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#Kant 

Vi emergono limiti della visione illuminista del mondo e dell’uomo. 


Nasce e muore a kolismer (Prussia). Filosofia tedesca. Resterà docente di logica e
metafisica. L’iter filosofico procede in maniera progressiva, prima di ordine scientifico poi
interverrà con l’opera dissertazione del 70 interesse filosofico e poi del 1781 interverrà la
svolta criticistica. (Dibattito su come l io può conoscere il mondo, tra empiristi e razionalisti,
poi Hume con posizione sciettica, l’uomo non può avere conoscenza scientifica sui
fenomeni naturali, ma credere in una scienza, una credenza utile per la vita, non vi è legge
valida(gravitazionale di Newton)) Kant nella dissertazione, ha come oggetto di studio la
conoscenza, precisa la distinzione mai proposta prima d’ora, tra Fenomeno e Noumeno
(intelletto). il fenomeno è la realtà per come appare all’uomo. Bisogna distinguere il mondo
per come appare, questo apparire è in conformità agli organi di senso dell’uomo
(conformità tra qualità oggetto e organo di senso preposto) {Locke, mela.} [enumeno=
dato oggettivo indeterminatamente da tutte le qualità, l’essere in sè, spogliato da tutte le
caratteristiche.]  il mondo come appare sarà oggetto della conoscenza sensibile, il
mondo in se invece sarà oggetto della Conoscenza Intellettiva. Con la svolta del criticismo,
verrà meno la conoscenza intellettiva, confuterà la verità di una conoscenza intellettiva
autonoma, e l’intelletto viene visto come dipendente dai sensi, come quella facoltà che
subentra dopo la sensibilità. Si concentra sulla conoscenza sensibile, affermando che
avrà una materia e una forma (Aristotele), per materia intende tutto il materiale, le qualità
che sono in grado di essere percepite(Locke, mela). La forma della conoscenza sensibile
è data dal modo in cui la sensibilità    ,organizzazione unitaria dell’uomo che ha dentro di
se delle forme a priori (spazio e tempo, indispensabile per la conoscenza). La prima cosa
che si fa è percepire qualcosa che sta nello spazio fuori di me e per farlo bisogna avere la
percezione del hic e nunc e dello spazio colti perché ho dentro di me a priori. 
Dopo la dissertazione in cui Kant ha messo dei paletti sulla problematica gnoseologica, vi
sarà la svolta del critiscimo che darà origine:
CRITICA DELLA RAGION PURA (limiti conoscenza e nel contempo le possibilità e
validità di questa conoscenza, anche scientifica con caratteri di universalità e
necessarietà. Limiti(ragione che indaga su se stessa, la ragione viene posta sui banchi
dell’imputato) sono l’esperienza, l’uomo può conoscere il mondo ma solo dal partire dal
fenomeno. L’uomo non può conoscere ciò che va oltre l’esperienza.). 
CRITICA DELLA RAGION PRATICA (ambito morale, per cui l’uomo non è solo ragione
ma anche soggetto che agisce per se stesso e per gli altri, l’analisi critica si esercita su
quali siano i limiti dell’azione dell’uomo. La morale, ipotetico bene risiedono nel fatto che
l’uomo non potrà mai essere un Santo. Una tendenziale perfettibilità nel perseguire il bene
ma non ci sarà la perfezione etica. Una morale autonoma, non legata al senso comune,
ma deve prescindere da ogni condizionamento, rispondere solo e soltanto a se stessi, no
a conoscenza ignota[spinta che va in una certa direzione])
e CRITICA DEL GIUDIZIO che riguarda l’ambito estetico, il bello. Vivere nella bellezza e
vivere la bellezza. 
Criticismo=eredità illuminista(ragione per porre al vaglio della critica tutto). La critica per
Kant non è disfattista ma ha una finalità positiva, criticare per capire una volta per tutte i
limiti entro cui una qualche esperienza acquista validità. Ossia giudicare valutare fin dove
e entro quali ambiti una esperienza assume validità. Ottica positiva, criticismo costruttivo
(filosofia del limite, che pone l’uomo nelle condizioni di sapere ciò che egli è in grado di
conoscere e di essere. 
