I
Donald Davidson
,! .
'
I
;
1
l
~
l
a WV. Quine
st'ne quo non
1
l
l
. Verita e interpretazione
II
~~;) .
(~ ~ a:auad:~~ ~ .f
. .......
- )
:~<-G ;t\ ~.:::_.r~.:
\.
-:.;
'---~ ........
! ...,
9. Interpretazione radicale
Kurt pronuncia le parole Es regnet e, in condizioni opportune, sappiamo che ha detto ~he pio:'e. Av~ndo identificato
il suo profenmento come proferlmento mtenz1onale e di carattere linguistico, possiamo procedere a interpretare le sue parole: possiamo dire che cosa significavano le sue parole in
quella particolare occasione. Che cosa potremmo sapere per
essere in grado di dir cio? In che modo potremmo venirlo a sapere? La prima domanda non equivale a chiedersi che cosa di
fatto sappiamo per essere in grado d'interpretare le parole altrui. E infatti possibile che ci sia qualcosa che potremmo sapere ma che non sappiamo, qualcosa la cui conoscenza sarebbe sufficiente per l'interpretazione; e d'altra parte none del
tutto chiaro che vi sia qualcosa che effettivamente sappiamo e
che ricopra un ruolo essenziale nell'interpretazione. La seconda domanda - come potremmo conseguire quella conoscenza che servirebbe per produrre delle interpretazioni non riguardl!, ovviamente, la storia concreta dell'acquisizione
linguistica. E quindi una domanda doppiamente ipotetica:
data una teoria che rendesse possibile l'interpretazione, quali
prove plausibilmente ~s~oni~ili a un. potenziale interprete
sorreggerebbero la teona m rmsura ragionevole? Nelle pagine
che seguono, tenter<'> di precisare queste domande e di avanzare qualche risposta.
Il problema dell'interpretazione si pone tanto per la nostra
lingua quanta per le lingue straniere; per parlanti della stessa
lingua, esso affiora nella domanda: come si puo stabilire che si
tratta della stessa lingua? Coloro che parlano la stessa lingua
possono procedere in base all'ipotesi secondo la quale espressioni identiche richiedono da parte loro una medesima interpretazione; questo pero non dice che cosa giustifichi l'ipotesi.
. La comprensione del discorso altrui compotta sempre un'in-
196
INTEJU>RETAZIONE RADICALE
INTERPRETAZIONE RAD!CALE
Si veda il saggio 1.
197
194
JNTERPRETAZ!Ot-rE RADICJ\LE
INT.ERPRETAZION:?: RADICALE
195
198
INl'ERPRETAZ!ONE RADICAU
INnRPRETAZIONE RADICAI.E
3 L'idea di un manuale di traduzione con opportune restrizioni empiriche, come mezzo per studiare, certi problerru di filosofia del linguaggio, pro
viene, ovviamente, da Quine. E un'idea che ha ispirato gran parte delle mie riflessioni in proposito, e per importanti aspetti Ia mia proposta si avvicina
molto a quella di Quine. Poiche Quine non aveva intenzione di rispondere alle
domande che ho posto, I'affermazione per cui il metodo della traduzione non
rappresenta una soluzione adeguata al problema dell'interpretazione radicale
non in akun modo una critica alle tesi di Quine.
199
toriferimento indessicale e fuori luogo in una teoria che dovrebbe funzionare per qualunque interprete. Se decidiamo di
accettare questa difficolta, resta sempre il fatto che il metodo
di tradU2ione non dice, anzi pone al di la della portata della
teoria cio che dobbiamo sapere per essere in grado d'interpretare la nostra lingua. Una teoria della traduzione deve ravvisare
negli enunciati una qualche struttura, ma non c'e ragione d'aspettarsi che cl faecia capire il modo in cui i significati degli
enunciati dipendono dalla struttura.
U?a teoria soddisfacente per interpretare i proferimenti di
una lingua, compresa la nostra, dovra mettere in luce una
struttura semantica significativa: per esempio I'interpretazione
dei proferirnenti di enunciati complessi dipendera sistematicament~ ?all'interp.retazione dei profenmenti di enunciati piu
semplici. Supporuamo di aggiungere a una teoria della traduzione una soddisfacente teoria dell'interpretazione per la nostra madrelingua. Avremmo allora esattamente quel che volevamo, ma in forma inutilmente ingombrante. Per ciascun
enunci~to della lingua da tradurre, il manuale di traduzione
confez10na un enunciate della lingua de! traduttore; la teoria
dell'interp_retazione da poi l'interpretazione di questi enunciati
arnili:i1i E'. chiaro che il riferimento alla lingua madre e superfluo, e un mtermediario non richiesto fra l'interpretazione e la
lingua straniera. Le uniche espressioni che una teoria dell'interpretazione deve menzionare sono quelle appartenenti alla
lingua da interpretare.
