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Leibniz e Newton:
la disputa sul calcolo infinitesimale
Relatore Candidato
Correlatore
matematica.
Ringraziamenti
Ringrazio innanzitutto i professori Carlo Cellucci e Roberto Cordeschi per il tempo
che mi hanno dedicato durante la stesura di questa tesi. Ringrazio poi mio padre e
tutti coloro che mi hanno reso la vita un pò piú facile in questi mesi impegnativi.
La disputa
Questa tesi analizza storicamente la disputa tra Leibniz e Newton sulla proprietà
Una disputa tra due grandi protagonisti del panorama intellettuale del XVI e XVII
secolo, ed anche tra due visioni della matematica agli antipodi: una matematica
secondo Newton.
Lo scontro tra i due giganti fu inizialmente sulla priorità di scoperta: chi aveva per
primo ottenuto i metodi del calcolo infinitesimale? Quando poi fu chiaro che fu
Newton a compiere per primo gli studi sul calcolo, la disputa si spostò sull’equiva-
lenza tra i due metodi: erano entrambi validi? Avevano entrambi la stessa potenza
e generalità?
La disputa andò avanti per molti anni e famosi scienziati dell’epoca si schierarono
dall’una o dall’altra parte, con perfino alcuni scontri nazionalistici tra matematici
inglesi e continentali.
7
8 Introduzione
all’analisi matematica.
sua vita. Furono particolarmente produttivi gli anni mirabiles 1665-1666. Tuttavia
Newton non pubblicò niente fine alla seconda metà degli anni ottanta.
Leibniz dal canto suo si avvicinò piú tardi alla matematica superiore, ovvero quando
Londra, ed entrare a far parte della Royal Society. Tutto questo verrà approfondito
nel capitolo 2.
Il primo contatto indiretto tra Leibniz e Newton ci fu nel 1676, anno in cui i due
Nel 1684 Leibniz pubblicò quello che sarà il primo testo sul calcolo infinitesimale: il
Nova Methodus pro maximis at minimis. Riportiamo nel capitolo 4 questi ed altri
sviluppi sul calcolo nel corso degli anni ottanta del XVII secolo.
Nel 1687 venne pubblicato da Newton uno dei testi scientifici piú importanti al
disputa sul calcolo: per la prima volta comparirono in una pubblicazione alcuni dei
lavori matematici di Newton, inoltre l’inglese iniziò ad acquisire una grande fama
Nel capitolo 6 affrontiamo il primo vero e proprio atto della disputa: il matematico
inglese John Wallis recupera le lettere scambiate tra Leibniz e Newton nel 1676,
Introduzione 9
Nel capitolo 7 passiamo al secondo atto della disputa: dopo un tentativo fallito da
Ben piú serio dell’attacco portato da Fatio fu quello del professore John Keill, trat-
tato nel capitolo 8: questa volta Leibniz non poté trovare una difesa efficace,
nonostante arrivò ad appellarsi alla Royal Society, nella figura del segretario Hans
Sloane.
Nel capitolo 9 c’è l’epilogo della vicenda: nelle lettere di Chamberlayne e dell’Abate
Conti, nel testo di Leibniz Storia e origine del calcolo differenziale e nelle Osserva-
Nel capitolo 10 ho trattato nello specifico le due differenti filosofie del calcolo di
Infine ho riservato uno spazio alla mia conclusione, in cui riassumo la mia personale
operativo.
10
Indice
11
12 INDICE
1705) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
6.4 Recensione degli Opera mathematica sugli Atti di Lipsia (1696) . . . 104
9 L’epilogo 151
11 Conclusione 211
A I protagonisti 219
Bibliografia 227
Elenco delle figure
15
Capitolo 1
per cui io la tengo in cosı́ gran conto. Voi, infatti, mi considerate sicu-
ramente un po’ svitato, per il fatto che dedico a essa cosı́ tanto tempo. E
mi considerate tale perché tutti gli alchimisti da voi finora incontrati sono
Cambridge, dove fu ammesso il 5 giugno 1661. Si formò sui testi dei maggiori
matematici dell’epoca, tra i quali figurava anche il suo connazionale Isaac Barrow1 ,
che fu anche il suo primo maestro. Il giovane Newton lo aiutò nella preparazione
1
Isaac Barrow (1630-1677) studiò anch’egli al Trinity College. Dopo un viaggio in Francia, Italia e
Medio Oriente tornò in Inghilterra dove fu ordinato sacerdote. Divenne membro della Royal Society
di Londra fin dal 1663, l’anno successivo fu nominato primo “Lucasian professor” di matematica a
Cambridge. Lasciò la cattedra a Newton nel 1669. La sua produzione fu molto ampia, e include
trattati di matematica, geometria ed ottica. Fu molto importante la sua influenza su Newton.
17
18 1.1. I primi studi matematici di Newton (1661-1665)
vicine tra loro. La famiglia era di tradizioni contadine: garantı̀ a Newton una vita
senza troppe difficoltà economiche ma piuttosto umile. Isaac fu il primo della sua
famiglia a saper scrivere il proprio nome e cognome. Gli studi che aveva portato
avanti - frequentò la King’s School di Grantham2 - gli avevano conferito una prepa-
gestione della fattoria di famiglia. Tuttavia ben presto divenne evidente che non era
quello il tipo di vita per il quale il giovane Isaac era nato, fu quindi rimandato alla
Anche senza quasi nessuna preparazione specifica, Newton fu indirizzato dal tutor
Isaac Barrow verso gli studi di matematica e fisica, piuttosto che di filosofia. Ma
non furono soltanto le lezioni di Barrow a nutrire la vorace mente del giovane Isaac.
La maggior parte di ciò che Newton apprese nei primi anni a Cambridge è da con-
siderarsi frutto della sua abilità da autodidatta: trasse insegnamenti - quasi senza
alcun aiuto - direttamente dai libri che riuscı̀ a comprare o a prendere in prestito.
Questo testimonia l’incredibile predisposizione naturale che egli aveva nei confronti
della matematica. Da alcuni appunti scritti dallo stesso Newton, riportiamo questo
1664, ho scoperto che nel 1664, poco prima di Natale (...) riuscii a
Gli anni 1664 e 1665 furono dedicati da Newton interamente allo studio dei te-
sti matematici dei francesi Descartes e Viète, degli olandesi Hudde, Huygens, Van
di questi autori ci testimoniano l’evoluzione del suo pensiero da una fase di studio ad
una fase di scoperta. Furono proprio questi anni di intenso studio a condurlo ad un
periodo di grande creatività in diversi ambiti scientifici. Dal punto di vista specifi-
serie binomiale - da lui inventata - e pochi mesi dopo già utilizzava procedimenti
di aver raggiunto i lmiti della conoscenza matematica: era ormai pronto a dare il
proprio contributo. In una lettera ad Hooke scritta anni dopo, Newton descrisse
di giganti.
Gli anni più produttivi dell’intera vita di Newton furono gli anni mirabiles 1665 e
1666. Per gran parte dell’anno accademico 1665-1666 il Trinity College rimase chiuso
a causa di un’epidemia di peste, e Newton quindi rientrò a casa per evitare il contagio
e per continuare a studiare. In questi mesi di ritiro forzato, Newton fece 4 delle sue
3
Precisamente, qui Newton si riferisce al De arithmetica infinitorum di John Wallis.
20 1.2. Gli anni mirabiles (1665-1666)
In una lettera al francese Pierre Des Maizeaux4 , datata 1718, Newton descrisse molti
Newton ebbe modo di raccontare come ottenne la formula del binomio8 oltre 20
anni piú tardi dell’effettiva scoperta, in due lettere del 1676 - inviate ad Henry
- che correttamente l’attribuı́ a Newton - nella sua Algebra del 1685 ma fu espressa
4
Un ugonotto francese rifugiatosi a Londra. Pubblicò nel 1720, ad Amsterdam, un testo dal
titolo Collections of Various Pieces on Philosophy, Natural Religion, History, Mathematics etc by
Messrs Leibniz, Clarke, Newton and other famous Authors.
5
Il calcolo delle derivate.
6
Dell’anno 1666.
7
Il calcolo integrale.
8
È il teorema che descrive lo sviluppo in serie di un binomio.
9
Henry Oldenburg, allora segretario della Royal Society, fece da tramite tra i due matematici
negli anni 1676-1677.
10
Secondo la traduzione in [8, p.57].
1.2. Gli anni mirabiles (1665-1666) 21
guente teorema:
m m m m−n m − 2n m − 3n
(P +P Q) n = P n + AQ+ BQ+ CQ+ DQ+etc.
n 2n 3n 4n
Infatti come gli analisti sogliono scrivere a2 , a3 etc. invece di aa, aaa etc.,
1 3 5 √ √ √
3
cosı́ io scrivo a 2 , a 2 , a 3 ; invece di a, a3 , a5 etc. Egualmente scrivo
1
a−1 , a−2 , a−3 , invece di a1 , aa 1
, aaa
termini.
A questo punto Newton fornisce nove esempi di applicazione della regola, riportiamo
qui sotto quello che ci sembra il più chiaro, cioè il quarto esempio:
1
4 4 4ed 3 2ee 4e3
Radice cubica di(d + e)4 [ cioè (d + e) 3 ] = d 3 + 2 + 2 − 5 + etc.,
9d 3 9d 3 81d 3
e m 4
infatti P = d, Q = , m = 4, n = 3, A(= P n ) = d 3 etc.
d
22 1.2. Gli anni mirabiles (1665-1666)
riconosce l’abilità matematica del suo interlocutore e quindi non ritiene necessari
ulteriori chiarimenti, ma solo l’elenco con i nove esempi di applicazione della regola.
Nella lettera datata 24 ottobre dello stesso anno11 , in risposta ad una richiesta di
Ho già esposto a Leibniz uno dei miei metodi, ora voglio esporgliene
un altro, proprio quello che per primo mi fece pervenire a queste serie.
no una delle prime testimonianze del genio assoluto di Newton: egli si servı́ della
base dell’osservazione di termini delle serie di Wallis, finché poi arrivò per analogia
Newton presenta i suoi straordinari risultati sia da attribuire al suo genio matema-
tico oppure non sia piuttosto uno stratagemma per apparire migliore agli occhi di
ovvi e scontati. La risposta più sensata è la prima, per due ragioni essenziali: in-
nanzitutto nel periodo della lettera del 1676 i rapporti tra Leibniz e Newton erano
piuttosto buoni, e c’era sincero interesse da parte di entrambi nel conoscere i ri-
11
È la lettera inviata da Newton ad Oldenburg, da ritrasmettere a Leibniz, 24 ottobre 1676 (vedi
[8, p.81]).
12
In particolare il lavoro sul problema di torvare l’area (da x = 0 a x = x) deimitata da curve le
cui ordinate avevano la forma (1 − x2 )n .
1.2. Gli anni mirabiles (1665-1666) 23
spettivi risultati, inoltre Leibniz già riconosceva - come poi continuerà a fare anche
negli anni successivi - il genio matematico di Newton, che quindi non aveva bisogno
scoperta della formula del binomio come una genuina testimonianza di Newton, che
voleva semplicemente descrivere ad un amico uno dei più importanti risultati della
Quando, all’inizio dei miei studi di matematica, esaminai l’opera del no-
egli ci dà l’area del cerchio e dell’iperbole, come per esempio la serie delle
0
curve aventi per comune base, o asse, x e per ordinate (1 − xx) 2 ; (1 −
1 2 3 4 5
xx) 2 ; (1 − xx) 2 ; (1 − xx) 2 ; (1 − xx) 2 ; (1 − xx) 2 etc., dove se le aree dei
la serie sarà
3−1 3−2 3−3
3× × × etc.
2 3 4
Newton procede rapidamente e in modo molto informale, come se i suoi risultati fos-
anche dall’uso di verbi quali notare, considerare - che gli permettono di muoversi a
stile - che poi ritroveremo meno accentuato anche nei suoi trattati - fu una delle ca-
ratteristiche peculiari dello scienziato inglese. Egli si discostò molto da Leibniz, che
in quanto filosofo, logico e giurista aveva uno stile molto più cauto e per certi versi
di Newton lo portò ad ottenere certi risultati prima di ogni altro: egli era in qualche
modo privo di ogni freno, e riusciva a dare libero sfogo al proprio genio matematico.
Più avanti nella lettera del 24 ottobre infatti Newton descrive come è giunto ad
ottenere dei procedimenti per calcolare le aree sottese a determinate curve - facendo
delle restanti curve, come l’area dell’iperbole e delle altre curve alterne
0 1 2 3
nella serie (1 + xx) 2 ; (1 + xx) 2 ; (1 + xx) 2 ; (1 + xx) 2 etc.
13
La regola descritta nelle pagina precedenti.
1.2. Gli anni mirabiles (1665-1666) 25
altri fatti.
stessa maniera, e cosı̀ le aree da essi generate; e che a questo scopo niente
termini esprimenti le aree; che cioè i coefficienti dei termini della quantità
1 2
da interpolare (1−xx) 2 , o (1−xx) 3 , o in generale (1−xx)m , si ottenevano
Poco più avanti Newton scrisse di aver ottenuto un procedimento per estrarre arit-
stesso, ottenendo 1 − xx, dato che tutti gli altri termini, continuando la
due volte per se steso, dette come risultato 1 − xx. Questo mi indusse,
14
Cfr. pagina 20.
26 1.2. Gli anni mirabiles (1665-1666)
se, viceversa, queste serie, che risultavano essere radici della quantità
perfettamente [...]
Completata la spiegazione della sua formula del binomio, Newton nel resto della
lettera racconta i suoi progressi nel calcolo delle tangenti, base del suo metodo delle
flussioni.
Negli anni mirabiles 1665-1666 Newton pervenne ad alcune scoperte che posero le
basi per il suo metodo delle flussioni. Lontano da Cambridge, lavorò tra le altre cose
ad un metodo per tracciare le tangenti. Sempre nella lettera del 24 ottobre 1676
alla scoperta del metodo. Lo stile di Newton si fa molto più vago rispetto alla prima
parte della lettera nella quale enuncia chiaramente la sua formula del binomio.
Mi sono poi interessato a molte altre cose, fra le quali un metodo per
via.
15
Siamo nell’anno accademico 1665-1666: Cambridge rimase chiuso per l’epidemia di peste.
16
Il corsivo è nostro.
1.2. Gli anni mirabiles (1665-1666) 27
cosa nelle questioni dei massimi e dei minimi, e in altre di cui ora non
sto a parlare.
È evidente che qui il tono di Newton cambia radicalmente: l’inglese è molto meno
cauto nel suo stile ed anzi vuole rivendicare a sè i meriti di aver trovato un metodo
di derivazione potente ed efficace. Nella frase successiva è ancora più palese che
Newton non vuole rivelare al suo destinatario finale - non Oldenburg, bensı̀ Leibniz
operazioni: 6accdæ13eff7i3l9n4o4qrr4s9t12vx.
Newton, quasi fosse una sfida a trovare la soluzione dell’anagramma, continua subito
dopo la spiegazione del suo metodo basandosi sul fondamento non rivelato.
che siano, e siano θ, η, λ, gli indici delle potenze o dignità delle quantità
θ+1 d
cui si riferiscono; posto inoltre η = r, λ + r = s, η,f (e + f z η )λ1 =
17
Spiegazione del suo metodo di derivazione.
28 1.2. Gli anni mirabiles (1665-1666)
zπ
r−1 eA r−2 eB r−3 eC r−4 eD
Q − × + × − × + × etc.
s s − 1 f zη s − 2 f zη s − 3 f zη s − 4 f zη
della curva.
Poco più avanti Newton mostra alcuni esempi di applicazione della regola e fa rife-
Qui Newton considera il metodo di Leibniz soltanto una versione più specifica di
un metodo più generale del quale sembra rivendicare al paternità, con uno stile che
anche di difendersi nel caso altri rivendicassero la paternità del calcolo infinitesimale.
Poco più avanti egli dichiara di possedere addirittura due metodi equivalenti per
ottiene z − 21 z 2 + 61 z 3 − 24
1 4 1 5
z + 120 z = x, con l’approssimazione maggiore
possibile; ovvero x = z − 12 z 2 + 16 z 3 − 1 4
24 z + 1 5
120 z .
...Riguardo all’altro mio metodo per risalire dalle aree alle linee rette22 ,
non sono perfettamente equivalenti, ovvero uno è forse piú generale e potente del-
l’altro, pur essendo non altrettanto pulito ed elegante. Ciò lo possiamo dedurre una
risposta da quanto Newton scrive poco più avanti: egli passa a parlare dei metodi
grado di risolvere i problemi inversi delle tangenti, come altri ancora più
difficili, alla cui soluzione pervengo con due metodi, uno più elegante,
5accdæ10ef f h12i4l3m10n60qqr7s11t10v3x :
11ab3cdd10eœg10ill4m7n6o3p3q6r5s11t7vx,
3acœ4egh6i4l4m5n80q4r3s6t4v,
aaddœeeeeeiiimmnnooprrrsssssttuu.
fermo: egli possiede già un metodo di derivazione e integrazione. Ogni altro metodo
Per concludere quest’analisi dei primissimi studi di Newton sul calcolo, non ci resta
che volgere lo sguardo ai primi testi strutturati sul Metodo delle flussioni, ovvero
23
Tra cui ovviamente lo stesso Leibniz.
1.3. Il metodo delle flussioni (1671) 31
Il metodo delle flussioni (o calcolo delle flussioni), come viene usualmente chiamato
mirabiles 1665 e 1666, ma i primi testi Newtoniani che ne trattano in modo sistema-
tico sono successivi. Sebbene Newton non pubblicò nulla fino al secolo successivo,
possiamo datare con ragionevole precisione la stesura dei due testi principali negli
ma cominciò a circolare tra gli amici dello scienziato inglese a partire dal 1669. In
questo testo monografico Newton ancora non fa uso della notazione che poi adotterà
nel suo metodo delle flussioni, anzi, ancora non usa nemmeno la terminologia tipica
dei suoi lavori successivi. Egli estende l’applicabilità dei metodi trovati in Barrow e
Sia tracciata una curva in modo tale che per l’ascissa x e l’ordinata y l’area sia
n m+n
z= ax n .
m+m
n m+n
z + oy = a(x + o) n .
m+m
Applicando il teorema del binomio, dividendo per o e poi annullando tutti i termini
24
Cfr. ancora p.20.
25
Detto anche “momento” dell’area.
26
Qui Newton riprende la notazione di Gregory.
32 1.3. Il metodo delle flussioni (1671)
m
contenenti o27 . Il risultato sarà allora y = ax n .
n m+n
z= ax n ,
m+m
m
la curva sarà y = ax n .28
m
Mentre data una curva y = ax n , sarà possibile ottenere l’area29
n m+n
z= ax n .
m+m
per calcolare le derivate e un metodo per ricondurre i problemi di somme alla deri-
Sebbene il De Analysi contenga molti dei metodi essenziali alla base del calcolo,
piuttosto che di una dimostrazione, quindi nessun concetto viene chiarito con cu-
27
Questo è un passaggio molto delicato e controverso: Newton prima divide per o, assumendo
quindi o 6= 0, ma poi fa tendere o a valori infinitamente piccoli, annullando quindi tutti i termini
che si moltiplicano per o, come se all’infinito fosse effettivamente o = 0.
28
Questa à un’operazione di derivazione.
29
Questa è invece l’operazione inversa di integrazione.
30
Cioè l’integrazione di una funzione considerata in generale, non all’interno di un intervallo
definito
31
Ovvero come estensione in IR (insieme dei numeri reali) di una serie in IN (numeri naturali)
per un intervallo definito superiormente ed inferiormente - ciò che in analisi moderna viene definito
integrale definito.
1.3. Il metodo delle flussioni (1671) 33
ti i problemi legati al moto, questa è una ragione per cui inizialmente evitò ogni
nitarum, che viene fatto risalire al 1671 - è decisamente più esteso e per certi versi
più completo. Questo trattato, pubblicato soltanto nel 1736, introduce la notazione
caratteristica dei testi successivi e i concetti basilari del calcolo delle flussioni di
Newton. Qui troviamo il concetto di quantità variabili generate dal moto di punti,
linee e piani al posto del vecchio concetto di elementi infinitamente piccoli presente
nel De Analysi.
gato al concetto intuitivo di tempo e quindi considerato primitivo, tanto che non
allora le flussioni saranno denotate con ẋ e ẏ.32 Nell’analisi moderna una flussione è
- denotandole con un ulteriore punto al disopra della lettere, ad esempio ẍ, ÿ sono
calcolo: data una relazione tra le quantità fluenti, stabilire la relazione tra le relative
infinitamente piccolo, siano ẋo e ẏo gli incrementi infinitesimi, o momenti, delle
32
Nella notazione Newtoniana a partire dal 1691, una flussione è denotata da una lettera con un
punto al di sopra di essa, in inglese ci si riferisce ad esse come “pricked letter”. Prima di quella
data Newton utilizzava una notazione molto scomoda, con lettere dell’alfabeto diverse per indicare
le fluenti e le relative flussioni.
33
Nel lessico Newtoniano la funzione considerata è la quantità fluente.
34 1.3. Il metodo delle flussioni (1671)
del binomio, cancelliamo tutti i termini non contenenti o e dividiamo tutto per o.
y = xn
y + ẏo = (x + ẋo)n
ẏ = (x + ẋo)n
.
ẏ = ..
ẏ = nxn−1 ẋ
del metodo delle flussioni, resta tuttavia ancora molto incerto il concetto di limite.
rapporto tra loro - non vengono mai considerate da sole - serve una più rigorosa
Resta comunque il fatto che Newton, a partire dal 1666, già possedeva le regole
generali del calcolo infinitesimale. Piú tardi, intorno al 1671, iniziò ad utilizzare
un metodo molto evoluto per trattare i problemi di calcolo delle tangenti e delle
Al di là dello Stretto della Manica, Leibniz stava per trasferirsi a Parigi dove avrebbe
34
Qui rispettiamo esattamente il lessico Newtoniano.
35
Qui è sotto accusa la leggerezza con la quale Newton prima considera o un divisore e poi elimina
i termini che contengono o perchè infinitamente piccoli (o viene trattato come 0).
1.4. Lo scontro con Hooke (1672) 35
approfondito i suoi studi di matematica superiore. Il tedesco era ancora lontano dal
primato di Newton, ma non ci vollero molti anni affinchè i matematici del continente
Tuttavia è certo che nessuno, in quel periodo, fosse al corrente dei contenuti dei
testi di Newton. È opportuno chiedersi come mai Newton abbia deciso di non
riuscı́ fino a molti anni piú tardi a dare una forma organica e completa ai suoi
studi di matematica. Se davvero avesse voluto, egli avrebbe potuto pubblicare i suoi
lavori fin dagli anni sessanta, autofinanziandosi. Newton in questo periodo preferı́
mantenere i suoi risultati segreti, e rivelarli soltanto agli amici piú intimi.
Ma forse il motivo è anche un altro: uno dei primi tentativi di pubblicazione non
ebbe successo e Newton divenne molto piú prudente, addirittura insicuro. Vediamo
il perché.
Nei primi anni del 1670 Newton pubblicò sulle Philosophical Transactions della
Royal Society di Londra un testo di ottica. Non meno rivoluzionario delle sue teorie
matematiche, questo trattato metteva in dubbio la teoria della luce e dei colori
Nei primi anni settanta Newton dimostrò presso la Royal Society il funzionamento
del telescopio riflettente da lui inventato, ed in uso ancora oggi. I membri della
Royal Society rimasero cosı́ bene impressionati da inviare una lettera a Newton -
36
Vedi in inglese [2] a pagina 42.
36 1.4. Lo scontro con Hooke (1672)
tica ad avrebbe garantito un avanzamento più rapido delle conoscenze nel campo
del calcolo infinitesimale. Ma egli decise che avrebbe dovuto pubblicare prima i suoi
studi di ottica.
Newton intitolato “Nuova teoria della luce e dei colori”. Frutto di anni di lavoro, il
dubbio alcuni capisaldi della teoria della luce e dei colori allora considerata corretta.
contro il testo di Newton. Tra di essi spiccò Robert Hooke, già membro da dieci anni
e uno dei maggiori esperti di ottica in Inghilterra. Egli scrisse una famosa lettera
indirizzata a Newton, che non aveva né la fama né il prestigio per affrontare tali
dalla Royal Society, che aveva il solo compito di analizzare e valutare il contenuto
Roberto Hooke attaccò senza mezzi termini quelli che a suo avviso erano gravi pro-
che le vecchie teorie erano ancora valide, ed era Newton a sbagliarsi. Per Newton
fu uno shock: impiegò tre mesi a rispondere. Alla fine replicò minuziosamente alle
Nei mesi seguenti Newton continuò a ricevere critiche da scienziati sparsi nel con-
1.4. Lo scontro con Hooke (1672) 37
Vittime illustri di questo ritiro dalle scene furono i suoi testi sul calcolo infinitesima-
le. Poiché Newton aveva sempre pensato di pubblicare gli studi di Ottica assieme a
quelli sul calcolo, le difficoltà con cui furono accolti i primi lo portarono rimandare
Ormai non c’era piú l’opportunità di pubblicare i suoi lavori sul suo Metodo delle
Flussioni37 , che quindi continuarono a rimanere ignorati per i successivi venti anni,
quando furono tirati in ballo nel bel mezzo della disputa con Leibniz.
