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Filosofía in Ita
Filosofía in Ita
l.
,.
qualsiasi determi-
Filos
ofía
in Ita
2 Stcondi
7 AMliti.ci
8
nazione, o l'essere
affermata oppurc I'essere
negata, l! necessario
presupporre che ció sia ;
rispctto al triangolo,
15 bisogna comprendcrc che
tale espressione ha un certo
significato¡ a proposito
dcll'unit3., occorrono
cntrambe le cose, cíoe
bisogna comprendere che
cosa significhi questo
termine, e si deve
prcsupporrc che tale
oggetto sia. Non si puO
dire infatti che ciascuno di
questi oggetti si presenti a
noi con cgualc chiarezza.
P. inoltre possibilc riuscire
a conoscere qualcosa, sulla
base di taluni elcmcnti gii
conosciuti in precedenza, e
di altri elcmenti, la cui
conoscenza si coglie nel
tempo stesso in cui si
giunge al risultato.
Elementi di questo
secondo tipo sono, ad
esempio, tutti qucgli
oggetti che si trovano
subordinati alla nozione
universale, di cuí si
possiede conoscenza. In
effctti, che in ogni
triangolo la somma dcgli
angoli sia egua)e a
20 due rett.i, per qualcuno pu6
gi3. essere risaputo;
tuttavia, che una eerta
figura inscritta in un
semiccrchio sia un
triangolo, costui ne viene a
conoscenza nel tempo
stesso in cui sviluppa
l'induzione. (In realtá,
J'apprendimcnto di taluni
oggetti avvienc ncl modo
suddetto, scnza che
l'ultimo termine venga rcso
noto attraverso il medio: C
qucsto il caso di tutti gli
oggetti singoli, che non si
predicano di alcun
sostrato.) Per altro, prima
che sia stata sviluppata
l'induzionc o stabilita la
conclusionc del sillo-
25 gismo, bisogna forse dire
che l'individuo suddetto in
un certo senso sa, ma in un
certo altro scnso non sa. In
effetti, dato che costui non
sapeva assolutamcntc se
l'oggctto in questione C,
come potcva sapere
senz'altro che in tale
oggetto la somma degli
angoli e eguale a due retti?
Risulta piuttosto evidente,
che in un certo modo
costui sa, ncl senso cioé
che possiede una
conoscenza universale, ma
non si puó dire che egli
sappia senz'altro. Quando
non si voglia porre tale
distinzione, sará giocoforza
cadere nella difficoltá, che
viene prcsentata nel
Menone. Ci si trova in vero
di fronte all'alternativa:
l'in-
30 dividuo in questione non
ímparerá nulla, oppure imparcr3.
Filos
ofía
in Ita
Libro primo -
Copitolo mondo
2
7
9
Filo
sofía
in
Ita
, Suondi
e Analiti&i
Filos
ofía
in Ita
Libro prima - 2
Capitolo mondo 8
,
Filos
ofía
in Ita
2 Sttottdi
8 Anolitici
2
Filoso
fía in
Ita
,83 alcuni - piú che
nelJa conclusione.
D'altronde, chi vuol
possedcre la scicnza, che
si costituiscc attraverso
la dimostrazione, dovrá
non soltanto conoscere i
principi piú della
conclusione, e crederc in
essi in maggior misura
che nell'oggetto provato, ma
altresi osservare se null'altro 71,
b - tra le proposizioni
contrappostc ai principi, dalle
quali
si svilupper3. il sillogismo, la
cui conclusione contraria C
falsa - risulti ai suoi occhi
piú credibile o piú
manifesto, poiché occorrc
che chi sa qualcosa in
modo assoluto pos-
segga una convinzionc
incrollabile.
3. Da un lato, alcuni
ritcngono che non sussista 5
scicnza, in quanto bisogna
conoscerc gli clemcnti primi,
e d'altro lato, alcuni
pensano che la scienza
sussista, ma che di tutti
gli oggctti possa csservi
dimostrazione. Nessuna
dellc due opinioni C vera,
e nessuna dclle due
impostazioni e neccssaria.
In rcaltá, coloro che
suppongono non esscrc
assolutamente possibile la
conoscensa, sostengono
di venir ricondotti
all'infinito, in quanto non
si possono conosccrc gli
oggctti posteriori in virtú
di oggctti anteriori,
che non derivino da ciernen ti
primi; su quest'ultimo I o punto
essi si esprimono
correttamente, dato che e
impossibile attraversarc
un'infinita di oggetti.
Ammettendo poi
che ci si arrcsti e che i
principi sussistano,
costoro sostcngono che
tali principi risultano
inconoscibili, non
essendo certo possibile
una dimostrazione che li
riguardi, ossia non
verificandosi ció per
l'appunto, in cuí soltanto -
a loro avviso - consiste il
sapere, Ma se non si
possono conoscere gli
elementi primi, non sará
ncppur possibile, secondo
costero, conoscerc
assolutamentc cd in senso
proprio gli oggetti
derivati dai principi; tali
oggetti saranno conosciuti
piuttosto sulla base di
un'ípotcsi, quando si
ammctta
che gli elementi primi
sussistono. I sostenitori della
se- 15 conda opinionc, poi,
sono d'accordo con gli altri pcr
quanto riguarda il sapere,
pensando cioe che esso si
costi-
Filos
ofía
in Ita
S
t
e
o
n
d
i
A
M
l
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t
i
c
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Filos
ofía
in Ita
Li6ro primo ~ 2
Copiwlo tn.z:o 8
5
Filos
ofía
in Ita
,86
J5 riguardanti il sillogismo. Si
C . gia provato inoltrc, che
nelle rimancnti figure il
sillogismo non si sviluppa,
oppure non deduce le
proposizioni assunte. Per
contro, non C in alcun
modo possibile estendere la
prova circolarc a pro-
posizioni, tra cuí non
sussista un rapporto
reciproco di predicazione;
di conseguenza, dal
momento che tale rapporto
non si incontra che
raramente nellc
dimostrazioni, risulta
chiara che C vano ed
assurdo il sostencre la
natura reciproca della
dimostrazionc, assercndo
che percio ogni
20 proposizione puO venir
dimostrata.
4. Data poi
l'impossibilit3., pcr ciO cuí
si rivolge la scienza in
senso assoluto, di
comportarsi diversamente
da come si comporta, senza
dubbio l'oggetto del sapcre,
cuí si riferisce la scienza
dimostrativa, risulterá
necessario. Dimostrativa
d'altro canto C la scicnza
che noi possediamo per il
fatto di posscdere la
dimostrazione. La
dimostrazione C quindi un
sillogismo fondato su
premessc necessarie.
25 Bisogna dunque stabilire
quali siano, e quale natura
abbiano le premessc, onde
discendono le
dimostrazioni. Anzitutto
dovremo perO precisare
che cosa intendiamo dirc
con: dcterminazione che si
predica di ogni oggetto
indica to da un termine;
con: determinazionc per sé;
con: oggetto universale.
Da un lato, per
predicata di ogni oggetto
indicato da un termine,
intendo quella
determinazione che non si
riferiscc a qualcuno di tali
oggetti, senza riferirsi a
qualcun altro, e d'altro
canto non appartiene ad
essi in qualchc momento,
non appartenendovi in
qualche altro. Poniamo ad
csempio, che anímale si
predichi di ogni
30 uomo: in tal caso, se C vero
dire che un certo individuo
e uomo, sará vero altresi
dire che csso C anímale,
come pure, se in questo
momento risponde a veritá
una delle due proposizioni,
anche l'altra deve
rispondcre in questo
momento a veritá. Lo
stesso avviene, quando si
dica che
Filos
ofía
in Ita
Libro ¡,rimo - ,
Ca¡,itolo qu¡ulo s
ad ogní linea C
immanente il punto. A
favore di questa
impostazionc, c'e un
indizio concreto: in
'effettí, quando
ci viene posta una
demanda, perché noi
concediamo
Pappartcnenza di un
predicato ad ogni oggetto
indicato
da un termine, facciamo
allora valere, con le
nostre obiezioni, che il
riferimento non si
cstende a qualcuno
di tali oggetti, oppure che in
qualche momento non sussiste,
Per sé, da un altro lato, sono
le determinazioni immanenti
all'essenza di un oggetto, ad
esempio, la linea 35 rispetto al
triangolo, ed i1 punto rispetto
alfa linea (la sostanza di tali
oggetti, infatti, C costituita da
queste determinazioni, le quali
sono rispettivamente
contenute
nel discorso definitorio, che
esprime che cos'e l'oggetto),
ed inoltrc tuttc le
determinazioni, tra quellc
appartenenti
agli oggctti, alle quaH gli
stessi oggctti sono
immanenti, csscndo
contenuti nel discorso
definitorio che rivela
rispettivamentc che coe'é
ciascuna di esse. Cosí, ad
esempio,
le nozioni di retto e di curvo
appartengono alla linea, come
pure, le nozioni di dispari e di
pari, di primo e 40 di
composto, di quadrato e di
rcttangolare, appartcngono
al numero: orbene, a tuttc qucste
nozioni sono immanenti 73 b -
essendo contenuti ncl discorso
definitorio che esprimc
rispettivamente che cos'e
ciascuna di cssc - da una parte
la linea, e dall'altra il numero.
Similmente poi, negli
altri casi, chiamo pcr sé
le detcrminazioni che
appartengono nei duc
modi suddctti ai singoli
oggetti, e chiamo invece
accidentali quellc che vi
appartengono in nessuno
di qucsti due modi: tale e il
caso, ad esempio, per le
nozioni di: educa to
artisticamentc, e di: bianco,
rispctto 5 all'animalc. Per sé,
inoltrc, ~ l'oggetto che non si
dice di un qua!chc altro
sostrato. CiO che cammina, ad
esernpio, non
C un oggctto per sé, in quanto,
esscndo qualcos'altro,
si trova a camminarc; lo stesso
si dica per ciO che ~ bianco.
Per contro la sostanza, tutto ció
che esprime, insomma,
un oggetto immediato, non si
trova ad essere qualcos'altro
se non cio che per l'appunto e.
Chiamo dunque per 06
Filos
ofía
in Ita
, &eondi
e A.rialit~i
Filos
ofía
in Ita
Libro J,rimo - ,
Capitolo quorto B
g
Filos
ofía
in
Ita
&
c
o
n
d
i
A
n
o
l
i
t
i
c
i
terminazione non ~
universale, poiché la
sua sfera piú ampia.
Filos
ofía
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Libro J,rimt, • ,
C4f,i~lo quinlo
.
,
Filos
ofía
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St
to
n
di
A
n
al
iti
li
35 appartiene all'oggetto in
quanto triangolo, non si
potra dire che in tal caso
si sappia qualcosa
assolutamente. lnoltre, la
detcrminazione suddetta
appartiene all'oggetto in
quanto triangolo, oppure
appartiene all'oggetto in
quanto triangolo
isosccle? E tale
appartenenza, quando
andrá riferita ad un
determinato oggetto,
inteso come primo?
Inoltrc, a quale oggetto si
rivolgerá la dimostra-
zione del riferimcnto
universale? t evidente
che tale oggetto si
prescnter3. quando,
eliminati certi predicati,
la determinazione
univcrsalc apparterrá ad
esso, inteso come oggctto
primo. Ad escmpio, ad
un triangolo isoscele di
bronzo tocchcrá il
posscsso di due angoli
retti, ma la stcssa
dcterminazione
appartcrr3 a questo
oggetto, una volta che da
csso siano stati climinati
l'essere di bronzo
74 b e I'essere isoscele. Tuttavia,
il riferimento di tale
determinazionc non sará
piú possibile, quando si
elimini la figura, oppure
il limite. Questi ultimi
non sano pcrO gli oggctti
primi. Ed allora, qual'C
l'oggctto primo, cui va
riferita tale
determinazione? Se si
tratta dunque del
triangolo, sará in virtú di
qucsto che essa
appartcrr3. purc agli altri
oggetti, e la
dimostrazione preverá iJ
riferimento di tale
determinazione
universalc aquesto
oggetto.
5 6. Se la scicnza
dimostrativa si cosntuisce
dunque
sulla base di principi
necessari (dato che
l'oggctto deJla scienza
non puó comportarsi
diversamente da come si
comporta), e se d'altro
canto le dcterminazioni
pcr sé appartengono
necessariamcnte ai loro
oggctti (le une infatti sano
immanenti all'csscnza
dell'oggctto, mentrc le
altrc - che sono coppie di
predicati contrapposti - ri-
sultano tali, che aUa loro
essenza e immanente lo
stesso oggetto, al quale
d'altra parte appartiene
nccessariamente
ro o l'una o l'altra di esse), ~
evidente che il sillogismo
dimostrativo dovrá
discenderc da ccrte
premessc contencnti
determinazioni pcr sé.
Qualsiasi determinazione,
in effetti,
Filos
ofía
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Ita
Libro ¡,n·mo • ,
Capito/o stslo
.
,
o appartiene in qucsto
modo all'oggetto, oppure vi
appartiene
accidentalmente. Ma le
determinazioni accidentali
non sono necessarie.
Dobbiamo
dunque esprimerci a qucsto
modo, oppure bisogna
stabilire come principio,
che la dimostrazione
riguarda proposizioni
neccssarie e che, se la
conclusione risulta
dimostrata, non C possibile
che essa
si comporti diversamente: in tal
caso il sillogismo deve 15
dunque partire da premesse
necessarie. In effetti, sulla
base di premcsse verc e
possibile dedurre una
conclusione, anche senza
dimostrare, ma quando si
parta da premesse
necessarie, non e possibile
far ció, se non costituendo
una dimostrazionc. Tale
condiaione, invero, e gi.i
peculiarc della
dimostrazione. A sostegno
del fatto che la dimo-
strazionc si costituisca a
partire da premesse
necessarie, possiamo
inoltre citare il seguente
indizio: centro coloro
che pensano di sviluppare una
dimostrazionc noi solleviamo
delle obiezioni, facendo valere
anche in questo caso, che una
qualche premessa non e
nccessaria, se in 20 genere
pcnsiamo che si possa dire
diversamente, oppure
se C opportuno comportarci cosí
ai fini della discussione.
Da tuno ció risulta poi evidente
la sciocchezza di coloro
che si immaginano di stabilire
corrcttamente i principi,
nel caso in cui la loro premessa
sia fondata sull'opinione
e vera; ció riguarda ad
csempio i sofisti, quando
stabiJiscono che il sapere
sia il possesso della
scienza, Principio,
in cffetti, non C ció che C
fondato sull'opinione oppurc no,
bensf e l'oggetto primo del
genere, attorno al qualc ver- 25
te la dimostrazione. E non si puó
dire che tutto ció che
e vero sía proprio del genere in
questionc. D'altra parte,
che il sillogismo debba
costituirsi sulla base di
premesse necessarie,
risultera pure chiaro dalle
considerazioni seguenti.