, Una teoria dell'interpretazione per un linguaggio oggetto
puo dunque essere pensata come il risultato dell'unione di una
teoria dell'interpretazione rivelatrice di struttura e di un sistem~ di traduzione dalla lingua sconosciuta in quella nota.
L'uruone fa sl che ogni riferimento alla lingua nota sia ozioso
quando si lascia cadere tale riferimento rimane una teoria del~
l'interpretazione strutturalmente rivelatrice per il linguaggio
oggetto, ~vviamente espressa in parole familiari. Teorie de! genere! a nuo parere, sono rappresentate dalle teorie della verita
del tlpo che Tarski per primo ciha insegnato a costruire~.
L' elemento caratterizzante di una .teoria della verita alla
200
"INTERPRE1:AZ!ONE RADICALE
INTERPRErA2IONE llAD!CALE
Tars~ e il fatto che essa ~plica, per ogni enunciato e del Jin_ ,;F
guagg:io oggetto, un enunoato della forma seguente:
201
lingua naturale puo essere usata come teoria dell'interpreta.. zione. La difesa sara costituita dal ;entativo di rispondere a tre
domande:
rale?
:.$;.
Per comprendere il problema, tomera utile prendere brevemente in considerazione il caso in cui un frammento signilicativo di una lingua (insieme a uno o due predicati semantici)
viene usato per formu}are una teoria della verita per quel frammento stesso. Secondo ]a Convenzione V di Tarski, il fatto che
una teoria implichi logicamente tutti i V-enunciati rappresenta
una verifica della sua ::.deguatezza. A quanta sembra questo
esame non puo essere superato senza assegnare agli enunciati
della lingua una forma che somiglia molto a quella della quantificazione standard e senza far appello, entro la teoria, a una
nozione relazionale di soddisfacimento 6 Ma a proposito dei
V-enunciati, cio che colpisce eil fatto che, qualunque sia l' appa-
Per una discussione dei modi in cui una teoria della verita puo affron-
tare la questione dei dimostrativi e delle conseguenti modifiche della Convenzione V, cfr. S. Weinstein, Truth and Demonstratives, cit.
6 Si veda J. Wallace, On the Frame cf &ference, cit.; cfr. inoltre, sopra, il
saggio 3.
200
'JNTERPRT,12JONE RADICALE
Tars~ e il fatto che essa ~plica, per ogni enunciato e del lin.-
guaggio oggetto, un enunciate della forma seguente:
dornande:
1. E ragionevole pensare che per una lingua naturale possa
ssere fornita una teoria della verita del tipo descritto?
e 2. Basandosi sull'evidenza plausibilmente disponibile a un
jnterprete privo di precedenti conoscenze della lingua da interpretare, sarebbe possibile dire se una tale teoria sia corretta?
3. Se fosse nota la verita della teoria, sarebbe possibile interpretare i proferimenti dei parlanti della lingua?
d~ratt come ap.?art~ne~ti ~ dominio delle variabili del linguagg10 o~gett~. Gli ass1onu, di numero finito, sono di due specie:
~cum espruno~o le condizioni alle quali una successione soddisfa un enunciato complesso sulla base delle condizioni di
sod~s~a~ento di .e~unciati pill semplici; altri esprimono le
c?;idiz10~ ~e qu~ ns~tano soddisfatti gli enunciati (aperti)
pm semplia. La venta viene definita per enunciati chiusi sulla
base della nozione di soddisfacimento. Come dirnostra Tarski
una teoria ricorsiva come questa puo essere trasformata ~
una d~finizione esplicita secondo modalita note, purche il lin~aggio della teona contenga una quantita sufficiente di teona deg~ insiemi; noi pero non ci occuperemo di quest' altro
passaggio.