Critica ragion pura in quanto tale
La premessa fondamentale è quella per cui egli ritiene la filosofia possa ridare validità alla
scienza (messa in discussione da Hume, in particolare la relazione causale.egli era
arrivato ad un scetticismo, l’uomo dovesse credere nell’uniformità e sul fatto che la
relazione causale avesse una validità sempre e comunque.) Kant ritiene prima di tutto che
i giudizi scientifici devono avere due caratteri, la sinteticità(il predicato deve poter
aggiungere qualcosa da ciò che è già contenuto nel suo soggetto,Hume e Labeinez) [la
matematica e fisica erano saperi scientifici e sintetici]=fecondità {la metafisica no, no dato
oggettivo e verificabile, fino a che punto è scienza?} e apriorità ossia prima
dell’esperienza, innata (darebbe universalità e necessità al giudizio scientifico. Per Kant
mate e fisica hanno dei principi a priori. Epistemologia: Studio della scienza, i principi su
cui essa si fonda.) i giudizi sintetico a priori.  
I giudizi dei razionalisti possono essere considerati dei giudizi ANALITICO A PRIORI.{no
esperienza, se vado ad analizzare la definizione ritrovo estensione ecc.} 
Gli empiristi Locke e Hume invece giudizi SINTETICO A POSTERIORI (partivano
dall’esperienza, e impressioni. Sintetici perché partono dall’esperienza, però il loro limite è
la posteriorità. Kant sintetizza le due corrente e giunge attraverso la critica che il giudizio
scientifico per essere tale deve essere sintetico a priori). La sinteticità ci richiama il
rapporto con l’esperienza, nella critica della ragion pure individua come limite della
conoscenza l’esperienza. L’uomo può conoscere solo il fenomeno ossia ciò che appare e
riesce percepire con i sensi, materiale sensibile. Però l’uomo ha come mente umana
dentro se forme grazie i quali organizza questo materiale che sono a priori. Bisogna
ritenere che il rapporto tra io e mondo deve essere riformulato, non è l’uomo che si
adegua ai fenomeni o deve scoprire le leggi presenti nella natura(la natura non ha dentro
se leggi, ma impressioni come diceva Hume) che stanno nella mente dell’uomo. Kant
realizza una rivoluzione COPERNICANA.(sole-terra/io-mondo)il mondo gira intorno all’io, il
mondo acquista senso e significato grazie a queste forme presenti nella mente. La mente
dell’uomo ha queste forme a priori, lo SPAZIO E IL TEMPO, riguardano la sensibilità.
Sensibilità intelletto e ragione, universali. LA CRITICA DELLA RAGION PURA È
COMPOSTA DA DUE PARTI: 1) dottrina degli elementi, analisi delle forme a priori della
sensibilità, intelletto e ragione. 
1. dottrina del metodo, applicazioni di queste forme a priori. 
La prima parte della prima critica rigustava l’Estetica trascendentale e parla delle forme a
priori della sensibilità e intuizione sensibile(spazio e tempo) Risponde alla domanda come
è possibile la matematica come scienza.
