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Donald Davidson

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Societa editrice il Mulino

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9. Interpretazione radicale

Kurt pronuncia le parole Es regnet e, in condizioni opportune, sappiamo che ha detto ~he pio:'e. Av~ndo identificato
il suo profenmento come proferlmento mtenz1onale e di carattere linguistico, possiamo procedere a interpretare le sue parole: possiamo dire che cosa significavano le sue parole in
quella particolare occasione. Che cosa potremmo sapere per
essere in grado di dir cio? In che modo potremmo venirlo a sapere? La prima domanda non equivale a chiedersi che cosa di
fatto sappiamo per essere in grado d'interpretare le parole altrui. E infatti possibile che ci sia qualcosa che potremmo sapere ma che non sappiamo, qualcosa la cui conoscenza sarebbe sufficiente per l'interpretazione; e d'altra parte none del
tutto chiaro che vi sia qualcosa che effettivamente sappiamo e
che ricopra un ruolo essenziale nell'interpretazione. La seconda domanda - come potremmo conseguire quella conoscenza che servirebbe per produrre delle interpretazioni non riguardl!, ovviamente, la storia concreta dell'acquisizione
linguistica. E quindi una domanda doppiamente ipotetica:
data una teoria che rendesse possibile l'interpretazione, quali
prove plausibilmente ~s~oni~ili a un. potenziale interprete
sorreggerebbero la teona m rmsura ragionevole? Nelle pagine
che seguono, tenter<'> di precisare queste domande e di avanzare qualche risposta.
Il problema dell'interpretazione si pone tanto per la nostra
lingua quanta per le lingue straniere; per parlanti della stessa
lingua, esso affiora nella domanda: come si puo stabilire che si
tratta della stessa lingua? Coloro che parlano la stessa lingua
possono procedere in base all'ipotesi secondo la quale espressioni identiche richiedono da parte loro una medesima interpretazione; questo pero non dice che cosa giustifichi l'ipotesi.
. La comprensione del discorso altrui compotta sempre un'in-

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INTEJU>RETAZIONE RADICALE
INTERPRETAZIONE RAD!CALE

Per ragioni del tutto diverse, l'interpretazione radicale non -

puo sperare di utilizzare come evidenze per comprendere il si~


gnificato di un enunciate un resoconto delle intenzioni complesse e sottilmente differenziate con le quali I'enunciato viene
proferito nei casi tipici. Non e facile vedere come una simile .....,,.,:3!l1~,,... .
impostazione possa affrontare il carattere strutturale e ricorsivo del linguaggio, carattere che si rivela essenziale per spiegare come sia possibile comprendere nuovi enunciati. Ma la
difficolta principale e che non possiamo sperare di dare un
senso all' attribuzione di intenzioni finemente differenziate in.
dipendentemente dall'interpretazione del discorso. Cio non
perche non si possano porre le domande necessarie, ma perche l'interpretazione delle intenzioni di un agente, quella delle sue credenze e quella delle sue parole sono tutte parti di un
unico progetto e nessuna di esse puo essere considerata completa prima che lo siano le altre. Se e vero questo, non possiamo assumere tutto il corredo delle intenzioni e delle credenze come evidenza di base per una teoria dell'interpretazione radicale.
Siamo ora in grado di dire qualcosa di piu su cio che puo
servire a rendere possibile l'interpretazione. L'interprete deve
poter comprendere qualunque enunciate fra gli infiniti che il
parlante potrebbe dire. Se vogliamo formulare esplicitamente
che cosa l'interprete potrebbe sapere per essere in grado di far
cio, dobbiamo specicarlo in forma finita 2 E se vogliamo soddisfare questo requisite, occorre abbandonare ogni speranza di
trovare un metodo universale d'interpretazione. IJ massimo
che ci si puo aspettare e una spiegazione di come un interprete
potrebbe interpretare gli enunciati proferiti dai parlanti di una
singo]a lingua (o di un numero finito di lingue): non ha senso
richiedere una teoria in grado di produrre un'interpretazione
esplicita di qualunque proferimento in qualunque lingua (possibile).
None ancora chiaro, ovviamente, che cosa voglia dire che
una teoria e in grado di produrre un'interpretazione esplicita
di un proferimento. La fonnulazione del problema sembra invitare a concepire la teoria come la speci:ficazione di una funzione che assuma i proferimenti come argomenti e che abbia
2

Si veda il saggio 1.

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interpretazioni come valori. ~a .allora ~e !nt~rpre.tazioni n_c;n


arebbero in una posizione rrugliore de1 s1gnificau e~ pr~pno
~ome questi, sarebbero entita di. qua1che gener~ ~tenoso.
Sembra quindi consigli~bile ?~~cn_ve~e 9uel ~e s1 n~ede alla
teoria senza riferimentl espliati at s1gnifica~ o all~ mterpreta:
zioni: chi conosce la teoria sa interpretare i proferunentl a cm
essa si applica.
.
.
,.
Il Secondo requisite generale di una teona d.ell mterpret~
zione e quello di pater essere conf~rma~a .~ verific~ta da evi
denze probatorie plausibilmente disporubi? a un mterprete.
Dal momenta che la teoria e. gc:n~rale. - ooe. d~ve valere per
un numero potenzialmente infinite di enunc1atl - _ve;rebb~
naturale concepire le prove a suo favore come esemp1 di par1:1colari interpretazioni riconosciute corrette. E nat:iralmente
questa situazione si presenta e.ffettivamen~~ per un mterprett
che abbia ache fare con una lingua che gia co~osce. Norma mente ii parlante di una lingua ~on_ e capace d1 produrre una
teoria finita esplicita per la propna lingua, ma puo mettere all~
prova una teoria che venga pr?p~sta, dal moment? che PU?
dire se la teoria dia interpretazioru esatte quando viene applicata a proferimenti specifi.ci.
.
.
.
Nell'interpretazione radicale, pero, la teona ha il cor:ip1to
di fornirci una comprensione di profe~enti partic~l~ che
none disponibile in anticip~; I?ercio _l'evidenza .de~ova. per
la teoria non puo essere costltmta da mterpreta21oru-camp1one
corrette. Per avere un valore generale l' evidenza deve esser~
tale da risu1tare accessibile anche a chi non sa gia interpret~e ~
proferimenti che la teoria. e destinata .a indudere; de~~ qwn?i
trattarsi di evidenza che s1 possa specificare senza ut:ll1Zzare m
modo essenziale concetti linguistici come quelli di significato,
interpretazione, sinonimi~ e simili. .
.
f
Prima di dire quaJ e ii genere di teona che Secondo me arebbe al caso nostro, vorrei discutere un'ultima pro~s~a altedI
nativa: quella per cui la teoria che ci occorre no.n e ruente
pill che un rnetodo di traduzione dalla lingua da mterpretare a
quella dell'interprete. Una teoria. simile consisterebbe nell~
specicazione di un metodo effettl~o per pass~e da un enun
ciato arbitrariamente scelto della lingua straruera a un e~~
ciato della lingua nota; la teoria soddisfe~ebbe cosl il ~equ~~ato
che prevede un metodo finitamente specicato e appli~abile a
qualsiasi enunciate. Ma non credo che un manuale di tradu-