Poniamo invero, che colui
che non conosce la ragionc
per cui qualcosa e -
nonostante che la dimostra-
zionc sia possibilc - non
possegga la scicnza di tale
oggctto: orbene, nel caso in
cui A appartenga
necessaria-
21
Filos
ofía
in Ita
,
.
Sttomli
AMlitiri
. mente a C, ma B - ossia il
medio, attraverso il qualc
30 C stata condotta la preva
- non risulti necessario,
senza dubbio chi ha
dedotto la conclusione
non ne conosce il perché.
In realtá, tale risultato
non C causato da que!
medio, dato che a qucl
medio puO accadere di
non sussistere, mentre la
conclusione C necessaria.
lnoltre, se qualcuno non
ha scicnza in questo
momento di un qualcosa,
nonostante che cgli sia in
grado di fornirc la sua
spicgazione di questo
qualcosa, che egli sia
tuttora in vita, che
l'oggetto in questionc
continui a sussistcrc, e
che egli non se ne sia
dimenticato, scnza
dubbio costui non
conosceva qucl qualcosa
neppure in precedenza.
Ma iJ medio puO cadere,
se non C necessario: di
conseguenza,
35 ('individuo suddctto
possiedcra una sua
spiegazione e sará in vita,
mentre l'oggetto in
qucstione continuerá a
sussistere, eppure egli
non ne avrá scienza.
Ncanche in precedenza,
dunquc, egli lo
conosceva. Se poi il
medio non C caduto, ma
puO ad esso avvenire di
cadete, il risultato dcdotto
da quell'individuo sará
possibilc e contingente.
Tuttavia, che chi si trova
in tale situazionc abbia
scicnza di qualcosa,
risulta impossibilc.
75 a Quando la
conclusione C necessaria, nulla
im-
pedisce dunquc che non
sia necessario il medio,
attraverso il quale C stata
condotta la prova ( dato
che C possibile dedurre
una conclusione
necessaria anche da pre-
messc non necessarie,
cosí come C possibilc
dcdurrc una conclusionc
vera da premessc non
vere) ¡ quando poi il
5 medio C necessario,
anche la conclusione
dovrá essere neccssaria,
allo stcsso modo che da
premessc vere disccnde
semprc una conclusiorie
vera .(poniamo invero,
che A si predichi per
necessitá di B, e che B si
predichi di C: sará allora
pure necessario, che A
appartenga a C); quando
infine la conclusione non
~ necessaria, non sará
neppurc possibile che
risulti necessario il medio
(supponiamo infatti, che
A non appartenga
necessariamente a C,
1 o e d'altro canto, che A
appartcnga necessariamente a
B, e B
Filos
ofía
in
Ita
Lihro ¡,rimo - •
Ct,fJilolo m~ 9
5
appartenga
necessariamente a C; anche
A apparterrá dunque
necessariamente a C,
mentre si C supposto che
ció non avvenga).
Dato che allora,
se qualcuno conosce
dimostrativamente, la
conclusione deve
csprimcrc un'appartcnenza
necessaria, risulta chiaro
che la dimostrazionc
dev'essere altresí posseduta
attraverso un medio
necessario. In caso
contrario, non si saprá
perché la conclusione C
necessaria, e neppure si
saprá che essa C
necessaria: piuttosto,
o si crederá di sapcre tutto ció,
senza saperlo, nel caso 1 5 cioe
in cuí si assuma ciO che non C
necessario, ritenendolo
necessario, oppurc non si
penserA di conoscere la neces-
sitá della conclusionc, nel caso
in cuí si assuma ció che
C necessario, ritenendolo non
necessario, non importa poi
se in tal modo, senza
credervi, si sappia
attraverso dci medi che la
conclusionc C necessaria,
oppure se si sappia
il perché C necessaria, attraverso
premcsse immediate.
D'altro canto, le
determinazioni che non
sono per sé - nel senso in
cui C stata definita la
determinazione per sé -
'non sono oggetto di
scienza dimostrativa. In
tal caso non si puó infatti
provare che la conclusione sia
20 necessaria. In realtá, puó
avvenire che la determinazione
accidentale non appartenga
all'oggetto: qui intendo invero
riferirmi ad una determinazione
di siffatta natura. Qualcuno
tuttavia potrebbc forse trovarsi
imbarazzato,
non riuscendo a
comprenderc perché nelle
argomentazioni dialettichc
si dcbbano formulare delle
domandc rifcrite a
tali dctcrminazioni
accidentali, se una volta
concesse qucstc
proposizioni non risulta
necessario che la ccnclu-
sione si sviluppi.
Sembrcrebbe infatti che
non vi sia alcuna differenza
fra quanto si C detto ed il
modo di proccdcrc
di un individuo, che formulasse
delle domande scclte a caso,
enunciando in seguito la
conclusione. Scnonché,
l'interrogazionc dev'essere
sviluppata, non gil in quanto 25
dalle proposizioni domandatc
dcrivi una conclusionc ne-
cessaria, ma perché sarA
necessario che chi concede
quclle
Filos
ofía
in Ita
, Suondi
g A11.aliti,i
6
proposizioni conceda
pure la conclusionc, e
che costui enunci una
conclusione secondo
veritá, ne! caso i~ cui le
determinazioni suddette
appartcngano sccondo
veritá ai loro oggctti.
Dato poi che
l'appartenenza dellc
determinazioni per sé,
che spettano ad un
qualsiasi oggctto in
quanto C tale, riguarda la
sfcra dei singoli gcneri,
risulta evidente
30 che le dimostrazioni
scientifiche verteranno
sullc determinazioni per
sé e si fondcranno su di
csse. Le dctcrminazioni
accidcntali non sono
infatti necessaric, e di
consegucnza, quando si
parte da questc ultime, il
perché dell'appartcnenza
esprcssa nclla
conclusione non vcrrá
conosciuto
nccessariamentc,
neppure ncl caso in cui
le suddettc
dctcrminazioni
appartcngano sempre ai
loro oggetti, senza
risuhare tuttavia pcr sé.
Ció si verifica, ad
cscmpio, per i sillogismi
fondati su scgni. ln tutti
questi casi non si
conoscerá difatti la
dctcrminazione pcr sé
come determinazione per
sé, né si saprá il perché
della conclusione
35 (saperc il perché
significa d'altronde
conoscere attraverso la
causa). Occorre dunque
che tanto il medio
appartenga a causa di sé
al tcrzo termine, quanto
il primo termine
appartenga a causa di sé
al medio.
7. Non C dunque
possibile condurre la
dimostrazione, passando
da un genere ad un altro:
ad csempio, non si pub
dimostrare una
proposizione geometrica
mediante l'aritmetica.
Tre sono infatti gli
clcmenti costitu-
40 tivi delle dimostrazioni:
in primo luego, ció che si
dimostra, ossia la
conclusione (la quale
invero esprime l'ap-
partenenza di una
determinazione per sé ad
un qualche genere); in
secondo luogo, gli
assiomi (gli assiomi,
d'ahro canto, sono le
proposizioni onde prende
lo spunto la di-
mostrazione); in terzo
luogo, il genere
sottoposto, le cui
75 b affezioni e le cui
determinazioni per sé
sono rivelate dalla
dimostrazione. Da un
lato, gli assiomi onde
prende lo
Filo
sofí
a in
Ita
Libro prima - O,
¡,iloio stttimo
2
9
7
spunto la dimostrazionc
possono csscrc gH stessi in
tutti i casi; d'altro lato,
quando le scienze sono
differenti per il genere,
come avviene all'aritmetica
ed alla geometria,
non C possibile adattare per
esempio la dimostrazione
aritmetica alle determinazioni
delle grandezzc spaziali, a 5
meno che tali grandezze non
siano numeri. Si dirá piú tardi,
in che modo possa avvenire
ccrte volte quest'ultima cosa.
La dimostrazionc aritmetica,
dal canto suo, possiede scmpre
un genere, attorno al quale
verte la dimostrazionc, e lo
stesso accade pcr le altre
scienze. Sara di consegucnza
necessario che il genere
rimanga lo stesso,
o assolutamentc, o almeno
secondo un certo punto di vista,
quando cioe la dimostrazione
voglia passarc ad un'altra sfcra.
In caso diverso, C evidente che
tale passaggio risuha
impossibile: e difatti necessario
che gli estremi I o ed i medi dci
sillogismi scicntifici vengano
attinti da un medesimo genere.
In rcaltá qucsti termini, se non
esprimono determinazioni pcr
sé, esprimeranno detcrminazioni
accidentali. Pcr tale ragione, non
C possibile provare pcr mczzo
della gcomctria, che i contrari
sono oggetto di un'unica scienza,
e ncppure si potra provare per
rnezzo
di essa, che il prodotto di
duc numeri cubici C un nu-
mero cubico. Del resto, non
si potra mai dimostrarc una
proposizionc di una ccrta
scienza mediante un'altra
scícnsa,
a meno che la proposizionc di
cui si tratta non stia rispetto
alla scicnza con cui la si vuol
dimostrare in un rapporto 15 di
subordinazione, quale intercorre,
ad csempio, tra le proposizioni
di ottica e la geometría, oppure
tra le proposizioni di scienza
della musica e l'aritmctica. Del
pari,
il condurrc la prova pcr
mczzo della geomctria non
sará possibile, quando si
voglia dimostrare che
qualcosa appartiene allc
lince, e ncl caso in cui
questo qualcosa non
appartcnga alle linee in
quanto linee, ossia in
quanto
esse derivano dai loro
principi propri. CiO
avvienc, ad esempio, se si
vuol provare che la linea
retta C la piú bella delle
linee, oppurc che la linea
rctta sta in un rapporto
Filos
ofía
in Ita
S
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Filos
ofía
in Ita
LJbro ¡,,imD -
Capito"1 nono
Filos
ofía
in Ita
3 S«ondi
0 AMlilin
0
rispetto all'aritmctica. In
quest'ultimo caso, le
proposizioni vengono
provatc allo stesso modo,
ma c'e tuttavia una
differenza: in real ta, il
mostrare che un qualcosa
appartiene ad un altro
qualcosa C di spettanza di
una certa scicnza (il genere
sottoposto C infatti
distinto), ma dimostrarc H
perché di tale appartencnza
spctta alla scienza
superiore, cui sono riferitc
per sé le affezioni. Anche
da questc considerazioni
risulta dunque evidente,
che non C possibile
dimostrare in senso
assoluto qualcosa di un
qualsiasi oggetto, se non
partcndo dai principi propri
di
15 tale oggetto. Tuttavia, i
principi dcllc suddctte
scienze, l'una delle quali C
subordinata all'altra, hanno
qualcosa in comune.
Del resto, se ció e
evidente, será purc chiaro
che non C possibile
dimostrare i principi propri
di un qualsiasi oggetto: in
caso contrario, infatti, i
principi onde si potrcbbe
dedurli risultcrebbcro
principi di tutte le cose, e la
scienza riguardantc tali
principi suprcmi
domincrebbe tutte le altre.
In effetti, il sapcrc
maggiore tocca a colui, che
conosce partendo da cause
piú eleva te: la conosccnza
20 fondata su clementi
anteriori si presenta invero,
quando qualcuno conosce
sulla base di cause non
causate. Di conscguenza, se
qualcuno conosce in misura
rnaggiore, anzi massima,
anche la scienza da luí
posseduta avr3. una dignitá
maggiorc, anzi massima.
Tuttavia, la dimostrazione
non si adatta ad un genere
diffcrente, se non nel senso
gi3. ricordato, pcr cui le
dimostrazioni geomctriche
possono applicarsi per
dedurre proposizioni mee-
caniche oppurc ottiche, e le
dimostrazioni aritmetiche
per
25 dedurre proposizioni di teoría
della musica.
11 determinare se
la conoscenza assoluta
sussista o meno, risulta per
altro difficile. E infatti
arduo precisare se la nostra
conoscenza parta o meno
dai principi propri di un
qualsiasi oggetto, il che
costituisce per l'appunto il
sapere. Noi riteniamo
tuttavia di sapere, quando
siamo in grado di dedurre
un sillogismo da certe
premcsse verc
Filos
ofía
in Ita
301
1 o. Principi in ogni
genere chiamo poi gli
oggetti, riguardo ai quali
non C possibilc
dimostrare che sono.
Da un lato, tanto per gli
oggetti primi quanto pcr
gli oggetti dcrivati da
questi, noi assumiamo
che cosa significhino;
d'altro lato, per i principi
C necessario assumere
che sano, mentre per gli altri
oggetti C necessario provarlo.
Ad escmpio, che cosa
significhi unitA, o che cosa
significhino le nozioni di rctto
e di triangolo, noi l'assu-
miamo; d'altra parte, che
l'unit3. sía e che la grandczza
35 spaziale sía, bisogna
assumcrlo, e invece, che gli
altri oggetti siano, occorre
provarlo.
Tra le
proposizioni di cui ci si
serve nelle scicnzc
dimostrativc, le une sono
proprie di ciascuna
scienza, mentrc le altre
sono comuni. Queste
ultime sono tuttavia
comuni in virtú di
un'analogia, dal momento
che ciascuna di esse C
utile solo in quanto si
applica ·al genere
subordinato ad una data
scienza. Proposizioni
propric,
ad cscmpio, sono: la linea ha
una natura cosiffatta, e: 40 la
nozione di retto ha una natura
cosiffatta ¡ una proposizione
comune, ad csempio, C: se da
oggetti cguali si sottraggono
rispcttivamcntc oggetti cguali,
gli oggctti rimancnti sano
egua1i. F.. tuttavia Sufficiente
assumere cia-
scuna di queste proposizioni
comuni, in quanto si applica
ad un certo genere: l'efficacia
della proposizione sará infatti
idenúca, anche nel caso in cui,
nella sfera della 76 b geometría,
essa venga applicata alle sale
grandczze spa-
ziali, e non gií\ alla totalitá degli
oggetti, oppurc in cui,
nel campo dell'aritmetica, essa
venga applicata ai numcri.
