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Conoscere vuol dire non solo conoscere nello spazio e nel tempo le forme a priori davanti
ma significa dare significato . L’intelletto dunque( facoltà che permette di unificare i dati
spazializzati e temporazlizzati) poi concettualizza i fenomeni. La funzione dunque non è
immediata ma è MEDIATA. L’intelletto dunque ha come forme a priori i CONCETTI.
Concetti possono essere empirici(che vengono prodotti a partire dai casi particolari,
schemi mentali generali che contengono elementi comuni di più enti particolari) ma prima
di questi ci sono i concetti puri(forme a priori dell’intelletto) che no si ricavano dalla realtà,
sono concetti puro chiamati CATEGORIE.(per Aristotele le categorie avevano valore
logico ed ontologico, concetti generali, modi con cui è possibile predicare un ente) Kant
riprende il termine aristotelico però in maniera solo Logico, la sostanza non è nel reale
come funzione operativa ma è il mio modo di unificare le caratteristiche sensibili
conferendo ad esse una certa sostanzialità. Queste categorie sono definite dal criterio di
far corrispondere le categorie ai giudizi(proposizione con soggetto e predicato, si distingue
in base al modo con cui viene attribuito un predicato ad un soggetto) i tipi di giudizio sono
relativi alla modalità con cui un predica viene attribuito ad un soggetto.(le categorie di
Aristotele sono i concetti generali che sono le categorie di Kant, solo che Kant fa
corrispondere i tipi di giudizio che fa corrispondere alle categorie) al giudizio di quantità
corrisponde la categoria della pluralità, dell’unità.
Qualità, e cioè: realtà, negazione, limitazione, che danno luogo rispettivamente a giudizi: affermativi,
negativi, infiniti. Quantità, e cioè: Unità, totalità, pluralità, che danno luogo rispettivamente a giudizi:
universali, particolari, singolari. Relazione, e cioè: Sostanza, causalità, reciprocità, che danno luogo
rispettivamente a giudizi: categorici, ipotetici, disgiuntivi. Modalità, e cioè: Possibilità, esistenza, necessità,
che danno luogo rispettivamente a giudizi: universali, particolari, singolari.
QUALITÀ Realtà, negazione e limitazione(sia afferma che una cosa è reale, che non è
reale, e limitazione ossia limitare il campo delle possibilità di non essere A). La sostanza
qui è come quella di Locke, un’idea complessa, non ricavabile dalla realtà ma frutto del
pensiero che si unificava all’interno di una sostanza(sostanza è una categoria, non ha
realtà, non là si osserva, però unificò quelle realtà rendendole inerenti ad un quid
sostanziale perché ho dentro di me l’idea.
CAUSA. (Hume aveva detto che io vedo prima il fuoco poi il metallo e poi che il fuoco
dilata il metallo. Il concetto di causa sono io a crearlo pensando che ci sia un nesso
causale tra fuoco e metallo, non è stabile e necessario) Kant dice invece che la relazione
causale è dentro la mia mente di uomo, nella mente umana c’è a priori il concetto di
causa. Sono relazioni perché si unisce conferendo sussistenza mettendo sotto un’unica
sostanza. Così come la comunanza specifica (a è causa di b ma b a sua volta incide su a)
Modalità= esistente è diverso da non esistente. Kant chiarite le tavole delle categorie dice
che bisogna rendere ciò che è una pretesa di fatto una pretesa di giudizio. Giustificarle in
merito al loro utilizzo. L’IO PENSO è ciò che Giustifica il mondo reale che io percepisco
nella sua frammentarietà possa essere unificato nelle sue categorie. Lui distingue tra
l’attività unificante ed il principio che lo fonda ossia L’Unità del L’Io. Questa unità è quel
principio che giustifica l’attività del pensiero. Non può essere una sostanza, no corrisponde
ad una qualche anima. Penso di pensare solo quando ho davanti il materiale. Mantiene
l’aspetto formale. L’io non come “creatore” del mondo ma esiste in funzione di un mondo
esterno. Io condizionato e limitato dalla realtà esterna. L’esistenza del mondo come
esterna a me, enomenu, il mondo in se esiste ma non è dato conoscerlo ma si può
pensare. Io conosco attraverso le forme a priori le 12 Categorie dell’intelletto, pensare non
vuol dire conoscere però il pensiero sul nonumero ossia la condizione dell’esistenza del
fenomeno. La condizione del fenomeno, esiste il fenomeno perché io lo percepisco deve
poter esistere come esistenza. Io però il nonumero non lo conosco.
Queste categorie astratte Facoltà che si trova anche nell’idealismo: immaginazione
produttiva, ossia facoltà che sta in mezzo tra sensibilità e intelletto che produce schemi
mentali che permettono di dare immagine alla categoria, al concetto (caratteristiche
comuni). Ci saranno anche schemi mentali che riguardano le categorie(concetti puri),
schemi trascendentali. Leggere tutte le categorie attraverso il tempo,
la categoria della sostanza può essere immaginata come ciò che permane nel tempo.