Ab~~o po~ ult~ri~ri complicazioni se i nomi propri e le
espress1oru funz1onali nsultano essere caratteristiche irriducibili d~ ~gua~!Pc:> _ogget1;0. ~iu delica:a e la questione riguardante ~ disi:os1~~ mdess1cali. A Tarski interessavano linguaggi
formalizzatt pnvi di aspetti indessicali o dimostrativi. Per questo poteva considerare gli enunciati come i veicoli della verita:
~stendere la teoria ai proferimenti e in tal caso banale. Ma le
lingue naturali contengono inevitabilmente elementi indessicali a pro~si~ne - ad ese~pio i tempi verbali - e pertanto i
loro enunaatt possono vanare quanto a valore di verita a sec_onda del tempo e del parlante. rimedio e quello di carattenzzare la verita per una lingua relativarnente a un tempo e ad
~ parlante. Anche qui l' estensione ai proferimenti e automatlca5.
.:1:
..~.
.:.';;I!
;,!
~~r;
:;;,,
'.~r
:r1
~
:;!...
l. Si puo elaborare una teoria della verita per una lingua natu-
rale?
Per comprendere il problema, tornera utile prendere brevemente in considerazione il caso in cui un frammento significativo di una lingua (insieme a uno o due predicati semantici)
viene usato per formulare una teoria della verita per quel fram
mento stesso. Secondo la Convenzione V di Tarski, il fatto che
una teoria implichi logicamente tutti i V-enunciati rappresenta
una verifica della sua adeguatezza. A quanto sembra questo
esame non puo essere superato senza assegnare agli enunciati
della lingua una forma che somiglia molto a quella della quantificazione standard e senza far appello, entro la teoria, a una
nozione relazionale di soddisfacimento 6 Ma a proposito dei
V-enunciati, cio che colpisce eil fatto che, qualunque sia l' appatare la questione dei dimostrativi e delle conse~enti ~odifiche della Convenzione V cfr. S. Weinstein, Truth and Demonstrattves, at.
veda J. Wallace, On the Frame of Reference, cit.; cfr. inoltre, sopra, il
0
SI
201
INTERPRETAZIONE MDICALE
Per una discussione dei modi in cui una teoria della verita puo affron
saggio 3.
!?ll'ERPRETAZIONE RADICALE
202
203
!NTERPRETAZIONE RAD!CALE
rato che deve esser messo all' opera per produrli e quali che sia.- .
no gli. ingranaggi ontologici necessari, in ultirna analisi % .
V-enunciato formula le condizioni di verita di un enunciato . .
senza impiegare risorse piu ricche di quelle dell' enunciato .
stesso, poiche impiega in effetti le stesse risorse. Se l' enunciato .
originario non fa menzione di rnondi possibili, entita intensionali, proprieta o proposizioni, neppure lo fara la formulazione
delle sue conclizioni di verita.
. Non esiste un modo altrettanto semplice per dire qualcosa
di analogo per una lingua straniera senza far ricorso (come
Tarski) a una nozione non analizzata di traduzione. Ma cio che
possiamo fare per la nostra lingua dobbiamo esser in grado di
farlo anche per un'altra; il problema - come si vedra - e sapere che lo stiarno facendo.
La restrizione imposta esigendo una teoria che sodd.isfi la
Convenzione V appare considerevole; nell' osservanza di questa restrizione, non conosciamo a tutt'oggi un metodo generalmente accettato per trattare un gran numero di problemi: per
esempio gli enunciati che imputano atteggiamenti, le modalita
gli asserti causali generali, i controfattuali, gli aggettivi attribu:
tivi, quanticatori come la maggior parte di>> e cosl via. D'altro canto assistiamo a progressi che mi paiono assai imponenti.
Per fare qualche esempio, ci sono le ricerche di Tyler Burge sui
n?mi propri 7, quelle di Gilbert Harman sul dovere 8 , quelle
di John Wallace sui termini-massa e i comparativi9 e quelle
condotte da me sulle attribuzioni di atteggiamenti e sui performativi 10, sugli avverbi, gli eventi, gli asserti causali singolari H e
sulla citazione 12.