Propri sono poi
anche gli oggetti,
riguardo ai quali noi
assumiamo che sano, e
rispetto ai quali la scicnza
in qucstionc considera le
detcrminazioni per sé,
cosí come,
Filos
ofía
in
Ita
3 S«ondi
0 Analili&i
,
ad escmpio, l'aritmetica si
rivolgc allc unitá, mentre la
5 gcomctria si riferisce ai
punti cd alJc linee. Di tali
oggetti si assumc infatti
l'essere e la dcterminazionc
dcll'csserc. Riguardo
invcce alle affczioni per sé
di questi oggetti, si assumc
che cosa significhi
ciascuna di csse - ad
csempio, l'aritmctica
assume il significato di parí
o di dispari, di numero
quadrato o cubico, mcntre
la gcometria assumc il
significato di irrazionale, di
linea spczzata od obliqua -
1 o ma si prava che ciascuna C,
mediante le proposizioni
comuni e partendo dalle
proposizioni gi3.
dimostratc. Lo stesso si
dica per l'astronomia. In
effetti, ogni scicnza
dirnostrativa verte interno a
trc elemcnti. Riguardo a
duc di questi - che sono il
genere, di cui la scicnza
considera le affczioni pcr
sé, e gli assiomi che si
dicono comuni, cioe le
proposizioni prime, onde
parte la dimostrazione - la
scicnza pone che siano,
mentre pcr ciascuna delle
15 afTczioni, che vcngono in
tcrzo luogo, la scienza
assumc che cosa significhi.
Nulla impcdisce tuttavia
che ccrtc scicnze trascurino
alcunc di qucste condizioni,
ad cscrnpio, non
supponendo espressamente
che il genere sia, ncl caso
in cui risulti evidente che
esso C (che il numero sia
non e infatú altrettanto
chiaro quanto lo C il fatto
che il freddo ed il caldo
siano), e non assumendo
che cosa significhino le
affezioni, quando ció risulti
evidente. Allo stesso modo
20 del resto, anche pcr le
proposizioni comuni, quale
C ad csempio l'assioma
secondo cui, quando da
oggctti eguali vengano
sottratti oggctú eguali, gli
oggetti rimanenti risultano
eguali, la scicnza non
assume che cosa signifi-
chino, in quanto ciO e noto.
Tali considerazioni non
sminuiscono tuttavia per
nulla i1 fatto che gli
elementi della scicnza
dimostrativa sono questi tre
; genere attorno al quale
verte la prova; affczioni il
cui riferimento viene
dimostrato; proposizioni
prime, onde parte la
dimostrazíone.
Ció che
dev'essere necessariamente
a causa di sé, e rispetto a
cuí C necessario ritenere che
sia, non risulta d'altro canto
né un'ipotesi né un
postulato. Parliamo di
Filos
ofía
in Ita
Libro ¡,,;rM -
Copitolo
duimo
ncccssita di credcre in
qualcosa, poiché la
dimostrazione, come del resto
i1 sillogismo, riguarda non giil
il discorso 25 pronunciato,
bensi quello che si sviluppa
ncll'anima. :! sempre
possibile, in realtá, muovere
delle obiezioni al discorso
esteriore, ma non sempre si
potra far ció nei confronti del
discorso interiore. Orbene,
quando chi conduce la
dimostrazionc assume delle
premesse dimostrabili, scnza
averlc provate, egli stabilisce
allora un'ipotcsi, nel caso in
cui assuma una proposizione
ritenuta vera da colui che
impara - non si tratterá peró di
un'ipotcsi
in senso assoluto, bensí di
un'ipotesi relativa soltanto a
colui che impara - e pone
invccc un postulato, nel caso
30 in cui assuma quella stessa
proposizione, mentre il di-
scepolo non ha alcuna
opinione in proposito, oppurc
nutre l'opinione contraria.
Proprio in qucsto l'ipotesi
differiscc
dal postula to: in effetti,
postula to C ció che risulta
contrario all'opinione di
chi impara. O anche,
postulato si
pub dire ció che, pur
essendo dimostrabile,
viene assunto ed
utilizzato scnza
dimostrazionc.
Le definizioni pcr
altro non sono ipotcsi (nelle
35 definizioni infatti nulla si
dice esserc o non essere); le
ipotesi si ritrovano piuttosto
fra le prcmessc, mentrc le
definizioni hanno bisogno
soltanto di esscre comprcse.
Per l'ipotesi ci0 invcce non
basta (a meno che non si
voglia
dirc che l'ascoltare un quakosa,
comprendendolo, costi-
tuisce un'ipotesi): al
contrario, ipotesi si
dicono quellc premesse,
che una volta poste dánno
luogo, per il fatto
di sussistere, alta conclusione.
(Del resto, chi C csperto
in geometría non pone come
ipotesi delle proposizioni
false, come pure hanno
asscrito alcuni: costoro
sostene- 40 vano che non
bisogna servirsi di ció che C
falso, ma che
gli intenditori di geometria
dicono tuttavia il falso, quando
chiamano lunga un picde,
oppure retta, la linea da cssi
tracciata, che non C lunga un
piede, né retta. Chi C esperto in
geometría non trae tuttavia
alcuna conclu- 77 a sionc per il
fatto che tale linea concreta sia
la linea
Filos
ofía
in
Ita
3 Stcondi
0 Anafiti&i
4
5 1 t. Se ha da csservi
dimostrazione, non C necessario
che vi siano le idee, o che
sussista un oggetto único,
al di la della moltcplicitá,
ma deve dirsi
neccssariamcntc secando
vcritá che una sola
detcrminazionc si riferisce
a molti oggctti. In cffctti, se
cosí non fosse, non si
presentercbbc la
detcrminazione
univcrsale, e se d'altro
canto la dcterminazionc
universale 'non sussistesse,
non vi sarebbe il medio, e
di conscgucm:a ncppurc la
dimostrazione. Occorre
quindi che una sola e
medesima dctcrminazionc
venga riferita in modo non
ambiguo a parecchi oggetti.
10 D'altra parte, ncssuna
dimostrazionc assumc
esprcssamente l'assioma,
sccondo cui non C possibiic
affermarc cd al tempo
stesso negare qualcosa di
un oggctto, a meno che non
occorra provare la
conclusionc in questa
stessa forma. Tale prova
viene del resto condotta,
quando si sia assunto che
I1affermarc H primo
termine del medio rispondc
a verit3, e che il negarlo
non risponde a veritil. In
tal caso, poco importa lo
stabilirc che H medio sía
tale, ed inoltre che esso sia
non tale, ed e allo stesso
modo irrilcvante che ci0
avvenga pcr il terzo
termine. In effetti,
15 quando si sía concesso un
oggetto, di cui C vero
affermare la nozionc di
uomo - anche se di esso sia
pure vero affermare la
nozione di non uomo - e
purché si sia giá ammesso
che uomo C anímale, non
gia non anímale, risulterá
senza· dubbio vero il díre
che Callia - anche se ci0
vale pure pcr non Callia - C
comunquc anímale, non
gi3. non anímale. Come ció
possa avvenirc, C spiegato
dal fatto che il primo
termine si dice non soltanto
del medio, ma altrcs1
Filos
ofía
in Ita
Libro primo - Capiwto
undiusimo
3
0
5
di qualcos'altro, in quanto si
predica di un numero mag- 20
giore di oggetti; di consegucnza,
nei confronti della conclusione
non ha alcuna importanza che il
medio risulti tanto la suddctta
nozionc, quanto non tale
nozionc. D'altro canto, la
dimostrazione che conduce
all'assurdo assume l'assioma,
secando cui, di un oggctto, una
qual-
siasi dctcrminazionc dev'esscre
o affcrmata oppure negata.
Tali assiomi, poi, non scmpre
vengono assunti in forma
universalc; ad essi si di piuttosto
l'estensionc ritenuta sufficicnte,
cd invero basta riferirli al
genere. Quando parlo di
rifcrimento al genere, intendo
dírc il genere, nell'ambito del
qualc si indirizzano le
dimostrazioni, come 25 del resto
ho gii fatto osservare in
preccdenza.
Tutte le scienze
comunicano poi tra di esse
in virtú dclle proposizioni
comuni (comuni d'altronde
chiamo
le proposizioni, di cui ci si
serve, in quanto da essc si
fa disccndcre la
dimostrazionc, mentre
comuni non sono
gia gli oggetti, riguardo ai quali
si conduce la prova,
né d'altra parte i riferimenti
dimostrati). La dialettica inoltrc
comunica con tutte le scienze, e
lo stcsso avverrebbc per una
scienza, che tentasse di
dimostrare le proposizioni
comuni, ad escrnpio, la
proposizione secando 30 cui, di
un oggetto, una qualsiasi
determinazione dcv'es-
sere affcrmata oppure
negata, o queHa secando
cui, quando da oggetti
eguali vengono sottratti
oggetti eguali,
gli oggetti rimanenti sano
cguali, o ancora qualche
altra proposizíone siffatta.
D'altro canto, la dialcttica
non si rivolge a ccrti
oggetti, determinati come si
C detto, né
si applica ad un solo genere. In
caso contrario, difatti,
essa non proccdcrebbe mediante
interrogazioni: in realrá,
chi dimostra non puO porre dellc
domande, poiché non
e possibile provare la
medesima conclusione,
quando si diana due
prcmcsse contrapposte e si
debba partire in-
differentemente dall'una o
dall'altra. CiO C stato giA
di-
mostrato nei libri che trattano
del sillogismo. 35
Filos
ofía
in Ita
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Filos
ofía
in Ita
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Filos
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in Ita
Libro primo •
C4pil4io
lrtdiusimo
Filos
ofía
in Ita
' Stco11di
Analitici
'
º
Filos
ofía
in
Ita
Libro ¡,rimo - Capitolo
trtdiusimo
3
"
Filos
ofía
in Ita
, Steotldi
Analilici
.
. 35in quanto ciascuna delle
due cose puO venir
raggiunta mediante una
scicnza differente. CiO
avviene, d'altra parte,
quando una proposizione
di una certa scienza sta
rispctto ad un'altra
sciem:a in un rapporto di
subordinazione, qualc
intercorre, ad esernpio,
tra le proposizioni di ot-
tica e la gcometria, tra le
proposizioni di
meccanica e la
stercomctria, tra le
proposizioni di tcoria
della musica e
l'aritmetica, tra le
proposizioni che
esprimono dati del-
l'osscrvazione e
l'astronomia matematica.
Alcunc di queste
40 scicnze, poi, sono per cosí
dire sinoníme. Ad
escmpio, si d3. il nomc di
astronomía sia ad una
certa scicnza ma-
79 a tematica che ad una certa
scienza náutica, e si d3. il
nome di teoría della
musica tanto ad una ccrta
scicnza matematica
quanto ad una certa
scienza fondata sull'uditó,
In realtá, in tutti questi
casi il sapere che un
qualcosa e spctta ag1i
osscrvatori di quanto
cade sotto i sensi, mentre
il sapcre perché qualcosa
e spetta ai matcmatici.
Questi ultimi possiedono
infa tti le dimostrazioni
de lle cause, e spesso non
sanno che un qualcosa
sussistc, cosí come
5 avvienc a coloro che
considcrano l'oggetto
univcrsale, e sovente non
conoscono, per mancanza
di osservazionc diretta,
alcuni dcgli oggctti
singoli. In tale situazione,
del resto, si trovano tuttc
le scienzc che, pur
differenziandosi quanto
alta sostanza, si valgono
delle spccic. In realtá, le
scicnze matcmatiche
vertono attorno alle
specic, dato che non si
applicano ad un qualche
sostrato. Difatti, anche se
le proposizioni
geometriche si riferiscono
ad un qualchc sostrato,
certo non risultano
geometriche in quanto si
riferiscano ad esso.
D'altronde, lo stesso
rapporto
1 o che sussiste tra ottica e
geometria, pub sussistcre
purc tra un'altra scienza e
l'ottica; tale C il caso, ad
csempio, pcr lo studio
dcll'arcobalcno: in effctti,
il sapcrc in questo campo
che qualcosa C spetta
all'osservatore dcgli
eventi naturali, mentre il
sapere perché quel
qualcosa e tocca
aH'intcnditore di ottica,
in quanto C
semplicemcnte tale,
oppure in quanto si fonda
sulla matematica. Moltc
scicnzc
Filos
ofía
in Ita
I.ihro primo -
Copitolo
guoltordimimo
Filos
ofía
in Ita
3 Suondi
' Analiliei
4
Filos
ofía
in
Ita
Lw,o primo - Qipil.olo 3
stdiusirno 1
5
Filos
ofía
in Ita
S
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i
A
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in errore attraverso un
sillogismo. Puó accadere
allora che entrambe le
premesse siano false, e
puó accadere d'altra parte
che lo sia soltanto una
dclle due. In effctti, posto
che A non appartenga a
ncssun C, e C non appar-
tenga a nessun B, allora,
se ciascuna delle due
prcmesse
35 C stata assunta in forma
inversa, ccrto le prcmessc
risultcranno cntrambc
false. F. invcro possibile
che C stia rispctto a A ed
a C in rapporti tali, da
non risultare subordinato
a A, e da non appartenerc
al termine B, presentato
in forma universale. In
realtá, e impossibile che
B sia contenuto in una
qualchc totalitá (si C
dctto infatti che in modo
primitivo A non
appartienc a B), e non C
d'altro canto necessario
che A appartcnga a tutti
quanti gli oggetti che
sono, prcsentati in forma
universalc; di
40 conscgucnza, le prcmessc
saranno entrambc false.
Ma C altrcsí possibilc,
che una delle prcmcssc
assunte sia vera; si
trattcr3 tuttavia, non gia
di una qualsiasi dellc duc,
8o a bensí della premcssa A C.
In cffetti, la premessa C B
risulterá sernpre falsa, in
quanto B non C contcnuto
in nessun termine. E
invece possibilc che la
premessa A C sía vera, ad
escrnpio, ncl caso in cui
A si riferisca indivi-
sibilmcntc tanto a C
quanto a B (quando infatti
una medcsima nozione si
riferiscc in modo
primitivo a duc oggetti,
ncssuno di questi risultcrá
contcnuto ncll'altro). Del
resto,
5 anche se l'appartencnza di
A a C non C indivisibile,
si ha lo stcsso risultato.
L'errorc che
consiste nel dedurrc
un'appartcnenza si
produce dunque soltanto
mediante tali premesse, e
ncl modo suddetto ( come
abbiamo visto, infatti, il
sillogismo che deduce una
tale appartcnenza non si
sviluppa se non nclla
prima figura); per altro,
l'errore che deduce una
non appartenenza si
produce tanto nella prima
quanto nella scconda
figura. Diciarno dunque
anzitutto,
1 o in quanti modi tale errore si
verifica nella prima
figura, e come si
comportano allora le
premesse. Da un lato,
l'errore puó presentarsi, se
entrambe le premesse
risul-
Filos
ofía
in Ita
Libro ¡,rimo • 3
Capilofo stdimimo ,
7
Filos
ofía
in Ita
3 Stcondi
, Analitici
8
Filos
ofía
in Ita
3,
9
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ofía
in Ita
3 Suondi
2 Analitici
0
Filos
ofía
in Ita
Libro primo • Copilo/o
didoltlsimo '
inalterata, e la premessa
A D invece si converta:
l'errore sará cosí lo stesso
di quello visto in
precedenza. Quando
pcr centro il sillogismo non si
sviluppa attraverso il medio
proprio, allora, nel caso in cui
D sia subordinato a A, 25 tale
premessa A D sara vera,
mentre l'altra premessa
risulterá falsa: C difatti
posSibile che A appartenga a
parecchi termini, non
subordinati gli uni agli altri.
