di Renato Curreli
Filosofia e Storia
Liceo Classico G. Siotto Pintor – Cagliari
Commento alla Prefazione e all’Introduzione della
Critica della Ragione Pura
(ediz. 1781 e 1787)
• Immanuel Kant – Kritik der reinen Vernunft (1781)
• Immanuel Kant – Kritik der reinen Vernunft (1787)
In questa lezione seguiremo il seguente percorso:
• 0. Nozioni Preliminari 1, 2, 3.
• I. Prefazione 1781: La Ragione, la Critica e la possibilità di
un’autentica Metafisica.
• II. Prefazione 1787: Su cosa si fonda una scienza?
• III. Prefazione 1787: La rivoluzione nel campo gnoseologico
• IV. Introduzione 1787: La distinzione tra conoscenza pura
ed empirica.
• V. Introduzione 1787: I vari tipi di giudizio.
Nozioni Preliminari – 1
I Giudizi
• Per Kant PENSARE è GIUDICARE.
1 Sarebbe più corretto parlare di enunciato ma, in questa sede, trascureremo questa differenza.
• Quindi, un giudizio è formato da un soggetto (S) e da un
predicato (P):
Giudizio = S + P
• Ora, per Kant, i giudizi possono essere di due tipi
fondamentali:
Analitico (a priori)
Giudizio
a posteriori
Sintetico
a priori
Giudizio analitico a priori
Il concetto che svolge la funzione di predicato (P) è contenuto in quello
che funge da soggetto (S)1
perciò
______________________________________________
1 Kant utilizza B per il Predicato e A per il soggetto (Introd. IV); noi per praticità didattica preferiamo usare le iniziali P e S.
2 Cfr. Appendice, 1.
Giudizio sintetico a posteriori
Il concetto che funge da predicato (P) non è contenuto in quello che
funge da soggetto (S), quindi non è ricavabile da esso per pura analisi
perciò
ma
in questo caso P non è nemmeno aggiunto a posteriori (dopo
l’esperienza).
5 + 7 = 12
Quindi
Dio
• Secondo Kant, noi possiamo fare esperienza dei singoli fenomeni, ma non
riusciamo mai a sperimentare la serie unitaria, comprensiva e integrata dei
fenomeni nella sua totalità. Non siamo in grado, cioè, di conoscere cosa sia il
mondo in sé, nella sua essenza ultima.
• Da questa idea della ragione, nascono domande che sono destinate a restare
senza valida risposta (nonostante i vari tentativi dei metafisici rivelatisi tutti,
secondo Kant, infruttuosi):
3) Nel mondo tutto è sottoposto a leggi necessarie, oppure c’è spazio per la libertà?
Non nascondo affatto che considero con poca simpatia, anzi con un certo
odio, la gonfia presunzione di interi volumi pieni di ciò che oggi si spaccia per
profonda intuizione […]. Ma sono così lontano dallo stimare di poco valore o
superflua la metafisica stessa, considerata oggettivamente, che specialmente
da qualche tempo, cioè da quando credo di aver capito la sua natura e il posto
particolare che le spetta fra le conoscenze umane, sono convinto che il vero e
durevole bene del genere umano dipenda dalla metafisica.
Lettera dell’8 aprile 1766 a Moses Mendelssohn.
___________________
2 Cfr. Appendice, 3
• Si avranno in tal modo quattro sezioni della Fisica:
Le scienze
Logica
Scienza delle regole generali dell’ Intelletto1
Matematica Fisica
Aritmetica - Geometria
________________________________________
2 Cfr. più avanti, excursus 2
Excursus 2: La Logica
Nella Prefazione 1787, chiudendo il discorso sulla logica di cui
abbiamo riportato i tratti salienti, Kant fa la seguente osservazione:
La logica quindi, in quanto propedeutica, costituisce per così dire null’altro che il vestibolo delle scienze,
e se si vuol parlare di conoscenze, si presuppone certo una logica per giudicarle, ma la loro
acquisizione dev’essere ricercata nelle scienze che si dicono tali propriamente ed oggettivamente.