37
Cfr. pagina 33.
Capitolo 2
Ogni essere umano nato in questo universo è come un bambino cui sia
stata data la chiave di una biblioteca infinita, scritta in codici più o meno
aiuto, se non per il fatto che ci ricorda, quando veniamo colti dalla di-
sperazione, che esiste una logica a esso sottesa, la quale una volta è stata
quindici anni entrò all’università di Leipzig, sua città natale, dove a diciassette anni
39
40 2.1. I primi studi matematici di Leibniz (1666-1671)
e matematica: proprio per un cosı̀ vasto bagaglio culturale viene talvolta descritto
Quando nel 1666 l’Università di Leipzig gli negò il dottorato in legge si trasferı̀
ad Altdorf, presso la cui Università conseguı̀ un anno più tardi il dottorato con
una tesi di argomento giuridico dal titolo De Casibus Perplexis. Gli fu offerta una
Nel 1667 ci fu un evento che cambiò per sempre la vita di Leibniz, appena venti-
tali tedesche, il Barone Johann Christian von Boineburg di Mainz. Divenne ben
presto grande amico di Boineburg, per il quale lavorò cinque anni come segretario,
ca3 , non era ancora a conoscenza degli ultimi sviluppi della matematica superiore.
logica, lasciando poco spazio alla matematica vera e propria. Fu per questo che Leib-
niz dovette far ricorso alla sua abilità di autodidatta, sviluppata negli anni trascorsi
sui libri della biblioteca di famiglia4 , per studiare i testi dei più grandi matematici
1
Leibniz, ormai avanti negli anni, scrisse che prese questa decisione perchè pensava che la carriera
di avvocato gli avrebbe permesso di fare del bene all’intera umanità più di quanto gli avrebbe
permesso la carriera accademica, chiuso in un aula universitaria.
2
Si racconta che inizialmente i membri della società alchemica gli rifiutarono l’iscrizione: ma
Leibniz non si arrese, si procurò libri di alchimia particolarmente complessi e - copiandone i termini
più oscuri - compose un testo che impressionò molto i suoi esaminatori. Anche se il testo - come
egli stesso confessò più tardi - non aveva alcun significato compiuto, finalmente fu ammesso nella
società..
3
Si dice che egli riuscisse non solo a padroneggiare tutte le regole della logica aristotelica, ma
che perfino fu in grado di individuare i limiti di tale sistema logico..
4
Il padre di Leibniz era un professore presso l’Università di Leipzig.
2.2. Leibniz a Parigi (1672) 41
che lo precedettero.
sistema universale di rappresentazione dei concetti e delle relazioni tra di essi at-
traverso un linguaggio logico matematico del pensiero umano, ciò che egli chiamò
ma tale dissertazione in qualche modo preparò il terreno alla scoperta del calcolo
sistema logico più generale. Tale approccio logico caratterizzò essenzialmente il cal-
Sebbene le premesse per i lavori degli anni successivi ci fossero tutte, intorno agli
anni settanta del Diciassettesimo Secolo, Leibniz ancora non aveva affrontato gli
studi riguardanti le quadrature e il calcolo delle tangenti, mentre Newton aveva già
prodotto le basi del suo calcolo delle flussioni. Soltanto una straordinaria capacità di
- gli permise nel giro di pochi anni di diventare uno dei più eminenti matematici del
suo tempo.
L’occasione per approfondire gli studi di matematica si presentò a Leibniz nel 1672,
5
Fu questo lavoro ad essere rifiutato dall’Università di Leipzig.
6
Problemi legati al moto dei corpi e al calcolo di quantità variabili.
42 2.2. Leibniz a Parigi (1672)
quegli anni la Francia, di gran lunga la maggiore potenza europea, era in procinto
di invadere l’Olanda: gli Stati Germanici erano divisi tra sostenitori e avversari del
paese governato da Luigi XIV. Boineburg e Leibniz erano contrari ad un alleanza con
Parigi per prendere accordi economicamente vantaggiosi con il ministro degli esteri
la concessione del passaggio di navi da guerra sul Reno, quindi Boineburg non aveva
più bisogno di recarsi a Parigi. Fu deciso che fosse il solo Leibniz, assieme ad un
Leibniz partı̀ alla volta di Parigi in segretezza il 16 marzo 1672, portando con sé una
coprire tutte le spese. Leibniz non ebbe mai l’opportunità di presentare il proprio
La permanenza a Parigi divenne per Leibniz - inizialmente libero da ogni impegno la-
vorativo - un’opportunità unica per studiare il francese ed entrare in contatto con gli
del rispetto di cui godeva Huygens in Francia, egli rimase il membro più importante
dell’Académie des Sciences8 anche dopo che i rapporti tra Francia e Olanda si de-
1 1 1 1
1+ + + +
3 6 10 15
7
Leibniz avrebbe dovuto proporre a Re Luigi XIV in persona un alternativa all’invasione dell’O-
landa, cioè l’invasione dell’Egitto, all’epoca sotto l’Impero Turco Ottomano. Tale piano fu ripreso da
Napoleone - che capı̀ l’importanza strategica del territorio egiziano negli equilibri del Mediterraneo
- oltre un secolo dopo.
8
Una società scientifica francese alla cui fondazione lo stesso Huygens aveva contribuito.
2.2. Leibniz a Parigi (1672) 43
2
.
n(n + 1)
Leibniz di fronte a questo problema ebbe l’intuizione di osservare che ciascun termine
2 1 1
=2 − .
n(n + 1) n n+1
1 1
2 −
1 n+1
e poichè
1
−→n→∞ 0
n+1
la somma della serie infinita è 2. In notazione moderna ciò significa che osservando
1
lim =0
n→∞ n+1
Dopo che Leibniz riuscı̀ a fornire la soluzione corretta, Huygens lo invitò a studiare
9
In particolare l’Arithmetica Infinitorum che aveva letto anche Newton anni prima.
10
L’idea che una figura geometrica è costituita da sotto-figure geometriche infinitamente picco-
44 2.3. Leibniz a Londra (1673)
anni e mezzo riuscı́ a diventare - da giovane avvocato con una piccola preparazione in
Dopo pochi mesi dal suo arrivo a Parigi arrivarono pessime notizie dalla Germania:
Leibniz fu messo al corrente della morte di Boineburg, che fu per lui ben piú di
un datore di lavoro. Circa un mese dopo giunse anche la notizia della morte della
sorella di Leibniz. Quando nell’inverno del 1673 Leibniz intraprese un viaggio con il
immaginava che proprio a Londra avrebbe avuto esperienza di uno dei piú grandi
alla volta di Londra. Mentre Schönborn era in missione diplomatica, Leibniz ebbe
modo di entrare in contatto con gli intellettuali della Royal Society, l’equivalente
inglese dell’Académie des Sciences.11 Huygens - già membro - aveva inviato ad Henry
Oldenburg, segretario della Royal Society, una lettera di presentazione per Leibniz
meccanica.
A quel tempo in Germania non c’erano scienziati che potessero essere paragonabili
progressi nelle scienze stavano prendendo. In sostanza gli scienziati della Royal
Society e quelli tedeschi non condividevano la stessa visione. Fatta eccezione per
le, come ad esempio una linea è costituita da infiniti punti che presi singolarmente non hanno
dimensione.
11
Fondata nel 1662 a Londra con l’obiettivo di promuovere la conoscenza della natura, ne furono
membri tra gli altri gli stessi Newton e Leibniz.
2.3. Leibniz a Londra (1673) 45
Leibniz, che infatti finı́ per entrare a far parte della prestigiosa istituzione scientifica
inglese.
dei presenti furono negative. In particolare reagı́ in modo molto negativo Robert
Hooke, che già si era scagliato contro Newton12 . Pochi giorni dopo la dimostrazione
Nel corso della stessa riunione della Royal Society, Hooke attaccò anche Newton.
Né Leibniz né Newton furono presenti per difendersi: addirittura Leibniz fu messo a
Durante la sua permanenza a Londra, Leibniz aveva ancora una scarsa preparazione
dell’isola. Non visitò né Cambridge né Oxford e non incontrò né Wallis né Newton.
Non ebbe nemmeno modo di conoscere di persona Collins, che pure in seguito si
fici. Ma da quando Leibniz rientrò nel continente l’interesse virò decisamente nel
campo matematico.
vane Leibniz - ancora inesperto negli studi di matematica - durante un suo incontro
12
Cfr. pagina 35.
13
Oldenburg tranquillizzò Leibniz, definendo gli attacchi di Hooke pretestuosi e infondati, ma lo
invitò a terminare la macchina calcolatrice quanto prima per mettere a tacere gli avversari.
46 2.3. Leibniz a Londra (1673)
con il matematico John Pell14 . Egli fu invitato a presentare alcuni dei suoi lavori ad
un ristretto pubblico di scienziati, presso l’abitazione della sorella del grande scien-
un nuovo metodo matematico per risolvere alcuni problemi algebrici. Pell informò
subito Leibniz che in realtà tale metodo era già stato scoperto da un matematico
francese, ripreso poi in un testo pubblicato pochi anni prima.16 Leibniz - che era
in assoluta buona fede - ottenne la sera stessa una copia del libro da Oldenburg:
l’obiezione di Pell era corretta. Poichè il libro era noto anche in Francia, c’era una
possibilità che Leibniz lo avesse letto: fu insinuato che i suoi risultati fossero quindi
un plagio.
Leibniz dovette scrivere una lettera di chiarimento indirizzata alla Royal Society e,
sebbene tale lettera testimoniasse più l’impreparazione matematica del suo autore
L’episodio passato alla storia come The Affair of the Eyebrow 17 in particolare, ed in
i propri sforzi. Una volta rientrato a Parigi, riprese a dedicarsi alla matematica
Oldenburg e Collins diedero a Leibniz una lettera da consegnare Huygens una volta
rientrato a Parigi. Dopo che questi l’ebbe ricevuta, indicò al suo pupillo molti
Evangelista Torricelli sul calcolo di aree e volumi. Lesse Gilles Personne de Roberval
e Blaise Pascal, i cui lavori riguardanti gli indivisibili e gli infinitesimali anticiparono
14
All’epoca Pell era considerato uno tra i migliori due o tre matematici in tutta l’Inghilterra.
15
Il quale, quando si trovava in città, risiedeva appunto presso l’abitazione della sorella, Lady
Ranelagh, a Pall Mall.
16
Il matematico originale era Francois Regnalud, il cui metodo fu ripreso da Gabriel Mouton nel
libro Observationes diametrorum solis et lunæ apparentium, riguardante il diametro del sole e della
luna.
17
Tale evento fece in effetti alzare il sopracciglio (eyebrow) a più di una persona.
2.3. Leibniz a Londra (1673) 47
il calcolo integrale. Conobbe i più recenti lavori di Johan Hudde e René Francois
de Sluse sulle tangenti di curve geometriche. Dopo essersi dedicato - fino all’età di
venticinque anni - alla linguistica, alla teologia, alla filosofia e alla giurisprudenza,
Leibniz prese a studiare tutti i risultati piú avanzati della matematica del suo tempo.
Intorno al 1673 Leibniz aveva già scoperto un metodo che utilizzava serie di numeri
razionali18 per risolvere il problema della quadratura del cerchio19 : tale soluzione ad
un problema che aveva vessato per anni i suoi contemporanei fu definita da Huygens
particolarmente elegante.
Leibniz estese tale metodo, unitamente ai lavori di Pascal e Sluse sulla regola delle
tangenti, ad una figura geometrica qualunque, non soltanto il cerchio. Ciò condusse
In questi Collins iniziò una corrispondenza con Leibniz, con l’obiettivo di fornire al
lettera il nome di Newton compare numerose volte, come a chiarire a Leibniz chi fosse
generale per la quadratura e il calcolo delle derivate. È evidente che ora Leibniz
sapeva a chi doveva rivolgersi per essere messo a conoscenza degli ultimi progressi
18
Numero cioè rappresentabile come frazioni.
19
La quadratura è intesa come il calcolo esatto dell’area.
Capitolo 3
La corrispondenza con
Oldenburg
1676)
Una volta tornato a Parigi, Leibniz continuò a mantenere una corrispondenza con
inglesi iniziarono a vedere con sospetto questa stretta relazione: era pur vero che
49
50 3.1. La corrispondenza Leibniz-Oldenburg-Collins (1673-1676)
una stretta collaborazione tra Oldenburg e Leibniz? Leibniz non era francese ma
viveva pur sempre a Parigi - è noto il clima di sospetto e rivalità tra i due Paesi
divisi dallo Stretto della Manica - e per di più era il pupillo di Huygens, unico
vero competitore continentale del primato matematico inglese. Tanto era sufficiente
per rendere i matematici britannici restii a confidare al filosofo tedesco gli ultimi
Leibniz, dopo aver interrotto nel luglio 1673 la corrispondenza con Oldenburg, la
riprese comunicando di aver trovato un metodo per calcolare l’area del cerchio e di
un qualsiasi suo settore per mezzo di una serie di numeri razionali1 . Nell’ottobre
dello stesso anno scrisse di aver scoperto un teorema che permetteva, dato il seno, di
trovare l’arco o l’ampiezza del settore del cerchio corrispondente, ma non di averne
ancora trovato una dimostrazione. Tale teorema era stato in realtà già scoperto da
Newton, che nel Compendio sull’Analisi lo aveva espresso nella forma riportato qui
sotto.
ni che, conosciuto il seno danno l’arco e, conosciuto l’arco danno il seno sono le
seguenti:
1 3 5 7 35 9
z = x + x3 + x5 + x + x + etc.
6 40 112 1152
1 1 5 1 7 1
z = z − z3 + z + z + z 9 + etc.
6 120 1050 362880
Nel corso della loro corrispondenza ormai abituale, Oldenburg inviò a Leibniz una
lettera di Collins, scritta il 15 aprile 1675, che si suppone contenesse, tra le altre, le
con le mie. Non appena mi sarà possibile farlo, vi invierò la mia opinione
Non solo Leibniz non cita Newton, ma da allora non riconobbe più di aver ricevuto
tale lettera e mai dimostrò che le sue serie fossero diverse da quelle inviategli da
stimonianza del comportamento scorretto di Leibniz, che fin dall’inizio della disputa
matematici.4 Del resto Newton rimase sempre sorpreso della rapidità con cui Leib-
niz riuscı́ a compiere tanti e tali progressi in cosı́ poco tempo. Non poté giustificare
tale rapidità se non supponendo che Leibniz avesse in realtà preso in prestito idee
altrui per conseguire i suoi risultati. Eppure ormai è noto che nel 1675 Leibniz aveva
già individuato i concetti basilari del suo calcolo differenziale, quindi le lettere che
Tuttavia sembrerebbe che davvero nelle lettere di Oldenburg non fossero presenti le
due formule di Newton. Infatti l’anno dopo Leibniz, in una lettera datata 12 maggio
aveva utilizzato per trovare le formule sopra riportate. Leibniz scrisse da Parigi:
Dal danese Georg Mohr5 ho saputo che il vostro dottissimo Collins gli ha
seguendo però una via molto diversa, e sulle quali, diversi anni or sono,
formule, quindi non poteva averle già viste in alcuna lettera precedente. Le serie
ricevute da Oldenburg nel 1675 allora dovevano essere ben diversa cosa.
In ogni caso, dopo la lettera di Leibniz del 12 maggio 1676, Oldenburg e Collins
tedesco. Newton finalmente rispose ad Oldenburg in data 13 giugno 1676 con una
lettera che è passata alla storia come Epistola Prior nello scambio epistolare tra
Leibniz e Newton.
indiretto, tra Newton e Leibniz. Newton in questa missiva dà una descrizione del
suo metodo delle serie, riportando anche il teorema del binomio7 . La lettera fu
questa lettera.
perché all’inizio della lettera insinua che i progressi di Leibniz siano in realtà maggiori
Quantunque Leibniz, negli estratti della lettera che voi8 mi avete inviato
parte del merito del calcolo delle serie infinite, di cui è ormai cominciata
non solo, come asserisce, il metodo per ridurre a simili serie qualsiasi
nostri.
scrisse:
A questo punto Newton espone diffusamente la sua formula del binomio, mostrando
diversi esempi. Quando però arriva al cuore del suo metodo, che riguarda i problemi
In che modo, però, da equazioni cosı̀ ridotte in serie infinite sia possibile
in che modo sia possibile ridurre a simili equazioni di serie infinite tutte
alcuni esempi.
Newton elenca sei esempi: il primo e il secondo riguardano proprio le formule di cui
x3 3x5 5x7
x+ + + + etc.
6rr 40r 4 112r 6
cioè
[...]
z3 z5 z7 z9
z− + − + − etc.
6rr 120r 2 5040r 6 362880r 8
cioè
zz zz zz
z− A− B− C − etc.
2 × 3rr 4 × 5rr 6 × 7rr
[...]
9
Attenzione, per abbreviare qui Newton si serve delle lettere A, B, C, D invece dei termini della
serie del binomio, come aveva già fatto in precedenza, cfr. pagina 21.
3.3. Lettera di Leibniz (27 agosto 1676) 55
Al termine dei sei esempi, senza aver fornito vere dimostrazioni e continuando ad
uso di alcuni altri metodi per sviluppare serie infinite. Vi sono infatti
tali casi, o di parlare di ciò che ho escogitato per ridurre le serie infinite
Newton dice di non aver lavorato più al calcolo infinitesimale da cinque anni, ovvero
dalla stesura del Methodus fluxionum 10 . Ma allora Leibniz, ricevuta questa lettera,
non poteva che chiedere ulteriori chiarimenti, cosa che fece nell’agosto dello stesso
anno.
giugno in data 26 luglio 167611 . Leibniz inizia con i ringraziamenti di rito, e fa per
La vostra lettera del 26 luglio contiene sull’analisi cose molto più impor-
Le scoperte di Newton sono degne del suo ingegno, che già rifulse splen-
Leibniz fa intendere di conoscere Newton per la sua fama nel campo degli studi
di Newton non contenesse nulla dei problemi centrali del calcolo infinitesimale13 :
di Newton [...] Nulla fu detto dei problemi centrali - nulla del metodo
A difesa di Newton si possono addurre almeno tre motivi. Innanzitutto, nulla co-
stringeva Newton a fornire un trattato completo e rigoroso sul suo metodo in forma
di lettera, per di piú ad una persona che gli era quasi totalmente estranea. Quindi la
sua risposta può essere semplicemente interpretata come una delle possibili e com-
patibili con la sua nota “pigrizia” e diffidenza nel divulgare i suoi risultati in forma
rigorosa e sistematica. In secondo luogo, Newton pensò che Leibniz fosse interessato
alle serie che Collins gli aveva fornito, quindi non aveva nessun motivo per fornirgli
Newton potesse fornire a Leibniz molti dettagli sulla differenziazione, non aveva an-
12
I primi testi di ottica di Newton furono pubblicati nelle Philosophical Transactions of the Royal
Society nel 1672, e descrivevano tra le altre cose il funzionamento del telescopio riflettente (detto
da allora appunto newtoniano).
13
Traduzione dall’inglese in [22] pagina. 65.
3.3. Lettera di Leibniz (27 agosto 1676) 57
ton, Leibniz va subito al cuore del problema e mette in evidenza la differenza tra il
Il suo metodo15 per trovare le radici delle equazioni e le aree delle figure
caso di ammirare la diversità delle vie per le quali si può pervenire a uno
stesso risultato.
nel dichiarare di aver ottenuto risultati simili. Non c’era alcun tipo di gelosia, nè
potevano trovare spazio rivendicazioni di alcun tipo. Del resto Leibniz ha ormai
matematica di qualche anno prima16 : egli infatti cita a proposito del problema delle
divisione.
te; tale che nella sua equazione, la potenza dell’ordinata non superi il
Poco più avanti, mette ancora sullo stesso piano, ma in modo che la scelta debba
è da scegliere.
L’aspetto piú curioso di queste lettere è che non forniscono assolutamente a Leib-
niz idea del livello di approfondimento raggiunto da Newton nel campo del calcolo
infinitesimale. Ormai Leibniz aveva una certa padronanza del suo calcolo differen-
ziale17 , Newton però non rivelò nulla - né in questa lettera né nella successiva - del
suo metodo delle flussioni. Se Newton non aveva alcuna intenzione - né voglia - di
rivelare a Leibniz il proprio metodo nei dettagli, Leibniz non aveva alcuna neces-
sità di chiederlo, per almeno due ragioni. Primo, perché ormai aveva raggiunto dei
risultati notevoli senza aver bisogno di alcun aiuto esterno. Secondo, perché ormai
nella sua mente Newton era associato alle questioni relative alle serie, nelle quali gli
riconosce una grande abilità. Anche in questo campo, tuttavia, Leibniz vuole dire
la propria.
17
Fin dal 1675.
3.3. Lettera di Leibniz (27 agosto 1676) 59
Egli infatti, dopo aver descritto la quadratura del cerchio e dell’iperbole equilatera,
sembra voler rivendicare a sè il merito della invenzione, o meglio della co-invenzione,
di quattro serie:
D’altra parte dalle serie delle regressioni ho trovato questa serie per l’i-
iperbolico, si avrà:
l l2 l3 l4
m= − + − etc.
1 1×2 1×2×3 1×2×3×4
l l2 l3 l4
n= + + + etc.
1 1×2 1×2×3 1×2×3×4
[...]
Riguardo poi alla serie descrescente degli archi,18 mi sono subito imbat-
tuto nella regola che mi dà, conoscendo l’arco, il seno del complemento.
a2 a4
=1− + − etc.
1×2 1×2×3×4
cioè:
a a3 a4
− + − etc.
1 1×2×3 1×2×3×4×5
18
Leibniz qui sottrae dal raggio il seno verso, che aveva ricevuto da Newton nella lettera
precedente, per ottenere il seno del complemento.
60 3.3. Lettera di Leibniz (27 agosto 1676)
I metodi per raggiungere questi risultati erano stati già comunicati a Leibniz19 ,
perché allora Leibniz dice di aver “trovato” le serie che avrebbe dovuto già conoscere?
Forse questo è semplicemente da imputare alla sua distrazione e alla sua proverbiale
lasciare di buon grado agli altri ciò che ancora rimane, pago solo di
mente.
Non è difficile credere che quindi non siano questi risultati applicativi ad interessare
mente alcune cose. Per esempio l’origine del teorema che dà all’inizio20 ;
il metodo poi da lui usato per trovare nelle sue operazioni le quantità
logaritmo cerca il numero. Non spiega infatti come tutto questo derivi
L’ultima è la frase chiave: Leibniz vuole capire come il metodo di Newton abbia
ma, forse conscio di aver azzardato un pò troppo, subito dopo fa un passo indietro,
quasi scusandosi .
19
Le ultime due serie erano state comunicate quasi esplicitamente, per l’iperbole Newton aveva
suggerito nella sua lettera del 13 giugno che “Tutto ciò che abbiamo detto dell’ellissi lo si può
facilmente applicare all’iperbole; si devono solo cambiare i segni di c ed e quando hanno un valore
dispari...”.
20
Il teorema del binomio, cfr. pagina 20.
3.4. Epistola posterior (24 ottobre 1676) 61
Non mi è stato però possibile leggere la sua lettera con la cura che me-
almeno alcune delle cose che ha omesso. Comunque sarebbe sempre me-
Leibniz, che stava ormai rientrando in Germania, aveva avuto in effetti soltanto tre
giorni per rispondere alla lettera di Newton: la sua ammissione non è una forma
di cortesia. Era vero che c’era stato poco tempo, ed egli aveva sinceramente voluto
informare i propri interlocutori di non aver avuto tutto il tempo per analizzare il
Eppure il tedesco riuscı̀ a toccare i tasti giusti, perchè la risposta di Newton arrivò,
e con essa le spiegazioni che erano state chieste. Il rapporto tra i due matematici
Collins impiegò parecchio tempo per copiare la lettera di Leibniz da girare a Newton,
e nel farlo sbagliò perfino a copiare la data originaria. Il risultato fu che Newton
ricevette la risposta alla prima epistola con molto ritardo, supponendo che Leibniz
L’Epistola posterior, che riporta la data 24 ottobre 1676, fu letta da Leibniz quasi
62 3.4. Epistola posterior (24 ottobre 1676)
anche se questi non avesse scritto altro. Ma ciò che ha profuso per tutta
la sua lettera è degno della sua fama e ci fa sperare da lui le cose più
tre metodi per pervenire a simili serie; in modo che ben difficilmente mi
Subito dopo l’introduzione formale, Newton passa ad esporre con grande pazienza il
modo in cui ha raggiunto i suoi risultati. Ma dopo aver descritto accuratamente come
cioè, avrebbe dovuto iniziare a descrivere il suo metodo delle flussioni, comincia a
divagare con cenni ai motivi per cui non ha pubblicato ancora nessun testo sul suo
metodo.