Nel
caso invece, in cui D non
sia subordinato a A,
evidentemente tale
premessa A D risulter.i
semprc falsa (dato che
viene assunta in forma
affcrmativa), ma alla
premessa
D B puó accadcrc tanto di
csser vera, quanto di essere
falsa. In realtá, nulla
impediscc che A non
appartenga a 30 nessun D,
mentre D appartiene ad ogni
B; ad escmpio, animale non
appartiene a scienza, mcntre
scicnza appartienc ad arte
musicale. Per un. altro verso,
nulla parimenú impcdisce che
A non appartenga a nessun D,
e che D
non appartenga a nessun B.
E dunque evidente,
in quanti modi ed attraverso
35 quali premcsse possano
prodursi gli errori fondati su di
un sillogismo, sia riguardo alle
proposizioni immediate,
che rispetto a quellc dcducibili
mediante dimostrazionc.
Filos
ofía
in
Ita
S
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Filos
ofía
in Ita
Libro ¡,rimo • Capitob, 3
d~iaruwouimo '
3
Filos
ofía
in
Ita
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A
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t
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,
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Quanto ho detto
si applica poi
similmentc ai
ro sillogismi ed alle premcsse
negative. Ad esempio, se
A non appartiene a nessun
B, o si dovrá considerare B
come oggctto primo,
oppurc sussisterá un
termine intermedio
anteriore, cui A non
apparticne - sia il termine
S, il qualc appartiene ad
ogni B - cd ancora un altro
termine anteriorc a questo,
ad esempio T, che
appartiene ad ogni S.
Anche nei casi di tale
natura, in effetti, o
sussistcranno infiniti
termini via via antcriori,
cui A non appartienc,
oppurc il processo dovrá
arrestarsi.
r5 Riguardo invccc
ai rapporti di prcdicazione che
si convertono, le cose
stanno diversamente. In
realtá, quando si ha un
rapporto reciproco di
predicazione, non sussiste
l'oggcuo primo, o l'oggetto
ultimo, di cuí un termine
dcbba prcdicarsi: in uini i
rapporti rcciproci di
prcdicazione, i due tcrmini
sono infatti in una
medesima situaaionc a
qucsto riguardo, sia che i
predicati di uno qualsiasi di
essi risultino infiniti, sia
che infinitc risultino
cntrambc le serie in
questione di predicati e di
sostrati. Fa eccczione il
caso in cuí i termini non si
convertano
:20 in modo sirnilc, quando
cioe si tratti da un lato di
predicazione accidentalc,
cd inversamente di
predicazione per sé.
Filos
ofía
in Ita
Li6ro f>rirno •
Copitolo
omtulJUTrno
Filo
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Ita
S
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Filos
ofía
in Ita
3'7 ogni E. La
proposizione C E sad,
poi ancora provata allo
stesso modo. Ma poiché
si supponc che la serie di-
retta verso íl basso si
arresti, ~ chiaro che la
serie dei termini cui C
non apparticne dovrá
anch'essa arrestarsi.
Quand'anche
poi la prova non si
sviluppi attraverso un
solo procedimento, e
ricorra piuttosto a tutti e
trc - scrvendosi ora della prima
figura, ed ora della se- 30
conda oppurc della terza -
risulta chiaro che allora la serie
dei riferimenti si erresterá
parimenti. Tali procedimenti
sono infatti limitati di numero,
e d'altro canto,
se dcgli oggetti numericamente
limitati si moltiplicano
per un numero finito,
sar3. necessario ottenere
un prodotto finito.
t dunquc evidente,
che le serie dei
riferimcnti
si arrcstano nel caso della
dimostrazionc negativa, se C
vero che lo stesso avviene nel
caso in cui si preva un'ap- 35
partenenza. Per coloro che
considerano i problemi da
un punto di vista
dialettico, risulterá ora
chiare, che riguardo alla
dimostrazione affermativa
le cose stanno proprio
cosí.
Filos
ofía
in Ita
, Sttof'ldi
, AMliliri
Filos
ofía
in Ita
Libro f1ri- -
CaJ,itolo
otnlÜÜllsitM
Filos
ofía
in
Ita
2 S«o,idi
: Anolitici
J
O
Filos
ofía
in Ita
Libro primo - Capitolo 3
wntiduen'mo 3
,
La determinazione si dice
invecc di qualcos'altro, e
ad oggctti differcnti
toccano dctcrminazioni
diffcrcnti. Di
conscgucnza, quando una
sola detcrminazionc
appartiene
ad un solo oggctto, non si
potra parlare di una serie 25
infinita di predicazioni, né
dirctta in alto, né diretta in
basso. In effetti, gli clemcnti di
cui si dicono le detcrminazioni
sono quelli contenuti nclla
sostanza di ogni oggetto, e tali
clcmenti non sano infiniti;
d'altra parte, la serie
ascendente e costituita da
questi elementi e dalle
dcterminazioni: sia gli uni che
le altre non sono infiniti.
t dunque necessario che
sussista un oggetto, di cui
si predica una qualche
determinazione prima,
bisogna che
di tale determinazione si
predichi un'altra determina-
zione, cd C infine necessario
che Il processo si arrcsti e si
trovi una detcrminazione, la
qualc non si predica piú 30 di
un'altra determinazionc
anteriore, e della qualc non si
predica piú un'altra
dctcrminazionc antcriorc.
Qucllo esposto C
dunquc uno dci modi
in cuí
si pub dimostrarc quanto ci
proponiamo. Vi C poi ancora
un altro modo, se C vero che il
riferimento di un predicato
ad un oggctto pub essere
dimostrato, quando certe
detcrmina:r.ioni antcriori
a quel predicato spettano
all'oggctto. Orbenc,
rispetto alle proposizioni
dimostrabili non si pub
esserc in una situazione
migliorc di quclla offerta dalla
conosccnza, né d'altra parte le
si pu6 conoscere senza 35
dimostrazionc. Tuttavia, se una
ccrta proposizione risulta
nota attravcrso certe
premcsse, e se pcr contro
noi non conosciamo tali
premesse, né siamo
riguardo ad csse in
una situazione migliore di quella
offcrta dalla conoscenza,
senza dubbio non conosceremo
ncppure la proposizione
resa nota attravcrso quclle
premesse. Ed allora, se C pos-
sibile mediante la dimostrazione
conoscere qualcosa in
modo assoluto, e non gi.l sulla
base di certe premcsse o con
l'appoggio di un'ipotesi, sará
necessario che la serie dclle
predicazioni intermedie si
arresti. In effetti, se cssa non 84
a si arrestasse, e per contro vi
fossc in ogni caso un termine
Filos
ofía
in
Ita
3 Stcondi
3 Analiti&i
,
Filos
ofía
in Ita
333 al dispari - il
Ma se le
cose stanno a qucsto modo, il
numero sará la determina- 20
zionc Prima, immancnte ai suoi
predica ti¡ ed allora, se
C vero che non puO
sussistere un'infinit3. di tali
predicati, immanenti
all'essenza di un solo
oggetto, non sussistcr.i
ncppurc un'infinita serie
ascendente di
dctermina.zioni. Piuttosto,
sará certo necessario che
tutti i predicati ap-
partcngano atl'oggetto
primo, per csempio al
numero, e
che il numero appartcnga
ad cssi; di conseguenza, si
avr3. un rapporto
convertibile di
predicazionc, ma le
dctcrminazioni non
risulteranno piú estese
dell'oggetto.
In secando luego, non sano
infinitc neppurc le deterrni- 25
nazioni immanenti all'cssenza di
un oggetto, poiché altrimcnti
non si potrebbe formulare una
definizione. In tal modo, se tutti
i suddetti predicati si dicono per
sé, e se d'altro canto questi
predicati non sono
numcricamentc infiniti, scnza
dubbio la loro serie ascendente
si arresterá,
e di conseguenza si arresterá
purc la serie discendente.
Se le cose stanno a
qucsto modo, anche le nozioni
intermedie che sono comprese
tra due termini risulteranno
scmprc in numero lirnitato. CiO
posto, C ormai 30 chiaro che
debbono sussistcre
necessariamente dei principi
delle dimostrazioni, e che non
risulta vera l'asserzione
di alcuni - proprio quclla da
noi riferita all'inizio della
trattazione - che tutte le
proposizioni siano
dimostrabili.
Se sussistono i principi, in
effetti, non C vero che tutte
le proposizioni siano
dimostrabili, c d'altronde
non C pos• sibile che
occorra procedere
all'infinito. In realta, il so-
stenere l'una o l'altra cosa
non significa se non negare
la sussistenza di una qualsiasi
proposizionc immediata ed 35
indivisibile, ed affermarc per
centro che tutte le propcr sizioni
sono divisibili. Riguardo alla
proposizione dimostrata, infatti,
la prova viene condotta con
l'introdurvi
un termine, non gia. con
l'aggiungervi esteriormcntc
un termine;
difconseguenza, se tale
processo puó continuare
all'infinito, Potra accadere
che tra due tcrmini
sussistano
Filos
ofía
in Ita
3 Stcondi
3 Anoliti.ci
4
Filos
ofía
in
Ita
LiJ,,o ftrilM - Capiloio 3
11tntilre1sinu, 3
5
Filos
ofía
in Ita
S
«
or
rd
i,
h
al
iti
ei
l'unitá, · quando si
presenta qualcosa di
immediato, e la prcmcssa
assolutamente una C
quella immediata. Ed allo
stesso modo che negli
altri campi il principio C
qualcosa di semplice, pur
essendo differentc pcr
ogni singola sfcra -
rispctto a cíó che pesa il
principio e la mina,
rispetto alla mclodia il
principio C il quarto di
tono, e rispetto agli altri
campi i principi sono altri
ancora - cosí nella sfera
del sillogismo l'unit3. C
la prcmessa immediata, e
85 a nella sfcra della
dimostrazione e della
scienza C l'intuizione.
Orbene, nci sillogismi
probativi che dcducono
una appartenenza, ncssun
medio include dunquc
l'estremo maggiorc.
Riguardo poi ai
sillogismi ncgativi, anche
qui il medio non include
mai il termine, la cui non
appartencnza dev'csscre
dedotta: tale C il caso, ad
escmpio, se la non
appartenenza di A a B
viene dcdotta mediante C
5 (quando invero C
appartenga ad ogni B, e
d'altro canto A non
appartenga a ncssun C).
Nel caso in cui occorra
provare ulteriormente,
che A non appartiene a
ncssun C, si <leve
assumerc un medio tra A
e C, e si continuerá
scmpre a procedcre in
questo modo. Quando
bisogna poi provare che
D non appartiene a E, e
se tale preva si fonda sul
fatto che C apparticnc ad
ogni D, ma non ap-
particne a nessun E,
senza dubbio il medio
non sará mai
JO contcnuto entro E:
qucst'ultimo e appunto il
termine, cui D non devc
appartenere. Riguardo
infine al terao modo, in
cui si puó dedurre una
conclusione universale
negativa, il medio non
risulterá mai né
contenuto entro l'cstremo
minore, di cui l'estremo
maggiore dev'essere
negato, né conrcncnte
l'estrcmo maggiore, che
deve venir negato di
quello minore.
Filo
sofía
in
Ita
Libro primo - Ca(ntolo
M1liqw11mimo
3
3
7
e rispettivamente, se
l'affermativa oppure la negativa.
La 15 stessa domanda puO venir
posta riguardo alla dimostra-
zione che si dice provarc
qualcosa direttamcnte, ed alla
dimostrazione che conduce
all'assurdo. Esaminiamo dun-
que la questione, anzitutto,
rispetto alla dimostrazione
universale ed a quella
particolare: una volta chia
rito ció, parlcremo della
dimostrazionc che si dice
provare qual-
cosa dircttamcnte, e di quella
che conduce all'assurdo.
Orbene, pcr chi
considcri la questione nel modo
20 segucntc, la dimostrazione
particolare potrebbe forse sem-
brare migliore di quella
universalc. In realtá, se tra due
dimostrazioni C migliorc quella,
in base a cui conosciamo
qualcosa in grado maggiore (in
ciO consiste infatti l'eccellenza
della dimostrazionc); se d'altro
canto, quando conosciamo un
qualsiasi oggetto per sé, il nostro
sapere
al riguardo C maggiore di quello
da noi posscduto, quando
conosciamo tale oggctto in virtú
di qualcos'altro (ad esempio, noi
possediamo un grado maggiore
di conoscenza rispetto all'artista
Carisea, quando sappiamo che
Corisco e artista, piuttosto che
non quando sappiamo che 25
l'uomo ~ artista; analogamente
si dica per gli altri casi);
se infinc la dimostrazione
univcrsale prava che ad un
alteo oggetto, e non gi3..
all'oggetto in qucstionc,
tocca una certa
dcterminazionc (ad
cscmpio, che il triangolo
isoscele
ha una certa proprietá non gi3.
in quanto e isoscele, bensí
in quanto C triangolo), mentre la
dimostrazionc partico-
larc prava che l'oggetto in
questione come tale C qual-
cosa: allora, pos to che sia
migliore la dimostrazionc
che
si rivolge ad un oggetto pcr sé, e
che la dimostrazione particolare
sia tale in misura maggiore della
dimostrazione universale, senza
dubbio la dimostrazione partico-
30 lare sarA migliore di quella
universale. Oltre a ció, se
l'oggetto universale non C un
qualcosa che sussista al di
1a degli oggctti singoli; se
d'altro canto la
dimostrazione suscita
l'impressione che questo
universale, in virtú del
qualc si conduce la prova,
sia un qualcosa, e che
questa
Filos
ofía
in Ita
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Ita
Libro primo - Caj,iwlo
llfflliqwttmúno
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9
Filos
ofía
in Ita
3 Stcondi
4 Ann/iliti
0
Filos
ofía
in
Ita
Libro primo -
CapiJoú,
vmtiquattrtsimo
versa)e: la dimostrazione
universale C dunque migliore
di quella parúcolare. Inoltrc,
quanto piú la dimostrazione
risulta particolare, tanto piú
essa cade nella moltepliciti
indeterminata; per centro, la
dimostrazione universale tende
a ció che e sernplice ed al
limite. Gli oggetú, d'altra 5
parte, in quanto sono
indeterminati, non sono
conoscibili,
cd in quanto invece sono
determinati, risultano
conoscibili.
