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Hume e Kant

Quando parliamo di Cartesio, parliamo di Razionalismo, la quale dice che la conoscenza avviene
attraverso la ragione e basta ad avere la certezza della nostra esistenza, Cogito ergo sum. Le idee innate di
Cartesio sono delle idee che abbiamo già dalla nascita, uguali per tutti. Lock, esponente dell'Empirismo,
dice che la conoscenza deriva dall'esperienza e critica le idee innate di Cartesio. Se fosse vero, anche un
bambino, un selvaggio e un folle l'avrebbero queste idee, come quella della felicità. Il discorso di Locke è
fondamentale perché la critica delle idee innate sostiene che non c'è una sola verità assoluta, per qualsiasi
cosa. Ognuno ha le proprie idee, nessuna è giusta e nessuna è sbagliata. Locke ci dice che nessuna
conoscenza può esistere al di fuori dell'esperienza.

David Hume non parla di Razionalismo o di Empirismo, parla di Scetticismo. Mette in dubbio l'esperienza
stessa poiché serve, ma non da certezza o garanzia della conoscenza. Nonostante ciò, è l'unico punto di
partenza che abbiamo a disposizione. Secondo lui le idee vengono fuori dall'esperienza e la nostra
conoscenza è una relazione tra idee che avviene per Somiglianza (simili poiché hanno qualcosa in
comune), per Contiguità (vicine a livello spaziale) e per Causalità (causa-effetto, se si parla di uno si pensa
all'altro).

Kant si è svegliato dal sonno dogmatico grazie a Hume. Si è ispirato anche a Rousseau con l'opera Emilio,
dove si cerca di immaginare la figura tipo di un insegnante. Rousseau sostiene che un insegnante non
dovrebbe passare passivamente il sapere ma dovrebbe stimolare l'alunno e creare insieme la lezione.
L'insegnante deve tenere conto di quelle che sono le capacità di tutti i ragazzi e deve aiutare a scoprire
quali sono le loro potenzialità. Per Rousseau ci sono due gradi di conoscenza: si parte da una conoscenza
Sensibile perché si recepisce attraverso i sensi, poi una conoscenza Intellettuale poiché si rielabora i
concetti derivati dai sensi. Kant aggiungerà la conoscenza razionale ovvero ciò che va oltre l'esperienza e
tutta la ragion pura si baserà su questo principio.

Hume fa una distinzione tra proposizioni che riguardano relazioni tra idee e proposizioni che riguardano
relazioni tra fatti. Kant parlerà invece di giudizi analitici a priori, che non si basano sull'esperienza, perciò
sono una conoscenza certa ed universale che non dice nulla di nuovo, e giudizi sintetici a posteriori, che si
basano sull'esperienza, perciò non sono univeraali e aggiungono qualcosa di nuovo.

Hume inoltre fa una critica sul rapporto causa-effetto, dove sostiene che alcune cose per errore diventano
scienza per noi poiché per abitudine si vede sempre lo stesso rapporto causa-effetto (il sole sorge ma nom
è scienza, potrebbe non farlo), e una sull'identità dell'Io, dove, mentre per Cartesio attraverso il Cogito si
aveva la certezza di esistere, per Hume non si può avere conoscenza dell'Io, anche se si possono avvertire
gli stati d'animo (si capisce che c'è qualcosa ma non si può definire cosa sia, non danno quindi certezza
dell'Io vero e proprio).

Lui parla di esistenza continua di cose, ovvero quella conoscenza di tipo soggettivo, unica possibile e a
nostra disposizione, e di esistenza di cose, ovvero quella conoscenza oggettiva che non potremmo mai
raggiungere.
Per Kant l'esistenza continua di cose sarà chiamata Fenomeno mentre l'esistenza di cose Noumeno. Il
punto di partenza della conoscenza per Kant è la distinzione tra i due. Il Fenomeno è ciò che appare, la
realtà che si mostra a noi, mentre il Noumeno è la vera realta, non come appare, ma quella che c'è anche
se noi non ci fossimo, definita come una X inconoscibile.

Quando parliamo di Kant parliamo di Criticismo poiché si differenzia sia dall'Empirismo che il
Razionalismo. Il Criticismo infatti non nega validità all'esperienza ma punta a indagare quelli che sono i
limiti e le possibilità della nostra conoscenza. La domanda principale di Kant è "Come conosciamo?" e
"Quanto è valido quello che conosciamo?" Criticismo (dal greco Krino ovvero giudicare, valutare) può
essere anche utile e non espresso per forza in maniera negativa. Inoltre la sua corrente viene chiamata così
perché le sue opere principali sono Critica della ragion pura che iindaga la ragione umana, Critica della
ragion pratica che indaga l'azione umana e Critica del giudizio che indaga il senso del gusto.