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JNTERPRETAZ!Ot-rE RADICJ\LE
INT.ERPRETAZION:?: RADICALE

terpretazione radicale. Ma, affinche i presupposti non passino


inosservati, sara bene concentrarci SU Casi in Cui e piu evidente
l'esigenza di un'interpretazione: vale a dire i casi di interpretazione di una lingua in un' altra 1
Che genere di conoscenza e richiesta per l'interpretazione?
Si potrebbe rispondere concisamente: la conoscenza del significato di ciascuna espressione significativa. In tedesco le parole
pronunciate da Kurt significano che piove, e Kurt parlava in
tedesco. Dunque, pronunciando le parole Es regnet, Kurt
ha detto che piove. La risposta non e una semplice riproposizione del problema, come potrebbe sembrare di primo acchito. Essa infatti indica che, per passare da una descrizione
che non interpreta (il suo proferimento delle parole Es regnet) a una descrizione interpretativa (l' aver egli detto che
piove), dobbiarno introdurre un sistema di parole ed espressioni (che possono essere esemplificate o meno in proferimenti
effettivi); e si tratta di un'indicazione importante. La risposta
non ci offre tuttavia altro aiuto, in quanta non dice in che cosa
consiste ii sapere che cosa un'espressione significa.
In realta e presente anche l'idea che a ciascuna espressione
signifi.cativa corrisponda un'entita, ii suo significato. Tale idea,
anche se non errata, si e rivelata scarsamente proficua; essa,
tutt' al piu, non fa che ipostatizzare ii problema.
La disillusione nei confronti dei signicati, intesi come
mezzi per ottenere una spiegazione accettabile della comunicazione o dell'interpretazione, puo servire a comprendere come
mai alcuni filosafi abbiano cercato di fare a meno non solo dei
significati, ma di qualunque teoria seria. Quando i concetti su
cui facciamo assegnamento nel tentativo di spiegare l'interpretazione si rivela.110 ancor pill enigmatici di cio che dovrebbero
spiegare, si e tentati di pensare che la comunicazione linguistica, in fondo, non sia altro che una serie di complicate vibrazioni dell' aria, che formano un legame causale tra le attivita
non linguistiche degli agenti umani. Ma sebbene i discorsi in
terpretabili non siano che (cioe siano identici a) azioni com1 II. tennine irlterpretazione radicale eteso a suggerire una forte affinitil
con la traduzione radicale di Quine. L'affinita non e pero identita, e una
delle differenze e segnalata proprio dal tennine interpretazione al posto di
traduzione: nel primo caso, si ha una maggiore accentuazione dell'aspetto
esplicitamente semantico.

195

piute sulla base di svariate intenzioni non linguistiche (mettere


in guardia, controllare, divertire, distrarre, insultare), e sebbene queste azioni a loro volta non siano che (cioe siano identiche a) movimenti intenzionali delle labbra e della laringe, questa osservazione non ci fa affatto progredire verso una spiegazione generale e intelligibile di che cosa dovremmo sapere per
essere in. grado di ridescrivere dei proferimenti non interpretati tr.asformandoli in proferirnenti interpretati del genere appropnato.
. n richiamo ai significati ci conduce, rispetto al punto da
cui eravamo partiti, ancor piu lontano dagli accadimenti non
linguistici che devono fornire l' evidenza probatoria per l' interpretazione; I'atteggiamento del nient' altro che non ci offre
alcun indizio per capire la relazione fra tale evidenza e cio che
senza dubbio essa comprova.

Altre possibili proposte per colmare ii divario risultano in


vari modi insufficienti. Le teorie causali di Ogden e Richards e di Charles Morris tentavano di analizzare il significato
degli enunciati, prendendoli uno alla volta, sulla base di dati
comportamentali. Anche se queste teorie avessero funzionato
per gli enunciati piu semplici (ed e chiaro che non funzio
nano), esse lasciavano intatto ii problema di estendere ii metodo a enunciati di complessita maggiore e di superiore livello
cl' astrattezza. Un altro tipo di teoria parte dal tentativo di coll~gare le parole, anziche gli enunciati, coi fatti non linguistici.
E un tentativo che lascia ben sperare, perche il numero delle
parole e finito, a differenza di quello degli enunciati, e nondimeno ogni enunciate non e altro che una concatenazione di
parole: cio apre uno spiraglio a una teoria che interpreti
ognuno degli infiniti enunciati impiegando unicamente risorse
finite. Tuttavia simili teorie non riescono a far i conti con l' evidenza disponibile, poiche appare chiaro che le caratteristiche
delle parole non possono essere spiegate direttamente sulla
base di fenomeni non linguistici. Il motivo e semplice: i fenomeni a cui dobbiamo rivolgerci sono gli interessi e le attivita
e:malinguistiche al cui servizio si trova ii linguaggio, un servi
zio che puo essere svolto dalle parole solo nella misura in cui
queste si trovano incorporate. negli enunciati ( oppure, occasionalmente, costituiscono esse stesse degli enunciati). Ma allora
nori c' e speranza di dare una spiegazione fondazionale delle
parole prima di averne data una degli enunciati.