Di consegucnza, in quanto
univcrsali, gli oggetti risultano
piú conoscibili che in
quanto particolari. Le
proposizioni universali
sono dunquc dimostrabili
in maggior misura di quelle
particolari. Ma ció che C
dimostrabile in maggior
misura C oggctto di una
dimostrazione, che C tale
in mag-
gior misura: in effetti, la misura
de lle nozioni rclative si accresce
simultaneamcnte. La
dimostrazione univcrsalc C
quindi migliorc di quclla
particolarc, dal momento che la
prima C dimostrazione in misura
maggiore della seconda. 10 Oltrc
a ci0, la dimostrazione, in base
alla quale si cono-
scc un certo oggetto e
qualcos'altro ancora, C
prcfcribile alla
dimostrazionc, in base alla
quale si conosce soltanto
quel certo oggetto. Orbene,
colui che possiede la
dimostraaione universale
conosce purc l'oggetto
parúcolare, mentre colui
che possiedc la
dimostrazione particolare
non conosce l'oggctto
univcrsale. Di
conseguenza, anche da
qucsto punto di vista la
dimostrazíonc univcrsale
risulteri prefcribile a quella
particclare. Lo stesso si
deduce dalle considcrazioni
scguenti. In realrá, B
provare un qualcosa
in modo piú universale consiste
nel provarlo attraverso
un medio che sia piú vicino al
principio. Ma ció che piú 15 di
ogni altra cosa risulta vicino al
principio C la premessa
immediata, la quale anzi C il
principio. Ed allora, se la
dimostrazione che si fonda sul
principio C piú rigorosa
di quella che non si fonda sul
principio, senza dubbio
la dimostrazione che si
fonda in misura maggiore
sul principio sará piú
rigorosa di quella che si
fonda in misura minore sul
principio. Ora, la
dimostrazione in maggior
misura universale C
appunto quella che si fonda
in mag-
"
Filos
ofía
in Ita
gior misura sul principio, e
quindi la dimostrazione
universale risulter3.
migliore della
dimostrazione particolare.
11 caso si presenta, ad
esempio, quando occorra
dirnostrare il riferimcnto di
A a D, ed i medi siano
indicati
20 da B, C. Tra j due, quello
supcriorc C allora B, e di
conscguenxa, sará in
maggior misura universalc
la dimostrazionc che si
sviluppa attravcrso qucsto
medio.
Tra le
considerazioni espostc,
tuttavia, alcune sono di
natura dialettica. CiO che
per altro chiarisce nel rnas-
simo grado la premincnxa
della dimostrazione
universale, C il fatto che
quando, tra due prernesse,
si possiede quella
anteriorc, in certo modo si
conosce pure quella
postcriorc
25 e la si possicde
potenzialmente. Ad
csempio, se qualcuno sa
che in ogni triangolo la
somma degli angoli C
cguale a due rctti, costui in
ccrto modo sa, in potenza,
che pure nel triangolo
isoscele la somma dcgli
angoli C egualc a due rctti,
anche se poi non sa che
ciO che C isoscele risulta
un triangolo. Per centro,
chi possiede la premessa
postcriore non conosce in
alcun modo, né in potenza
né in atto, la prcmessa piú
univcrsale. Inoltre, la
dirnostrazione universale C
oggctto d'intuizione,
mentre quella
30 particolare sfocia nella
sensazione.
Filos
ofía
in Ita
Li6ro ftrimo • Capitolo
utnliÚ11f111Simo
,
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Filos
ofía
in Ita
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A
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u
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mente la dimostrazione,
provando entrambe le
prcmesse, si dovrá inserire
in ciascuna di qucstc un
medio. Supponiamo che si
tratti di D, medio della
proposizione A B, e di E,
medio della proposizione
B C. t allora evidente che
il medio E clara luego a
duc prcmcsse affermativc,
mcntrc il medio D clara
luogo ad una premessa
affer-
20 mativa, che comprende B,
e ad una negativa, che
cornprende A. Occcrrcrá
infatti che D appartcnga ad
ogni B, e che A non
appartenga a nessun D.
Non rimane dunque che
una sola premcssa
negativa, la A D. Allo
stesso modo stanno poi le
cose riguardo agli altri
sillogismi. In effetti, il
medio di una proposizione
affermativa dad. scmpre
luogo a due premesse
affermative, che
comprendono entrambi gli
estremi, mentrc il medio di
una proposizione
25 negativa dará
nccessariamcntc luego ad
una prcmcssa negativa, che
comprende uno degli
estremi. Di conseguenza,
quest'ultima risulterá
l'unica prcmessa negativa,
e le altre saranno invcce
affermativc. Ed aliara, se
ciO mediante cui si preva
qualcosa risulta piú noto e
piú credibilc di qucsto
qualcosa, e se d'altro canto
la proposizione negativa
viene provata mediante la
proposizione affermativa,
mentrc quest'ultima non
viene provata attraverso la
proposizione negativa,
scnza dubbio la dimo-
strazione affermativa, che
nei confronti della
dimostrazione negativa
risuha anteriore, piú
evidente e piú ere·
30 dibile, sarA migliore di
questa, Oltre a ció, se C
vero che il principio del
sillogismo C la prcmessa
universalc irnmediata, se
d'altro canto nclla
dimostrazionc affcrmativa
la premessa universale C
affermativa, mcntre nella
dimostrazione negativa la
premessa univcrsale C
negativa, se infine la
premessa affermativa C
anteriore alla premessa
negativa e piú evidente di
questa (la negazione C
infatti rcsa nota
dall'affermazione, ed
inoltre l'affermazione ri-
35 sulta anteriore alta
negazione, cosí come
l'cssere C anteriorc al non
essere), il principio della
dimostrazione affermativa
sara di consegucnza
superiore al principio della
Filos
ofía
in Ita
34> dimostrazione
negativa. Orbene, tra due
dimostrazioni C supcriore
quella che si serve di
principi superiori. lnfinc
la dimostrazione, la cui
natura e piú affine alla
natura del principio, C
quclla affermativa: in
cffctti, la dimostrazione
negativa non puó
svilupparsi senza la
dimostrazionc
affermativa.
Filos
ofía
in Ita
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Filos
ofía
in Ita
Librr, p,imr, - Capitr,lo 3
0tntotu1imo 4
7
un qualcosa e, quanto
mostri il perché qucsto
qualcosa C, risulta piú
rigorosa di un'altra
scicnza, la quale mostri
soltanto il perché quel
qualcosa C; tuttavia una
scicnza, la quale provi
unicamente che un
qualcosa C, non risulta
piú rigorosa di una
scienza, la quale mostri
unicamente il perché
questo qualcosa C.
Inoltre, la scienza che
non si rifcriscc ad un
sostrato C piú rigorosa di
una scicnza che si rife-
risca ad un sostrato,
come ad esempio
l'aritmetica risulta piú
rigorosa della teoría della
musica. Cosí, la scienza
che si fonda su di un
minar numero di
elemcnti C: piú rigorosa
della scienza che si fonda
su di un numero mag-
giore di clcmcnti, in virtú
di una qualche
aggiunzionc:
a qucsto modo, ad escmpio,
l'aritmetica C piú rigorosa 35
della gcometria. Parlando di
aggiunzionc, intendo riferirmi,
per csempio, al rapporto tra
l'unitil, che C sostanza priva di
posizionc, ed il punto, che C
invcce sostanza dotata di
posizionc. Tale posizione
deriva da un'aggiunzione.
Filos
ofía
in
Ita
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Filos
ofía
in Ita
Libro f,rimo - Capiwlo 3
tm,ttllUM» 4
9
necessaria; se invece le
premcsse esprimono ció che
avviene
per lo piú, anche la
conclusione esprimeri qualcosa
di 25 simile. Di conscguenza,
se ciO che dipende dal caso
non
si presenta né come qualcosa
che avviene per lo piú,
né come qualcosa di necessario,
senza dubbio esso non
sará oggetto di dimostrazione.
3 r. Del resto, la
conosccnza dimostrativa
non si puO raggiungere
attraverso la sensazione.
In effetti, anche se
la sensazione si rivolge ad un
oggetto che ha una certa
qualitá, e non ad un oggetto
immcdiato, sará pur sempre
necessario pcrccpire un
oggetto immediato, in un cerro
luogo e nel momento presente.
E per contro impossibile 30
pcrccpire l'univcrsalc, che si
trova in tuttl gli oggetti:
csso infatti non C un
oggctto immcdiato, né
sussiste ncl momento
attuale, poiché altrimcnti
non sarebbe universale.
In realtá, noi diciamo esserc
univcrsalc cib che sussiste
semprc cd in ogni luogo. Ed
allora, dato che le dimo-
strazioni sono universali, e che
gli oggetti universali non
possono venir percepiti, C
evidente che non sará neppur
possibile una conoscenza
dimostrativa attraverso la
scnsazione. Risulta chiaro,
piuttosto, che anche se si
potesse 35 perccpirc che ncl
triangolo la somma degli
angoli C cgualc a due retti, noi
dovremmo riccrcare la
dimostrazione della cosa, e tale
proposizione non risulterebbe
ancora conosciuta da noi, come
pure taluni sostengono.
La scnsazione si rivolge infatti
nccessariamcnte all'oggetto
singolo, mentre la scienza
consiste nel render noto l'og-
getto univcrsale. Per la stessa
ragione, se fossimo sulla luna e
vedessimo la terra che
impedisce il passaggio della 40
luce solare, non
conosccremmo ancora la causa
dell'e-
clisse. In tal caso percepiremmo
invero, che ad un certo 88 a
momento sulla luna la luce viene
a mancare, ma non
percepiremmo assolutamente il
perché dcll'eclisse: come
abbiamo detto, infatti, la
sensazione non si rivolge all'u-
Filos
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Ita
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Filos
ofía
in Ita
Libro primo - Co.pi&w
lmttad1111imo
3
5
'
veritá, ma il medio B,
assunto per provare tale
proposizione, C falso,
poiché A non appartiene
a B, né B appartiene a C.
Per ahro, quando si
assumano i medi delle
due premcssc assunte, essi
risulteranno falsi, in quanto
ogni conclusionc falsa si fonda
su premessc false. Le con- 25
clusioni vcre dcrivano invece
da premcssc vcre. Orbene,
le premesse false sono
diversc dalle prcmcsse
vere. In seguito, si puó
osservare che neppure le
conclusioni false
derivano da prcmesse
identiche tra loro: si
dánno infatti delle
proposizioni false
contrarie tra loro, ed altre
proposizioni false, che
non possono sussistere
simultancamente. Tali
sano ad esempio le
proposizioni: la giustizia
C ingiustizia - la giustizia
C vil ta; l'uorno C e
avallo - l'uomo
C bue; l'egualc C maggiore -
l'eguale C minore. Quando 30
si parta invcce dai critcri
prima stabiliti, le cose stanno
ncl modo segucnte. Non
tutti i sillogismi veri, in
realtá, hanno gli .stessi
prindpi. I principi di
molti sillogismi vcri sono
infatti diffcrenti quanto al
genere, e non si armoniz-
zano tra di essi, Ad
csempio, le unitá non si
accordano
con i punti, poiché le une sano
prive di posizione, mentrc
gli altri hanno una posizione.
In caso contrario, sarebbe
necessario che i principi di una
scienza si adattassero, rispetto
alle proposizioni di un'altra
scienza, a servire da 35 medi,
o da termini superiori, esterni
a tali proposizioni,
o da termini inferiori, del parí
esterni, oppure in parte
da termini medi ed in parte da
termini esterni, Del resto,
non C ncppur possibilc
che tra i principi comuni
ne sussistano alcuni, onde
debbano essere provate
tuttc le proposizioni.
Parlando di principi
comuni, intendo rifcrirmi
per esempio a qucllo, secondo
cui una qualsiasi dctermi- 88 b
nazionc dcv'csscrc o affermata o
ncgata di un oggetto.
In cffetti, i gencri dcgli
oggetti reali sono
differcnti, ed alcuni
principi appartengono
alle quantit3., altri invece
alle qualitá: le
proposizioni delle singole
scienze vengono provatc
mediante qucsti principi,
uniti ai principi comuni.
Oltrc a ció, bisogna osservarc
che il numero dci principi
Filos
ofía
in
Ita
35' non ~ di moho
inferiore a quello delle
conclusioni. In rcaltá, i
principi sono le premcsse,
e d'altro canto si
5 possono sempre costituire
nuove premessc, rifercndo
dall'cstcrno un termine ad
una proposizione
sussistente, oppure
insercndovi un medio. In
seguito, le conclusioni
sono infinitc, mentrc i
termini sarebbcro in
numero limitato. Occorrc
infine notare, che alcuni
principi sono ncccssari, ed
altri invece contingenti.
Quando si
considerino dunque le cose
a qucsto modo, risulterá
impossibilc che i principi
siano gli stessi
ro in ogni caso, cd in numero
limitato, mcntrc le conclu-
sioni sono infinitc. E se
qualcuno si esprimesse in
un ccrto altro modo,
diccndo ad esernpio, che la
gcomctria ha proprio qucsti
stessi principi, che
l'aritmetica ha proprio
qucsti stessi pTlncipi, che
la medicina ha proprio
questi stessi principl, costui
dircbbe forse qualcos'ahro,
se non che le singole
scienze han no principi
differenti? Dirc che si tratta
di principi identici, poiché
essi sano identici a se
stcssi, C invecc ridicolo: a
questo modo, tutti gli
oggctti diventerebbero
infatti idcntici. Del resto,
15 l'indaginc per stabilirc che
tutti i sillogismi hanno gli
stcssi principi non deve
certo neppur cercare di
sostenere, che una qualsiasi
proposizione viene provata
sulla base di tutti quanti i
principi: ció sarcbbe infatti
troppo sciocco. In realtá,
l'intervento di tutti i
principi non si ha nelle
scicnze matcmatichc, che
richiedono un'evidcnza
immcdiata, né puO
vcrificarsi nc11e
risoluzioni dci sillogismi: i
principi consistono difatti
ncllc prernesse immcdiate,
ed una volta aggiunta una
nuova premessa immcdiata,
si
20 ha aliara una differcntc
conclusione. Se qualcuno
poi diccSSe che sano le
prime premcssc immediate
ad essere i principi, si
dovrá rispondere che di tali
prcmesse ve n'e una in ogni
genere. lnfine, se non e
possibile che una qualsiasi
proposizionc dcbba venir
provata sulla base di tutti
quanti i principi, e se d'altro
canto non si vuole
ammcttcre che i principi
siano differenti al punto da
Filos
ofía
in Ita
Libro ~-imo - Capitolo
trmtJJtrmimo
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Filos
ofía
in Ita
3 $uond1'
S Analitic-i
4
Filoso
fía in
Ita
Libro primo - ea,irolo m
lrmlatrttsimo
Filos
ofía
in Ita
S
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A
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o
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convinti che un
mcdesimo oggetto puO
comportarsi diver-
89 b samente da come si
comporta, ed al tempo
stcsso si sarebbe convinti
che non pub comportarsi
diversamente. Ció C im-
possibile. PuO accadere
invero, che persone
diffcrenti posscggano
scienza cd opinione del
medcsimo oggetto, nel
scnso giá prccisato, ma
per una stessa persona la
cosa non C possibile,
neppurc in tali limiti.
