Nel 1770 pubblica La dissertazione, il cui titolo per esteso è “De mundi sensibilis
atque intellegibilis forma et principiis” (“Sulla forma e i principi del mondo sensibile e
intellegibile). Qui affronta il problema conoscitivo tra uomo e mondo. L'opera è
innovativa, con elementi che verranno usati nel criticismo. L'opera tratta della
conoscenza sensibile. Kant sostiene che la conoscenza sensibile, vista come rapporto
tra soggetto che conosce e oggetto che deve essere conosciuto, sia caratterizzata da
una passività del soggetto, cioè che sia chi conosce a essere “modificato”
(conoscitivamente) dall'oggetto esterno. Nel momento in cui il soggetto riceve uno
stimolo, lo riceve passivamente, lo stimolo influenza i sensi e li modifica. Ma aggiunge
anche che nel momento in cui il soggetto riceve uno stimolo, è in grado di superare
questo momento passivo di ricezione perché interpreta lo stimolo, che viene percepito
e collocato in un certo contesto. Cioè sviluppa attivamente un'interpretazione di
questo stimolo. Sia l'oggetto che il soggetto forniscono qualcosa.
Conoscenza Sensibile
Oggetto Materia Dati sensibili
Spazio
Soggetto Forma
Tempo
Il soggetto fornisce schemi interpretativi in cui collocare i dati sensibili provenienti
dall'oggetto: lo spazio e il tempo. Qualunque dato proveniente dall'esterno viene
immediatamente collocato nei due schemi. Con spazio e tempo, cioè schemi, si
intendono i modi che il soggetto ha di collocare i dati sensibili. Per Kant tutti hanno
questi schemi interi, che non provengono dall'esterno. Esse secondo Kant sono forme
innate (innatismo formale). Si può dire che i dati sensibili provengono dall'esperienza
e invece spazio e tempo no, ma in essi, che sono a priori, collochiamo dati sensibili a
posteriori. Per spiegare tutto ciò Kant usa il termine “trascendentale”. Cioè:
trascendentali sono le forme che non derivano dall'esperienza, in cui collochiamo dati
che derivano dall'esperienza (dimensione trascendentale dell'esperienza). Se il dato
che viene dall'oggetto viene elaborato dal soggetto, per il soggetto il risultato della
conoscenza sensibile è una conoscenza mediata dal soggetto. Cioè non si ha la
percezione dell'oggetto com'è in sé, ma come appare al soggetto, perchè visto
attraverso schemi formali.
Oggetto dati
+ = conoscenza sensibile = oggetto come appare al soggetto
Soggetto forme (fenomeno)
Razionalismo Empirismo
ragione - esperienza
metodo deduttivo - metodo induttivo
giudizio analitico a priori (privo di - giudizio sintetico a posteriori; il
esperienza); in cui il predicato viene viene attribuito al soggetto
attribuito al soggetto attraverso attraverso l'esperienza.
l'analisi del concetto del soggetto
stesso (l'analisi è del soggetto fecondo (+)
perchè non c'è rapporto con (perchè
l'esperienza). soggettivo (-) imparo sempre
qualcosa di nuovo)
sterile (-)
(se nel concetto
oggettivo (+) del soggetto c'è
insito il particolare contingente
predicato, non (diverso per (è così ma può non
universale necessario aggiungiamo tutti in esserlo)
(uguale per (è così niente di nuovo) tutti i tempi)
tutti in e non può
tutti i tempi) essere
altrimenti)
Tesi Antitesi
- L'uomo è finito nello spazio e nel - Il mondo è infinito nello spazio e
tempo; nel tempo;
- Il mondo è composto di elementi - Il mondo è composto da elementi
indivisibili; divisibili all'infinito;
- Nel mondo vi è libertà; - Non vi è libertà, tutto accade in
base a leggi naturali;
- Esiste qualcosa di assolutamente - Ogni realtà è solo contingente.
necessario.
Per la prima, dice che S.Anselmo correla esistenza e perfezione e che c'è un errore
nella costruzione del ragionamento: nella logica kantiana l'esistenza è una categoria,
quindi non può essere una forma di perfezione, essendo un modo di pensare le
intuizioni empiriche. Facendo questa correlazione, facciamo un uso errato delle
categorie, applicando la categoria esistenza non ad intuizioni empiriche ma a qualcosa
di cui non abbiamo esperienza. Questa prova è contraddittoria perchè se già nel
concetto di Dio si ritiene implicata la sua esistenza, non si vorrebbe dimostrarlo. E'
anche impossibile perchè si vuole derivare da un'idea una realtà, in quanto l'esistenza
può essere aggiunta solo sinteticamente (con l'esperienza), ma di Dio non abbiamo
esperienza. Esempio: “Cento talleri non contengono nulla di più di cento talleri possibili
in quanto al concetto, ma rispetto allo stato del mio patrimonio in cento talleri reali
c'è qualcosa di più che nel loro concetto” [Kant]. Cioè, se cento talleri devono incidere
sulla mia vita, è molto diverso se esistono o no.
Per la prova a posteriori di S.Tommaso Kant dice che se diciamo che Dio è causa del
mondo sbagliamo, perchè la causalità è una categoria e può essere applicata solo alle
intuizioni empiriche e Dio non lo è. In più in questa prova è nascosto l'argomento
ontologico perchè l'esistenza si può affermare solo con l'esperienza, non essendo
un'implicazione logica di un concetto. Per quanto riguarda la prova teleologica, che è a
posteriori e si basa sull'esperienza, Kant dice che l'ordine potrebbe non dipendere da
un ordinatore, ma da leggi della fisica. Dall'ipotizzare che la causa sia un ordinatore a
dire che esiste si ripropone ancora una volta lo stesso problema. Per queste ragioni
non siamo in grado di dimostrare l'esistenza di Dio. La metafisica non può essere
sorretta dal punto di vista conoscitivo. Kant si dichiara agnostico, non potendo
dimostrare né che Dio esista né il contrario. Separa religione e filosofia e sostiene
che non poter dimostrarne l'esistenza rafforzi la fede in Dio. Si chiede se le tre idee
possano comunque avere una funzione filosofica e se ci sia un altro ambito in cui si
soddisfi questa esigenza: risponde alla prima domanda con l'idea di “funzione
regolativa”: ci servono per incentivarci a conoscere. Alla seconda tenterà di
rispondere nella Critica della ragion pratica.
Risposta alla domanda “Che cos'è l'Illuminismo?”
Per Kant l'Illuminismo è l'uscita dalla stato di minorità che egli deve imputare a se
stesso; esso non riguarda solo l'età ma anche gli adulti che ritengono più comodo avere
un tutore che gli dica cosa fare. Kant disprezza tanto chi così facendo si libera dalle
responsabilità, quanto chi per interesse si mette alla guida. L'Illuminismo ha spinto
l'uomo ad uscire da questo stato (il suo motto è “sapere aude”, abbi il coraggio di
sapere). Si chiede anche che uso pratico, come principio d'azione, si possa fare della
ragione. Tende a creare un collegamento tra piano teoretico e piano pratico: l'azione è
strumento di conoscenza, la conoscenza è strumento d'azione. Tutto si ritrova nella
ragione. Kant distingue un uso pubblico (libero) e uno privato (limitato) della ragione.
L'uso pubblico comprende tutto ciò che svolgiamo in un ambito a cui apparteniamo
(appartenere ad uno stato, ad un esercito, ecc..); noi dobbiamo rispettare i dettami di
tali gruppi. L'uso pubblico non ha limite. L'opera viene scritta alla fine del 1784, verso
il tramonto dell'Illuminismo.