[...] Collins, uomo nato per far progredire le scienze matematiche, in-
scoperte. E cinque anni fa, dietro consiglio degli amici, mi decisi a pubbli-
pletarlo.
via.
cosa nelle questioni dei massimi e dei minimi, e in altre di cui ora non
sto a parlare.
Ma qual era dunque il fondamento di tale metodo? Newton non lo rivela, ed anzi lo
Dopo aver fornito alcuni esempi di applicazione del suo metodo, Newton ricorre
numeri e lettere24
5accdæ10ef f h12i4l3m10n60qqr7s11t10v3x :
11ab3cdd10eœg10ill4m7n6o3p3q6r5s11t7vx,
3acœ4egh6i4l4m5n80q4r3s6t4v,
aaddœeeeeeiiimmnnooprrrsssssttuu
Newton è divenuto più sospettoso dunque, e non vuole rivelare tutto. È opportuno
sentı́ di rivelare il proprio metodo essenzialmente per una mancanza di fiducia nei
che soltanto dieci anni prima Newton aveva avuto grande difficoltà nel presentare
lettera seguente nella proposizione. La traduzione di tale anagramma è “Data un’equazione avete
quantità fluenti, trovare le flussioni e viceversa”.
24
La codifica è la stessa dell’anagramma precedente.
25
Da [22] pagina 66.
26
Cfr. pagina 35.
3.5. L’incontro di Leibniz con Collins ed Oldenburg 65
perché Newton ha comunque rivelato molto dei suoi lavori, com’egli stesso conferma
in chiusura.
solito più piacevoli, con questo genere di scritti alquanto più grave.
in Germania. Leibniz infatti lasciò Parigi il 4 ottobre 1676, venti giorni prima che
l’Epistola posterior fosse spedita. Il fatto curioso è che Newton avrebbe proba-
ottobre, e rimase lı́ per circa una settimana prima di ripartire alla volta di Hannover.
A Londra, Leibniz incontrò Oldenburg, al quale ebbe modo di mostrare una mac-
avuto soltanto uno scambio epistolare. Collins a quell’epoca era il bibliotecario della
Royal Society, e mise a disposizione di Leibniz i testi - lettere, appunti e libri, anche
quelli non pubblicati - dei maggiori matematici inglesi. In particolare Leibniz ebbe
tamente sulla copia in possesso di Collins: il tedesco era interessato alla sezione
27
Cfr. 44.
28
L’Historiola era una raccolta di appunti nella quale Collins aveva cercato di condensare le ultime
scoperte dei matematici inglesi, pur senza entrare nel merito delle dimostrazioni; tra i contenuti
c’erano testi di Pell, Gregory e alcune lettere di Newton sulle tangenti.
66 3.6. Lettera di Leibniz (21 giugno 1677)
o Leibniz non aveva trovato nulla che non conoscesse già, oppure non ebbe tempo
per leggere attentamente il contenuto del testo. In entrambi i casi, Leibniz non può
essere accusato di aver appreso da Newton i fondamenti del calcolo per poi rivendi-
carli come propria scoperta. Più complicata è la sorte dell’Historiola: Leibniz poté
consultarla soltanto durante la sua visita a Londra, ma una nota che chiedeva di
restituire il libro non appena avesse finito di consultarlo, posta sulla copertina, fece
pensare a Newton - anni più tardi - che Leibniz avesse avuto la possibilità di consul-
tarla con calma a Parigi. Leibniz ebbe modo di leggere dall’Historiola una lettera
in cui Newton spiegava esplicitamente il suo metodo per calcolare le tangenti: il ti-
more di Newton fu che Leibniz avesse copiato tale metodo dopo aver letto la lettera.
In realtà Leibniz apprese dai testi fornitigli da Collins soltanto quanto fu in grado
di assorbire nell’arco di pochi giorni: non poté portare con sé in Germania nessun
quasi esclusivamente sulle serie infinite, l’unico argomento sul quale - egli riteneva -
Collins, forse sentendosi in colpa per aver mostrato cosı́ tanti testi a Leibniz, scrisse a
Newton qualche mese piú tardi, comunicandogli che il filosofo tedesco consultò dalla
libreria alcuni lavori di Gregory. Non fu fatta menzione, tuttavia, delle lettere di
Newton che pure finirono in mano di Leibniz: tutto ciò avrebbe in seguito accresciuto
eccitato dal sapere che la corrispondenza con il piú grande matematico e scienziato
del periodo non era interrotta, che impiegò solo pochi giorni a rispondere. La sua
3.6. Lettera di Leibniz (21 giugno 1677) 67
Newton, che leggerò più di una volta con tutta la cura e la meditazione
che merita. Per ora mi limiterò ad annotare solo le poche cose che ho
Leibniz ormai è in grado di confrontarsi ad armi pari con Newton, ed infatti cerca -
con il tono delle sue risposte - di porsi quasi al suo stesso livello.
Sono d’accordo con il celeberrimo Newton nel ritenere non ancora com-
delle ordinate.
Addirittura Leibniz azzarda che il metodo di Newton e il proprio non siano troppo
diversi:
Penso che ciò che Newton ha voluto nascondere29 del suo metodo per
tracciare le tangenti, non discordi da quanto ho detto sopra. Quel che egli
aggiunge, che cioè con questo stesso principio si rendono piú semplici an-
29
Ricordiamo che il destinatario della lettera di Leibniz è sempre Oldenburg, ecco perchè si
riferisce a Newton in terza persona.
68 3.6. Lettera di Leibniz (21 giugno 1677)
Per la prima volta Leibniz esprime pubblicamente la sua notazione. Con dx viene
indicata la differenza tra due valori molto vicini della quantità variabile x, mentre
lettera di Leibniz c’erano piú elementi di calcolo elementare di quanti Newton non
ne avrebbe forniti nel suo trattato piú famoso, i Principia Mathematica 31 , dieci anni
piú tardi. Facciamo risalire al 1675 - nove anni piú tardi del metodo delle flussioni32
con Newton non poteva essere d’interesse per Leibniz per quanto riguarda il calcolo
Leibniz in una fase cosı́ avanzata delle sue ricerche. Da parte di Newton, non
abbiamo modo di conoscere con certezza la sua reazione alle rivelazioni di Leibniz.
È però condiviso che in prima battuta egli avesse risconosciuto l’originalità delle sue
scoperte, e ne notò certamente la somiglianza con il suo metodo delle flussioni. Fino
già possedeva nel 1669 lo stesso fondamento del suo metodo. Attraverso
renze, e questi due metodi differivano soltanto nei nomi che loro avevano
dato ai termini.
30
Un’equazione cioè in cui compaiono delle derivate, lo stesso Leibniz poco più avanti precisa
“chiamo equazione differenziale quella dove è espresso il valore di dx, che deriva dall’equazione
dove veniva espresso il valore di x”.
31
Cfr. pagina 88.
32
Cfr. 33.
33
Dall’inglese in [22], pagina 71.
3.6. Lettera di Leibniz (21 giugno 1677) 69
Poco piú avanti nella lettera, a conferma del fatto che la cosa che piú interessava
finite, come le serie che egli presenta per l’estrazione delle radici del
stessa cosa, come se, estraendo le radici dalle equazioni o dai binomi,
le radici irrazionali: allora direi che il metodo delle serie infinite è stato
senta di ridurre ogni serie infinita ad una serie finita, perché rappresentarebbe una
Newton: infatti insiste sempre sulla questione del metodo e non richiede esempi ma
doci a trasformare, quando ciò sia possibile, una serie infinita in una
allora nel metodo delle serie infinite, ottenute per divisione o estrazione,
Lebniz, non manca - nel corso della lettera - di rinnovare manifestazioni di stima nei
Newton.
con Newton e con gli altri matematici inglesi. Tuttavia a questa sua lettera non vi
fu risposta.
Mesi piú tardi Leibniz scrisse ancora, in pratica pregando Newton di tenere aperti
i contatti, ma tale richiesta non sortı́ alcun effetto. Il 9 agosto 1677 Oldenburg
rispose a Leibniz, dicendogli che Newton era molto impegnato e non avrebbe potuto
seconda lettera a Leibniz, di non essere piú disturbato su tali argomenti perché
aveva altri pensieri per la testa. Due giorni dopo aver spedito l’Epistola prior ad
Oldenburg, gli scrisse ancora pregandolo di non pubblicare nessuno dei suoi testi di
È praticamente certo che Newton, quando scrisse le prime due lettere a Leibniz,
fosse mosso da un genuino interesse e non avesse nulla contro il tedesco. Del resto
non avrebbe rivelato cosı́ tanto dei suoi lavori se avesse avuto anche soltanto un
piccolo dubbio sulla sua buona fede. Newton semplicemente si dimenticò di Leibniz
e si dedicò ad atro per il decennio successivo. Sebbene piú avanti - almeno a partire
rogante, non abbiamo motivo per pensare che avesse lo stesso atteggiamente anche
in questi anni. Newton è a quest’epoca ancora molto cordiale, cosı́ come lo è Leibniz.
3.6. Lettera di Leibniz (21 giugno 1677) 71
Non è quindi sostenibile l’idea che fosse già iniziata, nel 1676, l’acre disputa tra i
due scienziati.
Lo stesso Leibniz non fece molto in campo matematico negli anni immediatamente
seguenti questo scambio epistolare. Pubblicó nel 1678, sul Journal des Scavans,
uno studio sulla quadratura di una particolare area di una cicloide. Risultato che
aveva ottenuto quattro anni prima lavorando con Huygens36 . E poi praticamente
Nell’estate del 1678 Oldenburg si recò nella conte di Kent, in Inghilterra, per una
vacanza assieme alla moglie. Sfortunatamente entrambi contrassero una forte febbre
che fu loro fatale. Con la morte di Oldenburg ebbe fine anche la corrispondenza
Leibniz-Newton.
Negli anni seguenti Newton e Leibniz non ebbero nessun tipo di contatto. Newton
si ritirò nel suo ufficio presso l’Università di Cambridge, mentre Leibniz si trasferı́
36
Cfr. pagina 42.
37
Cfr. pagina 79.
Capitolo 4
“Che cosa accadde nel 1677, a proposito?”, domandò Fatio. “Tutti vor-
rebbero saperlo”.
intento.”
Dal 1673 Leibniz era al servizio del Duca Johann Friedrich di Hannover: per alcuni
anni riuscı́ a restare a Parigi, ma alla fine dovette cedere ai ripetuti inviti di rientrare
in Germania. In effetti la lettera che convinse Leibniz a lasciare la Francia non era
diceva sorpreso che Leibniz avesse rifiutato i ripetuti inviti del Duca, e gli offriva -
oltre al posto di consigliere - quello di curatore della vasta libreria di Johan Friedrich.
73
74 4.1. La città di Hannover al tempo di Leibniz (1676)
Il 13 settembre 1676 arrivò l’ultimatum del Duca: Leibniz doveva rientrare ad Han-
nover altrimenti ogni relazione sarebbe cessata. Il 4 ottobre Leibniz iniziò il viaggio
di ritorno1 .
Una volta giunto ad Hannover, Leibniz iniziò ad occuparsi di una biblioteca con
oltre tremila volumi, e decine di manoscritti. Leibniz proposte al Duca un piano per
espandere la propria collezione di libri: negli anni seguenti avrebbe aggiunto migliaia
e migliaia di titoli. Nel giro di pochi mesi, Leibniz chiese e ottenne una promozione
a consigliere di rango piú elevato, con conseguente aumento del salario. Il compenso
Il problema era rappresentato dal fatto che Hannover, una piccola città della Bassa
Sassonia con appena diecimila abitanti, non forniva gli stessi stimoli di Londra o
Parigi, e non aveva una vera e propria comunità intellettuale e scientifica. Leibniz
allora iniziò a perseguire l’idea di fondare una società scientifica imperiale - sul
- che avesse l’obiettivo di creare una summa della conoscenza globale.2 Quest’idea
non ebbe molto successo, ma Leibniz riuscı́ comunque, in qualche modo, a dare un
Nel 1682 Leibniz fu il co-fondatore, assieme ad Otto Mencke3 , della prima rivista
Questa rivista fu molto importante nel corso della disputa con Newton: anche se
Leibniz non poteva contare sul supporto della Royal Society4 , era pur sempre il
1
Che comprese anche una breve sosta a Londra, cfr. pagina 65.
2
Quest’idea si ricollega alla volontà di Leibniz di creare un linguaggio logico universale del
pensiero, la characteristica universalis, cfr. pagina 41.
3
Professore a Lipsia: Leibniz lo conobbe all’università dove aveva compiuto i primi studi.
4
Di cui successivamente Newton divenne presidente.
4.2. Il De Quadratura di Newton (1676) 75
- che aveva provato a pubblicare, senza successo, i propri lavori matematici sia a
Londra sia a Parigi - poteva facilmente trovare spazio sulla nuova rivista.
Mentre Leibniz si trasferiva ad Hannover, Newton stava lavorando al suo terzo trat-
tato sul metodo delle flussioni5 , il Tractatus de quadratura curvarum, che non fu
pubblicato fino al 1704. Tale testo ci serve a comprendere al meglio a che punto di
sviluppo era arrivato il metodo di Newton, e in che rapporto fosse con il nascente
metodo di Leibniz.
ox 1
2 2
= .
2oxẋ + o ẋ 2x + oẋ
valore di tale rapporto quando o è uguale a zero. Esso è pari a 21 x ed è detto ultima
per valori di o decrescenti verso lo zero. Ma è detto anche prima ragione, perché è
5
Dopo il De Analysi e il Methodus fluxionum.
6
Evidentemente Newton avvertiva la necessità di servirsi della nozione di limite, che però non
verrà definita rigorosamente fino all’Ottocento.
76 4.3. La scuola scozzese: David Gregory e John Craige (1684-1686)
il primo della successione di rapporti numeri crescenti a partire dallo zero. Egli si
aritmetico: egli non chiarisce l’ultima ragione in termini di limite della successione
intuisce geometricamente.
Ciò che mancava insomma al metodo di Newton, era una rigorosa aritmetizzazione
del procedimento e una chiarificazione del linguaggio. Proprio ciò su cui Leibniz era
più preparato. Al tempo del De Quadratura Leibniz infatti aveva chiara la natura
del suo metodo - era ormai almeno al pari di Newton, e pochi anni piú tardi riuscı́
(1684-1686)
Una prima sfida all’autorità di Newton nel campo dell’analisi infinitesimale venne
1684 pubblicò un pamphlet di cinquanta pagine sulla tecnica delle serie, e lo inviò
nel giugno dello stesso anno a Newton. Nella lettera che accompagnò il pamphlet,
Gregory difendeva la novità delle sue tecniche ma al contempo riconosceva che New-
ton stesso aveva da tempo studiato gli stessi argomenti. Nell’occasione, lo scozzese
lo invitava a rendere pubbliche le sue scoperte. Nel leggere il pamphlet, Newton non
7
L’ultima ragione non è altro che il valore limite per o che tende a zero.
8
La stessa notazione è usata ancora oggi
9
Nipote di James, che aveva lavorato ad Edimburgo prima di lui.
4.3. La scuola scozzese: David Gregory e John Craige (1684-1686) 77
poté non rilevare che molte delle teorie ivi contenute erano rintracciabili nel suo De
Analysi di oltre quindici anni prima10 . Come scrive Whiteside11 , la sfida era chiara.
La sfida lanciata a Newton non era esplicita ma non per questo meno
Newton cominciò un opera che non vide mai la luce, nota come Matheseos universalis
È probabile che uno dei motivi per cui Newton non completò quest’opera fu il
fatto che avesse scelto come obiettivo principale il matematico scozzese, mentre il
suo avversario piú importante era ormai Leibniz. Una volta “accortosi dell’errore”,
Newton avrebbe abbandonato il suo progetto iniziale. Avremmo anche una conferma
Leibniz pubblicó il suo articolo13 in ottobre. In ogni caso, nel giro di pochi mesi
Newton perse interesse per la matematica pura ed iniziò a lavorare sul suo testo più
era sinceramente convinto di poter collaborare proficuamente sia con Gregory che
con Leibniz. Inoltre, poiché i suoi studi di analisi risalivano a molti anni prima, si
Due anni dopo, nel 1686, Gregory riuscı́ a riscostruire correttamente un teorema
generale per la quadratura delle curve - cioé l’integrazione - già dato da Newton
molti anni prima14 . Lo scozzese interpellò Newton per ottenere un aiuto nella pub-
blicazione del “suo” teorema, intendendo lasciare ampio spazio ai riconoscimenti dei
meriti dell’autore originale. Newton, dalla stesura di una lettera di risposta passò
10
Cfr. da pagina 31.
11
Cfr. [22] pagina 37.
12
Modello di un Sistema Matematico Universale.
13
Il Nova Methodus, cfr. pagina 79.
14
Ci sono testimonianze nella seconda lettera di Newton a Leibniz, risalente al 1676.
78 4.3. La scuola scozzese: David Gregory e John Craige (1684-1686)
Quadratura Curvarum. Ancora una volta, tale trattato rimase incompleto. Tuttavia
resta l’importanza di quest’opera perché Newton per la prima volta - sollecitato dalle
Gregory a supportare Newton nella sua rivendicazione dei meriti di scoperta del
calcolo infinitesimale. Egli infatti, a Cambridge nel maggio del 1694, fece visita a
dal titolo quanto mai esplicito: “Isaac Newton’s Method of Fluxions, in which the
Differential Calculus of Leibniz and the Method of Tangents of Barrow are explained
cosı́ grande aiuto nelle mie scoperte che senza di esso difficilmente avrei
potuto affrontare questo studio con la facilità che desideravo; nessuno tra
i piú abili studiosi di geometria del nostro tempo può ignorare quanto
Tornando agli anni ottanta, è fondamentale notare che nel trattato di Craige Me-
a Leibniz, citato assieme ad altri grandi studiosi come Descartes, Fermat, Sluse,
fece nulla per informare gli studiosi dei suoi progressi nel campo dell’analisi infini-
tesimale. Addirittura, nonostante sappiamo che Craige lo consultò nella stesura del
trattato del 1685, non c’è nessuna testimonianza che provi che lo informò dei suoi
lavori sulla derivazione e sull’integrazione. Va detto anche che, negli stessi anni,
confronti di Leibniz - visto che Craige ha cosı́ in stima il tedesco. L’idea che Craige
si fece di Newton era la stessa di Leibniz di anni prima. Lo riconosceva come abile
matematico nello studio delle serie per il calcolo delle quadrature ma non sapeva
nulla delle sue scoperte riguardanti la derivazione di funzioni. Nella stessa situazio-
stesso Gregory.
Leibniz (1684-1686)
Come abbiamo già suggerito, la sfida decisiva a Newton non arrivò dall’isola bri-
tannica ma piuttosto dal continente. Qui, il giovane Leibniz pubblicò un testo che
diede inizio alla proliferazione degli studi di Analisi in tutto il continente. Nel 1685
Newton venne a conoscenza della pubblicazione sugli Acta Eruditorum e subito capı́
che l’attacco era di altra portata rispetto alle schermaglie avute con Gregory.
Nell’ottobre del 1684, Leibniz aveva firmato la prima pubblicazione al mondo sul
ve testo di sole sei pagine, Leibniz spiegava al mondo il suo calcolo differenziale,
Leibniz dopo aver dato diversi esempi sul modo di tracciare le tangenti e calcolare
Questi sono gli inizi di una geometria molto piú sublime riguardante
i problemi piú difficili e piú belli della matematica mista, che nessuno
È palese che Leibniz, pur senza nominarlo, si riferisce al metodo delle flussioni di
di più di quanto non fosse già presente nelle lettere in cui Newton aveva descritto il
suo metodo.
delle lettere, come avevano già fatto Newton, e Barrow prima di lui, ma volle usare
suo trattato. Ancora oggi utilizziamo i simboli di Leibniz per indicare la derivata
R
dx e l’integrale , e ricordiamo il Nova Methodus come il primo trattato di anali-
ben lontane dal costituire un buon trattato di matematica. Non solo erano presenti
Leibniz per esempio presentò senza dimostrazione le regole per derivare somme, pro-
dotti, quozienti, potenze e radici di funzioni, perché riteneva che il calcolo - data la
sua natura algoritmica - sarebbe stato autoevidente se formalizzato nel modo corret-
anche dal fatto che, sebbene si fosse servito dei metodi - tra gli altri - di Fermat,
Barrow, Huygens e Newton, non fece alcun riferimento ad essi in tutto l’articolo.
Se anche Leibniz non nominò Newton nel suo articolo, ne parlò però al suo amico
Per quel che riguarda il signor Newton, lui ed Oldenburg nelle ultime let-
Leibniz chiarı́ con Mencke che tali invenzioni di cui scrisse erano dovute inizialmente
In pratica Leibniz con queste poche righe alimentò la disputa degli anni successivi
scrisse21
Riconosco che il signor Newton già disponeva dei principi dai quali avreb-
guenze vengono trovate allo stesso tempo: un uomo può ottenerne alcune,
un altro altre.
È comprensibile che Leibniz sottovalutasse Newton, del resto nell’ultima lettera ave-
va ricevuto soltanto un’enunciazione di concetti, che peraltro non gli erano nuovi.
19
Cfr. pagina 74.
20
Traduzione dall’inglese in [2], pagina 117.
21
Traduzione dall’inglese in [2], pagina 117.
82 4.4. La scoperta del calcolo differenziale ed integrale di Leibniz (1684-1686)
Egli sapeva che Newton aveva un proprio metodo, ma non fu mai in grado di com-
metodo a Leibniz, che quindi secondo lui avrebbe potuto usarlo - quasi copiarlo -
derivata di primo grado. Leibniz infatti considerò le derivate come quantità fini-
dell’ordinata y è definito come quella quantità che sta a dx nello stesso rapporto in
di tangente erano interdipendenti, senza poter dare di alcuna una definizione isolata
maggiore. Egli non poté darne una definizione accettabile se non in termini geo-
a proporre esempi ed analogie per chiarire i suoi concetti. La sua notazione dx, dy
i differenziali.24
Nel 1686 Leibniz pubblicò il suo secondo trattato sull’analisi, che verteva soprattutto
è rimasta in uso ancora oggi per indicare l’integrale25 , senza tuttavia utilizzare il
Il termine di integrale comparve per la prima volta in un testo scritto da uno dei
fratelli Bernoulli26 nel 1690, mentre il termine completo di “calcolo integrale” risale
Un’osservazione interessante sullo stile di questi trattati è che Leibniz, laddove non
analogie verbali. Una delle più fortunate fu probabilmente quella che paragonava la
relazione tra una quantità e il suo differenziale alla relazione che sussiste tra il pianeta
terra e un granello di sabbia. Leibniz era cosı́ lucidamente convinto dell’utilità delle
analogie, che addirittura si sentiva in dovere di chiarire a John Bernoulli che in ogni
caso, nelle sue analogie, doveva usare degli elementi finiti, seppur piccoli, mentre i
base del suo metodo, mentre il filosofo Leibniz preferı́ affidarsi ai differenziali27 per
A tre anni dalla prima pubblicazione di Leibniz, finalmente Newton pubblicò alcu-
25
Il simbolo per l’integrale è una
R sorta di S, come se fosse la sigma maiuscola utilizzata per le
serie, ma applicata al continuo: .
26
Non si sa se Johann Bernoulli o Jakob Bernoulli.
27
Quindi al concetto di infinitesimo.
84 4.5. I fratelli Bernoulli e la scuola Europea del calcolo differenziale (1684-1705)
scientifico.
differenziale (1684-1705)
I risultati di Leibniz nel campo dell’analisi infinitesimale furono diffusi nel continente
dai due fratelli Bernoulli, originari di Basilea, in Svizzera. Jakob, il piú grande, aveva
probabilità. Negli anni intorno al 1680 studiò algebra e calcolo infinitesimale, prima
studiando gli inglesi Wallis e Barrow e poi finalmente, nel 1687, Leibniz. Non poté
essere testimone degli anni piú accessi della disputa Leibniz-Newton perché morı́
Johann era tredici anni piú giovane del fratello e di ancora maggiori grandi ambizioni.