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INl'ERPRETAZ!ONE RADICAU

INnRPRETAZIONE RADICAI.E

zione sia la forma migliore che una teoria dell'interpretazione__


possa assumere'.
Se il nostro scopo e l'interpretazione, il metodo di traduzione si occupa del tema sbagliato, cioe della relazione tra due
lingue, mentre quel che vogliamo e l'interpretazione di una lingua (in un'altra, naturalmente: ma questo va da Se,. giacche
ogni teoria e espressa in qualche lingua). Non poss1amo senza creare confusione - considerare la lingua usata per formulare la teoria come parte dell'oggetto trattato dalla teoria,
salvo che questa scelta venga esplicitata. N el caso generale, una
teoria della traduzione chiama in causa tre lingue: il linguaggio
oggetto, il linguaggio d'arrivo e il metalinguaggio (cioe, rispettivamente, i linguaggi di partenza e d' arrivo della traduzione, e
il linguaggio della teoria che dice quali espressioni del linguaggio soggetto traducono le espressioni del linguaggio oggetto).
E, in questo caso generale, possiamo sapere quali enunciati del
linguaggio d' arrivo traducono quail enunciati de! linguaggio
oggetto senza sapere che cosa significa un enunciato qualsiasi
di uno dei due linguaggi (perlomeno in qualunque senso che
permetterebbe a chi comprendesse la teoria d'interpretare gli
enunciati del linguaggio oggetto). Se per caso il linguaggio
d'arrivo e identico al linguaggio deUa teoria, colui che comprende la teoria puo senza dubbio usare il manuale di traduzione per interpretare proferimenti della lingua straniera; ma
cio accade perche egli si avvale di due fatti di cui egli ea conoscenza e che la teoria non enuncia: il fatto che il linguaggio d' arrivo e la sua lingua madre, e la sua conoscenza del modo in
cui s~ interpretano i proferimenti in questa lingua.
E macchinoso cercare di rendere esplicita l'ipotesi che un
enunciato menzionato appartenga alla lingua dello specifico
parlante. Per esempio potremmo tentare: Nella lingua di
Kurt, "Es regnet" si traduce come "Piove" nella mia, ma l'au-

3 L'idea di un manuale di traduzione con opportune restrizioni empiriche, come mezzo per studiare, certi problerru di filosofia del linguaggio, pro
viene, ovviamente, da Quine. E un'idea che ha ispirato gran parte delle mie riflessioni in proposito, e per importanti aspetti Ia mia proposta si avvicina
molto a quella di Quine. Poiche Quine non aveva intenzione di rispondere alle
domande che ho posto, I'affermazione per cui il metodo della traduzione non
rappresenta una soluzione adeguata al problema dell'interpretazione radicale
non in akun modo una critica alle tesi di Quine.

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toriferimento indessicale e fuori luogo in una teoria che dovrebbe funzionare per qualunque interprete. Se decidiamo di
accettare questa difficolta, resta sempre il fatto che il metodo
di tradU2ione non dice, anzi pone al di la della portata della
teoria cio che dobbiamo sapere per essere in grado d'interpretare la nostra lingua. Una teoria della traduzione deve ravvisare
negli enunciati una qualche struttura, ma non c'e ragione d'aspettarsi che cl faecia capire il modo in cui i significati degli
enunciati dipendono dalla struttura.
U?a teoria soddisfacente per interpretare i proferimenti di
una lingua, compresa la nostra, dovra mettere in luce una
struttura semantica significativa: per esempio I'interpretazione
dei proferirnenti di enunciati complessi dipendera sistematicament~ ?all'interp.retazione dei profenmenti di enunciati piu
semplici. Supporuamo di aggiungere a una teoria della traduzione una soddisfacente teoria dell'interpretazione per la nostra madrelingua. Avremmo allora esattamente quel che volevamo, ma in forma inutilmente ingombrante. Per ciascun
enunci~to della lingua da tradurre, il manuale di traduzione
confez10na un enunciate della lingua de! traduttore; la teoria
dell'interp_retazione da poi l'interpretazione di questi enunciati
arnili:i1i E'. chiaro che il riferimento alla lingua madre e superfluo, e un mtermediario non richiesto fra l'interpretazione e la
lingua straniera. Le uniche espressioni che una teoria dell'interpretazione deve menzionare sono quelle appartenenti alla
lingua da interpretare.
, Una teoria dell'interpretazione per un linguaggio oggetto
puo dunque essere pensata come il risultato dell'unione di una
teoria dell'interpretazione rivelatrice di struttura e di un sistem~ di traduzione dalla lingua sconosciuta in quella nota.
L'uruone fa sl che ogni riferimento alla lingua nota sia ozioso
quando si lascia cadere tale riferimento rimane una teoria del~
l'interpretazione strutturalmente rivelatrice per il linguaggio
oggetto, ~vviamente espressa in parole familiari. Teorie de! genere! a nuo parere, sono rappresentate dalle teorie della verita
del tlpo che Tarski per primo ciha insegnato a costruire~.
L' elemento caratterizzante di una .teoria della verita alla

~ Cfr. A. Tarski, The Concept o/Tmth in Formalized lAnguages, cit.

200

"INTERPRE1:AZ!ONE RADICALE

INTERPRErA2IONE llAD!CALE

Tars~ e il fatto che essa ~plica, per ogni enunciato e del Jin_ ,;F
guagg:io oggetto, un enunoato della forma seguente:

201

Quanta segue e una difesa deJa tesi secondo la quale una


t~~ria della veritil. modicata in vista dell' applicazione a una

lingua naturale puo essere usata come teoria dell'interpreta.. zione. La difesa sara costituita dal ;entativo di rispondere a tre
domande:

e e vero (nel linguaggio oggetto) se e solo se p.

. Un caso particolare della formula (il caso che chiameremo


d_e1 V-enunc.iati) .si ottiene rimpiazzando e con una descrizione c~no?lca die e P con una traduzione die. La nozione
s~mru;tica unportant~ ~on definita dalla teoria e quella di soddisfac:mento ch~ st~?ilis~e m;a relazione tra enunciati aperti 0
chius~ e success1oru infinite d oggetti che possono essere consid~ratl come appart~ne~ti ~ dominio delle variabili del linguagg10 o~getto: Gli asstollll, di numero finito, sono di due specie:
~cum espnmo~o le condizioni alle quali una successione soddisfa un enunciato complesso sulla base delle condizioni di
sod~~a~ento di .e~unciati piu semplici; altri esprimono le
c~;icliz10~ ~e qu~ ns~tano soddisfatti gli enunciati (aperti)
pm semplici. La venta viene definita per enunciati chiusi sulla
base della nozione di soddisfacimento. Come dirnostra Tarski
. . .
'
una teona ncors1va come questa puo essere trasformata in
una d~finiziom: esplicita secondo modalita note, purche il linguagg:io della teoria contenga una quantita sufficiente di teoria deg~ insiemi; noi pero non ci occuperemo di quest' altro
passaggto.
Ab?i~o po~ ult~ri~ri complicazioni se i nomi ?ropri e le
espress1oru funz1onali nsultano essere caratteristiche irriducibili de! ~gua~~<:> .oggett;o. ~iu delicata e la questione riguardante ~ disJ?OSl?~ 1?dess1c~. A T.ars~ m:eressavano linguaggi
formalizzatl pn'? di aspettl mdess1cali o dimostrativi. Per questo poteva cons1derare gli enunciati come i veicoli della verita:
estendere la teoria ai proferimenti e in tal caso banale. Ma le
lingue naturali contengono inevitabilmente elementi indessicali a profusione - ad esempio i tempi verbali - e pertanto i
loro enunciati possono variare quanta a valore di verita a sec.onda del te~po e del parlante. TI rimedio quello di carattenzzare la venta per una lingua relativamente a un tempo e ad
~ parlante. Anche qui l'estensione ai proferimenti automattca5.