Critica, cit., B 8
Per fare ciò dobbiamo riferirci alla sezione della Critica detta
Dottrina trascendentale degli elementi, la cui Parte seconda è
costituita dalla Logica trascendentale, la quale inizia con un paragrafo
intitolato Della logica in generale.
Dopo aver definito l’intelletto (der Verstand) come la facoltà di produrre
rappresentazioni in modo autonomo – cioè spontaneo, ossia attivo – e
di pensare l’oggetto dell’intuizione sensibile, Kant inquadra la logica
come scienza delle regole generali dell’Intelletto1.
Come tale, la logica può essere considerata da un duplice punto di
vista:
Logica
1. Accetto le osservazioni di S. Marcucci (Guida alla lettura della CdR Pura di Kant, Bari-Roma 1997, p.60) che, con ben argomentate ragioni,
contrariamente a tutte le traduzioni italiane, rende il passo «[…] der Wissenschaft der Verstandesregeln überhaupt, d.i. der Logik» come
«scienza delle regole in generale dell’intelletto, cioè la logica». Si confronti, solo a titolo d’esempio, con la traduzione di G. Colli, «regole
dell’intelletto in generale» o con quella di Gentile – Lombardo Radice (riv. Mathieu), « leggi dell’intelletto in generale». La traduzione è
importante perché qui Kant non allude alle distinzioni tra intelletto e ragione, ma vuole solo caratterizzare il ruolo della logica.
• La logica dell’uso generale dell’intelletto riguarda le regole
necessarie del pensiero, senza le quali non sarebbe possibile fare
uso dell’intelletto in quanto facoltà pensante e, in tal senso, essa si
può chiamare logica elementare. Essa ha di mira proprio l’intelletto
in quanto tale, a prescindere dai differenti oggetti cui esso può
indirizzarsi.
Ciò che io chiamo logica applicata (contro il significato comune di questa parola, secondo il quale
essa deve contenere certi esercizi, la cui regola è fornita dalla logica pura), è una rappresentazione
dell’intelletto e delle regole del suo necessario uso in concreto, cioè sotto le condizioni accidentali
del soggetto, che possono impedire o favorire quest’uso, e che vengono date tutte quante solo
empiricamente. Essa tratta dell’attenzione, degli impedimenti e delle conseguenze di questa, dell’
origine dell’errore, dello stato di dubbio, di scrupolo, di convinzione, ecc.
(Kant, Critica, cit., B 77)
.
LOGICA GENERALE
Pura Applicata
Astrae da qualunque tipo di contenuto e da Studia le regole del concreto uso dell’intelletto,
qualunque tipo di condizione in cui l’intelletto nelle specifiche condizioni empiriche in cui esso
possa svolgere le sue funzioni. viene esercitato.
Fine Excursus 2
• La M A T E M A T I C A – dopo un lungo brancolamento
iniziale – ha trovato la strada della scienza grazie al
contributo decisivo dei greci.
Essi compresero che la ragione scorge soltanto ciò che essa stessa produce
secondo il suo disegno, e capirono che essa deve procedere innanzi con i principi dei
suoi giudizi basati su stabili leggi e deve costringere la natura a rispondere alle sue
domande, senza lasciarsi guidare da essa sola, per così dire dalle dande. In caso
contrario difatti le osservazioni casuali, fatte senza alcun piano tracciato in
precedenza, non sono affatto tenute assieme da una sola legge necessaria, mentre
proprio questo è ciò che la ragione cerca e di cui ha bisogno. Tenendo in una mano i
suoi principi, sulla cui sola base delle apparenze concordanti possono valere come
leggi, e con l’altra l’esperimento, che essa ha escogitato seguendo tali principi, la
ragione deve accostarsi alla natura, certo per venire ammaestrata da questa, non
però nella qualità di uno scolaro, che si fa suggerire tutto ciò che vuole dal maestro,
bensì nella qualità di un giudice investito della sua carica, il quale costringe i
testimoni a rispondere alle domande che pone loro.
Ivi (sottolineature mie).
• Alla M E T A F I S I C A è mancato finora questo destino
favorevole.