L’ analitica trascendentale riguarda le forme a priori proprio dell’intelletto. Le 12 categorie,
ossia i concetti. Come mai la fisica è scienza 
La dialettica Trascendentale che riguarda la ragione. La ragione è quella facoltà che tende
a produrre idee. (Non ci sono più i concetti che ora sono nell’intelletto) si pone la domanda
come è possibile la metafisica come scienza. La legge non sta nella realtà, il mondo per
come si presenta all’uomo è fatto di impressioni, qualità sensibili che l’uomo percepisce ed
è la mente dell’uomo. Priorità che si coniuga con l’esperienza e non con l’analicità quindi è
trascendentale. Infatti nella critica della ragion pura viene utilizzato il TERMINE
TRASCENDENTALE, che è riferito alle forme a priori della sensibilità dell’intelletto e della
ragione. In realtà riguarda l’analisi di queste forme a priori, ossia trascende lesperienza è a
priori. Qui non abbiamo dei concetti nella mente ma delle forme organizzative di caratteee
trascendentale perché sono a priori dall’esperienza ma si rendono esistenti solo attraverso
l’esperienza. In ottica kantiana LA SOSTANZA è una modalità per unificare ciò che è
sparso. Si può conoscere solo cio che è constatabile, è frammentato, solo la mente
dell’uomo da significato alla realtà. Quando si parla di soggettivitá non si intende
funzionamento diverso ma modalità strutturale che riguarda la mente umana, applicata
alla mente umana affinché si realizzi la conoscenza scientifica. 
L’ESTETICA TRASCENDENTALE riguarda le forme a priori della sensibilità, che
interviene nel realizzare in maniera immediata il materiale sensibili, sono SPAZIO e
TEMPO. Una modalità immediata. Lo spazio è la forma a priori dello spazio esterno(come
precondizione nella mente, un oggetto come esterno che occupa uno spazio non mio.
Condizione di ogni tipo di conoscenza sensibile.), il tempo del senso interno (aver dentro
di se la modalità della successione rispetto ad un prima ed un dopo). Tutto passa
attraverso un tempo, ciò che è esterno temporalizzato quello interno non spazializzato.
Critica lettura empiristica ossia spazio e tempo desumibili dalla realtà. Critica visione
oggettivistica (Newton) che proponeva spazio e tempo come grandi contenitori ove
posizionare oggetti (Kant dice che non possono avere valore oggettivistico). Anche di
Laibeniz, da più spazi deduco idea di spazio (Kant dice che non è da parti di spazio che
ricavo l’idea di spazio, ma solo e soltanto idea dello spazio a priori). Giunge a dare
universalità e necessità alla matematica. Fonda la matematica(aritmetica e geometria).
Aritmetica comprende costruzioni algebriche esprimibili con preposizioni Sintentico a
priori. 5+7=12 operazione di sintesi, non analiticità. L’operazione stessa non si può fare se
non si ha dentro di se l’idea della successione rispetto ad un prima ed un dopo. La
geometria invece sullo spazio, che legittima tutti i costrutti geometrici, i famosi postulati di
Euclide che si basano alla loro volta sulla forma a priori dello spazio. geometria ed
aritmetica che insieme strutturano la matematica trovano legittimità nello spazio e nel
tempo che sono forme a priori della realtà, giudizio scientifici, sintetici e a priori.
Nella seconda sezione analizza le FORME A PRIORI DELL’INTELLETTO.

Conoscere vuol dire non solo conoscere nello spazio e nel tempo le forme a priori davanti
ma significa dare significato . L’intelletto dunque( facoltà che permette di unificare i dati
spazializzati e temporazlizzati) poi concettualizza i fenomeni. La funzione dunque non è
immediata ma è MEDIATA. L’intelletto dunque ha come forme a priori i CONCETTI.
Concetti possono essere empirici(che vengono prodotti a partire dai casi particolari,
schemi mentali generali che contengono elementi comuni di più enti particolari) ma prima
di questi ci sono i concetti puri(forme a priori dell’intelletto) che no si ricavano dalla realtà,
sono concetti puro chiamati CATEGORIE.(per Aristotele le categorie avevano valore
logico ed ontologico, concetti generali, modi con cui è possibile predicare un ente) Kant
riprende il termine aristotelico però in maniera solo Logico, la sostanza non è nel reale
come funzione operativa ma è il mio modo di unificare le caratteristiche sensibili
conferendo ad esse una certa sostanzialità. Queste categorie sono definite dal criterio di
far corrispondere le categorie ai giudizi(proposizione con soggetto e predicato, si distingue
in base al modo con cui viene attribuito un predicato ad un soggetto) i tipi di giudizio sono
relativi alla modalità con cui un predica viene attribuito ad un soggetto.(le categorie di
Aristotele sono i concetti generali che sono le categorie di Kant, solo che Kant fa
corrispondere i tipi di giudizio che fa corrispondere alle categorie) al giudizio di quantità
corrisponde la categoria della pluralità, dell’unità.