1. E ragionevole pensare che per una lingua naturale possa


essere fornita una teoria della verita del tipo descritto?
2. Basandosi sull'evidenza plausibilmente disponibile a un
interprete privo di precedenti conoscenze della lingua da interpretare, sarebbe possibile dire se ua tale teoria sia corretta?
3. Se fosse nota la verita della teoria, sarebbe possibile interpretare i proferimenti dei parlanti della lingua?
La prima domanda riguarda l'ipotesi per cui e possibile
dare una teoria della ver::ta per una lingua naturale; la seconda
domanda e la terza si chiedono se una simile teoria soddisferebbe gli altri requisiti ~1e abbiarno impasto a una teoria del1'interpretazione.

1. Si puo elaborare una teoria deila verita


~

per una lingua natu-

rale?

:.$;.

Per comprendere il problema, tomera utile prendere brevemente in considerazione il caso in cui un frammento signilicativo di una lingua (insieme a uno o due predicati semantici)
viene usato per formu}are una teoria della verita per quel frammento stesso. Secondo ]a Convenzione V di Tarski, il fatto che
una teoria implichi logicamente tutti i V-enunciati rappresenta
una verifica della sua ::.deguatezza. A quanta sembra questo
esame non puo essere superato senza assegnare agli enunciati
della lingua una forma che somiglia molto a quella della quantificazione standard e senza far appello, entro la teoria, a una
nozione relazionale di soddisfacimento 6 Ma a proposito dei
V-enunciati, cio che colpisce eil fatto che, qualunque sia l' appa-

Per una discussione dei modi in cui una teoria della verita puo affron-

tare la questione dei dimostrativi e delle conseguenti modifiche della Convenzione V, cfr. S. Weinstein, Truth and Demonstratives, cit.
6 Si veda J. Wallace, On the Frame cf &ference, cit.; cfr. inoltre, sopra, il
saggio 3.

200

'JNTERPRT,12JONE RADICALE

-- Quanto segue e una difesa_ de~a tesi s~con~o l~ quale una


a della verita modificata m vista dell applicaz1one a una
reOrl naturale puo esse~e _usata come _teon_a
. .d ell'"mterpreta
lingua
zione. La difesa sara costmuta dal tentauvo di nspondere a tre

Tars~ e il fatto che essa ~plica, per ogni enunciato e del lin.-
guaggio oggetto, un enunciate della forma seguente:

e e vero (nel linguaggio oggetto) se e solo se p.

dornande:
1. E ragionevole pensare che per una lingua naturale possa
ssere fornita una teoria della verita del tipo descritto?
e 2. Basandosi sull'evidenza plausibilmente disponibile a un
jnterprete privo di precedenti conoscenze della lingua da interpretare, sarebbe possibile dire se una tale teoria sia corretta?
3. Se fosse nota la verita della teoria, sarebbe possibile interpretare i proferimenti dei parlanti della lingua?

. Un caso .!Yc3:rtic_olar~ dell~ fo~ula (il caso che .chiameremo


d_e1 V-enunc_1at1.) _s1 ottlene nmpiazzando e con una descrizione c~no~ca die e P con una traduzione die. La nozione
s~mru;i.t1ca tmportante non definita dalla teoria e quella di sod-

dis(a~mento ch~ st~?ilis~e ~a re1azione tra enunciati aperti

chius~ e success1om infinite d oggetti che possono essere consi-

d~ratt come ap.?art~ne~ti ~ dominio delle variabili del linguagg10 o~gett~. Gli ass1onu, di numero finito, sono di due specie:
~cum espruno~o le condizioni alle quali una successione soddisfa un enunciato complesso sulla base delle condizioni di
sod~s~a~ento di .e~unciati pill semplici; altri esprimono le
c?;idiz10~ ~e qu~ ns~tano soddisfatti gli enunciati (aperti)
pm semplia. La venta viene definita per enunciati chiusi sulla
base della nozione di soddisfacimento. Come dirnostra Tarski
una teoria ricorsiva come questa puo essere trasformata ~
una d~finizione esplicita secondo modalita note, purche il lin~aggio della teona contenga una quantita sufficiente di teona deg~ insiemi; noi pero non ci occuperemo di quest' altro
passaggio.
Ab~~o po~ ult~ri~ri complicazioni se i nomi propri e le
espress1oru funz1onali nsultano essere caratteristiche irriducibili d~ ~gua~!Pc:> _ogget1;0. ~iu delica:a e la questione riguardante ~ disi:os1~~ mdess1cali. A Tarski interessavano linguaggi
formalizzatt pnvi di aspetti indessicali o dimostrativi. Per questo poteva considerare gli enunciati come i veicoli della verita:
~stendere la teoria ai proferimenti e in tal caso banale. Ma le
lingue naturali contengono inevitabilmente elementi indessicali a pro~si~ne - ad ese~pio i tempi verbali - e pertanto i
loro enunaatt possono vanare quanto a valore di verita a sec_onda del tempo e del parlante. rimedio e quello di carattenzzare la verita per una lingua relativarnente a un tempo e ad
~ parlante. Anche qui l' estensione ai proferimenti e automatlca5.

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..~.

La prima domanda riguarda l'ipotesi per cui e possibile


dare una teoria della verita per una lingua naturale; la seconda
domanda e la terza si chiedono se una simile teoria soddisferebbe gli altri requisiti che abbiamo impasto a una teoria dell'interpretazione.