La categoria causa viene vista come relazione che avviene nella successione del tempo.
Successione intesa come irreversibilità del tempo.
Categoria reciprocità sarà letta come una simultaneità, come un tempo reversibile, un
andata e ritorno. Tra la categoria dell’unità totalità e quantità vi è lo schema del numero
(unico). Categorie modali: possibilità(l’essere in un tempo qualsiasi, ciò che è reale in un
ipotetico tempo qualsiasi), categoria necessità(schema di un’esistenza in ogni tempo, la
necessità dell’esistenza) e categoria dell’esistenza concreta in un tempo specifico.
Le categorie della qualità affermare, negare e limitare. Un qualsiasi fenomeno osservato
nelle sue caratteristiche specifiche so presenta come esistente in una sua affermazione
piena, può non affermarsi oppure attenuare il suo affermarsi, qui si affermano gli schemi
della COSALITÁ (c’è/ non c’è e c’è in parte).
Alla luce di ciò, Kant enuncia I PRINCIPI DELL’INTELLETTO PURO, che danno
universalità alla conoscenza e che giustificano la scienza. La scienza si basa sui dati di
esperienza, su come si presentano all’uomo.
Questi principi sono: qualsiasi conoscenza scientifica deve partire da quantità estese(c’è
materia) laddove questa estensione è scomponibile in elementi minimi (la matematica, si
fonde la fisica)
2_ le categorie di qualità=qualsiasi fenomeno è scomponibile in elementi minimi ma Sono
anche qualitativa osservabili intesa come estensione.
Le categorie di relazione =sostanza, tutti i fenomeni sottengono una qualche sostanzialità,
una visione matematica deterministica e meccanicistica, dare validiate alla scienza
moderna che si era predicata.
Sezione Dialettica che riguarda la facoltà della ragione.
La ragione unifica andando oltre il fenomeno perché produce le idee, l’idea di mondo, di io
e di dio. Sono idee che non hanno riscontro reale e rientrano nella triade della scienza
metafisica. È una presunzione che non tiene conto dei limiti della ragione. L’idea di Io da
sostanzialità all’io penso, che non può essere sostanzializzato, è il modo in cui io mi
percepisco nella mia possibilità di conoscere il fenomeno. Invece l’idea di io su cui si
poggia la psicologia, da sostanza e permanenza d’essere all’io, quindi Io come anima.(non
ci può essere) il paralogismo ossia l’errore è quello di attribuire alla categoria della
sostanza, di relazione non si può applicare a ciò che è transfenomenico, che va oltre il
fenomeno. La cosmologia nazionale è l’idea di mondo nella sua totalità. Le
antinomie=posso decretare una legge sul mondo di un tipo e anche un’altra di un’altro
tipo.
L’intera critica della ragione pratica è segnata da questa capacità di poter rispondere a
queste legge interiore senza lasciarsi condizionare. Ci sono dei condizionamenti esteriori
in cui l’uomo si inserisce, l ambito familiare e politico in cui si inserisce l’azione morale.
L’uomo è costituito da ragione e istinto(sensibilità). Se l’uomo fosse solo istinto non
potremmo parlare di MORALE , se fosse solo ragione non potremmo parlare uguale
perché l’uomo aderirebbe spontaneamente alla legge morale senza sforzo sarebbe un
santo. La morale infatti è aderire un obbligo interiori attraverso il DOVERE, quindi farsi
guidare dalla ragione nel non farsi condizionare dall’istinto. Il dovere morale nasce proprio
a seguito della sua bidimensionalità. Kant non illustra principi morali che danno contenuto
alla legge, ma fornisce i criteri formali attraverso cui si può giudicare morale una
determinata azione. L’intera critica si articola in dottrina degli elementi e dottrina
Dottrina elementi: analitica, in cui parla delle regole che ispirano l’azione dell’uomo,
distinguendole in massime e gli imperativi. Le massime sono regole di vita che hanno
valore soggettivo, che non sono a priori. Gli imperativi si divino in ipotetici (se e allora) no
apriori, c’è condizionamento. e categorici(unico, corrisponde alla legge morale, utilizza 3
formulazioni :
1. agisci in modo che quando tu stai agendo devi poter valutare prima di agire la
regola a cui ti stai ispirando e sottoponila ad un processo di universalizzazione,
decontestualizzare un’azione e rispondere ai principi di ragione)
2. agisci in modo tale da considerare sempre l’uomo che è altro da te e allo stesso
tempo è quanto te con la sua dignità in quanto fine e mai come mezzo. (non colto
come uno strumento per, ma come un fine.)
3. Fai in modo che la tua volontà posso costituirsi (universalismo della ragione)
La morale dentro di noi siamo noi a gestirla, non c’è religione o potere politico che debe
imporre singoli valori da tradurre in regole. Hanno valenze trascendentale e metastorica.
Anche la storicità viene contemplata, il criterio resta quello ma i contenuti cambiano
storicamente.
e dialettica.