Critica della ragion Pura

La Critica della ragion pura inizia con la frase "È vero che ogni nostra conoscenza comincia con
l'esperienza ma non è detto che derivi tutta dall'esperienza. In parte deriva dall'esperienza e in parte da
quello che la nostra facoltà conoscitiva aggiunge da sé". Ciò vuol dire che la nostra conoscenza è fatta da
materia e forma. La materia è l'esperienza, i dati sensibili mentre la forma è la nostra struttura mentale che
recepisce questi dati ed è uguale ad ognuno di noi. La forma è quello che Kant chiama A Priori.

La nostra conoscenza si divide in: Giudizi Analitici a Priori e Giudizi Sintetici a Posteriori.

Giudizi ovvero quando si attribuisce un predicato ad un soggetto, Analitico ovvero che non aggiunge nulla
di nuovo alla nostra conoscenza ma, pur non aggiungendo nulla di nuovo, è un sapere universale e
necessario, A Priori ovvero che non si basa sull'esperienza. Sintetico invece vuol dire che aggiunge
qualcosa di nuovo alla nostra conoscenza ed a posteriori vuol dire che essendo basato sull'esperienza, non
è valido a livello universale e non è necessario. Kant prende il meglio dei due parlando di Giudizi Sintetici
a Priori.

Quella attuata da Kant è una rivoluzione Copernicana: come Copernico, ha portato avanti questa
rivoluzione ribaltando il rapporto tra uomo e le stelle. Così quindi Kant porta avanti la stessa rivoluzione
nel campo conoscitivo. In questa rivoluzione Copernicana, per Kant non è più l'uomo che si deve adattare
alla natura ma è la natura che si deve adattare al modo di conoscere dell'uomo. Esiste solo una realtà, a
cambiare è la struttura conoscitiva della stirpe a cui facciamo riferimento.

La conoscenza razionale che Kant aggiunse a quella Sensibile ed Intellettuale di Rousseau, è quella più
problematica perché è quella conoscenza che sente l'esigenza di andare oltre l'esperienza, risultando quella
più difficile da dimostrare. Lo scopo della Critica della Ragion Pura è quello di dimostrare la validità e i
limiti di questi livelli di conoscenza. Quest'opera è divisa in Dottrina degli elementi e la Dottrina del
metodo. Non ci occuperemo della seconda perché è solo un ripetere e giustificare il metodo che Kant
utilizza nelle indagini della dottrina degli elementi.
La Dottrina degli elementi, invece, si divide a sua volta in Estetica trascendentale e Logica trascendentale
che si sdoppia a sua volta in Analitica trascendentale e in Dialettica trascendentale. Kant chiama
Trascendentale non qualcosa che va oltre l'esperienza ma qualcosa che rende possibile l'esperienza stessa
possibile a priori, quindi non saranno gli oggetti ad esserlo ma le discipline che se ne occuperanno.
L'Estetica trascendentale è quella parte che si occupa della sensibilità, l'Analitica si occuperà
dell'Intelletto, la Dialettica (disputa argomentativa che si basava du due argomentazioni in modo tale da
metterle a confronto) invece della Ragione.

Ci sono tre gradi di conoscenza e ognuno è doviso a metà: metà sull'esperienza e metà su ciò che la nostra
facoltà conoscitiva aggiunge da sé (elementi a priori, non dipendono dall'esperienza ma servono a rendere
possibile l'esperienza stessa). Queste forme a priori nella Sensibilità sono Tempo e Spazio mentre
nell'Analitica e nell'Intelletto sono date dalle Categorie e nella Ragione sono tre idee: le idee dell'Io, di
Dio e dell'Anima. Queste tre idee si possono parlare ma non dimostrare.

Dottrina degli elementi Dottrina del metodo

Estetica Trascendentale Logica Trascendentale

Sensibilità Analitica Trascendentale Dialettica Trascendentale

Spazio e Tempo Intelletto Ragione

Categorie Idee dell'Io, di Dio e del Mondo

Kant dice che l'uomo che vuole andare oltre l'esperienza è simile ad una colomba che vuole volare senza
aria. La colomba non vorrebbe l'aria perché essa crea attrito ma è ciò che gli permette di volare. L'uomo
ha questa tendenza innata senza rendersi conto che la sua conoscenza dipende proprio dall'esperienza.
Senza quest'ultima l'uomo sarebbe come la colomba che vola senz'aria quindi cadrebbe.