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l. Si puo elaborare una teoria della verita per una lingua natu-

rale?
Per comprendere il problema, tornera utile prendere brevemente in considerazione il caso in cui un frammento significativo di una lingua (insieme a uno o due predicati semantici)
viene usato per formulare una teoria della verita per quel fram
mento stesso. Secondo la Convenzione V di Tarski, il fatto che
una teoria implichi logicamente tutti i V-enunciati rappresenta
una verifica della sua adeguatezza. A quanto sembra questo
esame non puo essere superato senza assegnare agli enunciati
della lingua una forma che somiglia molto a quella della quantificazione standard e senza far appello, entro la teoria, a una
nozione relazionale di soddisfacimento 6 Ma a proposito dei
V-enunciati, cio che colpisce eil fatto che, qualunque sia l' appatare la questione dei dimostrativi e delle conse~enti ~odifiche della Convenzione V cfr. S. Weinstein, Truth and Demonstrattves, at.
veda J. Wallace, On the Frame of Reference, cit.; cfr. inoltre, sopra, il
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SI

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INTERPRETAZIONE MDICALE

Per una discussione dei modi in cui una teoria della verita puo affron

saggio 3.

!?ll'ERPRETAZIONE RADICALE
202

203

!NTERPRETAZIONE RAD!CALE

rato che deve esser messo all' opera per produrli e quali che sia.- .
no gli. ingranaggi ontologici necessari, in ultirna analisi % .
V-enunciato formula le condizioni di verita di un enunciato . .
senza impiegare risorse piu ricche di quelle dell' enunciato .
stesso, poiche impiega in effetti le stesse risorse. Se l' enunciato .
originario non fa menzione di rnondi possibili, entita intensionali, proprieta o proposizioni, neppure lo fara la formulazione
delle sue conclizioni di verita.
. Non esiste un modo altrettanto semplice per dire qualcosa
di analogo per una lingua straniera senza far ricorso (come
Tarski) a una nozione non analizzata di traduzione. Ma cio che
possiamo fare per la nostra lingua dobbiamo esser in grado di
farlo anche per un'altra; il problema - come si vedra - e sapere che lo stiarno facendo.
La restrizione imposta esigendo una teoria che sodd.isfi la
Convenzione V appare considerevole; nell' osservanza di questa restrizione, non conosciamo a tutt'oggi un metodo generalmente accettato per trattare un gran numero di problemi: per
esempio gli enunciati che imputano atteggiamenti, le modalita
gli asserti causali generali, i controfattuali, gli aggettivi attribu:
tivi, quanticatori come la maggior parte di>> e cosl via. D'altro canto assistiamo a progressi che mi paiono assai imponenti.
Per fare qualche esempio, ci sono le ricerche di Tyler Burge sui
n?mi propri 7, quelle di Gilbert Harman sul dovere 8 , quelle
di John Wallace sui termini-massa e i comparativi9 e quelle
condotte da me sulle attribuzioni di atteggiamenti e sui performativi 10, sugli avverbi, gli eventi, gli asserti causali singolari H e
sulla citazione 12.
Se siamo inclini al pessimismo riguardo a quanto ancora
resta da fare (o a qualche aspetto di quanto e gia stato fatto!),
dovremrno rarnmentare la splendida irnpresa portata a compi-

7 T. Burge, Reference and Proper Names, in Journal of Philosophy, 70


(1973), pp. 425-429.
8 G. Harman, Moral Relativism De/ended, in Philosophical RevieW, 84
(1975), pp. 3-22.
9 J. Wallace, Positive, Comparative, Superlative, in Journal of Philosophy, 69 (1972), pp. 773-782.
1 Cfr. i saggi 7 e 8.
11 Si vedano i saggi 6-10 diAzioni ed eventi.
12 Cfr. il saggio 6.

..

to da Frege quando riusd a mettere sotto controllo quella

di~Dummett chiama generalita multi~lan. ~rege, no~ pensava a una teoria della verita nel senso di Tarski, ma e e"'.1d~nt~
che i1 genere di struttur:e che egli cercava, e che i:~vo, e di

.. quelli per cui puo essere costruita una teoria dell_:a venta. . ,
n compito di applicare nei dettagli una teona ~ella v7nta. a
una lingua naturale si articolera quasi certamente, m pratl.~a, m
due fasi. Nella prima si caratterizzera la ~erit~ non per la lin~a
intera ma per una parte attentamente rrre~e~tata della
. gua. Benche indubbiamen~e g~~a d~ Pt.l;11to di ~s~a gramma~
cale, questa parte conterra un infinit~ di enunoau che esaur1sce le capacita espressive dell'inter~ ~~a. La ~econda fa~e
dovra associare ognuno degli enunc1au nm.anen~ a. un~ o (m
caso di ambiguita) piu degli enunciati per 1. quali s~a .~a stata
caratterizzata la verita. Possiamo pensare agli enunoatl mteressatl dalla prima fase come ad enunciati che es~rimono la forma
logica o struttura profonda di tutti gli enunciati.

Ur:-

!'

2. Si puo verificare una t~oria delta verita media~te_ aprllo all'evidenza disponibile prima che ab;ia avuto imzzo l mterpretazione?

La Convenzione V dice che una teoria della verita e soddisfacente se genera un V-enunciato per cias~ enunciato. ~e,l
linguaggio oggetto. Per dirnostrare che un~ teona ~ella venta ~
empiricamente corretta, dunque, e suffioe.nte verificare che t
V-enunciati siano veri (in pratica un camp1one ad~g:iato c~n
fermera la teoria in misura ragionevole). I V-enuno~tl menz1~
nano unicamente gli enunciati chiusi della lingua, s1cche l':v:denza decisiva potra essere costituita esclusiv~ent~ da fat~ i;.guardanti il comportamento e gli atteggiamentl. de1 p~lantt ~
rapporto agli enunciati (certamente roll.a base di pro~erunen~):
Una teoria utilizzabile deve ovviamente trattare gli ~nun~tatl
come concatenazioni di espressioni aventi lunghezza it;fei:iore
a quella di un enunciate; deve inoltre intr~dw;re noztoru semantiche come quelle di soddisfacimento e ~enmen~o, e ~ev~
far appello a un' ontologia di sequenze e di oggetu ordinatt

n Cfr. M. Dummett, Frege: Philosopby of Language, cit.

