infatti per
affermare che questo ferro caldo devo averlo toccato e, magari, mi ci sono scottato; lo stesso per
la tovaglia sporca e per la cornacchionaggine dei miei alunni. Per questo motivo i giudizi sintetici a
posteriori sono tutti giudizi di esperienza.
(7)
Con i giudizi analitici e con quelli sintetici a posteriori non possibile fondare alcuna
scienza (conoscenza) certa. I primi perch non aggiungono nessuna conoscenza al gi dato,
essendo solo esplicativi. I secondi perch aggiungono solo una conoscenza soggettiva e non
generale al contenuto del soggetto (il ferro caldo per me pu non esserlo per un altro; la tovaglia
sporca per me pu essere pulita per un altro; i miei alunni che a me appaiono certamente
cornacchioni e somari potrebbero apparire diversamente nel giudizio di un altro insegnante).

(8)
Per fondare una conoscenza sicura, vera, certa, saranno allora necessari giudizi sintetici
apriori: giudizi cio che si fondano sullesperienza ma che supportano il dato sensibile
(intuizione sensibile come la chiama Kant) o dato empirico CON UN ELEMENTO
OGGETTIVO, SICURO, che lesperienza non ci fornisce, ma che rende possibile lesperienza
stessa e che questa assuma per noi una valenza oggettiva.
(9)
Il giudizio riportato nella (5), tutto ci che avviene ha una causa un giudizio sintetico apriori
perch lidea di causa in noi prima che possiamo analizzare che tutti i fenomeni sono causati da
qualche cosa che necessariamente li precede.
(10)
Il vero problema allora, secondo Kant, questo. Come sono possibili i giudizi sintetici
apriori?

(11)
E possibile rispondere a tale domanda SE TROVIAMO DELLE FORME DI
CONOSCENZA RICONOSCIUTE DALLA COMUNITA COME CERTE E SICURE NEI
LORO RISULTATI E CHE ADOPERINO TALI TIPI DI GIUDIZIO.
(12)
Ebbene afferma Kant che tali giudizi esistono perch vengono adoperati dalla matematica
e dalla fisica e, in filosofia, dalla metafisica.
La metafisica per Kant una conoscenza in qualche modo ambigua, ricca di fraintendimenti
terminologici e logici inquantoch: Se essa una scienza come possibile che non riesca ad
ottenere, come le altre scienze, un universale e durevole accordo tra i suoi studiosi? Se la
metafisica viceversa non una scienza come mai essa continua a grandeggiare con le connotazioni
di scienza e fornisce allintelletto umano speranze sempre vive che non vengono mai
definitivamente soddisfatte?
Sembra infatti ridicolo che mentre ogni altra scienza progredisce incessantemente, viceversa
nella scienza metafisica, che vorrebbe essere la saggezza stessa il cui oracolo ogni uomo interroga,
ci si aggiri sempre sullo stesso punto, senza andare avanti di un passo.
Il problema posto cos da Kant in modo chiarissimo: il patrimonio scientifico-tecnico procede
conseguendo risultati brillanti e certi perch sui risultati conseguiti la comunit degli scienziati
concorda con unanimit. Viceversa i grandi temi della metafisica, lanima, il mondo e Dio,
appaiono come il prodotto di una conoscenza soggettiva perch i risultati conseguiti in questo
campo dalla conoscenza non sono condivisi in modo unanime da una comunit di specialisti e
accettabile da un certo numero di laici.
E tuttavia, anche se la metafisica non una scienza, non si fonda su un patrimonio di conoscenze
condivise, come possibile che gli uomini avvertono costantemente lesigenza di un simile sapere e
di una simile conoscenza?

(13)
Allora porsi il problema dei giudizi sintetici apriori significa porsi e rispondere a tre precisi
quesiti:
a) come possibile la matematica pura?
b) Come possibile la fisica pura?
c) Come possibile la metafisica come tendenza naturale delluomo?
Infatti queste tre domande sottendono a tutto il discorso fatto fino a qui da Kant: visto che la
matematica e le scienze della natura (fisica) sono saperi con un proprio statuto di certezze perch
scienziati delle due discipline concordano sui risultati ottenuti, viceversa la metafisica che vorrebbe
essere la regina di tutte le conoscenze perch ricerca i fondamenti stessi di ogni conoscenza non ha
ottenuto un universale accordo sui suoi procedimenti e sui suoi risultati.
Appare allora necessario porre la ragione sul banco degli imputati ed interrogarla sui suoi metodi
nel
formulare
ricerche
e
sui
suoi
limiti.
Il CRITICISMO Kantiano consiste proprio in questa capacit di giudicare la ragione per capire
quali sono le sue fonti di conoscenza sicura e quali sono i suoi limiti gnoseologici (conoscitivi).
Ebbene partendo dal fatto che quando il pensiero agisce la sua attivit si esplica nel formulare dei
giudizi occorre stabilire quali sono i giudizi che comportano conoscenze certe, cio comuni a tutti
7

gli esseri dotati di ragione, e che finiscono col generare un universale consentimento sui risultati
ottenuti dai vari saperi che li impiegano. Esistono giudizi analitici che non dilatano la conoscenza;
esistono giudizi sintetici aposteriori che dilatano lesperienza ma non sono scientifici perch
soggettivi. Vi devono essere dei giudizi sintetici apriori, che hanno a fondamento il dato
sensibile ma che contengono anche un elemento apriori, cio comune a tutti gli esseri umani.
Di tale tipo di giudizio si servono la matematica e la fisica. Se il loro uso risulter legittimo
anche nel campo della metafisica potremmo certamente dire che la metafisica una
conoscenza vera. Altrimenti sapremo che essa impossibile come scienza perch in essa non si
potranno mai formulare giudizi sintetici apriori.

(14)
Dove
a) laggettivo pura significa una conoscenza intellettuale priva di ogni elemento determinato, un
puro atteggiamento mentale di fronte ad una determinata conoscenza.
b) Lespressione come tendenza naturale vuole indicare il naturale desiderio proprio delluomo
di una conoscenza assoluta, oltre l'esperienza: metafisica appunto! E risaputo che gli
esseri umani non si accontentano delle conoscenze del mondo fisico; si pongono domande
sulla stessa finalit della loro vita, sul significato della stessa; sul valore delle loro azioni e
sulla possibilit di una vita oltre la morte. Dunque la metafisica una forma di conoscenza
tipicamente umana.

(15)
Alla prima domanda, e cio come sia possibile la matematica pura, Kant sviluppa la risposta
nella prima parte della Critica della ragione pura: lestetica trascendentale (teoria della sensibilit)
Alla seconda domanda, come sia possibile la fisica pura, nellanalitica trascendentale ( analisi e
condizione della conoscenza sperimentale). Alla terza domanda Kant risponde nella dialettica
trascendentale ( discussione e critica della metafisica).

(16)
Nellestetica trascendentale Kant analizza il funzionamento della matematica. Questa secondo
il Nostro usa giudizi sintetici apriori. Infatti, differentemente da quanto pensava Hume, se noi
analizziamo le proposizioni della matematica 7+5=12 ci accorgiamo che nel 12 non contenuto
necessariamente il 7+5. Infatti il numero 12 pu essere il risultato di 6+6, oppure di 8+4, oppure di
11+1 etc. Quindi occorre necessariamente per avere da 5+7=12 contare
fisicamente(empiricamente) cinque somari ed aggiungere sette cornacchioni! Come possibile
eseguire concretamente tale operazione? Ebbene dice Kant noi possiamo eseguire fisicamente
loperazione perch possiamo disporre gli oggetti in uno spazio ed in un tempo nel quale
8