Qualità, e cioè: realtà, negazione, limitazione, che danno luogo rispettivamente a giudizi: affermativi,
negativi, infiniti. Quantità, e cioè: Unità, totalità, pluralità, che danno luogo rispettivamente a giudizi:
universali, particolari, singolari. Relazione, e cioè: Sostanza, causalità, reciprocità, che danno luogo
rispettivamente a giudizi: categorici, ipotetici, disgiuntivi. Modalità, e cioè: Possibilità, esistenza, necessità,
che danno luogo rispettivamente a giudizi: universali, particolari, singolari. 
QUALITÀ Realtà, negazione e limitazione(sia afferma che una cosa è reale, che non è
reale, e limitazione ossia limitare il campo delle possibilità di non essere A). La sostanza
qui è come quella di Locke, un’idea complessa, non ricavabile dalla realtà ma frutto del
pensiero che si unificava all’interno di una sostanza(sostanza è una categoria, non ha
realtà, non là si osserva, però unificò quelle realtà rendendole inerenti ad un quid
sostanziale perché ho dentro di me l’idea. 
CAUSA. (Hume aveva detto che io vedo prima il fuoco poi il metallo e poi che il fuoco
dilata il metallo. Il concetto di causa sono io a crearlo pensando che ci sia un nesso
causale tra fuoco e metallo, non è stabile e necessario) Kant dice invece che la relazione
causale è dentro la mia mente di uomo, nella mente umana c’è a priori il concetto di
causa. Sono relazioni perché si unisce conferendo sussistenza mettendo sotto un’unica
sostanza. Così come la comunanza specifica (a è causa di b ma b a sua volta incide su a)
Modalità= esistente è diverso da non esistente. Kant chiarite le tavole delle categorie dice
che bisogna rendere ciò che è una pretesa di fatto una pretesa di giudizio. Giustificarle in
merito al loro utilizzo. L’IO PENSO è ciò che Giustifica il mondo reale che io percepisco
nella sua frammentarietà possa essere unificato nelle sue categorie. Lui distingue tra
l’attività unificante ed il principio che lo fonda ossia L’Unità del L’Io. Questa unità è quel
principio che giustifica l’attività del pensiero. Non può essere una sostanza, no corrisponde
ad una qualche anima. Penso di pensare solo quando ho davanti il materiale. Mantiene
l’aspetto formale. L’io non come “creatore” del mondo ma esiste in funzione di un mondo
esterno. Io condizionato e limitato dalla realtà esterna. L’esistenza del mondo come
esterna a me, enomenu, il mondo in se esiste ma non è dato conoscerlo ma si può
pensare. Io conosco attraverso le forme a priori le 12 Categorie dell’intelletto, pensare non
vuol dire conoscere però il pensiero sul nonumero ossia la condizione dell’esistenza del
fenomeno. La condizione del fenomeno, esiste il fenomeno perché io lo percepisco deve
poter esistere come esistenza. Io però il nonumero non lo conosco.
Queste categorie astratte     Facoltà che si trova anche nell’idealismo: immaginazione
produttiva, ossia facoltà che sta in mezzo tra sensibilità e intelletto che produce schemi
mentali che permettono di dare immagine alla categoria, al concetto (caratteristiche
comuni). Ci saranno anche schemi mentali che riguardano le categorie(concetti puri),
schemi trascendentali. Leggere tutte le categorie attraverso il tempo, 
la categoria della sostanza può essere immaginata come ciò che permane nel tempo. 
La categoria causa viene vista come relazione che avviene nella successione del tempo.
Successione intesa come irreversibilità del tempo. 