Se siamo inclini al pessimismo riguardo a quanto ancora
resta da fare (o a qualche aspetto di quanto e gia stato fatto!),
dovremrno rarnmentare la splendida irnpresa portata a compi-
..
di~Dummett chiama generalita multi~lan. ~rege, no~ pensava a una teoria della verita nel senso di Tarski, ma e e"'.1d~nt~
che i1 genere di struttur:e che egli cercava, e che i:~vo, e di
.. quelli per cui puo essere costruita una teoria dell_:a venta. . ,
n compito di applicare nei dettagli una teona ~ella v7nta. a
una lingua naturale si articolera quasi certamente, m pratl.~a, m
due fasi. Nella prima si caratterizzera la ~erit~ non per la lin~a
intera ma per una parte attentamente rrre~e~tata della
. gua. Benche indubbiamen~e g~~a d~ Pt.l;11to di ~s~a gramma~
cale, questa parte conterra un infinit~ di enunoau che esaur1sce le capacita espressive dell'inter~ ~~a. La ~econda fa~e
dovra associare ognuno degli enunc1au nm.anen~ a. un~ o (m
caso di ambiguita) piu degli enunciati per 1. quali s~a .~a stata
caratterizzata la verita. Possiamo pensare agli enunoatl mteressatl dalla prima fase come ad enunciati che es~rimono la forma
logica o struttura profonda di tutti gli enunciati.
Ur:-
!'
2. Si puo verificare una t~oria delta verita media~te_ aprllo all'evidenza disponibile prima che ab;ia avuto imzzo l mterpretazione?
La Convenzione V dice che una teoria della verita e soddisfacente se genera un V-enunciato per cias~ enunciato. ~e,l
linguaggio oggetto. Per dirnostrare che un~ teona ~ella venta ~
empiricamente corretta, dunque, e suffioe.nte verificare che t
V-enunciati siano veri (in pratica un camp1one ad~g:iato c~n
fermera la teoria in misura ragionevole). I V-enuno~tl menz1~
nano unicamente gli enunciati chiusi della lingua, s1cche l':v:denza decisiva potra essere costituita esclusiv~ent~ da fat~ i;.guardanti il comportamento e gli atteggiamentl. de1 p~lantt ~
rapporto agli enunciati (certamente roll.a base di pro~erunen~):
Una teoria utilizzabile deve ovviamente trattare gli ~nun~tatl
come concatenazioni di espressioni aventi lunghezza it;fei:iore
a quella di un enunciate; deve inoltre intr~dw;re noztoru semantiche come quelle di soddisfacimento e ~enmen~o, e ~ev~
far appello a un' ontologia di sequenze e di oggetu ordinatt
204
lNTERPRETAZIONE RADICALE
INTERPRETAZIONE RADICALE
205
dir
ch Ii
ul
al bill
c
ffJ
jnterprete; intendendo con
le prove.- - come ora s~pp1amo
c1ente e unp 'chi logicamente ris tati v uta sotto Lonna ~
_ della verita dei V-enunaatl. Tale evidenza non puo essere
~ cosrituita da descrizioni pa~colru;eggiate. de~e .cr~denze. e
di V-enunciati, i quali non fanno menzione. dell'apparato
stesso. Una teoria della verita riconcilia dunque la richiesta di -'.~ ' . delle intenzioni del parlante; infatt:J. le attnbuzioru d atteggiaun.a teor~a che esibisca una struttura gr~aticale ~on la ri- ;g '
rnento, almeno quando si richiede una cer;ta accuratezza, necessitano di una teoria che deve avvalers1 esattamente della
chiesta di una teoria che possa essere verificata solo m base a . ] ,
iJ:
stessa evidenza su cui si basa l'interpretazione. L'interdipencio che dice degli enunciati.
denza tra credenza e significato risulta chiara da questo: un
Nell'indagine di Tarski i V-enunciati sono considerati veri .\
perche si assume che il lato destro del bicondizionale sia una :;;.
parlante reputa vero un enunciato ~ ragio~e di ~o ~~e l'enun:
traduzione dell'enunciato peril quale si stanno dando le condi- ..,
ciato. significa (nella sua lingua) e 111 ragione di c10 che egli
zioni di verita. Mase assumiamo preliminarmente che si possa
crede. Sapendo che egli reputa vero l'enunciato e conoscenriconoscere una traduzione corretta, svuotiamo in anticipo il
done il significato, possiamo inferire la sua credenza; avendo
senso dell'interpretazione radicale; nelle applicazioni empirisufficienti informazioni sulle sue credenze, potremmo, forse!
che dobbiamo abbandonare tale ipotesi. Io propongo d'inverinferire il significato. Ma l'interpretazione radicale dev: b.asa_r~1
tire la direzione della spiegazione: dando per scontata la tradusu un' evidenza che non presupponga la conoscenza di s1gnifizione, Tarski fu in grado di definire la verita; qui, l'idea e
cati o la conoscenza dettagliata di credenze.