riunire la successione dei somari e dei cornacchioni che danno alla fine delloperazione il
dodici. Dunque lo spazio ed il tempo sono le DUE INTUIZIONI CHE RENDONO POSSIBILI
I GIUDIZI SINTETICI NELLA MATEMATICA. Ma tanto lo SPAZIO quanto il TEMPO
non sono a noi dati da NESSUNA esperienza. Rendono possibile lesperienza sensibile ma
sono apriori in noi perch non sono oggetti dellesperienza: la precedono. SPAZIO E TEMPO
VENGONO DETTI DA KANT INTUIZIONI PURE PERCHE RENDONO POSSIBILE
LESPERIENZA MA NON PROVENGONO DA QUESTA. Sono in noi apriori!
Secondo Davide Hume i giudizi della matematica erano tutti analitici perch, ad esempio,
calcolando 7+5=12 nel 12 era contenuto il processo delloperazione compiuta che risultava noncontraddittoria.
Kant ritiene invece che le conoscenze matematiche non comportino esclusivamente ladesione al
principio di non contraddizione ma che le operazioni sulle quali procedono implichino diverse
possibilit: e dunque ci che il predicato dice del soggetto(operazione) non gi implicito in questo.
La filosofia di Hume rappresent una tappa di fondamentale importanza per lo sviluppo della
filosofia del criticismo. Infatti se lesigenza della conoscenza metafisica si ripresenta costantemente
alluomo ed i suoi principali problemi non vengono mai risolti pu essere possibile che vi sia
qualche cosa di sbagliato nellaffrontare il problema della metafisica in termini logico-deduttivi
oppure induttivamente. Occorre determinare una strategia nuova. Ed in questa operazione occorre
un metodo nuovo: il Criticismo appunto. Seguiamo Kant su questo punto che riguarda la riflessione
di cui egli si dichiara debitore a Davide Hume.
Nella metafisica ciascuno, per quanto ignorante in qualsiasi
scienza, si sentir in essa autorizzato a dire le sue opinioni. Ebbene ci dovuto al fatto che da
quando essa nata, comprese le analisi di Locke e di Leibniz, non accaduto fatto che, riguardo al
destino di questa scienza, sarebbe divenuto pi decisivo dellattacco mossole da Davide Hume!
Lo confesso francamente: lavvertimento di Davide Hume fu proprio quello
che, molti anni or sono, primo mi dest dal sonno dogmatico e diede un indirizzo completamente
diverso alle mie ricerche nel campo della filosofia speculativaHume part
principalmente da un unico ma importante concetto della metafisica, cio quello della connessione
di causa ed effetto, ed invit la ragione a rendergli conto con quale diritto essa ritiene che qualche
cosa, una volta data e posta in una determinata maniera, ne faccia derivare qualche altra, giacch
questo afferma il concetto di causa. Egli prov irrecusabilmente che del tutto impossibile alla
ragione di pensare a priori tale collegamento traendolo da concetti. Infatti tale collegamento
implica una necessit vera e propria non potendosi stabilire come solo perch una cosa data
qualche altra debba essere in modo necessario e come il concetto di una tale connessione possa
darsi a priori. Da ci egli dedusse che, riguardo a questo problema, la ragione si inganna
totalmente e che la causalit una figlia illegittima della immaginazione che, messa in gravidanza
da parte dellesperienza, ha sottoposto alcune rappresentazioni alla legge delle associazioni. Ne
nasce allora una abitudine, cio una necessit soggettiva che viene spacciata come necessit
oggettiva proveniente dalla ragioneIl che vuole dire che non c e non potr mai
esservi una scienza metafisica fondata oggettivamente, cio su principi a priori e di pura
ragione La questione non era se il principio di causa sia legittimo, adoperabile ed
indispensabile riguardo ad ogni conoscenza della natura, che Hume non aveva mai posto in dubbio
questo! Ma piuttosto se esso sia pensabile a priori dalla ragione ed in tale modo abbia una verit
intrinseca indipendente da ogni esperienzaA questo Hume aspettava una risposta!
Questa lunga citazione del pensiero filosofico di Hume fatto da Kant nei Prolegomeni ad ogni
futura Metafisica ci appare opportuna per capire veramente bene il punto di partenza della filosofia
trascendentale o criticismo. Tale filosofia infatti precede ogni metafisica, cio ogni discorso
sullessenza delle cose, degli oggetti posti oltre lesperienza sensibile: lanima, il mondo, Dio.
Questo perch su tali argomenti i filosofi, ma anche gli uomini in generale, non hanno mai
trovato un accordo o delle concezioni comuni. Ebbene Kant afferma che solo Hume, lacuto uomo,
ha posto filosoficamente bene il problema affrontando il principio di causalit e riducendolo ad
9

unabitudine, cio ad un fatto soggettivo, non supportato da un principio oggettivo che poggi sulla
pura ragione e che si sottragga alla soggettivit delle leggi dellassociazione tra idee.
Il problema della causalit particolarmente importante per la metafisica perch lesistenza di
Dio spesso dimostrata filosoficamente, ma anche teologicamente, attraverso tale principio: se ce
lorologio ci deve essere lorologiaio e se c il mondo ci deve essere il creatore del mondo, cio
Dio! Se c Dio come causa del mondo esso anche lartefice della creatura umana e della sua
sostanza spirituale: vale a dire lanima! Lanima, il mondo e Dio, gli oggetti per eccellenza della
metafisica, sono spesso stati dedotti per tramite del principio di causalit. Il vero problema su tale
principio stato individuato da Hume che ha richiesto che tale principio di causalit sia accertato a
priori, per pura ragione. Pertanto Hume, agli occhi di Kant, ha intercettato meglio di chiunque altro
il vero nocciolo del problema di ogni metafisica: dedurre a priori il principio sul quale essa si fonda,
o fonda le pretese del proprio sapere.
Il principio di causalit molto rilevante in ambito filosofico perch molto spesso ci capita di
associare gli avvenimenti tra loro e finiamo con il pensare che ogni cosa che accade succede perch
qualche altra cosa ne la causa. Finiamo per pensare, consciamente od inconsciamente, che il
mondo sia un insieme organico di cause a cui seguono ben determinati effetti. Cos ad esempio il
professore di filosofia dice allalunno somaro e strafottente: ti piazzo due perch non hai studiato la
filosofia! Costui comincia allora a pensare, soprattutto se tale evento si ripete, che tutti i due della
sua pagella abbiano sempre come causa il fatto di non studiare. Labitudine rischia
di trasformare una connessione casualmente ripetuta in una legge oggettiva. Infatti un due in
filosofia pu anche dipendere da un..indigesto con problemi conseguenti; oppure da un
momento di deconcentrazione dovuto ad un fidanzato che, bont sua, si defilato per una ragazza
molto pi carina; ecc..
Insomma Hume fece per primo notare come il principio di causalit non sia a priori nella ragione
ma anzi che segue allesperienza ed da questa condizionato negativamente attraverso
lassociazione per abitudine.

(17)
LO SPAZIO ED IL TEMPO RENDONO POSSIBILI LE SENSAZIONI.

(18)
Questo significa che ogni sensazione per giungere a noi ha bisogno di assumere una forma
spaziale e temporale. Cos ad esempio se mi brucio con questo accendino la sensazione
conseguente assume dentro di me uno spazio (es. il mio studio) ed un tempo (es. le 17;05). Anche
se non mi accorgo coscientemente di ci sarebbe immaginabile una scottatura che avvenga senza
uno spazio e senza un tempo? Sarebbe possibile immaginare un compito di matematica con la prof.
Amorelli senza un luogo dove ci avvenga e senza un tempo in cui questo compito stato fatto:
10

sicuramente no! Mah! La cosa sicura, sulla quale Kant ha probabilmente ragione, che qualsiasi
oggetto od esperienza di oggetti o sensazione per oggetti sperimentati pu essere percepita solo se
la poniamo in uno spazio ed in un tempo.

(19)
Secondo Kant la forma spaziale quella del mondo esterno. Quella temporale quella del
mondo interno. Lesperienza di oggetti esterni deve essere posta in uno spazio; il tempo ,
viceversa, una dimensione nostra per la quale le cose, gli oggetti, li percepiamo in successioni
temporali.
(20)
Spazio e tempo non sono dunque da noi conosciuti per esperienza DIRETTA: nessuna
sensazione ci da lo spazio oppure il tempo! Essi rendono possibile lesperienza perch senza di
essi tutte le nostre sensazioni si accavallerebbero in un caotico disordine. Spazio e tempo sono
pure forme della nostra sensibilit attraverso le quali noi ordiniamo la conoscenza sensibile. Ma
bisogna stare attenti perch senza la conoscenza sensibile, senza le intuizioni empiriche (la mia
scottatura di poco sopra) NOI NON CONOSCEREMMO NEPPURE LO SPAZIO ED IL
TEMPO. Se per assurdo immaginiamo un essere umano privo di qualsiasi senso esterno ed interno
(es. la vista, il tatto, il gusto, lolfatto, ludito) costui non potrebbe conoscere neppure lo spazio ed il
tempo.

(21)
DA TUTTO CIO DERIVA CHE LA CONOSCENZA COMINCIA DALLESPERIENZA
MA CHE NON DERIVA DA QUESTA. Senza le intuizioni pure di spazio e di tempo le intuizioni
empiriche non avrebbero la possibilit di giungere fino a noi secondo un certo ordine: non
avrebbero significato. Almeno per noi esseri umani!