Il che spiega la disputa che si generò tra i due negli anni successivi. Entrambi i fratelli
Bernoulli studiarono il testo di Leibniz del 1684 che, sebbene oscuro, dichiararono
di aver capito in tutte le sue parti in pochi giorni - a dimostrazione del loro grande
universitario della matematica in tutta Europa dal Nord Italia all’Olanda. Dovet-
tero tale sviluppo a Leibniz, che continuerò a guidarli e ad ispirarli in questi anni.
re tali personalità: il suo metodo delle flussioni era ancora poco noto, persino in
4.5. I fratelli Bernoulli e la scuola Europea del calcolo differenziale (1684-1705) 85
Inghilterra.
In Francia uno dei piú famosi matematici che si dedicarono al calcolo di Leibniz fu il
la matematica. Johann Bernoulli divenne suo insegnante a partire dal 1691, anno
spital pubblicò il primo testo scolastico sul calcolo differenziale nel 169628 . Questo
testo contribuı́ grandemente alla diffusione dei concetti Leibniziani nelle scuole di
28
Il trattato, in francese, aveva il titolo “L’analyse des infiniment petits pour l’ intelligence des
lignes courbes”.
Capitolo 5
I Principia Mathematica di
Isaac Newton
scono per ritrovarsi a volte in certi labirinti della mente, o enigmi relativi
alla natura delle cose, su cui ci si può arrovellare per tutta la vita. Forse
li conoscete già. Uno è quello del rapporto tra libero arbitrio e predesti-
risolvere questi problemi. Egli evita del tutto questi labirinti, e la sua
e predestinazione, se non per mettere in chiaro che lui opta per il primo
dei due termini. E non sfiora neppure la questione degli atomi. Anzi,
li! Non crediate però, che egli non abbia interesse per queste cose. Al
87
88 5.1. Philosophiae naturalis principia mathematica (1687)
La prima esposizione del suo metodo delle flussioni che Newton abbia mai pubblicato
apparve nella prima edizione dei Philosophiae naturalis principia mathematica, nel
1687. Si tratta del più importante trattato scientifico di tutti i tempi: questo libro di
Newton, che era solito lavorare ininterrottamente giorno e notte - senza uscire per
giorni - nei suoi alloggi all’università di Cambridge, completò la prima parte dei
Principia in solito diciotto mesi. All’epoca egli era senz’altro l’unico matematico
Intorno all’estate del 1685 egli aveva già scritto interamente quello che in pubblica-
zione divenne il Libro I, e buona parte del Libro II. Nessuno dei lavori matematici
di Newton aveva ancora visto la luce, quindi i Principia furono il primo testo a
presentare le sue teorie sul calcolo infinitesimale. Tuttavia, sebbene il metodo delle
flussioni fosse intrinsecamente algebrico, l’approccio dei Principia era invece soprat-
tutto geometrico. Newton cercò di sostenere che in questo enorme trattato ebbe
era presente alcun elemento di quello che fu poi riconosciuto come il metodo delle
altro che enunciare alcune proposizioni matematiche nel linguaggio piú compatibile
prima sezione del Libro I è intitolata: “Il metodo delle prime e ultime ragioni del-
le quantità, con l’aiuto del quale dimostriamo le proposizioni che seguono”. Tali
prima della fine di tale intervallo si avvicinano l’una all’altra cosı́ tanto
diventare uguali.
del concetto di limite di una funzione. Newton ancora si riferisce alle prime ed
suo metodo delle flussioni e al calcolo differenziale di Leibniz - sono ancora esposti
come procedure matematiche generali. Ciò che tuttavia non puó essere messo in
dubbio è che Newton mostrò nei Principia delle tecniche per risolvere problemi di
Un fatto importante fu la relativa chiarezza che Newton adottò nei Principia, soprat-
tutto per quanto riguarda le parti piú matematiche. La matematica dei Principia
era piú semplice da capire, rispetto allo stile del Metodo delle flussioni, ma anche
rispetto alle oscure formulazioni del Nova Methodus 2 di Leibniz. Del resto il calcolo
di Leibniz era ancora troppo immaturo3 per poter essere utilizzato nelle questioni fi-
siche trattate da Newton, che quindi utilizzó la matematica che aveva a disposizione.
l’utilità che avevano per descrivere la sua nuova fisica, piuttosto che per un interesse
puramente teorico.
Nel corso del Libro I egli fa ampio uso delle serie infinite: ancora non viene espli-
citato l’aspetto algoritmico del calcolo. All’inizio del Libro II, Lemma II, compare
2
Cfr. pagina 79.
3
La prima pubblicazione mancava completamente dei metodi di integrazione.
90 5.1. Philosophiae naturalis principia mathematica (1687)
una misteriosa formulazione della derivazione, che - ancora una volta sottolineando
La spiegazione che Newton dà di questo Lemma mostra che con “genitum” egli in
realtà intendeva quello che noi chiamiamo termine (da derivare) e per il “momento”
il momento di AB è aB + bA
il momento di An è naAn−1
1 a
il momento di è −
A A2
potenza con esponente negativo. Tali espressioni sono la prima dichiarazione uffi-
4
Ufficiale perché compaiono in un testo pubblicato.
5.1. Philosophiae naturalis principia mathematica (1687) 91
in grado di capirla, come lo stesso Newton riconosce nello scolio al Lemma II, dal
Nello scambio di lettere che circa dieci anni fa ebbi, tramite Oldenburg,
raggiungere questi stessi risultati, e che differiva dal mio solo per la
terminologia e le notazioni.
la relazione esistente fra queste operazioni, espressa nel teorema fondamentale del
dinarli in un algoritmo applicabile a tutte le funzioni. Una scoperta che nella prima
edizione dei Principia poteva in qualche modo condividere con Leibniz, ma che nelle
Sluse, allora non ancora reso pubblico, aggiunsi: ”Si tratta solo di un
5
Cfr. lettera di Newton a pagina 64.
6
La derivazione è l’operazione inversa dell’integrazione, e viceversa. Il teorema fondamentale del
calcolo enuncia: Rx
Sia f (x) una funzione continua nell’intervallo [a, b). La funzione integrale F (x) = a f (t)dt è
derivabile e si ha, per ogni x ∈ [a, b), F ′ (x) = f (x). Inoltre, se G(x) = f (x) in [a, b) allora
F (x) = G(x) − G(a).
Tale teorema è fondamentale per il calcolo degli integrali perché lo riconduce alla ricerca delle
primitive, ovvero all’operazione inversa alla derivazione.
92 5.1. Philosophiae naturalis principia mathematica (1687)
problemi alquanto più difficili sulle curvature, sulle aree, sulle lunghezze,
sui centri di gravità delle curve etc. Né si limita (come il metodo di
Hudde sui massimi e minimi) alle sole equazioni che non hanno quantità
16717 .
Ma per quale motivo Newton prima citò Leibniz e in seguito rimosse ogni riferimen-
to?
La ragione principale per cui Newton scelse di nominare Leibniz e porlo sul suo
stesso livello - dandogli cosı́ grandissima importanza - era ovvia: Leibniz aveva già
pubblicato tre anni prima un testo in cui presentava il suo calcolo differenziale. Tale
testo era ormai riconosciuto come la prima pubblicazione sulla nuova matematica.
I motivi per cui Newton decise di rimuovere completamente ogni riferimento a Leib-
niz nelle edizioni successive dei Principia sono altrettanto ovvi: non voleva conti-
nuare a riservargli un posto cosı́ privilegiato nel suo libro piú importante. Nemmeno
Leibniz aveva fatto alcun riferimento a Newton nella sua pubblicazione del 16848 .
Nel 1687 i rapporti tra i due matematici erano ancora buoni, anche se ormai non
erano più in contatto. Leibniz infatti venne a conoscenza della pubblicazione dei
Principia da una recensione di dodici pagine pubblicata sugli Acta Eruditorum nel
7
Anno in cui scrisse, ma non pubblicò, il Methodus fluxionum. cfr. pagina 33.
8
Cfr. pagina 79.
5.2. L’incontro con Fatio de Duillier (1699) 93
1688. Erano chiuse le comunicazioni da una sponda all’altra dello Stretto della
Manica, ma la stima di Leibniz nei confronti di Newton era rimasta intatta: in una
Newton non dava per scontato che il lettore avesse un’alta competenza
quindici anni prima. La difficoltà del libro non risiede nei suoi aspetti
Subito dopo la pubblicazione della prima edizione dei Principia, Newton fu eletto al
già mentore di Leibniz13 - che in quegli anni era in visita per la prima volta a Londra.
tedesco che visse per parecchi anni a Londra e giocò un ruolo fondamentale nella
Fatio - già professore di matematica a Spitalfields - giunse a Londra nel 1687, riu-
missione alla Royal Society in sole due settimane. Egli - che vantava una grande
mosi scienziati in visita nella città: fu cosı́ che conobbe Huygens. Fatio e Newton
diventarono amici in seguito ad una riunione della Royal Society, il 12 giugno 1689.
alla sua attività il fatto che la seconda edizione dei Principa fosse più ampia della
prima.
L’amicizia tra i due divenne molto intensa nei primi anni novanta del diciassettesimo
secolo, cosı́ intensa che piú d’uno ha insinuato che ci fosse una relazione omosessuale.
I fatti accertati sono due: le lettere che si scambiarono avevano toni molto affettuosi
e c’era sicuramente una forte stima reciproca. Non c’interessa approfondire ulte-
riormente questo tema, ci basterà osservare che la forte amicizia tra i due avrebbe
potuto rendere Fatio14 poco imparziale durante gli sviluppi della disputa tra Leibniz
ton avrebbe potuto imparare soprattutto quello che riguardava gli sviluppi in serie,
probabilmente aveva pensato che da uno scambio epistolare con Fatio non avrebbe
potuto ottenere nulla. Del resto Leibniz era ormai un matematico affermato nel
continente, nonché mentore di molti giovani matematici: nella sua vita non c’era
Ora che li abbiamo presentati entrambi. possiamo vedere in che modo i due sviluppi
due metodi, eppure denunciava che non fossero ancora particolarmente chiari e che
di quantità evanescenti, un concetto centrale negli sviluppi del suo metodo delle
come quantità infinitamente piccole sommate tra loro possano dare come risultato
Leibniz rispose alle obiezioni di Nieuwentijdt nel 1695, negli Acta Eruditorum, ri-
t’altro che quantità grandi o piccole a piacere. Ma poichè erano presenti anche pro-
blemi a livello di notazione - non era chiaro il significato esatto dei simboli dx, dy, etc.
- egli dovette entrare nel merito del suo calcolo infinitesimale. Realizzò cosı́ che al
15
Abbiamo visto in precedenza che Leibniz aveva particolari difficoltà nel maneggiare derivate di
ordine superiore al primo.
96 5.3. L’obiezione di Bernard Nieuwentijdt (1695)
cuore del suo calcolo c’era la nozione di rapporto (ragione) tra dy e dx, arrivando
Le spiegazioni di Newton nemmeno potevano far luce sulla sua definizione di ultima
ragione (velocità), ed anzi avevano un tono mistico: egli spiegò che intendeva per
esserci prima del movimento e niente dopo la sua cessazione. Similmente affrontava
In effetti Newton osservò che l’ultima ragione delle quantità evanescenti è in realtà
quantità e non alle quantità evanescenti in sé, ma non spiegava in che modo le
però mancò di spiegare in che modo ad un certo punto quantità finite - seppure
definizione rigorosa. Inoltre è troppo lontano il concetto di numero reale come limite
16
Cfr. pagina 75.
17
La cosiddetta costruzione dei numeri reali secondo Cauchy, risalente al XIX secolo.
18
I numeri razionali sono infatti i numeri esprimibili da una frazione.
Capitolo 6
addolori.”
Nel 1693 ci fu il primo e unico scambio diretto di lettere tra Leibniz e Newton. I due
corrispondenza1 :
enorme debito abbiamo nei tuoi confronti per la conoscenza della mate-
1
Traduzione dall’inglese in [2] a pagina 155.
97
98 6.2. I lavori di Wallis (1693-1695)
matica e della natura. Avevi già dato un grande contributo allo sviluppo
della geometria con le tue serie, ma quando pubblicasti la tua opera dal
Dopo sei mesi Newton rispose, cosı́ da porre fine allo scambio epistolare2 :
uno dei geometri piú importanti del secolo, come ho riconosciuto in ogni
In questa stessa lettera Newton tradusse finalmente a Leibniz gli anagrammi con-
tenuti nelle lettere di venti anni prima3 . Il tedesco non aveva nessun motivo per
pensare che Newton potesse costituire una minaccia. Ed infatti la minaccia non era
Newton.
La situazione si fece piú tesa non appena un connazionale di Newton, John Wallis,
cominciò ad insinuare che il calcolo differenziale di Leibniz non fosse che un’opaca
replica del metodo delle flussioni di Newton, che per di piú era stato sviluppato dieci
anni prima.
aumentò il suo coinvolgimento negli organi governativi. Negli anni seguenti divenne
direttore delle Zecca di Stato, posizione che gli diede grandi privilegi economici
e grande potere. Non è da stupirsi dunque se in questi anni la schiera dei suoi
sostenitori divenne piú folta. Tra questi ci fu sicuramente John Wallis, un autorevole
2
Traduzione dall’inglese in [2] a pagina 155.
3
Cfr. pagina 52.
6.2. I lavori di Wallis (1693-1695) 99
matematico inglese che nel 1683 aveva pubblicato in latino un suo importante testo
be reso completamente obsoleto. Nella sua Algebra, Wallis incluse alcuni concetti
tratti dalle due lettere di Newton del 13 giugno e del 24 ottobre 1676. Di fatto
fu questo testo che rese Newton popolare in tutta Europa con il suo metodo delle
nell’Europa continentale i metodi di Newton non era noti, ma lo era invece il calcolo
plicità del metodo delle flussioni di Newton rispetto alla complessità del calcolo di
Leibniz, possiamo comprendere come i testi del 1693 divennero presto famosi in Eu-
ropa. Essi costituirono il primo vero atto della disputa sulla proprietà intellettuale
Dopo qualche anno dalla pubblicazione dell’Algebra, quando il primo volume delle
sue Opere era ancora in via di pubblicazione, Wallis scrisse a Leibniz, in data 1◦
dicembre 16965 :
4
Traduzione dall’inglese in [2] pagna 152.
5
Cfr. la lettera analizzata nel dettaglio a partire da pagina 107.
100 6.2. I lavori di Wallis (1693-1695)
Sotto la pressa era rimasta solo l’ultima pagina della prefazione, che già
avvertı́ che in Belgio era già stato diffuso un metodo che quasi coincideva
con il metodo delle flussioni di Newton. Per questo motivi, rimossi i tipi
ha preso piede, a discapito del metodo di Newton - di cui non solo è equivalente, ma
anzi “coincide” con esso. Wallis con Newton è ancora più esplicito, perché in una
sapere che se lo augurano anche tutti gli amici che là avete, perché i vostri
differenziale. L’ho saputo quando ormai tutte le pagine del mio libro,
eccetto una parte della prefazione, erano stampate. Quindi tutto ciò che
rendete certo giustizia al vostro onore (e quello della vostra nazione7 ) col
nascondere nei cassetti del vostro studio una cosa di valore incalcolabile,
lettere.
Wallis è chiarissimo: Leibniz ha presentato come proprie delle teorie che invece
6
Wallis sbaglia, avrebbe dovuto dire ottobre.
7
Ecco che salta fuori il nazionalismo scientifico di Wallis.
6.2. I lavori di Wallis (1693-1695) 101
avrebbe dovuto attribuire a Newton, il quale dal canto suo non ha fatto niente per
Wallis al primo volume delle sue Opera mathematica del 1695 ha toni meno accesi,
(come egli lo chiama), di natura simile al calcolo che Leibniz chiama dif-
done invariate, salvo rare eccezioni, le parole dalle due lettere di Newton
lui meditato piú di dieci anni avanti9 . Questo dico perché nessuno abbia
nella stesura della storia e genealogia della Casata dei Brunswick10 - non poté subito
ottenere una copia del testo di Wallis del 1695. Tuttavia i suoi collaboratori degli
natura dell’attacco di Wallis. L’inglese era del resto già noto per il suo atteggiamento
xenofobo: era riuscito ad offendere quasi ogni matematico straniero con il quale era
entrato in contatto.
8
Nella sua Algebra.
9
Cioè durante gli anni mirabiles 1665-1666.
10
Anni prima egli viaggiò in Italia ed Europa Centrale alla ricerca di documenti e testimonianze
che riconducessero la Casata dei Brunswick ad una qualche importante famiglia nobile Europea,
che si rivelò essere la Famiglia D’Este.
102 6.3. Lo scambio epistolare Leibniz-Huygens (1694)
Dei testi pubblicati da Wallis nella prima metà degli anni novanta, sappiamo che
Leibniz non poté leggere subito l’Algebra, ed anzi fu Huygens ad avvisarlo della
Del resto Huygens conosceva bene il calcolo di Leibniz, che lo stesso tedesco gli aveva
[...] Ora impiego somme e differenze, quali dy, ddy, dddy, ovvero le diffe-
come le radici sono l’inverso delle potenze, allo stesso modo le somme
p p
sono l’inverso delle differenze. Per esempio, come y 2 = y, e 3 y 3 = y,
R RR
cosı́ anche dy = y e ddy = y.
testo di Leibniz piuttosto oscuro. Soltanto dopo alcune settimane Huygens comprese
la reale portata della nuova matematica, descrivendola come “buona ed utile”, anche
se considerava i suoi metodi altrettanto potenti. Un’ostilità motivata dal fatto che
potesse venire meno, non accettava che una teoria ben fondata non avesse dimostra-
zioni rigorose. Ma infine Huygens doveva aver ben capito le scoperte di Leibniz, visto
Leibniz risponde alla lettera del 29 maggio dopo appena due settimane, da Hannover:
6.3. Lo scambio epistolare Leibniz-Huygens (1694) 103
altra cosa simile. Infatti quando molto tempo fa mi scrisse, volle nascon-
dermeli con lettere trasposte. Diceva di averne due, l’uno più generale,
Leibniz chiede dunque maggiori informazioni sullo sviluppo del calcolo degli integrali,
ben ricordandosi della diffidenza con cui anni prima Newton gli aveva risposto con
Infine in autunno, dopo aver ricevuto materiali da Huygens, Leibniz si dice poco
soddisfatto di quanto contiene l’opera di Wallis, perché non trovò lumi sul metodo
per calcolare gli integrali, anche se finalmente ottenne le soluzioni degli anagram-
mi. Dalla lettera di Leibniz ad Huygens datata 4/14 settembre 1694 riportiamo un
estratto:
lis che riguarda Newton. Vedo che il suo calcolo si accorda con il mio [...]
ti. Egli si limita a darci un metodo per esprimere per seriem infinitam
universalissimo...13
Huygens morı́ nel 1695: Leibniz si propose come suo immediato successore, soste-
nendo inoltre che lo stesso Huygens lo avesse individuato come il vero scopritore
del calcolo. Le differenze tra Huygens e Leibniz erano tuttavia evidenti per quanto
che includeva anche i metodi di analisi precedenti. Leibniz invece sosteneva di aver
mai esistito fino ad allora. Se dunque tutti e tre avevano una comprensione tecnica
molto evoluta dei metodi del calcolo, assunsero posizioni diverse riguardo all’inter-
pretazione filosofica della nuova matematica. Soltanto Leibniz sostenne una cesura
netta con il passato: dopo il nuovo calcolo differenziale la matematica non sarebbe
stata mai piú la stessa. Anche questo fu probabilmente un motivo del suo successo
Lipsia (1696)
Nel giugno del 1696 sugli Acta Eruditorum comparve un estratto dei primi due vo-
lumi delle Opere di Wallis. Gli editori - tra cui probabilmente lo stesso Leibniz -
rilevarono che nella parte finale delle prefazione, dove si fa menzione dello scambio
epistolare Leibniz-Newton del 1676, Wallis non aveva esposto correttamente l’anda-
mento dei fatti. Non si lamentavano tanto perché vi era detto che Newton aveva
esposto a Leibniz - nelle due lettere ormai famose14 - il proprio metodo, ma per-
ché non veniva affatto detto che all’epoca delle lettere Leibniz era già in possesso
13
Cfr. pagina 79.
14
Cfr. da pagina 52.
6.4. Recensione degli Opera mathematica sugli Atti di Lipsia (1696) 105
Questo è un punto chiave: Newton era in possesso del proprio metodo a partire
dal 1665-1666, Leibniz dal 1675 circa. Lo scambio epistolare del 1676 dunque era
stato uno scambio di due metodi già definiti: i sostenitori di Newton non potevano
sostenere che da quelle lettere Leibniz avesse derivato il suo calcolo infinitesimale,
La recensione degli Opera mathematica di Wallis comparsa nel giugno 1696 sugli Acta
di Newton e Leibniz.
aggiunge che anche Leibniz e Tschirnhaus fra gli stranieri (come egli si
per la maggior parte niente altro che casi particolari delle regole generali
precede entrambi, e che tutti sono stati edificati sulla base dell’Aritmetica
della disputa sul calcolo: Newton riconobbe che Leibniz era già in possesso di un
Tuttavia lo stesso Newton, insigne per la sua buona fede come per i suoi
grandissimi meriti nel campo delle matematiche, quando più di venti an-
Questo19 però Wallis, ricordando gli scambi intercorsi fra Leibniz e New-
ton, tralascia di dire, forse perché non sapeva come si fossero svolte
stesso dice - nessuno abbia poi a lamentarsi che non ho fatto menzione
Non dubitiamo quindi che, nella sua buona fede, il famosissimo Wallis,
stesso si duole nella sua ultima pagina dell’Algebra di non aver potuto
vedere gli “Acta eruditorum”, dove ne sono contenute una buona parte, e
dice di non conoscere abbastanza ciò che Leibniz ha dato sulla geometria
17
Gli editori degli Acta non mancano di rimarcare, come faranno poco piú avanti, la nazionalità
delle personalità coinvolte - soprattutto quando provengono dai territori germanici.
18
Questa precisazione sembrerebbe suggerire che Leibniz e Newton debbano essere considerati
pari in quanto a importanza.
19
Cioè l’ammissione di Newton.
20
Anche lo spirito nazionalistico germanico esce fuori, seppure si tratti di uno stato - la Germania
appunto - che ancora non era formalmente tale.
6.5. Lo scambio epistolare Wallis-Leibniz (1696-1698) 107
tato nella sua opera. A questo proposito vogliamo osservare che Nicolaus
anche Newton l’avesse scoperta a sua insaputa, e fosse andato molto più
oltre.
All’epoca delle recensione delle opere di Wallis comparsa sugli Acta, tra Wallis e Leib-
niz c’era già stato uno scambio epistolare che ci aiuta a capire meglio l’atteggiamento
Dopo aver letto la recensione delle sue opere negli Acta, Walli scrive a Leibniz per
[...] Stavo proprio per scrivervi tutto questo, quando ieri mi furono mo-
strati gli Atti di Lipsia del giugno 1696, dove il dotto editore di è degnato
di Leibniz. Non vorrei però che anche voi, che stimo tanto, vi sentiate
offeso. Anzi sono ben felice che voi, cosı́ nobile, vi siate degnato di ab-
dal volervi in qualche modo offendervi che, se per caso ciò fosse accaduto,
Wallis è molto difensivo e non manca di rimarcare la sua stima nei confronti di
Leibniz che era un matematico di ben altro calibro rispetto a lui - e non solo per gli
vata dagli editori degli Acta: egli non era a conoscenza di come si erano veramente
vero.
seguente problema: dal quadrato del diametro ricavare l’area del cerchio,
1 1 1 1 1 1
secondo la serie 1 = 1 − 3 + 5 − 7 + 9 − 11 in infinitum. Cosa che ho
queste avessi visto qualche altra vostra cosa, non l’avrei certo taciuta.
voi menzionata), e di essa non sono riuscito a sapere niente altro, nep-
pure di fama, se non quello che ho detto in calce nella mia Algebra.
Né ricordo di aver mai sentito parlare del calcolo differenziale, se non
dopo che erano stati stampati entrambi i volumi della mia opera [...]
21
Le Philosophical Transactions della Royal Society.
22
Cfr. pagina 100.
6.5. Lo scambio epistolare Wallis-Leibniz (1696-1698) 109
Mi si può comunque perdonare che alla mia età (ho superato infatti gli
Finalmente dunque Wallis arriva al punto piú delicato: lo scambio di lettere Leibniz-
burg, erano intercorse alcune lettere: lettere che non ho visto e di cui
non conosco il tenore. Oldenburg era infatti già morto da molto tempo,
sesso. Rispose però di non averle piú (credo che siano andate distrutte
dalle fiamme insieme a molti altri scritti di Newton, degni di miglior lu-
ce, come, se non fosse stato per me, sarebbero andate perdute anche le
pubblicarle insieme a quelle di Newton. Cosa che forse farò, non appena
È opportuno a questo punto domandarsi come mai, visto che Wallis non aveva avuto
decisa contro Leibniz. Almeno in parte questo è da attribuirsi dal suo innegabile
spirito nazionalistico, che pure egli cerca di minimizzare poco piú avanti nella stessa
lettera.