204

lNTERPRETAZIONE RADICALE

INTERPRETAZIONE RADICALE

205

dalle successioni. Tutto questo apparato va inteso propria. ~<-'l!l


f _._,__. nel suo complesso11, i singoli V-~n~ciati possano in realta sermente come una costruzione teorica inaccessibile a ogni verifi. ;,
vire a produrre de e interpretazio~ 1 \


dir

Dobbiarno ancora dire quale s1a 1evidenza dispombile.a un


cazione etta. Affinche svolga il proprio compito e suffi. . )"

ch Ii
ul
al bill
c
ffJ
jnterprete; intendendo con
le prove.- - come ora s~pp1amo
c1ente e unp 'chi logicamente ris tati v uta sotto Lonna ~
_ della verita dei V-enunaatl. Tale evidenza non puo essere
~ cosrituita da descrizioni pa~colru;eggiate. de~e .cr~denze. e
di V-enunciati, i quali non fanno menzione. dell'apparato
stesso. Una teoria della verita riconcilia dunque la richiesta di -'.~ ' . delle intenzioni del parlante; infatt:J. le attnbuzioru d atteggiaun.a teor~a che esibisca una struttura gr~aticale ~on la ri- ;g '
rnento, almeno quando si richiede una cer;ta accuratezza, necessitano di una teoria che deve avvalers1 esattamente della
chiesta di una teoria che possa essere verificata solo m base a . ] ,
iJ:
stessa evidenza su cui si basa l'interpretazione. L'interdipencio che dice degli enunciati.
denza tra credenza e significato risulta chiara da questo: un
Nell'indagine di Tarski i V-enunciati sono considerati veri .\
perche si assume che il lato destro del bicondizionale sia una :;;.
parlante reputa vero un enunciato ~ ragio~e di ~o ~~e l'enun:
traduzione dell'enunciato peril quale si stanno dando le condi- ..,
ciato. significa (nella sua lingua) e 111 ragione di c10 che egli
zioni di verita. Mase assumiamo preliminarmente che si possa
crede. Sapendo che egli reputa vero l'enunciato e conoscenriconoscere una traduzione corretta, svuotiamo in anticipo il
done il significato, possiamo inferire la sua credenza; avendo
senso dell'interpretazione radicale; nelle applicazioni empirisufficienti informazioni sulle sue credenze, potremmo, forse!
che dobbiamo abbandonare tale ipotesi. Io propongo d'inverinferire il significato. Ma l'interpretazione radicale dev: b.asa_r~1
tire la direzione della spiegazione: dando per scontata la tradusu un' evidenza che non presupponga la conoscenza di s1gnifizione, Tarski fu in grado di definire la verita; qui, l'idea e
cati o la conoscenza dettagliata di credenze.
.
Un buon punto d'avvio e l'atteggiamento che cons1~te nel
quella di prendere Ia verita come fondamento e ricavarne una
reputare vero un enunciato, ndl'accettarlo come v~ro. S1 tratta
spiegazione della traduzione 0 dell'interpretazione. Dal punto
di vista dell'interpretazione radicale i vantaggi sono evidenti.
ovviamente di una credenza, ma e comunque un smgolo a~e~La verita risulta essere una singola proprieta che si applica o
giamento applicabile a tutti gli ei:-unciati ~- p~rt:int? ~on c1 nchiede di essere in grado di tracaare sottili distinz1oru tra credenze. Di un simile atteggiamento si puo plausibilmente assumeno ai proferimenti, mentre ogni proferimento ha la propria
interpretazione; ed e piu facile collegare la verita con atteggiamere che un interprete sia in grado d'identificarlo prima anmenti molto semplici assunti dai parlanti.
cora di poter interpretare; egli puo infatti sapere che una ~e:Non e difficile riformulare la Convenzione V senza richiasona pronunciando un enunciato intende esprimere un~ ven~a;
marsi al concetto di traduzione: una teoria della verita accettasenza sapere affatto diquale verita si tratti. Non che la smcenta
dell'asserzione sia l'unica ragione per supporre che una perbile deve implicare logicamente per ogni enunciato e del linguaggio oggetto un enunciate della forma: e e vero se e solo se
sona reputa vero un enunciate. Le ~en~~gne, .i comandi, i r~cp, dove p va rimpiazzato con un qualungue enunciato che
conti, l'ironia _ qualora vengano mdiVlduatl come ~::ieggia:
sia vero see solo se lo e e. Sulla scorta di questa formulazione,
menti _ possono rivelare se un parlante tenga per ven: propn
la teoria viene valutata semplicemente mettendo alla prova la
enunciati oppure no. Non c'e ragione d'esd~d~re altn ~ttegverita dei V-enunciati; abbiamo infatti rinunciato all'idea di
giamenti verso gli enunciati, come ad esemp~o I augurars1 c~e
dover altresi specificare se cio che rimpiazza P sia anche una
un enunciato sia vero, il volerlo rendere vero, il credere che 1etraduzione di e. Si potrebbe credere che, se chiediamo cosi
nunciato stia per essere reso vero da noi, e cosi via; io tendo
poco ai V-enunciati, non ne risultera mai una teoria dell'interpretazione. Ed ovviamente sarebbe cosi, se prendessimo i v.
enunciati urio per uno. Ma noi speriamo appunto che, imponendo opportune restrizioni formali ed empiriche aila teoria
14 Si veda la nota 11 de! saggio 2 per alcune precisazioni essenziali.

?o.

206

.INTERPRETAZIONE RADICAl.E

INTIRPRETAZIONE RADICALE

pero a ritenere .che tutto questo genere di evidenza si possa -.


compendiare nel reputare vero un enunciate.
. --.,,,,~~
Supponiamo dunque che ]' evidenza disponibile consista
semplicemente in questo: i parlanti della lingua da interpretare
reputano veri svariati enunciati in certi momenti e in circostanze specificate. Come utilizzare. questa evidenza per dare
sostegno a una teoria della verita? Da una parte abbiamo dei
V-enunciati. della forma:
(V) Es regnet e vero-in-tedesco quando
t se e solo se sta piovendo nei pressi di x at.

e detto da x al tempo

Dall' altra abbiamo 1'evidenza, che ha la forma seguente:


(E) Kurt appartiene alla comunita linguistica germanofona e

Kurt reputa vero Es regnet>> a mezzogiorno di sabato e sta piovendo


nei pressi di Kurt a mezzogiorno di sabato.