Estetica Trascendentale: La Sensibilità è sia passiva che attiva. È detta passiva nel momento in cui si
limita a recepire le informazioni dell'esterno, diventa attiva appena ordina tutte queste informazioni
ricevute. Queste ultime, vengono organizzate attraverso il tempo e attraverso lo spazio. Lo spazio è per
Kant la forma del senso esterno, ciò in base a cui le cose vengono date l'una affianco all'altra. Il tempo
invece è la forma del senso interno, ciò in base a cui le cose vengono date l'una dopo l'altra. Esso, inoltre,
diventa anche la forma del senso esterno perché ciò che è collocato nello spazio è necessariamente anche
collocata nel tempo. Mentre una cosa collocata nel tempo può non esssere collocata nello spazio.

Riguardo al tempo e lo spazio ci sono delle concezioni passate che verranno criticate da Kant; ovvero la
Concezione Empiristica, quella Oggettivistica e Concettualistica. La prima dice che tempo e spazio
derivano dall'esperienza; verrà criticato da Kant perché essi vengono prima dell'esperienza, senza non
esisterebbe quest'ultima. La seconda concezione dice che spazio e tempo sono come dei contenitori vuoti
che avrebbero senso anche se non ci fossero degli oggetti da inserire al loro interno; Kant dice che
esistono solo perché li mettiamo in relazione all'esperienza. L'ultima concezione dice che tempo e spazio
si conoscono a livello discorsivo, invece Kant dice che si conoscono solo in modo intuito, poiché li diamo
per scontato.

Analitica Trascendentale : Sensibilità e Intelletto devono procedere di pari passo. Kant dice "Senza
sensazioni le cose non ci sarebbero date e senza intelletto non sarebbero pensate", ecco perché devono
procedere insieme. L'intelletto agisce sul materiale delle sensazioni attraverso le Categorie. Esse sono
quello che Kant chiama Predicati Primi oppure Supreme funzioni unificatrici dell'intelletto che riuniscono
sotto una rappresentazione comune diverse rappresentazioni. Kant sostiene che queste categorie vengono
messe in moto dall'Io penso. Esso viene definito come Appercezione, ovvero quel tipo di conoscenza a
priori che ci fa utilizzare la categoria giusta al momento giusto.

Dopo aver spiegato come inizia, Kant deve spiegare come avviene realmente, come posso a dimostrare
che effettivamente ciò che è fuori di me si adatta a ciò che è dentro di me (la mia mente)? Questo
rapporto secondo cui l'intelletto controlla la realtà avviene attraverso il tempo. L'intelletto, condizionando
il tempo, agirà per proprietà transitiva sulla realtà. Infatti agirà sul tempo attraverso le Categorie che a loro
volta agiranno attraverso la schematizzazione trascendentale. Essa non è altro che le categorie calate nel
tempo ovvero cali queste facoltà nelle realtà che vengono filtrare attraverso questo schema. Esistono per
esempio le categorie della simultaneità (comprendere due cose contemporaneamente), quella della
casualità (comprendere le cose per un rapporto causa effetto), della memoria.

La ragione consiste in quella tendenza innata dell'uomo ad andare oltre l'esperienza e riguarda quelle tre
idee di Anima/Io, Dio e Mondo. L'uomo non può fare a meno di pensarle, in maniera innata e vanno oltre
l'esperienza; il problema della conoscenza quindi nasce proprio da queste. Kant considera l'Anima come
una totalità del mondo interno e su di essa si fonda la psicologia razionale. Il mondo invece rappresenta la
totalità esterna e corrispondenza la cosmologia razionale. Dio rappresenta la somma di entrambe la totalità
e su di lui si basa la teologia razionale. Kant critica ognina di queste tre scienze. La psicologia viene
criticata perché non possiamo avere prova dell'anima nonostante questa scienza la dia per assodata. La
cosmologia viene criticata invece perché non si può conoscere la totalità dei fatti che accadono. La
religione sin dal medioevo per invece dimostrare l'esistenza di Dio si ricorre sempre a tre prove: quella
ontologica, quella cosmologica e quella fisico-teologica: prove che verranno criticate da Kant.