Che Henry Oldenburg sia stato di Brema e Nicolaus Mercator dello Hol-
stein, come avanza il dotto editore, penso che sia vero. So almeno che
non erano inglesi (non voglio sottrarli alla vostra Germania), tanto che
dire apud nos. Ma non per questo li ho amati o stimati di meno. Per
110 6.5. Lo scambio epistolare Wallis-Leibniz (1696-1698)
[...] Non vorrei che l’illustre editore dubiti (cosa che si preoccupa di im-
interpretazione [...] sono pronto a fare la stessa cosa delle vostre, se potrò
venirne in possesso.
Leibniz risponde a Wallis il 19 marzo 1697, apprezzandone i toni cosı́ concilianti pur
senza rinunciare a rispondere alla velata provocazione di Wallis, che aveva insinuato
Atti in maniera tale che avete accusato noi tedeschi di animo non del
re, ho pensato di farvi cosa non sgradita scrivendo agli editori degli Atti
una lettera (di cui vi invio una copia) che, inserita, se parrà loro oppor-
tuno, nel giornale, possa darvi piena soddisfazione, togliendovi tutti gli
scrupoli.
Leibniz intende ripercorrere brevemente gli sviluppi che hanno portato lui e Newton
alla scoperta del calcolo infinitesimale. Dopo aver elencato di meriti di Galilei e
Cavalieri per la geometria degli indivisibili e Fermat per il calcolo dei massimi e dei
minimi, egli arriva a matematici piú vicini nel tempo. Nomina infatti Huygens e lo
A tutto questo aggiungo alcune cose dovute alla mia opera. In particolar
√ dx
Z
y= 2x − xx + √
2x − xx
R
dove indica la sommatoria e d la differenziazione, x l’ascissa, e y
- alle teorie di Newton, che viene invitato ancora una volta a pubblicare le proprie
scoperte, evidentemente in parte ancora ignote a Leibniz nei loro dettagli piú spe-
cifici. In un’altra lettera del maggio 1697 Leibniz è molto insistente nell’invitare
Newton a pubblicare i suoi lavori, tanto che poco dopo sarà lo stesso Wallis a girare
a Newton la richiesta:
[...] se l’occasione lo permette (le chiederei di) offrire i miei piú umili sa-
luti, al signor Newton, che è un uomo dai piú grandi talenti, e pregarlo di
tre, non solo osservai, dopo la pubblicazione del suo librio (i Principia),
che il metodo delle flussioni di Newton era parente del mio calcolo diffe-
Riguardo alle lettere scambiate fra me e Oldenburg, far le quali sono an-
genere di studi, o giacciono insieme a molte altre sotto una mole di carte,
che dovranno una buona volta venir esaminate e ordinate, non appena
La corrispondenza tra i due continua: piú volte Wallis ribadisce di non aver capito
Invero non mi è ancora del tutto chiaro che cosa sia quel vostro calcolo
Leibniz precisa che il suo metodo e quello di Newton hanno grandi somiglianze:27
25
Cfr. sempre a partire da 52.
26
Dalla lettere di Wallis del 6 aprile 1697.
27
Lettera di Leibniz del 28 maggio 1697.
6.5. Lo scambio epistolare Wallis-Leibniz (1696-1698) 113
[...] non solo mi resi conto della stretta parentela esistente fra il metodo
Tuttavia il tedesco ancora non sospetta che tale innegabile somiglianza verrà utiliz-
zata dagli inglesi per accusarlo di plagio, e si dimostra ancora ottimamente disposto
nei confronti di Newton, che non manca mai di elogiare. Del resto Leibniz è al di
fuori del dibattito tra i matematici inglesi e non sa esattamente cosa sta accadendo
al di là della Manica riguardo alla sua disputa con Newton. Come unica fonte, egli
ha soltanto un rapporto epistolare con Thomas Burnet - figlio del Royal Physician
Lo scambio epistolare Leibniz-Wallis andrà avanti ancora fino almeno al 1698, anni
in possesso. [...] Mi rendo facilmente conto che queste mie lettere scritte
gloria (di cui d’altronde sono ben contento) che non alla mia, non voglio
Dopo questa piccola disputa, un attacco ben più serio al calcolo differenziale di
28
Si tratta delle lettere del 1676-1677, che finalmente Wallis è riuscito a recuperare.
Capitolo 7
“Ci sono persone secondo cui Leibniz sarebbe, per me, una specie di
La disputa sulla proprietà intellettuale del calcolo infinitesimale era appena iniziata1 ,
ma non era ancora entrata nel vivo: Leibniz era intervenuto in modo molto pacato
Eppure i matematici di tutta Europa avevano già cominciato a schierarsi. Nel conti-
nente Leibniz godeva di molti sostenitori, tra i quali l’amico storico Johann Bernoulli.
matematici piú abili di quel periodo. Furono inviate a Wallis e Newton in Inghilterra
1
Con i con i lavori di Wallis, cfr. pagina 98.
115
116 7.2. Le lettere tra Leibniz e il marchese Guillaume de l’Hôpital (1699)
singole copie del testo del problema, che fu inoltre pubblicato sugli Acta Eruditorum
e su una pubblicazione francese dal titolo Journal des Sçauans. Ci sarebbe stato
tempo per rispondere fino alla Pasqua seguente. Obiettivo finale di questo proble-
ma, nella mente di Bernoulli, era dimostrare la superiorià del calcolo differenziale
Il problema consisteva nel calcolare una curva che collega due punti, non allineati
uno sotto all’altro, tale che un corpo in caduta - sotto l’effetto soltanto della forza
calcolo differenziale.
Il tentativo di Bernoulli era fallito, ma in fin dei conti era stata dimostrata la su-
importava se dall’altro lato dello Stretto della Manica un inglese avesse un metodo
l’Hôpital (1699)
uno dei cinque matematici che erano riusciti a risolvere il problema brachistocrono:
[...] Non so se siete al corrente che nel terzo volume delle sue Opere ma-
la scoperta del vostro calcolo differenziale, che Newton chiama delle flus-
sioni. Mi sembra che gli inglesi cerchino con tutti i mezzi di attribuire
metodo delle flussioni prima di averne letto da Wallis, soprattutto ignorava il fatto
che tale metodo fosse noto a Newton ben prima che Leibniz possedesse il calcolo
differenziale. Il secondo è che evidentemente era sentire comune il fatto che Wallis
Leibniz era a conoscenza della volontà di Wallis di pubblicare le proprie lettere, del
resto lo aveva utilizzato appena l’anno prima2 , quindi non poteva esserne sorpreso.
Ciò che probabilmente non sapeva è che nell’ultimo anno era comparso in Inghilterra
un articolo che lo attaccava molto più direttamente. Secondo tale articolo non solo
Leibniz - sempre nella lettera del 13 luglio - che era stato pubblicato un tale articolo,
nazione che si deve dare ai muri per ottenere una migliore esposizione
degli alberi da frutta. Alla fine vi è aggiunto uno scritto latino4 dove
2
Cfr. pagina 113.
3
Nato in Svizzera, a Basilea, passò la giovinezza a Ginevra dove coltivò la passione per l’astro-
nomia. A ventidue anni si trasferı́ in Olanda dove Huygens lo istruı́ sui temi della matematica pura.
Cfr. pagina 94.
4
L’investigatio di cui sopra.
118 7.3. L’articolo di Nicolas Fatio de Duillier (1699)
Leibniz rispose dopo appena due settimane, ringraziando de l’Hôpital per le segna-
giungendo che avrei potuto sopprimere tutto quello che avessi ritenuto
opportuno. Ma, poiché non ho nulla da temere dalle cose come effettiva-
mente stanno, ho risposto che poteva pubblicare tutto quello che avesse
ancora letto.
tempo, perché non l’ha fatto conoscere prima? [...] Spero che Newton
Fatio, che quasi sicuramente non aveva trovato inizialmente l’approvazione di New-
ton e che era mosso da rabbia e risentimento, voleva dimostrare la superiorità tecnica
l’articolo di Fatio?
Fatio de Duillier aveva almeno due ragioni per attaccare apertamente Leibniz. La
piú banale era la sua amicizia con Newton: per guadagnare credito agli occhi del-
l’amico, era disposto a scagliarsi contro colui che ne aveva messo in discussione la
priorità nella scoperta del calcolo. La ragione meno ovvia è che Fatio de Duillier
5
Che de l’Hôpital aveva allegato alla lettera precedente.
7.3. L’articolo di Nicolas Fatio de Duillier (1699) 119
aveva personali motivi di risentimento nei confronti di Leibniz. Egli infatti era en-
trato in una sorta di competizione con il tedesco, al tempo in cui erano entrambi
tempo e quindi rimase fuori dalla schera dei risolutori ufficiali di cui Leibniz scrisse,
elogiando il fatto che soltanto i veri discepoli di Newton e dello stesso Leibniz aveva-
no gli strumenti matematici adatti per risolvere tale problema. Fatio la prese come
A pagina 18 del suo Lineae brevissimi descensus investigatio geometrica del 1699
scrisse:
maggior parte delle regole nell’aprile 1687, nei mesi e negli anni seguenti.
che avrei conosciuto anche se Leibniz non fosse mai nato. Questi potrà
dei fatti, che Newton è stato il primo a scoprire, molti anni fa, questo
Newton, è una cosa su cui preferisco non dare alcun giudizio, ma voglio
ho sfogliato.
6
Cfr. pagina 94.
120 7.3. L’articolo di Nicolas Fatio de Duillier (1699)
Fatio era un matematico molto preparato - uno dei pochi a comprendere a pieno
i metodi del calcolo - ed aveva avuto accesso ai manoscritti di Newton con una
libertà che probabilmente non ebbe nessun altro dopo di lui. Inoltre va detto che
già a partire da molti anni prima, nel 1691, quando in una lettera ad Huygens aveva
specificato che
Mi sembra che per tutto ciò che finora sono stato in grado di vedere (tra
cui testi scritti molti anni fa), Newton sia senza dubbio il primo inventore
supporto di Newton non avrebbe potuto intaccarne l’autorità.. Del resto Leibniz
era il matematico piú celebre al mondo, godeva di una reputazione incredibile anche
in Inghilterra ed era membro di lunga data della Royal Society. Rispose facilmente
all’accusa dopo un anno, con tutta calma, sulle pagina degli Acta eruditorum.
ultimamente a Londra, sono rimato non poco sorpreso che una persona,
blica causa: ora però si assume contro di me anche la causa del grande
sue asserzioni finché egli non dimostri di agire per il mandato di altri e
do. Tutte le volte che Newton ha parlato con amici comuni ha sempre
Leibniz, a testimonianza della stima di cui gode da parte di Newton, adduce come
quando nel 1687 pubblicò i suoi Principi matematici della natura, che
Leibniz spiega anche - in accordo con quanto abbiamo appreso dalla corrispondenza
con Oldenburg10 - quanto poco apprese dal primo scambio epistolare con Newton,
Però quando nel 1684 pubblicai gli elementi del mio calcolo, delle sue
scoperte in questo campo sapevo solo ciò che egli stesso una volta mi
aveva comunicato per lettera, che cioè poteva trovare le tangenti senza
essere costretto a togliere gli irrazionali, cosa che in seguito anche Huy-
altri elementi di quel calcolo. Quando però vidi i Principia mi resi conto
Leibniz è talmente in buona fede che non può mancare di citare Wallis, dallo scontro
ziale non lo appresi prima che uscissero i primi due volumi delle Operedi
Leibniz era talmente sicuro di sé che invitò persino Newton a pubblicare i suoi iscritti
Sebbene dopo tante utili opere offerte al pubblico, sia ingiusto esigere
le sorti umane e della generale utilità, non tenga più a lungo nascoste le
preziose meditazioni che ancora non ha reso note e con le quali può illu-
in causa Newton. Egli voleva giustamente confrontarsi - su una questione cosı́ im-
portante come quella della paternità del calcolo - con il matematico direttamente
di Leibniz. Anche questo attacco era stato sventato, ma il tedesco dovette capitola-
re, alla fine della vicenda, quando finalmente Newton decise di scendere in campo.
A partire dal 1703 Newton divenne presidente della Royal Society: questo gli diede
7.3. L’articolo di Nicolas Fatio de Duillier (1699) 123
un potere immeso in campo scientifico, e gli permise di giocare nel migliore dei modi
“È una lite a calci negli stinchi che va avanti da anni. Ebbene, alcuni
affermazioni assai poco riguardose sul conto del vostro umile e obbediente
E ora, grazie ai subdoli fratelli Bernoulli, è convinto che tutti gli altri
Isaac Newton fu eletto presidente della Royal Society, l’organismo accademico più
125
126 8.1. L’Ottica di Newton (1704)
Nel 1702 un medico di origini scozzesi, George Cheyne, aveva pubblicato un libro
sul Metodo inverso delle Flussioni, nel quale riprendeva e spiegava il metodo New-
toniano. Cheyne - che conosceva bene anche i lavori dei matematici continentali -
al suo trattato di Ottica2 . Il trattato sulle quadrature era stato scritto molti anni
prima, ma la spiegazione del metodo di Newton data da Cheyne era cosı́ imprecisa
che Newton stesso sentı́ l’esigenza di pubblicare qualcosa scritto di proprio pugno.
Morto anni prima anche Hooke3 , suo storico avversario, Newton aveva finalmente
dato alla luce i suoi lavori sul calcolo. Di fatto il trattato di Newton non rappresen-
tava novità sostanziali per chi aveva già avuto modo di studiare il suo metodo piú
importante per tutti i matematici del mondo perché fu pubblicato, guadagnando cosı́
un’ampia diffusione. Secondo: gli editori degli Acta Eruditorum - piú probabilmente
Leibniz stesso - pubblicarono nel gennaio del 1705 una provocatoria recensione sul
viene affermato che Leibniz è l’inventore del calcolo, cosa che non poteva passare
Gli elementi di questo calcolo erano già stati dati dal loro inventore G. W.
Leibniz proprio in questi stessi Atti, mentre le sue varie applicazioni sono
state indicate, oltre che dallo stesso Leibniz, anche dai fratelli Bernoulli e
1
Per la precisione, si tratta del 1705.
2
Il famoso Opticks, or a Treatise of the Reflextions, Inflextions and Colours of Light.
3
Cfr. pagina 35.
8.2. L’attacco di John Keill (1708) 127
dal marchese de l’Hôpital, della cui immatura morte devono dolersi tutti
Chi scrive la recensione sugli Acta evidentemente conosce già il metodo di Newton,
quindi se non era Leibniz doveva essere qualcuno molto vicino a lui.
nella stessa misura in cui gli incrementi delle fluenti sono concepiti come
scritti pubblicati dopo, allo stesso modo che Honoré Fabri, nella sua
moti.
che Newton aveva sostituito alle differenze le flussioni, cosı́ come Honoré Fabri4 aveva
che Leibniz era il vero inventore del calcolo, e Newton lo aveva derivato da lui.
Passarono alcuni anni prima che tale recensione finisse nelle mani di Newton, finché
Il primo sostenitore di Newton che uscı́ allo scoperto, John Wallis5 , morı́ nel 1703,
4
Honoré Fabri era un matematico, fisico e astronomo francese, morto nel 1688.
5
Cfr. pagina 98.
6
Cfr. pagina 118.
128 8.2. L’attacco di John Keill (1708)
Nelle Philosophical Transactions della Royal Society, comparve - nella seconda metà
del 17088 - un articolo di John Keill9 , nel quale egli riuscı́ a sferrare un’accusa
difficilmente gestibile da Leibniz. Egli non scrisse che Newton pubblicò per primo
i lavori sul calcolo - cosa che sarebbe stata facilmente smentita - ma gli attribuı́
la priorità di scoperta. Leibniz inoltre era presentato come colui che aveva seguito
contenuto.
[...] Tutto ciò consegue dall’aritmetica delle flussioni, ormai divenuta fa-
mosa in questi ultimi tempi. Newton è senza alcun dubbio colui che l’ha
scoperta per primo, come può accertarsene chiunque legga le sue lettere
notazione.
L’insinuazione colpı́ nel segno, e come tale era inconfutabile. Leibniz avrebbe effet-
tivamente potuto copiare i lavori di Newton. Diventava quasi irrilevante il fatto che
La risposta di Leibniz arrivò con una lettera ad Hans Sloane, segretario della Royal
presidente ed autorità assoluta della Royal Society. Leibniz scrisse il 4 marzo 1711,
da Berlino:
passato.
blico scritto sostenendo che mi ero attribuito quanto era stato scoperto
da altri. Gli risposi negli Atti di Lipsia, dandogli una buona lezione; e
voi stessi, da quanto almeno ho saputo dalle lettere delal Royal Society
gerà che questa volta l’attacco era di tutt’altra portata. Appellarsi a Newton non
fu di nessun aiuto.
role, non può non sospettare che io abbia fatto uscire, sotto altro nome e
sotto altra notazione, le scoperte altrui. Quanto questo sia falso nessuno
sa meglio dello stesso Newton, e non vi è dubbio che non ho mai sentito
pronunciare il nome di calcolo delle flussioni, né ho mai visto con i miei
che io ero già in possesso di tale materia molti anni prima che la pubbli-
Newton prima della pubblicazione dei suoi trattati. Decise quindi di tirare in ballo
lo stesso Newton. Del resto egli - in base ai precedenti scambi epistolari - non aveva
Leibniz alla fine della lettera chiede esplicitamente che Keill ritratti, appellandosi
come sono che abbia agito piú per inconsiderato giudizio che per malevo-
lenza d’animo, tuttavia non posso non ritenere la sua accusa, ingiuriosa
nei miei confronti, come una vera e propria calunnia. E poiché è da te-
A questo fine credo sia giusto, come giudicherete voi stessi, che Keill
sia posto cosı́ un freno a chiunque altro vorrà scagliarmi simili accuse.
Hans Sloane girò la lettera di Leibniz a Keill, che rispose con una missiva da inoltrare
al tedesco. Questa volta tale risposta fu pianificata dallo scozzese assieme a Newton
stesso: dopo averci lavorato per alcune settimane la presentò alla Royal Society nel
mese di aprile.
Inutile dire quanto sia dispiaciuto di queste sue lagnanze, perché non
espertissimo in esse. Nessun dubbio però che niente mi è piú alieno del
Il tono di Keill era educato ma deciso. Non intendeva retrocedere: la sua accusa
era molto piú robusta di quella di Fatio. D’altra parte Leibniz aveva forse colto le
parole di Keill con più malizia di quanta non ve ne fosse in realtà. Lo scozzese quindi
Riconosco di aver detto che l’aritmetica delle flussioni era stata scoperta
venissero intese nel senso che a Leibniz fosse noto il nome dato da Newton
Ecco giunti al punto chiave, Keill riformula l’accusa in un modo molto astuto: quasi
alcun modo.
132 8.3. La corrispondenza Leibniz-Keill (1711)
Intendevo solo dire che Newton era stato il primo inventore dell’aritme-
tica delle flussioni, o calcolo differenziale che dir si voglia, e che questi,
L’astuzia di Keill è anche nel fatto che fornisce un quadro perfettamente plausibile di
come si svolsero le vicende. Era perfettamente plausibile che Leibniz avesse copiato
qualcosa dal metodo di Newton, cosı́ come era plausibile15 che Leibniz - non avendo
capito le espressioni di Newton - ne avesse utilizzate delle altre soltanto per chiarirsi
Il colpo finale arriva quando Keill motiva il suo intervento: Newton ha scoperto il
suo metodo ben prima di Leibniz, quindi non ci sono dubbi su chi abbia la priorità
Tuttavia a scrivere queste cose mi spinsero gli editori degli Atti di Lipsia,
Leibniz negli Atti di Lipsia del 1684. Newton però, come risulterà chiaro
da quanto sto per dire, aveva trovato il metodo delle flussioni almeno
diciotto anni prima16 che Leibniz pubblicasse qualche cosa sul calcolo
è del tutto irragionevole pensare che siano stati proprio questi elementi
John Keill non ha lo stesso coinvolgimento di Fatio, quindi riesce a mantenere sempre
scritti negli Atti di Lipsia non potrà negare la sua immensa scienza nelle
più recondite parti della matematica. Non riesco però a capire come
mai, possedendo in proprio tante cose, sulla cui paternità non è possibile
dubitare, debba essere gravato anche delle spoglie altrui. Ma, poiché mi
una gloria che non gli spetta17 , ho pensato che non era vano amore verso
Leibniz ciò che non gli compete, sarà ben lecito a noi inglesi rivendicare
16
Ovvero dal 1676 - data dello scambio epistolare Leibniz-Oldenburg-Newton, cfr. pagina 52 - al
1684, anno dei primi articoli pubblicati di Leibniz, cfr. pagina 79.
17
L’accusa di patriottismo scientifico fatta dai tedeschi a Wallis anni prima (cfr. pagina 106 viene
rispedita indietro.
134 8.3. La corrispondenza Leibniz-Keill (1711)
a Newton ciò che gli è stato tolto18 , senza per questo dover essere accusati
di calunnia.
Innegabile è il fatto che Leibniz davvero non ebbe mai modo di consultare un vero
trattato di Newton sull’analisi, e che ebbe il merito di pubblicare per primo un testo
sul calcolo infinitesimale. Keill ammette tutto questo senza problemi: sa bene che
non avrebbe diminuito in alcun modo il peso e la potenza delle proprie accuse.
Quanto al resto sono d’accordo con Leibniz, e credo veramente che mai
abbia sentito pronunciare il nome di calcolo delle flussioni, né abbia mai
visto con i propri occhi i caratteri usati da Newton, prima che venissero
Inoltre fra le altre cose di cui Leibniz si è reso meritevole nelle scien-
questo calcolo. E non fosse altro per questo titolo avrà la riconoscenza
di tutti i cultori di matematica, per non aver voluto nasconder loro una
Leibniz, dopo aver letto la lettera, rispose ad Hans Sloane il 29 dicembre 1711, da
Hannover.
tamente di prima la mia buona fede. Non sta certo a me difenderla, alla
18
Qui l’opposizione è esattamente tra tedeschi ed inglesi.
19
Pubblicate nel 1693-1695, dieci anni dopo il primo articolo di Leibniz.
20
Si tratta del manoscritto del 1699, riportato con un titolo differente: cfr. pagina 31.
8.3. La corrispondenza Leibniz-Keill (1711) 135
mia età e dopo tutte le prove che ne ho dato nel corso di tutta la vita:
trascorso, e che ha detto ciò che ha detto senza l’autorizzazione della per-
sona interessata.
fatti, e non è certo il caso che controbatta le sue asserzioni per insegnar-
glielo; sanno perfettamente gli amici per quale diverso e ben piú utile
proprie asserzioni. In essi infatti non trovo nulla che sia stato sottratto a
dato a ciascuno ciò che gli spettava. Io stesso e i miei amici abbiamo
stre autore delle flussioni22 era pervenuto per proprio a principi simili
re, tralasciando di rivelare le mie scoperte per più di nove anni23 , perché
21
Continuano le metafore giuridiche, particolarmente care a Leibniz.
22
Newton, che finora non è stato mai nominato con nome e cognome.
23
Cioè dal 1675, quando Leibniz dichiara di avere i rudimenti del suo calcolo differenziale, al 1684
quando pubblica il suo Nova Methodus (cfr. pagina 79).
136 8.4. Il Commercium Epistolicum (1712)
Leibniz chiama infine in causa l’unico - scomparso Oldenburg - che può testimoniare
come siano andate effettivamente le cose: Isaac Newton, presidente della Royal
Society di Londra.
Mi affido dunque alla vostra equità perché vengano puniti tutti quei
vani e ingiusti clamori che penso siano disapprovati dallo stesso Newton,
Newton ancora volle tenersi fuori per qualche tempo, come risulta dalle lettere in-
tercorse tra lui ad Hans Sloane, nelle quali chiedeva di non essere coinvolto nella
Il signor Leibniz ritiene che una persona della sua età e reputazione non
debba entrare nella disputa con il signor Keill e personalmente sono della
sua stessa opinione. Penso che per me non sia opportuno entrare nella
e Keill.25
Alla lettera di Leibniz, la Royal Society rispose convocando una commissione per
il giorno 6 Marzo 1712. Sulla carta era una normale disputa tra due membri della
Newton fosse stato in possesso del metodo delle flussioni prima che Leibniz scoprisse
il calcolo differenziale aveva una risposta banale. Non ci sarebbe stato bisogno di
alcuna commissione, perché gli stessi protagonisti della vicenda avrebbero confer-
mato lo svolgimento dei fatti. Ciò che Leibniz avrebbe voluto difendere erano le
di Leibniz e Newton.
Dopo sole sei settimane, il 24 Aprile 1712, la commissione pubblicò una relazione
il 1669 e il 167728 .