Altrimcnti, qucsta
persona sarcbbc al tempo
stesso convinta, ad
csempio, che l'uomo C
proprio ció che C animale
(intendevamo infatti
rifcrirci a questo, quando
diccvamo che ad un
5 qualcosa non puó
accaderc di non essere
animalc), e che non C
proprio ció' che C anímale
(con questa espressione
invero vogliamo
significare, che ad un
qualcosa puO accadcrc di
non csserc anímale).
Quanto al resto,
come cíoe occorra
distinguerc il pcnsiero
discorsivo, l'intuizione, la
scienza, l'arte, la
saggezza e la sapicnza, si
tratta di problemi che
spcttano piuttosto, in
parte alla considcrazione
fisica, cd in parte a quclla
etica.
Filo
sofía
in
Ita
Libro prinv, - C,apitolo
Wtnfilq11,11UTUÜM
Filos
ofía
in Ita
II.
89 b 23 r. 1 contenuti
di un'indaginc sono
precisamente
cguali, quanto al
numero, ai contenuti
del sapere. La nostra
indagine puO
rivolgersi in quattro
direúoni, per stabilire:
che un oggctto C:
quakosa; perché un
oggctto i~ qualcosa ;
se un oggetto C; che
cos'e un oggetto. In
realtá,
25 quando indaghiamo se
un oggctto sia
qualcosa oppure
qualcos'altro -
riferendo, mediante
una pluralitá di
termini, dclle
determinazioni ad un
oggctto - e ricer-
chiamo, ad csempio,
se il sale subisca, o
meno, eclissi, aliara
vogliamo stabilire che
un oggetto e qualcosa.
Ció trova delle
confcrme: in realtá,
una volta scoperto
che le eclissi
sussistono, noi
tronchiamo
l'indagine, ed inoltre,
se sin dal principio
noi sappiamo che il
sale subiscc cclissi,
non cerchiamo altro.
Quando perO sap-
piamo che un oggetto
~ qualcosa, noi
indaghiamo il perché
tale oggctto e quel
qualcosa; ad esempio,
sapendo
30 che il sale subisce
eclissi e che vi sono
terremoti, noi
cerchiamo il perché il
sale subisca eclissi, ed
il perché vi siano
terremoti. Tali sano le
indagini che noi com-
piamo mediante una
pluraliti di termini.
Talune ricerche, pero,
noi le conduciamo in
un altro modo, ad
esempio, quando
vogliamo sapere se un
oggetto - un centauro,
oppure un dio - C o
non C. Del resto,
quando dice: se un
oggetto C o non C,
intendo parlare
dell'essere
semplicemente, non
gil dell'essere bianco
o non essere bianco.
Sapendo poi che un
oggctto C, noi
riccrchiamo
Fil
os
ofí
a
in
Ita
Libro u,orido •
OJpi10/o ucondo
3
5
9
2. Orbene, i contenuti
dcllc nostre indagini, e i
contenuti, che una volta
scoperti noi conosciamo,
sono dunque questi, nel
numero che si C detto.
D'altro canto, quando
vog1iamo stabilire che un
oggetto C qualcosa,
oppure vogliamo sapere
se un oggetto e
semplicemente,
noi riccrchiamo allora se
sussista o non sussista un medio
di tale proposizione o di tale
oggetto. Una volta saputo
poi, che un oggetto C qualcosa,
oppure se un oggetto C
- ossia, quando si C saputo che
un oggetto C particolarmente,
oppurc che esso C
assolutamente - allora, quando
cerchiamo ulteriormente il
perché o l'essenza, noi cer- 90 a
chiamo di sapere che cos'e il
medio. Spieghiamo ora,
cosa intcndiamo dirc con:
sapere che un oggctto C
particolarmcnte, e sapere
che esso C assolutamente.
Dico che
un oggetto C particolarmentc,
ad csempio, ncl caso in cui
si domandi: la luna
subisce eclissi? - oppure:
la luna attraversa dellc
fasi? Quando sí pongono
delle demande
di qucsta natura, infatti, si
indaga se un oggetto C qual-
cosa, oppurc se non C
qualcosa. Per centro, dico
che un oggetto C
assolutamente, quando si
vuol saperc, ad esempio,
se la luna C oppure non C, o
se la notte C oppure non C. 5
Ne viene di conseguenza, che
in qualsiasi indagine si ri-
cerca se sussistc un medio,
oppure che cos'e il medio.
In effeui, il medio e la
causa, ed C proprio
questa che viene ricercata
in ogni indagine. La
demanda: sussistono
eclissi? - significa: di
questo fenomeno vi C
oppure non
vi C una causa? In
seguito, una volta saputo
che vi e una causa, noi
indaghiamo che cosa sia
dunque tale causa. In
realt3., la causa del fatto
che un oggctto sia,
non gi.\ un qualcosa o un
qualcos'altro, ma assolutamente,
10 cioe una sostanza, oppure del
fatto che un oggetto sía,
non gi3. assolutamente, ma ncl
senso che ad esso tocchi
Filos
ofía
in Ita
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c
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una qualche
determinazione pcr sé, o
una qualchc deter-
minazione accidentalc,
senza du bbio C il medio.
Del resto, quando parlo di
oggctto che C
assolutamente, intcndo
rifcrirmi ad un sostrato, per
esempio, alla luna, o alla
terra, o al sole, o al
triangolo; quando parlo in
vece del qualcosa che si
predica dell'oggetto,
intendo rifcrirmi, per
esempio, all'eclisse,
aJl'cguaglianza, alta
discguaglianza,
all'interposizione o alla non
interposizione della terra.
In realtá, in tutti questi casi
risulta evidente che
l'cssenza
15 ddl'oggetto si identifica con
il perché l'oggetto sia. Alla
domanda: che cos'e
l'eclisse? - si risponde: una
privazione della luce
lunare, causata
dall'interposizionc della
terra. Alla domanda: perché
si verifica l'eclisse?
(oppurc: perché la luna
subiscc eclissi ?) - si
rispondc: perché alla luna
viene a mancare la luce, pcr
l'interposizione della terra.
Alla domanda: che cos'e un
accordo armonico? - si
risponde: un rapporto
numcrico tra suoni acutí e
gravi. Alla domanda:
perché i suoni acuti si
accordano
20 armonicamentc con i suoni
gravi? - si rispondc: perché
i suoni acuti ed i suoni
gravi sono legati da
rapporti numerici. In ahre
parole, la domanda: C
possibile accordare
armonicamentc i suoni
acuti con quelli gravi? -
significa:
C possibilc che il rapporto
tra suoni acutí e gravi sia
un rapporto numerico? Una
volta stabilito poi che
quest'ultimo rapporto
sussistc, ci si dovrá
demandare: qual C dunquc
qucsto rapporto?
D'altra parte, che
l'indagine si rivolga al
medio, risulta chiaro dai
casi, in cui il medio C un
oggetto sensi-
25 bile. In realtá, noi
riccrchiamo se i1 medio
sussista o meno, in quanto
non l'abbiamo pcrcepito,
come avviene ad escmpio
per l'eclisse. Se fossimo
invccc sulla luna, non
riccrcheremmo né se
l'eclisse si verifichi, né il
perché si vcrifichi, ma
cntrambe le cose sarebbero
al contrario
simultaneamcntc evidenti.
In tal caso infatti, partendo
dalla sensazione, ci
avverrebbe di conosccrc
altresí l'univcnalc. Si
avrebbc invero la
sensazione, che in un certo
Filos
ofía
in Ita
Lih,o u,ondo • 3
Copitolo u,co 6
,
Filo
sofía
in
Ita
3 Stcondi
6 Analitiá
,
posscderne la
dimostrazione; di
consegucnza, dato che tali
proposizioni sono oggetto
di dimostrazione, eviden-
temente cssc non saranno
inoltre oggetto di
esprcssioni definitoric. In
caso contrario, infatti, si
potrebbc conosccre un
oggetto dirnostrabile,
anche sulla base di
un'esprcssione definitoria,
pur sen za possederne la
dimostrazionc: nulla invero
impcdisce che non si
possegga simultaneamente
la dimostrazione. Ci si puó
poi convinccrc in modo
adeguato di quanto
abbiamo detto, anche
partendo dall'induzionc: in
effetti, non ci C mai
avvenuto di cono-
15 scere l'appartcncnza di una
determinazionc - sia per sé,
sia accidentalc - con iJ
definiré tale
detcrminazione. lnoltre, se
C vero che l'cspressionc
definitoria consiste nel
rendcrc manifesta una certa
sostanza, C ccrto evidente
che gü oggctti dimostrabili
di cuí si e parla to non sono
sostanze.
Risulta dunquc
chiare, che l'csprcssionc
dcfinitoria non si applica ad
ogni oggetto di
dimostrazionc. Ed allora, C
possibile o no, che tutto ció
cui si applica
un'cspressione definitoria
sia oggetto di
dimostrazionc?
20 Senza dubbio, anche a
qucsta domanda si puó
rispondere con un
argomento, che C lo stesso
di prima. In realtá, ad un
solo oggetto, in quanto C
uno solo, si rivolge una
unica scienza. Di
conseguenza, dato che il
conoscere ciO che C
dimostrabile consiste nel
possederne la dirnostra-
zione, si andrá incontro ad
un'assurdit3.: risulterá in
possesso del sapere, infatti,
colui che possiede l'espres-
sione definitoria senza la
dimostrazionc. Inoltre, i
principi dellc dimostrazioni
sono espressioni
definitorie, di cui
25 si C mostrato in preccdenza
che non possono sussistere
dimostrazioni: in tal caso, o
i principi risulteranno di-
mostrabili, e vi saranno
principi dei principi, con un
processo all'infinito, oppure
gli elemcnti primi
risulteranno indimostrabili.
Ma C forsc
possibile, che espressione
definitoria e dimostrazione
si applichino ad un
medesimo oggetto, se non
in ogni caso, almeno
qualchc volta? Oppurc ciO
Filos
ofía
in Ita
sará impossibile? In realtá, ciO
cuí si applica l'esprcssione
definitoria non C oggetto di
dimostrazione. L'esprcssione
30 definitoria tcnde infatti
all'essenza ed alla sostanza; per
contro, pare che tutte le
dimostrazioni pongano come
ipotesi ed assumano
l'esscnza¡ le dimostrazioni
matematichc, ad esempio,
assumono che cos'e l'unitá, che
cos'e
il dispari, e lo stesso avvienc
pcr le altrc dimostrazioni. Ogni
dimostrazione, inoltre, prava
qualcosa di un certo oggctto,
ossia che tale oggctto C o non C
qualcosa; nell'espressionc
definitoria, invecc, non si
predica qualcosa 35 di un
oggetto differente: ad csempio,
non si predica la nozione di
anímale della nozione di
bípede, né la nozione
di bípede della nozione di
animale, e ncppure si predica·
la nozione di figura della
nozione di superficie, dato che
la superficie non C figura, né la
figura e superficie. Oltrc
a ció, il provare l'essenza
di un oggetto si
differcnzia dal provare
che un oggetto e
qualcosa. Da un lato,
l'esprcs-
sione definitoria rivela che cos'e
un oggelto; d'altro lato, 91 a la
dimostrazionc prava che un
qualcosa si riferiscc o non
si riferisce ad un oggctto.
Ora, quando duc cose
sono differcnti, anche le
Joro dimostrazioni sono
differenti, a
meno che una dimostrazione
non stia rispetto all'altra
ncl rapporto della parte al tutto.
Con ció intendo dire,
ad escmpio, che l'appartenenza
al triangolo isosccle di
duc angoli retti risuha provata,
quando si sía provato
che due retti appartengono ad
ogni triangolo: in qucsto
caso, infatti, la prima
dimostrazione sta rispctto
a11a seconda nel rapporto
della parte al tutto. Tale
rapporto 5 red proco non
sussiste pero tra la pro va che
un oggetto C qualcosa ed i1
provare che cos'e un oggetto:
in realtá, ncssuna di questc
due dimostrazioni sta rispetto
all'altra
nel rapporto della parte al tutto.
Evidentemente
dunque non si puO dirc,
né che tutto ciO cui si
applica un'espressione
definitoria sia oggetto di
dimostrazione, né che a
tutto ciO che e oggetto di
dimostrazione si applichi
un1csprcssionc
definitoria, né
Filos
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in Ita
lil;,o s«ottdo • 3
Ca¡,itolo qu11r/4 6
5
In generale poi,
ammettendo che sia
possibile provare che
ccs'e uomo, poniamo che
C indichi: uomo, eche A
indichi: cssenza, sia poi
che questa venga
csprcssa con: animale
bípede, o altrimenti. Se
ha dunque da esservi
sillogismo, sará
necessario che A si
predichi di ogni B.
Ma si presenten\ allora come
medio un discorso definí- 30
torio differente da A; di
conseguenza, anche qucsto
esprimera che cos'e l'uomo.
Si assume dunque ci0 che si
vuole provarc, dato che anche
B esprime che cos'e l'uomo.
Occorre poi
rivolgere il nostro esame alle
due premesse, considcrandole
come prime ed immediate: in
realtá, quanto diciamo
acquisterá in tal caso la
massima evidenza. Orbcne,
coloro che provano mediante
termini 35 convertibili, che
cos'e l'anima, o che cos'e
l'uomo, o che cos'e un
qualsiasi altro oggetto realc,
non fanno che postulare
quanto da principio hanno
stabilito di dimostrare.