Categoria reciprocità sarà letta come una simultaneità, come un tempo reversibile, un
andata e ritorno. Tra la categoria dell’unità totalità e quantità vi è lo schema del numero
(unico). Categorie modali: possibilità(l’essere in un tempo qualsiasi, ciò che è reale in un
ipotetico tempo qualsiasi), categoria necessità(schema di un’esistenza in ogni tempo, la
necessità dell’esistenza) e categoria dell’esistenza concreta in un tempo specifico. 
Le categorie della qualità affermare, negare e limitare. Un qualsiasi fenomeno osservato
nelle sue caratteristiche specifiche so presenta come esistente in una sua affermazione
piena, può non affermarsi oppure attenuare il suo affermarsi, qui si affermano gli schemi
della COSALITÁ (c’è/ non c’è e c’è in parte). 
Alla luce di ciò, Kant enuncia I PRINCIPI DELL’INTELLETTO PURO, che danno
universalità alla conoscenza e che giustificano la scienza. La scienza si basa sui dati di
esperienza, su come si presentano all’uomo. 
Questi principi sono: qualsiasi conoscenza scientifica deve partire da quantità estese(c’è
materia) laddove questa estensione è scomponibile in elementi minimi (la matematica, si
fonde la fisica) 
2_ le categorie di qualità=qualsiasi fenomeno è scomponibile in elementi minimi ma Sono
anche qualitativa osservabili intesa come estensione. 
Le categorie di relazione =sostanza, tutti i fenomeni sottengono una qualche sostanzialità,
una visione matematica deterministica e meccanicistica, dare validiate alla scienza
moderna che si era predicata. 
Sezione Dialettica che riguarda la facoltà della ragione. 
La ragione unifica andando oltre il fenomeno perché produce le idee, l’idea di mondo, di io
e di dio. Sono idee che non hanno riscontro reale e rientrano nella triade della scienza
metafisica. È una presunzione che non tiene conto dei limiti della ragione. L’idea di Io da
sostanzialità all’io penso, che non può essere sostanzializzato, è il modo in cui io mi
percepisco nella mia possibilità di conoscere il fenomeno. Invece l’idea di io su cui si
poggia la psicologia, da sostanza e permanenza d’essere all’io, quindi Io come anima.(non
ci può essere) il paralogismo ossia l’errore è quello di attribuire alla categoria della
sostanza, di relazione non si può applicare a ciò che è transfenomenico, che va oltre il
fenomeno. La cosmologia nazionale è l’idea di mondo nella sua totalità. Le
antinomie=posso decretare una legge sul mondo di un tipo e anche un’altra di un’altro
tipo. 

DIO=3 sono le prove: ontologica (Sant’Anselmo)=l’esistenza deve essere inclusa nel


termine perfezione, l’esistenza con qualcosa che non può non essere esistente nello
spazio di un dato reale che devo poter constatare. Viene confutata. Dietro mentite spoglie
queste altre prove ricadono nell’ambito ontologico. cosmologica
(aristotelica-tomistica):ogni ente è causa di un altro ente, deve esserci un primo motore. È
fallace perché attribuisce la categoria della cause(relazione) a ciò che è transfenomenico
d’altra parte se Dio  è causa prima devo poter intendere causa prima all’idea di
perfezione, 
e fisico-telologica(finalistica): usata anche dagli illuministi, il mondo visto come una serie
ordinata di valori positivi come l’utilità, la bellezza, la bontà. Veniva supposto una misura di
questo ordine in forma assoluta per questo preposta l’idea di Dio come assoluta bellezza,
assoluta bontà… Dio come architetto del mondo. Un’altra volta la prova ontologica perché
per parlare di Dio devo parlare di un ente creatore del mondo e necessariamente non
posso intravedere solo una misura massima ma devo sostanzializzarla come un Dio
perfetto da cui deduco l’esistenza. 