11

(22)

Le intuizioni pure di spazio e di tempo sono da noi conosciute ogni qual volta vengono
attivate al sopraggiungere di unesperienza sensibile. Lesempio che potrebbe rendere bene lidea
quello di un uomo che possiede del denaro ma che ne comprende il valore se ci sono merci da
potere acquistare. Se non ci fossero merci da potere comprare come potremmo capire il valore del
denaro. Le intuizioni pure di spazio e di tempo sono lequivalente del denaro: hanno senso solo se ci
sono le sensazioni empiriche. Altrimenti sono prive di senso! Se non vi fosse unesperienza
empirica non potremmo attivare le due intuizioni pure perch non ci sarebbe nulla da porre nello
spazio e nel tempo. Immaginare uno spazio vuoto di cose od un tempo privo di fatti praticamente
impossibile: come pensare allaria fritta oppure agli asini che volano o ai cornacchioni che studiano!

( 23)
Lapriorit delle intuizioni pure di spazio e di tempo spiega come sia possibile la matematica.
Loperazione 5 + 7= 12 possibile perch posso sommare in una successione temporale e in una
spazialit un insieme di oggetti ad un altro. Si tratta allora di un giudizio sintetico ma apriori perch
fondato sullintuizione di tempo e di spazio. Anche la geometria resa possibile dallintuizione pura
di spazio. Se penso una circonferenza esso mi appare come il luogo geometrico di tutti i punti
equidistanti dal centro: non ho bisogno di controllare sempre tutti i cerchi che incontro nella mia
esperienza! Le regole stabilite per uno varranno per tutti i circoli perch un cerchio una forma
spaziale ed obbedisce alle leggi della spazialit che sono identiche per tutti gli uomini.

(24)
I giudizi sintetici apriori, per quanto riguarda la conoscenza matematica, sono dunque resi
possibili dalle intuizioni pure di spazio e di tempo: in esse attingono alla loro universalit.
Universalit non assoluta ma relativa: noi non possiamo dire se, fuori dal nostro pensiero, dal
pensiero razionale usato dalla nostra specie, una circonferenza sia il luogo geometrico dei
punti equidistanti dal centro! Anzi forse possiamo anche escluderlo perch lidea di distanza e
di equidistanza ha una realt solo nellintuizione pura dello spazio. Fuori da tale intuizione
potrebbe non esservi una distanza o una equidistanza. NON NE SAPPIAMO NULLA!

12

(25)
Allora le intuizioni pure di spazio e di tempo sono dette da Kant TRASCENDENTALI
perch sono in funzione dellesperienza. Fuori dallesperienza non avrebbero senso alcuno.
Rendono possibile lesperienza ma acquistano realt nellesperienza stessa! Il termine
kantiano trascendentale significa valido, in funzione dellesperienza. Viceversa il termine
trascendente significa oltre lesperienza sensibile. Pertanto quando useremo il termine
kantiano trascendentale significher sempre in funzione dellesperienza!

(26)
Lattivit sensibile non dunque un rispecchiamento passivo della realt. Non vi una realt
esterna sensibile che detta le proprie regole ad un soggetto senziente passivo che si adegua alle leggi
di tale realt! E vero piuttosto il contrario e cio CHE E IL SOGGETTO A DETTARE LE
PROPRIE LEGGI ALLA REALTA, attraverso i modi che gli sono propri. Per questa
prospettiva nuova di affrontare i problemi della filosofia Kant afferm che egli aveva
compiuto una rivoluzione copernicana nellambito della filosofia! Cos come Copernico aveva
posto il sole al centro delluniverso mentre i pianeti ruotavano attorno a questo, cos Kant aveva
posto il soggetto al centro delle dinamiche conoscitive: questo conosceva la realt adattandola alle
sue strutture conoscitive.
******************
(27)
Ma lattivit del pensiero non si limita a dare una forma spaziale e temporale alle sensazioni o
intuizioni empiriche come le chiama Kant. Il nostro pensiero tende anche a collegare le
sensazioni le une con le altre, a stabilire dei rapporti tra diverse percezioni. Riconnettendoci
allesempio di poco sopra possiamo dire: essendomi bruciato con laccendino nel mio studio devo
evitare la prossima volta di avvicinare troppo il dito alla fiamma. Possiamo allora notare che
quando articoliamo un discorso operiamo una serie di giudizi che collegano tra loro diverse cose,
sensazioni diverse che vengono IN VARIO MODO COLLEGATE. Possiamo certamente dire che
le proposizioni le quali contengono i nostri giudizi si fondano su concetti. Un concetto una
generalizzazione del tipo: fuoco=calore; passione=desiderio; etc. Cos quando diciamo a
qualcuno di darci il concetto di ci che sta dicendo gli chiediamo di sintetizzare con un unico
termine una serie di sensazioni eterologhe. Il termine amore sintetizza un insieme di
comportamenti diversi che sono caratterizzati dallattrazione per un altro essere umano. Nelle
normali dinamiche della vita, attraverso il nostro linguaggio, ricorriamo continuamente a questi
termini scatoletta nei quali racchiudiamo generalizzazioni di vario genere. Prestami una penna,
diciamo al compagno pi solerte di noi. Quando parliamo di penna parliamo di un oggetto che
13

serve per scrivere, indipendentemente dalla sua forma, dal suo colore, dal suo prezzo, da chi e
dove stato acquistato, etc. Insomma se togliamo a qualche cosa i suoi elementi accidentali,
non necessari o contingenti, otteniamo il concetto di quella data cosa. Tale forma di conoscenza
per concetti, specifica della conoscenza razionale, era stata formulata da Socrate, da Platone e da
Aristotele. Socrate aveva formulato il problema della conoscenza concettuale affermando che per
superare il relativismo sofista occorreva razionalizzare il discorso attraverso il valore monosemico
dei termini. Cos se togliamo ad ogni fenomeno tutti gli elementi accidentali che lo caratterizzano
otterremo il concetto. Non quella statua particolare, fatta da quellautore in quel dato periodo
storico, per quella particolare occasione, in quel particolare materiale etc. Ma la statua con cui
noi indichiamo un fenomeno generale che sottende qualunque altro fenomeno in particolare.
Platone ritenendo che il concetto come semplice forma razionale non fosse sufficiente a garantire
loggettivit dei discorsi costru un mondo di pure forme, assomigliante allessere parmenideo, nel
quale le idee rappresentavano la forma assoluta dei concetti socratici. Nel mondo delliperuraneo
le idee giacevano immobili nella loro assoluta purezza sottratta al tempo e allo spazio umani del
divenire. Garantivano i discorsi veri da quelli falsi ed approssimativi. Solo il saggio,
laristocratico dellacropoli, conosceva le idee, le amava ed accettava limmutabilit della verit.
Filosofia, quella platonica, oracolare ed aristocratica! Aristotele, stretto nella sua visione
finalistica della realt, ritiene che la realt stessa contenga dei suoi modi di essere. Questi modi
di essere o CATEGORIE sono per Aristotele 10! Ad esempio la categoria di sostanza o di
causalit sono modi di essere della realt. Infatti la realt costituita da una sostanza da cui
originano tutte le cose molteplici; e ogni cosa che capita causata da qualche altra cosa! Ebbene
secondo Kant i nostri giudizi fanno uso di concetti ma questi NON corrispondono a modi di essere
della realt bens appartengono al nostro apparato conoscitivo, alla struttura del nostro
intelletto che ha il compito specifico di elaborare la conoscenza razionale. I concetti che usa
lintelletto sono oggettivi perch valgono per tutti gli uomini. Non pu esistere un individuo
della specie umana che possa formulare giudizi fuori dalle modalit che sono proprie
dellintelletto. Ma attenzione: fuori dallintelletto umano tali forme del pensiero, tali
contenitori, potrebbero anche non avere significato. Vedremo pi avanti il perch!

(28)
Esistono secondo Kant dei collegamenti, dei rapporti che noi creiamo in certe condizioni.
Diciamo ad esempio: questo vino secco. Ebbene questo giudizio il frutto di unaggregazione
tra diverse sensazioni empiriche gi strutturate nello spazio e nel tempo. Il determinativo questo
indica un oggetto presente, situato nel tempo attuale; vino indica un concetto empirico, dedotto
dal processo di generalizzazione razionale: le uve trattate in modo che fermentino si dicono vino.
Ma anche il vino di cui parliamo situato in uno spazio ed in un tempo! Secco un attributo che
il predicato aggiunge al concetto espresso dal soggetto. Tale giudizio un giudizio di esperienza
perch abbiamo dovuto assaggiare il vino per giudicare che esso secco! Associando il concetto di
vino, strutturato nello spazio e nel tempo, al gusto secco ho ottenuto una conoscenza che rende
il giudizio sintetico aposteriori perch esso non ne universale ne necessario. Infatti il gusto
che per me secco pu per un altro essere piuttosto dolce o poco secco. Insomma i giudizi
sintetici che si fondano soltanto su dati empirici, di esperienza, sono soggettivi e su di questi
non potrebbe costituirsi una conoscenza certa come quella della fisica. E necessario che un
giudizio sintetico sia fondato su un elemento oggettivo, apriori, che sia cio comune a tutti gli
14

individui razionali: cio esseri umani. Ebbene tale elemento oggettivo, secondo Kant, esiste e rende
possibile i giudizi sintetici apriori della fisica e delle scienze della natura: si tratta delle categorie
dellintelletto!