La sentenza del comitato della Royal Society29 , nel Commercium Epistolicum, inizia
archivi della Royal Society, e quelle trovate fra le carte di J. Collins, le cui
matematico inglese John Pell31 . Oltre a ciò, la sentenza stabilı́ che Newton era in
possesso del suo metodo almeno dal 1669 e che le differenze tra il metodo di Newton
commercio epistolare con Collins fino all’inizio del settembre 1676, quan-
dam. Collins d’altra parte comunicava con grande piacere agli esperti di
l’aiuto di Collins - intorno ai primi anni settanta. Viene sottolineato il fatto che
Leibniz avesse conosciuto la matematica degli inglesi non dai suoi autori diretti ma
tramite Collins, quasi a suggerire l’ingenuità di quest’ultimo nel rivelare tali preziose
Subito dopo viene descritto nei particolari l’episodio che videro coinvolti Leibniz e
Pell.
che questo metodo era già stato scoperto da Mouton, Leibniz non desi-
sole forze, senza conoscere ciò che prima aveva fatto Mouton, sia perché
Qui viene riportato un fatto che non rientra direttamente nell’oggetto dell’inchie-
lettera del 167732 : cioè un anno dopo che una copia della lettera di
Newton del 10 dicembre 1672 gli era stata inviata a Parigi per essergli
Non resta che stabilire due punti fondamentali: il primo è la priorità di Newton nella
scoperta.
Dalla lettera del 13 giugno 1676 è evidente che Newton era in possesso
del metodo delle flussioni cinque anni prima che scrivesse questa lettera.
32
Cfr. pagina 66.
140 8.4. Il Commercium Epistolicum (1712)
Il secondo è l’equivalenza dei due approcci di Leibniz e Newton, fatta eccezione per
notazione e terminologia.
metodo delle flussioni. Leibniz chiama differenze ciò che Newton chiama
non fa uso. La questione non consiste quindi nel determinare chi ha sco-
metodo.
esplicitamente che il metodo è uno soltanto, quindi bisogna soltanto stabilire chi
l’ha ottenuto per primo. Chi non indica Newton come inventore dunque, non può
che sbagliarsi:
intercorso fra lui e Collins. Ignoravano anche che Newton era già in
l’8 gennaio 1713 ed alcune copie furono spedite ai maggiori matematici d’Europa.
Un copia finı́ nelle mani di Johann Bernoulli, che informò Leibniz inviandogli una
pesante: aver plagiato i lavori dello scienziato piú importante del periodo, presidente
Leibniz arrivò a mettere in dubbio che Newton avesse davvero posseduto un proprio
dei nostri lavori35 . [...] Da ormai parecchi anni gli inglesi sono cosı́ gonfi
di vanità che persino i piú notevoli tra loro hanno colto l’occasione per
intitolato Charta Volans, che dal 29 luglio 1713 cominciò a circolare in tutta Euro-
pa. Il testo fu pubblicato anonimo, anche se non c’erano dubbi che l’autore fosse
Leibniz, cioé che fosse stato in realtà Newton a copiare il calcolo da Leibniz. Ovvia-
mente tale fatto non poteva essere sostenuto. Leibniz inoltre prese posizione contro
a scienziati continentali.
seconda edizione dei Principia di Newton. Nel 1712 Nikolaus Bernoulli, nipote
edizione dei Principia, e gli inviò la soluzione corretta. Newton rispose alla lettera
33
Traduzione dall’inglese in [2], pagina 208.
34
Corsivo nostro.
35
Il Nova Methodus di Leibniz, cfr. pagina 79.
36
Che piú avanti si scoprı́ essere Johann Bernoulli.
142 8.5. I commenti sul Journal Litéraire de la Haye (1713)
dopo che comparve una traduzione sul primo numero del Journal Litéraire de la
È interessate vedere in che modo Leibniz si difende, con un intervento sul Journal
Litéraire relativo al novembre-dicembre del 1713, che includeva anche degli estratti
non c’era mai stata nessuna disputa fra questi due signori. Newton non
data da Newton, a ciò che alcune persone male informate aveva avanza-
Epistolicum.
lettere. Alcune di queste lettere sono state pubblicate nel terzo volume
faceva mistero di una cosa che diceva di avere scoperta, e che in seguito
accertare, Newton non lo capı́ bene, soprattutto per quello che riguarda
Newton viene accusato addirittura di non aver ben compreso il calcolo: poco più
avanti l’accusa viene esplicitata, facendo riferimento agli errori contenuti nei Prin-
cipia.
[...] si è trovato che nel 1687 Newton, all’epoca della pubblicazione dei
zione: infatti Newton pubblicò i suoi primi testi di matematica soltanto nel 168742
39
Cfr. pagina 49.
40
Cfr. pagina 98.
41
L’illustre matematico non è affatto imparziale, trattandosi - come si scoprı́ in seguito - di Johann
Bernoulli, grande amico e sostenitore di Leibniz.
42
Nei Principia, cfr. pagina 88.
144 8.5. I commenti sul Journal Litéraire de la Haye (1713)
e poi nel 169343 , anni dopo il Nova Methodus di Leibniz44 . Ma ciò che viene con-
siderato una testimonianza della cattiva fede di Newton è il fatto che egli avesse
aspettato cosı́ tanto prima di attaccare Leibniz. Cosa spinse Newton a cambiare
[...] Newton non cercò, per molto tempo ancora, di sottrarre a Leibniz l’o-
bero potuto esserne giudici imparziali. Leibniz, fidandosi finora della sua
parola, aveva creduto45 che Newton avesse potuto trovare qualche cosa di
errori di Newton.
Viene quindi inclusa la traduzione dal testo latino della Charta Volans:
aveva creduto Newton sulla parola, quando costui si era detto inventore
del calcolo delle flussioni, ed à stato in base a questa sua fiducia che
inglesi.
43
Nelle opere di Wallis, cfr. pagina 98.
44
Che risale al 1684.
45
ormai chiaro che, se anche l’autore volesse rimanere nascosto, i lettori potrebbero facilmente
capire che si tratta di Leibniz in persona.
46
Si tratta di Leibniz, qui si fa riferimento alla Charta Volans.
8.5. I commenti sul Journal Litéraire de la Haye (1713) 145
che per un malinteso amore per la loro nazione non si limitavano a far
flussioni poteva ben essere stato costruito sul calcolo differenziale, co-
Newton.
Viene tirato in ballo persino il giudizio di Johann Bernoulli, che non è nominato ma
giudicare”:
“[...] Non credo però che a quel tempo47 pensasse48 al suo calcolo delle
cia delle lettere x o y contrassegnate con uno, due, tre o piú punti di cuo
E anche nella sua opera dei Principi matematici della natura, dove tanto
Un secondo indizio, dal quale si può dedurre che il calcolo delle flussioni
non è stato trovato prima del calcolo differenziale, è che Newton non co-
cioè per differenziare i differenziali. Ciò risulta evidente dai Principi ma-
tematici della natura, dove non solo l’incremento costante della x, che ora
47
Possiamo stimare che si riferisca gli anni settanta del diciassettesimo secolo.
48
Il soggetto è Newton.
146 8.5. I commenti sul Journal Litéraire de la Haye (1713)
ma dove viena anche data una regola falsa per gli incrementi successivi
Il giudizio su Newton è senza riserve. Ormai la disputa è nel vivo, non c’è piú spazio
per ripensamenti.
ignoranti di ciò che era avvenuto, e invece di parte di gloria, che senza
circolare per mezzo della tangente. Ora, che Gregory conoscesse questa
serie, non lo sapevano nemmeno gli inglesi e gli scozzesi, cioè Wallis,
Hooke, Newton e il giovane Gregory (credo nipote del primo per parte
del fratello), i quali hanno sempre ammesso che si trattasse di una sco-
la inviò subito a Huygens che si trovava a Parigi, e che gli rispose con
scrisse che si trattava di un nuovo metodo per le serie che, per quanto
Piú tardi Leibniz trovò un metodo generale, poi pubblicato negli Atti di
Lipsia, per esprimere per serie le ordinate anche delle curve trascendenti.
renziale, che cosı́ si rivela utile anche per far progredire la teoria delle
serie.
Nel 1714 Keill pubblicò - sempre sul Journal Litéraire - un ulteriore articolo, che
probabilmente conteneva ampi interventi dello stesso Newton, per rispondere alle
tutta Europa.
53
Si tratta di curve che non si possono esprimere mediante un’equazione algebrica, ma richie-
dono - per essere descritte analiticamente - l’introduzione di nuove funzioni, tra cui le funzioni
trigonometriche, i logaritmi e gli esponenziali.
148 8.6. Account di Isaac Newton al Commercium Epistolicum (1714)
cum (1714)
Newton, probabilmente insoddisfatto del lavoro del comitato della Royal Society,
the Royal Society 54 . L’Account prendeva spunto dalla risposta di Keill sul Journal
Litéraire del 1714, e fu chiaramente attribuito a Newton soltanto a partire dal 1761.
Tale testo è l’unica narrazione coerente e articolata scritta da Newton stesso riguar-
do alla sua disputa con Leibniz. L’Account è una chiara e diretta difesa di Newton:
Nella prima parte si intende dimostrare che il Metodo di Newton era già completo
nel 1669: porta a supporto il suo De Analysi 55 e la corrispondenza degli anni imme-
diatamente successivi. Qui Newton non trova molti ostacoli perché effettivamente
è vero che nel 1669 il suo Metodo non aveva eguali nel Continente. Tuttavia man-
dunque al lettore di farsi un’idea piú precisa delle differenze e delle somiglianze tra
che il Calcolo di Leibniz arrivò certamente piú tardi ma con una struttura ed una
Nella seconda parte, Newton intende supportare la sua priorità di scoperta con una
precisazione ovvia: Leibniz non possedeva il suo Calcolo prima del 1677. Spingendosi
ancora oltre, egli sostiene che la preparazione matematica di Leibniz a quel tempo
era piuttosto limitata, a tal punto che si trovò nella situazione di dover chiedere
54
L’Account di Newton riempiva quasi completamente il numero.
55
Cfr. pagina 30.
8.6. Account di Isaac Newton al Commercium Epistolicum (1714) 149
corrispondenza tra i tre56 . Inoltre, in base alle lettere di Leibniz, secondo Newton è
perfino possibile concludere che la scarsa preparazione di Leibniz è una prova che il
suo Calcolo non sia in realtà genuino, ma frutto di un’appropriazione delle teorie di
La terza parte, forse la piú infelice, contiene l’attacco di Newton alla notazione
flussioni.
Piuttosto Newton volle enfatizzare la superiorità del suo Metodo, che non faceva uso
possibili. Ingenuamente, Newton con questo non fa che confermare l’originalità del
La quarta parte è decisamente piú tecnica: in essa Newton sostiene che il suo Metodo
delle Flussioni fin dalla prima formulazione poté essere agevolmente esteso a flussioni
di ordini superiori al secondo. Ciò risponde ad una delle critiche mosse da Bernoulli,
che attaccava proprio questo aspetto del Metodo, sostenendo che Newton non avesse
molto materiale da parte di Newton che possa testimoniare che il Metodo delle
56
Cfr. pagina 49.
57
Ricordiamo che Newton scrive l’Account in forma anonima.
58
Le quantità infinitamente piccole di Leibniz.
59
Utilizziamo qui una terminologia piú moderna per indicare lo stesso concetto di flussione.
150 8.6. Account di Isaac Newton al Commercium Epistolicum (1714)
La quinta ed ultima parte riguarda la filosofia della natura di Newton, basata sulla
stica di Leibniz. Questo tuttavia esula dagli argomenti di questa tesi per cui non
ne approfondiremo gli aspetti. Ciò su cui invece ci interessa insistere è l’effetto che
ghilterra, dove Newton aveva già molti sostenitori, e quindi non servı́ a modificare
comparve nel Novembre 1715 nel Journal Litéraire de la Haye - la comunità scien-
L’epilogo
me viste nel corso della giornata, che tramano e cospirano fra loro.”
(1714)
Man mano che la disputa andava avanti, numerosi intellettuali cercarono di pren-
John Chamberlayne1 - che intratteneva una corrispondenza sia con Leibniz che con
Newton. Egli spedı́ una lettera a Leibniz - che allora si trovava a Vienna - il 27
febbraio 1714, nella quale definiva un fatto “glorioso” per se stesso e per l’intera
1
Un membro inglese delle Royal Society.
151
152 9.1. Lo scambio epistolare Leibniz-Chamberlayne-Newton (1714)
Un certo Keill inserı́ alcune cose contro di me in una delle vostre “Philo-
membri della Royal Society, che gli hanno sistematicamente impedito ogni possibilità
Ma alcuni fecero in modo, non so con quali cavilli e con quali soper-
sottomettermi alla sua giurisdizione, cosa cui non avevo mai pensato.
Leibniz anche in questa lettera aveva confermato quello di cui era sempre stato
convinto: Newton non gli si era mai dimostrato ostile ed egli aveva piena fiducia
che l’inglese confermasse la sua versione dei fatti. Ma dopo la pubblicazione del
fatto senza nessun motivo a uno dei più antichi membri della Società2 ,
membro che non l’ha certo disonorata, non potrà incontrare approvazio-
ne nel mondo; e, anche in seno alla stessa Società, spero che non tutti
deboli.
Per quanto stava in me, mi sono sempre comportato nel modo piú cor-
retto verso Newton, e, quantunque ora sia lecito nutrire forti dubbi sul
fatto che abbia scoperto il mio metodo prima di averlo saputo da me,
offensivo3 .
2
Leibniz era membro dal 1673, cfr. pagina 45.
3
Leibniz evidentemente, ancora dimostra di avere fiducia nella possibilitc̀he Newton confermi
quanto sta sostenendo, poichè non riece a condannarlo definitivamente.
4
Come fu registrato negli archivi delle riunioni della Royal Society.
154 9.1. Lo scambio epistolare Leibniz-Chamberlayne-Newton (1714)
da parte dei membri, che semplicemente ignorarono la lettera. Newton aveva però
avvertire tutta la forza delle espressioni usate da Leibniz nella sua lettera;
ho capito però che secondo la sua opinione né la Royal Society né io gli
Ciò che Fatio ha scritto contro Leibniz, lo ha fatto senza che io vi abbia
Sono circa nove anni che Leibniz ha attaccato la mia reputazione, facendo
capire che avevo tratto da lui il metodo delle flussioni. Keill mi ha difeso6 ;
e io non avevo saputo nulla di ciò che Leibniz aveva fatto pubblicare nel
Se voi potete indicarmi in che cosa posso avergli fatto torto, cercherò
so essere vero, e non credo che il comitato della Royal Society gli abbia
Questa ferma risposta di Newton finı́ nelle mani di Leibniz, che - pur ringraziandolo
portarsi come se tale lettera non fosse mai stata scritta, e di non voler procedere
Vi sono obbligato del tentativo che avete fatto presso la Royal Society.
L’estratto del suo giornale8 del 20 maggio rivela l’intenzione della Società
che il rapporto dei suoi commissari non passi come una decisione della
5
Newton qui conferma quanto sostenuto da Leibniz, cfr. pagina 120.
6
Cfr. pagina 127
7
Si tratta degli Acta Eruditorum.
8
Ovvero le Philosophical Transactions.
9.2. Storia e origine del calcolo differenziale (1714) 155
Società stessa. Cosı́ non mi sono sbagliato nel credere che essa non
persone.
Poiché fra le lettere di Oldenburg e di Collins che non sono state pub-
al pubblico.
L’opera che Leibniz si ripromette di scrivere vide effettivamente la luce nel 1714,
Leibniz aveva manifestato la sua intenzione di scrivere una storia della scoperta del
calcolo differenziale per la prima volta in una lettera a Huygens, negli anni novanta
dei meriti dei matematici che avevano contribuito all’avanzamento della materia,
9
La risposta di Newton dell’11 maggio 1714.
10
Cfr. pagina 141.
156 9.2. Storia e origine del calcolo differenziale (1714)
lavorò alla Storia del calcolo 11 , la situazione era cambiata ma le intenzioni rimasero
sostanzialmente le stesse.
Tra le più celebri invenzioni del nostro tempo c’è un nuovo genere di ana-
L’autore12 lo aveva ideato già quarant’anni or sono, e nove anni più tardi,
Nessuno poi ha mai dubitato del suo vero inventore, finché nel 1712 certi
vuoi per invidia, vuoi per speranza di ottenere fama attraverso le con-
tore, che a loro dire aveva ricevuto sulla materia del contendere molte
piú informazioni di quanto risulta. Oltre tutto essi hanno agito subdo-
che fossero morti tutti quelli che sapevano come si erano svolte le cose,
confutarli.14
11
Un’opera che, come altre di Leibniz, rimase incompleta.
12
Cioè Leibniz.
13
Newton
14
A questa frase Leibniz aggiunge un riferimento giuridico molto calzante: “ Tra l’altro, proprio
per questo motivo è stata introdotta nel diritto la prescrizione per decorso di tempo, in modo che
o per colpa o per dolo non si possano ritardare i processi finché all’avversario vengano meno gli
argomenti con i quali potrebbe difendersi.”.
9.2. Storia e origine del calcolo differenziale (1714) 157
prima pone un’obiezione di principio: ciò che viene mostrato nel Commercium
fatti nel loro scritto, che hanno pubblicato nel 1712 colo titolo Commer-
è piena delle serie cosiddette infinite. Queste serie furono pubblicate per
ne, ma vennero rese generali da Isaac Newton grazie alle estrazioni di ra-
Del resto, fin dalle lettere del 167617 era forte l’impressione che il centro della ricerca
dratura di una figura come somma degli elementi che la generano, subito
Wallis e tutti quelli che hanno usato gli indivisibili o gli infinitesimi. Ma
Huygens, che certo non ignorava il metodo delle flussioni, checché costoro
ziale si era fatta nuova luce e che i suoi confini erano stati notevolmente
ampliati.
15
Cfr. 136.
16
Si noti che qui Leibniz utilizza la propria terminologia, non quella Newtoniana di “metodo delle
flussioni”.
17
Cfr. pagina 52.
158 9.2. Storia e origine del calcolo differenziale (1714)
La conclusione di Leibniz non può che andare contro il lavoro di Newton. Nei
paragrafi che seguono egli sostiene la propria causa facendo leva su tre aspetti:
geometria è assoggettata.
essere liberata dal continuo riferimento alle figure [...] col nuovo calcolo
Secondo, rivendica a sé l’invenzione della notazione che usiamo ancora oggi.
Da qui si può capire che quelli che denotavano queste quantità con una
che che cosı́ non è possibile distinguere né il grado delle differenze né le
In nessun luogo si trova il benché minimo indizio che tali metodi fossero
non il calcolo.
Poco piú avanti Leibniz conferma di aver sempre assunto un atteggiamento di chiu-
sura nei confronti dei non addetti ai lavori e delle persone non coinvolte nella
disputa:
9.2. Storia e origine del calcolo differenziale (1714) 159
dubbio la sua buona fede, ritenne quei tali indegni di risposta, avendo per
certo che davanti a persone inesperte della materia (cioè la massima parte
Nella parte piú interessante dell’articolo, Leibniz narra l’evoluzione del proprio pen-
siero matematico. Dagli studi di arte combinatoria ai primi elementi del calcolo
integrale.
Ma è molto piú importante dar conto della strada e della logica con la
finora è rimasta ignota al pubblico e forse anche a coloro stessi che pre-
L’autore di questa nuova analisi18 nel primo fiore dell’età aveva unito
prima vista possa sembrare di poco conto, segue una bellissima proprietà
A − A + B −B + C −C + D −D + E
è = 0.
+L +M +N +P
18
Leibniz.
160 9.2. Storia e origine del calcolo differenziale (1714)
di esse, avremo
A + L + M + N + P − E = 0 ovvero L + M + N + P = E − A
uguale alla differenza tra i termini estremi.... [...] cose che, benché fossero
già state osservate da altri, per lui erano nuove e per la loro semplicità
serie, sempre legate a differenze di numeri interi, fino a formulare teoremi generali e
Z
1 + 2 + 3 + 4 + 5 + ecc. sarà = x
Z Z
1 + 3 + 6 + 10 + ecc. sarà = x
Z 3
1 + 4 + 10 + 20 + ecc. sarà = x
Z 4
1 + 5 + 15 + 35 + ecc. sarà = x
19
La cui notazione non era ancora stata introdotta, come Leibniz stesso rileva.
20
In notazione moderna: x ∈ IN, 11 + 12 + 13 + 14 + . . . + 1x = x.
9.2. Storia e origine del calcolo differenziale (1714) 161
e cosı́ via.
Leibniz non ha difficoltà ad ammettere i propri limiti: ritorna ancora una volta sulle
serie infinite, che lo avevano tanto interessato quando aveva avuto l’opportunità - a
Né sapeva granché di geometria al di là delle regole pratiche piú note, e
fisico e matematico.
simo principe (che aveva assunto il nostro giovane proprio mentre stava
nell’anno 1672 era giunto a Parigi. Qui conobbe il grande Christian Huy-
gens, a cui ha sempre riconosciuto il suo debito per averlo introdotte alle
Huygens era occupato nella stesura della sua opera sui pendoli. Aven-
discorsi che questi non aveva ben chiara la natura del centro di gravità,
21
Cfr. pagina 66.
22
Boineburg, cfr. pagina 40.
162 9.2. Storia e origine del calcolo differenziale (1714)
in poche parole gli espose cosa fosse, e come si potesse studiare. Questo
Leibniz cita perfino l’imbarazzante episodio con Pell24 , omettendo però di citare
l’obiezione dell’inglese.
l’inviato diplomatico di Magonza, con il quale rimase lı́ per qualche set-
con nesuno di geometria, della quale allora era totalmente digiuno, men-
tre a causa dei suoi interessi per la chimica consultò piú volte l’illustre
Robert Boyle. Avendo poi incontrato per caso Pell, e avendogli parlato
delle sue osservazioni numeriche, Pell gli disse che non erano nuove27 e
matematici inglesi. Egli sostiene di non aver incontrato Collins e di non aver avuto
quanto Leibniz ha sempre sostenuto. Ancora una volta è incredibile quanto Leibniz
sia a proprio agio nel difendere la propria ignoranza su taluni argomenti, sebbene
no una parola sulla geometria superiore, e meno che mai sulle serie di
Newton. Certo è che in queste materie era quasi profano, salvo forse
su alcune proprietà dei numeri, e anche qui senza eccellere, come si ve-
Lo stesso31 risulterà senza dubbio dalle lettere che sono ancora conservate
lui e Oldenburg relativa alla geometria, mentre essi vogliono che si creda
(senza addurre neanche il minimo indizio) che già allora gli fosse stato
Newton.
superficie di ogni solido di rotazione32 può essere calcolata come area di una figura
rato gli infinitamente piccoli solo come intervalli delle ordinate al modo
Il percorso di Leibniz verso una vera a propria formulazione del calcolo integrale è
studi successivi nel corso degli anni e non “a salti” come sarebbe successo se Leibniz
[...] il nostro mise in carta un gran numero di teoremi (molti dei quali non
Nell’anno della scoperta, il 1674, Leibniz ignorava che un risultato simile fosse già
[...] con lo stesso metodo con cui Nicolaus Mercator aveva dato la qua-
l’impossibilità. Dunque né egli né Leibniz né, per quanto se ne sa, nessun
altro a Parigi aveva mai sentito parlare di una serie razionale infinita in
grado di dare l’area del cerchio (cosa che, come poi si seppe, era stata
palese dalla sua lettera; quindi Huygens credette che qui per la prima
di quantità razionali.
Inoltre, Leibniz sostiene che nello scambio epistolare con Oldenburg dell’anno pre-
cedente non aveva ricevuto alcuna notizia riguarda alla quadratura del cerchio.36
Heurat e Neil, ma anche da James Gregory e da Barrow” , dimostrando cosı́, ancora una volta, di
non avere la pazienza di concentrarsi su un singolo argomento se non l’avesse trovato abbastanza
originale intellettualmente, ed al contempo di aver la necessità di spaziare sempre da un campo
all’altro della conoscenza.
35
Quadratura intesa come calcolo esatto dell’area, cfr. pagina 47.
36
Cfr. pagina 50.
166 9.2. Storia e origine del calcolo differenziale (1714)
materia, dello stesso avviso fu anche Leibniz, il quale in due lettere in-
dirizzate a Oldenburg nel 1674, lettere che gli stessi avversari hanno
pubblicato, annunciò come una novità il fatto di aver trovato, primo fra
come già era stato fatto per l’iperbole. Ora, se Oldenburg gli avesse co-
sarebbe stato da parte sua il colmo della sfrontatezza fare una simile
In questo caso Leibniz può addirittura citare le lettere riprese dai Newtoniani in pro-
pria difesa. Qui il punto di dibattito non è la priorità di Leibniz, che è chiaramente
notare solo (“non voglio che tu ignori”, dice) che serie simili erano state
volta l’anno seguente con lettere (che essi pubblicano) datate aprile. Si
può allora capire quanto siano stati ciechi per invidia, o sfrontati per ma-
lignità, quelli che ora osano asserire che Oldenburg gli avesse comunicato
che non conosceva, all’epoca, i risultati precedenti sulla quadratura del cerchio.