Io penso che si debba considerare (E) come evidenza della


verita di (V). Poiche (V) e un condizionale quantificato universalmente, il primo passo sara quello di raccogliere ulteriori
prove per confermare la tesi seguente:
(GE) (x)(t) (sex appartiene alla comunita linguistica germanofona allora (x reputa vero Es regnet a t se e solo se sta piovendo nei
pressi dix at)).

II richiamo a una comunita linguistica e una scorciatoia ma


non circolare: dei parlanti appartengono alla medesima comunita linguistica se per essi valgono le stesse teorie dell'interpretazione.
L'obiezione piu ovvia e quella per cui Kurt o chiunque altro potrebbe sbagliarsi circa il fatto che stia piovendo nelle sue
vicinanze. E questa, naturalmente, e una ragione per non assumere (E) come prova conclusiva per (GE) o per (V), nonche
una ragione per non aspettarsi che generalizzazioni come (GE)
siano piu che genericamente vere. Il metodo consiste, piuttosto, nell'ottenere il miglior adattamento possibile. Noi vogliamo una teoria che soddisfi le restrizioni formali poste al1a
teoria della verita e che massimizzi l' accordo, nel senso di far sl
che Kurt (e gli altri) sia nel giusto il piu spesso possibile per
quanto ci consta. II concerto di massimizzazione non puo es-

.;->:
.~ i:,

.~:

207

sere preso qui troppo alla lettera, dal momento che gli enunciati sono infiniti; e comunque, una volta che la teoria cominci
a prendere forma, e sensate accettare gli errori intelligibili e tener conto della probabilita relativa di vari tipi d'erroreis.
processo d' elaborazione di una teoria della verita per
una lingua ignota potrebbe presentarsi, molto schematicamente, nel modo seguente. Anzitutto cerchiamo il modo migliore per adattare la nostra logica ill.a nuova Ht:~ nella misura necessaria per ottenere una teona che soddisfi la Conven. zione V; do puo implicare l'individuazione di una struttura logica della teoria della quantificazione del primo ordine (con
identita) nella lingua, senza prendere le costanti logiche una
per una, ma considerando questo segmento di logica come griglia da adattare al linguaggio in una sola mossa. Il materiale
probatorio e costituito qui da classi di enunciati invariabilmente reputati veri (o falsi) da quasi tutti i parlanti in quasi
ogni circostanza (verita logiche potenziali) e da schemi d'inferenza. La prima fase e l'identificazione di predicati, termini
singolari, quantillcatori, connettivi e identita; in teoria, questa
fase dirime le questioni di forma logica. La seconda fase si concentra sugli enunciati contenenti termini indessicali, doe quegli enunciati reputati talora veri, talora falsi, a seconda di certi
mutamenti evidenziabili nel mondo. Questa fase, insieme con
la prima, limita le possibilita d'interpretazione dei singoli predicati. L'ultima fase si occupa degli enunciati restanti, quelli su
cui non c' e accordo uniforme o quelli i cui valori di verita reputati non dipendono sisternaticamente da mutamenti. ambientali 16.

1' Per ulteriori osservazioni sul miglior adattamento si vedano i saggi


10-12.
16 Il lettore che avverta I' affinita tra questa spiegazione e quella della traduzione radicale, offerta da Quine nel secondo capitolo di Word and Object,
notera anche le di.fferenze. La restrizione semantica presente nel mio metodo
impone una struttura quantificazionale alla lingua da interpretare, struttura
che, probabilmente, non lasda spazio alcuno per l'indeterminatezza della
forma logica. La nozione di signicato stimolo non ha alcun ruolo nel mio metodo; il suo posto e preso pero dal riferimento alle caratteristiche oggettive del
mondo, che mutano di conserva coi mutarnenti di atteggiamento nei confronti
della verita degli enunciati. Il Principio di carita, che Quine mette in rilievo
solo in connessione coll'identificazione dei connettivi enunciativi (puri), invece da me applicato a tutto campo.

208

INTERPRETAZIONE RADICAI.E

JNTEKPIETAZIONE RADICALE

Questa metodo mira a risolvere il problema dell'interdipendenza tra credenza e significato mantenendo quanto piu
possibile costante la credenza e ricavando i1 significato. Cio si
effettua assegnando agli enunciati stranieri condizioni di verita
tali da rendere corretti i parlanti nativi ogni qual volta sia plausibile farlo naturalmente secondo la nostra concezione della
correttezz;. Cio che giustilica la procedura e il fatto che l' accordo e il disaccordo sono parimenti intelligibili solo sullo
sfondo di un ampio accordo. Applicato al linguaggio, questo
principio suona cosl: quanti piu enuncia~ ~onveniai;:-o. d 'accettare o respingere (con o senza la mediazione dell mterpretazione), tanto meglio comprendiamo i rimanenti, sia che ci troviamo d' accordo su di essi oppure no.
Il principio metodologico di interpretare in modo da ottimizzare l' accordo non deve essere concepito come fondato su
un presupposto di indulgenza nei confronti dell'intelligenza
um.ana, presupposto che potrebbe rivelarsi false. Se non riusciamo a trovare un modo per interpretare i proferimenti e al- .
tri comportamenti di un essere come rivelatori di un insieme di
credenze ampiamente coerenti e vere secondo i nostri criteri,
non abbiamo motive di considerare razionale quell'essere, ne
di considerarlo in grado di avere credenze o di dire alcunche.
Vorrei interporre qui iin'osservazione sulla metodologia
della mia proposta. In filosofia siamo avvezzi all'uso di definizioni, analisi e riduzioni. Queste cose mirano tipicamente a
condurci da concetti di cui abbiamo una comprensione chiara,
o migliore, o piu fondamentale dal punto di vista epistemologico 0 ontologico, ad altri con~etti ~e desideri~o capire. n
metodo che ho delineato non nentra m nessuna di queste categorie. Quella che ho proposto e una relazione meno rigida tra i
concetti da chiarire e quelli relativamente piu elementari. Al
centre del quadro si trova una teoria formale, una teoria della
verita, che impone una struttura complessa a enunciati contenenti le nozioni primitive di verita e soddisfacimento. Tali nozioni trovano applicazione :in base alla forma della teoria e alla
natura dell' evidenza. Il risultato e una teoria parzialmente :interpretata. n vantaggio di questo metodo non e tanto nel suo
libero richiamo alla nozione di conferma in base a prove, ma
nell'idea di una teoria potente interpretata nel punto pill vantaggioso. Questo ci consente di riconciliare l' esigenza di una
struttura semanticamente articolata con una teoria che risulta

209

esaminabile solo al livello enunciativo. Un vantaggio piu sottile

e il fatto che un insieme molto ridotto di prove a conferma di


ciascuna ipotesi (di cui vi e un numero potenzialmente infinito) puo produrre risultati significativi, anche rispetto all'ipotesi stessa. Conoscendo unicamente le condi.z:ioni alle quali i
parlanti reputano veri gli enunciati possiamo, data una teoria
soddisfacente, ottenere un'interpretazione di ciascun enunciato. Non resta che corroborare quest'ultima affermazione.
La teoria, di per se, puo dare tutt' al piu delle condizioni di ve.rita. Occorre ora dimostrare che, se tale teoria soddisfa le condizioni che abbiamo specificato, puo essere utilizzata per produrre interpretazioni.