(29)
Kant ritiene che i concetti puri o categorie siano dodici e che siano pure forme apriori
dellintelletto. Esse permettono al pensiero di costruire in modo oggettivo il mondo
dellesperienza, vale a dire di costruire la realt secondo parametri condivisi da tutti gli esseri
umani. Le categorie, o modi con cui organizziamo logicamente la nostra esperienza, sono
DODICI, classificate in quattro gruppi.

(30)
Noi possiamo organizzare le nostre sensazioni secondo i concetti puri di unit (la misura),
pluralit( la grandezza), totalit (il tutto). In tale caso queste tre categorie rientrano nel
gruppo della quantit. Appare abbastanza semplice comprendere che le connessioni che
operiamo tra le nostre sensazioni sono spesso quantitative: nellesempio precedente questo vino
secco il vino di cui parliamo questo, cio uno. Ma appartiene anche ad una molteplicit di
prodotti enologici che, con varie differenze, sono tutti vini. Insomma ogni determinato fenomeno ha
una realt quantitativa che si specifica nelle tre categorie della quantit.

(31)
Secondo il gruppo della qualit ed avremo i concetti puri di realt, negazione e limitazione.
Ogni oggetto della nostra esperienza deve possedere una realt; pu essere negato e deve avere un
limite.

(32)
Secondo il gruppo della relazione ed avremo i concetti puri di sostanza, causa, comunanza.
Ogni oggetto della nostra esperienza deve possedere una sostanza, una causa, una comunanza
con qualche altro oggetto. ( esempio: una penna fatta da una certa sostanza; costruita da
qualcuno al fine di scrivere, ha comunanza con la carta!).

15

(33)
Secondo il gruppo della modalit ed avremo i concetti puri di possibilit, esistenza,
necessit. Ogni oggetto della nostra esperienza deve possedere una possibilit, una esistenza ed una
necessit. Ad esempio possibile fare amicizia con il ragazzo che ci piace; questo deve avere una
esistenza; e pu anche essere che, dopo che lo abbiamo conosciuto, necessariamente diventato il
nostro ragazzo.

(34)
Questi dodici concetti puri o categorie come li chiama Kant sono la forma di ogni concetto
empirico. Senza di esse le sensazioni ci apparirebbero come un molteplice sensibile ordinato
nel tempo e nello spazio ma privo di qualsiasi significato: sarebbe possibile la sensazione ma
non il pensiero logico. Dunque le categorie rappresentano le modalit di funzionamento
dellintelletto umano che, operando sui contenuti dellintuizione sensibile, stabilisce relazioni e
rapporti costanti.

(35)
Dal momento che le categorie sono in noi apriori, vere e proprie modalit del nostro
pensiero logico comuni a tutti gli esseri umani, esse hanno universalit ed oggettivit! Tutte le
scienze che si fondano sulle categorie sono dunque oggettive e vere. Pertanto possiamo dire
che un fenomeno CAUSATO da un altro evento ad esso collegato semplicemente perch
nella struttura del nostro intelletto esiste una categoria di causa che ci impedisce di pensare un
fenomeno qualsiasi che non abbia una causa e che non sia causato. Se dovesse apparire qualche
cosa del genere diremmo che tale evento non un fenomeno ma un miracolo.

(36)
Tuttavia le categorie come le intuizioni pure di spazio e di tempo non hanno alcuna realt al
di fuori di noi e delle modalit con cui costruito il nostro intelletto: sono forme
esclusivamente nostre che valgono solo entro i limiti del nostro intelletto. Fuori delle modalit
del nostro intelletto potrebbero NON esservi ne cause, ne sostanze, ne relazioni: non ne
sappiamo nulla! Sappiamo solo con sicurezza che le sensazioni che ci provengono dal mondo
esterno vengono da noi ordinate nello spazio e nel tempo e poi correlate ed associate dalle
categorie. Ma come sia in se il mondo da cui provengono le sensazioni empiriche non lo
sappiamo affatto. Sappiamo solo di conoscerlo secondo le nostre modalit.

16

(37)
Da qui la famosa distinzione kantiana tra mondo dei fenomeni e mondo dei noumeni.
Il mondo dei fenomeni il mondo come appare a noi, organizzato nello spazio e nel tempo e
coordinato dalle categorie. Il mondo dei noumeni il mondo in se, il mondo come veramente
indipendentemente dal nostro modo di rappresentarcelo: il mondo nella sua essenza. La
divisione Kantiana non facilissima da comprendere. Tuttavia si pu cercare di fare qualche
esempio esplicativo. Noi sappiamo ad esempio che la realt che noi percepiamo formata da
elementi cos piccoli che noi non possiamo distinguere con i nostri sensi: le molecole ad esempio. Il
nostro apparato sensoriale non ci permette di percepire tali oggetti da cui sono composte le cose
che ci circondano. Ma le molecole a loro volta sono composte da elementi infinitamente pi piccoli:
gli atomi. Ebbene nel mondo atomico le cose non vanno precisamente, in modo fisico, come vanno
nel mondo che noi osserviamo: le dimensioni e le proporzioni, nonch i rapporti di causa e di
effetto, sono alquanto differenti dai nostri. Se il nostro apparato sensoriale ci mostrasse il mondo
dellinfinitamente piccolo vedremmo un enorme vuoto con qualche oggetto che talvolta un corpo
e nello stesso tempo unonda di energia. Cercando di indovinare dove si trova potremmo riuscirci
solo per caso: prevedendo in modo statistico dove si potrebbe trovare. Insomma la nostra capacit
di fare esperienza sarebbe molto, radicalmente, diversa. Il mondo che noi conosciamo e di cui
facciamo esperienza quello che ci testimoniano i nostri sensi: che viene ordinato nello spazio
e nel tempo e coordinato dalle categorie dellintelletto. Di come sia il mondo al di l delle
nostre coordinate conoscitive non ne sappiamo nulla! Possiamo comunque essere sicuri che
c! Viceversa da dove proverrebbero le intuizioni empiriche che poi noi elaboriamo con i
nostri apparati intellettivi e sensoriali?

(38)

Le relazioni come causa-effetto che Hume considerava discendere dallabitudine e quindi


relazioni labili e soggettive, incapaci di fondare un sapere scientifico ed oggettivo, in Kant sono
relazioni costruite necessariamente apriori dallintelletto, il quale agisce con un suo
automatismo universale. Il mondo della natura ci appare cos come appare (es: causa-effetto)
perch il nostro pensiero lo ordina in un modo che gli proprio! La realt fenomeno ovverosia
apparenza: e la scienza scienza di fenomeni, cio delle cose che appaiono, e non delle cose
come sono! Comunque il mondo fenomenico che a noi appare ordinato dalle intuizioni pure e
coordinato dalle categorie realizza una sua oggettivit perch di fronte ad esso concordano
tutti i pensanti.

17

(39)
I giudizi sintetici apriori sono possibili nella fisica perch si fondano sulloggettivit delle
categorie del pensiero. Ed vera la rivoluzione copernicana che Kant attribuisce a se stesso
nellambito della cultura filosofica. E infatti il soggetto che detta le sue condizioni al mondo
della realt: non viceversa! Il soggetto non un passivo spettatore posto davanti ad un mondo che,
per essere conosciuto, impone al soggetto stesso di adeguarsi. Sono le leggi insite in tutti gli esseri
umani che condizionano il loro modo di percepire la realt che si deve adeguare a tali
strutture preesistenti nel soggetto stesso.

(40)
Si gi osservato che affinch un concetto si formi necessario anzitutto che la sensibilit ci
dia, con le sue sensazioni ordinate dalle intuizioni pure di spazio e di tempo un dato molteplice
sensibile. Successivamente che lintelletto, con le sue categorie, coordini questo molteplice in vari
schemi. Se manca il dato sensibile il concetto non pu formarsi! Orbene la metafisica tratta di
oggetti che non ci sono dati da nessuna esperienza sensibile. Tali oggetti sono:
1) Lanima come sostanza pure ed incorporea
2) Il mondo come causa della nostra esistenza e della nostra conoscenza
3) Dio come realt assoluta e non causata.
Queste tre idee sono trascendenti perch ad esse non possono applicarsi n le intuizioni pure
n le categorie. Ebbene come possibile allora che luomo ha formulato queste tre idee e ricerca
attraverso la filosofia una risposta a tali quesiti?