Ci0 avverrá, ad esempio,
quando qualcuno
pretenda di assumere, che
!'anima e ci0 che C causa
della propria vita, e che
ci0 che C causa della
propria vita e un numero
che muove se stesso; in
tal caso si sará infatti
necessariamente
postulato, che l'anima C
proprio ci0 che C un nu-
mero che muove se
stcsso, ncl senso che
l'anima si identi-
fica con tale numero. In realtá,
pesto che A consegua 91 b da
B, e che B consegua da C, non
per qucsto A risulterá l'essenza
individuale oggettiva di C1 ma
si potra dire soltanto che A si
predica secondo veritá di C. Lo
stcsso avverrá, quando A sia
proprio ci0 che C un certo
oggetto,
e si predichi di ogni B. In
effetti, l'essere dell'animale
si predica dell'essere
dell'uorno (poiché C vero che
ogni 5 essere dell'uomo C
essere dell'animale, cosí come
ogni uomo e anímale), non
per0 in modo tale che l'essere
dell'animale si identifichi con
l'essere dell'uomo. Ordunque,
ncl caso in cui le
premesse non vengano
assunte come si diceva
prima, non si potra
dedurre sillogisticamente
che
A C l'essenza individuale
oggettiva e la sostanza di C;
nel caso invece, in cuí le
premesse siano assunte come si
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Filos
ofía
in Ita
Libro s«ondo -
Ca¡,i"1w quint.o
né la sua essenza
individualc? Ed inoltre,
che cosa impcdiscc, che
con questo metodo
possano aggiungersi delle
dctermina:zioni non
pcrtinenti alla sostanza,
oppure possano venir
climinatc delle
dctcrminazioni pcrtincnti,
o infine possano venir
omessc altre
detcrminazioni
pcrtinenti?
Certo si puó
dirc che tutto ció ~
dovuto a mancanza di
attenzione, e che tali
difetti sono evitabili,.
quando
si assumano tutte le
dcterminazioni immanenti
all'essenza,
ed una volta richiesto I'assenso
riguardo al primo prcdicato, si
conduca la divisionc con
continuit3., senza tra- 30
lasciare nulla. Si giungcra casi
necessariamcntc allo scopo,
quando tulle le determinazioni
pcrtinenti rientrino nella sfora
della di visione, senza che
nulla venga a mancare:
in tal caso bisognerá
infatti che si presentí
ormai l'oggetto
indivisibile. Anche cosí
non si ha tuttavia
sillogismo, e tale
proccdimento, quando si
vuol ammettere che renda
noto qualcosa, lo fara
pero conosccre in un altro
modo. E dicendo questo,
non diciamo nulla di
assurdo: anche colui
che sviluppa un'induzionc,
difatti, non dimostra forse, 35
ma pure rivcla qualcosa. Ma
non si pub dire che deduca
un sillogismo colui che,
sulla base della divisione,
enuncia un'cspressione
definitoria. In effetti, allo
stesso modo che, riguardo
alle conclusioni enunciate
senza che siano stati
esprcssi i medi, e
possibile chicdcre il
perché di tali deduzioni,
quando l'interlocutore
affermi che, essendo
poste
certe premesse, la conclusione
discendc ncccssariamente,
cosí stanno le cose riguardo alle
definizioni fondate sulia
divisione. Facciamo un escmpio.
Che cos'e uomo? Risposta:
animale, mortale, fornito di
piedi, bípede, privo 9~ a di ali.
Ogni volta che si aggiunge un
predicato, si potra chiedere:
perché? In tal caso
l'interlocutore dírá ( e condurrá
la prava - ne e convinto -
mediante la divisione): perché
qualsiasi oggetto C mortale
oppurc immortalc. Ma
un discorso complcssivo
di tale natura non
costituisce un'espressione
definitoria; di
conseguenza, anche se
costui l'avesse dimostrato
mediante la divisione,
non per qucsto
Filos
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Libro· 1,uMD •
<Apito/o stllimo
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in Ita
3 &condi
7 Anolilici
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in
Ita
Libro ucondo - 3
Capi"11o stltimo 7
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Filos
ofía
in Ita
3 Suondi
7 Ariaiitiri
'
35 Dalle suddctte
considerazioni non risulta
dunque
che l'espressione
definitoria ed il
siIIogismo siano la stessa
cosa, e ncppure che il
sillogismo e l'espressione
definitoria possano
riguardare un identico
oggctto; oltre a ciO, pare
che l'espressionc
definitoria non possa
dimostrarc né provare
nulla, e che l'essenza di
un oggctto non possa
venir conosciuta né
mediante un'csprcssione
definitoria, né mediante
dimostrazione.
93 a 8. Ricominciando,
pcr6, bisogna ora csaminare
quali
dclle suddctte
considerazioni risultino
giustificate, e quali no;
inoltrc, si dovrá indagare
che cosa sía l'espressionc
definitoria, e vcdcre se
dell'csscnza possa in
qualche modo sussisterc
dimostrazione ed
espressione definitoria,
oppure se ciO non possa
vcrificarsi in alcun modo.
Orbene, dato che, come si
e dctto, Il sapere che cos'e
un oggctto si identifica
con il conosccre la causa
del fatto che questo
5 oggetto sia (ecco la
ragione di ció: una
qualchc causa sussiste, e
tale causa C l'oggetto
stesso, oppurc
quakos'altro; se si tratta
poi di qualcos'altro,
questo qualcos'altro sará
o dimostrabile, o
indimostrabile), allora, se
la causa C un altro
oggctto, e qucsto oggetto
puO cssere dimostrato, la
causa sará
ncccssariamentc un
medio, e la prova dovra.
svilupparsi nella prima
figura: la proposizionc
che viene provata risulta
infatti universale ed
affermativa. Un modo di
condurre la dimostrazionc
sará dunque
10 quello esarninato poco fa,
che consiste nel provarc
l'essenza mediante
un'altra essenza. In
effetti, per dedurre il
riferimento di un'essenza
ad un oggetto, e
necessario che il medio
sia un'esscnza, cosi come
per dedurre il
riferimento di un proprio
ad un oggctto occorrc che
il medio sia un proprio.
Di conseguenza, tra due
essenze individuali del
rnedesimo oggetto, l'una
verrá provata e l'ahra no.
Orbenc, si C gia
dctto in preccdcnza che
questo modo di condurrc
la prava non potra
costituire una di-
Filos
ofía
in
Ita
Libro ucondo - m
Capil.oto oltJuto
torie - ad esempio, il
possesso di due angoli
retti, o il non posscsso di
duc angoli retti - debba
venir riferita
35 ad un oggctto pcr opera
di una certa ragione.
D'altro canto, quando
abbiamo trovato la
ragione, sappiamo che un
oggetto C qualcosa, cd al
tempo stcsso, sappiamo
perché tale oggetto C
qualcosa, purché la
dimostrazione si sia
sviluppata attraverso
premesse immcdiate. Se
cosí non e, sappiamo che
un oggetto C qualcosa, ma
non conosciamo il perché.
Ad esempio, poniamo
che C indichl: luna; che
A indichi: eclisse; che B
indichi: l'incapacitá di
produrre ombra, durante
il plenilunio, nonostante
che nessun oggetto
visibile si frapponga tra
la terra e la luna. In tal
caso, se B - cioe
l'íncapacit3. di produrre
ornbra, nonostante che
nessun oggetto sia posto
fra la terra e la
93 1, luna - appartiene a C, e se
d'altra parle A - cioe il
subire un'eclisse -
appartiene a B, sará
evidente che la luna
subisce un'eclisse, ma
non risulterá ancora
chiare il perché della
cosa. In altre parole,
sappiamo allora che c'e
eclisse, ma non sappiamo
che cosa sia l'cclissc.
Orbenc, quando risulta
evidente che A appartiene
a C, cercare allora il
perché di tale
appartenenza significa
cercare che
5 cosa sía B, se cioe sía
interposizione della terra,
o rotazione della luna, o
estinzione della luce
tunare. L'oggetto di
questa ricerca e cosí la
ragione definitoria
dell'altro estrerno, ossia,
ncl nostro caso, di A: in
effeui, l'eclisse C
l'ostacolo frapposto dalla
terra alla luce solare.
Altro esempio: che cos'e
il tuono? Risposta:
estinzione del fuoco nellc
nubi. Perché tuona?
Risposta: per l'estingucrsi
del fuoco nclle nubi.
Poniamo che C indichi:
nubi ¡ che A
10 indichi: tuono; che B
indichi: estinzione del
fuoco. In tal caso, a C -
cioé alle nubi - appartiene
B (dato che il fuoco si
estingue in esse), mcntre
A - cioé il fragore -
appartiene a B, e
certamente B C la ragione
definitoria di A, ossia
dell'estremo maggiore.
Quando poi sussista
ancora un altro medio,
come ragione di B, lo si
dovril assumere tra le
rimanenti ragioni
definitorie del tuono.
Filos
ofía
in Ita
Libro mondo - 3
Ca¡,it.olo d«imo 7
5
Si C dunque detto,
come l'essenza venga assunta 15
e risulti manifesta. In tal modo,
non puO bensf svilupparsi
un sillogismo, o una
dimostrazione, che deduca
l'essenza,
ma l'essenza si fa tuttavia chiara
con l'aiuto del sillogismo
e della dimostrazione. Di
conseguenza, da un lato non
e possibile conoscerc l'essenza
di un oggetto - il qua-
le abbia una causa al di
fuori di se stcsso - prescin-
dendo dalla dimostrazione,
e d'altro lato non si puó
avere dimostrazione
dell'essenza, come giél
abbiamo detto,
esponendo le difficoltá connesse
a questo argomento. 20
Filos
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in Ita
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Libro s,umdo - Copüolo
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7
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in Ita
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30 l'angolo inscritto in un
semicerchio. In tal caso, la
causa
f dell'appartenenza di A -
J'angolo retto - a C - cioe
all'angolo inscritto in un
semicerchio - risulta
essere B. In effetti, tale
angolo C cguale a A,
mentre l'angolo C C
eguale a B, dato che C
risulta eguale alla meta
di duc rctti. Ed allora,
l'appartenenza di A a C
(ossia il fatto, come si C
dctto, che l'angolo
inscritto in un
semicerchio sia retto)
discende dall'aver pesto
B, cioe la meta di duc
35 retti. D'altro canto, B si
identifica con l'esscnza
individuale di A, pcr il
fatto che il discorso
definitorio di A csprimc
appunto D. Tuttavia, gia
si C provato che anche
quest'altro tipo di causa,
cioe l'essenza individuale
oggettiva, si presenta
come medio. Pcr un altro
verso, poi, si puO
chiedere: perché i Mcdi
fecero guerra agli Ate-
niesi? O anche: quale fu
la causa della guerra
condotta contro gli
Atcníesi? Risposta:
perché gli Ateniesi fccero
94 b un'irruzione in Sardi,
assicmc agli Erctriesi.
Questa invero fu la causa
prima del rivolgimcnto
bellico. Poniamo che A
indichi: guerra; che B
indichi: attaccare per
primi; che C indichi:
Ateniesi. In tal caso, B
apparticne a C •- ossia,
l'attaccare pcr primi
spetta agli Ateniesi -
mentre A appartienc a B:
si fa guerra, infatti, centro
chi ha fatto per primo
ingiustizia. Quindi, A ap-
5 partiene a B, cioé la
guerra viene fatta contro
coloro che cominciano ad
attaccarc per primi, ma
questo B spetta agli
Ateniesi, dato che furono
i primi a cominciarc.
Anche qui la causa - cioe
l'elemento primo, che
determina un mutamento
- C dunque il medio.
Consideriamo infine i casi,
in cuí la causa C l'oggetto
in vista del quale qual-
cosa sussiste, Per csempio,
alla demanda: perché
costui passeggia? - si puó
rispondere: al fine di
godere buona salute. Ed
alla dom anda: perché
esiste una casa? - si
ro puó rispondere: affinché le
cose da noi possedute si
prcservino. Nel primo
caso, qualcosa si verifica
in vista della salute, nel
secando caso qualcosa
sussiste in vista della
preservazione dei beni.
D'altronde, non vi e
alcuna dif-
Filos
ofía
in
Ita
Libro s«0ndo - 3
Capitolo undiusimD 7
9
Filos
ofía
in Ita
sussistcre per l'intervcnto
di queste due cause, potra
anche accadere qualcosa
per l'intervento di queste
due cause? 11 tuono, ad
esempio, si presenta forse
perché, una volta cstinto
il fuoco nelle nubi, risulta
necessario il prodursi di
un sibilo e di un fragore,
ed al tempo stesso, come
dicono i Pi tagorici, con il
fine di minacciarc coloro
che son o nel Tartaro,
perché essi rimangano
atterriti? I fenomeni
35 di questo genere sono in
grandissimo numero, e si
verificano soprattutto nel
campo dcgli avvcnimcnti
naturali ed a proposito
dcgli oggctti formati dalla
natura. In realtá, la natura
produce, da un lato in
vista di qualcosa, e d'altro
lato per necessit.i. La
ncccssitá poi ha un
duplicc significato: in
effetti, la necessitá in un
scnso si fonda
95 a sull'impulso naturalc, ed in
un secondo si sviluppa
per costrizionc, e
contrasta l'impulso. Cosí,
la pietra si muove tanto
verso !'alto quanto verso
il basso pcr necessitá, ma
tale movimento non C
dctcrminato nci due casi
da una medesima
nccessitá. Quanto poi ai
prodotti dell'intelligcnza,
gli uni -· ad escmpio, la
casa o la statua -non
dcrivano mai né dal caso
né dalla nccessitá, e si
5 costituiscono piuttosto in
vista di qualcosa, mcntrc
gli altri possono anche
prcscntarsi pcr caso,
come la salute o la
salvczza. D'altro canto, C
soprattutto a proposito dei
fcnomeni, che possono
prescntarsi in un ccrto
modo cd anche
diversamente - quando
pero lo sviluppo dei fatti,
non dovuti al caso, sia
tale da tcndcre ad un fine
buono - che gli evcnti si
verificano in vista di
qualcosa, o secando la
natura o secando l'artc.
Nulla di ciO che e dovuto
al caso, per contro, si
presenta in vista di
qualcosa.