La prova Ontologica (studio dell'essere) dice che se penso Dio come un essere perfetto devo
necessariamente pensare che esiste. Questa prova è o impossibile e contraddittoria per Kant. Impossibile
perché è come se volesse passare da un piano ideale (il pensare Dio come perfetto) ad uno reale (Dio
esiste). Pensarlo non da per assodato che esiste. Contraddittorio perché nella premessa è come se volesse
dare per scontato quello che invece deve essere dimostrato.

La prova Cosmologica fa una distinzione tra ciò che è Contingente (possibile, probabile) e ciò che è
Necessario. Osservando che tutto ciò che ci circonda è contingente, deve esserci qualcosa di necessario
che deve averlo creato. Il contingente siamo noi e il nostro mondo mentre il necessario è Dio. Questa
prova risulta impossibile perché passa da un piano reale (noi contingenti) ad uno ideale (Dio necessario).
La prova Fisico-teologica parte dal considerare la bellezza e la perfezione del nostro mondo e,
considerando che non siamo perfetti, non è possibile che l'abbiamo creato noi; devo quindi immaginare
che esista un essere perfetto che abbia creato tutto. Anche essa viene criticata perché si passa di nuovo da
un piano reale (noi come imperfetti) ad uno ideale (Dio perfetto).

Critica della ragion Pratica

Se la pura aveva indagata i limiti e le possibilità della ragione umana, la Pratica non parla più di ciò ma si
occupa dell'azione, del comportamento umano. Egli dice che ogni nostra azione si trova a metà tra la
Sensazione e la Ragione perché se fosse solo ragione saremmo tutti dei santi, ovvero nel miglior modo
possibile, ma non è nemmeno solo sensazione perché saremmo solo istinto. Quando noi agiamo dobbiamo
considerare se stiamo seguendo una Massima o un Imperativo. La prima è quel principio, quella legge che
noi seguiamo che ha però un valore soggettivo, che vale solo per me. La seconda è quella legge che ha un
valore oggettivo e che di conseguenza vale per tutti. Gli imperativi inoltre si dividono in Ipotetico o
Categorico. L'imperativo ipotetico risponde alla formula "Se vuoi qualcosa, Devi fare...", è quindi
finalizzato al raggiungimento di uno scopo o di un obbiettivo. Quando ho la formula "Devi fare", si parla
di Imperativo categorico, che è quindi fine a se stesso, il dovere per il dovere. Kant dice che le nostre
azioni devono dipendere da quest'ultimo poiché parla di Rigorismo Kantiano, non si può fare
differentemente. Secondo Kant siamo dei legni storti, ovvero tendenti al seguire il male, per correggerci
dobbiamo cercare di seguire l'imperativo categorico. Le caratteristiche di quest'ultimo sono l'essere
Formale (non ti dice cosa devi fare ma come devi fare, un indicazione guida), Universale e Necessario
(condiviso da tutti). Kant parla dei suoi tre imperativi: il primo dice "Agisci seguendo quella legge che
possa valere per tutti (non rubare), il secondo dice "Agisci in modo tale da trattare le altre persone come
fini e mai come mezzo" (non usare le altre persone per i tuoi scopi), il terzo dice "Agisci in modo tale che
la legge che segui sia una legge che ti sia data tu, in modo tale che la tua volontà sia autolegislatrice".
Quest'ultimo concetto è importante per Kant perché quando decidiamo di seguire un imperativo dobbiamo
sentire dentro di noi che sia giusto farlo. Kant quindi critica tutte quelle morali che si chiamano
Eteronome (date dal di fuori, diverse dalle proprie) come la religione o la politica. In quel momento segui
determinati principi per avere qualcosa in cambio, per uno scopo.

Nella critica della ragion pratica abbiamo pure una parte didicata alla Dialettica e tratta di quelli che Kant
chiama i Postulati (ciò da cui devi partire e che devi prendere per vero senza possibilità di dimostrarli) che
derivano dalla nostra condotta morale. Questi postulati sono l'Immortalità dell'anima, l'Esistenza di Dio e
la Libertà. Queste dimostrazioni appaiono però elementari e contraddittori. Dimostra l'esistenza
dell'immortalità perché parte nel dire che l'uomo non può basare la sua esistenza sulla felicità,perché sta
basando la sua condotta morale su qualcosa particolare, non universale, ma allo stesso tempo dice che
merita di essere felice. Se non può esserlo in questa vita, deve necessariamente esserlo nell'aldilà.
L'esistenza di Dio la dimostra sostenendo che se l'uomo avesse avuto la capacità di raggiungere da solo la
felicità, lo avrebbe fatto già in questa vita, ma se non è stato capace di farlo da solo, è necessario
l'esistenza di Dio per raggiungere la felicità tanto sperata. Se l'uomo riesce a distinguere cosa è bene e
cosa è male, è libero di scegliere cosa seguire, poiché senza la Libertà l'azione non avrebbe senso.
La rivoluzione Copernicana trova applicazione anche nella Critica della Ragion Pratica dove dice che c'è
un ribaltamento tra l'uomo e la morale, dicendo che non deve essere la morale a condizionate l'uomo ma
l'uomo che determina la morale poiché è lui che la crea.