(41)
Kant da la seguente spiegazione del problema. Oltre alla sensibilit che raccoglie il molteplice
sensibile e allintelletto che lo coordina e nel quale si conclude la conoscenza vera e propria vi in
noi, nella struttura del nostro pensiero, la ragione. In questa vi il meccanismo con cui
elaboriamo le varie conoscenze.

(42)

18

Nella sensibilit e nellintelletto si esplicava unazione piuttosto automatica secondo uno


schematismo trascendentale. Nella ragione si esplica unazione pi creativa! Ci avviene secondo
Kant perch in essa esistono tre idee. Tali idee sono forme proprie della ragione cos come lo
erano spazio e tempo per la sensibilit e le categorie per lintelletto. Le tre idee della ragione
rappresentano dei punti limite verso i quali si proietta tutto ci che conosciamo.
Le tre idee sono: lidea psicologica; lidea cosmologica; lidea teologica.

(43)
Lidea psicologica ci pone lesigenza di un soggetto assoluto al quale fare riferimento in rapporto
ai nostri giudizi. Ogni nostro pensiero, ogni nostra conoscenza, ogni nostra sensazione, tende a
riferirsi ad un io che la sottende! Cos ad esempio: io penso che questi alunni siano somari e
disinteressati allo studio. Lio penso che sottinteso ad ogni mio pensiero, ad ogni mio giudizio.
Orbene tale soggetto di ogni mio giudizio il presupposto dellinsieme delle sensazioni e dei
concetti che vengo elaborando nella mia attivit di pensiero. La proposizione: credo di amare
Santippe mi appartiene! Ma debbo riferirla logicamente a qualche soggetto che la pensa o che
la dice. Dunque Lio penso un presupposto logico di tutte le mie proposizioni o dei miei
giudizi come li dice Kant. Ebbene la ragione opera un imbroglio che , in realt, un suo modo
di procedere: pesca dalle categorie dellintelletto la sostanza e la durata e trasforma un
presupposto logico-dialettico (vale a dire discorsivo) in una realt che chiama anima. Il
problema che usa le categorie dellintelletto in modo trascendente e non trascendentale, vale
a dire non come operatori di senso per un dato dellesperienza ma come valide in se stesse.
Insomma lidea dellanima non ha alla sua base un giudizio sintetico apriori perch manca il
dato sensibile che allorigine di ogni nostra conoscenza scientifica. Le categorie vengono
adoperate in modo illegittimo perch esse non hanno realt in se ma attingono la loro
condizione di validit dallessere applicate a dati dellesperienza.

(44)
Lidea cosmologica ci proviene dal fatto di dovere necessariamente supporre che fuori di noi
esista un mondo causa delle sensazioni che abbiamo e luogo della nostra stessa sussistenza. Tuttavia
analizzando attentamente questa idea di mondo ci accorgiamo che questa ci appare contraddittoria e
oppositiva. Infatti il mondo fuori di noi ci appare non definibile in modo sicuro e contraddittorio.
Esso dovrebbe essere illimitato perch non si comprende cosa potrebbe limitarlo; ma anche
limitato in qualche modo perch nel nostro intelletto abbiamo la categoria del limite che non
ci permette di capire ci che non ha un limite.
Semplice perch scindendo la sua complessit si dovrebbe pervenire ad una unica sostanza
che sta alla base di tutto; composto perch essendo nello spazio avr una sua globale
complessit ed essendo nel tempo un suo divenire.

19

Libero perch risalendo di causa in causa nelle varie successioni dobbiamo pensare ad un
cominciamento spontaneo; causato perch tutto ci che conosciamo ci si presenta come
causato da qualche cosa.
Necessario perch la sua origine non pu che essere voluta: come ogni cosa che ha un
cominciamento; Casuale perch non tutto ci che esiste necessario ed il mondo potrebbe
essere il frutto di una pura casualit.

(45)

Queste quattro coppie di contraddizioni che Kant rileva riguardo allidea cosmologica egli le
definisce antinomie. Le antinomie sono in realt dei ragionamenti legittimi ma opposti nelle
soluzioni. Come possibile una simile contraddizione?
Kant da la seguente spiegazione: la nostra esperienza del mondo comincia con le intuizioni
empiriche (sensazioni) che vengono ordinate dalle intuizioni pure di spazio e di tempo;
successivamente lintelletto con le categorie opera la formazione dei giudizi. Ma tanto le
intuizioni empiriche quanto le categorie sono trascendentali: ci descrivono il mondo come
appare al nostro apparato cognitivo, il mondo dei fenomeni, ma non ci dicono come il mondo
in se, nella sua essenza noumenica. Ed per questo che noi non possediamo conoscerlo tutto
in una volta, nella sua essenza e nella sua finalit. Pertanto esso pu apparire libero perch
potrebbe non avere una necessit e potremmo non vedere questa necessit; ma anche causato
perch dentro di noi, nel nostro intelletto, agisce la categoria di causa e non sappiamo
immaginare un qualche cosa che non sia causato! Dunque anche per lidea cosmologica la
ragione impiega in modo illegittimo le categorie dovendole usare per i suoi ragionamenti in
modo trascendente e non trascendentale.

(46)
Lidea teologica infine ci propone lesigenza di un ideale nel quale si assommano tutte le
perfezioni che mancano nellambito della realt che ci circonda. Cos ad esempio esistono vari
livelli di bont, di bellezza, di intelligenza etc. Orbene lidea teologica ci indica che tali valori
che a noi appaiono relativi possono avere un valore assoluto, possono essere in grado
massimo! Se applichiamo a tali ideali della ragione le categorie dellintelletto in modo
trascendente, ad esempio la categoria di sostanza, relazione e causalit, potremmo
immaginare che esista veramente una dimensione di valori assoluti come il bello, il buono
etc. Ebbene, afferma Kant, anche questa idea come lio penso, cio unidea limite che ha a
suo fondamento luso illegittimo delle categorie dellintelletto che vengono assolutizzate come
se fossero trascendenti anzich trascendentali. Lidea teologica assomma tutte le idee di
perfezione in modo assoluto, come se fossero vere indipendentemente da qualsiasi esperienza
empirica, e le unifica nellidea di una perfezione totale ed assoluta che chiama dio. Alla radice
di questo processo vi appunto limpiego trascendente delle categorie dellintelletto che
20

vengono pescate dalla ragione ed usate come se fossero trascendenti e non trascendentali. Cos
le categorie di possibilit, esistenza e necessit vengono applicate senza che alla base dei
giudizi vi sia unesperienza sensibile. Dunque la ragione usa in modo dialettico, discorsivo, le
sue tre idee costruendo un mondo che non ha nessun fondamento reale, empirico.

(47)
Una conoscenza metafisica dunque impossibile perch in questa non SI POTRANNO
MAI FORMULARE GIUDIZI SINTETICI APRIORI, GIUDIZI CHE ABBIANO UNA
INTUIZIONE EMPIRICA A LORO FONDAMENTO. E per questo motivo che la metafisica
come scienza dellessere ultimo, dellessenza noumenica della realt non potr mai avere un
universale consentimento da parte della comunit dei filosofi e degli uomini in generale cos
come avviene nelle discipline matematiche e nelle scienze della natura. La metafisica non usa
giudizi sintetici apriori perch non fonda i suoi processi conoscitivi sullesperienza empirica.

(48)
Riassumiamo brevemente linsieme delle riflessioni Kantiane svolte fino a questo punto. Il
problema cruciale della filosofia egli ritiene che sia la metafisica, cio la capacit che si arroga la
ragione di conoscere lintima essenza della realt. Tuttavia nota acutamente Kant mentre alcune
discipline hanno un universale consentimento sui loro risultati e sugli statuti scientifici che
impiegano e tutti gli studiosi concordano sui loro risultati conoscitivi. La metafisica che vorrebbe
essere la regina di tutte le conoscenze non ha ancora prodotto una teoria sui cui risultati la comunit
dei filosofi e degli uomini consenta universalmente. Ebbene come si spiega questo fenomeno?
Secondo il Nostro la prima operazione da eseguire quella di mettere sotto processo la ragione per
interrogarla sulle sue possibilit e sui suoi limiti. Quando avremo stabilito queste possibilit e questi
limiti, marcando i confini, potremo sapere perch la metafisica non ha ancora ottenuto il
consentimento della comunit dei filosofi e di tutti gli uomini. Ebbene come funziona il pensiero:
quando noi esplichiamo lattivit del pensare cosa succede realmente? Kant afferma che lattivit
del pensiero consiste nel formulare giudizi: pensare giudicare! Ebbene i nostri giudizi possono
non essere fecondi, come nel caso dei giudizi analitici nei quali il predicato non aggiunge nessuna
conoscenza che non sia gi contenuta nel soggetto. Cos ad esempio quando diciamo che loro
un metallo giallo esprimiamo un giudizio sterile perch gi implicito nel soggetto oro essere un
metallo dal normale colore giallo. Con i giudizi analitici non ampliamo la nostra conoscenza ma ci
limitiamo ad esplicitare dei contenuti. Sui giudizi analitici non possiamo costruire alcuna forma di
conoscenza.
Tuttavia vi sono anche altri giudizi che ampliano le nostre conoscenze. Ad esempio: alcuni corpi
sono pesanti; questo vino secco; questa casa sporca etc. Tali giudizi sono costruiti in modo tale
che il predicato aggiunge al soggetto un nuovo contenuto: essi sono giudizi sintetici. I giudizi
sintetici sono fecondi perch amplificano il contenuto espresso nel soggetto. Comunque prosegue
Kant i giudizi sintetici possono essere aposteriori come nel caso precedente: vale a dire costruiti
21