RAGION PRATICA
si propone, dunque, di scoprire in che modo sia possibile determinare l’azione morale, l’universo dell’etica e
del comportamento giusto dell’io per raggiungere la felicità e la conoscenza di Dio. Ciò implicherà la
riconsiderazione, in altra forma, di quella sfera noumenica che era risultata inaccessibile teoreticamente alla
conoscenza. Il fondamento dell’etica secondo Kant consiste nell’agire secondo una legge morale che abbia
valore universale. Si tratta di una legge che non può essere ricavata dall’esperienza. Secondo Kant, la nostra
ragione è sufficiente da sola — senza richiami sensibili — a muovere la volontà in vista di fini etici
universalmente validi. Per essere tale, una «legge morale» deve essere razionale e libera perché l’io decide
autonomamente di prescriverla a se stesso come regola di vita seguendo questo imperativo: sei libero, puoi,
devi!

L’intera critica della ragione pratica è segnata da questa capacità di poter rispondere a
queste legge interiore senza lasciarsi condizionare. Ci sono dei condizionamenti esteriori
in cui l’uomo si inserisce, l ambito familiare e politico in cui si inserisce l’azione morale.
L’uomo è costituito da ragione e istinto(sensibilità). Se l’uomo fosse solo istinto non
potremmo parlare di MORALE , se fosse solo ragione non potremmo parlare uguale
perché l’uomo aderirebbe spontaneamente alla legge morale senza sforzo sarebbe un
santo. La morale infatti è aderire un obbligo interiori attraverso il DOVERE, quindi farsi
guidare dalla ragione nel non farsi condizionare dall’istinto. Il dovere morale nasce proprio
a seguito della sua bidimensionalità. Kant non illustra principi morali che danno contenuto
alla legge, ma fornisce i criteri formali attraverso cui si può giudicare morale una
determinata azione. L’intera critica si articola in dottrina degli elementi e dottrina 
Dottrina elementi: analitica, in cui parla delle regole che ispirano l’azione dell’uomo,
distinguendole in massime e gli imperativi. Le massime sono regole di vita che hanno
valore soggettivo, che non sono a priori. Gli imperativi si divino in ipotetici (se e allora) no
apriori, c’è condizionamento. e categorici(unico, corrisponde alla legge morale, utilizza 3
formulazioni :
1. agisci in modo che quando tu stai agendo devi poter valutare prima di agire la
regola a cui ti stai ispirando e sottoponila ad un processo di universalizzazione,
decontestualizzare un’azione e rispondere ai principi di ragione) 
2. agisci in modo tale da considerare sempre l’uomo che è altro da te e allo stesso
tempo è quanto te con la sua dignità in quanto fine e mai come mezzo. (non colto
come uno strumento per, ma come un fine.)
3. Fai in modo che la tua volontà posso costituirsi (universalismo della ragione) 
La morale dentro di noi siamo noi a gestirla, non c’è religione o potere politico che debe
imporre singoli valori da tradurre in regole. Hanno valenze trascendentale e metastorica.
Anche la storicità viene contemplata, il criterio resta quello ma i contenuti cambiano
storicamente. 
e dialettica. 

L’autonomia significa rispondere a se stessi e non lasciarsi condizionare dalla dimensione


sensibile legata al singolo soggetto e legata al contesto. Liberi da ogni condizionamento
sia interno che esterno. Il vigorismo risponde alla legge con la consapevolezza di non
aderire alla legge. Questo devo perché devo è diverso dalla legalità, aderire ad una norma
dal punto di vista giuridico vuol dire aderire in vista che una qualche infrazione può portare
ad una penalizzazione, l’adesione esteriore alla legge per il timore che infrangendola si
venga punita è la legalità. L’adesione alla legge interiore è interiormente acquisita, la
morale infatti trova spazio non nella modalità ma nell’intensione con cui si compie. La
morale invece impegna il singolo sull’intenzionalità, aderisco proprio perché la ritengo
giusta. È importante compiere l’atto e quindi l’intenzione. Io uomo ho una dimensione che
posso percepire proprio in questa sede, spontanea, spinta a condividere la legge morale e
cogliere la sua giustezza, c’è una dimensione noumenica che fino ad ora non ho colto. Io
morale io colgo dentro ne questa istanza superiore. (Tensione volitiva d’essere che
prescinde da ogni condizionamento e risponde alla mia capacità razionale) volontà buona.