Critica del Giudizio

La critica del giudizio riguarda il Sentimento. Quando parliamo di sentimento, parliamo di quella facoltà
di cogliere la bellezza. Parte da una differenza tra Giudizi Determinanti e Giudizi Riflettenti. I primi sono
la stessa cosa dei Giudizi Sintetici a priori ma cambia solo il nome; sono quindi quei giudizi che si basano
sulle nostre facoltà a priori (spazio, tempo e categoria). I secondi sono una combinazione tra i Giudizi
Determinanti mescolati all'Esperienza, utilizzati per allargare il nostro campo conoscitivo. I Giudizi
Riflettenti si dividono in Giudizio Estetico e Giudizio Teleologico. Il primo indaga attorno alla bellezza, il
secondo riguarda il fine a cui una cosa tende. Il giudizio estetico prova a cercare un canone condivisibile
da tutti su ciò che è bello, quando può esserlo oggettivamente. Ci sono delle caratteristiche che qualcosa
deve avere per essere definita bella: la qualità, la quantità, la relazione e la modalità. Se devo definire il
bello oggettvo quando mi riferisco alla qualità mi sto solo basando sulla contemplazione, si avverte la
bellezza senza chiederti perché, ne sei succube a livello intuitivo. La quantità invece riguarda il datto che
una cosa per essere definita bella, lo deve essere in senso universale, condivisa da tutti. La relazione
riguarda il rapporto tra il soggetto e l'oggetto, deve essere una relazione senza scopo. La modalità è il
modo con cui si raggiunge questo accordo ma non si sa come o perché.

Kant arriva a fare una differenza tra ciò che è Piacevole e il Piacere Estetico. Il primo è tutto quello che è
collegato ai sensi, che non può mai avere un valore oggettivo. Il secondo è il piacere che deriva dalla
contemplazione, non è quindi condizionionato dai sensi. Fa un ulteriore differenza tra ciò che è Bello
libero e Bello aderente. Il primo è un bello che non dipende da niente e nessuno, al contrario, il secondo è
quel bello che dipende dalle circostanze, per esempio dalla moda.

La rivoluzione Copernicana in campo estetico, bello e e brutto non dipendono dall'oggetto ma è l'uomo
che stabilisce cosa è bello e cosa non. La capacità di ogni uomo di formulare un giudizio estetico
universale avviene attraverso la facoltà che Kant chiama Immaginazione Produttiva o Fantasia. Quando
questa facoltà è in armonia e accordo con l'intelletto, da origine a quello che Kant chiama Gusto.

All'interno del giudizio estetico, Kant da una definizione al Sublime ovvero il più alto grado di percezione
della bellezza che genera dei sentimenti contrastanti. Parla inoltre di Sublime Matematico e Sublime
Dinamico. Il primo riguarda la grandezza della natura, mentre il secondo riguarda la forza. Se il gusto
viene fuori dall'armonia tra immaginazione produttiva e l'intelletto, il sublime viene fuori dalla disarmonia
tra i due. Il sublime è ciò che consente la nascita del Genio che non esprime un giudizio estetico ma crea il
bello. Lo fa cercando l'equilibrio tra natura e arte. La natura deve avere la regola dell'arte e l'arte la
spontaneità della natura.

Kant si ispirava a Pascal (uomo canna pensante) poiché dice che l'uomo di fronte la grandezza della natura
si sente piccolo e spaesato ma allo stesso tempo, grazie al pensiero, si sente parte di questa infinità.
Nel Giudizio Teleologico Kant dice che noi agiamo seguendo lo schema causa-effetto; eppure dentro di
noi c'è l'esigenza innata di andare oltre questo rapporto (come la colomba) e di voler vedere a tutti i costi
un fine o uno scopo in tutto quello che accade. Mentre causa-effetto lo si può dimostrare, il giudizio
Teleologico no.

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