.
Un buon punto d'avvio e l'atteggiamento che cons1~te nel
quella di prendere Ia verita come fondamento e ricavarne una
reputare vero un enunciato, ndl'accettarlo come v~ro. S1 tratta
spiegazione della traduzione 0 dell'interpretazione. Dal punto
di vista dell'interpretazione radicale i vantaggi sono evidenti.
ovviamente di una credenza, ma e comunque un smgolo a~e~La verita risulta essere una singola proprieta che si applica o
giamento applicabile a tutti gli ei:-unciati ~- p~rt:int? ~on c1 nchiede di essere in grado di tracaare sottili distinz1oru tra credenze. Di un simile atteggiamento si puo plausibilmente assumeno ai proferimenti, mentre ogni proferimento ha la propria
interpretazione; ed e piu facile collegare la verita con atteggiamere che un interprete sia in grado d'identificarlo prima anmenti molto semplici assunti dai parlanti.
cora di poter interpretare; egli puo infatti sapere che una ~e:Non e difficile riformulare la Convenzione V senza richiasona pronunciando un enunciato intende esprimere un~ ven~a;
marsi al concetto di traduzione: una teoria della verita accettasenza sapere affatto diquale verita si tratti. Non che la smcenta
dell'asserzione sia l'unica ragione per supporre che una perbile deve implicare logicamente per ogni enunciato e del linguaggio oggetto un enunciate della forma: e e vero se e solo se
sona reputa vero un enunciate. Le ~en~~gne, .i comandi, i r~cp, dove p va rimpiazzato con un qualungue enunciato che
conti, l'ironia _ qualora vengano mdiVlduatl come ~::ieggia:
sia vero see solo se lo e e. Sulla scorta di questa formulazione,
menti _ possono rivelare se un parlante tenga per ven: propn
la teoria viene valutata semplicemente mettendo alla prova la
enunciati oppure no. Non c'e ragione d'esd~d~re altn ~ttegverita dei V-enunciati; abbiamo infatti rinunciato all'idea di
giamenti verso gli enunciati, come ad esemp~o I augurars1 c~e
dover altresi specificare se cio che rimpiazza P sia anche una
un enunciato sia vero, il volerlo rendere vero, il credere che 1etraduzione di e. Si potrebbe credere che, se chiediamo cosi
nunciato stia per essere reso vero da noi, e cosi via; io tendo
poco ai V-enunciati, non ne risultera mai una teoria dell'interpretazione. Ed ovviamente sarebbe cosi, se prendessimo i v.
enunciati urio per uno. Ma noi speriamo appunto che, imponendo opportune restrizioni formali ed empiriche aila teoria
14 Si veda la nota 11 de! saggio 2 per alcune precisazioni essenziali.
?o.
206
.INTERPRETAZIONE RADICAl.E
INTIRPRETAZIONE RADICALE
e detto da x al tempo
.;->:
.~ i:,
.~:
207
sere preso qui troppo alla lettera, dal momento che gli enunciati sono infiniti; e comunque, una volta che la teoria cominci
a prendere forma, e sensate accettare gli errori intelligibili e tener conto della probabilita relativa di vari tipi d'erroreis.
processo d' elaborazione di una teoria della verita per
una lingua ignota potrebbe presentarsi, molto schematicamente, nel modo seguente. Anzitutto cerchiamo il modo migliore per adattare la nostra logica ill.a nuova Ht:~ nella misura necessaria per ottenere una teona che soddisfi la Conven. zione V; do puo implicare l'individuazione di una struttura logica della teoria della quantificazione del primo ordine (con
identita) nella lingua, senza prendere le costanti logiche una
per una, ma considerando questo segmento di logica come griglia da adattare al linguaggio in una sola mossa. Il materiale
probatorio e costituito qui da classi di enunciati invariabilmente reputati veri (o falsi) da quasi tutti i parlanti in quasi
ogni circostanza (verita logiche potenziali) e da schemi d'inferenza. La prima fase e l'identificazione di predicati, termini
singolari, quantillcatori, connettivi e identita; in teoria, questa
fase dirime le questioni di forma logica. La seconda fase si concentra sugli enunciati contenenti termini indessicali, doe quegli enunciati reputati talora veri, talora falsi, a seconda di certi
mutamenti evidenziabili nel mondo. Questa fase, insieme con
la prima, limita le possibilita d'interpretazione dei singoli predicati. L'ultima fase si occupa degli enunciati restanti, quelli su
cui non c' e accordo uniforme o quelli i cui valori di verita reputati non dipendono sisternaticamente da mutamenti. ambientali 16.