.3. Sapendo 7he un~ ~eoria 4etla v~rita soddisfa t' crteri empin"ct'
e formalz descnttt, posszamo mterpretare proferimenti della
lingua per la qitale essa euna teoria?

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Una teoria della verita implica logicamente un V-enunciato


per ciascun enunciate del linguaggio oggetto e un V-enunciato
fornisce delle condizioni di verita. Si e percio tentati di dire
semplicemente che un V-enunciato da il significat0>~ di un
enunciate, e ovviamente non lo fa nominando o descrivendo
un' entita che e un significato, ma semplicemente dicendo a
quali condizioni evero un proferimento dell'enunciato.
Riflettendo meglio, tuttavia, diventa chiaro che un V-enunciato non da il significato del relativo enunciato : e vero che i Venunciati fissano il valore di verita relativamente a certe condizioni, ma non dicono che l' enunciato del linguaggio oggetto e
vero perche valgono tali condizioni. Tuttavia, se contassero
solo i valori di verita, il V-enunciato relative a La neve e
bianca potrebbe dire che questa frase e vera se e solo se la
neve e bianca, ma anche se e solo se l' erba everde o se e solo se
2 +2 = 4. Forse possiamo nutrire fiducia nel fatto che una soddisfacente teoria della verita non produrra simili V-enunciati
anomali, ma questa fiducia non ci autorizza a sopravvalutare i
V-enunciati.
Potrebbe apparire utile affermare che non e il V-enunciato
da solo, quanto piuttosto la dimostrazione canonica del
Y-enunciato, a consentirci d'interpretare l' enunciate straniero.
E facile costruire una dirnostrazione canonica, data una teoria

210

INTERPRETAZlONE RADICALE

INTERPRETAZIONE MD!CALE

211

della verita; essa infatti procede attraverso una successione di


ciato, purche conosciamo anche la teoria che lo implica e sapbicondizionali e, per l'unicita, non e richiesto altro che akune -..;; " :~. piamo che si tratta di una teoria che soddisfa i criteri empirici e
occasionali decisioni per regolare la precedenza a destra e a si- :;11. C . formali 11. Infatti, se le restrizioni sono adeguate, il ventaglio di
nistra. La dimostrazione riflette in effetti la forma logica asse- '!~..,
teorie accettabili sara tale che qualunque di esse produce una
gnata all' enunciato dalla teoria e, pertanto, si puo pensare che
interpretazione corretta per ciascun proferimento potenziale.
essa riveli qualcosa riguardo al significato. In realti., pero, se
Per vedere come potrebbe procedere questo dispositivo, si acsapessimo solamente che una certa successione di enunciati e
cetti per un momento l'assurda ipotesi per cui le restrizioni rila dirnostrazione di un particolare V-enunciato, a partire da
ducano le teorie accettabili a una sola, che irnplichi il V-enununa qualche teoria vera, non ne sapremmo pill di prima su
ciato M discusso in precederua. Saremmo allora autorizzati a
come procedere all'interpretazione.
. usare questo V-enunciato per interpretare il proferimento di
Sempre nella stessa direzione, si potrebbe infine suggerire
Es regnet da parte di Kurt dicendo che ha detto che piove.
che sia possibile interpretare un particolare enunciato conoData la natura flessibile delle restrizioni, e improbabile che
scendo una teoria della verita corretta che si applichi alla lintutte le teorie accettabili siano identiche. Una volta disponibile
gua in cui e espresso l'enunciato. In quel caso, infat ti, conoscetutta l' evidenza, resteranno ancora da bilanciare - come ha
remmo non solo il V-enunciato relativo all' enunciato da intersottolineato Quine - le credenze che attribuiamo a un parpretare, ma conosceremmo anche i V-enunciati relativi a
lante e le interpretazioni che diamo alle sue parole. Ma l'indetutti gli altri enunciati; nonche, ovviamente, tutte le dimostraterminatezza che ne risulta non puo essere cosi grande da imzioni. Riusciremmo allora a vedere il posto spettante all' enunped.ire a una teoria che superi I'esame di essere utilizzata per
ciato nel complesso della lingua, conosceremmo il ruolo di
compiere interpretazioni.
ognuna delle parti significative dell' enunciato e disporremmo
di una conoscenza delle connessioni logiche tra questo enunciato e gli altri.
:.t
Se sapessimo che rm V-enunciato soddisfa la Convenzione
V di Tarski, sapremmo che e vero e potremmo impiegarlo per
:j
interpretare un enunciate, in quanta sapremmo che il lato deJ.
stro del bicondizionale e una traduzione dell' enunciate da in-~'.
terpretare. La difficolta .in cui ci troviamo scaturisce dal fatto
che, nell'interpretazione radicale, non possiamo presupporre

che un V-enunciato soddisfi il criteria della traduzione. Tuttavia, ci e sfuggito finora il fatto che abbiamo individuato un criteria alternativo: tale criteria ci dice che il cornplesso dei
V-enunciati deve adattarsi in modo ottimale (nel senso descritto sopra) all'evidenza riguardanti gli enunciati che i parlanti nativi reputano veri. La nostra idea e questa: cio che Tarski semplicemente assumeva per ciascun V-enunciato puo essere determinato indirettamente, mediante l'imposizione di
una restrizione di carattere olistico. Se la restriziane e adeguata, ogni V-enunciato produrra di fatto un'interpretazione
accettabile.
Un V-enunciato appartenente a una tearia ernpirica della
verita puo quindi essere utilizzato per interpretare un enun-

.... ~

17 Si veda ii

saggio 12 e la nota 11 de! saggio 2.

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