attraverso lesperienza e certamente soggettivi. Infatti un oggetto che si rivela pesante per me pu
non esserlo per un individuo forzuto ed allenato a portare pesi. Un vino pu avere gusto secco per
me ed apparire piuttosto dolciastro per un altro individuo. Etc. Insomma ci troviamo in presenza di
giudizi soggettivi (sintetici aposteriori) sui quali non possiamo fondare una conoscenza
oggettiva,universale e condivisa da tutti.Affinch si possa avere una conoscenza oggettiva,
condivisibile da tutti, occorre formulare giudizi sintetici apriori, cio che abbiano un elemento
valido per chiunque e che derivino dallesperienza! Ebbene tali tipi di giudizio esistono in forme di
conoscenza che hanno un consentimento da parte di tutti: nella matematica pure e nella scienze
della natura o fisica. Il giudizio matematico 7+5=12 non analitico: il valore di 12 non infatti
implicito nella somma di 7+5. Tale valore lo si ottiene eseguendo materialmente la somma. Ma per
eseguire materialmente la somma dobbiamo contare ricorrendo cos allesperienza empirica! Tale
operazione di somma possibile se esiste uno spazio ed un tempo nei quali possiamo materialmente
eseguire loperazione. Dunque spazio e tempo sono le modalit con cui possiamo eseguire le
operazioni della matematica e della geometria. I giudizi sintetici apriori sono possibili nella
matematica e nella geometria perch a fondamento di questi giudizi vi sono le intuizioni pure o
trascendentali di spazio e di tempo. Il nostro apparato sensoriale struttura tutte le nostre sensazioni
ordinandole spazialmente e temporalmente. Tali sensazioni ordinate nello spazio e nel tempo
transitano nellintelletto che mette in movimento i concetti puri o categorie. Il meccanismo delle
categorie coordina, secondo un suo schema, i dati sensoriali: determina cio i concetti che sono
relazioni stabili e necessarie tra le sensazioni.
Il meccanismo automatico! Si genera cos una conoscenza sicura, scientifica ed oggettiva
perch applichiamo alla conoscenza dei fenomeni della natura delle strutture che sono in tutti
gli esseri umani, vale a dire le categorie, e che rendono possibile a tutti di accettare il fatto che
ogni fenomeno ha una causa e che, se per caso ci si presenta un fenomeno non causato,
diciamo che un miracolo. La rappresentazione che abbiamo del mondo dovuta alla nostra
capacit di decodificarlo attraverso strutture oggettive perch comuni a tutti gli esseri umani
ma non possiamo dire che il mondo in se, nella sua essenza, come noi ce lo rappresentiamo.
Come esso sia in s, al di l delle nostre rappresentazioni sensibili ed ordinate dalle nostre
categorie, non possiamo saperlo!!!!!!
Noi possiamo conoscere il mondo solo come appare alle nostre capacit rappresentative: questo
mondo quello dei fenomeni; il mondo nella sua essenza quello dei noumeni.

(49)
Nella METAFISICA non si possono dare giudizi sintetici apriori perch le idee della
ragione non operano attraverso i dati empirici sensoriali e percettivi ma usano le categorie
dellintelletto in modo trascendente, come se fossero schemi corrispondenti alla realt e non
forme nostre di rappresentarci il mondo. La metafisica non e non sar mai una scienza
razionale, cio condivisa da tutti nei suoi risultati, perch in essa non sono possibili i giudizi
sintetici apriori. Le idee di dio, del mondo e dellanima sono teoreticamente indimostrabili.

22

LA CRITICA DELLA RAGIONE PRATICA


(50)
Dal momento che nella metafisica non si possono formulare giudizi sintetici apriori questa una
scienza impossibile! Una conoscenza razionale, per pura ragione, DEGLI OGGETTI DELLA
METAFISICA IMPOSSIBILE!
Tuttavia gli esseri umani non si limitano solo a conoscere le cose: agiscono pure! Orbene alle
loro azioni, ed in particolare ad alcune di queste, danno anche un valore morale. Cos ad esempio:
bisogna sempre dire la verit; tradire la fiducia dellamico sbagliato; non si deve mai
uccidere etc. rappresentano esempi di proposizioni che assumono una norma su ci che lecito
fare oppure no. Ebbene dir Kant: che cosa la morale e donde deriva? E quale la sua realt?

(51)
Nella sua seconda opera fondamentale, La critica della ragion pratica, Kant affronta il
problema della morale e dellazione che ne deriva!

(52)
Secondo Kant anche la morale deve avere, per essere oggettiva, un elemento apriori. Tale
elemento deve essere presente nella nostra ragione e Kant lo definisce limperativo categorico.
Tale elemento apriori viene definito imperativo perch si presenta sotto forma di legge.
Categorico perch incondizionato, non subordinato a nessuna condizione n ad alcuna
esperienza.

(53)
Limperativo categorico viene distinto e specificato come apriori perch non condizionato da
alcun fine. Infatti se noi diciamo: studia le varie materie curriculari se vuoi essere promosso;
oppure: guida in modo prudente se non vuoi avere incidenti noi enunciamo imperativi di tipo
ipotetico: se vuoi ottenere questo devi agire in tale modo. Vale a dire devi agire in un dato modo
per ottenere un certo fine. Quando noi agiamo in modo da conseguire un fine agiamo secondo un
imperativo ipotetico: se vuoi devi operare nel seguente modo.. ecc!
23

(54)
Lasciamo parlare un poco Kant. La rappresentazione di un principio oggettivo in quanto
costrittivo per una volont si definisce un comando della ragione e la formula del comando si
chiama imperativo. Tutti gli imperativi sono espressi dal verbo dovere ed indicano con ci il
rapporto di una legge oggettiva della ragione con una volont che, secondo la sua costituzione
soggettiva, non necessariamente determinata da essa Ora tutti gli imperativi
comandano o ipoteticamente o categoricamente. Gli imperativi ipotetici rappresentano la necessit
pratica di unazione possibile come mezzo per raggiungere qualche altra cosa che si vuole o che
possibile volere. Limperativo categorico sarebbe quello che rappresentasse una azione come
necessaria per se stessa, senza relazione a nessun altro scopo, come necessaria
oggettivamente. Ora se lazione buona unicamente come mezzo per altro limperativo
ipotetico; se lazione rappresentata come buona in s, quindi come necessaria in una
volont in se conforme alla ragione, come principio di tale volont limperativo categorico.
Limperativo ipotetico indica dunque che lazione buona rispetto ad uno scopo possibile e
reale..Limperativo categorico che dichiara lazione come oggettivamente necessaria per
s stessa, senza relazione ad un qualsiasi scopo o ad un qualsiasi altro fine, vale come un
principio apoditticamente (necessario) pratico. ( Kant: Fondazione della metafisica dei
costumi; Loffredo editore; pag.30,31,32 et seg.). Kant enuclea diversi tipi di imperativi ipotetici
quali quelli dellabilit e della prudenza. Ma oltre a questi imperativi vi sono gli imperativi
della moralit: questi sono tutti categorici. Infatti gli imperativi della moralit non
riguardano la materia dellazione e ci che essa deve conseguire ma la forma ed il principio da
cui tale azione deriva e ci che essenzialmente buono in lei consiste nellintenzione,
qualunque siano le conseguenze. Questo imperativo si pu chiamare limperativo della
moralit.

(55)
Kant da diverse formulazioni dellimperativo categorico; tuttavia quella pi complessiva la
seguente: opera sempre in modo che la massima della tua condotta possa valere come norma
di una legislazione universale. Se agiamo in tale modo ogni nostra azione avr un contenuto
oggettivo, comune a tutti e possibile per tutti. Se tale legge oggettiva, in ogni nostra
contingenza possiamo agire in modo da dire: chiunque, in un caso come questo, pu agire cos.
Cos ad esempio se decido di rubare perch ho fame ed immagino che chiunque al mio posto agisca
allo stesso modo mi accorgo che la convivenza civile, compresa la mia esistenza, sarebbe precaria e
caotica. Dunque, per sfamarmi, non posso rubare perch la mia azione non potrebbe valere per
reggere una legislazi9one universale. Dovr non farlo e trovare unaltra soluzione!