Io sono portato ad aderire alla legge non perché la colgo come costrizione ma ne colgo la
validità assoluta. Colgo la libertà, la scelta. Il mio tendere verso qualcosa che mi possa
rappresentare come uomo, cultura illuminista. Ma questo implica libertà scelta e
autonomia. Lui per questo critica tutte le volontà che si sono succedute. Sono volontà
eteronome che si fanno a norme esterne all’uomo che riguardano la famiglia, il governo o
l’epicureismo che faceva riferimento al sentimento inteso come sensazione è piacere. Gli
stoici invece unificarsi alla legge universale, la razio. Egli ci parla di rivoluzione
copernicana, totalmente libero e sciolto da ogni vincolo sia intento che esterno nel
rispondere ad una legge che può attraverso la volontà buona cogliere in maniera non
costrittiva le legge. 
Dialettica Morale
Nella sezione della dialettica trascendentale in ambito morale emerge una esigenza, dire
che l’uomo non voglia perseguire la felicità è un falso, tende a volere che alla dose di virtù
possa corrispondere una dose di felicità. Nella storia di tutte le morali, l’Antinomia è la
stessa, l’uomo virtuoso non può essere anche felice. Per gli Epicurei significa soddisfare i
propri bisogni era essere felici. Per gli stoici diversamente. Per Kant L’uomo vorrebbe una
conciliazione, il sommo bene, far corrisponde virtù e felicità. È nelle aspettative dell’uomo
ma non è realizzabile nella vita terrena. Qui inserisce i postulati: dell’immortalità dell’anima
e dell’esistenza di Dio. Postulato=non possono essere dimostrati però l assioma è una
verità autoevidente, il postulato non autoevidente, deve essere posta come vera affinché
ne discendano conclusioni. L’anima diventa immortale, qui non c’è scienza ma esigenza
pratica, serve a soddisfare il bisogno pratico dell’uomo di attendere all’infinito di realizzare
il sogno del sommo bene. Io devo poter vivere il mio esser virtuoso vivendo la felicità, non
come un attimo rubato infrangendo l’adesione alla legge morale, vivere la pienezza. Non si
può realizziate sulla terra ma devo porre una dimensione morale. Io non posso dire che
dio, resta calida l’idea che dio è l’anima non sono dimostrabili dal punto di vista teoretico,
però sia Dio che l’anima devo renderli esistenti perché da essa discendono altre
conoscenze, il mio bisogno pratico di aspirare alla virtù e felicità, il sommo bene. Dio
esiste solo e soltanto in quanto può dispensera al singolo uomo una dose di felicità
corrispondente alla dose di virtù che ha dispensato
Nell’ambito morale vive dimensione nomenica, fa sì che l’uomo
Credere in Dio servono a sperare, fermo restando
3 postulato dell anima, io non conosco ne Dio. Rispondendo all’imperativo categorico e facendo
propri i tre citati postulati della legge morale, l’uomo può superare i limiti della propria ragione ed elevarsi
ad una soddisfacente conoscenza pratica (seppure non teorica) del mondo noumenico. Si noti che Kant, tra
il mondo dei puri fenomeni (della Critica della Ragion Pura) e il mondo della moralità (della Critica della
Ragion Pratica) apre un dualismo, uno “iato”, un «abisso» cui il successivo pensiero filosofico non ha offerto
nessuna via di risoluzione.