208
INTERPRETAZIONE RADICAI.E
JNTEKPIETAZIONE RADICALE
Questa metodo mira a risolvere il problema dell'interdipendenza tra credenza e significato mantenendo quanto piu
possibile costante la credenza e ricavando i1 significato. Cio si
effettua assegnando agli enunciati stranieri condizioni di verita
tali da rendere corretti i parlanti nativi ogni qual volta sia plausibile farlo naturalmente secondo la nostra concezione della
correttezz;. Cio che giustilica la procedura e il fatto che l' accordo e il disaccordo sono parimenti intelligibili solo sullo
sfondo di un ampio accordo. Applicato al linguaggio, questo
principio suona cosl: quanti piu enuncia~ ~onveniai;:-o. d 'accettare o respingere (con o senza la mediazione dell mterpretazione), tanto meglio comprendiamo i rimanenti, sia che ci troviamo d' accordo su di essi oppure no.
Il principio metodologico di interpretare in modo da ottimizzare l' accordo non deve essere concepito come fondato su
un presupposto di indulgenza nei confronti dell'intelligenza
um.ana, presupposto che potrebbe rivelarsi false. Se non riusciamo a trovare un modo per interpretare i proferimenti e al- .
tri comportamenti di un essere come rivelatori di un insieme di
credenze ampiamente coerenti e vere secondo i nostri criteri,
non abbiamo motive di considerare razionale quell'essere, ne
di considerarlo in grado di avere credenze o di dire alcunche.
Vorrei interporre qui iin'osservazione sulla metodologia
della mia proposta. In filosofia siamo avvezzi all'uso di definizioni, analisi e riduzioni. Queste cose mirano tipicamente a
condurci da concetti di cui abbiamo una comprensione chiara,
o migliore, o piu fondamentale dal punto di vista epistemologico 0 ontologico, ad altri con~etti ~e desideri~o capire. n
metodo che ho delineato non nentra m nessuna di queste categorie. Quella che ho proposto e una relazione meno rigida tra i
concetti da chiarire e quelli relativamente piu elementari. Al
centre del quadro si trova una teoria formale, una teoria della
verita, che impone una struttura complessa a enunciati contenenti le nozioni primitive di verita e soddisfacimento. Tali nozioni trovano applicazione :in base alla forma della teoria e alla
natura dell' evidenza. Il risultato e una teoria parzialmente :interpretata. n vantaggio di questo metodo non e tanto nel suo
libero richiamo alla nozione di conferma in base a prove, ma
nell'idea di una teoria potente interpretata nel punto pill vantaggioso. Questo ci consente di riconciliare l' esigenza di una
struttura semanticamente articolata con una teoria che risulta
209
.3. Sapendo 7he un~ ~eoria 4etla v~rita soddisfa t' crteri empin"ct'
e formalz descnttt, posszamo mterpretare proferimenti della
lingua per la qitale essa euna teoria?
1'
II
I
.i'.
~
t'
l
i
!I
i
210
INTERPRETAZlONE RADICALE
INTERPRETAZIONE MD!CALE
211
che un V-enunciato soddisfi il criteria della traduzione. Tuttavia, ci e sfuggito finora il fatto che abbiamo individuato un criteria alternativo: tale criteria ci dice che il cornplesso dei
V-enunciati deve adattarsi in modo ottimale (nel senso descritto sopra) all'evidenza riguardanti gli enunciati che i parlanti nativi reputano veri. La nostra idea e questa: cio che Tarski semplicemente assumeva per ciascun V-enunciato puo essere determinato indirettamente, mediante l'imposizione di
una restrizione di carattere olistico. Se la restriziane e adeguata, ogni V-enunciato produrra di fatto un'interpretazione
accettabile.
Un V-enunciato appartenente a una tearia ernpirica della
verita puo quindi essere utilizzato per interpretare un enun-
.... ~
17 Si veda ii