24

(56)
Appare allora nel campo dellagire un valore che non esisteva nel campo del conoscere: IL
DOVERE!

(57)
Tale dovere una SINTESI tra la sensibilit, che mi da il contenuto dellazione e la
RAGIONE che mi impone la scelta di farlo in modo da costruire una legislazione universale,
cio un modo oggettivo di agire.

(58)

Ma il dovere non lunico valore nuovo che appare nel campo morale: se la ragione mi
comanda di agire in modo oggettivo ci vuole dire che io posso farlo, ovverosia che sono
LIBERO di agire in quel modo!
Cos, accanto allidea di dovere si profila lidea di libert. Tale idea era del tutto assente ed
ignota alla conoscenza fenomenica!

(59)
Ebbene la libert non unidea limite: un presupposto pratico dellagire. Se essa non fosse
in noi concretamente non potremmo agire perch non potremmo OPTARE di seguire
loggettivit della legge morale che ci viene presentata dalla ragione: dovremmo agire
NECESSARIAMENTE facendo solo il nostro interesse ed il nostro tornaconto. La scelta,
lopzione di conformarci alla legge morale,si determina come libert perch possiamo agire in
modo da superare il nostro interesse soggettivo ed egoistico ed accettare i dettami della
ragione.

(60)

25

E tuttavia la libert che ci permette di conformarci ai dettami della ragione noi non possiamo
conoscerla direttamente dal momento che non un dato dellesperienza ma solo un contenuto
dellidea di dovere che rende possibile lazione. Ci significa che presupponendola almeno capace
di rendere possibile lazione come adesione alla legge morale, razionale ed oggettiva, noi ci
avviciniamo a quel mondo noumenico che in sede di conoscenza teoretica era inattingibile. La
ragione teoretica ci permette di formulare giudizi sintetici apriori a partire dalle intuizioni sensibili:
ci che noi conosciamo il mondo dei fenomeni, di come il mondo appare al nostro apparato
rappresentativo. In tale mondo fenomenico ogni effetto ha una causa ed una necessit: una penna
che scivola dal banco deve cadere verso terra perch esiste una legge di gravit; tale legge
universale perch permette il mantenimento delle leggi gravitazionali delluniverso. Ma quando noi
agiamo per aderire allimperativo categorico che ci prescrive il dovere di operare andando anche
contro il nostro interesse personale, scopriamo una dimensione, quella della libert di agire secondo
limperativo categorico, che non presuppone cause ed effetti necessari, ma autonomia e libert. Il
mondo noumenico, delle cose al di l delle nostre rappresentazioni, viene sfiorato dal fatto che il
nostro agire non determinato. Forse nel mondo noumenico pu esservi una libert che noi
sperimentiamo come presupposto pratico del nostro agire: non comunque come operazione del
nostro conoscere.

(61)
Se la ragione pu determinare le nostre azioni indipendentemente o addirittura contrariamente
ai dati dellesperienza, vale a dire il mio interesse soggettivo, ci significa che lio penso non
soltanto un presupposto logico. Essendo dotato di una sua autonomia perch libero di
scegliere sar anche una sostanza. Almeno nellambito della sua relazione con il mondo. Lio
non appare pi come un presupposto logico descrittivo del mondo fenomenico ma come un
qualche cosa che comanda la perfetta adeguatezza della volont alla legge morale.

(62)

Se nel campo teoretico, della ragione pura, dire io penso. non ci autorizzava a dire
io sono un essere pensante perch lidea di sostanza non veniva recuperata passando da
nessuna esperienza empirica, nel campo dellagire dire io sono libero di seguire la legge
morale che mi pongo significa presumere lesistenza di questo io indipendentemente dal
mondo fenomenico perch la sua affermazione di libert NON rientra in quel mondo. E
tuttavia so con certezza che deve esistere un mondo nel quale posso agire liberamente: vale a
dire che ha delle regole sue proprie che non sono solo i fenomeni che conosco. Lio che agisce
liberamente, indipendentemente dal mondo fenomenico, ha una sua sostanza determinata ma
mostra anche una perfezione rispetto al mondo fenomenico della necessit. Ci significa che
esistono gradi di perfezione! Dunque se lesistenza di questo io poggia su una libert morale
che lo conduce verso una perfezione sempre maggiore ci presuppone lesistenza di una
perfezione assoluta: cio di Dio.

26

(63)
Ed ecco che le tre idee della ragione che apparivano nella prima critica idee assolutamente
limite, presupposti logici di cui la conoscenza non garantiva alcuna esistenza, nella Critica della
ragion pratica appaiono come presupposti pratici dellazione cui deve corrispondere unesistenza
reale. Lanima come io che segue una legge morale! Il mondo come libert! Dio come estrema
perfezione!

(64)
Nelle due critiche non vi nessuna contraddizione. Infatti il mondo dei fenomeni
conoscibile attraverso la ragione teoretica, vale a dire attraverso gli schemi che sono in possesso di
tutti gli esseri umani. Tuttavia gli oggetti della metafisica, vale a dire lanima, il mondo e Dio
restano inconoscibili perch i giudizi sintetici apriori non sono possibili in tale disciplina dal
momento che la ragione non formula i suoi giudizi metafisici a partire dal dato empirico,
dallintuizione empirica come la definisce Kant. Viceversa, nellambito della ragion pratica, le
tre idee della metafisica si presentano come presupposti della libera possibilit di agire da
parte delluomo. Ma questo non significa affatto che tali idee siano conoscibili: risultano reali
e vere come presupposti pratici. Nulla di pi! Sotto laspetto conoscitivo come sia il mondo in
se, noumenico; oppure come sia lanima; od infine come sia Dio non ne sappiamo
assolutamente niente.

27

CRITICA DEL GIUDIZIO

(65)
Il vero problema era piuttosto un altro! La natura restava un campo di fenomeni che
apparivano collegati nello spazio e nel tempo, muniti di senso attraverso le categorie, ma
sostanzialmente qualche cosa di estraneo alluomo. Occorreva gettare un ponte tra la necessit
meccanica, teoretica e gnoseologica, e lesperienza dei fini che la natura mostra di possedere. Cos
ad esempio possiamo considerare teoreticamente un filo derba come una sostanza, situata in uno
spazio ed in un tempo, causata dallo sviluppo di un piccolo seme, in relazione con il mondo
vegetale etc. Tuttavia resta il fatto che il filo derba ha una sua ben definita forma a cui tende.
Tale forma a cui tende tutto il regno della natura provoca in noi delle sensazioni emotive:
posti davanti a quel filo derba possiamo provare delle sensazioni che ci commuovono
ricollegando, ad esempio, quel filo derba ad un nostro importante ricordo di infanzia. Di
cosa si tratta dunque?

(66)
E questo il cos detto problema estetico, vale a dire le emozioni che gli oggetti della
natura provocano in noi. E non solo gli oggetti della natura: ma anche gli oggetti che ci
circondano. Tale problema Kant lo affronta nella sua terza opera: la Critica del giudizio.

(67)

Cominciamo con un esempio concreto. Molti dei nostri giudizi sono costruiti subordinando un
particolare ad un universale! Cos ad esempio: la rosa un fiore; il leone un felino; luomo
un mammifero. In questi esempi si nota che i giudizi subordinano un particolare, rosa, leone,
uomo ad un universale: fiore, felino, mammifero

(68)

28

Orbene se io dico:la rosa bella luniversale bello non dato al pari del particolare rosa. Il
particolare rosa mi viene dato da un contenuto dellesperienza! Ma luniversale bella non
un contenuto dellesperienza.

(69)
Nel caso del giudizio la rosa un fiore abbiamo un giudizio determinante perch
luniversale espresso ed il giudizio mi da la conoscenza di qualche cosa.

(70)
Nel giudizio la rosa bella si ha un giudizio riflettente perch luniversale in esso
contenuto NON mi dato dallesperienza ma mi porta ad una riflessione, cio a stabilire
un rapporto tra me e loggetto della natura.

(71)
Ebbene il vero problema : come possibile il giudizio riflettente?
Kant da la seguente spiegazione: il giudizio riflettente pu avvenire perch alla base della sua
costituzione vi un elemento apriori che subordina loggetto dato ad un fine da conseguire:
IL SENTIMENTO.
La bellezza della rosa esprime un mio interesse per questo particolare effetto della rosa
stessa. Questo effetto il mio sentimento verso quelloggetto!