Si è ritenuto sinora che ogni nostra conoscenza debba regolarsi secondo gli oggetti: tutti i
tentativi di stabilire su di essi, attraverso concetti, qualcosa a priori, mediante cui fosse
allargata la nostra conoscenza, caddero tuttavia, dato tale presupposto, nel nulla. Per una
volta si tenti dunque se nei problemi della metafisica possiamo procedere meglio ritenendo
che gli oggetti debbano conformarsi alla nostra conoscenza. Già così tutto si accorda meglio
con la desiderata possibilità di una conoscenza a priori degli oggetti, la quale voglia stabilire
qualcosa su di essi prima che ci vengano dati. La situazione al riguardo è la stessa che si è
presentata con i primi pensieri di C O P E R N I C O: costui, poiché la spiegazione dei movimenti
celesti non procedeva in modo soddisfacente, sino a che egli sosteneva che tutto quanto
l’ordinamento delle stelle ruotasse attorno allo spettatore, cercò se la cosa potesse riuscire
meglio quando egli facesse ruotare lo spettatore e facesse per contro star ferme le stelle.
[…] (la regola della conoscenza) debbo presupporla in me, prima ancora che mi siano dati
degli oggetti, quindi a priori, e tale regola viene espressa in concetti a priori, ai quali dunque si
conformano necessariamente tutti gli oggetti dell’esperienza, e con i quali essi debbono
accordarsi.
I. Kant, Critica, cit. Prefazione 1787, B 12 (sottolineature mie)
La conoscenza come prodotto dell’attività
La conoscenza come rispecchiamento
della Mente
Oggetto Mente
I
suoi
elementi
L’oggetto rispecchiato a priori
determinano
dalla
attivamente
l’oggetto
Mente
Z
Oggetto
La Mente si conforma all’oggetto
Adaequatio rei et intellectus1
Zona non conosciuta
1. «Veritas est adaequatio rei et intellectus.» Tommaso, De Veritate, 1,2,2.
IV
INTRODUZIONE
Distinzione tra conoscenza pura ed empirica
• Rispetto al tempo, la conoscenza comincia con
l’esperienza.
ANALITICI
GIUDIZI
SINTETICI
.
NON
ampliano la conoscenza, essendo semplici giudizi di spiegazione
(esplicativi)
.
2. Le Forme a priori della sensibilità sono per Kant lo Spazio e il Tempo. Questi non
sono, perciò, realtà esterne alla mente umana, ma designano proprio i modi di
funzionare della nostra facoltà conoscitiva che, per sua costituzione, configura e
determina i dati sensibili spazializzandoli e temporalizzandoli.
____________
* Gemeinschaft: unione, comunanza, l’aver qualcosa in comune. Tale comunanza indica quindi l’azione
reciproca tra agente e paziente.
4. Le domande cui abbiamo fatto riferimento nella nostra spiegazione dell’idea
kantiana di mondo, esprimono problemi derivanti dal fatto che la ragione entra in
contrasto con se stessa. Infatti tali problemi si presentano sotto forma di
affermazioni contrapposte, una tesi che afferma e una antitesi che nega, senza che vi
sia possibilità di decidere tra loro a causa della mancanza di riferimenti empirici con
cui confrontarsi per risolvere il conflitto. Kant chiama questi poli problematici
antinomie della ragione (ἀντινομία, ἀντί «contro» + νόμος «legge»), proprio per
indicare la loro radicale contrapposizione.
Le antinomie sono quattro: le prime due sono dette matematiche, le altre dinamiche.
Pur mantenendo ferma la problematicità delle antinomie, Kant comunque osserva
che la tesi e l’antitesi di quelle matematiche sono entrambe false se riferite al
mondo fenomenico. Questo non è né finito né infinito, dato che è costituito da
una serie progressiva di fenomeni, e per quanto possa estendersi la conoscenza
verso l’indefinitamente grande o in direzione dell’estremamente piccolo, la ragione
non riuscirà mai a cogliere la realtà nella sua totalità.