Filos
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ühro st«JNJo •
OJ~ dodimimo
Filos
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Copilo/o
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Copilolo
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Libro s«ondo -
CapitoJo tmliusimo
Filos
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Filos
ofía
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Libro $lt011do -
Copitolo lrtdictsirno
non se ne conoscono le
differenze rispetto all'oggetto in
questione: due oggetti sono
infatti identici, quando tra ro di
essi non sussiste una differcnza,
e sono d.iversi, quando
tale differenza sussiste. Ora, ció
anzitutto C falso, poiché
duc oggctti non risultano diversi
in virtú di una qual-
siasi differcnza. A oggetti
identici quanto alla spccie
spettano infatti mohc
diffcrenze, che non sono
tuttavia fondate sulla
sostanza, né pcr sé. In
seeondo ]uogo, quando
si assumano dci tcrmini
contrapposti, con la loro diffe-
renziazionc, quando si dichiari
che in tale sfcra ogni og- 15
getto cade da un lato o dall'altro,
quando si assuma che l'oggetto
cercare rientra in una di qucste
duc partí, e si raggiunga cosí la
conoscenza dell'oggcuo cercato,
non ha allora alcuna importanza
il conosccre o meno tutti gli altri
oggetti, di cui si predicano
quelle diffcrcnze. t infatti evi-
dente che, se procedendo a
questo modo si giunger3. a dellc
dctcrminazioni, cui non tccca
piú alcuna differenza, si
possieder3. allora il discorso
definitorio della sostanza.
D'altro canto, l'affcrmare che
ogni oggetto ricntra nella :20
divisionc - quando si tratti di
termini contrapposti che
non hanno e1ementi
intcrmedi - non costituisce
un postulato: C infatti
necessario che ogni oggettc
sía contcnuto nell'una o
ncll'altra di 'queste parti, se
C vero che la diffcrcnza
formulata si applica a qucl
genere.
Per consolidare una
definizionc attraverso le di-
visioni, bisogna tener prescnti
tre condizioni: anzitutto,
l'assunzione di prcdicati
immanenti all'essenza; in
secondo luogo, l'ordinamento di
tali predicati, cioe lo stabilirc 25
quali di essi debba esserc il
primo e quale il secondo; infine,
la formulazionc di tutte quante
le dcterminazioni
di qucsta natura. La prima
di queste condizioni pu0
esscre soddisfatta, in
quanto ~ possibilc
consolidare una definizione
partcndo dagli schemi
attincnti al genere,
allo stcsso modo che si puó
dedurre l'appartenenza di
una qualsiasi
determinazione. D'altra
parte, l'ordinamcnto
opportuno dellc
determinazioni si potra
attuare, quando
27
Filos
ofía
in Ita
S
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o
n
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i
A
n
a
li
ti
ci
si assurna corrcttamente
la nozione prima. Ció
avverrá, nel caso in cui si
sia assunto ció che
consegue da tutte le altre
determinazioni, e da cui
invece non conseguono
30 tutte le determinazioni: C
infatti necessario che
sussista una nozionc di
tale natura. Una volta poi
che C stata assunta
qucsta, si procederá
ormai allo stcsso modo
verso le nozioni inferiori,
In effetti, la seconda
determinazionc risulter.i
la prima di tutte le altre, e
la terza a sua volta la
prima di quelle seguenti:
quando si astrae dalla
nozionc superíorc,"
difatti, quella che segue
risuhcr3. la prima dello
rimancnti. E similmentc
si dica sino alla fine. 11
momento
35 poi in cui tutte le
dcterminazioni risultano
formulate si presenta con
chiarezza, dopo che si i:
stabilita la prima
dilTerenza sulla base
della divisione dell'inlcro
genere, aífermando ad
csempio, che ogni
anímale C qualcosa op-
pure qualccs'ultro, e che
all'oggctto in qucstione
apparticne una di qucstc
due dt·tcrminazioni, e
dopo che si C stabilita
ulteriormente la
dilTerenza di questa
nueva totalitá, ossia
quando si giunge ad
un'ultima totalitá cui non
si applica piú alcuna
diffcrcnza, o piuttosto,
quando si pcrvicne ad
una totali tá - nell'atto in
cuí si formula l'ultima
diffcrcnza - che non
differisce ormai quanto
alla spccie dal complcsso
concreto che vogliamo
dcfinirc. In
97 h tal caso, C infatti evidente
che non si C aggiunto
nulla di!troppo (dato che
tutte queste
determinazioni sono statc
assunte in quanto
immanenti all'esscnza), e
che al tempo stesso non
manca nulla. In realtá, se
qualcosa mancasse, si
dovrebbe trattarc o di un
genere o di una
differenza; ora, da un lato
il genere C stato assunto,
sia come prima
determinazionc, sia
assieme alle differenze, e
d'altro lato, le diffcrenze
si sano susscguitc nella
loro continuit3.. Non
5 puó infatti sussistere piú
una differenza ulteriore,
poiché altrimcnti I'ultirna
totalitá
diffcrirebbe:quanto alla
specic dal complcsso
concreto: ma si e dctto
che tale totalitá non
differiscc dal complcsso
in questione.
Occorre poi
condurre
l'indagine,
considerando
Filos
ofía
in
Ita
Libro mondo - Capiwlo ,
.
trtdiurirru,
Filos
ofía
in Ita
391
Inoltre, ogni
dcfinizione sará semprc
univcrsale: il medico,
infatti, non dice ció che C
salutare per qualche
occhio, ma determina ció
che e salutare pcr ogni
occhio, o almeno pcr una
spccie di occhi. t certo
piú facile dcfinire
l'oggcuo singolo,
piuttosto che non
l'oggetto universale, e pcr
tale ragione occorrc
partirc dagli oggctti
singoli, procedendo verso
gli oggetti univcrsali. In
etfetti, le omonimie
30 passano inosservate,
quando si tratta di oggctti
univcrsali, con maggior
facilita che a proposito
dcgli oggctti, cui non
spcttano ulteriori
differenzc. D'altro canto,
allo stesso modo che
nellc dimostraúoni devr.
ritrovarsi la deduzione
sillogistica, cosí nclle
definizioni <leve risultare
la chiarr.zza. Ció potril
rcalizzarsi, quando
attraverso l'assunzionc di
oggctti singoli si giunga a
dcfinirc separatamente
tutto ció che C contcnuto
in un qualsiasi genere, ad
esempio, quando si
definisca non giá ogni
somiglianza, bensi la
35 somiglianza dci colori c
quclla dclle figure, ed
analogamcnte, l'acutczza
pcr quanto riguarda i
suoni, proccdendo cosí
sino alla nozione
c:omunc, e stando bene
ancnti a non incorrcrc in
un'omonimia. D'altrondc,
se non bisogna discutcrc
con mctaforc,
evidentemente non si
dovrá neppure dcfinire
con mctaforc, o definirc
espressioni metaforichc:
in caso contrario,
risultcrcbbe difatti
inr.vitabile la discussione
mediante mciaforc.
Filos
ofía
in
Ita
Li&,a suondo - C4pitolo 3
qm,11a,dktJima 9
3
sidcrare quali
dctcrminazioni conscguano
da ogni ucccllo,
continuando poi semprc
cosí ad osservarc quali
dctcrminazioni conscguano
dalla piú vicina totalitá
inferiorc.
E infatti evidente, che
potrcmo dire ormai perché
le nozioni conseguenti
appartengano agli oggetti
subordinati
alla nozione cornunc, ad
csempio, perché ccrtc dctcrmi-
nazioni appartcngano all'uomo o
al cavallo, Poniamo allora che A
indichi: animale; che B indichi:
le nozioni conscguenti da ogni
anímale; che C, D, E, indichino:
10 ccrtc spccie animali. Risuha
chiaro, in tal caso, perché B
appartenga a D: in effetti, ciO
awiene a causa di A. Similmentc
si dica pcr l'appartenenza di B
allc ahrc specie; procedendo poi
verso le totalit3. inferiori, varrá
scmprc lo stesso discorso.
Ora pcr altro noi
parliamo fondandoci sui norni
comuni tradizionali; non bisogna
tuttavia considerare soltanto
qucsti, ma bisogna cercare di
scorgere se sussista una qualchc
altra dcterminazionc comune, cd
in caso afferma- 15 tivo,
assumerla, osscrvando in seguito
da quali oggetti
tale dctcrminazione consegua, e
quali nozioni conseguano
da essa. Ad escmpio, dagli
animali che portano corna
conscguono il posscsso di
un tcrzo stomaco e la
dentatura limitata ad una
sola mascella. Quando si
sappia ció, bisogna per un
altro verso considerare da
quali animali consegua il
possesso dclle coma.
Risulta invero chiaro
perché a qucsti animali
apparterranno le suddette
determinazioni, dato che
tale appartencnza sará
dovuta al fatto che essi
portano coma.
Vi C infine un altro
modo di procederé, ossia la 20
scclta delle determinazioni che
si fonda sull'analogia, Non
C infatti possibile assumerc un
medesimo nome, con cui
si debba designare l'osso di
seppia, la spina di pcsce e
l'osso. Anche da qucsti
oggetti conseguiranno peró
dclle detcrminazioni, come
se ncl loro complcsso essi
costituis-
scro una certa natura unica.
Filos
ofía
in Ita
394 15. D'altro canto,
ccrte ricerche, formulare
diversamente, risultano
identiche per il fatto che
si condudono per opera
di uno stesso medio. 11
caso si verifica, ad esem-
25 pio, quando in un
complesso di oggetti tutte
le parti sono dcterminatc
in certi modi per cffetto
di un'unica azione. Tra
queste ricerchc, poi,
alcune sono identiche
solo quanto al genere, e
ció avvienc, quando le
loro differcnzc
consistono nel rivolgersi
ad oggetti divcrsi, o nel
giungcrc in modi dívcrsi
ad una conclusione. t il
caso, ad cscmpio, de lle
scguenti rice re he:
perché si verifica l'cco?
perché le immagini si
riflettono ncgli specchi?
perché si presenta
l'arcobalcno? - dato che
tutte quantc non
costituiscono che una
mcdcsima indaginc,
quanto al genere (tutti
questi fcnomcni sono
infatti dovuti alla ri-
flcssíone}, ma
diffcriscono quanto alla
spccic. D'altro
30 canto, poi, si hanno le
riccrchc, la cui differenza
C dovut3. al fatto che si
concludono
rispcttivamente per opera
di medí subordinati tra
loro. Ad esempio: perché
il Nilo s'ingrossa sul
finire di ogni mese?
Risposta: perché il mese
divcnta su) finire piú
tempestoso. Ma perché il
mese diventa piú
tcmpcstoso sul finire?
Risposta: perché la luna C
calantc. 11 rapporto tra
qucste duc formulazioni
di ricerca C infatti quale
abbiamo detto sopra.
Filos
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Ita
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15 19. Riguardo al
sillogismo ed alla
dimostra7.lonc, C
dunquc ormai chiaro, che
cosa siano l'uno e l'altra, e
come si sviluppino; al
tempo stesso, tutto ci6 C
stato purc chiarito pcr
quanto si rifcrisce alla
scicnza dimostrativa, dato
che questa si identifica con
la dimostrazionc. Quanto ai
principi, chi uveva in
prcccdcnza dci dubbi potra
comprcndere chiaramcntc
da ció che scguc, in che
modo essi divengano
manifcsti, e qualc sia la
facolt3. che giungc a
conoscerli.
20 Ordunque, che
senza conoscere i primi principi
immediati non sia possibilc
saperc mediante dimostra-
zione, gi3. si e detto in
precedenza. O'altro canto,
ci si puó demandare se la
conoscenza dei principi
immediati sia o meno
idcntica alla conoscenza
dimostrativa, se i principi
immcdiati e le proposizioni
dimostrabili siano o meno
oggctto di scienza, oppure
se le seconde lo siano,
mentre i primi sarebbero
oggetto di un qualche
genere diverso di
conoscenza, ed infinc, se le
facoltá dci
25 principi si sviluppino senza
susSistere in noi sin
dall'inizio, oppure se esse
siano innate, scnza che ce
ne avvediamo. In veritá, se
le possedcssimo sin
dall'inizio, si andrebbe
incontro a delle
conseguenze assurde,
poiché si dovrebbe
concluderc, che pur
possedendo conoscenze
superiori alla
dimostrazionc, noi non ci
accorgiamo di ció.
Filos
ofía
in Ita
Libro stcondo - CDpil4lo
dititJnnowsimo
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Ari
alil
ici
getti molteplici, si
presenta il principio
dell'arte e della scicnza:
deli'arte, riguardo al
divenire, e della scicnza,
riguardo a ci0 che C. Le
suddettc facoltá non ci
sono
1 o dunque immanenti nella loro
dcterminatezza, né pro-
vengono in noi da altre
facoltá piú produttivc di
conosccnza, ma
vcngono suscitate
piuttosto dalla
scnsazione. Cosí in
battaglia, quando
l'esercito si e volto in
fuga, se un soldato si
arresta, si arresta pure
un secondo, e poi un
altro ancora, sino a che
si giunge al principio
dello schieramcnto.
L'anima d'altronde C
costituita in modo tale
da potcr subirc ció.
Questo C stato gi.\ dctto
da noi or ora, ma
15 non in modo chiara, e
val la pena di ripetcrlo
ancora. In rcaltá, quando
un solo oggclto, cui non
possono applicarsi
differcnze, si arresta in
noi, allora per la prima
volta si presenta
nell'anima I'univcrsale
(poiché si percepíscc
bensí I'oggetto singolo,
ma la scnsazione si
rivolge all'universaie,
100 b pcr escmpio, all'uomo, non
gi:\ all'uomo Callia); poi
rispetto a qucst.i oggetti
si verifica in noi un
ulteriorc acquictarsi,
sino a che ncll'anima si
arrcstano gli oggetti che
non hanno parti e gli
universali. Ad esempio,
partendo da un ccrto
anímale, si procede sino
all'animalc, e, poi ri-
spetto a quest'ultimo
avviene lo stesso. E
dunque evidentemente
necessario, che noi
giungiamo a conoscere
gli elementi primi con
l'induzione. In effctt.i,
gi3. la scnsazione
5 produce a qucsto modo
l'univcrsalc. Ora, tra i
posscssi che riguardano
il pcnsiero e con i quali
cogliamo la veritá,
alcuni risultano scmpre
vcraci, altri invece
possono accogliere
l'errorc; tra qucsti ultimi
sono, ad escmpio,
l'opinione cd il
ragionamcnto, mentre i
possessi sempre veraci
sono la scienza e
l'intuieionc, e non
sussistc alcun altro
genere di conoscenza
superiore alla scienza,
all'infuori
dell'intuizione. Ci0
posto, e dato che i
principi risultano piú
evidenti delle
dimostrazioni, e che,
d'altro
10 canto, ogni scienza si
presenta congiunta alla
ragione discorsiva, in tal
caso i principi non
saranno oggetto di
scienza; e poiché non puó
sussistere nulla di piú
verace
Filo
sofí
a in
Ita
Libro s«ondo •
Co¡,itolo
diriatuiowsimo
Filos
ofía
in Ita
Filosofía in Ita