3) LA CRITICA DEL GIUDIZIO La facoltà del giudizio. A fare da ponte tra le due forme critiche interviene la
facoltà del giudizio, che rappresenta una funzione intermedia tra intelletto (natura) e ragione (libertà) e
permette di mettere in relazione il particolare con l’universale. Partendo dal presupposto che il noumeno è
teoreticamente inconoscibile, la Critica della ragion pratica rappresenta il tentativo di mediare il mondo
fenomenico con il mondo noumenico, ovvero tra realtà pratica e mondo delle cose-in-sé. Kant scopre,
allora, una terza facoltà intermedia fra l’intelletto (facoltà conoscitiva teoretica) e ragione (facoltà pratica)
ossia il giudizio. Rispetto alla Critica della Ragion Pura, nella Critica del giudizio il filosofo di Königsberg
esamina due tipi di giudizio: — Giudizio determinante: che si fonda sia sull’insieme dei fenomeni sensibili
sia sulle categorie (i principi a priori). Si tratta quindi di un giudizio correttamente scientifico (del tipo di
quelli analizzati nella Critica della ragion pura) e, come tale, universale; — Giudizio riflettente: si tratta di un
giudizio soggettivo basato non sull’intelletto ma sul sentimento, quindi privo di universalità*. Questa, nei
giudizi riflettenti, è infatti soltanto un’”ideale della ragione”, e consiste nel postulare l’esistenza di una
finalità generale della natura e del mondo. Per Kant esistono due modi per scoprire tale finalità nella natura:
il primo è la contemplazione della bellezza che circonda l’uomo e che si manifesta nel mondo, detto giudizio
estetico*. Il secondo è una riflessione sull’ordine e il fine della natura stessa, ovvero il giudizio teleologico*.
Il giudizio estetico, a sua volta, si può chiarire meglio attraverso tre definizioni: — bello è l’oggetto di un
piacere disinteressato; — bello è ciò che piace universalmente; — bellezza è finalità senza scopo. Il piacere
estetico deriva secondo Kant dal comprendere il senso e la finalità insiti in un oggetto (di un’opera d’arte o
di una bellezza naturale) creazione dell’uomo o di Dio senza una valutazione di carattere scientifico., le
facoltà conoscitive dell’io (intelletto e immaginazione) si muovono e si sviluppano liberamente. Nel piacere
estetico, in altre parole, una cosa ha senso anche se non sappiamo precisamente a quale idea essa
corrisponda. La finalità dell’estetica è percepita attraverso il sentimento dell’armonia fra le facoltà dell’io.
Kant distingue il concetto di bello dal sublime, cioè da «ciò che è assolutamente grande al di là di ogni
comparazione». Il sublime riguarda l’informe, l’illimitato, il grandioso come tale, dunque tutto quanto che
sfugge all’esperienza comune e ci imprime timore facendoci sentire “piccoli” e “indifesi” davanti ad una
dimensione molto più grande di noi. Percepiamo, così, il sublime quando, di fronte a certi spettacoli naturali
(esempio una cascata, un’eruzione, un terremoto) che superano il potere della nostra immaginazione,
proiettiamo su questi fenomeni la grandezza assoluta che è propria del sovrasensibile e la confrontiamo con
la nostra “piccola” realtà di esseri limitati e finiti. Il pensiero e l’opera dell’insuperato filosofo sono
mirabilmente espressi e sintetizzati nell’epitaffio della sua tomba, che è tratto dalla «ragion pratica»: «Due
cose hanno soddisfatto la mia mente con nuova e crescente ammirazione e soggezione e hanno occupato
persistentemente il mio pensiero: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me». Con il
giudizio teleologico, infine, Kant afferma la finalità come principio regolativo della natura nella sua totalità.
Cosa sia in sé la natura non lo potremmo mai conoscere, tuttavia non possiamo fare a meno di considerarla
come organizzata secondo un fine che oltrepassa i singoli dati naturali. Secondo Kant è come se, ammirando
la perfezione della natura, l’intelligenza umana, che è in grado di ordinare quella natura con le sue leggi a
priori, ma non può esaurirne tutti i particolari, costituisse un frammento, un riflesso dell’intelligenza divina
creatrice dell’ordine finalistico complessivo del mondo.

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