Tesi e antitesi delle antinomie dinamiche possono essere invece entrambe vere,
sebbene su livelli ontologici differenti: le tesi se riferite a una realtà metafenomenica
(che però è solo pensabile e non dimostrabile), detta da Kant noumeno; le
antitesi se riferite al mondo fisico dei fenomeni (campo dove, invece, la ragione
può affidarsi alle rigorose procedure conoscitive della scienza).
Segue quadro sinottico delle antinomie.
TESI ANTITESI
Prima Antinomia
Il mondo ha un suo inizio nel tempo e, rispetto allo spazio, Il mondo non ha né inizio, né limiti nello spazio, ma è infini-
è chiuso dentro limiti. to così rispetto al tempo come rispetto allo spazio.
Seconda Antinomia
Nel mondo ogni sostanza composta consta di parti Nel mondo, nessuna cosa composta consta di parti
semplici, e in nessun luogo esiste qualcosa che non sia o il semplici, e in nessuna parte del mondo esiste alcunché di
semplice o ciò che ne risulta composto. semplice.
Terza Antinomia
La causalità in base a leggi della natura non è l’unica da cui Non c’è nessuna libertà, ma tutto nel mondo accade
sia possibile far derivare tutti i fenomeni del mondo. Per la unicamente secondo leggi della natura.
loro spiegazione si rende necessaria l’ammissione anche di
una causalità mediante libertà.
Quarta Antinomia
Nel mondo c’è qualcosa che, o come sua parte o come sua In nessun luogo esiste un essere assolutamente necessario,
causa, è un essere assolutamente necessario. né nel mondo, né fuori del mondo, come sua causa.
• BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
I. KANT, Kritik der Reinen Vernunft, Hartknoch, Riga, 1781
EDIZIONI ON LINE:
HTTPS://DE.WIKISOURCE.ORG/WIKI/CRITIK_DER_REINEN_VERNUNFT_(1781)
HTTP://WWW.DEUTSCHESTEXTARCHIV.DE/BOOK/SHOW/KANT_RVERNUNFT_1781
I. KANT, I. KANT, Kritik der Reinen Vernunft, Hartknoch, Riga, 1787
EDIZIONI ON LINE:
HTTP://WWW.ZENO.ORG/PHILOSOPHIE/M/KANT,+IMMANUEL/KRITIK+DER+REINEN+VERNUNFT
HTTP://WWW.ZBK-ONLINE.DE/TEXTE/A0368.HTM
TRADUZIONI ITALIANE:
I. KANT, Critica della Ragion Pura, trad. di G. Gentile e G. Lombardo Radice, Laterza, Bari 1909-101 (riveduta e curata da V.
Mathieu a partire dal 1959)
I. KANT, Critica della Ragione Pura, trad. di G. Colli, Adelphi, Milano 1965
I. KANT, Critica della Ragion Pura, trad. di P. Chiodi, Utet, Torino 1967
I. KANT, Critica della Ragion Pura, testo originale a fronte, a cura di C. Esposito, Bompiani, Milano 2004
I. KANT, Prolegomena zu einer jeden künftigen Metaphysik, die als Wissenschaft wird auftreten können, Riga, 1783, trad.
it. di P. Martinetti, Prolegomeni ad ogni metafisica futura che vorrà presentarsi come scienza, Fratelli Bocca Editori,
Milano Torino Roma 1913
I. KANT, Metaphysische Anfangsgründe der Naturwissenschaft, 1786, trad. it. di P. Pecere, Bompiani Testi a Fronte, Milano
2003
STUDI:
P. MARTINETTI, Kant, Feltrinelli, MILANO 1968
F. BARONE, Logica formale e logica trascendentale, vol. I, Unicopli, Milano 1999
S. MARCUCCI, Guida alla lettura della C.d. R. Pura di Kant, Laterza, Bari-Roma 1997
S. MARCUCCI, Scritti su Kant, Edizioni ETS, Pisa 2010
Per una diversa visualizzazione visita:
https://www.slideshare.net/RenatoCurreli/commento-alla-prefazione-e-allintroduzione-della-critica-
della-ragione-pura
Ideato e realizzato da
Renato Curreli
docente di Filosofia e Storia
Liceo Classico G. Siotto Pintor – Cagliari
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