Del resto, quando il nostro venne a sapere che Newton e Gregory erano
saper nulla di un tale metodo, e a tutta prima non ne capı́ molto, come
avesse trasmesso gli scritti di Newton; infatti in questo caso non avrebbe
Leibniz ha insistito su questo punto per dimostrare che arrivò alla formulazione del
suo calcolo differenziale, come presentato negli Acta Eruditorum del 168437 , con dei
Leibniz passa dunque a descrivere i passaggi che lo hanno portato al calcolo dif-
ferenziale. Inizia col ricordare un episodio del 1672: Huygens sottopose a Leibniz
un problema relativo alla convergenza di una serie e il tedesco riuscı́ a trovare una
brillante soluzione.38
nel 1672, parlando delle proprietà dei numeri, Huygens aveva proposto
quale somma diceva di aver trovato discutendo con Hudde del calcolo
Leibniz dopo aver lavorato sulle serie comincia a studiare il triangolo aritmetico39 e
Leibniz aveva fatto queste scoperte quando non era ancora addentro
37
Cfr. pagina 79.
38
Cfr. pagina 42.
39
La cui serie fondamentale è la progressione aritmetica 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7.
40
La cui serie fondamentale è la progressione geometrica 11 , 21 , 13 , 41 , 15 , 16 , 17 .
168 9.2. Storia e origine del calcolo differenziale (1714)
che i termini di una serie potevano nella maggioranza dei casi essere
termine generico della serie dei numeri quadrati sarà xx, quello dei cubi
Leibniz approfondı́ gli studi geometrici, come descritto nelle pagine successive.
re è di gran lunga piú facile di quello per i numeri, dato che nelle figure le
maggiori.[...]
Osservò poi che le linee infinitamente piccole che intervengono nelle figu-
re non sono altro che le differenze istantanee delle linee variabili. E come
le quantità fin qui considerate dagli analisti avevano le loro funzioni, cioè
y, yy, y 3 ecc., cosı́ possiamo avere dx, ddx, d3 x ecc., dy, ddy, d3 y ecc.
tate col calcolo, liberando la mente dal continuo ricorso alle figure. [...]
zioni di primo grado non sono altro che la ricerca delle tangenti, le diffe-
cui uso fu introdotto dal nostro), e cosı́ via. E non è vero che esse servano
Poco più avanti c’è un riferimento diretto alla notazione di Newton, considerata
gli ordini delle differenze, che sono inadatti a esprimere il generale ordi-
ordine di differenziazione.
differenziali di ordine superiore in modo piú semplice ed intuitivo, anche per quanto
riguarda l’operatività del doverli poi calcolare. Mettendo a confronto i due sistemi
fino all’n-esimo grado, la convenienza della notazione leibniziana salta subito agli
occhi.
Leibniz Newton
dy = ẏ
ddy = ÿ
d3 y = ÿ˙
.. .
. = ..
dn y = ?
41
Leibniz si riferisce ai teoremi per trovare derivate di qualunque ordine.
170 9.2. Storia e origine del calcolo differenziale (1714)
Nella pagina finale del suo testo Leibniz rivendica finalmente la priorità di pubbli-
Di tutto questo calcolo non si trova la minima traccia negli scritti del
rivale prima che il nostro autore pubblicasse i princı̀pi del calcolo, né c’è
alcunché che non avrebbero trovato allo stesso modo anche Huygens e
Ciò che Leibniz riconosce a Newton è l’aver studiato prima e meglio di tutti le serie
infinite42 .
nella loro relazione nulla che abbia a che vedere con il calcolo differenziale,
insistendo solo sulle serie infinite, il cui metodo nessuno nega che il rivale
Non manca un accenno al famoso anagramma in cui Newton diceva di aver celato il
suo metodo43 .
flussioni e fluenti, cioè delle quantità finite e dei loro elementi infinita-
La difesa piú efficace di Leibniz sta nella sua capacità di riassumere in poche righe
infinitesime.
cium Episcolicum:
Dunque gli avversari non sono riusciti, né nel Commercium epistolicum
che hanno pubblicato, né altrove, a esibire il benché minimo indizio da cui
risulti che il rivale abbia utilizzato tale calcolo prima delle pubblicazioni
del nostro; le ragioni che hanno addotto si possono respingere tutte come
serie infinite. Ma in questo non hanno potuto trovare nulla che macchi
a chi sia giunto a esse, benché tuttavia anche qui alla fine sia pervenuto
Schinella Conti, noto come abate Conti, un fisico, matematico, filosofo e storico ita-
liano originario di Padova, che viaggiò nei primi anni del Settecento tra Londra e
Parigi. Proprio a Londra entrò in contatto con Newton, che gli chiese di organizzare
mente la sua valutazione sulla disputa con Leibniz. Ma essendo questo un documento
cium Epistolicum ed invitando Leibniz a fornire prove del fatto che fosse stato lui
il primo inventore del calcolo. Nella lettera dell’abate Conti che accompagnò quella
di Newton, egli chiese esplicitamente a Leibniz chi fosse stato il primo inventore del
calcolo infinitesimale. Dopo aver messo al corrente Bernoulli del fatto che Newton si
fosse finalmente esposto in prima persona, Leibniz inviò la risposta in copia all’amico
a sostenere quanto aveva già scritto negli ultimi anni, senza mancare di attaccare
della disputa, tra cui Wallis, Collins ed Oldenburg. In una postilla della lettera di
Ecco, signore, la lettera di cui potrete fare l’uso che vorrete. Vengo
subito alla questione che ci riguarda. Sono ben felice di sapervi in In-
Coloro che hanno scritto contro di me, attaccando senza ritegno la mia
persino di servirsene bene, e che per di piú si scostano dal fatto. La que-
stione verte sul calcolo differenziale, ed essi invece puntano tutto sulle
9.3. La corrispondenza Leibniz-Conti-Newton (1716) 173
Leibniz nota che c’è un vizio di fondo nel Commercium Epistolicum: essenzialmente
i fatti non sono stati riportati correttamente, ed anzi le lettere sono state manipolate
Avrebbero fatto meglio a dare le lettere per intero, come già fece, con il
mio consenso, Wallis, che non ha avuto con me il minimo dissenso, con-
cato solo quello che credevano adatto alle loro maligne interpretazioni.
cui è stato accusato quando visitò Londra per qualche giorno nel 167644 .
Conobbi Collins nel mio secondo viaggio in Inghilterra; infatti nel primo
avevo visto nemmeno sentito parlare del carteggio intercorso fra Collins e
mostrò una parte del suo carteggio, e vi notai che Newton confessava la
sua ignoranza su diverse cose, dichiarando tra l’altro di non essere ancora
riuscito a trovare nulla sulla dimensione delle piú famose curve, eccezion
In conclusione, Leibniz non manca di difendere per un ultima volta Newton, colpe-
[...] sono addolorato che un uomo esperto come Newton si sia attirato
In risposta alla postilla di Leibniz, Newton scrisse una lunga lettera all’abate Conti,
Keill, che si conservano negli archivi della Royal Society o nella bibliote-
ca del signor Collins. Sapete che tutto questo materiale è stato raccolto
rispondere a dei dati di fatto. Come scusa del suo silenzio addusse, in un
primo momento, di non aver visto questo libro, di non aver avuto tempo
dello stesso autore.47 A questa lettera rispose Keill nel luglio 1714, e
45
Fu Bernoulli ad informare Leibniz della pubblicazione del Commercium, cfr. pagina 140.
46
È la Charta Volans, cfr. pagina 141.
47
È l’articolo di Leibniz sul Journal Litéraire de la Haye, cfr. pagina 142.
48
La risposta di Keill fu pubblicata sempre sul Journal Litéraire de la Haye, cfr. pagina 147.
9.3. La corrispondenza Leibniz-Conti-Newton (1716) 175
vittoria sull’avversario. Essenzialmente Newton sostiene che Leibniz non abbia ri-
sposto adeguatamente alle accuse mosse dal Commercium Epistolicum, cosa peraltro
vera, e che essenzialmente non fornisca prove delle sue controaccuse. La prosa di
cose che non mi erano favorevoli, ma non dà nessuna prova della sua
accusa.[...]
ticolari. A tale risposta l’abate Conti pensò di allegare una sua lettera, scritta a
Leibniz nel marzo 1716. Conti sostiene di aver studiato accuratamente il Commer-
cium e di aver individuato il punto centrale della questione: stabilire chi sia stato
il primo tra i due a trovare il calcolo infinitesimale. Dal punto di vista degli autori
della Royal Society è questo il centro della disputa, ma come abbiamo già visto non è
davvero ciò a poter assegnare i giusti meriti ai due matematici. Dunque la domanda
irrilevante.
49
Quando ad esempio chiama Leibniz “matematico, o preteso tale”.
50
Ovviamente il soggetto sottointeso è Leibniz.
51
Leibniz adottò questa difesa, fallimentare, su suggerimento di Bernoulli, dopo aver saputo della
pubblicazione del Commercium, cfr. pagina 141.
176 9.3. La corrispondenza Leibniz-Conti-Newton (1716)
o se siate stato voi a trovarlo prima di lui. Siete stato voi a pubblicarlo
ne è stato fatto. Quale sarà la vostra risposta? Ecco ciò che manca
A questo punto Leibniz non può far altro che rispondere, come sostiene lo stesso
abate Conti, se non a Keill almeno a Newton, che lo aveva sfidato apertamente. Ciò
Senza dubbio per amore della verità vi siete addossato l’incarico di tra-
voluto entrare in lizza con dei figli perduti, che aveva scagliato contro di
me, come quello che ha recitato la parte dell’accusatore sulla base del
malanimo che è stata posta davanti alla nuova edizione dei Principia 54 .
Si tratta davvero del faccia a faccia finale tra i due giganti: Newton è sceso aper-
tamente in campo e a Leibniz ora spetta difendersi. Come prima mossa, Leibniz
chiarisce il senso della frase contenuta negli Acta Eruditorum del gennaio 170555 ,
nel quale l’autore56 sembra suggerire che Newton abbia plagiato Leibniz. Secondo
Leibniz il senso della frase non era assolutamente offensivo nei confronti di Newton,
52
L’ambiguità qui è nel non chiamare il procedimento di Newton cosı́ come dovrebbe essere
presentato, cioè metodo (e non calcolo) delle flussioni.
53
Si tratta di Keill.
54
Qui Leibniz si riferisce a Fatio de Duillier.
55
Cfr. pagina 127.
56
Che in realtà è lo stesso Leibniz.
9.3. La corrispondenza Leibniz-Conti-Newton (1716) 177
ed anzi il significato era esattamente l’opposto, che cioè Newton aveva conoscenza
del metodo delle flussioni ben prima di leggere del metodo delle differenze di Leibniz.
degli editori:
difficoltà o motivi di lagnanze, sono sicuro che i signori editori degli Atti
Più robusta appare l’obiezione di Leibniz sulla composizione del comitato della Royal
Society:
sono delle Isole Britanniche. Non credo però che essi approvino tutto
Non solo Leibniz suggerisce che la commissione giudicatrice non sia proprio “impar-
ziale”, ma poco più avanti aggiunge che l’oggetto stesso del contendere58 non sia
questione.
Leibniz ha ragione nel sostenere nel sostenere che il Commercium avesse fallito lo
vizio consisteva nel concentrare tutte le attenzioni sulle serie, sulle quali il primato
opportunamente omesso dal Commerciumi passi delle lettere a lui piú sfavorevoli.
Notai che invece si preferiva puntare tutto sulle serie, dove si accorda
contenuto.
Ciò che probabilmente sfuggı́ a Leibniz, almeno inizialmente, fu il fatto che comun-
que il Commercium ebbe successo nella sua ricostruzione temporale delle scoperte.
quelle di Leibniz. Invece, il vero impatto delle scoperte di Leibniz sulla teoria non fu
che riuscı́ a confondere a tal punto la situazione che il calcolo differenziale di Leibniz
e il metodo delle flussioni di Newton finirono per essere considerati totalmente equi-
valenti. Eppure le differenze c’erano, non tanto per la notazione e il maggior rigore
Leibniz in questo testo riesce davvero ad affrontare tutti gli argomenti che mettevano
in dubbio la sua buona fede. Innanzitutto affronta l’accusa imbarazzante che durante
9.3. La corrispondenza Leibniz-Conti-Newton (1716) 179
conservate da Collins, per raggiungere i risultati sul calcolo infinitesimale negli anni
seguenti.
Non ho mai negato che nel mio secondo viaggio in Inghilterra60 abbia
Leibniz, primo tra i suoi contemporanei, poco dopo fa notare che Newton - nel-
la prima edizione dei Principia - gli aveva riconosciuto alcuni meriti61 che poi
lui. In seguito però si è deciso, non so per quale ragione, a far sostenere
il contrario.
Una delle differenze più importanti tra le due filosofie del calcolo viene spiegata dallo
stesso Leibniz, che descrive come è giunto alla scoperta del calcolo differenziale.
A tale calcolo62 sono infatti pervenuto non già per le flussioni delle linee,
che questa via sia più analitica, e il calcolo geometrico delle differenze,
che è identico a quello delle flussioni, è solo un caso particolare del cal-
colo analitico delle differenze in generale; caso che si mostra piú comodo
Un altro fatto che poteva mettere in imbarazzo Leibniz, erano le sue richieste ad Ol-
Credo che sia stato per pura distrazione, in un soggiorno come quello
arrivare a certe cose cui avrei potuto pervenire facilmente anche da solo.
bilità alla buona fede di Newton. Ancora adesso egli non sembra credere che Newton
Newton dice che l’ho accusato di plagio. Ma dove mai ho formulato una
tutto e per tutto ciò che hanno pubblicato, ma convengo con lui che la
malizia di chi intenta una simile accusa senza provarla lo rende colpevole
di calunnia.
Leibniz inviò il 18 aprile 1716 una lettera alla contessa di Kilmansegg, moglie dell’am-
basciatore di Hannover64 , che aveva tradotto in francese alcune lettere per Leibniz
dall’arrivo a Parigi fino alla disputa con Newton. Non ha particolari motivi di in-
teresse se non in due punti: un riferimento alla sua corrispondenza con Oldenburg
Leibniz racconta di una lettera di Newton, ricevuta tramite Oldenburg, nella quale
lettera che Newton gli aveva scritto perché mi fosse comunicata. In essa
secondo me forniva tutto quello che Newton prometteva nei suoi enigmi.
Questo passaggio chiarisce che in quegli anni Leibniz, a sua detta, aveva un calcolo
già perfettamente in grado di competere con il metodo di Newton. Poco piú avan-
ti Leibniz descrive alla contessa la situazione creata dalla pubblicazione del Com-
mercium Epistolicum: Leibniz non vuole credere che i membri della commissione
dove si inserirono vecchie carte e vecchie lettere, per la maggior parte mu-
Inghilterra (fra cui anche alcuni membri della Royal Society) non hanno
voluto avere nessuna parte a ciò che è stato compiuto contro di me.
Questa risposta di Newton alla lettera che Leibniz aveva inviato all’abate Conti
è l’ultima lettera della disputa sul calcolo. Fu pubblicata a Londra poco dopo la
giorni dopo Newton dell’avvenuta morte del rivale, scrivendogli che la disputa era
finalmente finita. Ma non lo era ancora per Newton, che proseguı́ a scrivere saggi e
trattati contro Leibniz, sebbene molti di questi rimasero nei cassetti e furono scoperti
che non ebbe piú modo di replicare. Dopo un breve resoconto sui fatti che porta-
rono alla pubblicazione del Commercium Epistolicum da parte della Royal Society,
piú mordace di ciò che è stato pubblicato contro di lui, e che perciò
insidiosa, come di solito lo sono gli scritti diffamatori, senza il nome del-
Society.
Newton non risparmia nemmeno Bernoulli, che intendeva pubblicare la lettera a so-
Newton considera Bernoulli troppo parziale, cosı́ come Leibniz aveva considerato
discepoli e nel giornale di Lipsia ha preso le parti del suo maestro prima
tempo homo novus et rerum anteactarum parum peritus, cosa che Leibniz
aveva rimproverato a Keill. Tutto ciò che da allora ha scritto è stato solo
per difendersi, e tutto il suo sapere matematico non impedisce che sia
disinteressato.
68
Si tratta della lettera di Bernoulli del 1713, cfr. pagina 141.
69
Cfr. pagina 127.
184 9.5. Osservazioni del cavaliere Newton alla lettera di Leibniz all’abate Conti (1716)
si fosse concentrato troppo sulle serie e non sul calcolo: le serie occupano un posto
centrale nel metodo di Newton e quindi il procedimento del comitato della Royal
Society è corretto.
Leibniz si duole che il comitato si sia allontanato dal suo scopo, gettan-
Barrow a Collins nel 166970 , e nel trattato che scrissi nel 167171 [...]
Nella mia lettera del 13 giugno 167672 ho detto che il mio metodo delle
con l’aiuto di altri metodi, intendendo con ciò, come spiegavo nella let-
Volermi ora carpire questi due altri metodi, è come ridurmi al metodo
Uno dei passaggi piú delicati di tutta la vicenda, cioè il secondo viaggio di Leibniz
alcune delle mie lettere che erano in possesso di Collins, fra le altre quel-
sui secondi segmenti. Quindi nessun dubbio che egli desiderasse vedere
sioni [...] Immagino che non vi ha visto questo metodo perché non trova
vicino le applicazioni piú importanti del metodo delle flussioni. Lascia intendere che
Leibniz o non le ha riconosciute - e questo non depone a favore della sua reputazione
gli ho fatto. Ma nel paragrafo da lui citato non trovo una sola parola in
suo favore. Vi dichiaro invece di avere informato del mio metodo Leibniz,
prima che egli mi informasse del suo, ponendolo nella necessità di provare
di averlo ritrovato prima della data della mia lettera, cioè almeno otto
Nel 1684 Leibniz pubblicò soltanto gli elementi del calcolo differenziale,
il metodo dei massimi e dei minimi [...] Ma non passò ai problemi della
Nella fase finale della disputa, Leibniz non concesse nulla alle rivendicazioni di New-
ton sulla priorità di scoperta. Newton d’altra parte, continuò con i suoi attacchi
centinaia di pagine. Nel complesso, il tempo dedicato dall’inglese alla vicenda fu im-
la stessa: Leibniz non provò mai di essere il primo inventore del calcolo, per cui i
Leibniz non erano visti come questioni correlate. In Europa, negli anni Venti del
Diciottesimo secolo era ormai una credenza condivisa nella comunità intellettuale
che Leibniz avesse ottenuto il suo calcolo in modo indipendente da Newton, a cui
continuò ad esser vista soltanto come frutto di una giovane e geniale mente. Tale
frutto non fu mai maturo e rimase per sempre incompleto e impreciso, soprattutto
la sua fama crebbe moltissimo anche nel Continente, tanto che persino i suoi scritti
della difesa dell’inglese: Leibniz ha scoperto il suo calcolo dopo che Newton scoprı́
Riguardo allo scolio posto alla fine del secondo lemma del secondo li-
bro dei miei Principia, tante volte citato a sproposito contro di me, esso
all’invenzione.
Una conclusione, questa di Newton, che lascia alcuni dubbi. Che diritto ha il primo
troppo tempo segreta la sua scoperta? Non ha invece ragione chi sostiene che il primo
gelosamente per sé alcune delle teorie piú importanti della storia matematica, o al
Qualunque scelta, oltre che incredibilmente ardua, rischia di essere inutile alla nostra
ricerca. La distanza degli approcci dei due protagonisti della disputa sul calcolo è
74
Cfr. pagina 182.
188 9.7. Sulla priorità di invenzione
un simbolo stesso della differenza tra le due metafisiche di Leibniz e Newton, alla
base della loro nuova matematica. La domanda da porsi non è dunque a chi spetti la
vere e proprie teorie del mondo fisico naturale. Nonché due teorie sulla conoscenza
scientifica che hanno influenzato negli anni a venire le scuole di pensiero inglese e
continentale. Da una parte c’è una visione della matematica come strumento geo-
metrico al servizio delle scienze fisiche. Una matematica del continuo delle flussioni.
Sono tutti questi, ed altri, i temi che affronteremo nel prossimo capitolo.
Capitolo 10
“Le questioni bibliche hanno sempre avuto un certo rilievo nella tua opera
filosofica, e io non ero mai riuscito a capire perché, nelle nostre stanze,
ho capito che ero io che la facevo piú complicata del necessario. Per te
L’intera disputa sul calcolo infinitesimale è stata originata, almeno in parte, anche
dall’imperdonabile reticenza di Newton nel pubblicare i suoi primi studi sul metodo
189
190 10.1. L’imperdonabile ritardo di Newton
delle flussioni. Non è difficile individuare il principale motivo di tale scelta: Newton
non aveva ancora - nei primi anni delle sue ricerche - una teoria strutturata pronta
alla pubblicazione e i suoi interessi si spostarono in seguito nel campo della fisica
tesimale non fu mai tra le sue priorità - dato anche il fatto che negli anni la sua
pubblicazioni matematiche.
per sé - e per pochi amici inglesi - i risultati che avrebbero sconvolto lo scenario
In una lettera inviata a Des Maizeaux, Newton spiega che la ragione per cui non aveva
pubblicato il trattato sulle quadrature1 era la stessa per cui non aveva pubblicato
prima il trattato sulla teoria dei colori2 . Newton si appella infatti - in entrambi i casi
gli avrebbero creato. Nella lettera a Leibniz dell’ottobre 16763 , Newton aveva già
chiarito la questione:
Per la verità le cose andarono in modo leggermente diverso. I primi tentativi di pub-
su testi che - per la novità degli argomenti trattati - avrebbero avuto un mercato
1
Cfr. pagina 75.
2
Cfr. pagina 63.
3
Cfr. pagina 61.
4
Dalla pubblicazione del trattato sui colori.
10.1. L’imperdonabile ritardo di Newton 191
molto ridotto. Del resto dopo il rogo di Londra del 1666 l’industria editoriale inglese
proprie ricerche. Un primo problema risiedeva nella natura stessa dei testi di New-
ton. Difficilmente Newton riuscı́ a scrivere dei trattati che avessero una forma tale
da renderli pronti per essere pubblicati. Piuttosto, questi rimasero sempre mano-
scritti, ed egli non fu mai sufficientemente deciso a mandarli in stampa. I suoi testi
erano in continua evoluzione e non assunsero praticamente mai una forma definitiva.
ogni singola formula. Finché fu in vita, nessun trattato matematico di una certa
suscitata dai suoi scritti nel ristretto gruppo di studiosi attorno a lui: Barrow, Collins
e James Gregory solo per citare i piú eminenti. Del resto negli anni settanta del
spese, senza dover richiedere il supporto di un editore. Fu soltanto piú tardi che
Newton cambiò idea e cercò di rendere noti i suoi risultati ad un pubblico piú ampio.
Forse era ormai troppo tardi: tutta la disputa degli anni a venire fu inevitabilmente
piú nel presentare al mondo il suo metodo delle flussioni avrebbe potuto
scoperta.
5
Andarono distrutti molti testi e soprattutto molte tipografie, il che rese piú difficoltosa la
pubblicazione di libri e trattati negli anni successivi.
6
Cfr. [22] pagina 36.
192 10.2. Il filosofo e lo scienziato
Newton, perfino negli anni successivi alla pubblicazione dei Principia, continuò a
non comprendere la situazione in cui si trovava. Egli era convinto che le sue lettere
del 1676 fossero una prova sufficiente del livello raggiunto dal suo metodo in quegli
anni. Ma per un lettore imparziale - come per lo stesso Leibniz - tali lettere non
potevano assumere un significato tanto importante: nelle lettere non c’era nulla
se non una semplice “enunciazione” dei concetti del calcolo flussionale. Non era
presente nulla che testimoniasse che Newton fosse realmente in possesso di un nuovo
non avvertı́ di avere l’ultima possibilità di evitare la disputa degli anni successivi:
avrebbe dovuto dare immediatamente alla luce i suoi testi non pubblicati.
Se Newton occupa un posto di primissimo piano nella storia della scienza, che lo
porta a poter essere considerato tra le cinque o sei personalità piú importanti degli
ultimi duemila anni, lo stesso può dirsi di Leibniz per quanto riguarda la storia
della filosofia. Queste due eminenti figure della storia del pensiero umano hanno un
li proiettarono nel futuro della scienza ma rimasero sempre condizionati dal passato,
e dal presente.