(72)
Numerosi e diversificati possono essere i sentimenti! Ma hanno tutti in comune che la loro
forma apriori consiste nella loro subordinazione ad un fine. Un fine che ci attrae verso di s se
la conoscenza che ci da il sentimento piacevole; un fine opposto se la conoscenza che ci da il
sentimento ci respinge.

(73)
29

Il giudizio riflessivo pu essere di due specie: teleologico se considera la finalit


propria delloggetto. La bellezza della rosa una sua qualit. Ma tale giudizio illusorio perch la
finalit della rosa non necessariamente quella di essere bella! Non lo sappiamo perch nelle cose il
valore estetico non un fatto oggettivo.

(74)
Il secondo tipo di giudizio riflessivo quello estetico che considera la finalit del bello
dentro noi stessi. E rispetto alla nostra soggettivit che la rosa bella. Quando dico che mia
figlia bella il mio sentimento subordina al fine del mio affetto il suo essere bella.

(75)
Alla base del giudizio estetico stanno i due sentimenti del bello e del sublime. La bellezza
non una qualit delloggetto ma deriva da una relazione tra le intuizioni sensibili e
lintelletto senza che nessun interesse ci leghi con loggetto conosciuto: bello ci che piace
senza alcun interesse, per la sola sua forma.

(76)
La bellezza non ha nulla a che vedere con il piacere sensibile o con la soddisfazione di avere
compiuto una buona azione morale: il bello unintuizione della pura forma! Il senso del bello
deriva da una relazione tra lintuito e lintelletto. Il senso del sublime deriva da un
rapporto tra lintuizione e la ragione.

(77)

Mentre il sentimento del bello una relazione armonica, il sentimento del sublime non lo !
Appare piuttosto come un sentimento disarmonico. Esso si fonda su uno scarto: lintuizione
si sente impotente ad accogliere le idee della ragione! Lintuizione sensibile non capace di
tradurre in immagini le idee limite verso cui si spinge la ragione. Cos ad esempio uno
spettacolo della natura come il mare in tempesta, oppure un tramonto dorato, o linfinita
vastit della volta stellata mi appaiono nella loro bellezza! Questo un sentimento privo di
fine, compiuto e svolto in se e per se. Nel momento in cui percepisco la bellezza di tali scenari
mi assale anche un senso di angoscia perch esiste uno scarto tra la grandezza e linfinit di
quello spettacolo, di cui ci sfugge il limite, e il piacere estetico che esso ci sollecita.
30

(78)

La verit che il sentimento del sublime non nella natura; esso in noi perch siamo noi
che abbiamo proiettato allinfinito quella bellezza. Tuttavia anche se questo sentimento in
noi possiamo anche immaginare che nella natura vi un finalismo che genera appunto il
sublime.

(79)
Attraverso il giudizio estetico Kant ha determinato quel ponte tra la realt fuori di noi e il
finalismo che si intravede nella natura attraverso i nostri sentimenti.

(80)
Per concludere questo riassunto semplificato del grande sistema filosofico Kantiano
possiamo eseguire qualche riflessione di carattere particolare e interdisciplinare.
Innanzi tutto possiamo subito riflettere che la concezione kantiana cerca di risolvere un
problema molto avvertito dalla comunit dei filosofi: perch la filosofia non giunta, nellambito
della metafisica, a conclusione certe cos come avvenuto nelle scienze fisico-matematiche e
sperimentali in generale. La matematica, la fisica, hanno costruito insiemi teorici sui quali la
comunit degli studiosi concordano in gran parte. Attualmente anche altre discipline, come
linformatica, la medicina, la psicologia, la sociologia, leconomia, il diritto, la linguistica e via di
seguito hanno costruito sistemi di conoscenza nei quali si riconoscono moltissimi addetti ai lavori:
la comunit scientifica appunto. Invece della filosofia si dice che pone problemi ma non li risolve
in modo tale che la comunit dei filosofi vi si riconosca; soprattutto nellambito dei problemi della
metafisica. Dunque il problema sollevato da Kant attualissimo anche per noi!
Kant ha praticamente dato delle risposte convincenti a tale problema affermando che nella
metafisica non possono formularsi giudizi sintetici apriori: dunque la metafisica una scienza
impossibile. Se per scienza intendiamo una forma di conoscenza condivisa nei suoi risultati,
verificabile e riproducibile o, come direbbe Kant, fondata sui giudizi sintetici apriori, la metafisica
veramente impossibile come scienza teoretica, vale a dire razionale. Le idee dellesistenza di un
mondo oggettivo e delle sue leggi essenziali, di un io scisso dal corpo e che sopravvive a questo,
nonch di un essere perfetto che chiamiamo Dio, non possono essere dimostrate attraverso
procedimenti razionali che prendano spunto dallesperienza e, pertanto, tentativi di soluzione non
potranno avere alcun consentimento generale da parte della comunit dei filosofi e delle persone in
generale.

31

Il nocciolo della questione, molto convincente e condivisibile, che noi esseri umani
conosciamo attraverso strutture sensoriali, percettive, ma anche cognitive, ben determinate ed
invalicabili, anche se uguali per tutti gli esseri umani. Pertanto un essere della specie umana non
potr mai osservare le molecole o gli atomi per il semplice fatto che il nostro apparato percettivo e
cognitivo non recepisce gli atomi o le molecole di cui sono fatte le cose. Insomma siamo limitati e
possiamo sperimentare e conoscere le cose solo nellottica dei nostri apparati percettivi e cognitivi.
Quando ci spingiamo pi in avanti rischiamo di dire cose che non reggono alla struttura della
nostra razionalit.
Se teoreticamente la metafisica una scienza impossibile tuttavia, nel campo dellagire umano,
Kant nota un elemento che non fa parte del mondo fenomenico: la libert. La ragione infatti ci
suggerisce lidea di agire secondo un dovere che nasce dal pretendere che, al nostro posto, tutti si
possano comportare in un certo modo e di trattare i nostri simili come fini e non come mezzi. Se
tutti decidiamo di non rubare una legislazione universale potrebbe essere costituita su tale massima:
dunque la ragione mi suggerisce di agire sempre come se ogni mia azione potrebbe fondare una
legislazione universale. Tale dovere al quale posso conformare la mia condotta, cos come possono
farlo tutti gli uomini che sono dotati delle mie stesse possibilit razionali, implica che sono libero di
seguire la legge morale e che, dunque, il mio io non obbligato ad agire in modo soggettivo: per
interesse o per un fine. Il mondo fenomenico mi appare retto dalla categoria di causa e gli eventi
sono necessari: nellambito dellagire appare lorizzonte della libert che era escluso dalluniverso
dei fenomeni. Ci pu significare che nel mondo noumenico vi lo spazio della libert negato alla
conoscenza razionale.
La libert del mio agire mi permette di pensare che esiste un io come sostanza non
fenomenica, perch dotato di autonomia, e che possa sussistere indipendentemente dal mio corpo
fenomenico; ed essendo la libert una forma di perfezione posso pensare che esista una perfezione
assoluta che chiamer Dio.
Comunque queste idee non sono teoreticamente dimostrabili: si lasciano intravedere come
condizione della mia libera scelta di adeguarmi alla legge universale che mi presenta la ragione.
Il mondo che conosciamo il mondo dei fenomeni vale a dire come il mondo viene letto ed
interpretato dalle nostre strutture conoscitive: nulla di pi! Al di la delle nostre strutture
conoscitive il mondo pu essere come : ma noi non possiamo che conoscerlo come esso ci
appare.
Nel giudizio estetico il mondo della natura ci appare nel rapporto con la nostra sensibilit,
con la nostra capacit di provare sensazioni, sentimenti, attraverso le cose.
Secondo lidea che dellestetica ha Kant linfinito percepito dal Leopardi non un elemento
presente nella natura, n proviene da questa. Sono le intuizioni empiriche che mi provengono da
tale spettacolo che vengono proiettate dalle idee della ragione verso un limite che, in natura, pu
anche non esservi. Nello scarto che avviene tra le categorie dellintelletto dotate del limite e le
idee della ragione che non tengono conto di tale barriera si crea il sentimento contraddittorio
dellangoscia davanti a tale spettacolo: il sublime appunto. Dallangoscia di tale sentimento
scaturisce comunque un senso di elevazione per la coscienza che avverte come il nostro pensiero si
proietti oltre le intuizioni empiriche e tale cognizione ci permette di pensare che, anche nella
natura, pu esservi un finalismo che esprime appunto il senso del sublime.
Serafino Busacca
Docente di Filosofia e scienze umane presso lIstituto Statale
Giuseppe Lombardo Radice di Catania.

32

Potrebbero piacerti anche