D’Aquino e Descartes prima di lui. Vengono considerate verità fisiche le verità che
le stesse leggi fisiche piú difficili da dimostrare - o confutare - di quanto non potesse
esserlo ad esempio la prima legge del moto cosı́ come fu formulata da Newton nei
Principia:
mutare.7
Nonostante non sia chiara la definizione di “ciascun corpo”, tale legge rappresenta
tra lo scienziato e il filosofo è del resto ben rappresentato dagli stessi Newton e
invece ricostruisce il mondo secondo i concetti del pensiero puro. Di fatto per Leibniz
c’era una continuità tra i concetti della metafisica e quelli della scienza, mentre per
Gli atteggiamenti “morali”8 dei due protagonisti furono distanti. Newton fu sempre
i suoi risultati, sia nella matematica sia nella fisica sperimentale. Ciò gli impedı́
fino a tarda età la modestia che gli aveva permesso di imparare rapidamente gli
ultimi sviluppi della matematica teorica del suo tempo fino dal periodo del suo
primo soggiorno Londra.9 Soltanto in tarda età si poté permettere di insistere sulle
proprie posizioni e non indietreggiare sotto gli attacchi che venivano mossi contro di
I due personaggi ebbero tuttavia molto piú in comune di quanto non li differenziasse:
è molto piú consistente la cesura tra il loro tipo di metafisica e quella dei pensatori
moderni post-illuministi che non quella tra loro due. Leibniz e Newton avevano piú
o meno la stessa età ed erano davvero “uomini del loro tempo”: poterono dedicarsi
7
Ciascun corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, a meno che sia
costretto a mutare tale stato da forze impresse.
8
È vezzo di alcuni studiosi definire “morale” la posizione filosofica assunta nei confronti dei
concetti matematici.
9
Cfr. pagina 44.
194 10.3. Alla ricerca di un sistema matematico universale
Una grande differenza tra Leibniz e Newton risiede nell’approccio dei due alla co-
della mente umana attraverso una scienza superiore, una sorta di metamatematica
simbolica.
quale la verità è come se fosse stata disegnata per noi da una macchina
ci possa dare questo, è frutto di una scienza superiore che sono solito
ma sono spinto a dire che non si può immaginare nulla che piú si addica
alla perfezione della mente umana. E che una volta che sarà accettato
figure.
universale, logico, algoritmico della natura e dei concetti. Un linguaggio non meno
perché aveva un’idea degli algoritmi matematici piú utilitaristica. Per quest’ultimo,
10
Siamo intorno al 1675, quindi Leibniz si riferisce ai suoi primi studi sul calcolo differenziale.
11
Il riferimento è ovviamente all’Ars Characteristica, cfr. il testo di Couturat in bibliografia .
10.4. L’invenzione del calcolo 195
infatti, i metodi matematici non erano che un mezzo per raggiungere una conoscenza
profonda della matematica, e quindi della natura dei fenomeni fisici. Per Leibniz
invece il calcolo differenziale aveva un fine in sé, perché costituiva parte dell’universo
Eppure, nel corso del diciassettesimo e diciottesimo secolo, furono mosse molte obie-
zioni a Leibniz a causa della vaghezza dei concetti del suo calcolo differenziale. Leib-
non c’era bisogno di giustificare il calcolo perché esso era autogiustificato dai suoi
calcolo. Il calcolo doveva diventare uno strumento al servizio di una nuova filosofia
quantitativa e numerica.
Tra il 1660 e il 1680 Leibniz e Newton crearono quello che fu poi in seguito defi-
posizioni filosofiche alla base dei due approcci, nonché il significato che è corretto
nozione di funzione. Inoltre hanno un’idea del continuum dei numeri reali molto piú
geometrica e fisica rispetto alla nostra, che è invece basata su definizioni astratte13 .
È con tale idea in mente che Newton e Leibniz svilupparono le loro teorie. In par-
12
Una finzione, in termini moderni un “operatore”.
13
Si pensi ad esempio alle “sezioni di Dedekind” o alle “successioni di Cauchy”.
196 10.4. L’invenzione del calcolo
ticolare Newton - come viene messo bene in evidenza da Jahnke in [15] 14 - intende
definire gli “oggetti” del calcolo (fluenti, flussioni e momenti15 ) attraverso la nostra
avviene nel mondo fisico con il moto dei corpi. Leibniz invece ottenne il suo calcolo
partendo da interessi nel calcolo simbolico e combinatorio. Ciò lo portò alla gene-
(quadrature)16 . Anche in questo caso la via allo sviluppo del calcolo infinitesimale è
per Leibniz le curve sono costituite da infiniti lati infinitesimali di un poligono mentre
per Newton esse sono perfettamente lisce, entrambi partono da considerazioni di tipo
consideriamo lo sviluppo: nell’arco dei diversi periodi storici i due matematici hanno
cambiato idea più volte, avvicinandosi l’uno all’altro in un percorso tortuoso verso
Anche questo è un altro fattore che i due hanno in comune: le loro teorie hanno su-
re i calcoli in modo piú meccanico. Newton invece si serviva piú pesantemente dello
sviluppo in serie, per sua natura piú “complicato” e meno “meccanico”. Infine, la
grande importanza che Newton diede al ruolo della geometria nel calcolo lo portò
samente la meglio, anche considerando gli sviluppi dell’analisi fino ai giorni nostri.
Leibniz, pur fornendo sempre un’interpretazione geometrica dei suoi algoritmi, non
scuole, quella britannica e quella continentale, che le differenze tra i due metodi si
ampliarono notevolmente.
matematica già in corso da secoli, apportando sı́ novità sostanziali, ma non riscri-
vendo certo la storia della matematica da zero. Ecco dunque giustificata la loro
vicinanza: le teorie di Leibniz e Newton sono molto simili perché non potevano es-
18
A tal proposito si veda ad esempio il capitolo The Method of Indivisibles in [16], pagine 132-138.
198 10.5. Gli infinitesimali
Nell’articolo “Cauchy and the continuum”,19 Imre Lakatos ci fornisce un’acuta ana-
lisi dello sviluppo delle teorie matematiche sugli infinitesimali. In particolare difen-
sviluppo delle teorie matematiche, siamo condannati ad ignorare gli sviluppi piú
interessanti delle congetture e refutazioni della storia della matematica “20 . Ancor
peggio, c’è il rischio che alcune teorie - che nel momento in cui furono formulate
erano inconsistenti (cioè portavano ad assurdi) - vengano distorte per essere trasfor-
mate in teorie anticipatorie di quelle attuali. Il rischio ci potrebbe essere anche con
i limiti.
Uno dei piú grandi limiti di Newton fu la sua incapacità di dare al proprio metodo
delle flussioni una validità logica. Piuttosto egli si concentrò sull’utilità operativa
erano finite e talvolta erano uguali a zero, non impedirono ai matematici di applicare
metodo delle flussioni di Newton. Tuttavia, è una nozione che manca di una rigorosa
come:
Ben al corrente delle critiche agli infinitesimali, Leibniz propose un sistema di nu-
meri che avrebbe dovuto includere sia numeri infinitamente piccoli che numeri infi-
riguardato degli oggetti ideali per ampliare l’insieme IR dei numeri reali. Ancora in
aritmetiche per combinarli in modo tale che i nuovi numeri ideali, ed i loro
tutto, facendo in modo che l’intero sistema avesse, in qualche senso ben
Se dal punto di vista pratico il calcolo di Leibniz poteva essere soddisfacente, il pro-
blema di darne una base rigorosa rimase invece aperto. Il concetto di infinitesimale
fu gradualmente sostituito da quello di limite, che poté fornire una base ben piú so-
rigorosa di infinitesimali - fu raggiunto negli anni Sessanta del Novecento, con una
infinitesimali. Ancora in [23], egli ci riferisce che Leibniz li considerò degli elementi
ideali piuttosto che dei numeri immaginari. Essi venivano governati dalle stesse leggi
loro funzione - anche se non avevano ancora una definizione rigorosa. Leibniz ne
meno. Ad essi avrebbe potuto sostituire espressioni del tipo “piccolo quanto occorre
affinché l’errore sia più piccolo di qualsiasi errore assegnato”. Inoltre, sembrerebbe
non attribuirgli alcun tipo di realtà: l’infinitesimo portava nella matematica l’idea
Leibniz non rifiutò l’infinito attuale in generale ma, almeno negli ultimi
anni, considerò che non potesse trovare posto nel suo Calcolo. Inoltre,
dal suo punto di vista, i termini di una serie infinita erano soltanto un
tanto ideali e fittizi, mentre poté accettare i primi come reali. L’opinione
successivi. 25
23
In bibliografia [23].
24
Quell’infinito potenziale del metodo di esaustione di Eudosso ed Archimede.
25
Dall’inglese in [23]: “Leibniz did not reject the actual infinite in general, but, at least in his
later years, he considereed that it has no place in the Calculus. Moreover, while in his mind the
terms of an infinite series constituted only a potentially infinite assemblage, the infinitely large and
small numbers were thought to belong to the actual infinite. He therefore regarded the latter as
10.5. Gli infinitesimali 201
Tra le cause dell’ostilità di Newton e dei suoi seguaci nei confronti del calcolo di
keley26 non poteva accettare gli infinitesimi: la sua filosofia fortemente incentrata
sulla percezione era incompatibile con la realtà di tali entità. Dal punto di vista
nali, non intervengono né gli irrazionali né gli infinitesimi. Altrettanto si può dire
- ma per ragioni diverse - del punto di vista assiomatico moderno: sia gli infinitesi-
mi sia gli irrazionali devono essere introdotti assiomaticamente. Tutto ciò riguarda
importanza storica.
In [16], Jesseph ci offre una panoramica della storia del calcolo infinitesimale, con
Brillantemente, egli fornisce una chiara spiegazione del perché la nozione stessa di
calcolo dell’area del cerchio: il cerchio viene suddiviso in infiniti triangoli isosceli sn
- con il vertice al centro - che hanno una base di dimensione infinitesima27 . Assu-
miamo che la circonferenza sia la somma delle lunghezze delle basi dei triangoli, e
l’area del cerchio sia la somma delle aree dei triangoli. Non possiamo considerare la
del cerchio sarebbe una somma infinita del tipo 0+0+0+0..., ma poiché ovviamente
ideal or fictitious while accepting the former as real. The opinion that infinitely large or small
numbers were forms of the actual infinite seems to have been common ground at that time and for
some time after”.
26
Cfr. pagina 199.
27
Tale base poggia sulla circonferenza.
202 10.5. Gli infinitesimali
0 + 0 + 0 + 0 + . . . = c 6= 0.
lunque numero reale positivo r, perché in quel caso non potremmo mai ottenere
l’area completa attraverso i nostri calcoli. In pratica la base del triangolo isoscele -
per quanto piccola - non potrebbe coincidere l’arco della circonferenza, quindi ogni
settore sn avrebbe un errore. L’errore, per quanto piccolo, non è eliminabile e viene
replicato per ogni singolo settore. La figura 10.1 aiuta a chiarire la questione.
s2
s1
s3 s8 sn
s4 s7
s5 r
s6
errore
Gli infinitesimali non hanno una misura esprimibile in forma numerica, ma possono
essere confrontati e messi in relazione l’uno con l’altro. Sarebbe assurdo confrontare
Leibniz e Newton non era ancora disponibile una chiara definizione di limite, dunque
il confronto tra gli infinitesimali non poteva che essere intuitivo. Piú precisamente,
l’incoerenza sta nel considerare gli infinitesimali uguali a zero o diversi da zero in
ǫ può essere considerato uguale a zero quando aggiunto ad una quantità finita, per
10.5. Gli infinitesimali 203
indefinita e incoerente dal punto di vista logico. Vediamo dunque piú nello specifico
Il calcolo differenziale sviluppa i concetti del metodo degli indivisibili fino ad ottenere
chiave è quello di differenza infinitesima di una variabile x, denotata con dx. Tale
simbolo indica appunto la differenza tra due valori assunti dalla variabile, tali che
l’errore delle differenze infinitesime delle variabili x e y, il cui valore può essere preso
riscono soltanto per una quantità infinitamente piccola, ovvero è possibile conside-
rare che rimane la stessa tale quantità alla quale aggiungiamo (o sottraiamo) una
Il grande merito di Leibniz è dunque quello di aver reso gli infinitesimali manipolabili
moto continuo. Nel mondo antico era usuale pensare le rette come prodotte dal moto
continuo di un punto sul piano. Geometricamente ogni retta, superficie o solido può
essere concepito come prodotto da un qualche moto locale continuo. Newton adottò
tale visione per il suo metodo delle flussioni. Newton si oppone esplicitamente la
no genera una curva, e la velocità istantanea del punto stesso è la flussione della
quantità fluente (la curva). Newton sviluppa due concetti per utilizzare tali nozioni
che sono il rapporto tra due grandezze che vengono create dal moto: vi sono le
con il calcolo di Leibniz è notevole: Newton si serve degli sviluppi in serie per rap-
disputa tra Leibniz e Newton soltanto come uno scontro tra due opposte posizioni
nel suo intervento “The Metaphysics of the Calculus” in Problems in the Philosophy
gli studiosi consideravano i problemi sui fondamenti del Calcolo quasi interamente
différentiel.”
tecniche e filosofiche durante le diverse fasi dello sviluppo del Calcolo infinitesimale.
Nel suo articolo ci sono diversi accenni alla sua “Analisi non-Standard”,30 ma ciò
visione dei fondamenti del calcolo piuttosto ambigua: utilizza indifferentemente in-
finitesimali, momenti, limiti e talvolta perfino nozioni fisiche per descrivere i nuovi
elementi del suo Metodo delle flussioni. Un suo merito è quello di aver intuito che la
negli anni a venire, ma ciò non basta a scagionare la sua vaghezza nei confronti di
menziona il libro “Analyse des infiniment petits pour l’intellingences des lignes cour-
bes” del Marchese de l’Hôpital come uno dei primi testi in assoluto a presentare in
costante.
realtà delle quantità infinitamente piccole sopra menzionate. Tale posizione sembre-
rebbe condivisa in tutto il Continente nel corso del diciottesimo secolo. Ma Leibniz
invece aveva un atteggiamento molto piú prudente: piú volte si dimostrò critico nei
confronti della posizione di de l’Hôpital. Egli infatti pur considerando utile e neces-
o ideali, seppur governati dalle stesse leggi dei numeri ordinari. È attribuita a lui
31
Ovvero “differenziale” nel linguaggio moderno.
32
Mémoire de M.G.G. Leibniz touchant son sentiment sur le calcul diff ’erentiel nel Journal de
Trévoux - 1701.
10.6. La metafisica del calcolo 207
Si prendono quantità che siano tanto grandi o tanto piccole quanto basta
È ben chiara insomma l’idea di approssimazione “al limite” implicita nel concetto
soltanto per una quantità che in relazione a loro è infinitamente piccola. Al con-
tempo assunse che le leggi aritmetiche valide per le quantità finite si applicassero
anche agli infinitesimali. Fu evidente anche ai loro contemporanei che tali afferma-
nel Novecento, alla ricerca di una fondazione formalistica della matematica separò
procedimenti finiti - dalla matematica infinitaria. Nel secondo caso siamo di fronte
rimasta costante negli ultimi due secoli e mezzo. Ciò testimonia l’importanza e la
punto di vista matematico le soluzioni tecniche sono ormai soddisfacenti e hanno da-
Uno dei punti piú importanti della lezione34 è che questioni inizialmen-
meramente tecniche.
Heyting sostiene inoltre che tra i due estremi di segni puramente tecnici - come quelli
che scriviamo su una lavagna - e questioni puramente metafisiche c’è una scala di
valori intermedi all’interno della quale si posizionano la maggior parte delle questio-
considerate nel loro sviluppo storico, che questioni filosofiche diventino puramente
Come in Robinson [18], anche in The Logic of Expression di Simon Duffy 35 , troviamo
Calcolo differenziale riguarda alcuni scritti matematici del filosofo tedesco. Egli in-
fatti affermerebbe all’inizio della sua carriera matematica che “il Calcolo differenziale
piú semplice che non con i numeri”. Nello specifico, egli mostra come le relazioni
tra quantità potrebbero essere felicemente rappresentate anche con l’opportuno uti-
lizzo di figure. La relazione piú importante del Calcolo è ovviamente quella tra gli
di primo ordine, ovvero una relazione differenziale. Tale relazione è ovviamente uno
dei concetti del calcolo infinitesimale perché la relazione differenziale è definita pro-
34
Il testo di Robinson.
35
In bibliografia [12].
10.6. La metafisica del calcolo 209
dx
prio come dy . In tale scenario, Leibniz riconosce che l’integrazione, oltre ad essere
tedesco: a partire dal diciannovesimo secolo è stato questo l’approccio piú diffuso al
ria tra le quantità x ed y. Il calcolo della derivata quindi può essere riconsiderato
come il calcolo del valore della tangente della funzione in un punto come limite del
Da questo punto di vista geometrico, fu però Newton ad intuire per la prima volta
geometricamente, come limite di una sequenza di segmenti tra due punti su una curva
(secante): man mano che la distanza dei due punti si avvicina allo zero, la secante si
avvicina alla tangente senza mai realmente raggiungerla. La distanza tra secante e
tangente può essere resa piccola a piacere, finché diventa molto piccola e dunque può
essere ignorata per gli scopi pratici. La differenza cruciale tra Newton e Leibniz è nel
considerare tale distanza infinitesimale: per Newton gli intervalli rimanevano sempre
reali, anche se molto piccoli, mentre per Leibniz c’era l’esigenza di ipotizzare numeri
tipo di numeri - gli infinitesimali - mentre Newton non ne ebbe bisogno perché la
Ci vollero circa duecento anni affinché venisse trovato un rigoroso fondamento arit-
metico del calcolo. Fu Karl Weierstrass nel tardo Ottocento infatti a sviluppare
un’aritmetizzazione non geometrica del calcolo,37 priva tra l’altro di ogni riferimento
36
Ciò che è sostanzialmente il calcolo dell’area sottesa alla curva.
37
Si veda [14].
210 10.6. La metafisica del calcolo
agli infinitesimali. Infine soltanto negli anni sessanta del Novecento Robinson riuscı́,
degli infinitesimali.38
38
Si veda [23].
Capitolo 11
Conclusione
Prima di esprimere la mia opinione riguardo alla disputa tra Leibniz e Newton, è
La prima considerazione riguarda nello specifico gli anni tra il 1665 e il 1684, ovvero
gli anni tra i primi studi di Newton sul metodo delle flussioni e la prima pubbli-
cazione di Leibniz sul calcolo differenziale. È ormai accertato che Newton entrò in
possesso dei suoi procedimenti per calcolare tangenti e quadrature circa nove an-
ni prima di Leibniz. Infatti, se Newton fa risalire i suoi studi sul metodo agli anni
mirabiles 1665-1666, Leibniz non possiede ancora nessuna procedura di calcolo diffe-
Si potrebbe osservare che i metodi di Newton del 1666 erano meno evoluti di quelli
di Leibniz, ma di fatto l’idea centrale del metodo delle flussioni era già presente.
Inoltre Newton aveva approfondito molto la teoria delle serie, laddove invece Leib-
niz si era piuttosto concentrato sul calcolo delle tangenti (derivazione di funzioni).
211
212 Conclusione
1676-16771 i due avevano attitudini molto diverse. Leibniz aveva appena raggiunto
importanti risultati matematici ma ancora non possedeva una piena conoscenza della
materia. Newton invece, che aveva una preparazione accademicamente piú robusta,
(Oldenburg) a spiegare ad uno straniero (Leibniz) i suoi metodi. Nel giro di qualche
anno lo svantaggio di Leibniz si azzerò, tanto che fu lui - per primo - a pubblicare
un testo sul calcolo differenziale, nel 1684. Un testo di sole sei pagine, piuttosto
complicato e per di piú senza troppi riferimenti al calcolo integrale, che fu oggetto di
una pubblicazione di Leibniz due anni dopo. Ma il Nova Methodus fu la prima vera
piú ridotto. Inoltre molti matematici già conoscevano i metodi di Newton e non
faticarono a ritrovare molte procedure simili nel nuovo testo del tedesco.
disputa sembrò essere Newton. Per qualche tempo le teorie Newtoniane - ignorate
nel Continente per troppi anni e “riscoperte” da poco - ebbero la meglio sul calcolo
Probabilmente anche la fama di cui Newton godeva in campo fisico giovò non poco
a far pendere dalla parte degli inglesi gli equilibri della disputa sul calcolo.
dei due matematici, fu Newton a guadagnare piú credito tra i matematici, a partire
L’intera struttura della tesi ha subito pesanti influenze soprattutto dai testi di Jason
Bardi [2], Gianfranco Cantelli [8] e Alfred Rupert Hall [22], che hanno una forte
ampio spazio ai fatti e poco alle riflessioni e osservazioni di carattere filosofico, come
primo al capitolo ottavo si è deciso di entrare nello specifico della disputa, indugiando
portato in mezzo agli eventi senza un’adeguata introduzione storica, il che non aiuta
una comprensione immediata. In secondo luogo tale approccio non ha reso possibile
questione della disputa con un inizio piú obiettivo e meno di parte. L’obiettivo era
sugli aspetti piú importanti delle due visioni dell’analisi matematica. La compren-
In conclusione, sebbene coscienti del fatto che la “cronaca” iniziale non aggiunga
molto alla letteratura sull’argomento, riteniamo che invece possa guidare in modo
originale il percorso di un lettore interessato alla disputa - cosı́ come pochi altri testi
La disputa tra Leibniz e Newton sul calcolo infinitesimale è una delle dispute scientifi-
che piú affascinanti, piú famose e piú complicate della storia del pensiero occidentale.
manoscritti di personaggi minori - riguardo alla nostra storia - che a loro volta ven-
gono ricordati come grandi matematici. Basti pensare a Barrow, Gregory, i fratelli
Credo che chiunque si sia avvicinato a questo studio, cosı́ specifico e cosı́ affascinante,
abbia cercato in qualche modo di darsi una risposta alla domanda: chi aveva ragione?
Una domanda la cui risposta è forse impossibile, perché nasconde molte insidie.
La questione della scoperta del calcolo infinitesimale riguarda circa un secolo di storia
in piú tappe, con un’evoluzione continua degli strumenti logici e dell’approccio teo-
rico degli studiosi. Non solo, è stato un processo che si è realmente chiuso soltanto
nell’Ottocento, con la formulazione rigorosa del concetto di numero reale, alla base
del calcolo infinitesimale. Per rispondere alla nostra domanda dunque, dobbiamo
inserirla nel contesto storico in cui i nostri due protagonisti hanno vissuto, studiato
e combattuto. Ecco dunque che la domanda può essere divisa in tre sotto-domande,
Tecnicamente, chi è stato il primo scopritore dei metodi che poi si sareb-
questo non esiste quasi alcun dubbio: Newton ottenne delle procedure di derivazione
e integrazione almeno nove anni prima di Leibniz. Sappiamo per certo che Leibniz
in quel periodo ignorava i metodi della matematica superiore, quindi non avrebbe
i suoi sostenitori abbiano piú volte messo in dubbio che Newton possedesse davve-
Newton non riuscı́ praticamente mai a formalizzare i propri metodi in un modo an-
invece, non solo fu il primo dei due a pubblicare un trattato sistematico sul calcolo
negli anni successivi. Il successo piú innegabile di Leibniz fu nella fortunata scelta
R
della notazione dx (derivata) e f (x) (integrale). Ancora oggi usiamo gli stessi
simboli per utilizzare concetti che - sebbene siano formulati in modo molto piú ri-
goroso - sono sostanzialmente gli stessi del Seicento. Newton rimase vittima di una
216 Conclusione
notazione scomoda e del fatto stesso di non esser riuscito a completare i suoi testi
A distanza di oltre tre secoli, quale traccia resta delle teorie di Leibniz
serie, ha trovato i favori dei matematici dell’Ottocento. È stato in quel periodo che
que che da quegli anni in poi sia stato Leibniz ad aver ottenuto maggiori citazioni
Newton - che non riuscı́ mai ad accettare - fu bilanciata dalla sua teoria del calcolo
differenziale che fu invece un successo su tutti i fronti. Ad uno sguardo piú attento
con disinvoltura quantità infinitesimali come zero o come diverse da zero a seconda
intuizione matematica. Ma di Newton, che pure ebbe problemi analoghi, non salvia-
Considerato dunque che tra Seicento e Settecento nessuno poteva avere strumenti
matematici realmente adeguati per trattare né le flussioni di Newton né il calcolo
rendere rigorosi tutti i concetti dell’analisi. Seppure con molti difetti, fu il tedesco a
Conclusione 217
I protagonisti
I ritratti provengono dalla Dibner Library di Storia della Scienza e della Tecno-
logia, dello Smithsonian Institute di Washington D.C. (USA). Per ulteriori infor-
identity/CF/group by name.cf m.
L’utilizzo di questo materiale è permesso sotto la licenza “Fair Use” come riportato
219
I protagonisti 220
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